
Aisha
عائشة
Cap. 8: Kalki

L’Incontro: I Fili del Destino
Il capannone sembrava sospeso in un silenzio denso, come se il tempo stesso avesse deciso di fermarsi per quell’incontro. Quando entrarono, Aisha e Adamas si bloccarono, colpite dalla figura che le aspettava al centro della stanza. Kalki era lì, in piedi accanto a una vecchia cassa, con uno sguardo che trasmetteva sia serenità che una forza inquietante.
“Kalki…” mormorò Adamas, i suoi occhi fissi sulla donna che aveva incontrato solo una volta, in un momento che sembrava appartenere a un altro tempo. Allora, Adamas le aveva consegnato la sua rosa, un gesto avvenuto durante un incredibile viaggio onirico.
Kalki fece un passo avanti, i suoi movimenti lenti ma decisi. “Adamas,” disse, con una calma che sembrava portare il peso di mille storie. “È passato tanto tempo.”
Adamas non aspettò un secondo di più. Si avvicinò e la strinse in un abbraccio profondo, quasi disperato. “Non pensavo di poterti rivedere,” disse, la voce incrinata dall’emozione.
Kalki ricambiò l’abbraccio, con un sorriso malinconico. “Eppure eccoci qui,” rispose. Si allontanò leggermente, posando una mano sulla spalla di Adamas. “Sapevo che questo momento sarebbe arrivato. È stata proprio la tua rosa a rivelarmelo quando ero ancora sulla barca.”
Adamas la fissò, sorpresa. “La mia rosa? E la barca… quella vecchia barca marrone?” chiese, con un filo di voce.
Kalki annuì, il suo sguardo carico di significato. “La rosa stessa mi ha detto di lasciarla lì, sulla barca. Ha detto che un giorno saresti venuta a riprenderla. Ma avremo tempo per parlarne più tardi. Sappi solo che il destino ha intrecciato le nostre vite più di quanto immagini.”
Aisha, che aveva osservato in silenzio, fece un passo avanti. “È un piacere conoscerti, Kalki,” disse con un sorriso sincero.
Kalki si voltò verso di lei, scrutandola con intensità. Poi sorrise, il suo tono morbido e accogliente. “Il piacere è mio, Aisha. Ho sentito molto su di te, e incontrarti finalmente è… come completare un tassello mancante.”
Le tre donne si sedettero intorno a un tavolo improvvisato e la tensione iniziale si sciolse lentamente. Kalki era curiosa di sapere come avevano risolto il problema del cibo. "Allora, cosa avete trovato nel bosco?"
"Bacche e frutti," rispose Adamas. "Non è molto, ma ci ha sostenuto."
Kalki annuì. "È un buon inizio. Condividerò quello che ho con voi."
L’Incredibile Pranzo
Adamas e Aisha erano riuscite a trovare qualcosa da mangiare nel bosco, ma era molto poco. Il lungo viaggio e il dispendio di energie le avevano lasciate affamate, anche se non lo ammisero subito. Kalki, spiegò loro di essere diventata una sorta di custode del capannone. Veniva a controllare che tutto fosse a posto e, soprattutto, doveva attendere il ritorno del terzo cavaliere dal mondo cardine, Carestia. Con timore, aggiunse che il suo compito era anche quello di aspettare il quarto cavaliere: Morte.
Kalki confermò che la rosa di Adamas era ancora nella barca e che quella barca, in modo ricorsivo, passava dal fiume sottostante, anche se non si sapeva quando. Suggerì anche di tenere i fiori di Somnium fuori dal capannone, per evitare di addormentarsi ogni momento.
Nessuna delle tre sentiva la necessità di mettersi almeno una maglietta, e anche Kalki indossava solo un perizoma, che Aisha osservava con interesse.
Adamas notò lo sguardo di Aisha e sorrise tra sé e sé.
Kalki chiese allora se avessero fame. La risposta fu ovviamente molto affermativa.
"Assolutamente sì," rispose Adamas. "Abbiamo trovato qualcosa nel bosco, ma non è abbastanza."
Kalki annuì. "Aspettate fuori, mi occuperò io del cibo. Vi chiamerò quando sarà tutto pronto."
"Che cosa desiderate?" chiese, con un sorriso.
Aisha, credendo che Kalki scherzasse, rispose con tono ironico. "Per me pansotti al sugo di noci."
Adamas rise e aggiunse: "E per me gnocchi al pesto. Ah, e una bottiglia di vino buono, per favore."
"Sarà fatto," disse Kalki, sorridendo.
Aisha e Adamas uscirono dal capannone, camminando per fare due passi. Discutendo e sorridendo, commentarono su quanto fosse scherzosa Kalki.
"È davvero simpatica," disse Aisha.
Adamas, con un pizzico di gelosia, notò: "Hai guardato un po' troppo il perizoma di Kalki, soprattutto nella parte posteriore."
Aisha rise. "Non potevo farne a meno, era proprio lì davanti a me!"
Adamas sorrise, scuotendo la testa. "Solo tu, Aisha.
Continuarono a parlare, camminando lentamente e godendosi il pomeriggio. Quando tornarono verso il capannone, Kalki le chiamò.
"Ragazze, il pranzo è pronto!"
Aisha e Adamas si scambiarono uno sguardo sorpreso e poi corsero dentro. Sul tavolo, incredibilmente, c'erano pansotti al sugo di noci e gnocchi al pesto, insieme a una bottiglia di vino.
"Non ci posso credere," disse Adamas.
Kalki sorrise. "Ho i miei trucchi. Buon appetito!"
Il Racconto di Kalki
Mentre mangiavano, Kalki iniziò a raccontare la sua storia. "Sapete," disse, "questo luogo è molto importante per me. Sono diventata una sorta di custode del capannone e ogni tanto torno qui per assicurarmi che tutto sia a posto. Ma la mia storia è molto più complessa."
Le due ragazze la ascoltarono attentamente, incuriosite.
"È importante che sappiate che ho affrontato il demone Ishtar. Nessuno come me può spiegarvi chi è davvero Ishtar," continuò Kalki. "Ora vivo in una piccola casa a mezz'ora da qui, ma torno al capannone ogni due giorni."
Kalki prese un respiro profondo e iniziò a raccontare come Ishtar le avesse strappato la scintilla e rubato la rosa. "Mi trovavo nel lato est del quadrante Nothing, in un luogo chiamato Lido del Piccolo Pianeta. Lì inizia il mare e sotto il mare c'è il portale per Wahnfried."
"Wahnfried?" chiese Aisha, incuriosita.
"Sì," rispose Kalki. "Wahnfried è il luogo di origine delle scintille. È lì che Brahma ha scelto di scindersi in duecentoquarantaquattromila scintille, dando a ognuna un nome e nascondendo ogni informazione nella rosa. Ogni rosa porta il nome di tutte."
Adamas e Aisha ascoltavano affascinate mentre Kalki continuava. "Mentre nuotavo sott'acqua per raggiungere il portale, commisi un errore. Mi ricordai di aver dimenticato la rosa, e il portale non lascia passare nessuno senza di essa. Ebbi una visione di qualcosa di nero, un buio profondo. Ishtar agisce sempre nel buio."
"Che cosa accadde poi?" chiese Adamas, preoccupata.
"Per mia fortuna, il portale mi espulse prima che potessi essere inghiottita dal buio. Quando ripresi i sensi, ero sulla riva. Avevo dell'assenzio con me. Sapevo che l'assenzio mi avrebbe permesso di viaggiare. Ne presi un goccio e la mia anima volò verso Wahnfried, ma il mio corpo rimase a terra, privo di sensi, in balia di Ishtar. Ishtar mi rubò la rosa e quasi mi ridusse in fin di vita, staccandomi la scintilla."
"È terribile," mormorò Aisha.
"Sì, lo è stato," continuò Kalki. "Mi svegliai giorni dopo sulla barca vicino alla rosa di Adamas, la stessa rosa che Adamas aveva lanciato sulla barca la notte in cui avrebbe dovuto proiettare le immagini di Emphatia."
Adamas annuì, ricordando quel momento.
Kalki sorrise tristemente. "È stata una prova dura, ma sono ancora qui."
Quando finirono di mangiare, Kalki si alzò. "Vi ho promesso di spiegarvi come ho fatto a preparare questo pranzo speciale," disse con un sorriso.
Le ragazze la guardarono con curiosità.
