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Nothing

By Korvo Korvo

Cap. 6: L'Ultimo Volo di Korvo

 
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Le Scintille e il perchè dei loro nomi

In questo momento mi trovo in uno dei miei spazi preferiti del secondo Quadrante del Metaverso, quello chiamato ‘Nothing’. Mi trovo nei pressi del Vecchio Mulino, ormai considerato da tutti i Viaggiatori il portale più adatto per accedere a ‘Nothing’ se si proviene dal Mondo Cardine. Riflettevo sui nomi delle Scintille, perché penso che bisognerebbe fare un po’ di chiarezza in quanto in tutti i libri che il Sig. Mah ha scritto mai e poi mai si è degnato di spiegare la relazione esistente tra anima-scintilla-corpo.

Qualcosa è stato detto, ma secondo me non è sufficiente per capire. Quindi pazientate qualche riga, poi sarà tutto più chiaro. Per arrivare a ciò partiamo dall’Origine Primaria, ovvero la fonte che ha dato inizio al tutto. Indefinibile nelle parole a noi conosciute. Per cercare di comprendere almeno in parte, cercherò di dare un’immagine ed utilizzare delle parole che si avvicinano al concetto. Dicevamo, l’Origine, conosciuta col nome di Brahman, immaginiamola come una fonte di energia illimitata e in grado di generare dal nulla qualunque cosa. Questa fonte contiene all’interno di se le caratteristiche fondamentali per poter creare, conservare e pure distruggere interi universi. Questa fonte ha un nome: la Trimurti, che se scissa in ogni sua individualità può assumere tre identità precise, che come ormai sappiamo bene nel corso dei millenni hanno assunto identità proprie e ben definite. Il potere della distruzione, materializzato in Schiva, il potere della conservazione e della protezione, assunto da Vishnu e quello che interessa adesso a noi, il potere della creazione, insito nella divinità in grado di dare un senso all’ operato di Schiva e di Vishnu: Brahma.

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Vishnu e Shiva hanno sempre avuto la consapevolezza che la loro esistenza dipendesse solo ed esclusivamente da Brahman, l’energia primaria e che la loro esistenza era reale solo perchè Brahman li ‘pensava’. Diversa era la situazione per Brahma perchè nella sua essenza era custodita la capacità della creazione, il dono della scintilla e quindi, anche della vita eterna. Vishnu e Shiva per millenni, a volte come nemici, a volte come alleati hanno sempre devastato, dominato e gestito interi universi sempre alla ricerca della fonte primaria: la Scintilla, che secondo la loro convinzione Brahma aveva nascosto da qualche parte. Non era così, Brahma non ha mai nascosto la Scintilla, Brahma ha nascosto se stesso scindendosi in duecentoquarantaquattro mila piccole fiamme, e dando ad ognuna di esse un nome preciso, ognuno diverso ed un unico elemento di connessione, la fiamma di Emphatia, nascosta nella città nascosta e custodita da millenni da Sholeh, la Custode della Fiamma. La Fiamma di Emphatia è l’essenza vitale di Brahma, la sua anima, la linfa vitale di tutte le Scintille. Se e quando la Fiamma di Emphatia dovesse uscire dalla città nascosta ed essere trasportata in un punto preciso del Metaverso ancora a noi sconosciuto allora tutte le rose si illumineranno rivelando il nome della Scintilla di appartenenza e come una potentissima calamita ogni rosa vi si riunirà restituendole forza e consapevolezza. Tutte le Scintille saranno un’unica Scintilla e il Dio Brahma sarà ricomposto. Questo sarà il momento che Shiva e Vishnu perderanno il senso della propria esistenza perché non ci sarà più niente da distruggere e più niente da proteggere e conservare. Allora, secondo il quinto libro Vedico, Brahma potrà ricomporsi da solo in Brahman avendo eliminato le parti negative e finalmente potrà ricreare il mondo ideale. Ecco, detta così è un po’ semplificata certo ma mi riprometto in seguito di trovare e leggervi bene il quinto libro dei veda, quello ancora non scritto ma presente da sempre nei pensieri di Brahman. Ritornando ai nomi delle Scintille, che possiamo chiamare tranquillamente ‘figlie di Brahma’, possiamo dire che ognuna di loro rappresenta una piccolissima parte di Brahma. Cerchiamo di immaginare la scintilla come una piccola fiamma, una piccola fiamma immortale. La Scintilla cerca un’anima luminosa, sempre femmina e la possiede illuminandola. Normalmente questo accade alla nascita dell’anima luminosa ma non sempre,  a volte può succedere in un qualunque momento nel corso della vita. La Scintilla guida l’anima luminosa affinchè possa avere la consapevolezza dell’esistenza di un mondo migliore e la aiuta a scoprire gli inganni dei manipolatori. Purtroppo però la scintilla deve utilizzare i mezzi fisici del corpo dell’anima che ha deciso di illuminare e allora deve fare i conti con il programma ‘reset’ che prevede l’azzeramento della consapevolezza acquisita ad ogni fine di ciclo vitale del corpo dell’anima luminosa. Per fortuna questo programma non funziona quasi mai bene, lascia sempre qualche traccia. Per questo ogni anima luminosa possiede una consapevolezza diversa fin dall’inizio del proprio ciclo vitale e questa consapevolezza la rende speciale, lei sa che la sua vita ha uno scopo diverso. Quasi mai la Scintilla abbandona l’anima luminosa che ha scelto, anzi, si potrebbe dire che diventano una cosa sola e questo naturalmente va oltre la durata del ciclo vitale. La rinascita e la reincarnazione della Scintilla avviene assieme all’Anima Luminosa nello stesso corpo. Ma come detto, purtroppo con tutto o quasi tutto da riacquisire. Il caso di Kalki è stato molto particolare, c’è stato l’intervento del Demone Ishtar che ha letteralmente strappato la scintilla dall’anima luminosa della ragazza dal costumino nero. Kalki, il nome vero della Scintilla, ha trovato subito corpo nella prima discendenza della ragazza dal costumino nero. Non sappiamo che fine abbia fatto il suo corpo fisico, ma sappiamo che la sua anima luminosa è certamente scissa dalla scintilla. Kalki esiste sempre, coesistendo con un’altra anima luminosa ma dovrà ritrovare se stessa ricordando il suo nome e ritrovando la sua rosa. La Rosa, ecco cosa mancava, il significato e la funzione della Rosa. La Rosa la possiamo immaginare come una carta d’identità digitale, dove sono contenute tutte le informazioni relative alla Scintilla di appartenenza, il suo nome ad esempio e tutti i nomi appartenenti alle altre Scintille. Kalki adesso, che risiede nel corpo della Piccola Scintilla, dovrà ritrovare la sua rosa esattamente come tutte le altre scintille. Una volta ritrovata la rosa il livello di spiritualità e di consapevolezza aumenterà, una nuova forza guiderà la Scintilla ad aiutare altre scintille a ritrovare la propria rosa e un istinto forte e naturale guiderà le scintille verso il luogo di origine dove tutto è nato e tutto dovrà rinascere. Wahnfried. Come già detto precedentemente sarà sufficiente che una sola scintilla trasporti la fiamma di Emphatia in un punto particolare del Metaverso, in quello stesso istante tutte le scintille ricorderanno il loro vero nome e tutte le rose, comprese le duecentomila che si trovano nel quadrante Ishtar si illumineranno rivelando il nome di appartenenza. Quel momento segnerà l’inizio dell’inevitabile fine dell’impero dei Manipolatori, del regno di Vishnu e di Shiva e la fine definitiva di Deva e Asura.

