
Aisha
عائشة
Cap. 27: La Fata dei Colori

Lacrimasilva, Primavera 2023
Kalki mise in moto il furgone degli agenti e partì, dirigendosi a Lacrimasilva, verso la casa di Adamas, dove la Freccia Rossa e le 17 rose le attendevano.
Avevano percorso molta strada, quegli agenti, e ora Kalki si trovava a oltrepassare il confine del Quadrante 8. Con sua grande sorpresa, superò anche la Pianura della Mimosa. Non lontano da lì si trovava il Labirinto. Ogni tanto, Kalki si voltava verso Aisha, cercando di tenerle la mano quando poteva. Dopo ore di viaggio, sfinita, finalmente giunse alla casa di Adamas, l’unica abitazione di Lacrimasilva, esattamente dove quella assurda avventura era iniziata.
Parcheggiò velocemente il furgone e prese Aisha tra le braccia, sfiorandole il viso con delicatezza mentre cercava di tenerla in equilibrio sulla spalla. Con grande sforzo, riuscì a portarla finalmente in casa e la adagiò sul divano. Fu allora che si accorse dei segni lasciati dalle scariche elettriche sul corpo di Aisha. Provò a girarla per vedere meglio la zona cervicale, dove i segni erano ancora più marcati.
Kalki tentò di darle dell'acqua, ma il liquido scivolava inutilmente sul viso di Aisha. Non ricordava che Aisha fosse mai rimasta svenuta così a lungo. L'angoscia iniziò a montare dentro di lei. Non sapeva cosa fare, chi chiamare.
Passò ancora un'ora prima che Aisha mostrasse segni di ripresa. Kalki non si allontanò mai dal suo fianco, guardandola ansiosamente, sperando e pregando che si svegliasse. Quando Aisha finalmente aprì gli occhi, ci vollero dieci minuti prima che riuscisse a pronunciare una parola.
“Kalki...?” mormorò Aisha, la voce debole e spezzata.
“Sono qui, Aisha,” rispose Kalki, prendendole la mano con dolcezza. “Sei al sicuro. Sei a casa.”
Aisha cercò di parlare, ma la fatica e il dolore le rendevano difficile esprimersi. Le lacrime iniziarono a scendere lungo le guance di Kalki. “Ti prego, non sforzarti,” disse, accarezzandole il viso. “Sei stata così forte. Sono qui per te.”
Aisha chiuse gli occhi per un momento, cercando di raccogliere le forze. “Mi hanno... torturata,” riuscì a dire infine, con un filo di voce.
Kalki annuì, stringendole la mano con più forza. “Lo so, amore. Ma sei sopravvissuta. E adesso sei qui, con me.”
Le due ragazze rimasero in silenzio per un momento, assaporando il conforto della reciproca presenza. Kalki continuava a carezzare il viso di Aisha, cercando di trasmetterle tutta la sua forza e il suo amore.
“Sono così dispiaciuta,” sussurrò Aisha, le lacrime che iniziavano a scorrere sul viso. “Non volevo che tu...”
“Non dirlo,” la interruppe Kalki, baciandole dolcemente la fronte. “Non è colpa tua. Abbiamo passato l’inferno, ma ora siamo qui. Insieme.
Aisha riuscì a sorridere debolmente, sentendo la sincerità e la passione nelle parole di Kalki. “Grazie,” disse, con un filo di voce. “Ti amo.”
“Anch’io ti amo,” rispose Kalki, le lacrime mescolandosi a quelle di Aisha. “E farò qualsiasi cosa per proteggerti.”
Kalki osservò Aisha con attenzione, cercando di capire quanto fosse debilitata. "Vuoi qualcosa da mangiare o da bere?" le chiese con dolcezza.
Aisha fece un cenno con la testa. "Solo dell'acqua, per favore."
Kalki si affrettò a portarle un bicchiere d'acqua. Aisha bevve seduta sul divano, ma quando provò ad alzarsi, le gambe non la sostennero e ricadde all'indietro.
"Non muoverti," disse Kalki, la voce preoccupata ma ferma. "Aspetta un po'."
Aisha faticava a mettere a fuoco. "Cos'è successo?" chiese, la voce spezzata e confusa.
Kalki sapeva che la risposta sarebbe stata difficile da dare in quel momento. "Ti racconterò tutto domani," disse, cercando di rassicurarla. "È successo qualcosa di straordinario."
