
Aisha
عائشة
Cap. 17: Verso Sud, Sempre Verso Sud

Viaggiarono per alcune ore, attraversando villaggi tranquilli e paesaggi mozzafiato, seguendo le indicazioni di Eldrin. La strada, pur tortuosa, sembrava sicura. Il sole iniziava a calare, tingendo il cielo di arancione, quando raggiunsero un piccolo villaggio indicato sulle mappe come un luogo sicuro.
"Questo posto sembra tranquillo," disse Aisha, osservando le case sparse e i campi verdi intorno.
"Sì, troppo tranquillo," rispose Kalki, rallentando la moto. "Non so perché, ma c’è qualcosa nell’aria che non mi piace."
Aisha scese dalla moto, scrutando l’orizzonte. "Lo sento anch’io. È... sottile, come un’energia negativa che ci segue. Ma non riesco a capire cosa sia."
Si guardarono per un momento, entrambe consapevoli che la loro connessione non le aveva mai ingannate. Decisero di accamparsi vicino a un ruscello poco distante, dove Aisha, cercando di scacciare l’inquietudine, decise di fare un bagno per rilassarsi.
Morak, il Demone dei Servizi Speciali
Mentre Kalki preparava un piccolo fuoco, Aisha entrò nel ruscello. L’acqua fresca sembrava placare la tensione, ma all’improvviso una corrente fredda e innaturale avvolse le sue gambe. Istintivamente cercò di uscire, ma una forza invisibile sembrava trattenerla. Un dolore lancinante le attraversò la testa, e in un attimo perse i sensi, crollando nell’acqua poco profonda.
"Aisha!" gridò Kalki, accorrendo al ruscello. Tirò fuori Aisha con tutte le sue forze e la distese sull’erba, cercando di rianimarla.
Dopo qualche istante, Aisha aprì gli occhi. Tossì leggermente, riprendendo lentamente coscienza. Sembrava tornato tutto normale, ma Kalki notò qualcosa di strano.
"Stai bene?" chiese, osservandola attentamente.
"Sì... credo di sì," rispose Aisha, con la voce ancora debole. Ma c’era una strana inquietudine nei suoi occhi, come se stesse lottando contro qualcosa.
Solo dopo qualche minuto, mentre si stavano riposando accanto al fuoco, Aisha sentì una presenza estranea nella sua mente. All’inizio era un sussurro, un’ombra che sembrava muoversi tra i suoi pensieri. Poi divenne più chiaro, più invadente.
"Kalki..." mormorò, portandosi una mano alla testa.
Kalki si avvicinò immediatamente. "Cosa succede?"
"Non sono sola," sussurrò Aisha, la voce tremante. "C’è qualcosa dentro di me."
Kalki sentì l’urgenza nelle parole di Aisha e decise di usare la loro connessione per aiutarla. Chiuse gli occhi, concentrandosi sul legame che avevano creato. Aisha, con uno sforzo immenso, aprì la sua mente per permetterle di entrare.
All’interno, Kalki vide ciò che tormentava Aisha: un’ombra oscura, priva di forma definita, che si aggirava come un predatore. Gli occhi rossi scintillavano nel vuoto, e la sua presenza era opprimente.
Con sorpresa, l’entità sembrò accorgersi di Kalki. Si fermò, come se fosse spiazzata dalla sua presenza. Poi, senza emettere suono, si ritirò velocemente, scivolando fuori dalla mente di Aisha come un serpente che abbandona la sua preda.
Aisha riprese fiato, stringendosi a Kalki. "Se n’è andato..." mormorò, ma la sua voce era carica di paura.
"Sì," rispose Kalki, con uno sguardo grave. "Ora non non è più dentro di te, ma non sono affatto certa che sia finita."
La Minaccia Diventa Chiara
Proseguirono il viaggio, ma l’inquietudine rimase. Ora sentivano chiaramente l’energia negativa che le seguiva, come un’ombra costante. Decisero di fermarsi di nuovo, questa volta per consultare gli appunti di Eldrin.
Sfogliando le pagine, trovarono una sezione dedicata ai Demoni dei Servizi Speciali. Tra le descrizioni, un nome risaltò: Morak.
"Morak," lesse Aisha, la voce tremante. "Un demone capace di infiltrarsi nella mente delle scintille nei momenti di vulnerabilità. Non può agire fisicamente, ma può causare incidenti o manipolare l’ambiente per indurre incoscienza nella vittima. Una volta dentro, può prendere il controllo della mente e del potere della scintilla."
Kalki fissò la pagina, il respiro accelerato. "Sta seguendo noi. Aspetta che una di noi perda di nuovo i sensi per poterci attaccare."
"Ma come possiamo fermarlo?" chiese Aisha, cercando di mantenere la calma.
"Non lo so," rispose Kalki, serrando i pugni.
Ripresero il viaggio verso sud, consapevoli che Morak non aveva rinunciato alla sua preda. L’ombra della minaccia aleggiava su di loro, rendendo ogni passo più carico di tensione.
La Trappola
La consapevolezza della presenza di Morak incombeva su di loro come un’ombra costante. Sapevano che non potevano ignorarlo.
"Agisce solo quando una di noi è incosciente," rifletté Kalki, mentre la Freccia Rossa rombava sulla strada verso sud.
"Ma è in grado di creare le condizioni perfette per farci perdere i sensi," aggiunse Aisha, lo sguardo fisso sull’orizzonte. "Non è un caso che sia successo al ruscello. Era lì... aspettava."
Proseguirono fino a un’area isolata, dove decisero di fermarsi e pianificare. La tensione era palpabile.
"Morak agisce solo se siamo distanti," osservò Kalki.