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Beh, è durato più del previsto questo noiosissimo preambolo, ma è bene sapere che avrebbe potuto essere molto peggio.

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Il Punto della Situazione

Dopo aver visto con i miei occhi la Rosa di Adamas illuminarsi ed illuminare il nome della propria Scintilla, anche qui dal Vecchio Mulino riesco a vedere con i mille occhi della natura che quella vecchia barca che trasporta la Rosa illuminata di Adamas sta continuando a vagare libera nel fiume della Valle della Morte. Ho visto però anche Zadkiel individuare con il suo Monitor Infernale la Scintilla che ha ricordato il suo nome. La Principessa Diamante alias la Principessa Adamas si trova proprio nella sua Lussuosa Villetta alla periferia di Bergderbil. Adamas, sì, l’Indomabile.

Del corpo di Kalki o meglio del corpo che ospitava la Scintilla di Kalki non se ne è più saputo nulla, ma sappiamo che Kalki ha già ritrovato ospitalità nella Piccola Scintilla, la prima e unica discendenza di se stessa.

Il Sig. Mah è sempre allo Scorsetto Nero con l’Orologiaio a bere Negroni e a pensare a cosa fare.

All’Avamposto possiamo vedere Aisha sempre più insofferente e delusa nel cercare invano di incontrare qualche Scintilla di passaggio. Adesso sta pensando di tornare a Bergderbil, nonostante i rischi, per avere qualche possibilità in più.

Il Mondo Cardine è sempre più devastato dalle guerre, sembra ormai imminente l’Apocalisse.

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Abbiamo installato anche qua al Vecchio Mulino un Monitor collegato direttamente al Monitor Infernale di Zadkiel e quindi possiamo controllare in diretta la situazione attuale. Sì, si vede chiaramente il nome di Adamas proprio nella villetta alla periferia di Bergderbil, ma c’è anche un’altra cosa che è cambiata, sembra una cosa irrilevante ma non si sa mai. Quell’unico cerchietto nero che stava nel Labirinto adesso non c’è più, il Labirinto è completamente disabitato. Bisognerebbe avere la pazienza di cercare il cerchietto nero nel Monitor Infernale per sapere dove sia finito ma essendo esattamente uguale agli altri sarebbe come cercare un ago in un pagliaio. Meglio lasciar perdere probabilmente non è così importante.

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Bene, questo è un po’ il quadro della situazione, in pratica l’unica speranza che abbiamo in questo momento è che la Principessa Adamas riesca a fuggire dalla Villetta di Bergderbil e dalle grinfie di Zadkiel e che trovi la sua Rosa. Quindi, di conseguenza anche il Dono. Perché una cosa la sappiamo, la sappiamo bene, lei, Adamas, la Principessa Diamante è probabilmente l’unica che può trasportare la Fiamma di Emphatia. 

 

La Decisione della Principessa Adamas

Lo sapeva, lo sapeva benissimo che non poteva più stare lì. E sapeva anche di non aver neppure il tempo di prepararsi qualcosa. Doveva fuggire ora, subito, adesso così come era vestita, jeans e maglietta, come sempre, come piaceva a lei. Altro non le serviva e comunque non aveva il tempo di prenderlo. Ottimo, la decisione l’aveva presa ma non sapeva assolutamente come fare per realizzarla.

Zadkiel aveva già allarmato il servizio di sicurezza nel tenere costantemente sotto controllo Adamas e di non perderla di vista per nessuna ragione, gli ordini di Zadkiel erano di non fare assolutamente uscire Adamas dalla villetta e di aspettare il suo arrivo. Zadkiel voleva gestire da solo la situazione e non voleva che Adamas sospettasse di essere stata scoperta. Ma come sappiamo Adamas non sospettava, Adamas sapeva. Certo, sapeva tutto tranne una cosa: come fuggire da lì.

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Alzò lo sguardo verso il soffitto e poi lo spostò più in basso, vide le telecamere. Quindi fu certa che l’avevano ripresa mentre viaggiava verso Nothing. Avevano ripreso però solo il suo corpo incosciente, non potevano certamente aver ripreso anche il suo spirito mentre viaggiava. Il libro nero era ancora a terra assieme al bicchiere frantumato. Ciò che restava del  Cocktail Micidiale era sparso per terra bagnando oltre al pavimento anche il libro nero e i cocci del bicchiere. Fu certa che a breve, brevissimo, avrebbe ricevuto qualche visita. Doveva agire subito.

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Avamposto: Aisha, la Supersexy-Poliziotta

In fondo era pure lei una Scintilla, e con i controcazzi mica una Scintilla qualunque. Ed era stata pure la Fata dei Colori, aveva imparato a dipingere e dai suoi dipinti generare oggetti. Oggetti di tutti i tipi, era stato proprio al Labirinto che aveva generato la moto che l’aveva condotta a Bergderbil per ritrovare il Sig. Mah. Si era ridisegnata e realizzata un’altra mini-divisa, ancora più sexy e pure un mitra. E allora non perdiamo altro tempo, ormai sapeva delle sue capacità, era una Scintilla evoluta, senza la Rosa certo, al momento nessuna Scintilla possedeva la rosa, ma il nome lo aveva ritrovato, lei era Aisha, e come tutte le Scintille con un grado di consapevolezza più evoluto era in grado di manipolare il Matrix, poteva creare e trasformare. Non tutto, non un portale magari, almeno non adesso, ma una moto sì. Questa volta visto che doveva essere frutto della propria fantasia ne voleva una proprio speciale, diversa da tutte le altre e che si metteva in moto solo quando la manopola dell’acceleratore riconosceva la sua mano destra. Non usò i pennelli questa volta, ma generò la moto solo con la forza della sua fantasia.

Si avvicinò ad un albero, pose sul suo tronco entrambe le mani. Quello che doveva fare era semplicemente trasformare l’energia in materia, la sua energia, quella proveniente da lei e quella vitale estratta dall’albero collegato con la terra, con la madre terra. Il tutto catalizzato dalla forza del suo pensiero, della sua immaginazione. Chiuse gli occhi. Si concentrò. All’inizio era un salone buio, poi una luce fioca iniziò ad illuminare una pavimentazione metallica, una struttura metallica e poi un fortissimo raggio luminoso rosso finalmente la illuminò. Una grossa e potentissima moto rossa con sfumature nere brillava nel mezzo della pavimentazione metallica. Aisha riaprì gli occhi e tutta la struttura scomparve per rilasciare il posto al bosco… e alla nuova potentissima moto rossa. La SuperMoto rossa di Aisha. Stava lì, proprio davanti a lei, appoggiata sul cavalletto e sembrava dire ad Aisha: Sei pronta?