"Prima di andare, vi dirò tutto," disse Kalki. "Ma ora, usciamo un po'."
Mentre camminavano lungo il fiume, Kalki spiegò che la barca passava sempre al crepuscolo, ma senza un periodo preciso. A volte appariva dopo un mese, altre volte dopo una settimana, sempre per pochi minuti prima di sparire all'orizzonte.
"È stata la rosa stessa a dirmi di lasciarla lì," disse Kalki rivolgendosi ad Adamas. "Sapevo che prima o poi l'avresti trovata. È importante per tentare di combattere Ishtar, perché sulla rosa c'è anche il suo nome. Con essa puoi agire sulla sua mente e cambiarla. Immagino tu sappia che non è un demone, ma è come noi... una figlia di Brahma."
Kalki si corresse, ricordando la sua attuale condizione.
"È terribile pensare che una delle nostre possa causare tanto dolore," mormorò Aisha.
"Sì," rispose Kalki, "ma la rosa ti darà il potere di contrastarla."
Osservarono il fiume sperando di vedere la barca, ma non apparve, nonostante l'ora fosse quella giusta. Tornando al capannone, Kalki indicò una sacca un po' malconcia, di medie dimensioni, appoggiata in un angolo.
"L'avete notata?" chiese.
Aisha e Adamas scossero la testa.
"Quella è la sacca di Carestia, il terzo cavaliere," spiegò Kalki. "Siamo diventati amici e me l'ha regalata. In questa sacca puoi trovare da mangiare e da bere qualsiasi cosa ti venga in mente."
Gli occhi di Aisha e Adamas si illuminarono al pensiero di una cena abbondante.
Prima che calasse del tutto il buio, Kalki indicò la direzione della sua casa. "Abito a mezz'ora da qui. Venite a trovarmi quando volete," disse. "E per favore, avvisatemi se Morte dovesse arrivare."
"Lo faremo," rispose Adamas, sorridendo. "Grazie per tutto."
Kalki abbracciò entrambe. "Ci rivedremo presto. State attente."
Le ragazze la salutarono, guardandola allontanarsi. Poi tornarono al capannone, ansiose di provare la sacca magica. Adamas aprì la sacca e tirò fuori una bottiglia di vino rosso.
"Che ne dici di un brindisi prima di cena?" chiese, alzando la bottiglia.
"Sì, ottima idea," rispose Aisha, sorridendo.
Si sedettero al tavolo e iniziarono a tirare fuori cibo dalla sacca di Carestia.
"Non riesco ancora a credere che tutto questo sia reale," disse Aisha mentre mangiava.
Dopo cena, si sdraiarono sul prato fuori dal capannone, guardando le stelle che iniziavano a brillare nel cielo.
"Pensi davvero che riusciremo a fermare Ishtar?" chiese Aisha, con un tono di incertezza.
"Dobbiamo provarci," rispose Adamas. "Con la rosa e il supporto dei nostri amici, abbiamo una possibilità."
Aisha annuì, cercando conforto nelle parole della sua amica.
"Pensi che Kalki ci abbia detto tutto?" chiese Aisha, pensierosa.
"Non lo so," rispose Adamas. "Ma so che possiamo fidarci di lei. E se ci sono altre cose da sapere, le scopriremo insieme."
Rimasero in silenzio per un po', godendosi la serenità del momento.
"Sai, Adamas," disse Aisha dopo un po', "non mi dispiacerebbe passare più tempo con Kalki. Mi sembra davvero speciale."
Adamas sorrise. "Lo è. Lo è davvero, credimi."
Decisero quella sera di festeggiare. Non era loro usanza abusare delle cose o rifugiarsi nel divertimento per non pensare, ma erano entrambe convinte che un po' di equilibrio nelle cose fosse necessario. Era giusto, normale, e anche utile divertirsi, e quella giornata era stata speciale: la chiaroveggente con i suoi magnifici doni, Kalki con la sua presenza, la sua amicizia e le sue informazioni, e la sacca miracolosa. Si sorrisero e si dissero: "Sì, stasera grande festa." Tirarono fuori dalla sacca una bottiglia di champagne e due bicchieri.
Così iniziò la loro notte speciale nel Quadrante 2, conosciuto come ‘Nothing’. Proprio nel cuore di Nothing si trovava il Punto di Confine, quel lembo di terra arido e polveroso segnato dal passaggio dei Quattro Cavalieri dell’Apocalisse.
La notte era stata davvero speciale, un vortice di emozioni e intimità che aveva avvolto Aisha e Adamas in un abbraccio di parole e desideri. Nessuna delle due si rese conto di come fosse finita la notte, l’intensità dei loro sguardi e delle loro conversazioni le fece dimenticare la presenza della pianta di Somnium accanto a loro.
Adamas si svegliò al mattino con la mente annebbiata. Non era nella branda, ma distesa a terra. Impiegò qualche momento per mettere a fuoco ciò che la circondava, cercando di ricordare cosa fosse successo. Aveva solo frammenti di ricordi: le conversazioni con Aisha, le risate, l’intimità. Notò la seconda bottiglia di champagne, ancora per più della metà piena. Non avevano bevuto molto, quindi dovevano essere state la pianta di Somnium e la loro stessa stanchezza a farle addormentare senza che se ne rendessero conto..
Si girò lentamente e vide Aisha dietro di lei, distesa a pancia in giù. La sua posizione era incredibilmente sensuale, e Adamas non riuscì a trattenere un sorriso. Aisha sembrava dormire, o forse era ancora sotto l’effetto della pianta. La sua espressione era serena, con un accenno di sorriso sulle labbra.
Adamas si avvicinò a lei, accarezzandola teneramente. Le sue dita scivolarono lungo il corpo di Aisha, soffermandosi soprattutto sulla parte posteriore dell’elastico del perizoma. Fece involontariamente un po' più di pressione in quel punto, e Aisha cominciò a svegliarsi lentamente.
"Buongiorno, bellissima," sussurrò Adamas con dolcezza.
Aisha si stiracchiò leggermente, cercando di orientarsi. "Cosa è successo?" chiese con voce ancora assonnata. "Ricordo solo che stavamo parlando..."
Adamas le accarezzò i capelli. "Penso che la pianta di Somnium ci abbia agevolato il sonno. Era tutto così intenso... le nostre parole, i nostri sguardi. È stata una notte davvero speciale."
Aisha sorrise, girandosi su un fianco per guardare Adamas. "Sì, lo è stata.
Si alzarono sorridenti, riposate e felici, senza nemmeno l'ombra del mal di testa. Se il quadrante Nothing rifletteva lo spirito di chi lo viveva, era per loro il posto ideale. Tirarono fuori dalla sacca caffè e croissant e fecero colazione, godendosi il sole del mattino. Poi, sempre vestite solo dei loro perizomi, decisero di andare al fiume per lavarsi e lavare i pochi vestiti che avevano con loro.
Il tragitto fu allegro, al fiume si lavarono, lavarono i loro vestiti e li stesero ad asciugare. Il sole caldo fece rapidamente il suo lavoro, e le ragazze si presero del tempo per rilassarsi, chiacchierando e prendendosi in giro.
Quando i vestiti furono asciutti, iniziarono il viaggio di ritorno al capannone.
Improvvisamente, sentirono un fruscio tra gli alberi. Si fermarono, all'erta. Dal folto del bosco emerse una figura familiare: Kalki, con un sorriso sulle labbra. "Vi ho sentite ridere da lontano," disse. "E ho pensato di venirvi incontro."
"Che tempismo perfetto," rispose Aisha, avvicinandosi a Kalki e dandole un abbraccio. "Stavamo giusto tornando al capannone."
Mentre camminavano insieme, Kalki raccontò loro delle sue ultime esplorazioni e delle strane creature che aveva incontrato. La conversazione era leggera e divertente, e le ragazze si scambiarono sguardi complici e risate.
Kalki, contenta dell'incontro, stava andando a vedere se riusciva ad avere un contatto con le creature che tutto sembravano fuorché malvagie.
Pensando di rientrare per l'ora di cena, chiese alle ragazze se le facesse piacere che quella sera avesse cenato con loro. Ovviamente la risposta fu un entusiasta "Certo!".
Si salutarono e Aisha e Adamas ripresero la strada per il capannone.
Arrivate al capannone, Adamas si fermò un attimo fuori per stendere la roba a finire di asciugare. Aisha entrò nel capannone, ma un rumore improvviso la fece girare di scatto. Prima che potesse reagire, un colpo alla testa la fece crollare al suolo. Sentì qualcuno afferrarla per le gambe e trascinarla, poi il buio.