"Quindi dobbiamo fare in modo che pensi di avere la sua occasione," rispose Aisha, il tono calmo ma determinato. "Ma dobbiamo essere pronte a colpirlo quando entra."
Kalki si grattò la testa, poi un lampo di intuizione le attraversò lo sguardo. "Il Somnium," disse.
Aisha la fissò per un momento, prima di capire. "La nostra unione... lo abbiamo già usato per connetterci. Se lo usassimo di nuovo, potremmo entrare insieme nella mente di chi sarà attaccata. Morak non sarà pronto, ma noi sì."
Il piano prese forma. Decisero di utilizzare il Somnium per creare una connessione spirituale più forte di quella precedente. Una volta sotto l’effetto del fiore, avrebbero atteso che Morak si rivelasse.
Scelsero una radura al limitare di un bosco per allestire la trappola. Kalki prese un fiore di Somnium dalla sacca e ne porse uno ad Aisha. "Entrambe lo prenderemo," disse. "I nostri corpi resteranno indifesi, ma i nostri spiriti saranno pronti ad accoglierlo."
Si distanziarono per rendere credibile la separazione, Aisha si stese a terra, fingendosi inerme, mentre Kalki si posizionò a distanza, apparentemente occupata con la moto.
Quando il Somnium iniziò a fare effetto, i loro corpi caddero in un sonno profondo, ma le loro essenze si ritrovarono in uno spazio di luce e ombre. Si sorrisero e rimasero in attesa.
Non passò molto tempo prima che il demone si manifestasse. Un’ombra oscura scivolò verso Aisha, riconoscendola come il bersaglio più semplice. Sembrava muoversi con sicurezza, attraversando il corpo fisico di Aisha senza esitazioni.
Dentro, Morak trovò il vuoto. Non c’era nulla da dominare, nessuna mente da manipolare. Poi, davanti a lui, apparve Kalki, con un sorriso glaciale e gli occhi colmi di energia luminosa.
"Benvenuto," disse, alzando una mano.
Morak si girò per fuggire, ma si trovò davanti Aisha. "Non te ne andrai così facilmente," disse lei, il suo Dono brillava come un sole nascente.
Le due scintille unirono le loro energie, circondando Morak con una luce così intensa che l’ombra iniziò a disintegrarsi, urlando senza suoni. Nel giro di pochi istanti, non rimase più nulla del demone.

Il Ritorno alla Realtà
Le due si risvegliarono nei loro corpi, i respiri affannosi ma i volti colmi di sollievo. Kalki si voltò verso Aisha e sorrise.
"Fin troppo facile," disse Kalki con un tono leggero.
Aisha annuì, con un sorriso altrettanto rilassato. "Sì... ma solo perché eravamo insieme. Da sola, non ce l’avrei mai fatta."
Si prepararono per riprendere il viaggio, ma prima che partissero, Aisha notò una radiolina lasciata da qualche parte. La prese e, con un sorriso malizioso, la accese.
"Ciao, Serak," disse, il tono calmo e velenoso. "Morak non ce l’ha fatta. Il tuo ‘imbattibile demone dei servizi speciali’ non era poi così speciale. Se hai il coraggio, mandaci qualcos’altro. Saremo felici di rispedirlo dove merita."
Lasciò cadere la radiolina a terra, e con un colpo di tacco la distrusse. Poi salì sulla Freccia Rossa, abbracciando Kalki con forza.
"Andiamo. Abbiamo un destino da raggiungere," disse, e la moto rombò, portandole verso sud, verso le rose.
Dopo la sconfitta di Morak, Kalki prese il suo dispositivo e inviò un breve messaggio a Eldrin: "Morak non farà più male a nessuno, mai più." Aisha, al suo fianco, le rivolse un sorriso radioso. Era un momento di pace che entrambe avevano conquistato.
Decisero di immergersi nel fiume vicino per rigenerarsi. L’acqua fresca e limpida le avvolse, lavando via la stanchezza e la tensione accumulata. Kalki osservava Aisha mentre le spruzzava dell’acqua con un sorriso malizioso.
"Chi avrebbe detto che il modo migliore per sconfiggere un demone sarebbe stato un bagno?" scherzò Aisha.
"Beh, meglio questo di una doccia fredda!" rispose Kalki ridendo. Per un momento, si concessero di dimenticare la loro missione, godendosi quella piccola parentesi di normalità.
Nothing News: La Notizia di Morak
Nel frattempo, la notizia della sconfitta di Morak si diffondeva rapidamente. A Land’s End, i giornali celebrarono l’impresa con titoli entusiastici. Il Nothing News, diretto da Thamar, non perse tempo e pubblicò un’edizione straordinaria, intitolata: "Morak, il Demone Invisibile, Sconfitto dalle Nostre Eroine!". L’articolo esaltava l’ingegno e la forza di Aisha e Kalki, diventate ormai figure leggendarie nella resistenza.
La portata della notizia andò ben oltre i confini di Land’s End, raggiungendo persino Bergderbil. Lì, però, l’atmosfera era ben diversa. Cronos, furioso per la perdita di Morak, riversò la sua ira sui suoi servitori. Il demone invisibile, considerato imbattibile, era stato sconfitto in un solo giorno, un’umiliazione che nessuno avrebbe mai immaginato.
Anche a Salem, città notturna dei vampiri alleati di Land’s End, l’impresa delle due ragazze fece scalpore. Alya, l’unica umana tra i vampiri e sorella di Aisha, ricevette la notizia con un misto di sollievo e orgoglio. "Mia sorella non solo resiste," pensò, "ma combatte e vince contro il male."
Cape Town: Lusso all’Estremo Sud
Il viaggio verso sud le condusse infine a Cape Town, una città che sembrava appartenere a un altro mondo. Il contrasto con i villaggi attraversati lungo la strada era stridente: grattacieli moderni, spiagge perfette e un porto scintillante brulicavano di turisti facoltosi.