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Sorrise Aisha, sorrise e si avvicinò. La cavalcò come se non avesse fatto altro in tutta la sua vita. Depose il mitra in uno spazio riservato che aveva pensato proprio sotto alla sella. Mise la mano sull’acceleratore e immediatamente il rombo del motore sovrastò il fruscio del vento ed il canto degli uccelli. Tre potenti accelerate e come se non ci fosse un domani… partenza. In impennata si intende. Addio all’Avamposto, almeno per il momento, direzione: Bergderbil!

Ma Bergderbil dove? In quale dei suoi tre cerchi? Vosda naturalmente, il centro della manipolazione, dove i rischi sono maggiori ovviamente. Ma anche, dove a breve, proprio nella sua periferia Adamas l’Indomabile tenterà la fuga.

 

La Rocambolesca Fuga di Adamas, l’Indomabile (Pt 1)

Bisognava essere logici, pragmatici, era necessario scappare immediatamente ma era pure necessario sapere dove scappare. Il dove non era difficile, considerando che non aveva la più pallida idea di dove si trovasse la barca con la sua rosa il posto più logico per rifugiarsi era certamente il Labirinto. Lì avrebbe ritrovato la sua Amica Strega e sicuramente i Demoni non l’avrebbero mai trovata, o almeno con tutti i trucchi che aveva utilizzato per il labirinto trovarla era davvero un’impresa. Poi, con calma, al Labirinto avrebbe potuto fare un piano insieme alla sua Amica Strega per trovare la Rosa. Sì, fino a qua tutto facile… ma a quel ‘qua’ bisognava arrivare. Intanto scappare dalla villa e poi? Correre? Poteva arrivare al Labirinto correndo senza neppure sapere la direzione e quanto fosse lontano? No di certo. E allora? Già, e allora? Il tempo scorreva e con tutta probabilità a breve le avrebbero tolto tutte le libertà godute all’interno della villetta nella migliore delle ipotesi, nella peggiore… meglio non pensarci. L’idea di tornare nella Prigione del Tempo non la voleva nemmeno prendere in considerazione. E allora dicevamo… allora bisognava agire.

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Era folle l’idea che le venne in mente, folle come lei, ma dopotutto non è con la follia che si ottengono i risultati migliori? Ma anche i peggiori le suggeriva contemporaneamente la sua testa. Ormai la Principessa la conosciamo, decise di mettere in pratica la sua follia. Barricò la porta spostò avanti ad essa tutto ciò che bruciando poteva generare fumo. E con insospettabile calma diede fuoco a tutto quello che poteva. Sapeva, o meglio sperava che il sistema antiincendio funzionasse bene così, giusto per non lasciarci le penne ma facendo in modo che nessuno potesse velocemente entrare dalla porta per salvarla. Per salvarla avrebbero dovuto entrare dalla finestra, con un camion dei pompieri ad esempio e magari con un’ambulanza ad attenderla proprio lì sotto per trasportarla velocemente in ospedale… e comunque furi dalla villetta. Poi ci avrebbe pensato, un passo per volta.

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La stanza prese fuoco velocemente, a partire dalle tende, il divano e anche i mobili di legno iniziarono ad incendiarsi. Il sistema antiincendio non stava funzionando. Adamas capì troppo tardi che il piano tanto geniale non era, ormai il fuoco non lo si poteva più fermare se non con potenti autopompe. Prese alcuni oggetti pesanti e li scagliò contro i vetri delle finestre, quasi più per disperazione che per senso logico, ma senza volerlo fece la cosa giusta. I vetri andarono in frantumi e il fumo incominciò ad uscire visibilmente. Se ne accorsero le guardie del corpo che stavano sempre in prossimità del cancello di entrata della villetta. Velocemente avvisarono la sicurezza e chiamarono i pompieri ma probabilmente non c’era abbastanza tempo per tirare fuori viva la principessa dalla stanza, allora decisero di agire in autonomia. Il fuoco non aveva ancora preso tutta la stanza, ma il fumo stava velocemente rendendo l‘aria irrespirabile. Adamas se ne accorse e d’istinto si avvicinò alla finestra alla ricerca di ossigeno fresco. Fu in quel momento, proprio mentre vide le guardie del corpo avvicinarsi che le venne in mente il piano numero due. Questo era decisamente più facile da realizzare, bastava solo aspettare, sperare che le guardie arrivassero presto e poi iniziare l’ennesima recita. Le guardie presero velocemente un’auto volante e si innalzarono verso la finestra dove ora si trovava affacciata la principessa. “Sono qua, fate presto, non riesco più a respirare” gridava Adamas. Il fuoco intanto accelerava notevolmente la sua avanzata e il fumo rendeva la stanza ormai in situazione critica. Ma Adamas stava ancora bene, restava affacciata alla finestra e le guardie la raggiunsero velocemente. Misero l’Auto volante con lo sportello di entrata proprio a fianco della finestra, sembrava abbastanza facile per Adamas trasferirsi nell’auto ma… ma non era quello che voleva. Il suo piano era diverso. Lei voleva che le due guardie scendessero dalla macchina ed entrassero nella stanza. In questo momento il piano numero due cominciò: quando tutto sembrava fatto, avrebbe dovuto solo trasferirsi nella macchina, Lei, la Principessa Adamas, si portò una mano sulla fronte, alzò gli occhi al cielo, barcollò un po’ all’indietro e si lasciò cadere sul pavimento a peso morto. Le due guardie si guardarono e decisero che l’unica cosa che c’era da fare era quella di andare a prenderla.

Probabilmente era l’unica cosa che non avrebbero dovuto fare.

Adamas aveva pensato bene di cadere un paio di metri lontano dalla finestra in modo da fare entrare completamente le guardie, le quali ovviamente entrarono. Videro la Principessa a terra apparentemente svenuta e si avvicinarono per prenderla. Quando erano entrambe a ridosso del corpo di Adamas, con una velocità impressionante la Principessa aprì gli occhi e spaccò letteralmente un posacenere di vetro in testa a quello più vicino e con un calcio di una forza inimmaginabile colpì il secondo proprio sotto il mento e senza nemmeno curarsi del danno arrecato alle guardie con un balzo felino saltò sull’auto volante abbandonando per sempre (si spera) la Lussuosa Villetta alla periferia di Bergderbil.

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Per la cronaca i pompieri arrivarono, spensero l’incendio e salvarono le guardie del corpo che furono trasportate entrambe in ospedale, ma solo momentaneamente, perché subito dopo Zadkiel le fece trasferire nelle peggiori zone del Terzo Livello Di Bergderbil: l’Averno.

