
Aisha
عائشة
Cap. 26: Quadrante 8: Wahnfried

Kalki sospirò, appoggiandosi alla moto. “Non c’è tregua, eh?”
Aisha scrollò le spalle, ma con un sorriso determinato. “Sapevamo che non sarebbe stato facile. Ma siamo arrivate fin qui e non ci fermeremo ora.”
Aisha si voltò a guardarla, il sorriso sempre presente. “Pronta per l’avventura? Il Quadrante 8 ci aspetta.”
Kalki salì dietro di lei, stringendosi ad Aisha. “Sempre.”
La Freccia Rossa partì in impennata, lasciando dietro di sé la radura tranquilla e il cartello del confine. Il vento soffiava tra i loro capelli mentre attraversavano il paesaggio desolato del nuovo quadrante. Le strade erano silenziose, ma la sensazione di essere osservate non le abbandonava mai.
Il quadrante 8 si estendeva davanti a loro, un paesaggio familiare per Aisha, che aveva trascorso molto tempo lì con Adamas. Mentre viaggiavano verso Lumenforte, i ricordi riaffioravano, riempiendo Aisha di una dolce nostalgia mista a tensione.
Kalki, percependo il tumulto interiore di Aisha, si avvicinò leggermente. “Stai bene?” chiese, mantenendo la voce bassa per non disturbare troppo i pensieri della compagna.
Aisha annuì, ma il suo sorriso non era del tutto convincente. “Sì, solo... sto pensando ai vecchi tempi. Questo posto ha molti ricordi per me.”
Kalki la guardò con comprensione. “Vuoi parlarne?”
Aisha sospirò, fissando la strada davanti a loro. “Adamas e io abbiamo passato momenti meravigliosi qui.”
Kalki annuì lentamente. “È normale avere questi sentimenti. Non devi sentirti in colpa per ciò che provi.”
Aisha sorrise, un po’ più sincera questa volta. “Lo so, è solo che... è strano tornare qui senza di lei. Ma sono felice di essere con te.”
Kalki strinse la mano di Aisha, trasmettendole calore e conforto. “E io sono felice di essere qui con te.”
Le due proseguirono il viaggio in silenzio, immerse nei loro pensieri. Dopo circa due ore, le prime case del paesino apparvero all’orizzonte. Il luogo aveva un’aria tranquilla, quasi idilliaca, e il castello di Barlow si ergeva maestoso in lontananza, ormai disabitato.
Lumenforte
Parcheggiarono la moto vicino all’ingresso del castello, scendendo e osservando l'imponente struttura. Il paesino era silenzioso, con poche persone in giro.
Sembra tutto tranquillo,” osservò Kalki mentre si avvicinavano all’ingresso del castello. “Sei sicura che sia disabitato?”
Aisha annuì. “Sì, da quando Adamas ed io abbiamo sconfitto Serak e Barlow, nessuno è più tornato qui. Il castello apparteneva a Eleanor, ma Serak se ne era impossessato alla sua morte, lasciandolo nelle mani di Barlow. Ora possiamo considerarlo parte della Resistenza. È un buon posto per riposare e pianificare i prossimi passi.
Entrarono nel castello, esplorando le stanze polverose ma ancora affascinanti. Il tempo sembrava essersi fermato, con mobili e arredi ancora in buone condizioni.
“È perfetto,” disse Kalki, osservando una grande sala con un camino. “Possiamo accendere un fuoco e prepararci per la notte.”
Aisha annuì, osservando con un sorriso nostalgico. “Sì, è un buon piano. Questo posto mi ha sempre dato una sensazione di pace.”
Passarono il pomeriggio a sistemarsi, accendendo un fuoco nel camino e preparando qualcosa da mangiare. Kalki si avvicinò ad Aisha mentre stava sistemando alcuni cuscini sul pavimento.
“Stai meglio ora?” chiese, sfiorandole la spalla con un tocco delicato.
Aisha annuì, sorridendo. “Sì, grazie. Mi fa bene essere qui, e con te.”
Kalki le sorrise, avvicinandosi per darle un bacio sulla fronte. “Sono felice di sentirtelo dire.”
Ricordi di Lumenforte
Ogni stanza del castello portava con sé un vortice di ricordi per Aisha. Adamas aveva giocato un ruolo fondamentale nella sua vita, e quei giorni trascorsi insieme erano impressi indelebilmente nella sua memoria.
Passeggiando tra le antiche mura, Aisha iniziò a raccontare a Kalki di quei momenti significativi. "Sai, Kalki, qui è dove abbiamo sconfitto Barlow e Serak, da quel momento, abbiamo stretto un legame profondo. Eleanor ci ha unite nel sangue e nello spirito, proprio come ha fatto con noi."
Kalki ascoltava attentamente, i suoi occhi pieni di comprensione e affetto. "Deve essere stato un periodo intenso. È evidente che Adamas è stata molto importante per te."
Aisha annuì, un sorriso nostalgico increspando le sue labbra. "Sì, lo è stata. Ogni giorno partivamo dal castello per esplorare il paese o il fiume. Erano giorni sereni, o quasi. Qui ho ricevuto il dono da Adamas, e qui lei mi ha addestrata, proprio come io ho fatto con te."
Kalki prese la mano di Aisha, stringendola con affetto. "È incredibile quanto siano simili le nostre esperienze. Questo posto è davvero speciale, non solo per te, ma anche per ciò che rappresenta."
Aisha sospirò, guardando fuori dalla finestra verso il paesaggio che si estendeva oltre il castello. "Sì, è importante. E lo saranno anche i prossimi luoghi che visiteremo. La prossima tappa è la casa di Adamas a Lacrimasilva, e poi il labirinto dove finalmente potremo congiungerci con le rose. Ma è difficile non essere sopraffatta dai ricordi."