"Non sembra neanche il Mondo Cardine," commentò Aisha, osservando le luci del V&A Waterfront.
"È come se avessero costruito un’oasi di lusso nel nulla," aggiunse Kalki, guidando con attenzione tra le strade affollate.
Si fermarono davanti a un hotel maestoso, un edificio di vetro e acciaio che rifletteva il tramonto sull’oceano. Una grande insegna luminosa recitava: "The Atlantic Crown".
"Non è proprio Land’s End," scherzò Aisha, scendendo dalla moto e osservando l’ingresso riccamente decorato.
"No, ma per una notte possiamo fare finta di appartenere a questo mondo," rispose Kalki con un sorriso, esibendo la carta di credito speciale.
Grazie agli informatici di Land’s End, possedevano carte di credito speciali collegate a banche virtuali. Sebbene la resistenza disprezzasse il denaro, sapevano che il Mondo Cardine si reggeva su di esso, e gli hacker avevano creato un sistema per garantire risorse illimitate a chi combatteva per la libertà.
The Atlantic Crown
All’interno dell’hotel, la reception era un trionfo di marmo e cristallo. La receptionist le accolse con un sorriso professionale ma leggermente sorpreso dalla loro presenza. Kalki, senza scomporsi, prenotò una suite con vista sull’oceano, e la carta passò senza problemi, confermando il loro soggiorno.
La stanza era un sogno: pavimenti in legno lucido, un balcone affacciato sull’Atlantico e un bagno così grande da sembrare una spa privata. Aisha si lasciò cadere sul letto king-size, sospirando di sollievo.
"Se mai dovessimo salvare il mondo, voglio un premio come questo ogni settimana," disse con un sorriso divertito.
Kalki ridacchiò, posando la giacca su una sedia. "Magari non esageriamo, ma sì, ci meritiamo un po’ di tregua."
Decisero di esplorare il V&A Waterfront, un complesso di negozi, ristoranti e locali che pulsava di vita. Per una volta, lasciarono da parte le preoccupazioni, permettendosi di vivere come due ragazze ‘normali’.
Passeggiarono lungo il porto, osservando yacht di lusso ormeggiati e artisti di strada che intrattenevano la folla. Entrarono in un ristorante affacciato sull’oceano, dove ordinarono un pasto che non avevano mai immaginato: aragosta fresca, accompagnata da un vino bianco del Capo.
"Non è niente male per un viaggio di sopravvivenza," disse Aisha, alzando il bicchiere per brindare.
"A noi," rispose Kalki, ricambiando il brindisi con un sorriso complice.
Ma sotto la superficie di quella sosta perfetta, le due ragazze non dimenticarono il motivo del loro viaggio. Durante una passeggiata notturna lungo la spiaggia, parlarono del Quadrante 4 e di ciò che le aspettava e di Morak. "Morak non ci seguirà più," disse Aisha, rompendo il silenzio.
"No," rispose Kalki. "E ora sanno che non siamo facili da sconfiggere."
Aisha sorrise. "Se è questo il messaggio che arriva a Cronos e Serak, allora ne è valsa la pena."
Kalki ridacchiò. "Mi piacerebbe vedere la faccia di Serak quando riceve il rapporto. 'Il tuo demone imbattibile? Oh, sì, è durato meno di un giorno.'"
Aisha rise e si sedette accanto a lei. "Insieme, Kalki. È sempre stato questo il segreto."
"Sì," disse Kalki, prendendole la mano. "E non lo dimenticheremo mai."
Il loro momento di riflessione fu interrotto da una notifica sul dispositivo di Kalki: un messaggio di Eldrin. Lo aprì e sorrise leggendo poche, semplici parole: "Sono fiero di voi. Continuate così."
L’Ombra della Superbia sulla Costa Dorata
La mattina iniziò con il sole che inondava la loro stanza, filtrando dalle tende leggere. Aisha e Kalki si affacciarono al terrazzo, osservando la bellissima spiaggia sottostante. L’acqua scintillava sotto il sole del mattino, e i turisti ricchi popolavano la sabbia e il mare, intenti a godersi attività vacanziere apparentemente senza preoccupazioni.
"Non sembra neanche il Mondo Cardine," disse Aisha, scrutando le famiglie che ridevano e giocavano.
Kalki annuì, ma il suo sguardo si fece pensieroso. "Eppure, basta andare un po’ più a sud per trovare gente che lotta solo per sopravvivere."
Per qualche istante, il contrasto tra quella pace apparente e la devastazione che conoscevano così bene le lasciò senza parole. Poi, Aisha scrollò le spalle. "Lasciamo perdere. Almeno per ora. Divertiamoci un po’."
Nel ristorante dell’hotel, un trionfo di lusso, si sedettero a un tavolo con vista sull’oceano. Indossavano abiti che sfidavano apertamente le convenzioni, consapevoli di attirare ogni sguardo. I camerieri, impeccabili nella loro divisa, si muovevano con professionalità, ma ogni tanto lanciavano occhiate curiose.
"Posso offrirle del vino da assaggiare?" chiese uno dei camerieri, portando una bottiglia pregiata.
"Solo se ne prendi un bicchiere con noi," rispose Kalki con un sorriso malizioso.
Il cameriere sorrise a disagio, cercando di mantenere la compostezza. "Mi dispiace, signorina, non possiamo bere durante il servizio."
Aisha ridacchiò, alzando il bicchiere. "Peccato. Alla tua professionalità, allora."