 

Il Breve Volo di Adamas

Che bello guidare un’Auto-Volante, era la prima volta che la guidava ma non era difficile, Adamas aveva osservato bene come facevano le guardie quando l’accompagnavano al supermercato e aveva imparato così. Ora si trovava lì, sui cieli di Vosda a guidare un’Auto-Volante senza nemmeno sapere dove andare. E nemmeno come atterrare. Ecco, a questo non aveva pensato. “Forse atterrano da sole” pensò… ma sapeva che non era così. La paura incominciava a prendere il posto dell’eccitazione e quindi il viaggio non era più così interessante e il peggio doveva ancora arrivare. Una allarme si accese nel cruscotto dell’auto e una voce metallica comunicò che il controllo dell’auto era passato da manuale a remoto. Traducendo, da adesso la macchina non la guidava più lei ma qualcun altro da terra. Infatti la macchina fece una sterzata e si direzionò verso il centro di Vosda. Adamas provò a schiacciare i pedali, tutti i tasti e a muovere il volante, ma non c’era  niente da fare: l’auto-volante non la guidava più lei.

 

Avamposto – Terzo Livello tutto di un fiato

Niente, nemmeno una piccola fermata, nemmeno un rallentamento. La Freccia Rossa di Aisha bruciava l’asfalto toccando punte di velocità che a volte superavano i 250 Km/h. Era troppo tempo che non si sentiva viva in questo modo. Per l’occasione si era disegnata un casco luccicante con sfondo rosso e sfumature nere che sembravano le fiamme dell’inferno. Ma un’altra cosa aveva di speciale quella moto, una cosa unica, nessun’altra moto l’aveva ancora. L’aveva pensata lei, Aisha, la Super Sexy-Poliziotta del Metaverso di Luce. Era un pulsante nero. Non tanto il pulsante, ma quello che attivava il pulsante: un Propulsore Areospaziale che non solo faceva volare la moto ma la trasformava in un autentico missile. Ma questo era un segreto, da utilizzarsi solo in caso di estrema necessità.

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Aisha fece la prima sosta proprio all’ingresso del terzo livello di Bergderbil, l’Averno. Fermò la Moto, che a pensarci bene chiamarla moto è un po’ riduttivo, la chiameremo come detto prima: la Freccia Rossa. Quindi, Aisha fermò la Freccia Rossa in una stazione di servizio completamente deserta. Sappiamo della desolazione che caratterizza il terzo livello, figurarsi la periferia del terzo livello. C’era comunque un distributore automatico di bevande e un tavolino. Aisha prese un caffè usufruendo sempre della sua carta riservata alle forze di polizia. Era contenta che non gliel’avessero ancora disattivata anche se sapeva benissimo che non era stata disattivata per errore ma solo per controllare i suoi movimenti. Si sedette e al caffè aggiunse un cornetto. Anche questa è un’immagine che andrebbe dipinta o fotografata: nella desolazione dell’Averno, verso il tramonto, una stazione di servizio deserta, una supermoto parcheggiata vicino ad un tavolino, un casco luccicante sul tavolino e lei, Aisha, entrata di diritto come uno dei protagonisti assoluti di tutta la resistenza, quella vera, quella che parla poco, quella che agisce. Bella, senza ombra di dubbio, Forte, come pochi si sono dimostrati, Intelligente, perché solo un’intelligenza non comune può pensare e realizzare la Freccia Rossa. Ma ora che si fa Aisha? Io la sto guardando dall’alto, non mi sembra preoccupata, sembra che il da farsi non sia un suo problema. Ecco, ora la vedo che prende il cellulare, certo avesse un Maplet sarebbe meglio, ma anche il cellulare si può collegare all’Emphatia Spore. Mi avvicino, vorrei parlarle, ma non mi è permesso, posso solo limitarmi ad osservare. Sì, si è collegata all’Emphatia Spore. Ora è entrata nella sezione speciale, sta aprendo il link che visualizza il Monitor Infernale. Fantastico, fantastico davvero, speriamo che se ne accorga. Eccola lì, vicino, molto vicino ma non più all’interno della villetta lussuosa della periferia di Bergderbil appare un nome nuovo. Un nome scritto su un cerchietto giallo, è il nome di una Scintilla naturalmente. Un nome ancora sconosciuto ad Aisha ma che presto dovrà per forza conoscere. E’ il suo compito giusto? Trovare le Scintille ed aiutarle a trovare se stesse… e allora cosa aspetti Aisha, adesso sai dove devi andare, può essere che questa Scintilla sconosciuta abbia bisogno di te. Leggi bene il suo nome Aisha e ricordalo, potresti non avere tanto tempo per riconnetterti all’Emphatia Spore, potrebbero anche disattivarti il cellulare. Ma questo Aisha lo sapeva bene, eccome lo sapeva. Non prese nemmeno un foglietto per scriversi il nome, era un nome che non si dimentica. Era il nome di una sorella: l’Indomabile, Adamas: l’Indomabile.

Aisha mise il casco, cavalcò la Freccia Rossa e accarezzando con la mano destra l’acceleratore fece ruggire il suo  motore.

Questa volta ho provato a contarli, erano più di cento i metri che Aisha fece in impennata prima di atterrare e viaggiare con due ruote.

 

La Rocambolesca Fuga di Adamas, l’Indomabile (Pt 2)

Cercò prima di aprire i vetri e poi anche lo sportello, ma nessun comando rispondeva. L’auto-volante era completamente controllata da remoto. Questa volta nessun piano geniale venne in mente alla Principessa Adamas, quello che poteva fare era solo attendere. Ma noi sappiamo bene che ‘attendere’, ‘aspettare’, ‘vedere un po’ che succede’ non è proprio nella sua indole e allora come altre volte aveva fatto appoggiò la testa allo schienale chiuse gli occhi e iniziò a pensare. Una piccola idea si fece spazio nella sua mente: un paracadute, un oggetto volante doveva per forza avere un paracadute, così, come semplice norma di sicurezza. Vero, il paracadute c’era e Adamas lo trovò subito. Era diverso da quelli tradizionali che conosciamo ma il funzionamento era molto simile. Il paracadute era contenuto all’interno di un giubbotto nero molto aderente con posizionato sulle spalle delle alette che potevano addirittura direzionare il volo tramite un comando che si trovava nella parte anteriore del giubbotto. Praticamente un telecomando che poteva essere utilizzato con le dita di una mano che gestiva direzione e velocità. Adamas lo prese ma non lo indossò subito, lo posò sull’altro sedile, a portata di mano. Il problema di uscire dall’auto non era affatto risolto. Quindi riappoggiò la testa sullo schienale, richiuse gli occhi e tornò a pensare. La interruppe la voce di Zadkiel. L’Arcangelo si trovava sul monitor dell’auto mostrando uno dei suoi migliori sorrisi: era lui stesso a pilotare l’auto-volante. “Tutto bene Principessa?” chiese Zadkiel con tono molto ironico e come se non bastasse aggiunse quel nome che tolse ogni dubbio alla Principessa di essere stata scoperta: “Tutto bene Principessa Adamas?” ci fu un po’ di pausa poi l’Arcangelo proseguì: “stai tranquilla Principessa, per te non è previsto né l’inferno né la Prigione del Tempo, ci servi viva ed in forma. Solo tu puoi attrarre e riconoscere la tua Rosa, fino a quel momento sarai sempre trattata da Principessa, magari in una cella di un metro e mezzo ma in salute”. Detto ciò Zadkiel aspettò qualche istante per vedere eventuali reazioni di Adamas. Adamas restò subito impassibile poi, proprio un istante prima che Zadkiel staccasse la comunicazione gli disse sussurrando: “Credi? Credi davvero che mi potrai riavere viva?”. Un sorriso beffardo apparve sul suo viso poi prese qualcosa dalla tasca e la mise in bocca. Adamas disse ancora: “Sessanta secondi basteranno, questo veleno ucciderà il mio corpo e separerà la mia anima da esso. Piuttosto morta che di nuovo con te. Quarantacinque secondi caro Zadkiel, quarantaquattro adesso”. E sorrise.