Kalki le sorrise con dolcezza. "È normale, Aisha. I ricordi fanno parte di noi. Ma siamo qui insieme, e possiamo affrontare tutto ciò che verrà."
Aisha annuì, trovando conforto nelle parole di Kalki. "Grazie, davvero. Sai, pensavo addirittura di rivedere il percorso. Forse dovremmo prenderci più tempo per esplorare questi luoghi."
Kalki rifletté per un momento, poi annuì. "Potrebbe essere una buona idea. Non dobbiamo affrettarci. Possiamo goderci ogni momento e lasciare che i ricordi affiorino."
Decisero di trascorrere ancora un po' di tempo nel castello, esplorando ogni angolo e condividendo storie. Aisha mostrò a Kalki il passaggio segreto dietro la biblioteca, che portava a una vecchia dispensa. Risero insieme, immaginando le avventure passate.

Dal Diario di Aisha (Parte 30) – Lumenforte, Gennaio 2025
Ogni volta che ritorno a Lumenforte, mi sembra di rivivere una parte di me che non esiste più. Passeggio per queste stanze, sfioro le pareti antiche, e i ricordi si riversano come un fiume in piena. Due anni fa ero qui con Kalki, e prima ancora con Adamas. Due capitoli della mia vita, intrecciati in questo castello, come se Lumenforte fosse un testimone silenzioso del mio viaggio.
Con Adamas, ogni pietra di questo luogo portava il segno delle nostre battaglie, delle nostre vittorie. Qui ho ricevuto il Dono, qui ho imparato cosa significasse combattere non solo per me stessa, ma per qualcosa di più grande. E con Kalki... qui è nato un legame che ha trasformato il dolore in forza, la solitudine in complicità.
Ma ora, mentre scrivo, non posso ignorare quanto io sia cambiata. C’è una forza in me che non avevo allora, una consapevolezza che mi fa guardare a quei giorni con un misto di nostalgia e distanza. Non sono più la stessa Aisha che attraversava il Mondo Oscuro con Kalki o che affrontava Barlow e Serak al fianco di Adamas. Eppure, in qualche modo, sono ancora quella ragazza, quella scintilla.
Forse è questo il vero dono di Lumenforte: non importa quanto il tempo passi, non importa chi io sia diventata, questo luogo riesce sempre a ricordarmi da dove sono partita.
Mentre alzo lo sguardo verso le colline che circondano il castello, mi chiedo cosa penserebbero Adamas o Kalki se mi vedessero ora. Forse sorriderebbero, forse capirebbero. Io stessa, a volte, fatico a riconoscermi. Ma una cosa è certa: Lumenforte continuerà a essere un punto fermo nel mio viaggio, il luogo dove i ricordi si intrecciano con ciò che sono oggi.
E mentre scrivo, un pensiero mi attraversa: se continuo a tornare qui, forse è perché Lumenforte non è solo un luogo. È parte di me.
Lumenforte, Primavera 2023 – Una Giornata a Lumenforte
Aisha si rese conto che doveva superare quei ricordi. Il presente era tutto per lei, e Kalki ne faceva parte. Anche se il passato era importante e determinante, doveva lasciarlo andare per abbracciare appieno il presente. Con un ultimo sospiro, si scrollò di dosso l'ultima lacrima e si rivolse a Kalki con un sorriso deciso.
"Vieni, Kalki, ti porto in paese. Ti faccio vedere dove ho l'addestramento."
Scesero in paese, e mentre camminavano per le strade tutti gli abitanti di Lumenforte riconobbero Aisha e volevano notizie di Adamas ma erano felici di conoscere la nuova compagna di Aisha.
Era impossibile cancellare i ricordi con un colpo di spugna, era impossibile, non era giusto e non lo volevano ne Aisha ne Kalki, la cosa importante era viverli con lo spirito giusto. E allora dopo una buona giornata condivisa in paese Kalki e Aisha si apprestarono a finire la giornata al Castello immergendosi nei ricordi che ogni stanza sembrava custodire gelosamente.
Ogni angolo evocava immagini del passato, momenti trascorsi con Adamas che avevano lasciato un segno profondo in Aisha.
"Questa stanza," disse Aisha mentre entravano nella sala di Eleanor, "è dove tutto è iniziato. Eleanor ci ha unite nel sangue e nello spirito. È stato qui che ho iniziato a capire cosa significasse essere parte di qualcosa di più grande."
Kalki ascoltava in silenzio, il rispetto e l'affetto per Aisha chiaramente visibili nei suoi occhi. "E ora sei tu che trasmetti quella forza," rispose Kalki, accarezzandole il braccio con dolcezza.
Si spostarono nella sala da ballo, dove Aisha ricordava le serate passate a danzare con Adamas, e poi nella sala da pranzo, dove scoprirono con piacere che la cantina del castello era ancora ben fornita. Decisero di fermarsi lì per una cena improvvisata, scegliendo una bottiglia di vino e ridendo dei ricordi che affioravano.
"La sala delle torture," disse Aisha, portando Kalki in un luogo che cambiava drasticamente il tono della serata. "Qui ho vissuto uno dei momenti più difficili della mia vita. Ma è anche dove ho trovato la mia forza, grazie a Adamas."
Kalki prese la mano di Aisha, stringendola con calore. "Non c'è nulla che non puoi affrontare, Aisha. Lo hai dimostrato allora e continui a dimostrarlo ogni giorno."
La serata si concluse in una nuova stanza che avevano scelto come loro rifugio. Un grande letto a baldacchino dominava l'ambiente, offrendo una vista mozzafiato sulle colline circostanti. Con un brindisi silenzioso, le due donne si concessero un momento di quiete e intimità.
