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Aisha

 عائشة

Cap. 3: Il Castello di Barlow

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Lumenforte, estate 2022 - Il Richiamo del Castello

Adamas e Aisha camminavano lungo la strada sterrata che portava al paese, il sole che filtrava tra gli alberi illuminava il sentiero con una luce dorata. Nonostante il paesaggio tranquillo, la tensione era palpabile. Aisha sentiva le emozioni delle persone intorno a lei come onde travolgenti, un effetto collaterale del Dono appena ricevuto. Ogni ombra, ogni suono sembrava amplificato, e lei lottava per mantenere la calma.

“Sta succedendo qualcosa,” mormorò Aisha, cercando di ignorare la nausea che le serrava lo stomaco. “Posso sentirlo.”

Adamas le strinse la mano, un gesto che sembrava trasmetterle un po’ di quella forza che l’aveva sempre contraddistinta. “Non preoccuparti. Ci sono io con te.”

Il paese apparve all’improvviso, una manciata di edifici in pietra disposti attorno a una piccola piazza. La quiete era irreale, quasi innaturale. Un oste anziano, con il viso scavato dal tempo, le osservava dall’ombra della sua locanda.

“Barlow vi aspetta,” disse, indicando con un cenno il profilo oscuro di un castello in lontananza.

Adamas e Aisha si scambiarono uno sguardo.

“Chi è Barlow?” chiese Aisha, la voce appena un sussurro.

Adamas rimase in silenzio per un istante troppo lungo. “Un nome che speravo di non sentire più,” disse infine. “È un vampiro… ed è molto pericoloso.”

Il Rapimento

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Poco dopo aver lasciato la locanda, il silenzio fu rotto dal rumore di zoccoli sulla strada. Una carrozza nera, trainata da cavalli dalle criniere lucenti come la notte, si fermò davanti a loro. Senza preavviso, figure incappucciate emersero dall’oscurità, i loro movimenti rapidi e precisi.

Adamas si mise immediatamente in posizione difensiva, ma Aisha, sopraffatta dal peso del Dono, non riuscì a reagire. Le mani fredde dei rapitori la afferrarono, e prima che potesse ribellarsi, la sua vista si oscurò.

“Non ti lascerò!” gridò Adamas, ma un colpo improvviso la costrinse in ginocchio. Caricarono di peso Aisha e costrinsero anche Adamas a salire nella carrozza.

La carrozza avanzava nel buio, il rumore degli zoccoli che colpivano il terreno era l’unico suono a spezzare il silenzio. Adamas teneva lo sguardo fisso su Aisha, priva di sensi accanto a lei, il viso pallido e contratto in un’espressione di dolore. Sentiva la propria impotenza come un peso insostenibile. Non poteva niente contro questi esseri incappucciati, Adamas sentiva che non erano umani, e non erano nemmeno fatti di carne, con tutta probabilità erano androidi.

“Cosa volete da noi?” chiese, ma gli androidi incappucciati che la circondavano rimasero muti, immobili come statue.

Il castello si stagliava davanti a loro, una sagoma scura contro il cielo notturno. Le grandi porte di ferro si aprirono senza un suono, e la carrozza si fermò. Adamas fu trascinata giù dai rapitori, e due di loro sollevarono Aisha con cura.

Le torce lungo le pareti di pietra proiettavano ombre danzanti mentre venivano condotte attraverso corridoi freddi e umidi. Adamas lottava contro la paura, cercando di mantenere il controllo. Il Dono pulsava dentro di lei, ma era instabile, come un fuoco che minacciava di sfuggirle.

Prima che Adamas potesse reagire, altre figure incappucciate si avvicinarono ad Aisha. La sollevarono con facilità, portandola via attraverso una porta laterale.

“Aspettate!” gridò Adamas, cercando di liberarsi dalla presa delle mani che la trattenevano. “Non toccatela!”

Ma la porta si chiuse con un suono sordo, lasciandola sola nella sala. Tentò di lottare, ma un colpo improvviso alla testa la fece crollare a terra.

L’Entrata in Scena

Adamas riaprì gli occhi lentamente. La testa le pulsava, e si accorse che ogni movimento era impossibile: mani e piedi erano saldamente legati a una sedia. La stanza era immersa in una penombra inquietante, rischiarata solo dalla luce tremolante di alcune torce fissate alle pareti.

Un becchino, con il volto nascosto da un cappuccio scuro, apparve silenziosamente alle sue spalle. Con una forza sovrumana, sollevò la sedia con Adamas ancora legata e la spostò fino a posizionarla di fronte a un palco. Le tende, ancora chiuse, ondeggiavano appena, come mosse da un vento impercettibile.

Nella testa di Adamas vi era un unico pensiero: "Devo trovare un modo per uscire di qui. Devo salvare Aisha."