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Era una Golia, aveva ingoiato una semplicissima Golia alla liquirizia ma Zadkiel non poteva saperlo e lei sapeva recitare come pochi altri. Finse di stare male, ormai i secondi che mancavano si contavano sulle dita delle mani ma lei era bravissima. Una simulazione di dolore stupenda, quasi ci credeva anche lei. Scattò in avanti posando la mano destra sul cuore e lasciando cadere la mano sinistra per poi abbandonarsi completamente sul sedile e mantenendo opportunamente gli occhi sbarrati. Per vedere ovviamente, per vedere che sarebbe successo adesso. Doveva respirare al minimo e per i primi 90 secondi non respirò affatto. Zadkiel la voleva viva, morta non serviva a niente e soprattutto non avrebbe mai potuto sapere dove la sua anima si sarebbe reincarnata. Forse era ancora in tempo pensò Zadkiel, forse se si fa presto con le nuove tecnologie la si riesce ancora a salvare. Decise di inviare l’Ambulanza più veloce ed efficiente di Bergderbil, quella che poteva attivarsi solo su suo comando, l’avrebbe raggiunta in volo e sempre in volo avrebbe tentato di salvarla.

L’Ambulanza arrivò in meno di un minuto, si affiancò all’auto-volante dove la Principessa stava proseguendo magistralmente la sua recita, aprì il suo portellone contemporaneamente al momento in cui Zadkiel da remoto aprì quello dell’auto volante. Bastò un solo secondo alla Principessa per prendere il giubbotto paracadute e buttarsi nel vuoto. Mai, mai nome fu più azzeccato: Adamas: l’Indomabile. Si mise il giubbotto mentre si trovava in piena caduta, prese il telecomando e lo azionò. Stupefacente, funzionava. Diresse il suo volo a terra, sapeva che in volo a breve sarebbero arrivate auto-volanti della polizia, a terra forse era più semplice. Il personale dell’ambulanza era solo personale medico, quindi non poterono fare niente se non restare allibiti guardando lo schermo dove appariva il volto di Zadkiel anch’esso allibito. Un secondo ci mise Zadkiel per gridare l’ordine: “Prendetela o l’Averno sarà la vostra prossima missione”. Incalcolabile quante moto, auto, auto-volanti partirono subito per la cattura di Adamas, erano una… legione. Adamas diresse il suo atterraggio all’interno di un bosco, dove è sicuramente più difficile atterrare ma è più adatto per la fuga. Atterrò non senza problemi. I piedi toccarono terra che la sua velocità era ancora elevata per cui non riuscì a rimanere in piedi ma rotolò per una ventina di metri. Non poco certo, ma Adamas era atletica. Anche nella caduta riuscì con classe e… e fortuna. Il suo corpo smise di rotolare ad un metro da un dirupo talmente alto che non si vedeva il fondo. Sempre da sdraiata la Principessa strisciò proprio verso il bordo del dirupo e guardò in giù sporgendo la testa verso il vuoto. No, il fondo non si vedeva proprio. Si tirò indietro, si alzò in piedi e fece qualche passo allontanandosi dal dirupo. Si tolse il giubbotto-paracadute e si guardò un po’ intorno. Poi, soddisfatta, si disse ad alta voce: “Bene. Credo proprio che adesso posso svenire”. Svenne.

 

La Rocambolesca Fuga di Adamas, l’Indomabile (Pt 3)

Non era affatto finita, anzi, la vera fuga incominciava proprio adesso. Fu l’abbaiare dei cani poliziotto addestrati a farle riaprire gli occhi. Non era passato molto, forse nemmeno dieci minuti ma le forze di polizia di Bergderbil erano già vicino a lei. E c’erano pure i Demoni. Sembrava il vecchio film dei Blues Brothers, un intero regimento a caccia della Scintilla che aveva ritrovato il proprio nome… naturalmente non una Scintilla qualsiasi, lo sappiamo. Adamas si alzò velocemente e iniziò a correre. La direzione? Non lo sapeva neppure lei. Lei andava in direzione opposta da dove sentiva l’abbaiare dei cani. C’erano anche altri suoni e altri rumori, se ne accorse mentre correva, alzò gli occhi al cielo e vide elicotteri e auto-volanti. Sospettava fortemente che fossero per lei. Sospettava correttamente. I cani erano molto più veloci di lei pertanto il loro abbaiare lo sentiva sempre più vicino. Non poteva né correre ancora a lungo e tantomeno sperare di correre più veloce dei cani. Nella corsa affiancò un fiume piuttosto grande. Ci pensò meno di un secondo, poteva essere la soluzione, forse se si fosse buttata in acqua i cani non l’avrebbero potuta trovare… forse. Beh, valeva la pena di provare. Si tuffò in acqua senza spogliarsi. Purtroppo il fiume non era riparato dagli alberi quindi Adamas si rese visibile agli elicotteri e alle auto-volanti. La individuarono immediatamente, le sirene iniziarono a suonare mentre una voce dal megafono le intimava di arrendersi. Ma Adamas era l’Indomabile e la parola resa non era nel suo vocabolario. Andò sott’acqua. Nuotò per lungo tempo sul fondo del fiume. Per fortuna era abbastanza profondo per non essere vista e dato che era un’ottima nuotatrice riuscì a fare parecchie centinaia di metri contro-corrente. Demoni e Poliziotti ovviamente per istinto seguirono l’andamento del fiume e così la persero di vista. Adamas uscì dall’acqua dopo circa due minuti, non poteva proprio stare di più, raggiunse la riva e vide la strada principale che portava a Bergderbil. Ovviamente preferiva percorrere il sentiero parallelo per ridurre i rischi ma qualcosa glielo impedì e quel qualcosa erano Demoni dell’Averno inviati speciali proprio per setacciare i sentieri. Erano a centinaia tra poliziotti e demoni. Ma Adamas non si perse d’animo. Aveva Demoni che le correvano incontro da tutte le direzioni, l’avrebbero raggiunta in pochi secondi ma con un salto Adamas si catapultò nello stradone dove al momento non c’era ancora nessuno. Al momento, appunto perché in un batter d’occhio e al suonar di cento sirene motociclette, auto terrestri, auto volanti, pare ci fossero anche dei carri armati e decine di poliziotti a cavallo tutti, ma proprio tutti correvano dietro di lei. E lei? E lei correva, correva che di più non poteva anche se cominciava ad essere veramente sfinita. Non si girava nemmeno, seguiva lo stradone senza porsi domande, correva, correva fino al punto che il suo cuore le disse basta, fermati. No, non si fermò nemmeno al comando del suo cuore, la sua corsa era gloria pura, era salvezza. Se solo ce ne fossero state due come lei questo mondo non sarebbe mai stato dominato da Schiva e da Vishnu. Ma forse, forse ne poteva bastare anche una sola se affiancata dalla gloriosa resistenza che si stava formando. Ma intanto continua a correre Adamas perché li hai solo ad una ventina di metri. Quelli in moto erano i più vicini, in pochi secondi l’avrebbero raggiunta. Corri, corri Adamas abbi fede… qualcosa succederà…

E fu quello il momento che il rombo più bello del mondo, il rombo della Freccia Rossa della Sexy-Poliziotta del Metaverso Luminoso si fece sentire.