Mentre pranzavano, notavano gli sguardi degli altri clienti, un misto di curiosità, disapprovazione e ammirazione. Aisha e Kalki, senza volerlo, si erano trasformate nel centro dell’attenzione. Ma in quella leggerezza c’era qualcosa di più profondo: una piccola ombra di superbia. Per la prima volta, non stavano solo vivendo il momento; stavano volutamente esagerando, godendosi un ruolo che, forse, non avrebbero dovuto interpretare.
Tra gli sguardi nella sala, ce n’era uno che Kalki non poté ignorare. Un uomo elegante, dal portamento austero, le fissava senza nascondere il suo interesse.
"Non può essere..." mormorò Kalki, fermandosi a metà di un sorso.
Aisha si voltò appena. "Chi è?" "Zadkiel," rispose Kalki con voce tesa. "È meglio se ce ne andiamo, e in fretta. Molto in fretta."
Aisha serrò le labbra, il suo sguardo diventò serio. "Hai già caricato tutto sulla moto?"
"Sì," rispose Kalki con un mezzo sorriso tirato. "Ma credo che stavolta ci toccherà fuggire in minigonna."
Si scambiarono uno sguardo, e senza dire altro, si diressero a passo rapido verso l’uscita del ristorante. I loro abiti provocanti, che poco prima sembravano un gioco, ora si rivelavano un intralcio, ma non c’era tempo per cambiarsi. Ogni secondo perso avrebbe potuto costare caro.
"Chiavi," disse Aisha con urgenza, allungando una mano verso Kalki.
"Guidi tu?" chiese Kalki, sorpresa.
Aisha la guardò con determinazione. "Sì. Stavolta dobbiamo andare veloci. Molto veloci."
Kalki non ebbe bisogno di ulteriori spiegazioni. Estrasse le chiavi e le porse ad Aisha mentre acceleravano il passo. Giunte alla moto, Aisha si sedette davanti, e Kalki si sistemò dietro, stringendosi a lei.
La Fuga
La Freccia Rossa rombò potente mentre Aisha premeva sull'acceleratore, lasciando dietro di sé il lussuoso albergo e l’illusione di tranquillità. Non erano ancora fuori dalla città quando sentirono il rombo di motori alle loro spalle.
Cinque moto nere si materializzarono come ombre, avanzando rapidamente verso di loro.
"Sono i suoi," disse Kalki, guardandosi indietro. "Sì," rispose Aisha, stringendo il manubrio con forza. "Ma non ci prenderanno."
La Freccia Rossa si lanciò verso sud, zigzagando attraverso le strade cittadine per evitare il traffico. Aisha guidava con una precisione spaventosa, mantenendo il controllo anche nelle curve più strette e nelle discese ripide.
"Come fa a sapere che siamo qui?" chiese Kalki, il tono misto di rabbia e paura.
"Perché è Zadkiel," rispose Aisha senza distogliere lo sguardo dalla strada. "E noi abbiamo abbassato la guardia."
Mentre sfrecciavano fuori dalla città, lasciandosi il lusso e la superficialità alle spalle, le parole di Aisha colpirono entrambe come un macigno.
"Abbiamo peccato di superbia," disse Kalki, quasi sottovoce.
"Sì," rispose Aisha, mantenendo il controllo della moto. "E questa è la conseguenza. Lo sapevamo, ma lo abbiamo fatto lo stesso."
"Non siamo invincibili," aggiunse Kalki, il tono carico di rimorso.
"Ma possiamo imparare," rispose Aisha, la voce ferma. "E non lo dimenticheremo mai più."
Il vento fischiava attorno a loro, e l’inseguimento continuava. Le cinque moto nere non rallentavano, ma nemmeno la Freccia Rossa.
La tensione era palpabile mentre sfrecciavano lungo la strada. Aisha stringeva il manubrio della Freccia Rossa con forza, i muscoli tesi per mantenere il controllo mentre Kalki si teneva saldamente dietro di lei. Il vento portava via ogni parola, ma non il rombo delle moto nere che le inseguivano come ombre inarrestabili.
"Devi accelerare!" gridò Kalki sopra il frastuono, il tono carico di preoccupazione.
"Sto già spingendo al massimo!" rispose Aisha, digrignando i denti mentre la velocità aumentava ancora.
Mentre Aisha guidava la Freccia Rossa a tutta velocità, Kalki gridò: "Non puoi usare il pulsante nero?"
"Ho già provato," rispose Aisha, con un tono frustrato. "Ma evidentemente, nel Quadrante 1 non funziona."
Kalki sospirò, stringendosi ancora di più a lei. "Allora ci affidiamo al tuo talento. Facci uscire da qui."
Le moto nere iniziarono a stringere il cerchio, i motori ruggivano come belve feroci pronte a balzare sulla preda. Zadkiel era dietro di loro, la sua presenza quasi tangibile. Aisha lo sentiva, lo percepiva come un predatore che attendeva il momento giusto per colpire, il suo sguardo gelido che sembrava perforarle la schiena.
Una strada laterale si aprì all'improvviso sulla destra. Senza pensarci due volte, Aisha sterzò bruscamente. "Teniamoci stretti, Kalki. Questa potrebbe essere la nostra occasione."
La strada si fece più stretta e tortuosa, costringendo le moto nere a rallentare leggermente. Ma non abbastanza. "Non possiamo continuare così," disse Kalki, guardandosi indietro.
"Lo so," rispose Aisha, cercando una via di fuga. Poi la vide: una vecchia fabbrica abbandonata, una struttura imponente e decadente.
"Lì dentro!" gridò Kalki, indicando la costruzione.
Aisha sterzò verso l'ingresso, spegnendo il motore appena oltre il portone. Un silenzio pesante cadde intorno a loro mentre si nascondevano dietro alcune macchine arrugginite.