Le tende iniziarono a muoversi lentamente. Il respiro di Adamas si bloccò quando apparve Barlow. Il suo sguardo era freddo, e un sorriso crudele si allargava sul suo volto pallido. La sua presenza era sufficiente a far gelare il sangue nelle vene.

“Benvenuta al nostro piccolo spettacolo,” disse con voce morbida ma inquietante. “Vedi, un tempo Serak e io eravamo nemici, perché esisteva un solo Dono, ed entrambi lo volevamo. Ma ora...”

Barlow si voltò, e una figura imponente emerse dall’ombra. Serak, il Demone, con il suo sorriso malvagio e gli occhi colmi di oscurità, avanzò ridendo.

“Ora i Doni sono due, Adamas,” disse Serak, la sua voce profonda e risonante. “E possiamo dividerceli. Io e Barlow abbiamo trovato un accordo.”

Barlow e Serak si scansarono, e le tende si aprirono del tutto, rivelando ciò che nascondevano.

Al centro del palco, Aisha era appesa per i polsi, il suo corpo immobile e la testa china. Sembrava priva di vita, e il silenzio era più assordante di qualsiasi grido.

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“Aisha! No, vi prego, lasciatela andare! Aisha, rispondi!” urlò Adamas, il terrore che le stringeva la gola.

Barlow fece un passo avanti, il suo sorriso ancora più ampio. “Vedi, Adamas, la tua debolezza è l’affetto che provi per lei. E ora, con lei in nostro potere, il tuo Dono sarà nostro.”

Serak sogghignò, i suoi occhi brillavano di una luce malvagia. “Prima prenderemo il tuo Dono, Adamas, e poi sarà un gioco da ragazzi strapparlo a lei.”

Adamas lottava contro le corde che la tenevano prigioniera, ma la vista di Aisha, appesa e inerte sul palco, era una ferita che non riusciva a sopportare. La sua mente vacillava, sopraffatta da un vortice di terrore e disperazione.

Adamas sussurrò: "Aisha... ti prego, resisti..."

Un dolore acuto le attraversò la testa, come se qualcosa cercasse di strapparle l’essenza. Sentiva le forze abbandonarla, la vista si faceva sfocata. Le gambe cedettero, e un’ultima ondata di disperazione l’attraversò prima che il buio la inghiottisse.

Barlow rise con crudeltà. “Perfetto. È il momento.”

“Prendiamola,” aggiunse Serak, la sua voce carica di soddisfazione. “Adamas non ci fermerà più.”

Adamas svenne, la sua mente si spense, e la stanza cadde in un silenzio inquietante, rotto solo dal respiro pesante dei due antagonisti. Sembrava che il loro piano stesse procedendo senza intoppi. Ma qualcosa di inaspettato stava per accadere.

Adamas, ormai priva di sensi, divenne inaccessibile per Serak e Barlow. I loro poteri, che avrebbero dovuto invadere la sua mente, si infransero contro il vuoto della sua coscienza. Ma Adamas non era sparita: la sua essenza, in un ultimo disperato atto, trovò rifugio dentro Aisha.

Un’energia incredibile attraversò il corpo di Aisha, risvegliandola con un impeto di forza devastante. I suoi occhi si spalancarono, colmi di luce, mentre la connessione tra lei e Adamas si intensificava, fondendo le loro energie in un unico flusso potente.

Un’esplosione di energia pura riempì la stanza. Serak e Barlow furono travolti dalla forza impetuosa, scaraventati contro le pareti. Con un urlo di rabbia e sorpresa, i due si dileguarono nelle ombre, le loro presenze sparendo come fumo.

Gli androidi che pattugliavano il castello si fermarono, i loro movimenti cessarono all’istante, lasciando la stanza in un silenzio irreale.

Aisha, ancora sospesa, usò la sua nuova energia per compiere un’acrobazia straordinaria. Si piegò con agilità, avvolgendo le gambe attorno alla corda e riuscendo a liberarsi con uno scatto preciso. Atterrò con grazia, ma con un’ombra di fatica sul volto.

Adamas riaprì gli occhi, il suo sguardo pieno di sollievo e meraviglia. “Aisha…” mormorò, mentre la vedeva avvicinarsi per liberarla.

Aisha sciolse rapidamente le corde che tenevano Adamas legata, e questa la abbracciò immediatamente, stringendola forte contro di sé. Per un attimo restarono così, condividendo il sollievo di essere sopravvissute.

“Non so come hai fatto,” disse Adamas, con un sorriso che si mescolava alle lacrime. “Ma ci hai salvato entrambe.”

Aisha le restituì un sorriso stanco, ma pieno di calore. “Non è stata solo la mia forza, Adamas. È stata la tua energia a svegliarmi. Siamo più forti insieme.”