Aisha sorrise debolmente. "Davvero? Ma come è pos..." parlava a singhiozzo, la fatica evidente.
"Non preoccuparti ora," rispose Kalki, accarezzandole i capelli. "È meglio che ti metta a letto. Domani ti racconterò tutto, o almeno quello che so... perché anch'io ho ancora dei vuoti."
Aisha annuì. "Va bene," sussurrò, tentando di nuovo di alzarsi. Kalki era già pronta a sostenerla, la prese delicatamente in braccio e la portò su per le scale, nella camera di sopra.
Adagiò Aisha sul letto con delicatezza, notando che gli occhi di lei erano già chiusi per la stanchezza. Kalki si chinò e la baciò sulla fronte. "Ti amo," mormorò, poi si infilò sotto le coperte accanto a lei.
Dormirono abbracciate tutta la notte, il calore dei loro corpi un conforto in mezzo al caos che avevano vissuto. Kalki rimase sveglia per un po', ascoltando il respiro di Aisha, rassicurata dal suo ritmo regolare. Pensò a tutto quello che era successo, a quanto erano state vicine a perdere tutto, e a quanto fosse incredibile che fossero ancora lì, insieme.
Mattino a Lacrimasilva
La notte passò lenta e tranquilla, e quando il mattino arrivò, con la luce che filtrava attraverso le tende, Kalki sentì una calma che non provava da tempo.
La prima cosa che Kalki fece fu assicurarsi che Aisha respirasse bene. Osservò il suo petto alzarsi e abbassarsi con regolarità e sentì un'ondata di sollievo. Sembrava tutto a posto. Decise di scendere in cucina per preparare la colazione. Mentre si occupava dei fornelli, sentì un lieve rumore di passi dietro di sé.
Si voltò e vide Aisha in piedi all'ingresso della cucina. Anche se ancora in perizoma, sembrava visibilmente migliorata. I segni lasciati dalle scariche elettriche erano evidenti sulla sua pelle, ma il sonno sembrava averle dato una nuova energia.
"Aisha!" esclamò Kalki, correndo ad abbracciarla. La strinse forte, sentendo il calore del corpo dell'amica contro il suo.
Aisha ricambiò l'abbraccio, ma Kalki poteva vedere le domande nei suoi occhi, domande a cui non era pronta a rispondere subito. Realizzò che Aisha non aveva visto nulla della cella o del furgone. I ricordi di Aisha erano confusi, interrotti dal dolore e dai brevi momenti di lucidità.
"Vieni," disse Kalki, con un sorriso che cercava di trasmettere calma e sicurezza. "Ora ci facciamo una bella doccia, poi mangiamo qualcosa e facciamo due passi. Qua in fondo c'è il lago e potrai cominciare a fare domande... ma dopo."
Aisha annuì, fidandosi completamente di Kalki. Salirono insieme al piano di sopra, e Kalki aiutò Aisha a sfilarsi il perizoma. L'acqua calda della doccia fu un sollievo per entrambe. Kalki lavò con cura ogni segno lasciato dalle scariche elettriche, sentendo il bisogno di prendersi cura di Aisha, di assicurarsi che fosse davvero tornata.
Dopo la doccia, si vestirono e tornarono in cucina. Kalki aveva preparato una colazione semplice ma nutriente: uova strapazzate, pane tostato e frutta fresca. Si sedettero al tavolo, e Aisha cominciò a mangiare con appetito.
Dopo qualche boccone, Aisha guardò Kalki, la curiosità e l'incertezza visibili nei suoi occhi. "Kalki... cosa è successo davvero? Ho dei ricordi confusi, non riesco a mettere tutto insieme."
Kalki sospirò, cercando le parole giuste. "Aisha, ci sono cose che devo ancora riordinare nella mia testa. Anche io ho dei vuoti, delle cose che non conosco. Ma ti prometto che ti racconterò tutto. Aspettiamo di essere al lago, okay? Lì potremo parlare con calma."
Aisha annuì, accettando la risposta. "Va bene, aspetterò."
Finirono la colazione in silenzio, ma era un silenzio carico di complicità e fiducia. Kalki sentiva che il momento delle spiegazioni sarebbe stato difficile, ma era determinata a farlo nel modo giusto, dando ad Aisha tutto il tempo di cui aveva bisogno per comprendere e assimilare ciò che era successo.