A Lumenforte, il passato e il presente si intrecciavano in un mosaico di emozioni, ricordi e nuovi legami. Aisha si sentiva sempre più pronta a lasciare andare ciò che era stato, per abbracciare appieno il viaggio che le attendeva con Kalki al suo fianco.
Rimasero ancora un paio di giorni a Lumenforte, godendosi il raro senso di pace che quel luogo offriva. Tuttavia, consapevoli dell'importanza del carico che portavano con loro, decisero che era giunto il momento di ripartire. Prima di lasciare definitivamente la zona, vollero fermarsi a Lacrimasilva, dove tutto era iniziato: il luogo in cui Aisha aveva liberato Adamas dagli agenti e dove ora sorgeva la casa di Adamas, custode di ricordi e simbolo di nuove speranze.
La Casa di Adamas a Lacrimasilva
Il viaggio verso Lacrimasilva fu breve ma carico di emozioni. Aisha guidava la Freccia Rossa, con Kalki stretta dietro di lei. La casa di Adamas, che una volta era stata un rifugio sicuro, appariva ora come un luogo abbandonato, testimone di un passato che sembrava lontano.
Entrando, notarono subito il disordine lasciato dalla fuga precipitosa di Aisha e Adamas anni prima. Aisha si mosse tra i ricordi con un misto di malinconia e determinazione, raccontando a Kalki storie legate a ogni angolo della casa. Le risate e le prese in giro non mancavano, ma ogni dettaglio riportava alla mente momenti significativi del suo legame con Adamas.
Un momento particolarmente intenso fu quando Kalki scoprì i dipinti di Aisha: il castello di Lumenforte, Adamas ritratta con il vento tra i capelli, e un’immagine di loro due abbracciate, realizzati con la delicatezza e la profondità di chi aveva vissuto quelle emozioni.
"Sei davvero la Fata dei Colori," disse Kalki, ammirando i dettagli. Aisha sorrise, promettendo di dipingere un nuovo quadro a Land's End, un luogo sicuro per conservare i ricordi senza rischi.
Dopo una giornata di pulizie e racconti, si concessero una pausa al lago vicino, immergendosi nell'acqua fresca e godendosi la tranquillità del luogo. Il momento era perfetto, un breve interludio di serenità in un mondo sempre più ostile.
Tornate alla casa, la luna illuminava ogni angolo con una luce argentea. Scherzavano e ridevano, senza accorgersi delle ombre che si muovevano intorno a loro. Aisha e Kalki non avevano considerato che Serak potesse ancora avere controllo su quella casa.
Cinque androidi si infiltrarono silenziosamente, mentre altri dieci bloccavano le uscite. Le telecamere nascoste, lasciate dagli scagnozzi di Serak, avevano individuato la loro presenza, e il piano di attacco era in corso.
Gli Androidi di Serak
All'improvviso, Aisha si fermò, il suo sesto senso avvertì qualcosa di strano. "Kalki, hai sentito?"
Kalki alzò un sopracciglio, allarmata. "No, ma ora che lo dici..."
Non fecero in tempo a reagire. I cinque androidi all'interno della casa sprigionarono rapidamente un gas narcotico invisibile e inodore. Aisha e Kalki iniziarono a tossire, i loro movimenti rallentati dalla sorpresa e dalla crescente debolezza.
"Aisha, il gas! Dobbiamo uscire!" gridò Kalki, tentando di alzarsi.
Ma gli androidi erano già troppo vicini. Aisha cercò di concentrare le sue energie mentali per creare una barriera, ma le sue forze la stavano abbandonando. "Kalki, non ce la faccio... è troppo forte."
Kalki si agitava, cercando disperatamente una via di fuga. "Non possiamo arrenderci così! Dobbiamo... dobbiamo..."
Le loro voci si fecero deboli, i corpi tremanti mentre lottavano contro il sonno che le stava sopraffacendo. Kalki afferrò la mano di Aisha, stringendola forte.
Ma il gas era implacabile. I loro movimenti divennero sempre più lenti, i pensieri annebbiati. Aisha riuscì a malapena a sollevare la testa per guardare Kalki. "Mi dispiace... non volevo che finisse così."
Kalki sorrise debolmente, cercando di mantenere il coraggio. "Non è ancora finita. Siamo insieme. Troveremo un modo..."
Le parole di Kalki si dissolsero in un sussurro mentre il gas completava la sua opera. I loro corpi si rilassarono, incapaci di resistere oltre.
Aisha sentì gli occhi chiudersi, il mondo che si faceva sempre più scuro.
Gli androidi, efficienti e senza emozioni, si avvicinarono ai loro corpi immobili, assicurandosi che fossero completamente inerti.
Avevano eseguito il loro compito con precisione.
La Caduta nel Silenzio
Il furgone nero sfrecciava lungo la strada deserta, il ruggito del motore riempiva l'abitacolo. In mezzo a quel rumore monotono, si poteva appena distinguere il respiro lento e regolare di Aisha e Kalki.
Due androidi avevano raccolto i corpi delle due donne come se fossero semplici oggetti, trattandole con una brutalità meccanica.
Nel trambusto, la testa di Aisha aveva colpito un mobile, facendo sgorgare una piccola ferita che lasciava tracce di sangue sul pavimento.
Non si era mossa, forse per l'impatto aggiuntivo o per il gas narcotico che ancora intorpidiva i suoi sensi.
Kalki, invece, aveva iniziato a risvegliarsi, ma appena si rese conto di dove fosse, un calcio di fucile la riportò nell'oscurità dell'incoscienza.
Gli agenti armati, impassibili, sedevano con i fucili pronti. Quattro erano all'interno del furgone, con altri due alla guida. I loro visi erano nascosti da maschere, privi di qualsiasi espressione umana.
Non si sapeva chi fossero i mandanti. Serak? O forse Cronos o Zadkiel avevano preso il controllo diretto? Domande senza risposta che rendevano la situazione ancora più angosciante.