Dopo la fuga di Barlow e Serak, il castello sembrava vuoto, immerso in un silenzio irreale. Adamas e Aisha si aggiravano per i corridoi, osservando le stanze con attenzione e cautela. Ogni angolo del castello portava i segni del tempo e della storia, ma anche un’energia oscura che si faceva sentire, come se qualcosa osservasse ogni loro passo.

Adamas si fermò davanti a una grande sala da ballo. “Questo posto… sembra uscito da un altro tempo. È quasi affascinante.”

Aisha le sorrise. “Già. Sembra quasi che ci stia invitando a restare.”

Eleanor

Mentre esploravano, un suono distante attirò la loro attenzione. Era un sussurro, lieve ma distinto, che sembrava provenire da un corridoio buio. Adamas e Aisha si scambiarono uno sguardo, poi seguirono il suono fino a raggiungere una stanza nascosta.

All’interno trovarono una bara aperta e un’energia inquietante che permeava l’aria. Prima che potessero reagire, una figura spettrale emerse dalla penombra: una donna bellissima, ma con un aspetto etereo e trasparente.

“Io sono Eleanor,” disse lo spirito con una voce dolce ma carica di dolore. “Sono prigioniera di questo castello da secoli, intrappolata dall’oscurità di Barlow. Ma voi… voi avete la forza di liberarmi.”

Adamas annuì, stringendo la mano di Aisha. “Cosa dobbiamo fare?”

“Distruggete il sarcofago di Barlow,” disse Eleanor. “È la fonte del suo potere e del mio tormento.”

 

La Cripta di Barlow

Guidate dalle parole di Eleanor, Adamas e Aisha esplorarono i livelli più bassi del castello, dove trovarono una cripta nascosta dietro un arazzo polveroso. Nel centro della stanza, un sarcofago intarsiato brillava debolmente di un’energia maligna.

Adamas si avvicinò lentamente al sarcofago, con un pesante candelabro di ferro tra le mani. Ogni passo sembrava attirare un peso invisibile, come se il potere oscuro di Barlow cercasse di respingerla. Quando fu abbastanza vicina, l’aria intorno si fece densa, quasi irrespirabile, e un sussurro inquietante sembrò emergere dal sarcofago stesso.

Con un urlo liberatorio, Adamas sollevò il candelabro e lo abbatté con tutta la forza possibile. Il primo colpo riecheggiò nella sala, facendo tremare le pareti e creando una crepa profonda nella pietra nera del sarcofago. Un’ondata di energia oscura esplose violentemente, scaraventando Aisha contro il muro e spegnendo ogni luce nella stanza.

Adamas si rialzò, barcollante ma inflessibile. Sollevò ancora una volta il candelabro. Ogni colpo successivo era un combattimento contro la forza invisibile che tentava di fermarla. La crepa si allargò, e dal sarcofago iniziarono a fuoriuscire ombre deformi, urlando e contorcendosi, fino a svanire nel nulla.

Aisha, ancora stordita, si alzò e si unì ad Adamas. “Insieme,” disse con voce ferma, posando una mano sulla spalla dell’amica. Con un ultimo colpo combinato, il sarcofago si spezzò in mille frammenti, rilasciando un’esplosione di luce accecante. L’energia oscura si dissolse, e un silenzio irreale cadde sulla stanza.

Adamas cadde in ginocchio, il respiro affannato, le mani ancora strette intorno al candelabro deformato. “È finita…” sussurrò, mentre lacrime silenziose le rigavano il viso.

Il Rito di Eleanor

Quando tornarono nella sala da ballo, la figura di Eleanor era completamente cambiata. Non era più lo spettro tormentato che avevano conosciuto, ma una presenza luminosa, radiosa, quasi divina. Il suo sorriso era calmo e pieno di gratitudine.

“Mi avete liberata,” disse con una voce che sembrava risuonare in ogni angolo della stanza. “Ora posso finalmente lasciare questo luogo. Ma prima di andare, voglio fare qualcosa per voi.”

Un bagliore dorato avvolse Adamas e Aisha, Eleanor decise di celebrare l'unione di Aisha e Adamas. Era un momento solenne e sacro, destinato a legarle per sempre nello spirito e nella carne. Con un gesto delicato, Eleanor fece uscire una goccia di sangue dall'indice di Adamas e con un sorriso invitò Adamas a bagnare le labbra di Aisha. Adamas eseguì l'atto con una delicatezza e un amore infiniti, osservando Aisha mentre il sangue si mescolava ai suoi sentimenti.

Eleanor ripeté il gesto con Aisha, che fece lo stesso con Adamas. Le loro anime e i loro cuori si unirono in un modo che nessuno avrebbe potuto spezzare. Poi, le invitò a baciarsi.