La Verità al Lago di Lacrimasilva
Arrivate al lago, Aisha guardò Kalki in attesa. C'era una domanda silenziosa nei suoi occhi, ma Kalki voleva prendere il suo tempo per spiegare tutto con precisione.
"Prima un bagno," disse Kalki con un sorriso, cercando di alleggerire l'atmosfera.
Scherzarono nell'acqua, come avevano sempre fatto. L'acqua era fredda ma rinvigorente, e per un momento, tutto il dolore e la confusione sembravano lontani.
Alla fine, uscirono dall'acqua e si gettarono sulla spiaggia, esauste ma felici. Kalki si sdraiò accanto ad Aisha, il respiro ancora affannato dalla risata e dal nuoto.

"Okay, ora sono pronta a parlare," disse Kalki, voltandosi verso Aisha. "Ma prima, voglio che tu sappia che siamo al sicuro. Ishtar è con noi, Adamas è con noi. E soprattutto, io sono con te."
Aisha annuì, prendendo una profonda boccata d'aria. "Lo so, Kalki. Mi sento al sicuro con te. Ma ho bisogno di sapere cosa è successo. Ho bisogno di capire."
Kalki le prese la mano, stringendola forte. "Ti racconterò tutto. Ma devi sapere che ci sono ancora cose che nemmeno io comprendo completamente."
Aisha si rilassò leggermente, fiduciosa nelle parole di Kalki. "Va bene, raccontami."
E così, sotto il sole caldo del quadrante 8, Kalki iniziò a raccontare. Parlarono per ore, condividendo ogni dettaglio, ogni frammento di ricordo, ogni emozione. La tensione si allentò man mano che le parole fluivano, trasformandosi in una connessione ancora più profonda tra le due.
Alla fine, quando tutte le parole erano state dette, si sdraiarono in silenzio, guardando il cielo. Sentivano di aver superato qualcosa di immenso, e ora erano pronte a ricostruire, a guarire insieme.
Ritorno dal Lago
Mentre tornavano dal lago lungo il sentierino, Kalki osservava Aisha con uno sguardo misto di sollievo e ammirazione.
Il silenzio tra loro era interrotto solo dai richiami degli uccelli e dal rumore dei loro passi. Era un silenzio che parlava di comprensione, di momenti condivisi che non avevano bisogno di parole.
"Devo dire che Lacrimasilva ha il suo fascino," disse Kalki, interrompendo il silenzio. "Ma non vedo l'ora di uscire da questo quadrante."
"Lo faremo domani," rispose Aisha, con uno sguardo che mescolava malinconia e determinazione.
L'Ultima Notte a Lacrimasilva
Tornate alla casa, il sole stava calando, dipingendo il cielo di colori caldi. Kalki si occupò di sistemare il furgone, caricando la moto e controllando che le rose fossero ben protette. Aisha, invece, si lasciò cadere sul divano, osservando la stanza con uno sguardo che mescolava nostalgia e determinazione.
Quella sera, la trascorsero a sistemare le ultime cose e a condividere ricordi, risate e momenti di complicità. La casa, con tutto il suo peso emotivo, era diventata un simbolo del loro passato. Ma il futuro le chiamava, e loro erano pronte a rispondere.
Verso la Pianura della Mimosa
Kalki e Aisha si svegliarono presto, caricarono la moto nel furgone, controllarono le rose per l'ennesima volta, e partirono.
Il viaggio attraverso il Quadrante 8 fu sorprendentemente tranquillo. Kalki guidava, mentre Aisha, ancora debole ma determinata, osservava il paesaggio cambiare lentamente. Il furgone nero era un rifugio sicuro.
Quando finalmente arrivarono a Nocturnia il cartello all'ingresso del paese sembrava quasi beffardo. "A seconda di dove arrivate, questo è il primo o l'ultimo paese del Mondo Oscuro – Nocturnia." Kalki accostò nella piazza centrale, spegnendo il motore.
Nocturnia
Kalki e Aisha scesero dalla cabina di guida, osservando le strade silenziose e i lampioni tremolanti. Decisero di esplorare un po' il paese per capire se valeva la pena cercare una locanda o se fosse meglio dormire nel furgone.