Il furgone procedeva nella notte, il suo percorso nascosto e ignoto. All'interno, Aisha e Kalki giacevano praticamente nude, indossando solo i perizomi che avevano mentre scherzavano prima dell'attacco. Le loro menti erano avvolte nell'oscurità, inconsapevoli del destino che le attendeva.
Uno degli agenti guardò il corpo immobile di Aisha e poi quello di Kalki. "Che ne facciamo di loro una volta arrivate?" chiese a un altro, la voce era distorta dal filtro della maschera.
"L'ordine è di tenerle prigioniere fino a nuovo avviso," rispose l'altro agente. "Nessuna violenza non necessaria. Ma se dovessero svegliarsi e creare problemi, possiamo usare metodi di contenimento."
Aisha, ancora incosciente, era una visione inquietante con il sangue che le colava dalla testa. Kalki, che aveva subito il colpo del fucile, sembrava più tranquilla, anche se priva di sensi.

Il furgone continuava a correre nella notte, ogni minuto che passava le portava più lontano dalla sicurezza e più vicine al pericolo. Le luci delle città si alternavano all'oscurità della campagna. Il destino delle due donne era appeso a un filo, controllato da forze che non potevano comprendere né contrastare in quel momento di buio.
Mentre il veicolo procedeva, le prime luci dell'alba cominciarono a tingere il cielo di un pallido arancione. Aisha e Kalki, inconsapevoli di tutto, si trovavano in balia di eventi che avrebbero potuto cambiare il corso della loro vita per sempre. Le speranze e le paure si mescolavano in un futuro incerto, mentre il furgone nero continuava la sua corsa inarrestabile verso una destinazione sconosciuta.
Aisha cominciava a riprendersi, i suoi occhi si aprirono lentamente, seguita poco dopo da Kalki. Due agenti si prepararono a colpire di nuovo, ma uno, visibilmente più alto in grado, intervenne. "Solo una, la biondina," ordinò. Un agente allora sferzò un colpo col calcio del fucile solo su Aisha, facendola svenire di nuovo e lasciando un'ulteriore traccia di sangue sul pavimento del furgone.
Kalki fu costretta a guardare la scena, il cuore che le si spezzava vedendo Aisha priva di sensi e sanguinante. Un agente teneva il fucile puntato sulla testa di Aisha, impedendo a Kalki qualsiasi tentativo di ribellione. In condizioni normali, li avrebbe eliminati facilmente, ma con il fucile puntato sulla testa di Aisha, ogni azione era impossibile.
Non c'era motivo di tenere Kalki sveglia per gli agenti, freddi e calcolatori, che eseguivano solo gli ordini. Tuttavia, Zadkiel in persona aveva ordinato di tenere Kalki sveglia, desiderando osservare le sue reazioni tramite una videocamera installata nel furgone. Kalki non fece domande, sapendo che sarebbe stato inutile, ma vedere Aisha svenuta e sanguinante con un fucile puntato sulla testa le fece scendere lacrime di disperazione.
Zadkiel si nutriva di quelle emozioni, il suo piacere perverso aumentato dalle sofferenze di Kalki. Mentre il furgone si avvicinava alla destinazione sconosciuta, l'ordine di Zadkiel fu chiaro: rimettere a dormire anche Kalki. Un altro colpo del calcio del fucile la colpì, facendola crollare accanto ad Aisha. Il suo viso si sporcò di un po' del sangue di Aisha, mentre entrambe giacevano inermi sul pavimento del furgone.
Il veicolo continuava la sua corsa inarrestabile, portando con sé le due prigioniere verso un destino oscuro e incerto. La notte era silenziosa, ignara del dramma che si svolgeva al suo interno, mentre le stelle continuavano a brillare, indifferenti alle sofferenze umane.
Heaven
Il furgone oltrepassò il confine del quadrante 5, entrando nel territorio dei Deva, l'epicentro del potere di Vishnu, controllato da Zadkiel. Qui, niente demoni o arconti, solo angeli e arcangeli ribelli che, nonostante l'aspetto divino, erano assetati di potere e bramavano l'anima della Scintilla con la stessa ferocia dei demoni. Il furgone si fermò, e due arcangeli apparvero, i loro modi leggermente più rispettosi degli agenti precedenti.
Gli arcangeli presero Aisha e Kalki, portandole a braccia verso il complesso di celle. Separarono le due ragazze, mettendole in celle diverse, ognuna schermata in modo da impedire qualsiasi forma di comunicazione tra loro. Non le legarono, le lasciarono libere a terra, inermi. Poi chiusero le celle e si allontanarono, lasciandole al loro destino.
All'interno delle celle, le videocamere erano piazzate in modo da catturare ogni movimento, ogni espressione. C'era un monitor in ogni cella, collegato a quello della cella opposta. Gli ugelli per il gas erano pronti a sprigionare un'altra dose di incoscienza se necessario. I monitor si accesero mentre le ragazze erano ancora svenute, mostrando Kalki nella cella di Aisha e viceversa. Il sonoro era muto, lasciando loro solo la possibilità di leggere le labbra e i gesti disperati dell'altra.
La prima a riprendersi fu Kalki. Aprì gli occhi lentamente, il dolore pulsava nella testa. La sua vista era ancora sfocata, ma gradualmente si concentrò sul monitor di fronte a lei. Ciò che vide fu devastante. Solo un secondo prima stava scherzando senza pensieri con Aisha. Ora, Aisha era davanti a lei, nel monitor, in una cella simile alla sua, svenuta e sanguinante.
L'Angoscia del Risveglio
"Aisha!" gridò Kalki, ma il suono non uscì. Tentò di avvicinarsi allo schermo, battendo con le mani contro il vetro spesso. "Aisha, svegliati!"