Le parole di Eleanor risuonarono come un canto sacro. “Adamas e Aisha, le vostre anime sono unite per l’eternità nella carne e nello spirito, l'essenza dell'una è ora dentro l'altra. Sentirete la gioia ma anche il dolore, dell'una verso l'altra. La vostra empatia è la prova che Emphatia possa essere raggiunta."

Quando Eleanor scomparve, Adamas si girò verso Aisha, i loro sguardi erano pieni di emozione. “Siamo unite,” sussurrò.

“Sì,” rispose Aisha. “Per sempre.”

Dal Diario di Aisha (Parte 7) – Lumenforte, dicembre 2024

Ripensare a quei giorni è come sfogliare un libro dai capitoli scritti con il fuoco. La forza del Dono era ancora nuova per me, un peso che non sapevo gestire, ma che cresceva con ogni passo.

Lumenforte… ci penso spesso mentre cammino per queste stesse stanze, oggi con Sylvia. Due anni fa ero qui con Adamas, e tutto era diverso. Questo castello è un crocevia, un testimone silenzioso di ciò che siamo state e di ciò che stiamo diventando. Forse allora ci aveva accolte perché sapeva che lo avremmo liberato. Forse oggi ci accoglie di nuovo perché sa che c’è ancora qualcosa da fare.

Eleanor… non so nemmeno se posso chiamarla solo “Eleanor.” Non era solo un fantasma; era una guida, un dono, qualcosa che ci ha lasciato più di quanto potessimo immaginare. Ha segnato il mio legame con Adamas in un modo che non dimenticherò mai. Il rito, il sangue, la promessa eterna… tutto ci ha trasformate.

Ma non era un legame che si esauriva in quel momento. È qualcosa che sento ancora oggi. Anche se io e Adamas abbiamo seguito strade diverse, quella connessione non è mai svanita. Ogni volta che cammino per questi corridoi, la sento. La sento in Sylvia, nella sua luce, nella forza con cui affronta ogni cosa.

Forse questo castello sarà sempre un rifugio, un luogo che protegge chiunque lo meriti davvero. O forse è solo un’illusione che mi ripeto per trovare pace. Ma una cosa è certa: qui ho capito cosa significa appartenere a qualcosa di più grande.

 

Lumenforte, estate 2022 - Il Primo Impatto con il Dono

Dopo l’incontro con Eleanor, il castello di Lumenforte cominciò a trasformarsi lentamente da luogo di paura a rifugio. Adamas e Aisha scelsero la stanza che un tempo era appartenuta a Barlow, un gesto simbolico che sembrava sancire la loro vittoria su di lui. Ma oltre a quella stanza condivisa, ognuna trovò il proprio spazio: Adamas si rifugiò in una piccola biblioteca polverosa per scrivere e riflettere, mentre Aisha prese possesso di una sala vuota per gli esercizi fisici.

Era tempo, però, di affrontare la gestione del Dono.

Una sera, sedute davanti al grande camino nella sala principale, Adamas posò lo sguardo su Aisha, che sembrava più nervosa del solito.“Dobbiamo iniziare presto,” disse Adamas, con un tono calmo ma deciso. “Ma è fondamentale che tu lo faccia in sicurezza. Il Dono può essere devastante, e iniziare con troppa intensità potrebbe portarti a…” “Svenire?” la interruppe Aisha, con un mezzo sorriso. “Lo so, Adamas. Ma voglio provarci qui, nel paese. Lumenforte mi sembra il posto giusto per imparare.”

Adamas esitò. “Non credo sia una buona idea. Lumenforte è… vivo. Le persone qui emanano energia in modo più intenso rispetto ad altri luoghi. Sarebbe meglio iniziare in un posto isolato, con una persona per volta.”

Aisha scrollò le spalle, determinata. “Ce la farò. E poi non posso passare il resto della mia vita a evitare le persone, no?”

Il Primo Tentativo

Il giorno successivo, Aisha decise di scendere in paese da sola. Adamas, pur riluttante, accettò di lasciarla provare, ma restò a osservare da lontano, pronta a intervenire.

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Il primo incontro fu con un anziano che vendeva frutta lungo una delle strade acciottolate. Era un uomo tranquillo, con un’energia gentile, eppure Aisha sentì un’ondata di emozioni travolgerla non appena si avvicinò.

Ogni pensiero, ogni emozione del venditore sembravano riversarsi in lei, amplificati dal Dono. Era come trovarsi improvvisamente in mezzo a una tempesta emotiva. Sentì le gambe indebolirsi e il respiro diventare irregolare.

Adamas arrivò appena in tempo per sostenerla. “È troppo presto, Aisha,” le disse, con tono fermo ma preoccupato.