Mentre aprivano il portellone posteriore del furgone per controllare l'interno, Kalki fu presa da un'ondata di pensieri. Era quasi ridicolo pensare che stavano viaggiando con lo stesso furgone degli agenti di Serak che le avevano rapite. L'immagine di uno degli agenti che colpiva Aisha con il calcio del fucile, addormentandola per quasi due giorni, le balenò davanti agli occhi.
Kalki vide Aisha sorridente, come la vedeva sempre quando erano insieme, ma il contrasto con quell'immagine violenta e dolorosa fu troppo forte. Il cuore le batteva all'impazzata, il respiro divenne affannoso, e si appoggiò al furgone, cercando di mantenere l'equilibrio.
Aisha, notando il cambiamento repentino nell'atteggiamento di Kalki, le si avvicinò con preoccupazione. "Kalki, che succede? Stai bene?"
Kalki scosse la testa, cercando di scacciare quei ricordi oscuri. "È solo... ho avuto un flashback di quel giorno. Quando l'agente ti ha colpito... non riesco a togliermelo dalla testa."
Aisha la guardò negli occhi, prendendole le mani. "Sono qui, Kalki. Sono al sicuro. Quello è passato."
Kalki inspirò profondamente, cercando di calmarsi. "Lo so, ma ogni tanto quei ricordi tornano. E vederti sorridere, sapere che ti amo così tanto... rende tutto più difficile da gestire."
Aisha le accarezzò il viso con dolcezza. "Andrà tutto bene. Supereremo anche questo. Adesso, cerchiamo un posto dove passare la notte, va bene?"
Kalki annuì, trovando conforto nella vicinanza di Aisha. Chiusero il portellone del furgone e iniziarono a camminare per le strade di Nocturnia. Le case erano antiche, costruite in pietra scura, con finestre strette e tetti spioventi. L'atmosfera del paese era misteriosa, quasi onirica.
Camminarono mano nella mano, osservando le poche persone che si aggiravano per le strade. La gente del posto le guardava con curiosità, ma senza ostilità. Trovarono una piccola locanda con un'insegna di legno scolpita a mano: "La Tana del Lupo."
Entrarono e furono accolte da una donna anziana con occhi acuti e un sorriso accogliente. "Benvenute a Nocturnia. Cercate una stanza per la notte?"
Aisha sorrise. "Sì, ci piacerebbe."
La donna annuì e le guidò verso una stanza al piano superiore, arredata in modo semplice ma confortevole. "Ecco, questa sarà perfetta per voi. Se avete bisogno di qualcosa, non esitate a chiedere."
Kalki e Aisha la ringraziarono e si sistemarono nella stanza. Mentre si preparavano per la notte, Aisha si avvicinò a Kalki, abbracciandola da dietro. "Sai, questo posto ha qualcosa di magico. Forse è davvero l'ultimo paese del mondo oscuro, ma qui mi sento al sicuro con te."
Kalki si girò, ricambiando l'abbraccio. "Anche io. E prometto che, ovunque andremo, farò del mio meglio per proteggerti e per affrontare i miei demoni interiori."
Aisha sorrise, alzandosi sulle punte per darle un bacio. "Lo so, Kalki. E io sarò sempre qui per te. Ora, andiamo a fare un giro per questo strano paese prima di tornare qui a riposare."
Uscirono dalla locanda e camminarono per le vie illuminate dai lampioni. Ogni angolo di Nocturnia aveva un'aria di mistero e incanto. Trovarono una piccola piazza dove alcuni abitanti del posto si erano radunati per raccontare storie e cantare canzoni. Si unirono al gruppo, ascoltando e partecipando alla vita del villaggio.
Il paese, con le sue ombre e i suoi segreti, sembrava accoglierle come se fossero sempre state parte di esso. La serata si riempì di risate, storie e momenti di condivisione che scacciarono i ricordi dolorosi, sostituendoli con la magia del presente.
Quando tornarono alla locanda, Kalki sentiva che qualcosa era cambiato. Aveva affrontato un pezzo del suo passato oscuro e ne era uscita più forte. Aisha, al suo fianco, era la luce che illuminava ogni angolo buio della sua mente.
Il Furgone Variopinto
La mattina arrivò, Aisha si stiracchiò, aprendo gli occhi lentamente, ma presto si accorse che qualcosa mancava. Kalki non era accanto a lei. Il lato del letto di Kalki era freddo e vuoto.