Aisha era immobile, un sottile filo di sangue che le scendeva dalla testa. Kalki poteva vedere il suo petto alzarsi e abbassarsi debolmente, segno che respirava ancora. La frustrazione e la paura si mescolarono, lacrime di rabbia e impotenza scivolarono lungo le guance di Kalki.
Nel frattempo, Aisha cominciava a riprendersi, i suoi occhi si aprirono lentamente. La testa le pulsava, e il sapore metallico del sangue le riempiva la bocca. Sollevò lo sguardo, confusa, cercando di capire dove fosse. Vide il monitor e, su di esso, Kalki che la guardava disperata, le labbra che si muovevano rapidamente.
"Aisha, ti prego, rispondimi!" cercava di dire Kalki, sperando che Aisha riuscisse a leggere le sue labbra.
Aisha cercò di alzarsi, la testa le girava ancora. Guardò il monitor, cercando di mettere a fuoco l'immagine di Kalki. Le sue mani tremavano mentre cercava di trovare un punto d'appoggio per rialzarsi. Quando finalmente si sedette, fissò il monitor, riconoscendo il volto di Kalki.
"Kalki... dove siamo?" mormorò Aisha, anche se sapeva che la sua voce non sarebbe arrivata.
Kalki continuava a muovere le labbra, cercando di comunicare. "Aisha, dobbiamo trovare un modo per uscire da qui."
Aisha annuì, cercando di mostrarsi forte nonostante il dolore. Sapeva che dovevano essere astute, trovare un modo per comunicare nonostante il silenzio imposto dalle celle.
Il tempo sembrava scorrere lentamente, ogni secondo un'eternità mentre le due ragazze cercavano di capire cosa fare. Entrambe sapevano che, finché erano vive, c'era speranza. E non avrebbero permesso a Zadkiel di vincere senza combattere.
Un rivolo di sangue scese dalla testa di Aisha, bagnandole prima un occhio e poi il seno. La ragazza scivolò lentamente di lato, perdendo di nuovo i sensi. Nessuno si curò di medicarle la ferita; forse l'ordine era quello di distruggerle psicologicamente prima e fisicamente dopo, o entrambe le cose.
Due arcangeli entrarono nella cella di Aisha, la presero e la sollevarono incatenandola per i polsi e mantenendola in piedi attaccata al muro. La testa di Aisha penzolava in avanti, le braccia erano allungate in alto e le gambe piegate e inerti.
Quello che vogliono veramente
Kalki osservava impietrita, impotente davanti allo schermo. Gli angeli se ne andarono, ed entrarono due frangitori. Toccarono le tempie di Aisha, come a voler sondare qualcosa. Poi si scambiarono uno sguardo complice e uscirono, lasciandola nella stessa posizione.
Poco dopo, entrarono quattro angeli con un macchinario che posizionarono vicino ad Aisha. Le collegarono dei cavetti un po' su tutto il corpo, ma soprattutto nella zona cervicale. I cavetti nella cervicale erano di un colore diverso, rossi, mentre quelli nelle altre parti del corpo erano bianchi e verdi.
Il macchinario aveva una leva che sembrava fosse lo strumento per dare corrente, e una sfera vuota che sembrava in attesa di essere riempita. Vedendo la scena, a Kalki venne in mente una frase estremamente inquietante che aveva letto in "Nothing". La frase, pronunciata dagli sciamani al signor Mah, diceva: "Quello che vogliono veramente è la vostra anima."

Kalki pianse, si mise le mani sul volto e espresse una sola sillaba: "Noooo."
I suoi occhi erano pieni di terrore mentre guardava gli angeli preparare il macchinario.
Aisha era ancora incosciente, la testa piegata in avanti, il sangue che continuava a scendere lentamente. Kalki, con la vista offuscata dalle lacrime, fissava il monitor, cercando disperatamente una soluzione. Ma in quel momento, tutto sembrava perduto.
Uno degli angeli iniziò a manovrare la leva del macchinario, e un ronzio elettrico riempì l'aria. La sfera vuota cominciò a brillare debolmente, come se aspettasse di essere riempita con qualcosa di prezioso e vitale.
Kalki gridava mutamente, battendo i pugni contro il vetro della sua cella, cercando di attirare l'attenzione di Aisha. Ma Aisha non si muoveva, il suo corpo appeso come una marionetta senza fili.
"Maledetti!" urlava Kalki senza suono, le labbra che si muovevano furiosamente. "Lasciatela stare!"
Ma i suoi sforzi erano inutili. Gli angeli continuarono il loro lavoro, ignorando completamente le urla silenziose di Kalki.
La leva venne tirata di nuovo, e il corpo di Aisha si contrasse, un fremito che percorse tutto il suo corpo.
La sfera si illuminò di più, come se stesse assorbendo qualcosa di invisibile e prezioso.
Kalki si sentiva impotente, il suo cuore batteva furiosamente nel petto. La frase degli sciamani continuava a risuonare nella sua mente: "Quello che vogliono veramente è la vostra anima… la vostra anima... la vostra anima..."
Capì che il loro obiettivo era molto più oscuro e profondo di quanto avesse mai immaginato. E lì, in quella cella fredda e silenziosa, Kalki giurò a se stessa che avrebbe trovato un modo per salvare Aisha, qualunque cosa fosse necessario fare. Non avrebbe permesso che la sua anima venisse rubata.
Kalki comprese che i demoni erano insignificanti a confronto con la strategia glaciale e la crudeltà sistematica degli arcangeli. La loro spietatezza si manifestò chiaramente quando i diffusori nella sua cella si accesero, pronti a trasmettere le grida di Aisha. Tuttavia, Aisha era ancora priva di sensi e incapace di gridare.