Aisha si appoggiò a lei, scuotendo la testa. “No… posso farcela. Solo… solo dammi un’altra possibilità.”

 

Il Secondo Tentativo e il Fallimento

Determinata a non arrendersi, Aisha tornò in paese il giorno seguente, questa volta cercando un luogo più tranquillo. Scelse una piccola piazza dove una donna stava leggendo un libro, sola su una panchina.

“Solo una persona,” mormorò Aisha, cercando di prepararsi. Si avvicinò lentamente, cercando di mantenere il controllo.

Ma appena si trovò a pochi passi, l’intensità delle energie della donna – la sua concentrazione, i suoi pensieri profondi – colpirono Aisha come un’onda. Fu troppo. Sentì un dolore acuto alla testa e poi il buio.

Adamas, che era rimasta nelle vicinanze, accorse immediatamente. Sollevò Aisha da terra, stringendola a sé. “Basta così,” disse, con voce dura. “Non puoi continuare. Non qui.”

La Decisione di Tornare a Lacrimasilva

Quella sera, sedute di nuovo davanti al camino, Adamas prese la parola per prima. “Lumenforte è troppo pericoloso per te in questo momento. Torniamo a Lacrimasilva. Lì potrai allenarti senza rischi inutili.”

Aisha, ancora scossa dall’esperienza, annuì lentamente. “Hai ragione. Non posso controllarlo qui. Lacrimasilva sarà più sicura… e io non voglio metterti in pericolo.”

La decisione era presa. Prepararono tutto per ripartire il giorno successivo, lasciando il castello di Lumenforte con l’intenzione di tornarci solo quando Aisha avrebbe avuto pieno controllo del Dono.

Dal Diario di Aisha (Parte 8) – Lumenforte, dicembre 2024

Eppure ero convinta di farcela. Credevo che il Dono fosse solo una questione di forza di volontà, qualcosa che avrei potuto padroneggiare semplicemente provandoci. Non capivo ancora quanto fosse vasto, quanto potesse consumarti.

Lumenforte sembrava il posto giusto. Era vivo, pulsante, pieno di energia. Ma proprio quella vitalità mi aveva sopraffatta. Ricordo il venditore di frutta: un uomo semplice, gentile, eppure il suo mondo interiore era un uragano che mi travolse in un istante. Poi quella donna con il libro… mi sembrava così serena, ma ogni pensiero che le passava per la testa era come una lama affilata.

Crollai, e ogni volta fu Adamas a raccogliermi. Era lì, sempre pronta a sostenermi, anche quando non volevo ammettere di aver bisogno di lei. Non mi giudicò mai. Si limitava a guardarmi con quegli occhi che sembravano dire: “Puoi farcela, ma non così. Non ora.”

Quando decidemmo di tornare a Lacrimasilva, mi sentii sollevata e sconfitta allo stesso tempo. Sollevata perché finalmente avrei avuto lo spazio e il tempo per capire il Dono. Sconfitta perché per la prima volta dovetti accettare che non ero pronta.

Adesso, seduta in questo castello, due anni dopo, mi rendo conto che Lumenforte mi stava già insegnando una lezione fondamentale: il Dono non si può dominare con la forza. Bisogna lasciarsi attraversare da esso, accettare di essere vulnerabili, prima di imparare a essere invincibili.

Adamas lo aveva capito molto prima di me. Non mi disse mai “te l’avevo detto.” Non era il suo modo. Ma so che in quegli sguardi c’era la consapevolezza che un giorno avrei capito. E oggi, mentre scrivo, so che aveva ragione.

 

Lacrimasilva, estate 2022 - Il Dono

Il mattino successivo, Aisha e Adamas lasciarono Lumenforte con un misto di sollievo e determinazione. Il viaggio verso Lacrimasilva fu tranquillo, il rombo del motore della Freccia Rossa sovrastava il cinguettio degli uccelli e dal fruscio delle foglie mosse dal vento. Quando arrivarono, la vista del fiume e del piccolo laghetto scintillante sembrò accoglierle come un vecchio amico.

Aisha respirò profondamente l’aria fresca, sentendo una strana serenità avvolgerla. “Qui mi sento… a casa,” disse, con un sorriso.

Adamas la osservò. “È un buon inizio, ma ricordati che il Dono non si adatta al luogo. Sei tu che devi adattarti al Dono.”

Passarono le prime ore esplorando, riposando e godendosi la tranquillità del posto. Ma sapevano entrambe che presto sarebbe arrivato il momento di mettere Aisha alla prova.

Le Prove del Dono

Camminavano lungo la strada polverosa che conduceva al paese, sapendo che prima o poi avrebbero incontrato qualcuno. Adamas rimase a pochi passi dietro Aisha, osservandola con attenzione.