Adamas finì di stendere e, vedendo Aisha a terra in una posizione inusuale, come se fosse stata trascinata, inizialmente pensò fosse uno scherzo. Ma poi sentì una pistola puntata alla testa.
"Girati lentamente e fai un passo indietro tenendo le mani alzate," disse una voce che riconobbe. Quando si girò e vide Thamar, vestita come Aisha quando era in servizio, non poteva credere ai suoi occhi.
"Thamar, che diavolo stai facendo?" chiese Adamas, sconvolta.
Thamar, la Sexy Poliziotta di Cronos
Thamar rideva. "Vi ho prese, terroriste. Cronos sarà fiero di me!"
Adamas cercò di ragionare con lei. "Thamar, c'è qualcosa che non va. Non siamo terroriste. Sai chi siamo!"
Ma Thamar imperterrita continuava a tenere la pistola puntata su di lei. "Risparmiami i tuoi discorsi. Ho le mie istruzioni. Ora girati e mantieni le mani alzate."
Adamas non poteva fare niente, né per sé né per Aisha che era ancora svenuta a terra. Thamar si avvicinò e la colpì alla testa come aveva fatto con Aisha. Anche Adamas perse i sensi immediatamente.

Thamar prese una corda e le legò, lasciandole a terra. Poi prese un comunicatore e chiamò Cronos. "Missione compiuta. Appena riesco a individuare le coordinate di dove mi trovo, ti richiamerò."
Cronos rispose: "Sbrigati, con quelle due non c'è da fidarsi."
Thamar le osservò, erano le sue amiche, ma non avvertiva nessun sentimento benevolo verso di loro. Erano solo terroriste che si spacciavano per eroine della resistenza. Le avrebbe consegnate a Cronos. Thamar uscì fuori dal capannone, poi si avvicinò alla moto nascosta per prendere un analizzatore di posizione.
Fu in quel momento che Kalki la vide. Riconoscendo la divisa delle poliziotte di Bergderbil, capì che qualcosa di grave stava succedendo. Si avvicinò il più possibile senza farsi vedere né sentire. Poi, conoscendo bene il capannone, si arrampicò sul tetto da dietro e si calò all'interno. Kalki era agilissima. Vide le sue amiche a terra, legate. Sapeva esattamente cosa fare.
Prese una padella, la più pesante che c'era, e prima di slegare Aisha e Adamas si nascose dietro la porta. Appena Thamar entrò, Kalki la colpì con forza. Il suono metallico riecheggiò, e Thamar crollò a terra senza un suono. Per sicurezza, Kalki prima legò strettamente Thamar, poi slegò le sue amiche e cercò di farle riprendere.
Aisha fu la prima a risvegliarsi, massaggiandosi la testa dolorante. "Cos'è successo?" chiese, ancora confusa.
Kalki le sorrise rassicurante. "Era Thamar. Ha tentato di catturarvi, ma non temete, l'ho sistemata."
Adamas si svegliò poco dopo, vedendo Kalki e Aisha sopra di lei. "Thamar… dov'è?"
"L'ho legata," disse Kalki. "Non ci darà più problemi per ora."
Dal Diario di Aisha (Parte 15) – Lumenforte, gennaio 2025
Ripenso spesso a quei giorni al Punto di Confine. C’era qualcosa di unico in quel luogo, un’energia che sembrava sospesa nel tempo. Sapevo che tre Cavalieri dell’Apocalisse erano già passati di lì, e il solo pensiero mi dava i brividi. Ogni granello di polvere sembrava carico della loro presenza.
La Regina… penso ancora alle sue parole. Le sue istruzioni erano state precise e i suoi suggerimenti inestimabili. Non c’era nulla di ambiguo in ciò che ci aveva detto; ogni frase sembrava il frutto di una saggezza antica. Mi aveva lasciato con un senso di chiarezza che non provavo da tempo, e per questo le sono grata. Ma la chiarezza può essere un peso, soprattutto quando inizi a vedere cose che prima ti erano nascoste.
E poi c’era Thamar. Non ho mai dubitato di lei, neanche per un momento. So che il tradimento non era suo, ma un’illusione costruita da Cronos. Lui le aveva preso i ricordi, li aveva piegati e trasformati, e quello che restava non era la mia Thamar. La mia amica non avrebbe mai alzato una mano contro di noi. Lo sapevo allora, e lo so ancora più chiaramente adesso. Ma vedere i suoi occhi, sentire il tono della sua voce, e riconoscere in lei quella divisa scura, così simile a quella che indossavo quando ero al servizio di Cronos, mi aveva scossa profondamente. Era come se stessimo combattendo contro un’ombra che aveva preso la sua forma.
Adamas lo capì prima di me. Mi ricordo il suo sguardo, quel modo in cui fissava Thamar come se cercasse qualcosa dentro di lei. “Non è reale,” disse sottovoce quando Thamar non poteva sentirla. “Ci sono ricordi che non sono suoi.” Fu allora che capii quanto Cronos fosse arrivato in profondità. Non sapevamo come liberarla, ma entrambe sapevamo che non avremmo mai smesso di provarci.
E Kalki… lei era l’esatto opposto di quel peso. In lei c’era una leggerezza che sembrava in contrasto con tutto ciò che stavamo vivendo. I suoi sorrisi erano disarmanti, la sua energia era contagiosa. Era impossibile non sentirsi meglio in sua presenza. Non sapevo cosa pensasse di me allora, ma ricordo che ogni parola, ogni gesto, sembrava un ponte verso qualcosa di più profondo. Adamas conosceva Kalki già da prima, ma per me era nuova, eppure familiare allo stesso tempo.
Ora, qui a Lumenforte, con Sylvia accanto a me, mi rendo conto di quanto quei giorni abbiano significato. C’era dolore, sì, ma anche speranza. C’era il peso di ciò che non sapevamo, e la luce di chi ci stava accanto. Kalki, Thamar, il Punto di Confine… ogni cosa ha contribuito a rendermi quella che sono oggi.
Punto di Confine, Autunno 2022
Aisha e Adamas si guardarono, ancora stordite, ma riconoscenti. Adamas si voltò verso Kalki. "Grazie. Sei arrivata proprio al momento giusto."
Kalki annuì. "Sì, ma ora, dobbiamo capire come affrontare Cronos e Thamar. Ora, riposatevi un attimo."
Thamar, ancora stordita dalla botta, non si riprendeva. Decisero di rimandare la cena di qualche ora; prima era meglio occuparsi di lei. Le buttarono un secchio d’acqua fredda in faccia e Thamar si svegliò di soprassalto, tossendo e ansimando.
"Thamar, siamo noi," disse Aisha con voce calma. "Devi dirci cosa ti è successo."
Thamar le guardava con occhi vuoti, ancora confusa e spaesata. Kalki, osservandola attentamente, notò che qualcosa non andava. "Qualcuno ha manipolato la sua mente," disse con tono preoccupato. "Non è la Thamar che conoscevamo."
Adamas si avvicinò, mettendo una mano sulla fronte di Thamar. "Devo entrare nella sua mente," disse con decisione. "Devo vedere cosa le hanno fatto."
Aisha annuì. "Fai attenzione, Adamas."
Adamas chiuse gli occhi, concentrandosi. Entrò nella mente di Thamar, trovandosi di fronte a una rete di ricordi fasulli, manipolati. Vide immagini di Thamar che riceveva ordini da Cronos, ma sentiva che c'era qualcosa di sbagliato, di innaturale.
"Questi ricordi sono falsi," disse Adamas, aprendo gli occhi. "Ma non posso distruggerli senza trovare i suoi veri ricordi."
Kalki annuì. "Non possiamo lasciarla libera in queste condizioni. Potrebbe essere pericolosa per noi e per sé stessa."
Aisha si avvicinò a Thamar, guardandola con compassione. "Chiudiamola nello sgabuzzino di Carestia. Non vogliamo trattarla male, sappiamo che non è colpa sua, ma non abbiamo scelta."
Adamas annuì. "D'accordo. Ma sleghiamola e lasciamole qualcosa da mangiare."
Con cura, slegarono Thamar e la condussero nello sgabuzzino. Le lasciarono una coperta e del cibo, chiudendo la porta a chiave. Aisha si assicurò che Thamar fosse a suo agio prima di chiudere definitivamente.