Nella cella di Aisha, due frangitori erano all'opera: uno vicino alla leva del macchinario e l'altro presso la sfera trasparente. Con l'attivazione dell'audio, un piccolo miracolo avvenne: un frangitore comunicò all'altro che non dovevano uccidere Aisha, altrimenti la sua anima si sarebbe incarnata altrove, rendendo vano il loro sforzo.
Per Kalki, questa informazione era un faro di speranza nel buio. Capì che, sebbene i frangitori volessero l'anima di Aisha, non potevano ucciderla per ottenerla.
"Non possiamo permetterci di ucciderla," disse il frangitore più anziano, girandosi verso la leva. "Altrimenti perderemo la sua anima."
Kalki ascoltò attentamente, afferrando ogni parola con disperazione. Non era molto, ma in quella situazione anche il più piccolo dettaglio era cruciale.
Il frangitore azionò la leva, e una serie di scintille attraversò il corpo di Aisha, che si svegliò di soprassalto, urlando, solo per svenire immediatamente dopo. Nella sfera trasparente non vi era nulla.
Il cuore di Kalki batteva furiosamente mentre si sforzava di non perdere i sensi. Doveva rimanere cosciente, doveva capire se esisteva un punto debole.
I frangitori ripeterono l'operazione. Ancora una volta, Aisha reagì nello stesso modo, svegliandosi in un urlo straziante e poi crollando priva di sensi. Kalki si afferrò le tempie, il dolore e la disperazione che la travolgevano, ma si rifiutò di svenire.

I frangitori tentarono una terza volta. Questa volta, una tenue luce apparve nella sfera, ma solo per pochi istanti. Aisha era completamente incosciente, e Kalki sapeva che probabilmente non avrebbe resistito a una quarta volta.
Il frangitore di grado più alto osservò la scena con un sorriso freddo.
"Siamo sulla buona strada," disse. "Ma per ora è meglio fermarci."
Detto ciò, staccarono sia il video che l'audio nella cella di Kalki, lasciandola sola con il monitor spento. Fu in quel momento che anche Kalki cedette, i sensi la abbandonarono e sprofondò nel buio.
Nel Silenzio della Prigionia
Quando Kalki si risvegliò, tutto era silenzio. Le luci soffuse delle celle creavano un'atmosfera spettrale. Si guardò intorno, il monitor di fronte a lei era ancora spento. Le immagini di Aisha tormentata, legata e sanguinante, la perseguitavano. Si sentì sopraffatta dalla disperazione, ma non poteva permettersi di cedere.
Con un respiro tremante, Kalki giurò a se stessa che avrebbe trovato un modo per salvarla. Non sapeva come, ma sapeva che doveva. Perché senza Aisha, tutto il resto non aveva significato. E in quel momento di oscurità, la sua determinazione divenne il suo unico faro di speranza.
Quadrante 2: Nothing
Intanto, molto lontano da lì, nel quadrante 2 di Nothing, Adamas aveva concluso con successo l'addestramento dell'ex terribile demone Ishtar. Ishtar, ora una scintilla a tutti gli effetti, era seconda solo ad Adamas. Questa nuova alleanza aveva un potenziale enorme. Adamas, congiunta alla Rosa, non poteva uscire dalla zona protetta e schermata della Valle delle Streghe. Ma Ishtar poteva, e Ishtar aveva ancora un seguito di demoni da far impallidire gli arcangeli di Zadkiel.
I demoni di Ishtar odiavano Zadkiel e tutti i suoi sottoposti alati. Se talvolta agivano insieme, era solo per reciproca convenienza. Adamas aveva un legame di sangue con Aisha e sapeva perfettamente cosa stava succedendo. L'amore di Adamas per Aisha era immutato, e la sua fedeltà alla resistenza era incrollabile.
Sapeva dove si trovava Aisha. Anche se Adamas non poteva uscire, Ishtar poteva farlo. E non ci fu bisogno di molte parole: Ishtar sapeva già cosa doveva fare.
La Cacciatrice: Il Demone Ishtar
"Per un'ultima volta, ancora e solo per questa volta," disse Ishtar con voce decisa, "Zadkiel vedrà il volto della Cacciatrice. Riunirò tutti i demoni del quadrante 9. Nessuno di loro è devoto a Serak; i demoni del quadrante Ishtar sono devoti a Ishtar. Ci vedremo ad Heaven, nel confine sud-ovest del quadrante 5. Ci saranno tutti i demoni del quadrante 9 e, soprattutto, ci sarà alla testa il demone Ishtar."
Il viaggio non sarebbe stato breve, ma i demoni, soprattutto quelli del calibro di Ishtar, viaggiano veloci. La determinazione di Ishtar era palpabile. Aveva un piano e una missione: salvare Aisha e Kalki dalle grinfie degli arcangeli ribelli. La sua mente era già focalizzata sulla battaglia imminente.
Il potere di Ishtar risuonava mentre preparava il suo esercito, evocando ogni demone devoto. I cieli di Heaven, il paradiso artificiale del quadrante 5, presto avrebbero visto scatenarsi un inferno. Le forze di Zadkiel, abituate alla loro supremazia, stavano per affrontare una furia mai vista prima.

Mentre gli arcangeli si preparavano per la loro giornata, ignorando la minaccia incombente, Ishtar e il suo esercito avanzavano senza sosta. Ogni passo verso Heaven era un passo verso la liberazione di Aisha e Kalki. I demoni si radunavano, ognuno alimentato dall’odio feroce verso Zadkiel e i suoi accoliti.

La battaglia che si profilava all'orizzonte non era solo una lotta per il potere o la supremazia. Era una lotta per l'amore, la fedeltà, e la libertà delle scintille. E in questa battaglia, Ishtar era pronta a dare tutto. Perché sapeva che, alla fine, l'unica cosa che contava era la libertà di coloro che amava.