Si alzò in fretta, infilando una vestaglia e uscendo dalla stanza. La cercò dapprima nel salone da pranzo e poi nella sala colazione, ma Kalki sembrava svanita nel nulla. Aisha chiese alla signora della locanda, una donna gentile e attenta, che le rispose con un sorriso tranquillo.
"La tua amica è uscita di buonora," disse la signora. "Sembrava sapere esattamente dove andare."
Aisha sospirò, già immaginando che Kalki stesse combinando qualcosa di strano. Non era preoccupata, ma conosceva abbastanza bene Kalki da sapere che poteva aspettarsi qualsiasi cosa. Uscì dalla locanda e, con sorpresa e divertimento, vide Kalki con un pennello e un barattolo di vernice.
Kalki era in piedi accanto al furgone, dipingendo con colori completamente casuali, senza alcuna logica apparente. Il nero opprimente del furgone era ora coperto da macchie di rosso, blu, giallo e verde. Aisha non poté fare a meno di ridere, cercando di non farsi notare, mentre osservava la scena da lontano.
Kalki sembrava completamente assorta nel suo "capolavoro", ignorando tutto il resto intorno a lei. Alla fine del paciugo, scrisse con grandi lettere su un lato del furgone "AISHA" e sull'altro lato "KALKI". Si fermò un attimo ad osservare il risultato con aria soddisfatta, come se avesse appena completato un'opera d'arte.
Aisha non poté più trattenersi e intervenne, avvicinandosi con un sorriso incredulo. "Kalki, ma che cosa stai facendo?"
Kalki si girò verso di lei, gli occhi brillanti di entusiasmo. "Stavo solo dando un po' di colore alla nostra vita. Non ti piace?"
Aisha guardò il furgone, cercando di trovare le parole giuste. "È... beh, è sicuramente unico."
Kalki scoppiò a ridere. "Sì, è unico, proprio come noi."
Aisha scosse la testa, ancora sorridendo. "Ora tutti sapranno di chi è questo furgone."
Kalki la prese per mano, tirandola verso il furgone. "Esattamente. E poi, non è male essere un po' eccentrici. Dopo tutto, chi vuole essere normale?"
Aisha rise, sentendo il calore e l'affetto nell'atteggiamento di Kalki. "Va bene, pazza ragazza. Vediamo come reagiranno le persone quando ci vedranno passare con questo."
Salirono nel furgone, pronte a partire per il loro viaggio verso il quadrante 5 e la piana della mimosa. Mentre percorrevano le strade tortuose del paese, Aisha guardava fuori dal finestrino, sentendosi più leggera e felice.
"La prossima volta, avvisami prima di fare qualcosa di così pazzo," disse Aisha, ridendo.
Kalki le lanciò un'occhiata complice. "Ma dove sarebbe il divertimento, altrimenti?"
La Pianura della Mimosa
Il viaggio verso la pianura della mimosa si rivelò un cambiamento di atmosfera tanto quanto il furgone multicolore rappresentava un cambiamento rispetto al loro solito stile. Mentre si allontanavano da Nocturnia e dal mondo oscuro, il paesaggio cominciava a trasformarsi. Il nero e il grigio dell’oscurità lasciavano il posto al giallo vibrante delle mimose e al verde lussureggiante della foresta.

Le mimose erano come un tappeto dorato che si stendeva a perdita d’occhio, contrastando meravigliosamente con il verde intenso degli alberi circostanti. L'aria stessa sembrava più leggera, carica di freschezza e della promessa di nuove avventure.
“Guarda, Kalki,” disse Aisha, indicando il panorama che si apriva davanti a loro. “Non è bellissimo?”
Kalki annuì, sorridendo. “Sì, è meraviglioso. E il furgone si adatta perfettamente a questo paesaggio.”
Guidando attraverso il quadrante 8, sapevano che il labirinto non sarebbe stato facile da trovare, nonostante la familiarità di Aisha con la zona. Le intricate vie del quadrante erano piene di segreti e misteri, e il labirinto di Adamas era uno dei luoghi più enigmatici.
Era già pomeriggio quando si resero conto di avere fame. Kalki avvistò un ristorantino pittoresco situato vicino a un lago scintillante, la cui superficie rifletteva il cielo blu e le mimose dorate. Decisero di fermarsi lì per una pausa ristoratrice.