La Presenza di Zadkiel
Le moto nere si fermarono fuori, i motori ruggivano ancora. Zadkiel scese dalla sua moto con calma inquietante, il suo sguardo glaciale scrutava ogni angolo.
"Sta cercandoci," sussurrò Kalki.
"Lo so," rispose Aisha, il cuore che batteva furiosamente. "Ma non possiamo muoverci ora. Aspettiamo il momento giusto."
Zadkiel si avvicinava sempre di più, i suoi stivali risuonavano sul pavimento di cemento. Kalki serrò la mascella, sentendo il peso del loro errore. "Non sarebbe successo se non avessimo abbassato la guardia," disse a bassa voce.
"Lo so," rispose Aisha, senza distogliere lo sguardo dal loro inseguitore. "Ma non possiamo permettere che ci definisca. Impareremo da questo."
Quando Zadkiel si avvicinò abbastanza, Aisha afferrò una pietra e la lanciò lontano, creando un forte rumore metallico. L’arcangelo si voltò di scatto, dando loro l’opportunità di scattare verso la moto.
In pochi secondi, la Freccia Rossa rombò di nuovo, lanciandosi fuori dalla fabbrica a tutta velocità. Le moto nere tardarono solo un istante a riprendere l’inseguimento, ma quel momento fu sufficiente per guadagnare il vantaggio necessario.
Mentre sfrecciavano via, Kalki si strinse forte ad Aisha. "Poteva andare molto peggio," disse, la voce tremante.
Verso il Sud, sempre a Sud
Le luci della città di Cape Town svanivano all’orizzonte, e con esse il peso delle loro azioni. Aisha e Kalki avevano imparato una lezione importante: la loro umanità, con tutte le sue fragilità, non era un ostacolo ma una forza.
"Non ci fermeranno," disse Aisha, con un filo di voce.
"No," rispose Kalki, stringendola un po’ più forte. "Non ci fermeranno mai."
E la Freccia Rossa continuò il suo viaggio verso sud, lasciandosi dietro Zadkiel e il ricordo di un errore che non avrebbero più commesso.
La mappa mostrava che la strada si stringeva sempre più, con il mare su entrambi i lati, lasciando poche vie di fuga. Con Zadkiel ancora vicino, rischiare quel tratto era fuori discussione. Kalki e Aisha svoltarono su una stradina sterrata che conduceva a un piccolo paese. In lontananza, si vedeva una chiesa e alcune case, ma il luogo sembrava desolato.
Parcheggiarono la moto nella piazza, il silenzio che regnava rendeva il posto quasi irreale. Decisero di esplorare. Una delle case aveva la porta socchiusa, e dopo aver bussato senza ricevere risposta, entrarono.
"Non sembra abbandonata da molto," osservò Kalki, scrutando la stanza.
"Già. Meglio nascondere la moto," concordò Aisha. Una volta sistemata, trovarono del vino nella dispensa. "Guarda qui," disse Aisha, sollevando una bottiglia. "Perché non approfittarne?"
Con due bicchieri in mano, uscirono sulla veranda e si sedettero sui gradini. Il cielo stellato sopra di loro e la tranquillità del luogo creavano un’atmosfera surreale.
"Non avrei mai pensato che una minigonna potesse essere un’arma così potente," scherzò Kalki, fissando Aisha con uno sguardo malizioso.
Aisha rise, sollevando l’orlo della gonna. "E che ne dici di questo?"
Kalki si avvicinò con un sorriso provocante. "Direi che sei una tentazione continua."
Le risate e i baci si susseguirono, la loro intimità crescendo sotto le stelle. Era un momento di pura connessione, una pausa dal mondo ostile che le circondava.
Verso il Sud
La mattina seguente, si svegliarono con il sole che filtrava dalle finestre. Kalki si sistemò i capelli mentre Aisha osservava la moto con attenzione.
"Guido io stavolta," disse Aisha con determinazione, incrociando lo sguardo di Kalki. "Dopo quello che è successo ieri, Zadkiel potrebbe essere ancora sulle nostre tracce, se ci fosse bisogno di una fuga veloce è meglio che ci sia io al volante."
Kalki annuì, consapevole della verità nelle parole di Aisha. "Hai ragione. Ma promettimi solo di non fare impennate inutili."
Aisha sorrise. "Promesso. A meno che non servano."
Ripartirono sulla Freccia Rossa, il mare si stendeva su entrambi i lati della strada. Ogni chilometro le avvicinava alla loro destinazione, mentre il vento portava via ogni traccia di dubbio.
"Questo posto è incredibile," disse Kalki, rompendo il silenzio.
"Sì, lo è," rispose Aisha. "Ma non dimenticare: dobbiamo arrivare in tempo."
Continuarono il viaggio, con il mare come unico compagno, sempre più vicine al loro destino.
Il Casolare di Elias
Mancavano poche ore alla fine della parte mobile del segmento Terra. Probabilmente sarebbero arrivate la mattina seguente, ma non potevano permettersi errori. La strada era deserta e il silenzio opprimente.
Quasi al tramonto, notarono un casolare ai bordi della strada che ricordava una dogana con una sbarra che ne bloccava l’accesso. Kalki scherzò, sussurrando all’orecchio di Aisha: "Ora ci chiederà 5 fiorini."
Aisha rise, ma rimase cauta. Decisero di fermarsi, pronte a ripartire al minimo segno di pericolo.
Un uomo robusto, con barba grigia e occhi azzurri che brillavano di una saggezza antica, uscì dalla casa. "Benvenute," disse con voce roca ma cordiale. "Questo è l'ultimo rifugio prima della parte fissa del Mondo Cardine."