Nel paradiso di Heaven, presto, sarebbe scoppiato l'inferno.
La Calma prima dell’Inferno
Quella mattina, il silenzio di Heaven era inquietante. Un silenzio che preludeva a qualcosa di terribile. Intorno al perimetro di Heaven, centinaia di migliaia di demoni si radunavano, armati fino ai denti, pronti a scatenare la loro furia. Non c'era spazio per muoversi, nemmeno un ago sarebbe potuto passare tra di loro. Ogni demone attendeva con impazienza, bramando di annientare Zadkiel e i suoi angeli. Ma dovevano aspettare Ishtar, e Ishtar era vicina.
Dentro le celle, il clima era teso. I frangitori entrarono nella cella di Aisha, che era ancora svenuta, con il sangue che le colava dalla ferita alla testa. Ricollegarono i fili e riaccesero i monitor e l'audio nella cella di Kalki.
Kalki, sveglia e devastata, guardava la sua amata con le lacrime agli occhi. La testa bionda di Aisha penzolava, le gambe inerti. Sapeva che la scossa l'avrebbe fatta gridare e sussultare, un'agonia insopportabile.
Il frangitore azionò la leva, ma non successe niente. Si guardarono perplessi, incapaci di comprendere cosa stesse accadendo.
Il Buio
Improvvisamente, il buio calò su Heaven. Un grido echeggiò, un grido di guerra che pochi avevano conosciuto e che ricordavano con terrore. Era il grido della Cacciatrice, Ishtar, e questa volta era veramente incazzata.
Ishtar si manifestò nella cella di Aisha, disintegrando i frangitori con un solo gesto. Liberò Aisha, la prese in braccio e si trasportò nella cella di Kalki. Kalki, vedendo Ishtar, le saltò letteralmente in braccio nonostante avesse già Aisha tra le braccia. Ishtar disse con voce ferma: "Non muovetevi da qui finché non sarà tutto finito. Prenditi cura di Aisha, sta male, ma ce la farà."
I Demoni del Q9: La Battaglia di Heaven

Nel frattempo, un'infinità di demoni, una legione per una volta dalla parte giusta, disintegrava una dopo l'altra le difese degli arcangeli. Arrivarono fin sotto la cattedrale di Zadkiel. Il buio totale aveva invaso Heaven. Zadkiel, seduto nella sua poltrona, si voltò al rumore dell’esplosione della porta del suo ufficio. Dietro di essa c'era Ishtar.

"Tu, infame, hai la mia Rosa," ringhiò Ishtar, il volto contratto dalla rabbia. Zadkiel la fissò con disprezzo, ma non ebbe il tempo di reagire. Le fiamme dell'inferno di Ishtar lo avvolsero, facendolo gridare di dolore. "Questa è per Aisha!" gridò Ishtar, lanciando altre fiamme. Zadkiel urlava ancora più forte.
"Questa è per Kalki!" Un'altra fiammata lo fece contorcere.
"E questa è per me, infame!" Con un ultimo, devastante colpo, Ishtar lo scaraventò fuori dal suo ufficio e fuori da Heaven, forse addirittura da tutti i quadranti del metaverso.
La Luce della Giustizia sugli Infami di Heaven
Alzando le mani al cielo, Ishtar riportò la luce su Heaven. La battaglia era vinta. I demoni, ora vittoriosi, si dispersero lentamente, lasciando dietro di loro solo la desolazione delle forze sconfitte di Zadkiel.
Kalki, con Aisha tra le braccia, guardò Ishtar con gratitudine e ammirazione. "Grazie," sussurrò, la voce rotta dall’emozione.
Ishtar annuì, il suo sguardo ancora fiammeggiante. "È stato un immenso piacere."
Con queste parole, il terrore di Heaven si dissolse, lasciando spazio alla speranza e alla ricostruzione.
Ishtar, con Kalki che portava Aisha tra le braccia, uscì dalle celle. “Aspettami al piano terra,” disse Ishtar a Kalki, con una determinazione che non ammetteva repliche.
Kalki annuì, stringendo Aisha a sé con cura e scendendo lentamente le scale, ogni passo pesante per l'ansia e la paura ancora palpabili. Raggiunse il piano terra, cercando di trattenere le lacrime mentre posava Aisha con dolcezza su una panca, sussurrandole parole di conforto e speranza.
Il Trionfo di Ishtar
Nel frattempo, Ishtar si diresse verso la terrazza della cattedrale, quella da cui Zadkiel era solito tenere le sue arroganti arringhe. Alzò le braccia al cielo, invocando la sua legione di demoni. “Tornate al Quadrante 9!” tuonò, la sua voce risuonava come un terremoto. “Deponete Serak e rinchiudetelo nella cella più putrida dell'inferno! Poi, ripulite il Quadrante e governatelo da soli. Né Zadkiel con i suoi arcangeli, né Cronos con i suoi arconti dovranno mai più metterci piede. Il Quadrante 9, il Quadrante di Ishtar, sarà da ora in poi un quadrante luminoso. Ma fino a che c’è Serak, siate demoni e annientatelo!”
Un urlo immane si levò dalla folla di demoni, un urlo di trionfo e liberazione che si diffuse per tutto il Quadrante 5, fino a raggiungere le orecchie lontane di chiunque fosse a Land’s End. Era un urlo che segnava la fine di un'era di oppressione e l'inizio di una nuova era di luce.
Ishtar scese poi al piano terra, dove Kalki e Aisha la attendevano. Kalki si alzò di scatto quando la vide arrivare, la speranza riflessa nei suoi occhi stanchi. Ishtar si avvicinò e posò una mano rassicurante sulla sua spalla.
“È finita,” disse, con una dolcezza sorprendente. “Aisha si riprenderà. Ora è tempo di guarigione e ricostruzione. Abbiamo vinto una battaglia, ma la guerra per la libertà continua.”