Arrivò come il tuono nella tempesta, come il fulmine che spacca la montagna, Aisha non si limitò solo a superare tutti, li seppellì proprio con la sua polvere. La Sexy-Poliziotta fece cadere i poliziotti a cavallo e quasi tutti quelli in moto poi si piegò con il corpo su un fianco, affiancò la principessa e senza nemmeno rallentare la prese al volo e la caricò sulla Freccia Rossa. Poi con l’altra mano prese il mitra e senza voltarsi annientò almeno una ventina di motociclette di quelle rimaste in piedi e fece saltare per aria almeno quindici auto-terrestri. Adamas si mise comoda nella parte posteriore della Super-Moto, si aggrappò ai fianchi della Sexy-Poliziotta e disse: “Wow, è arrivata la cavalleria”. Fu in quel momento che videro gli elicotteri e le auto-volanti sopra di loro, da tutte le direzioni. Sembrava davvero tutto finito adesso, ma come ormai ci stiamo abituando, non è finito proprio niente. “Pronta?” chiese per pura forma Aisha ad Adamas. “Naturalmente!” rispose Adamas. Aisha schiacciò il pulsante nero che attiva il Propulsore Areospaziale e la Freccia Rossa volò. Ma non come un aereo od un elicottero, volò come un missile nucleare. Nessuno, ma proprio nessuno tra demoni e poliziotti riuscirono a capire dove fossero sparite. Aisha ed Adamas, per dirla nel dialetto usato in un sobborgo del Mondo Cardine, “belin che coppia!”.

Capitolo 06 - Adamas Osserva Aisha.jpg

La Dimenticanza (Pt 1)

Sta per succedere di nuovo, devo affrettarmi a finire di scrivere questo ultimo capitolo perché sento che la dissolvenza sta arrivando. Ricordate quando nei miei diari su Nothing vi parlai della ‘Dimenticanza’? Ecco, quella è la causa della mia dissolvenza. Questo vale anche per l’Orologiaio e per il Viandante. Noi siamo, come già detto, l’essenza dell’anima luminosa dell’essere umano, il Viandante rappresenta lo Spazio, l’Orologiaio il Tempo ed io il Lato Oscuro, ciò che è nascosto dentro tutte le Anime. Ma l’incedere del nuovo ordine mondiale, l’omologazione, l’appiattimento di ogni istinto, l’annullamento della fantasia provoca la dimenticanza, l’essere umano si dimentica di noi. Riusciamo ad esistere grazie alle Scintille, loro hanno capacità diverse, non sono omologabili ma in questo momento ci stanno dimenticando pure loro. Sento già il mio essere più trasparente, appena appena certo, ma è solo l’inizio. Ci sono ancora alcune cose da raccontare prima di… prima di… cosa? Prima che tutto sia finito, prima che Shiva e Vishnu si dividano le macerie del mondo che stanno creando? Prima di questo? Le Scintille, bisogna renderle consapevoli, bisogna che almeno la speranza resti viva. Adamas sta volando assieme ad Aisha con la Freccia Rossa verso il Labirinto, il Sig. Mah sembra che abbia completamente dimenticato quello che dovrebbe fare, sta sempre allo Scorsetto, adesso beve Torbato Scozzese, chissà forse spera di tornare ad Emphatia attraverso il bicchierino. Il Viandante e l’Orologiaio sono esattamente nelle mie stesse condizioni, si stanno dissolvendo. E Raven? Cosa fa Raven? Raven, la prima viaggiatrice, eccola, la vedo nella sua stanza che sta guardando dentro la sua sfera magica. Vediamo un po’ cosa guarda. C’è un mare, una spiaggia, una barca… una ragazza in costume nero a terra vicino ad un albero. La ragazza ha gli occhi chiusi, sembra stia dormendo, al suo fianco una bottiglietta vuota, un borsino, il Maplet… e vicino a lei, troppo vicino a lei e che si sta avvicinando sempre di più, un Demone. Il Demone Ishtar. Raven sta riguardando la scena della fine di Kalki ad opera di Ishtar, o per essere più precisi del corpo di Kalki perché come sappiamo la Scintilla non può morire ma il corpo di appartenenza sì. E quando questo succede il programma Reset cancella tutto ciò che è stato acquisito dalla Scintilla. Certo, si rinasce ma con tutto da rifare, e senza neppure conoscere il proprio nome. E senza neppure sapere dell’esistenza della Rosa. Mi avvicinai a Raven attraversando Spazio e Tempo, entrai nella sua stanza e le chiesi cosa stesse facendo. “Ciao Korvo” disse: “le cose potrebbero essere andate diversamente da quello che sappiamo, c’è una diversa possibilità”. “Cosa intendi?” chiesi a Raven, “Osserva bene dentro la sfera, ora entreremo nella dimensione di dove si trovava Kalki nella sua essenza, proprio alle porte del portale per Wahnfried, la vedi?”. “Certo” risposi. Fino a questo punto le cose sembravano esattamente come le conoscevamo. “Cosa vuoi fare Raven, a cosa serve tutto questo?” Chiesi a Raven. Lei rispose subito: “Non ti stai accorgendo della ‘dissolvenza’? la dimenticanza si sta estendendo in tutte le Scintille oltre che negli esseri umani, Kalki aveva la sua Rosa, era l’unica ad averla, e questo le ha permesso tramite il quinto libro vedico di vedere l’Origine. L’Origine è lo scopo, la meta finale: Wahnfried. Se noi riuscissimo a capire dove Kalki ha fato rinascere la sua Scintilla forse potremmo neutralizzare il programma ‘Reset’, forse potremmo aiutarla a ‘ricordare’”. Stavo cominciando a capire, Raven voleva scoprire dove fosse andata la Scintilla di Kalki.