Il primo incontro fu con una giovane donna che portava un cesto pieno di mele. Adamas si fermò, lasciando che fosse Aisha a gestire la situazione. La giovane sorrise e salutò, ma per Aisha quel gesto semplice fu come un’ondata. Sentì l’emozione della donna, le sue preoccupazioni, persino l’odore delle mele sembrava amplificato dal Dono. Il cuore iniziò a batterle forte, e le mani tremarono.

“Aisha, respira,” disse Adamas con tono calmo, avvicinandosi per sostenerla.

Aisha si appoggiò a lei, con il viso pallido e gli occhi che cercavano di mettere a fuoco. “È troppo… non riesco…”

Adamas la fece sedere sul bordo della strada e le passò una bottiglia d’acqua. “È normale. Le persone più ricettive come te assorbono tutto, in modo molto più intenso. È il prezzo della tua sensibilità. Ma quella stessa sensibilità è ciò che renderà il tuo Dono immensamente potente, molto più di quanto lo sia il mio.”

Aisha alzò lo sguardo verso di lei, sorpresa. “Davvero pensi che io possa… superarti?”

Adamas annuì. “Non solo me, ma chiunque altro. Il tuo potenziale è unico, Aisha. Ma per ora, è durissima. Devi accettare che questo è un percorso lungo e doloroso. Non puoi forzarlo.”

La Lezione sulla Respirazione

Dopo essersi riposate, Adamas decise di impartire una lezione pratica ad Aisha. Si sedettero sull'erba, vicino al fiume, dove l'acqua scorreva placida, creando un sottofondo rilassante.

“Aisha, prima di affrontare un'altra prova, è fondamentale che tu impari a controllare la tua respirazione. Il Dono è strettamente legato al tuo stato fisico ed emotivo. Una respirazione controllata ti aiuterà a gestire l'energia che assorbi.”

Aisha annuì, concentrandosi sulle parole di Adamas.

“Inspira profondamente attraverso il naso, riempiendo i polmoni d'aria. Trattieni per un momento, poi espira lentamente attraverso la bocca. Mentre lo fai, immagina l'energia che fluisce dentro di te, come un fiume calmo. Non opporre resistenza; lascia che scorra liberamente.”

Aisha seguì le istruzioni, sentendo una calma crescente ad ogni respiro.

“Ora, mentre inspiri, visualizza l'energia che entra come una luce dorata. Quando espiri, immagina di indirizzare quella luce verso un punto specifico del tuo corpo, o verso l'esterno, come se stessi guidando il flusso. Questo ti aiuterà a canalizzare il Dono, invece di esserne sopraffatta.”

Dopo alcuni minuti di pratica, Aisha aprì gli occhi, sentendosi più centrata. “È incredibile... mi sento più in controllo.”

Adamas sorrise. “Ricorda, il Dono è parte di te. Non devi combatterlo, ma armonizzarti con esso. La respirazione è la chiave per raggiungere questo equilibrio.”

Una Dura Lezione

Poco dopo, incontrarono un uomo anziano che spingeva un carretto carico di legna. Adamas le fece un cenno per incoraggiarla, e Aisha, ancora incerta, si avvicinò. Ma appena l’uomo le rivolse uno sguardo, le emozioni e i pensieri del vecchio la travolsero. Era come se ogni momento della sua vita stesse esplodendo dentro di lei, sovrapponendosi e frammentandosi.

Aisha cadde in ginocchio, stringendosi la testa tra le mani. “Non ce la faccio,” sussurrò, la voce rotta dalla frustrazione.

Adamas si inginocchiò accanto a lei, il volto serio ma privo di giudizio. “È normale sentirsi così, Aisha. Hai assorbito troppo, troppo in fretta. Ma ricorda: non si tratta di farcela subito. Si tratta di imparare a fluire con il Dono, un passo alla volta.”

Aisha annuì debolmente, ancora scossa. “Non pensavo fosse così… travolgente.”

Adamas le porse una mano e la aiutò ad alzarsi. “Lo è. Ecco perché devi rispettare il tuo tempo e imparare a guidarlo. La respirazione, la calma: sono queste le chiavi per sopravvivere al Dono e usarlo al meglio.”

Aisha inspirò profondamente, cercando di riprendersi. “Grazie,” disse con un filo di voce.

Adamas le sorrise, con una gentilezza che parlava più di ogni parola. “Siamo qui per questo. Ogni difficoltà ti rende più forte, ma devi essere paziente con te stessa. E ricorda: anche io ho dovuto imparare così.”

Le due ripresero il cammino, consapevoli che sarebbe stato un percorso lungo, ma sapendo di avere la forza per affrontarlo insieme.