Kalki annuì, un peso enorme sollevato dal suo cuore. Guardò Aisha, ancora priva di sensi ma viva, e sentì una nuova forza crescere dentro di sé. Le parole di Ishtar le diedero la speranza e la determinazione necessarie per affrontare il futuro.
Il sole del nuovo giorno iniziava a sorgere, portando con sé la luce di una nuova era.
La Vittoria di Tutti
Kalki non poté fare a meno di riflettere su come fino a poco tempo fa Ishtar fosse stata una delle loro peggiori nemiche. Adamas lo diceva sempre: “Non la voglio distruggere, la voglio cambiare.” E aveva avuto ragione. Senza la forza e la potenza di Ishtar, forse questa volta non sarebbero riuscite a salvare l'anima di Aisha. L'anima di una scintilla avrebbe dato a Zadkiel e ai suoi seguaci il potere della creazione e della vita eterna, rendendoli invincibili. Avrebbero vinto la Guerra.
Questa vittoria era di tutti. Era la vittoria di Adamas, che aveva creduto nel potenziale di redenzione di Ishtar. Era la vittoria di Kalki e Aisha, per il loro coraggio, la resistenza e la forza dimostrata. E infine, era la vittoria di Ishtar, la cacciatrice, il demone Ishtar, la scintilla Ishtar.
Ishtar, che solitamente non abbracciava nessuno, regalò un raro sorriso a Kalki. “Prenditi cura di Aisha,” disse con una voce ferma ma gentile. “Io devo tornare da Adamas. C'è ancora tanto da imparare.”
Kalki annuì, ricambiando il sorriso. Anche se non conosceva Ishtar bene quanto Aisha, la rispettava profondamente. “Grazie, Ishtar,” disse. “Senza di te, non ce l’avremmo mai fatta.”
Ishtar le rivolse un ultimo sguardo, pieno di determinazione e una nuova luce di speranza. Poi, con un rapido movimento, scomparve, pronta a tornare alle Pendici dell’Ombra e perfezionare il suo apprendimento sotto la guida di Adamas.

Kalki, con molta delicatezza, prese Aisha tra le braccia e si avviò verso il furgone nero che le aveva portate lì. Non c'era più nessuno a guidarlo. Caricò Aisha nel sedile del passeggero, le legò la cintura e si mise al volante. Si voltò un attimo a guardare Aisha, che respirava abbastanza bene, anche se la strada per la sua completa guarigione sarebbe stata lunga e difficile.
Dal Diario di Aisha (Parte 31) – Lumenforte, Gennaio 2025
Ci sono momenti nella vita in cui guardarsi indietro diventa inevitabile, quasi doloroso. Non è un rimpianto, ma un’esigenza di comprendere. Mi trovo qui, nello stesso luogo in cui tutto ha rischiato di finire, e non posso fare a meno di riflettere su quanto siamo state vicine al baratro.
Abbiamo commesso un errore. Un errore che avremmo potuto evitare. Sapevamo quanto fosse importante il carico che trasportavamo: diciassette rose, ognuna delle quali rappresenta l’essenza più pura delle scintille. Dovevamo portarle in un luogo sicuro, a Land’s End o almeno al Labirinto. Invece, ci siamo concesse il lusso di fermarci, di rilassarci. A Lumenforte, a Lacrimasilva, laghi e castelli che conoscevamo e amavamo, ma che i nostri nemici conoscevano altrettanto bene.
La leggerezza ha un prezzo. E il nostro prezzo è stato altissimo.
Non ricordo tutto. Il dolore era troppo, ogni volta che mi svegliavo era come precipitare di nuovo in un abisso. Ma c’è una cosa che non dimenticherò mai: la sensazione di qualcosa che veniva strappato da dentro di me. Non solo la scintilla, ma la mia anima stessa. Zadkiel e Cronos, con i loro arcangeli, erano a un passo dal riuscirci. Non avevo mai provato un orrore così grande. Ogni fibra del mio essere urlava, ma il mio corpo non rispondeva.
E poi, quando il buio sembrava definitivo, è arrivata lei. Ishtar.
Ishtar. Un tempo il nemico che tutti temevano, che ogni scintilla, me compresa, voleva distruggere. Ma Adamas aveva visto qualcosa di diverso. Mentre noi ci preparavamo a combatterla, Adamas voleva cambiarla. Io fui quella che rischiò tutto per darle una possibilità. Fu una scelta che all’epoca sembrava folle, e forse lo era. Ma oggi, con il cuore pieno di gratitudine, so che è stata la scelta giusta.
Perché se oggi sono qui, se Kalki è qui, se le rose sono ancora nostre, è grazie a lei. Non è stato un angelo a salvarci. Non è stata una scintilla. È stata Ishtar, un ex demone, a vincere per noi.
Penso spesso a ciò che avrebbe significato se Zadkiel fosse riuscito nel suo intento. Se fosse riuscito a strapparmi la scintilla e l’anima, avrebbero vinto la guerra. Quello che cercano da millenni sarebbe diventato realtà. E invece, è stata proprio Ishtar, l’essere che loro stessi avevano usato e tradito, a distruggere i loro piani.
Ho imparato una lezione che non dimenticherò mai. Non importa quanto forte ci sentiamo, quanto sicuri possiamo apparire: la leggerezza può essere fatale. Non abbasserò mai più la guardia. Non mi concederò mai più il lusso di credere che il pericolo sia lontano.
Ma ho imparato anche qualcos’altro. La redenzione è possibile. Anche dove sembra impossibile. Ishtar ne è la prova vivente, o meglio, scintillante. E grazie a lei, ho capito che persino nel buio più profondo ci sono scintille pronte a bruciare più luminose che mai.