Si presentarono, e l’uomo, Elias, le invitò a entrare. La casa era semplice ma accogliente, con una cucina rustica e una grande tavola al centro. Elias servì loro un pasto caldo e offrì una stanza per la notte.
"Qui troverete anche dei libri," disse indicando una libreria polverosa. "Spiegano cosa aspettarsi durante l’allineamento per raggiungere la parte fissa. Il Quadrante 4 non è un luogo come gli altri."
Le due ragazze, pur mantenendo una certa diffidenza, accettarono l’ospitalità. Si sedettero sui letti della piccola stanza e cominciarono a sfogliare i libri.
"Questo posto è tranquillo," disse Kalki. "Ma c’è qualcosa che non mi convince."
"Sì," concordò Aisha. "Elias sembra sapere più di quanto dica. Però, almeno per stanotte, possiamo riposare."
L’Incubo di Kalki

Nel sogno, Kalki si svegliò nel rifugio di Elias. Tutto sembrava normale. Aisha era ancora addormentata accanto a lei, il respiro regolare e tranquillo. La luce del mattino filtrava attraverso le finestre, illuminando la stanza con un bagliore dorato. Kalki si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra, guardando fuori. Il paesaggio era tranquillo, con il mare che scintillava sotto il sole e gli uccelli che cinguettavano dolcemente.
Improvvisamente, un rumore stridente ruppe la quiete. Kalki si voltò di scatto e vide Elias sulla soglia della porta, il viso contorto in una smorfia di terrore. Prima che potesse chiedergli cosa stesse succedendo, Elias urlò: "Stanno arrivando! Scappate!"
Kalki si girò verso Aisha per svegliarla, ma la trovò ancora immobile nel letto. Quando la toccò per scuoterla, sentì il freddo della morte. Il cuore di Kalki si fermò per un attimo mentre guardava il volto pallido di Aisha, gli occhi aperti e vitrei.
"No, no, no!" gridò Kalki, cercando disperatamente di rianimarla. Ma Aisha non si mosse. Il suo corpo rimase freddo e inanimato. Kalki sentì il panico salire, avvolgendola come una marea.
Poi, improvvisamente, il corpo di Aisha si trasformò. La pelle si scurì e cominciò a screpolarsi, gli occhi si rovesciarono mostrando solo il bianco. Le mani di Aisha si contorsero in artigli mostruosi e la sua bocca si aprì in un grido muto.
Kalki indietreggiò, il terrore la paralizzava. La stanza cominciò a deformarsi, le pareti si torsero e si strinsero su di lei. Il pavimento si aprì sotto i suoi piedi, rivelando un abisso oscuro e senza fondo. Kalki cadde nel vuoto, urlando.
Atterrò in una foresta oscura e nebbiosa. Gli alberi erano contorti e nodosi, come mani scheletriche che cercavano di afferrarla. L'aria era fredda e densa, e ogni respiro era un'agonia. Sentiva i sussurri dei demoni nascosti nell'ombra che la deridevano e la maledicevano.
Camminando con passi incerti, Kalki vide una figura familiare tra gli alberi. Era Aisha, ma in una forma ancora più orribile. La sua pelle era completamente nera e incrostata di sangue, e i suoi occhi brillavano di un rosso malefico. Si muoveva come una marionetta rotta, con movimenti scattanti e innaturali.
"Aisha!" gridò Kalki, ma la voce che uscì dalla sua bocca non era la sua. Era gutturale e distorta. Aisha la guardò con un sorriso malvagio e si avvicinò lentamente, emettendo un ghigno che fece gelare il sangue di Kalki.
"Perché mi hai lasciata morire?" sibilò Aisha, la sua voce era un misto di rabbia e dolore. "Perché non mi hai salvata?"
Kalki cercò di spiegarsi, di urlare che non era colpa sua, ma le parole non uscivano. Aisha si avvicinò ancora di più, i suoi occhi brucianti perforavano l'anima di Kalki. Con un movimento rapido, le afferrò il collo, stringendo con forza.
Kalki sentì la vita scivolare via, il mondo si fece nero attorno a lei. L'ultima cosa che vide fu il viso contorto di Aisha, pieno di odio e dolore. Poi, tutto si spense.
Si svegliò di colpo, urlando, il corpo coperto di sudore freddo. Il cuore le martellava nel petto mentre cercava di riacquistare la realtà. Accanto a lei, Aisha si svegliò anch'essa urlando, gli occhi spalancati dal terrore.
Anche Aisha, profondamente addormentata accanto a Kalki, fu risucchiata in un incubo terribile.
L’Incubo di Aisha

Nel sogno, Aisha si svegliò nella stessa stanza del rifugio di Elias. Tutto sembrava normale. Kalki dormiva accanto a lei, e la luce del mattino filtrava attraverso le finestre. Ma c'era qualcosa di strano nell'aria, una sensazione di inquietudine che le stringeva il cuore.
Decise di alzarsi e andare a esplorare. Mentre camminava per la casa, notò che gli oggetti sembravano muoversi leggermente, come se avessero vita propria. Le ombre sulle pareti sembravano allungarsi verso di lei, e i rumori della casa erano amplificati, creando un'atmosfera opprimente.
Quando raggiunse la porta d'ingresso, trovò Elias in piedi davanti a lei. Il suo viso era pallido e tirato, gli occhi pieni di paura. Prima che potesse chiedergli cosa stesse succedendo, Elias sussurrò con voce tremante: "Non dovevi venire qui. Ora è troppo tardi."
Aisha sentì un brivido lungo la schiena. Si girò di scatto e vide Kalki in piedi dietro di lei. Ma Kalki non era normale. I suoi occhi erano vuoti, senza vita, e la sua pelle era di un grigio malato. Si avvicinò a Aisha con movimenti lenti e innaturali, come se fosse una marionetta manovrata da fili invisibili.