Una volta parcheggiato il furgone, scesero e si diressero verso il ristorante. L’atmosfera era serena e invitante, con un leggero vento che portava il profumo delle mimose fino a loro. Scelsero un tavolo all'aperto, con vista sul lago.
Appena sedute, una cameriera amichevole si avvicinò per prendere l’ordinazione. “Benvenute! Cosa posso portarvi?”
Aisha rispose con un sorriso. “Qualcosa di leggero e rinfrescante, per favore. Magari un’insalata di mimose e un po’ di frutta fresca.”
Kalki annuì, aggiungendo. “E anche due bicchieri del vostro miglior vino bianco, per favore.”
Il pranzo arrivò presto e si rivelò delizioso. L’insalata di mimose era fresca e croccante, e il vino bianco era perfetto per accompagnare il pasto. Dopo aver mangiato, si sentirono rinvigorite e pronte per affrontare la ricerca del labirinto.
Ritornate al furgone, Aisha si voltò verso Kalki con uno sguardo determinato. “È ora di trovare quel labirinto. Sei pronta?”
Kalki sorrise, salendo al posto di guida. “Pronta come non mai. Andiamo a scoprire cosa ci riserva la pianura della mimosa.”
Le Siepi del Labirinto
Kalki guidava lentamente, con un occhio fisso sulla strada e l’altro che si spostava di tanto in tanto su Aisha, che, con l’agilità di un felino, si era arrampicata sul tetto del furgone. Era un'immagine affascinante, la figura di Aisha stagliata contro il cielo mentre scrutava l'orizzonte in cerca delle siepi che componevano il labirinto.

“Vedi qualcosa?” chiese Kalki, il tono intriso di curiosità e una punta di impazienza.
Aisha non rispose immediatamente, concentrata a esaminare il paesaggio. Poi, improvvisamente, si voltò e rovesciò la testa sul parabrezza del furgone, facendo un gesto entusiasta con la mano. “Le ho trovate!” gridò, indicando un punto in lontananza.
Kalki seguì il dito di Aisha e, in effetti, intravide delle sagome verdi che spuntavano all'orizzonte. Le siepi sembravano quasi ondeggiare nell'aria calda del pomeriggio, una serie di alte barriere vegetali che formavano l’ingresso al misterioso labirinto.
Dirigendosi verso di loro, Kalki trovò un punto sicuro dove parcheggiare il furgone. Voleva essere abbastanza vicina per raggiungere facilmente il labirinto, ma abbastanza lontana da non attirare l’attenzione indesiderata. Spensero il motore e scesero dal veicolo.
Le siepi erano imponenti, alte almeno tre metri, e sembravano muoversi leggermente, come se fossero vive. Aisha si avvicinò con cautela, toccandone una con la mano. “Eccoci qua,” disse, con un sorriso misto di eccitazione e nostalgia. “È stato tanto tempo fa, ma non ho dimenticato come funziona.”
Kalki si avvicinò, osservando attentamente la struttura delle siepi. “E quindi? Come facciamo a entrare senza perderci per sempre?”
Aisha spiegò la formula magica che utilizzava i movimenti delle siepi, una combinazione complessa di numeri e calcoli basati sulla data attuale. “Adamas mi ha insegnato questa formula. Solo lei, la sua amica strega e io la conosciamo. Calcola i cambiamenti delle siepi in base al calendario. È come una chiave che sblocca il percorso.”
Prese un pezzo di carta e una penna e cominciò a scrivere, calcolando mentalmente le variazioni del giorno. Dopo qualche minuto, alzò lo sguardo, sicura di sé. “Dobbiamo seguire questo percorso. Ogni giorno cambia, ma oggi dobbiamo girare a destra alla prima biforcazione, poi a sinistra, e così via.”
Kalki annuì, fidandosi completamente delle capacità di Aisha. “Andiamo, allora.”
Il Labirinto di Adamas
Camminarono fianco a fianco, seguendo le istruzioni di Aisha. Ogni passo era calcolato, ogni svolta attentamente misurata. Le siepi sembravano quasi osservarle, come guardiani silenziosi del labirinto.
Mentre procedevano, Kalki non poté evitare di riflettere sulla loro situazione. Erano in un luogo che cambiava costantemente, un simbolo perfetto della loro stessa vita, sempre in movimento, sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e sconosciuto. Ma c’era una cosa che restava costante: il loro legame.