Dal Diario di Aisha (Parte 9) – Lumenforte, dicembre 2024

Le cose a Lacrimasilva stavano andando meglio, anche se lentamente. Il Dono stava diventando parte di me, come un fiume che impara il corso del suo letto. Adamas era sempre al mio fianco, paziente, pronta a sostenermi nei momenti più difficili. E ce ne furono tanti.

Mi fermo un momento. I miei occhi si posano su un vecchio manoscritto poggiato su uno scaffale. Non l’avevo mai notato prima, o forse sì, ma non gli avevo dato importanza. È coperto di polvere, ma il bordo consumato mi attira come se stesse aspettando proprio me.

Lo apro con mani tremanti. Non è un manoscritto qualsiasi. È il diario di Adamas.

 

Dal Diario di Adamas (Lacrimasilva, agosto 2022)

Oggi ho deciso di iniziare questo diario, un piccolo rifugio per i miei pensieri più intimi e i miei sentimenti più profondi. Mi sento quasi ridicola a scrivere queste parole, ma ho bisogno di esprimere cosa significa per me Aisha.

Aisha è la luce che illumina ogni mio giorno. Ogni suo sorriso, ogni risata, riempiono il mio cuore di una gioia che non avevo mai conosciuto. I suoi occhi brillano come stelle, e la sua presenza mi rassicura come niente al mondo.

Cosa mi piace di Aisha:

  • Il suo sorriso: Ogni volta che sorride, il mondo sembra fermarsi. È un sorriso sincero, che mi fa sentire amata e desiderata.

  • Il suo corpo: Amo il suo corpo. Ogni curva, ogni movimento, è una danza che mi incanta. La perfezione con cui cade e si rialza è ipnotica.

  • La sua risata: È contagiosa. Impossibile sentirla ridere senza unirsi a lei. È una risata che ti riempie l'anima, che ti fa sentire vivo.

  • Il suo spirito: Forte, determinata e coraggiosa. Affronta ogni sfida con una grinta che mi lascia senza parole. È una guerriera nel vero senso della parola.

  • La sua dolcezza: Sotto quella scorza dura da guerriera, Aisha è dolce e premurosa. Mi fa sentire protetta e amata.

Quando mi piace di più:

  • Quando fa i suoi esercizi: C'è qualcosa di magico nel modo in cui si muove. È una danza che racconta una storia, la nostra storia. Ogni volta che la guardo allenarsi, mi sento come se stessi osservando un'opera d'arte in movimento.

  • Quando mi prende in giro: Le sue battute e i suoi scherzi mi fanno sentire viva. È un gioco tra noi, un modo per dirsi “ti amo” senza usare parole.

  • Quando è vulnerabile: Vederla abbassare la guardia, anche solo per un momento, mi fa sentire speciale. Mi fa capire che si fida di me, che si sente al sicuro con me.

  • Quando mi guarda: I suoi occhi sono profondi e misteriosi. Quando mi guarda, mi sento come se potesse vedere dentro la mia anima.

Cosa mi preoccupa:

  • La sua sicurezza: Ho sempre paura per lei. È forte, sì, ma il mondo è pericoloso. Non posso sopportare l'idea di perderla. Ogni volta che è in pericolo, il mio cuore si ferma.

  • Il nostro futuro: A volte mi chiedo cosa ci riservi il futuro. Siamo felici ora, ma cosa succederà domani? Riusciremo a superare ogni ostacolo che la vita ci mette davanti?

Scrivere queste parole mi fa sentire più vicina a lei, come se stessimo condividendo un altro momento speciale. Aisha è tutto per me, e voglio che sappia quanto la amo, ogni singolo giorno.

 

Dal Diario di Aisha (Parte 9, ripresa)

Non so quanto tempo sia passato. Quando ho finito di leggere, le lacrime mi rigavano il viso. Non era tristezza, ma una gratitudine profonda che non avevo mai provato prima. Quelle parole… non so come spiegare quanto significhino per me.

Adamas non è più qui, ma leggendo il suo diario è come se potessi sentirla ancora accanto a me. Mi ha lasciato un’eredità di amore e forza che porterò sempre con me.

Riprendo a scrivere, anche se ogni parola mi sembra un’intrusione in qualcosa di sacro. Ma devo farlo. Devo ricordare.

Le cose stavano migliorando, anche se lentamente. Lacrimasilva sembrava il posto ideale per questa prima fase. Ma quella notte…

 

Lacrimasilva, estate 2022 - Gli Androidi di Serak

Era una notte come tante a Lacrimasilva. La casa era immersa nel silenzio, il fiume vicino scorreva placido sotto la luce della luna. Aisha dormiva profondamente, il respiro calmo e regolare, mentre Adamas, seduta su una poltrona accanto al letto, leggeva un vecchio libro, il Dono pulsante dentro di lei come un calore familiare.