"Kalki?" chiamò Aisha, la voce incrinata dal terrore. Ma Kalki non rispose. Continuò ad avvicinarsi, le mani tese in avanti come artigli.
Aisha cercò di scappare, ma le sue gambe sembravano fatte di piombo. Ogni passo era un'agonia, e sentiva il terrore crescere dentro di lei. Kalki la raggiunse e le afferrò il braccio con una stretta feroce, tirandola verso di sé.
"No! Lasciami andare!" gridò Aisha, cercando di liberarsi. Ma Kalki era troppo forte. La trascinò verso il centro della stanza, dove un cerchio di simboli oscuri era tracciato sul pavimento. I simboli brillavano di una luce sinistra, pulsando come un cuore malefico.
"Kalki, cosa stai facendo?" urlò Aisha, le lacrime scendevano lungo il suo viso. Ma Kalki non rispose. Con un movimento rapido, la spinse dentro il cerchio. Aisha sentì un dolore lancinante attraversare il suo corpo mentre i simboli si illuminavano ancora di più, avvolgendola in una luce rossa e opprimente.
Il mondo attorno a lei cominciò a girare, le pareti si contorcevano e si piegavano. Sentiva le voci di demoni sussurrare nel suo orecchio, ridendo e maledicendola. Il dolore aumentava, diventando insopportabile. Ogni respiro era un'agonia, e sentiva che stava per perdere conoscenza.
Poi, tutto si fermò. Aisha si ritrovò in una stanza buia e silenziosa. Era sola. La luce fioca di una candela illuminava debolmente l'ambiente. C'era un grande specchio davanti a lei, e Aisha si avvicinò lentamente, il cuore martellante nel petto.
Quando si guardò nello specchio, vide una figura oscura alle sue spalle. Era se stessa, ma con gli occhi neri come la notte e un sorriso malvagio sul volto. La figura nello specchio cominciò a parlare con la sua voce, ma con un tono freddo e minaccioso.
"Non puoi scappare da ciò che sei, Aisha," disse la figura. "Tu sei una di noi. Abbraccia la tua vera natura."
Aisha indietreggiò, scuotendo la testa. "No! Io non sono come voi! Io non sono un demone!"
La figura rise, un suono agghiacciante che risuonò nella stanza. "Oh, ma lo sei. E prima o poi, lo capirai."
Le ombre nella stanza si avvicinarono, avvolgendola in un abbraccio gelido. Aisha sentì il terrore consumarla, il suo cuore batteva furiosamente. Le ombre la sollevarono da terra, trascinandola verso l'oscurità.
"Non! Lasciatemi!" gridò Aisha, ma la sua voce si perse nel vuoto. Sentiva il peso della disperazione schiacciarla, l'oscurità la inghiottiva.
Il Risveglio
Si svegliò di colpo, urlando, il corpo era coperto di sudore freddo. Il cuore le martellava nel petto, e il respiro era affannoso. Accanto a lei, Kalki si svegliò a sua volta, i suoi occhi spalancati dal terrore.
Le due ragazze si guardarono, senza bisogno di parole. Aisha si gettò tra le braccia di Kalki, e si strinsero forte, cercando conforto l’una nell’altra.
"Era solo un sogno," sussurrò Kalki con la voce tremante. "Era solo un sogno."
L’Ombra di Illusione
Sentendole gridare, Elias entrò rapidamente nella loro stanza. Kalki e Aisha, ancora scosse dagli incubi, difficilmente avrebbero potuto dormire ancora. Elias, con uno sguardo preoccupato ma determinato, le invitò a seguirlo. Kalki e Aisha senza pensarci due volte, e senza nemmeno mettersi qualcosa addosso lo seguirono. Elias, apparentemente indifferente alla loro nudità, le condusse in cucina e le fece sedere.
"Un incubo vero?" chiese Elias, osservandole attentamente. Kalki e Aisha annuirono, ancora tremanti.
"Succede raramente," continuò Elias, "e solo a persone particolarmente ricettive. Da questo punto in avanti, sentirete l'influenza del Quadrante Illusione. Quello che avete provato è solo un piccolo assaggio. Era solo un sogno, ma più vi avvicinerete, più peggiorerà. Attraversare il Quadrante 4 Illusione è una follia che pochi hanno tentato, e non si ha notizia di chi ci sia riuscito."
Elias fece una pausa, cercando di calmare le ragazze con un sorriso comprensivo. Poi iniziò a raccontare alcuni aneddoti che conosceva.
"Un tempo," iniziò, "un gruppo di viaggiatori audaci, guidati da un uomo di nome Orfeo, tentò di attraversare il Quadrante 4. Erano determinati a trovare la verità dietro le illusioni, ma ben presto furono sopraffatti dai loro stessi incubi. Uno di loro, una donna chiamata Lyra, vide suo figlio, morto molti anni prima, chiedendole di seguirlo in un abisso senza fine. Un altro, un uomo di nome Atlas, fu perseguitato da visioni di fallimento e vergogna, vedendo tutti i suoi cari voltargli le spalle. Orfeo stesso vide la sua amata Euridice trasformarsi in un mostro davanti ai suoi occhi. Nessuno di loro tornò mai indietro."
Kalki e Aisha ascoltavano in silenzio, le immagini degli incubi ancora vive nelle loro menti. Elias continuò, il suo tono diventando più grave.
"Esiste un modo," disse, "forse descritto in questo libro." Tirò fuori un vecchio tomo dalla copertina consunta e lo consegnò a loro. "È un antico manoscritto che descrive le tecniche e le strategie per affrontare le illusioni del Quadrante 4. Non posso garantirvi che funzioni, ma è la vostra migliore speranza."