Il Capolavoro di Kalki

Kalki dopo secoli o forse millenni stava guardando ciò che non si può guardare, era proprio lì grazie al quinto libro vedico. Era Wahnfried il punto di inizio. Durò poco, avvertì subito il pericolo. Il Demone Ishtar aveva trovato il suo corpo e lo stava resettando scollegandolo dalla Scintilla. Fu una corsa disperata quella di Kalki, disperata e senza speranza. Il suo corpo era a terra privo di sensi e Ishtar stava chiudendo l’accesso alla sua Essenza. Mentre correva tutto si stava trasformando davanti a lei, il lungo tunnel metallico era il corridoio che portava all’azzeramento cerebrale, era l’anticamera del programma Reset. Kalki sapeva bene che non poteva più rientrare nel suo corpo ma la cosa importante era quella di non perdere la conoscenza acquisita, non dimenticare lo scopo, doveva continuare e ricordarsi chi era. Non pensò più al suo corpo, non pensò più al Demone Ishtar, smise di correre, chiuse gli occhi e pensò semplicemente alla cosa che amava di più al mondo: pensò alla sua prima e unica discendenza, all’unica Scintilla esistente nata già col nome della Scintilla, pensò semplicemente all’amore puro e vero che si deve ad una figlia. Vide la stanza e tutti gli oggetti molto grandi, vide le cose intorno a lei con gli occhi di Yule e per la prima volta nella storia di tutti i mondi e di tutti gli universi due Scintille condivisero lo stesso corpo.

 

La Dimenticanza (Pt 2)

C’era qualcosa che non tornava in tutto questo, se Kalki era riuscita a rinascere nel corpo che voleva perchè la dissolvenza sta andando avanti? Sembra che il programma Reset abbia comunque ottenuto l’effetto. Raven che sembrava aver percepito il mio pensiero rispose: “Certo, il programma Reset ha comunque ottenuto il risultato, Kalki e Yule sono due Scintille Bambine in un unico corpo ma come sai bene il programma reset non può cancellare, può solo nascondere. Quindi se Kalki attraverso l’Anima ed il corpo di Yule riuscisse a trovare dei varchi, una qualunque cosa che possa riaprire i sentieri che portano alla sua vita precedente per ora dimenticata tutto si illuminerà di nuovo. Se il suo corpo non fosse morto potrebbe anche farne rientro”.

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Beh, il tutto era abbastanza chiaro, il problema era che non si capiva assolutamente come fare per aprire dei varchi nella mente di Kalki-Yule. Erano come due bambine che condividevano lo stesso spazio per giocare, come potevano due bambine avere la capacità di ritrovare una strada dimenticata e senza neppure conoscerne l’esistenza.

Nel frattempo la sfera magica di Raven continuava a mostrare le immagini di quel dannato giorno. In questo momento il Demone Ishtar sta dando fuoco a tutti gli oggetti di Kalki ed ora sta trascinando il corpo di Kalki sempre privo di sensi verso il mare. Ecco noi conoscevamo la storia fino a questo punto. Poi abbiamo dato per scontato che Ishtar la gettasse in mare… già, abbiamo dato per scontato, il Demone aveva detto a proposito del corpo di Kalki: “che sia il destino a decidere per esso”. E così fece, ma…

 

La Vecchia Barca

Ma… ricordate la barca che aveva disegnato la bambina, e pure la strega, quella vecchia barca marrone, quella stessa barca dove oltre due anni fa sul molo delle acque salate di Bergderbil la Principessa Diamante aveva gettato la sua Rosa. Ecco, quella barca era stata disegnata dalla Bambina Scintilla perché quella barca si trovava in quel momento a navigare proprio davanti a quella spiaggia. Ishtar senza nessuna difficoltà attirò la barca a riva, per pura fortuna o forse per l’intervento di qualcosa o qualcuno Ishtar non si accorse della teca che conteneva la rosa di Adamas, forse perché era già abbastanza soddisfatta così. Raccolse da terra il corpo della ragazza dal costumino nero e lo adagiò nella barca. Si assicurò che fosse viva. Non voleva uccidere il suo corpo, non era necessario. Sì, era viva, respirava bene ed il battito cardiaco era ottimo. Si congratulò con se stessa, la ragazza era viva e stava bene. “Che sia il destino a decidere per esso” disse Ishtar come sappiamo. Diede una spinta alla barca e la abbandonò al suo destino. Un destino incredibile si potrebbe dire, se pensiamo che le parti si sono completamente invertite, poco tempo fa fu Adamas a portare a Kalki la sua rosa, adesso la Rosa di Adamas sta viaggiando con il corpo di Kalki nella stessa vecchia barca marrone. 

 

La Dimenticanza (Pt 3)

Intanto la Dissolvenza aumentava, la Dimenticanza dilagava in fretta.

 

Quadrante 8, il Labirinto

Atterrarono sulla ruota posteriore, e sempre su una ruota, praticamente in perenne impennata fecero gli ultimi metri a terra. Erano entrambe contente di trovarsi al Labirinto, quello era un luogo tranquillo, avrebbero potuto riposarsi, riordinare un po’ le idee e soprattutto riabbracciare la loro Amica Strega. Sì, perchè anche se Aisha e Adamas si erano appena conosciute ed in modo assai rocambolesco entrambe avevano la Strega come Amica.

Tralasciamo convenevoli e considerazioni tra Aisha ed Adamas, diciamo invece che entrarono subito nella casina per salutare la Strega. Non la trovarono, la casina sembrava abbandonata. Tutto era stato lasciato fuori posto, c’era ancora una tazzina sul lavandino con dell’acqua dentro, una bottiglietta di birra piena a metà con vicino un bicchiere vuoto sul tavolo. Le luci erano tutte spente. Uscirono per vedere se fosse nel giardino ma fu inutile anche questo tentativo. Rientrarono in casa. Ricontrollarono meglio se ci fosse qualche indizio. Non videro in giro neanche tele o pennelli o qualunque cosa che potesse lasciare intendere un qualche segnale di presenza, niente. Solo quella bottiglietta e quella tazzina per il caffè piena di acqua. ”L’ho vista poco tempo fa, in un viaggio onirico, stava dipingendo, sembrava tutto normale” disse Adamas ad Aisha, “non riesco proprio a capire cosa sia successo”. Aisha da ottima poliziotta cercò di capire se ci fosse stata un’intrusione, un rapimento o qualcosa di simile. Si guardò in giro, osservò attentamente ogni cosa sia nel giardino che in casa. Salirono nella camera da letto. Trovarono il letto sfatto, l’armadio aperto con qualche vestito dentro. Aprirono i cassetti. Anche i cassetti non lasciavano pensare niente di anomalo. C’erano magliette, pantaloncini, fazzoletti, tutte le cose che si trovano normalmente in un cassetto di un mobile in una camera da letto. Poi, Adamas si avvicinò al comodino accanto al letto e trovò un foglietto. Era scritto velocemente e male, sembrava scritto di fretta, lo prese in mano e lesse ad alta voce: “Ho sognato che facevo un dipinto...uno da pittrice  vera... con persone in movimento... sembrava quasi una fotografia... ma come lo prendevo la tela si tagliava in due parti…”. Non vi era scritto altro. Adamas guardò Aisha con sguardo decisamente perplesso. Aisha rispose con un altro sguardo altrettanto perplesso. Aisha ebbe l’idea di connettersi con l’Emphatia Spore per controllare se sul Monitor Infernale ci fosse qualche altro cerchietto oltre a loro due. Niente. In tutto il Labirinto vi erano solo due cerchi gialli, i loro. Per fortuna i loro nomi all’interno del labirinto erano schermati, era una delle protezioni che aveva ideato Adamas quando costruì il Labirinto, altrimenti Zadkiel in meno di un minuto le avrebbe individuate.