"Mi dispiace, Thamar," disse Adamas attraverso la porta chiusa. "Troveremo un modo per aiutarti."
Kalki si avvicinò alle ragazze, posando una mano su ciascuna delle loro spalle. "Avete fatto la cosa giusta. Ora dobbiamo concentrarci su come risolvere questa situazione."
Aisha annuì, guardando la porta chiusa con determinazione. "Dobbiamo scoprire chi ha manipolato Thamar e perché."
Adamas annuì. "E dobbiamo farlo in fretta. Cronos non aspetterà."
Le tre si allontanarono dallo sgabuzzino, decise a trovare una soluzione. Si sedettero insieme, pianificando i loro prossimi passi. La strada era incerta, ma sapevano di poter contare l'una sull'altra.
Presero alcune cose da mangiare dalla sacca di Carestia, ma lo fecero con svogliatezza. L'atmosfera di allegria che avevano immaginato per la cena non c'era affatto. Erano tutte concentrate su come aiutare Thamar.
Mentre mangiavano, Adamas rifletteva ad alta voce: "Deve esserci un modo per rimuovere i ricordi falsi senza danneggiarla ulteriormente. Forse se riuscissimo a trovare una guida esperta in manipolazione della memoria..."
Aisha annuì, ma il suo sguardo era distante. "E se non ci fosse nessuno in grado di aiutarci? Dobbiamo trovare un'alternativa, qualcosa di più pratico e immediato."
Kalki intervenne: "Forse potrei cercare aiuto tra le creature del bosco. Alcune di loro hanno poteri che potrebbero aiutarci a ripristinare i ricordi di Thamar."
Intanto, Thamar, chiusa nello sgabuzzino, era concentrata su come fuggire. Trovando un piccolo dispositivo nel taschino della sua gonnellina, pensò che erano proprio dei novellini a non averla neanche perquisita. Quello che aveva trovato era un potentissimo esplosivo, in grado di far saltare la porta o creare un buco sulla parete del capannone.
"Ma come posso assicurarmi un vantaggio?" rifletté. Doveva trovare un modo per mettere le sue ex amiche fuori combattimento, altrimenti l'avrebbero ripresa subito.
Continuava a pensare: "Potrei piazzare l'esplosivo vicino alla porta e attivarlo quando loro non se lo aspettano. Ma come posso distrarle abbastanza a lungo da non farle reagire immediatamente?"
Mentre le tre continuavano a discutere sul da farsi, Thamar pensava a come avvelenare il cibo o l'acqua, ma sapeva che sarebbe stato troppo rischioso e lento. "Forse posso usare la loro compassione contro di loro," pensò. "Potrei fingere di star male, costringerle a entrare qui dentro, e poi sfruttare l'occasione per attivare l'esplosivo."
La cena proseguì tra pochi morsi e molti pensieri. Kalki si alzò per andare via. "Torno al tramonto," disse, "Vado a cercare aiuto tra le creature del bosco. Non fate nulla di avventato."
Aisha e Adamas la salutarono, ma non erano certe di voler andare a dormire contemporaneamente. "Forse dovremmo fare i turni di guardia," suggerì Aisha.
Adamas annuì. "È una buona idea. Non possiamo rischiare."
Thamar, intanto, pianificava la sua fuga, pronta a mettere in atto il suo piano al momento giusto. "Devo agire prima che Kalki torni," pensò. "Sarà più facile gestire solo due di loro."
Con la mente affilata e la determinazione di un cacciatore, Thamar attendeva il momento perfetto per scappare e tornare da Cronos, certa che presto sarebbe stata libera e vendicata.
La Fuga di Thamar
Thamar optò per la sua strategia di fingersi malata, confidando che Aisha, più vulnerabile emotivamente, sarebbe stata incline ad agire d'istinto. Aspettò pazientemente che Kalki se ne andasse, e attese che Adamas si addormentasse profondamente. Trascorsero alcuni minuti in cui il capannone fu immerso nel silenzio.
Quando fu sicura che fosse il momento giusto, Thamar iniziò a gemere debolmente, aumentando gradualmente il volume fino a che Aisha, di guardia fuori dallo sgabuzzino, non poté ignorarla. Aisha si avvicinò alla porta, preoccupata. "Thamar, stai bene?" chiese, con una punta di apprensione nella voce.
Thamar gemette più forte, simulando una sofferenza crescente. "Aisha, ti prego, aiutami. Mi sento male... qualcosa non va..."
Aisha, guidata dalla preoccupazione, si avvicinò di più e, contro ogni prudenza, aprì la porta dello sgabuzzino. Trovò Thamar accasciata a terra, il viso contorto in un'espressione di dolore. "Thamar, cosa succede?" Aisha si chinò verso di lei, pronta ad aiutarla.
Thamar colse l'attimo. Con una mossa fulminea, afferrò il braccio di Aisha e la trascinò dentro, chiudendo la porta dietro di lei. Con un gesto rapido e preciso, attivò l'esplosivo e lo posizionò sulla parete. "Mi dispiace, Aisha," sussurrò, "ma devo farlo."
Aisha, sorpresa, cercò di lottare, ma Thamar la colpì con un pugno ben assestato, facendola cadere a terra. Rapida e silenziosa, Thamar uscì dallo sgabuzzino, chiudendo di nuovo la porta dietro di sé. Corse verso la sua moto nascosta, recuperò l'analizzatore di posizione e si preparò a fuggire.
Intanto, Aisha si riprese e cercò disperatamente di aprire la porta, ma Thamar l'aveva bloccata dall'esterno. "Thamar! Fermati!" gridò, ma era troppo tardi.
Thamar salì sulla moto e la mise in moto con un ruggito. Mentre accelerava lontano dal capannone, lanciò l'esplosivo dietro di sé. L'esplosione fece tremare il terreno, e un'ondata di calore e polvere riempì l'aria. Aisha, ancora intrappolata nello sgabuzzino, sentì l'urto e si rese conto che non avrebbe potuto inseguire Thamar.
La moto scomparve all'orizzonte, lasciando dietro di sé solo una scia di fumo e detriti. Thamar, con il vento che le sferzava il viso, sentì un senso di trionfo. Il suo piano era riuscito. Ora doveva solo trovare un luogo sicuro e chiamare Cronos per completare la sua missione.
Aisha, intanto, riuscì finalmente a uscire dallo sgabuzzino, tossendo per la polvere. Vide Adamas svegliarsi confusa e si affrettò a raggiungerla. "Adamas, Thamar è fuggita. Ha usato un esplosivo. Non sono riuscita a fermarla."
Adamas si alzò, ancora stordita dal sonno. "Dobbiamo riorganizzarci," disse, guardando l'orizzonte dove Thamar era scomparsa. "Non possiamo lasciarla nelle mani di Cronos. Troveremo un modo per salvarla."
Le Buone Notizie di Kalki
Kalki arrivò trafelata, con due buone notizie, ma quando vide che Thamar era fuggita, il suo volto si riempì di disperazione. "Non posso credere che sia riuscita a scappare," disse Kalki, scuotendo la testa. "Thamar è in grave pericolo, e noi con lei."
Aisha, ancora scossa dall'esplosione, si avvicinò a Kalki. "Kalki, devi aiutarci. Non sappiamo come fermarla senza farle del male."
"Posso aiutarvi," rispose Kalki, il viso rigato da una determinazione incrollabile. "Memore dell'opera che gli sciamani hanno fatto su di me e sulla mia mente, sono certa che sarebbero in grado di ricostruire i suoi ricordi. Dobbiamo solo portarla da loro."
Adamas, con il solito sguardo calmo e saggio, annuì. "Sono d'accordo, Kalki. Thamar è una di noi, e faremo di tutto per salvarla. Ma dobbiamo essere realistici. È probabile che la incontreremo di nuovo, e dobbiamo essere pronti. Speriamo solo che il mal di testa venga a lei e non a noi."
Kalki sospirò e poi sorrise leggermente. "L'altra buona notizia è che il punto di confine è uno spazio fuori sia dal tempo che da ogni vettore. Non è rilevabile. Thamar potrebbe trasmettere solo delle informazioni senza senso a Cronos."
Aisha sembrò più sollevata. "Questo ci dà un po' di tempo. Kalki, grazie per tutto quello che fai per noi."
Kalki fece un cenno di saluto. "Devo tornare alla mia abitazione, ma tornerò presto. Se avete bisogno, chiamatemi senza indugio."