Aisha prese il libro con mani tremanti, e Kalki si avvicinò per leggere insieme a lei. Il titolo era scritto in una lingua antica, ma Elias tradusse per loro: "L'Arte di Navigare tra le Illusioni."
"Questo libro," spiegò Elias, "contiene esercizi mentali, meditazioni e antichi incantesimi che possono aiutarvi a distinguere la realtà dalle illusioni. Ma ricordate, il vero pericolo non è ciò che vedete, ma ciò che credete. Se riuscite a mantenere la mente lucida e il cuore saldo, avete una possibilità."
Kalki e Aisha si guardarono, cercando conforto l’una negli occhi dell'altra. Sapevano che il cammino avanti sarebbe stato arduo, ma erano determinate a non arrendersi. Con il libro in mano, si prepararono a studiarlo e a mettere in pratica tutto ciò che potevano imparare.
Elias le osservò con un misto di preoccupazione e speranza. "Riposatevi," disse infine. "Non sarà facile, ma siete forti. Più forti di quanto crediate. Le vostre menti e i vostri cuori vi guideranno attraverso l'illusione."
Il Dono di Elias
Elias regalò loro il libro, il manoscritto antico e prezioso che poteva essere la loro unica speranza per superare le illusioni del Quadrante 4. Decisero di non addormentarsi più quella notte, troppo spaventate dagli incubi appena vissuti. Presero la moto e proseguirono il loro viaggio, con il cuore pesante ma determinato.
Era mattino presto quando si fermarono su una spiaggia deserta. La luce dell'alba colorava il cielo di sfumature rosate e dorate, un contrasto stridente con l'oscurità dei loro pensieri. Parcheggiarono la Freccia Rossa e si sedettero sulla sabbia, il libro di Elias stava tra di loro.
"Non possiamo ignorare quello che è successo," disse Aisha, fissando il mare che si estendeva infinito davanti a loro. "Questi incubi... erano troppo reali."
Kalki annuì, stringendo il libro tra le mani. "Lo so. Ma non possiamo lasciare che ci paralizzino. Dobbiamo trovare un modo per affrontare queste illusioni."
Aisha sospirò, appoggiandosi a Kalki. "Cosa facciamo, allora? Studiamo il libro e speriamo di riuscire a capire come superare tutto questo? E se non fosse sufficiente?"
Kalki aprì il libro, sfogliando le pagine ingiallite. "Non abbiamo altra scelta. Dobbiamo provarci. Elias ha detto che contiene esercizi mentali, meditazioni e antichi incantesimi. Dobbiamo imparare tutto quello che possiamo."
Passarono alcune ore a leggere il libro, cercando di assimilare le tecniche descritte. Alcune pagine parlavano di meditazione profonda per mantenere la mente lucida, altre di visualizzazioni per distinguere la realtà dalle illusioni. Più leggevano, più si rendevano conto di quanto sarebbe stato difficile. Ma non avevano altra scelta.
A un certo punto, Aisha chiuse il libro con un sospiro. "Non troveremo tutte le risposte qui," disse con amarezza. "Ma forse possiamo trovare un po' di sollievo, almeno per un momento."
Kalki la guardò, comprendendo il desiderio di evadere dalla tensione. "Hai ragione. Dobbiamo staccare per un po'."
Si alzarono e, in silenzio, si avvicinarono al mare. La freschezza dell'acqua sembrava invitante, una promessa di momentaneo sollievo dalle loro preoccupazioni.
Si spogliarono dei vestiti rimanendo in costume e si tuffarono in acqua, cercando di sdrammatizzare con i loro giochi. Aisha spruzzava acqua su Kalki, che rispondeva rincorrendola e cercando di afferrarla. Risate leggere riempirono l'aria, ma sotto la superficie, il timore e la tensione non si erano mai allontanati del tutto.
"Ti ricordi quando facevamo queste cose senza pensieri?" chiese Aisha, galleggiando sulla schiena e guardando il cielo. "Sembra passato un secolo."
Kalki annuì, immergendosi per un attimo prima di riemergere accanto ad Aisha. "Sì, sembra un'altra vita. Ma dobbiamo trovare un modo per continuare a vivere anche adesso, con tutto quello che ci sta succedendo."
"Ho paura, Kalki," ammise Aisha, la voce tremante. "Ho paura di non farcela. Di non riuscire a superare il Quadrante 4. E se non fossimo abbastanza forti?"
Kalki le prese la mano, stringendola con forza. "Siamo forti, Aisha. Lo siamo sempre state. Abbiamo superato così tante prove insieme. Non lasceremo che queste illusioni ci sconfiggano."
Aisha si voltò verso di lei, gli occhi pieni di lacrime. "E se non fosse abbastanza? E se queste illusioni fossero troppo potenti?"
Kalki la abbracciò, cercando di infonderle un po' del suo coraggio. "Non possiamo pensare così. Dobbiamo credere in noi stesse e nelle nostre capacità. E dobbiamo restare unite. Insieme ce la faremo."
Si lasciarono galleggiare in acqua, trovando un po' di pace in quel momento di intimità e sostegno reciproco. La paura non era scomparsa, ma la loro determinazione era più forte. Avevano ancora molto da imparare, ma erano pronte a combattere.
Ritornarono sulla spiaggia, bagnate e leggermente più serene. Si sedettero di nuovo sulla sabbia continuando a studiare il libro.

Le ore passarono velocemente, e il sole cominciò a sorgere, illuminando il loro prossimo viaggio. Con una determinazione rinnovata, salirono sulla moto e guidarono ancora per un paio di ore, l’adrenalina mescolata alla stanchezza, ma con la determinazione di chi sa di essere vicino alla meta.