Alla fine, dopo quella che sembrava un’eternità, raggiunsero il centro del labirinto. Era un’area aperta, un piccolo giardino circondato da fiori luminosi e profumati. Al centro, una panchina di pietra su cui erano incisi simboli antichi.
Aisha si girò verso Kalki, gli occhi brillanti di eccitazione e orgoglio. “Eccoci. Questo è il rifugio di Adamas.”
La Piccola Casa di Adamas
In mezzo al labirinto, nascosta tra le siepi alte e maestose, sorgeva la piccola casa di Adamas, progettata e realizzata da lei stessa per ospitare soltanto due persone. Era un rifugio intimo e segreto, un luogo di pace e protezione. Aisha conosceva bene quella casa; c'era già stata, salvata dai lupi grazie alla strega che le aveva insegnato molto, inclusa la scoperta della sua vera natura: una fata, la fata dei colori. Dentro di lei, dentro la sua anima, ardeva una scintilla speciale.
Mentre si sedevano nel giardino, Aisha indicò un punto preciso a Kalki. "Proprio lì," disse con un sorriso nostalgico, "è dove tutto è iniziato per me. Grazie a un portale creato dalla strega, sono entrata qui e mi sono svegliata proprio in quel punto. Ero svenuta per paura dei lupi di Hell."
Kalki rise, trovando buffo il racconto, ma Aisha era seria. "È la verità," insistette, "così ho conosciuto il labirinto, grazie alla strega. Poi ci sono tornata con Adamas quando l'ho salvata dai demoni di Bergderbil, che poi coincide con l’inizio di questo viaggio, prima che tu e io ci unissimo."
Kalki era affascinata dalla storia di Aisha. La guardava con ammirazione e amore, comprendendo quanto significato avesse per lei quel luogo. "E buona parte del mio tirocinio per il dono," continuò Aisha, "l'ho fatto proprio tra queste siepi."
Poi si alzarono e si avvicinarono alla piccola casa di Adamas, le mani intrecciate. Era una costruzione semplice ma accogliente, fatta di legno e pietra, con una porta dipinta di colori vivaci. Entrarono e sentirono subito l'atmosfera calda e protettiva. C'erano dipinti alle pareti, opere della strega e opere di Aisha. Alcune di esse le aveva create sotto la guida della strega.
"Questo posto è incredibile," disse Kalki, girando lo sguardo intorno.
"Sì, lo è," rispose Aisha, stringendosi a lei.
Quando la sera cominciò a calare, decisero di prepararsi per la notte. Si sistemarono in una stanza accogliente con un grande letto soffice. Aisha si stese, guardando Kalki con un sorriso malizioso.
Si baciarono dolcemente, lasciandosi andare alla passione e all'amore che le legava. La notte passò in un turbinio di emozioni, parole sussurrate e carezze delicate.
Dal Diario di Aisha (Parte 32) – Lumenforte, Gennaio 2025
Ci sono luoghi che sembrano parlare all'anima. La casa di Adamas nel cuore del labirinto era uno di quei luoghi. Circondata dalle siepi alte e silenziose, ogni passo sembrava sussurrare storie di antichi segreti. In quel rifugio, il tempo sembrava fermarsi, e ogni respiro era in sintonia con il battito del metaverso stesso.
Non avrei mai pensato di tornare lì. La prima volta, fui salvata dai lupi di Hell dalla strega che mi accolse in quella casa. Fu lei a riconoscere chi ero veramente, a insegnarmi che la fata dei colori non era scomparsa, ma solo nascosta dentro di me. Eppure, l’ultima volta che tornai, lei non c’era più. Né io né Adamas sapevamo dove fosse finita. Quando ci dirigemmo al labirinto, eravamo convinte che l’avremmo trovata lì, ma non accadde. Mi chiedo spesso cosa le sia successo e se mai la rivedremo. È un pensiero che mi accompagna ancora oggi.
Quella casa diventò il nostro rifugio. Kalki ed io passammo lì tutta l'estate e parte dell'autunno. La pace di quel luogo fu un balsamo per il corpo e lo spirito. Trovai tele e pennelli appartenuti alla strega, e per la prima volta da molto tempo ripresi a dipingere. I miei colori raccontavano il nostro viaggio, i volti di chi avevo amato, e il legame indissolubile che mi univa a Kalki. Ogni pennellata era un frammento della mia anima che si riaccendeva, come se quei colori fossero la mia stessa linfa.