Dopo che Kalki se ne andò, Adamas si rivolse ad Aisha. "Abbiamo bisogno di dormire un po', soprattutto tu. Organizzeremo un viaggio dagli sciamani domani."
Aisha annuì, sentendosi finalmente un po' più tranquilla. "Sì, hai ragione. Thamar ha bisogno di noi, e noi dobbiamo essere forti per lei."
Gli Sciamani
La mattina seguente, Aisha e Adamas studiarono la mappa con attenzione. Gli sciamani si trovavano in un fondovalle isolato, irraggiungibile da chiunque, ma non troppo lontano dalla chiaroveggente. Si domandarono come avrebbero potuto trovarli, come comunicare con loro e soprattutto che senso avesse il loro viaggio senza Thamar.
Aisha, più determinata che mai, lesse attentamente i resoconti di come il Sig. Mah con Raven prima e Kalki dopo avevano incontrato gli sciamani. "Incontrarli è una cosa spirituale," disse. "Ci potrebbe aiutare l'assenzio. Di sicuro lo troviamo nella sacca di Carestia. Una volta incontrati, magari ci insegneranno come fare. Non abbiamo niente da perdere."
Adamas annuì, riconoscendo la saggezza delle parole di Aisha. "Hai assolutamente ragione."
Si vestirono con jeans e magliette, prepararono un piccolo bottiglino di assenzio dalla sacca e partirono. La prima tappa la fecero passando proprio davanti alle piante di Somnium della chiaroveggente. Decisero di fare una piccola pausa lì, per raccogliere le idee.
Sedute sull'erba, con il profumo delicato dei fiori che le avvolgeva, iniziarono a parlare di tutto. "Ti ricordi quei fiori?" chiese Aisha, sorridendo. "Era come entrare in un altro mondo."
"Sì," rispose Adamas, annuendo. "La chiaroveggente ci ha mostrato una visione che non dimenticherò mai. Era come se tutto fosse possibile."
Aisha si sdraiò sull'erba, guardando il cielo. "Quanto pensi che manchi per arrivare dagli sciamani?"
Adamas si accovacciò vicino a lei, riflettendo. "Non lo so di preciso, ma se seguiamo il percorso spirituale, non dovrebbe essere lontano.
Le due ragazze ripresero a camminare fianco a fianco, immerse nei loro pensieri, ma determinate a trovare gli sciamani e a salvare Thamar.
Arrivarono finalmente in una radura tranquilla, il luogo perfetto per fare il passo successivo. Aisha aprì il bottiglino di assenzio e ne versò un po' in due piccoli bicchieri che avevano preso dalla sacca. "Pronta?" chiese.
Adamas annuì. "Sempre."
Bevvero l'assenzio, il liquido verde brillante che scorreva nelle loro vene come un fuoco liquido. Chiusero gli occhi e si concentrarono, cercando di raggiungere un livello di consapevolezza più profondo. Il mondo intorno a loro cominciò a sfumare, i suoni della natura divennero ovattati e una sensazione di pace si diffuse nei loro cuori.
"Dobbiamo avere fiducia," sussurrò Aisha, afferrando la mano di Adamas.
"Lo faccio," rispose Adamas, stringendo la mano della sua amica.
La sensazione di essere guidate divenne più forte, come se una forza invisibile le stesse conducendo verso il loro destino.
L'assenzio era una bevanda molto forte, ma da sola non bastava. Aisha ed Adamas camminavano lungo il sentiero come guidate da qualcosa, ma quel qualcosa era solo il desiderio di salvare la loro amica. Per incontrare gli sciamani ci voleva ben altro: il tuo spirito doveva volare fuori dal corpo, dovevi raggiungere uno stato spirituale degno delle anime di Emphatia. Il capitolo che parlava di Kalki quando lo fece era chiaro, e comunque l'assenzio andava mescolato al laudano.
Mentre camminavano con passo incerto, ricordarono che avevano letto nei libri di Nothing che avrebbero dovuto fermarsi quando appariva nell'atmosfera una cosa verdastra. Arrivarono proprio in cima alla valle e videro la colorazione verdastra in fondo. La testa girava e le gambe faticavano a tenere il corpo, ma l'idea che lo spirito potesse lasciare il corpo era ancora lontana. In quel momento ricevettero il primo aiuto. Fu Korvo, molto vicino spiritualmente agli sciamani, che come aveva fatto per Kalki, portò loro un bottiglino di assenzio e laudano preparato dagli sciamani.
Korvo si avvicinò a loro con volo sicuro e sguardo intenso. "Sapevo che avreste avuto bisogno di questo," disse, porgendo il bottiglino alle ragazze. "Gli sciamani hanno preparato questa mistura apposta per voi. Vi aiuterà a raggiungere lo stato spirituale necessario."
Aisha prese il bottiglino. "Grazie per l’aiuto Korvo."
"Non preoccuparti," rispose Korvo con un sorriso rassicurante. "Ora dividete la mistura nei bicchierini e bevete. Vedrete che tutto andrà bene."
Adamas versò il liquido nei due bicchierini e ne porse uno ad Aisha. "Pronta?" chiese.
Aisha annuì, guardando il liquido verde scuro. "Sì, facciamolo."
Bevvero la mistura, il sapore amaro e intenso invase le loro bocche e poi i loro corpi. Immediatamente sentirono un cambiamento. Il loro corpo fisico stramazzò al suolo, ma il loro spirito, la loro anima, restò saldamente in piedi. All'inizio, la forma dello spirito rispecchiava il corpo, ma lentamente si trasformò in due bolle luminose, e ancora più lentamente, quelle bolle divennero una sola, proprio come le scintille di Emphatia.
"È incredibile," sussurrò Aisha, osservando la loro nuova forma. "Siamo una cosa sola."
"Sì," rispose Adamas, sentendo la stessa meraviglia. "Adesso siamo pronte."
Korvo annuì con approvazione. "Andate. Gli sciamani vi aspettano."
Le ragazze, ora una sola scintilla luminosa, si mossero con leggerezza verso il fondovalle. La sensazione di libertà era indescrivibile. Il peso del corpo fisico non c'era più, e il loro spirito si muoveva con facilità attraverso l'aria. Sentivano una connessione profonda con tutto ciò che le circondava, come se fossero parte di un tessuto più grande.
"Questo è ciò che significa essere una scintilla di Emphatia," disse Adamas, la sua voce riecheggiando come un sussurro.
"Sì," rispose Aisha. "È bellissimo."
Ogni comunicazione tra loro non era verbale ovviamente ma era come una sorta di condivisione dei loro pensieri, una cosa magnifica.
Arrivarono finalmente al luogo dove gli sciamani le aspettavano. Le figure spirituali degli sciamani erano avvolte in una luce dorata, e la loro presenza emanava saggezza e serenità.

"Benvenute," disse uno degli sciamani con una voce che sembrava venire da ogni parte. "Vi stavamo aspettando."
Aisha ed Adamas si inchinarono in segno di rispetto. "Siamo qui per chiedere il vostro aiuto," disse Aisha.
"Siamo pronte ad imparare," aggiunse Adamas.
Gli sciamani sorrisero. "Avete fatto il primo passo. Ora, lasciate che vi mostriamo la via."
Gli sciamani non parlavano, comunicavano attraverso un flusso di energia e pensieri. L'esperienza fu un passo enorme per Aisha ed Adamas verso il cammino di Emphatia. Sentivano una vicinanza profonda con Raven, il Sig. Mah e Kalki, che avevano già attraversato questa incredibile fase. Ora Adamas comprendeva perché il signor Mah era riuscito ad arrivare a Emphatia nonostante non fosse una scintilla. Era un'anima luminosa, sì, ma non una scintilla.
Gli sciamani apparvero anch'essi in forma di bolle. Erano tre bolle, ma quante anime sciamane vi risiedevano, non era dato sapere. La loro comunicazione valeva più di mille parole; Aisha ed Adamas quasi non credevano alla semplicità di ciò che dovevano fare. Era tutto scritto dentro di loro: una questione di ampliare la propria mente e abbattere le barriere. Dovevano entrare dentro Thamar, scacciare i ricordi falsi e abbattere i muri che imprigionavano la vera essenza della loro amica.