Improvvisamente, Aisha spalancò gli occhi. Un rumore sordo proveniente dal piano terra aveva interrotto il suo sonno. Si mise a sedere, il cuore che iniziava a battere forte. “Adamas…” sussurrò, cercando di svegliarla.

Adamas alzò lo sguardo dal libro, ma il suo volto non mostrava preoccupazione. “Non sento nulla,” disse con calma.

“Esattamente,” rispose Aisha, con un filo di voce. “Non senti nulla perché non c’è nulla da sentire. È questo il problema.”

Adamas si alzò, allertata dalle parole di Aisha. Gli esseri metallici, privi di anima, erano invisibili al Dono. Si mosse verso la porta della stanza, ma un altro rumore, più forte e vicino, le fece voltare di scatto.

“Resta dietro di me,” ordinò ad Aisha.

Cap. 03g - Il Castello di Barlow - Gli androidi attaccano a Lacrimasilva.jpg

Scendendo lentamente le scale, la vista del piano terra si rivelò. Dieci androidi, alti e metallici, con occhi che brillavano di un’inquietante luce rossa, si muovevano silenziosamente nella casa. Le loro mani erano armate di lame retrattili, pronte a colpire.

“Serak,” sussurrò Adamas, stringendo i pugni.

Uno degli androidi si voltò verso di loro, la sua testa che si inclinava con un movimento meccanico. Un secondo dopo, tutti gli altri si girarono all’unisono, concentrando i loro occhi su Aisha.

“Aisha, indietro!” gridò Adamas, ma non fece in tempo. Gli androidi si mossero con una velocità fulminea, circondando Aisha. Il primo la colpì, facendola cadere a terra. Il Dono dentro di lei si attivò in modo confuso, un’energia instabile che la fece gridare di dolore.

Adamas balzò in avanti, colpendo uno degli androidi con una forza tale da farlo schiantare contro il muro. Ma non bastava. Gli altri si muovevano in modo coordinato, usando Aisha come scudo, minacciandola con le loro lame per tenere Adamas a distanza.

“Aisha!” urlò Adamas, il Dono ribolliva dentro di lei, ma ogni volta che cercava di attivarlo, gli androidi spingevano Aisha davanti a loro, usando la sua sofferenza come arma per indebolirla.

La Risposta di Adamas

Adamas chiuse gli occhi per un istante, respirando profondamente. Doveva controllare il Dono, doveva trovare una strategia. “Rilasciatela!” gridò, alzando le mani in segno di resa.

Gli androidi si fermarono per un istante, osservandola, valutando la situazione. Poi uno di loro fece per avanzare verso di lei.

Fu in quel momento che Adamas liberò un’esplosione di energia concentrata, un’onda che travolse gli androidi, facendoli sbattere contro le pareti e cadere a terra. Non ebbe il tempo di compiacersi. Due androidi si rialzarono e corsero verso Aisha, che giaceva immobile.

“No!” urlò Adamas, usando l’ultimo residuo del suo Dono per spazzarli via. L’intera casa tremò sotto il colpo, e infine, gli androidi si fermarono, i loro occhi rossi che si spensero uno dopo l’altro.

Adamas si avvicinò ad Aisha, che respirava affannosamente, ma era cosciente. La sollevò tra le braccia, il cuore ancora martellante per l’adrenalina. “Non possiamo restare qui,” disse, più a se stessa che a lei.

La Decisione

Quando tutto fu finalmente calmo, Adamas e Aisha si sedettero sul pavimento, esauste. La casa, che fino a poche ore prima sembrava un rifugio sicuro, ora sembrava ostile, invasa dai ricordi di quell’attacco.

“Serak sa dove siamo,” disse Adamas, fissando le ombre sulle pareti. “Non saremo mai al sicuro qui.”

Aisha annuì debolmente. “Dobbiamo andarcene… ma dove?”

Adamas non esitò. “Lumenforte. Il castello è protetto su tutti i lati, e potremo controllare chi entra e chi esce. Sarà più difficile per te, ma almeno saremo al sicuro.”

Aisha non protestò. Sapeva che Adamas aveva ragione. Quella notte, con il cuore ancora pesante per l’attacco, prepararono le loro cose. Aisha salì sulla Freccia Rossa, dietro Adamas, stringendosi a lei mentre attraversavano la notte verso Lumenforte.

Non sapevano cosa le aspettasse, ma entrambe erano certe che Lacrimasilva non era più un’opzione per loro.

Cap. 02b - Lacrimasilva - La Casa di Adamas.jpg
Cap. 04d - Lumenforte - Adamas da ad Aisha il libro Nothing by Korvo.jpg
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