C’era un punto nel labirinto dove ci spingevamo spesso, oltre le siepi. Nelle giornate limpide, guardando verso nord-est, vedevamo una distesa gialla che si estendeva all’orizzonte. Non sapevamo cosa fosse, ma aveva qualcosa di magnetico. Era come se ci chiamasse, eppure qualcosa ci tratteneva. Ora so che quello era Wahnfried, il luogo di origine, dove le scintille furono create. All’epoca, non lo sapevamo, ma sentivamo che avremmo scoperto il suo significato solo quando sarebbe stato il momento giusto.
Le rose erano con noi, nascoste e al sicuro, ma non potevamo acquisirle. Zadkiel ci avrebbe individuate immediatamente, mettendo a rischio non solo noi ma l'intero viaggio. Era una tentazione difficile da resistere, ma sapevamo che era l’unica scelta possibile. Kalki ed io parlavamo spesso di cosa significasse portare quel carico, di come il nostro viaggio fosse diverso da quello di chiunque altro. Ci sentivamo guardiane di un segreto troppo grande per essere svelato.
Quando l’autunno avanzò, arrivò anche la consapevolezza che dovevamo ripartire. Le acque si erano calmate, almeno in apparenza, e il Quadrante 5 ci aspettava. Land’s End era la nostra meta, il luogo dove le rose avrebbero trovato protezione.
Mentre preparavamo le ultime cose per il viaggio, mi resi conto di quanto quella casa mi avesse dato. Era un luogo che non dimenticherò mai, un capitolo importante del nostro percorso. Eppure, sapevo che il nostro cammino era ancora lungo e che le sfide che ci aspettavano avrebbero messo alla prova tutto ciò che avevamo imparato lì.
Con un ultimo sguardo alle siepi del labirinto e un ultimo respiro di quel luogo sacro, partimmo. Ma una parte di me resterà per sempre in quella casa, tra quei colori e quelle mura. Perché lì ritrovai una parte di me stessa che non sapevo nemmeno più di avere.
Piana della Mimosa (Labirinto), Autunno 2023
L'ultima mattina nel labirinto di Adamas giunse, avvolgendole nel calore del loro abbraccio. Si svegliarono lentamente, concedendosi il piacere di un risveglio tranquillo. Decisero di fare una doccia insieme, proprio come la sera precedente. Sotto l'acqua calda, risero, si presero in giro e si persero nei ricordi dei giorni passati, intrecciandoli ai piani per il futuro.
La conversazione continuò in cucina, durante una colazione semplice ma carica di complicità, e persino mentre si vestivano per la partenza. Jeans neri in latex, mini top neri e giacche di pelle: pronte per affrontare il prossimo capitolo del loro viaggio.
Caricarono la moto nel furgone, un’idea brillante di Kalki. "È più sicuro così," aveva detto. "Possiamo fermarci dove vogliamo, dormire al sicuro e avere sempre la moto con noi, pronta per l’avventura."
Aisha osservò la casa per un ultimo istante, un sorriso malinconico sulle labbra. "Questo posto ci ha dato la forza per andare avanti," disse, accarezzando con lo sguardo ogni angolo. "Ma ora è tempo di partire."
Salirono sul furgone e si lasciarono alle spalle la pianura della mimosa, con i suoi toni di verde e giallo vibrante, per inoltrarsi in territori più oscuri e insidiosi.
Durante il viaggio, Kalki non poteva fare a meno di osservare Aisha con ammirazione. La sua determinazione e il coraggio erano una fonte inesauribile di ispirazione. Conosceva ogni pericolo del metaverso oscuro, ogni insidia, eppure non si lasciava mai intimidire.
Quando raggiunsero i confini del quadrante 5, si fermarono per un momento, lasciando che il paesaggio che cambiava davanti a loro parlasse da sé. La città di luce, Land's End, era ancora lontana, nascosta tra le ombre e i segreti del metaverso oscuro.
“Ce la faremo,” disse Kalki, stringendo con forza la mano di Aisha. La sua voce era ferma, sicura.
Aisha annuì, gli occhi pieni di determinazione. “Sì, ce la faremo. Le diciassette rose devono essere consegnate, e nulla potrà fermarci.”