Le tre bolle sciamane scomparvero. La bolla Aisha/Adamas tornò vicino ai loro corpi. Si fermarono un po' a guardare loro stesse, sentendo la difficoltà di rientrare nei corpi dopo aver raggiunto uno stato e una consapevolezza così elevata. Ma lo dovevano fare, per le anime luminose, per le scintille, perché Emphatia fosse per tutti e perché il suo fuoco potesse illuminare tutto il metaverso.
La bolla si scisse in due e rientrò nei corpi. Lentamente, Aisha ed Adamas riaprirono gli occhi insieme. Si guardarono per un tempo indefinito, senza bisogno di dirsi nemmeno una parola. La connessione che avevano stabilito era profonda, oltre il linguaggio e i pensieri ordinari.
Aisha ruppe il silenzio con un sospiro profondo. "Abbiamo visto cose incredibili," disse con una voce piena di meraviglia.
"Sì," rispose Adamas. "E ora sappiamo cosa dobbiamo fare. Thamar ha bisogno di noi."
"Siamo pronte," disse Aisha con determinazione. "Dobbiamo solo trovarla."
Si alzarono, ancora scosse dall'esperienza trascendentale, ma più unite e determinate che mai. Si vestirono di nuovo con jeans e maglietta, preparando il necessario per il viaggio di ritorno. Mentre camminavano verso il fondovalle, i ricordi dell'incontro con gli sciamani si mescolavano con i pensieri pratici del piano da mettere in atto.
"Sai," disse Adamas, rompendo il silenzio, "ora capisco perché il Sig. Mah è riuscito ad arrivare a Emphatia. È una questione di volontà, di apertura della mente."
"Già," annuì Aisha. "E noi abbiamo quella stessa forza dentro di noi. Abbiamo solo bisogno di trovarla e usarla."
Arrivarono alla base della valle e si fermarono un momento per riprendere fiato. Le gambe erano deboli, la mente ancora un po' annebbiata dall'assenzio e dal laudano. Ma lo spirito era forte, più forte di quanto fosse mai stato.
"Abbiamo tutto quello che ci serve," disse Aisha, guardando Adamas con occhi pieni di determinazione. "Thamar non sarà più una prigioniera dei suoi falsi ricordi."
"Sì," rispose Adamas, prendendo la mano di Aisha. "Insieme possiamo farcela. Per Emphatia. Per le scintille. Per il metaverso."
Era sera quando rientrarono al capannone del punto di confine, stranamente, avevano parlato molto poco durante il cammino. L’esperienza spirituale che avevano vissuto aveva accresciuto esponenzialmente la loro crescita interiore in pochi minuti. Il loro amore, già estremamente solido, era ora più forte che mai. Avevano condiviso lo stesso spazio, lo stesso spirito; erano diventate letteralmente una cosa sola. Non avrebbero mai potuto dimenticare ciò che avevano vissuto, ma ciò che più contava era che, un giorno, se fossero riuscite a indirizzare il vettore dalla parte giusta, avrebbero trovato quell’unione ancora una volta, non solo per loro due, ma per tutti.
Adamas comprese anche perché il signor Mah non le avesse ancora mostrato le foto che aveva scattato a Emphatia: non avrebbe potuto ancora capirle. Ma ora sì, ora era il momento giusto. Si accarezzarono, si guardarono e ringraziarono per l’immensa fortuna di essersi trovate. Si spogliarono completamente nude. Aisha prese due perizomi bianchi, ne indossò uno lei e ne diede uno ad Adamas.
"Sai," disse Aisha con un sorriso, "pensa che è iniziato tutto così."
Accarezzò Adamas, le prese la mano e la posò sui suoi fianchi. Poi si staccò, lasciando Adamas a guardarla incantata. Aisha era una fata, una vera fata, era la Fata dei Colori. Poi si girò, mosse i fianchi come piaceva ad Adamas e si avvicinò alla pianta Somnium. Prima che Adamas potesse fermarla, ne sniffò un po’ troppo. Adamas la prese al volo quando vacillò, stringendola forte.
Quando Aisha si riprese, le due rimasero sedute vicine per un lungo momento, senza bisogno di parole. Il silenzio era carico di gratitudine e amore. Quel legame profondo che avevano appena condiviso le aveva cambiate entrambe.
Si strinsero in un abbraccio, quel momento, quella sera, era un simbolo della loro unione e della loro determinazione a portare la luce di Emphatia a tutto il metaverso.
La Sorpresa a Kalki
Quella sera, Aisha e Adamas pianificarono una sorpresa per Kalki. Prelevarono del cibo dalla sacca di Carestia e si avviarono a farle visita.
"Beh, ha detto che è a mezz'oretta da qui in quella direzione. Portiamo la cena," disse Aisha con un sorriso malizioso.
Così fecero. Il cammino verso l'abitazione di Kalki era breve e sereno, l'aria della sera era fresca e piacevole. Arrivarono presto e, bussando leggermente alla porta, sentirono la voce di Kalki che rispondeva dall'interno.
"Sorpresa!" esclamarono Aisha e Adamas in coro non appena Kalki aprì la porta.
"Ma guardate chi c'è! Avete fatto benissimo a venire!" rispose Kalki con un grande sorriso, abbracciandole entrambe. "Entrate, entrate!"
Le accolse nel suo accogliente rifugio, un piccolo spazio decorato con oggetti tribali e tessuti colorati.
"Sono felice che siate qui," disse Kalki. "Siete arrivate giusto in tempo per la cena, vedo che avete preso un bel po’ di roba dalla sacca"
"Una cena degna di un banchetto," commentò Kalki. "Perfetto.
Si sedettero per terra, disponendo il cibo su una coperta e iniziarono a mangiare.
"Raccontate, cosa vi ha portato qui stasera?" chiese Kalki, curiosa.
Aisha e Adamas si guardarono, un sorriso complice tra loro. "Abbiamo avuto un'esperienza incredibile," iniziò Aisha. "Siamo andate dagli sciamani."
Kalki annuì, conoscendo bene l'importanza di quel viaggio spirituale. "Raccontatemi tutto."
Adamas prese la parola. "All'inizio eravamo un po' smarrite. Non sapevamo come raggiungerli. Ma poi abbiamo seguito il sentiero e... ci siamo trovate in un'altra dimensione, per così dire."
"L'assenzio e il laudano ci hanno aiutato a entrare in contatto con loro," continuò Aisha. "Il nostro spirito ha lasciato il corpo, ed è stato come se fossimo una sola anima."
Kalki ascoltava attentamente, i suoi occhi brillanti di comprensione. "Avete vissuto quello che ho vissuto io. È un'esperienza che ti cambia per sempre."
"Esatto," confermò Adamas. "Gli sciamani non parlano, ma condividono i loro pensieri come energia. È stata un'esperienza di crescita esponenziale. Ci hanno mostrato come salvare Thamar. Ora sappiamo cosa fare."
"Siete ancora più vicine a Emphatia ora," disse Kalki con un sorriso fiero. "Sono orgogliosa di voi."
La serata proseguì tra risate e racconti. Kalki condivise le sue esperienze, le sue lotte e le sue vittorie. "Sapete," disse a un certo punto Kalki, "credo che insieme possiamo fare grandi cose. Possiamo davvero portare la luce di Emphatia a tutto il metaverso."
"Lo faremo," disse Adamas con determinazione. "Per per noi, e per tutti quelli che credono nella luce."
Dopo un ultimo brindisi, Aisha e Adamas si alzarono. Era tempo di tornare al capannone.
"Grazie per questa serata, Kalki," disse Aisha, abbracciandola forte.
"Grazie a voi," rispose Kalki. "Ricordate, chiamatemi se avete bisogno. Verrò subito."
Le due amiche si incamminarono verso il capannone. Camminavano fianco a fianco, la luna alta nel cielo illuminava il loro cammino.
La Rosa di Adamas
Aisha e Adamas camminavano silenziose lungo il fiume, immerse nei loro pensieri. La nebbia si sollevava lentamente dall'acqua, creando un'atmosfera surreale. Improvvisamente, Adamas vide qualcosa che non si aspettava di rivedere mai più: la barca di legno marrone, la stessa da cui aveva lanciato la sua rosa quattro anni prima, appariva davanti a loro, navigando lentamente. La barca era vuota, ma una luce intensa e rossa emanava dal fondo, proiettandosi verso il cielo, segno inconfondibile della presenza della Rosa di Adamas.
L'energia era palpabile, tanto che Adamas ebbe un sussulto e dovette essere sostenuta da Aisha. "Vado io, aspettami qua!" esclamò Aisha, pronta a tuffarsi nel fiume. Ma Adamas la fermò con un gesto deciso. "Non serve, Aisha. Stammi vicino e basta."
Aisha, confusa ma fiduciosa, si limitò a sostenere Adamas, osservando incredula mentre la barca si fermava proprio nel mezzo del fiume, per poi dirigersi verso di loro. Adamas camminò come in trance fino alla riva, i piedi immersi nell'acqua. La barca si fermò a un metro da lei. Aisha la seguiva, sentendo crescere dentro di sé una strana ansia.
La Rosa, di un rosso intenso, si sollevò lentamente dalla barca e si avvicinò al corpo di Adamas. Adamas rimase in piedi con le braccia aperte e il volto rivolto verso l'alto, come in uno stato di trance. Aisha sentiva il cuore battere forte, incapace di muoversi, sapendo che la cosa migliore era non fare nulla.
La Rosa si avvicinò ancora di più, quasi accarezzando Aisha mentre passava, poi tornò ad Adamas e si fuse con lei. La barca, ora senza la Rosa, riprese lentamente il suo percorso lungo il fiume. Aisha cadde a terra, ma non perse di vista Adamas nemmeno per un secondo.
Adamas abbassò lentamente le braccia, chiuse gli occhi per qualche secondo, poi li riaprì e si voltò verso Aisha. Aisha la vide diversa, e un terrore gelido le attraversò il corpo.
Adamas parlò, la sua voce incredibile. "Aisha, nella Rosa c'è tutto, ci siamo tutti. Duecentoquarantaquattromila nomi con i volti delle anime incarnate assieme alla scintilla. Ci sei tu, c'è Kalki, ci sono io... c'è anche Ishtar. Ci siamo tutti. Io so i nomi e i volti di tutte le scintille del metaverso, ma non solo. Ci sono anche tutte le vite che ho vissuto da migliaia di anni, fin dal principio, dal momento in cui Brahma si è scisso dentro di noi."
Aisha la guardava con occhi spalancati, incapace di articolare una risposta. Adamas si avvicinò a lei, sorridendo. "È immenso. Io e te abbiamo vissuto centinaia di vite insieme. Io e te siamo imprescindibili."
Poi Adamas cadde in ginocchio, sopraffatta dall'emozione. "È troppo, Aisha, non hai idea."
Aisha si inginocchiò accanto a lei, prendendole le mani. Pensò a Kalki e a come potesse mantenere la sua umiltà dopo aver vissuto qualcosa di simile. Si sentiva immensamente fortunata ad aver visto una Rosa ricongiungersi con la sua scintilla, un evento che era accaduto solo una volta negli ultimi duecento anni.
Nel frattempo, ad Heaven, nella terra degli arcangeli di Zadkiel, una sirena suonò. In una stanza rotonda con le mappe del metaverso sui muri, un monitor si accese, visualizzando chiaramente il nome "Adamas". Una Rosa si era congiunta con la sua scintilla. L'ultima volta che era successo con Kalki, in accordo con l'arconte Cronos, avevano implorato Ishtar di intervenire... e tutti sanno come era andata a finire.
Adamas e Aisha non tornarono a casa. Era necessario parlare con Kalki, renderla consapevole e partecipe. Entrambe erano sfinite, ma Adamas sembrava avere un'energia in più, una luce nuova che la guidava. Mentre camminavano mano nella mano, Adamas accarezzava Aisha, tenendole i fianchi e ricordandole quanto la amava. Ora, con la memoria di quanto vissuto insieme in tantissimi altri cicli vitali, forse la amava anche di più. Glielo ricordò più volte durante il percorso verso la casa di Kalki.
Quando arrivarono nel cortile della casa di Kalki, la trovarono ad aspettarle davanti alla porta. Si erano già capite senza bisogno di parole.
"Sai tutto, vero?" chiese Adamas, con una punta di apprensione nella voce.
"Certo," rispose Kalki con un sorriso tranquillo. "Quando una Rosa si ricongiunge con la sua scintilla, tutte le duecentoquarantaquattromila scintille lo sentono. Sicuramente era successo anche a te quando mi sono ricongiunta io con la mia Rosa."
Adamas annuì, ricordando vividamente quel momento. Stava nuotando nella piscina della lussuosa villa di Bergderbil, un luogo che i manipolatori avevano allestito per lei. Improvvisamente, sott'acqua, aveva avvertito una scossa fortissima. Era dovuta uscire velocemente dall'acqua. Quel segno inconfondibile era stato l'evento scatenante che l'aveva spinta finalmente a decidere di fuggire.
Kalki continuò: "L'ho avvertito forte. Stavo ancora sistemando le cose della cena quando ho sentito una scossa che quasi mi ha fatto cadere. Ma ho capito subito cosa era successo e speravo che veniste da me. Sapevo che sareste venute."
Adamas e Aisha si scambiarono un'occhiata di intesa, poi seguirono Kalki all'interno della casa. Si sedettero intorno a un tavolo, e Kalki prese una bottiglia di amaro fatto con le erbe del punto di confine, versando tre bicchieri.
"Entrate, a questo punto vi devo dire ancora qualcosa di molto importante," disse Kalki, con una nota di solennità nella voce.
Adamas e Aisha si sedettero, le mani che si sfioravano sotto il tavolo, pronte ad ascoltare. Kalki alzò il bicchiere, facendo un brindisi silenzioso, poi iniziò a parlare, la sua voce calma e rassicurante.
"Questa è una nuova fase per noi," iniziò Kalki. "Quello che avete vissuto oggi è solo l'inizio. La nostra missione è più grande di quanto possiamo immaginare, e la vostra unione è fondamentale.
Il silenzio riempì la stanza per un momento, carico di significato. Adamas e Aisha si guardarono negli occhi, consapevoli della strada che avevano davanti, ma anche della forza che avevano trovato l'una nell'altra.
"Kalki," disse Adamas, rompendo il silenzio, "sei stata una guida per noi fin dall'inizio."
Kalki sorrise, alzando il bicchiere. "E voi siete la mia forza. Insieme, possiamo illuminare tutto il metaverso. Brindiamo a questo."
I bicchieri si toccarono leggermente, un brindisi silenzioso che sigillava la loro determinazione e il loro impegno.
Kalki proseguì con voce calma e decisa: "Adamas, ora possiedi un potere immenso. Devi imparare a gestirlo, a controllarlo. Sei più forte di qualsiasi divinità, sia Vishnu che Shiva, ma ancora non ne sei consapevole. Tuttavia, loro lo sanno, proprio come sapevano di me. Ricordi quando ti raccontai di aver cercato di raggiungere Wahnfried? Avevo dimenticato la Rosa sulla riva e Ishtar mi catturò in quell'istante. Volevo incontrare il Padre, ma è stato un errore. Il Padre è dentro di noi."
Kalki fece una pausa, guardando Adamas negli occhi. "La tua Rosa ha imparato dagli errori. Si è fusa con te, non puoi dimenticarla o nasconderla da nessuna parte. Questo è un vantaggio: se l'avessi avuta con me, sarei riuscita a entrare a Wahnfried. Ma ci sono anche aspetti negativi. Cronos, Zadkiel e Ishtar sanno dove sei. Ti daranno una caccia spietata. Sicuramente andranno nel quadrante 9 ad avvisare Ishtar. Quando sente l'odore di una Rosa, è implacabile. Stai attenta, Adamas. Con me, ci ha messo un minuto. Tutti i sacrifici, le speranze, le fatiche, tutto finito in un minuto."
Kalki terminò, prendendo un respiro profondo. "Le cose importanti le ho dette. Domani verrò a trovarvi e ne parleremo ancora." Finirono l'amaro, poi Kalki si alzò insieme ad Aisha e Adamas. Abbracciò forte Adamas, sussurrandole all'orecchio: "Ce la faremo." Le diede un bacio sulla fronte, poi si rivolse ad Aisha.
"Aisha," disse con voce ferma, "l'amore che Adamas prova per te è qualcosa di incomprensibile, persino per te. Sei la sua vita, la sua forza. Ricorda, io mi sono congiunta con la mia Rosa e ho visto tutto. So che ce la farete, ma non sottovalutare la tua importanza. È almeno pari alla sua."
Aisha sentì il peso delle parole di Kalki, che le diedero una nuova forza. Kalki la abbracciò e le diede un bacio sulla fronte. Quelle parole erano cruciali: il rischio che Aisha si considerasse inferiore avrebbe potuto condizionare sia il loro rapporto che la missione. Ma Kalki fu convincente, e Aisha si rincuorò. Adamas fu profondamente grata a Kalki per quelle parole. Dette da lei, avevano un significato speciale, più profondo.
Adamas e Aisha uscirono abbracciate, camminando vicine, i loro corpi a stretto contatto. Ogni passo era una conferma della loro unione, della loro determinazione. Arrivarono al capannone, aprirono la porta ed entrarono.
Il Ritorno di Thamar
Adamas e Aisha erano appena rientrate al capannone. Il viaggio di ritorno dagli sciamani le aveva lasciate esauste, ma anche cariche di una nuova consapevolezza. La sera stava calando, e il silenzio del Punto di Confine era rotto solo dal fruscio del vento tra gli alberi.
Mentre sistemavano le loro cose, un rombo improvviso di moto squarciò l’aria. Aisha si voltò di scatto, riconoscendo il suono prima ancora di vedere la figura che avanzava veloce nella luce del tramonto. "Thamar..." sussurrò, il cuore pesante.
La moto si fermò bruscamente a pochi metri da loro. Thamar scese con movimenti decisi, indossando la divisa scura che Cronos le aveva dato, così simile a quella che Aisha portava un tempo. "Siete più resistenti di quanto pensassi," disse, il tono sarcastico, ma con una freddezza che non le apparteneva.
"Thamar, fermati," disse Aisha, facendo un passo avanti con le mani alzate. "Non devi fare questo."
Thamar rise, un suono vuoto e tagliente. "Non siete nella posizione di dirmi cosa fare."
Adamas la fissava, il volto teso ma calmo. "Non è lei," mormorò ad Aisha. "È ancora intrappolata."
Thamar alzò un dispositivo dalla cintura, una piccola arma che Cronos le aveva dato. "Non ho tempo per le vostre chiacchiere," disse, puntandolo verso di loro.
Adamas fece un passo avanti, senza esitazione. "Thamar," disse con una voce ferma e carica di potere. "Non sei tu. Lo sappiamo. E adesso lo scoprirai anche tu."
Prima che Thamar potesse reagire, Adamas alzò una mano, e una luce dorata si sprigionò dalle sue dita, circondando Thamar in un istante. La moto cadde a terra con un tonfo sordo mentre Thamar si trovava bloccata, incapace di muoversi.
"Che cosa...?" Thamar lottava contro quella forza invisibile, ma era inutile. Adamas chiuse gli occhi, concentrandosi sul labirinto di falsi ricordi che avevano imprigionato la sua amica. Aisha si avvicinò, posandole una mano sulla spalla per sostenerla.
"Ti abbiamo trovata," mormorò Adamas, immergendosi sempre più nella mente di Thamar. Le immagini manipolate da Cronos sbiadirono, come nebbia dissolta dal sole, e al loro posto riaffiorarono frammenti di memoria: Land’s End, la sua risata, i momenti condivisi con Aisha e Adamas.
Thamar emise un gemito, il suo corpo tremava sotto la pressione del cambiamento. Poi, improvvisamente, le sue gambe cedettero, e si accasciò a terra, respirando affannosamente. Adamas si inginocchiò accanto a lei, mentre Aisha correva a sostenerla.
"Thamar?" sussurrò Aisha, i suoi occhi pieni di speranza.
Thamar aprì lentamente gli occhi, e questa volta erano chiari, senza ombra di manipolazione. Guardò Aisha e Adamas, e il suo volto si riempì di lacrime. "Cosa... cosa ho fatto?" balbettò, confusa e sopraffatta.
"Non è stata colpa tua," disse Adamas con dolcezza, prendendole la mano. "Cronos ti aveva preso, ma ora sei libera."
Thamar si avvicinò ad Aisha, stringendola in un abbraccio disperato. "Mi dispiace... non volevo..."
"Lo sappiamo," rispose Aisha, accarezzandole i capelli. "Lo sappiamo."
La luna si alzò sopra il Punto di Confine mentre le tre rimanevano lì, unite in silenzio. Per la prima volta da tempo, c’era speranza.
Dal Diario di Aisha (Parte 16) – Lumenforte, gennaio 2025
Il momento in cui la Rosa di Adamas si ricongiunse alla sua scintilla cambiò tutto. Fu lì che capii il vero significato della Rosa.
Adamas si trasformò sotto i miei occhi. Non era solo più forte: era completa. In quel momento, capii che la Rosa non era solo un simbolo, ma un legame profondo con chi siamo veramente, con tutto ciò che abbiamo vissuto e con ciò che possiamo diventare. Eppure, mentre osservavo Adamas, un senso di conflitto cresceva dentro di me.
Ero legata a lei in modo indissolubile. La sua presenza era la mia ancora, la mia forza. Eppure, Kalki... Kalki era un enigma che non riuscivo a decifrare. Mi sentivo attratta da lei in un modo che non riuscivo a spiegare, né a fermare. Non era amore, non ancora. Forse era ammirazione, o forse qualcos'altro. Ma era lì, costante, come una brezza leggera che non si può ignorare.
Ricordo che facemmo un pranzo il giorno in cui cancellammo i ricordi fasulli di Thamar. Era il nostro modo di celebrare una piccola vittoria, un momento di respiro in mezzo a un cammino carico di incertezze. Adamas, seduta accanto a me, guardava Thamar con una nuova luce. Aveva capito l'importanza che Thamar poteva avere in quel contesto. Non era solo una scintilla: era una giornalista, una voce che poteva smuovere le coscienze.
"Thamar," disse Adamas a un certo punto, con quel tono serio che usava quando parlava dal cuore, "dovresti tornare a Land’s End. Niente più cameriera. Niente più compromessi. Devi scrivere. Devi raccontare la verità su Cronos e su tutto quello che ha fatto..."
Punto di Confine, Autunno 2022 – L’Incarico a Thamar
Finito il pranzo, dovettero inevitabilmente affrontare argomenti più complessi. Adamas, riconosciuta silenziosamente come capo, prese la parola per tracciare le linee guida. Si alzò in piedi, con un'espressione risoluta, e guardò le sue compagne.
"Thamar," iniziò Adamas, "ho bisogno che tu torni a Land's End e scriva immediatamente un articolo su tutto quello che è successo. Non importa se lo leggeranno Cronos o Zadkiel, l'importante è che lo leggano le scintille di tutto il metaverso. Questo articolo deve scuoterle. Ogni scintilla risvegliata è forza per tutte le altre."
Fece una pausa, guardandola intensamente. "Il Nothing News deve essere il mezzo per farlo. È lì che la tua voce sarà più forte, dove potrai raggiungere non solo Land’s End, ma ogni angolo del metaverso. Devi trasformare quelle pagine in uno strumento per la verità."
Thamar annuì, consapevole dell'importanza del suo compito. "Farò del mio meglio. Devo trasmettere la verità, far sapere a tutti che c'è una speranza."
"Esatto," proseguì Adamas. "L’articolo deve andare in stampa, nelle televisioni, e su più canali internet possibili. Deve parlare di un mondo diverso, deve parlare dell'esistenza di Emphatia. Dai priorità assoluta a questo articolo perché potrebbe mettere in seria difficoltà la propaganda fasulla dei Frangitori di Bergderbil."
Poi Adamas si rivolse a Kalki. "Kalki, tu dovrai accompagnarla. Thamar non sa niente del Quadrante Nothing, quindi è necessario che faccia il viaggio di ritorno con te, passando dal vecchio mulino e poi andando al Poco Corretto. Aspetterete la congiunzione col locale gemello, Lo Scorsetto Nero, di Land's End. Dovete partire il prima possibile, preferibilmente questo pomeriggio."
Kalki annuì, pronta a fare la sua parte. "Capito, Adamas. Non ci perderemo in chiacchiere, partiremo subito dopo aver sistemato le ultime cose."
Si salutarono con abbracci calorosi e promesse di rivedersi presto. Kalki e Thamar si avviarono lungo il sentiero, il sole del pomeriggio che gettava lunghe ombre sulla strada davanti a loro. Kalki, con un sorriso, disse alle altre: "Tornerò tra qualche giorno. Abbiate cura di voi."
Adamas e Aisha rimasero a guardarle fino a quando scomparvero alla vista, poi si sedettero sotto un albero, godendosi un momento di tranquillità.