Il Crepuscolo avvolse il Labirinto, Aisha ed Adamas erano in giardino per cercare di capire cosa potessero fare. Purtroppo la risposta era: “nulla”. Non potevano fare proprio niente. Potevano solo restare nascoste nel Labirinto, l’unica zona sicura perché sapevano benissimo che appena uscite da lì qualche sirena impazzita le avrebbe segnalate a Zadkiel il quale avrebbe sicuramente scatenato un altro inferno per catturarle. Le zone franche erano molto poche, le zone dove le Scintille potevano restare nascoste, oltre al Labirinto vi era sicuramente l’Avamposto, e le città di Salem e Land’s End, oltre alle Cattedrali e agli Intermezzi Temporali. Ma bisognava arrivarci e soprattutto non bisognava dimenticare lo scopo: trovare la Rosa. Ricordiamo che per Adamas ritrovare la rosa voleva anche dire ritrovare il Dono e poter pensare quindi di riprendere il viaggio per Emphatia. Il buio della notte fece seguito alla fioca luce del crepuscolo, e sembrava indicare quello che Aisha, Adamas e forse tutta la Resistenza avevano in questo momento davanti agli occhi.

 

La Dimenticanza (Pt 4)

La Dissolvenza aumentava ancora, aveva raggiunto il 50%.

 

Quadrante 8, il Labirinto: Il Dipinto Diviso.

Torniamo indietro di qualche ora. Era mattino presto, Aisha ed Adamas sarebbero arrivate solo tra poche ore. La Strega si tira su dal letto senza alzarsi, si vede che è molto turbata, deve aver fatto un sogno molto inquietante. Prende un foglietto che tiene sempre sul comodino che usa abitualmente per scrivere subito i suoi sogni. O i suoi incubi. Prende una penna, scrive qualcosa e poi lascia il foglietto sul comodino. Scende al piano di sotto, va in cucina. Lì trova la bottiglietta di birra mezza piena sul tavolo. L’aveva lasciata lì dalla sera prima. Poi si prepara un caffè, lo beve, riempie la tazzina di acqua e la lascia sul lavandino. Non c’è tristezza nei suoi occhi, ma non c’è nemmeno gioia. Qualcosa si è staccato per sempre. Ricorda che il giorno prima aveva disegnato quella barca, ma non ricorda bene il perché, era come se ci fosse stato qualcuno dentro di lei e che usava le sue mani per dipingere. Ricordò anche un sussurro amorevole che le diceva qualcosa. Ma sicuramente si era sbagliata. Al Labirinto era sola. Poi camminando quasi come un automa si diresse in salotto. Non vi erano più dipinti, li aveva già nascosti tutti. Non vi erano né matite né pennelli. Vi era solo un foglio bianco tipo A3. Lo prese e lo attaccò al muro con dello scotch. Il foglio era posizionato ad altezza occhi stando in piedi. Ci si avvicinò e lo fissò. Ora non era più bianco. Tante persone incominciarono a manifestarsi molto lentamente. Tante, tantissime e tutte parlavano. Sembravano avvicinarsi. Sembravano chiamarla. La volevano con loro. Erano tutti uguali, non tanto nei volti, ma nelle espressioni. Erano violente, rabbiose. Ora dicevano il suo nome ma lei non lo capiva. Ora lo gridavano. Lei continuava a non comprenderlo. Ne riconobbe alcuni. Non facevano parte del suo nuovo mondo, appartenevano al passato. Ma la rivolevano con loro. Dietro di loro si intravvedeva uno steccato, sembrava un recinto. Lei non voleva andare ma il richiamo era forte. Fu un attimo, un secondo di esitazione, chiuse gli occhi e il salotto rimase vuoto. Non c’era più nessuno adesso a guardare quel dipinto infernale e nessuno poteva vederla mentre anche lei era entrata a farne parte. Il dipinto si strappò letteralmente in due dividendo il gregge a metà. Si staccò dal muro e volò via. Metà uscì dalla finestra del salotto e l’altra metà passò dalla cucina e uscì dalla porta che va sul retro. Sia la Porta della cucina che la finestra in salotto erano chiuse. In quel momento il rombo di una grossa moto avvolse il labirinto e la Freccia Rossa atterrò. Forse sarebbe bastato arrivare un minuto prima.

 

La Dimenticanza (Pt 5)

Dissolvenza 75%.

 

Kalki, la Rosa e le Incredibili Connessioni

Stiamo sempre ripercorrendo quanto successo per poter unire i puntini al meglio ed avere in questo modo il quadro più completo possibile prima… mi viene difficile da dire ma la verità va affrontata, prima che la dimenticanza sia totale e la mia dissolvenza completa, perché a quel punto, se le cose rimarranno come sono in questo momento, nessuno potrà scrivere più niente, ne io ne il Sig. Mah e nemmeno nessun’altra anima luminosa e non solo perché nessuno sarà più in grado di immaginare ma perché semplicemente nel mondo transumano e omologato dei Demoni niente potrà più succedere al di fuori dei loro schemi programmati. E allora è importante almeno tenere viva la speranza, una piccola fiammella ancora accesa connessa alla fiamma di Emphatia. Un piccolo seme in una immensa landa desolata. Non perdiamo tempo, il mio corpo esiste ancora per un quarto, cerchiamo di sfruttare al meglio il tempo rimasto. Ora mi trovo sempre nella stanza di Raven ad osservare insieme a lei l’evolversi della situazione attraverso la sua sfera di cristallo. In questo momento vediamo nel quadrante Nothing, presso la Valle della Morte, la barca marrone. Osserviamo all’interno della barca, tutto è come lo avevamo lasciato. Il corpo di Kalki,  la Teca che contiene la Rosa non ancora illuminata. Sappiamo che a breve Adamas troverà il suo nome e quindi in quel momento la sua Rosa si illuminerà. Io questo lo avevo visto mentre stava succedendo, ma non mi ero accorto che dentro la barca si trovava il corpo di Kalki. Vidi la teca esplodere e la rosa illuminarsi ed illuminare il nome di Adamas, ma poi me ne andai e non vidi una cosa di estrema importanza. Raven mise a fuoco meglio l’immagine ed avvicinò l’inquadratura all’interno della barca. Ora si vedeva bene, la Teca trasparente e la Rosa al suo interno, ma lì vicino, presso la prua della barca, completamente inerte ed in totale balia di ogni cosa il corpo di Kalki. Così, come Ishtar lo aveva lasciato, senza nessun riguardo. Lanciato dentro la barca come un sacco e vestito solo del suo mini costumino nero. Ma respirava, era viva, ci voleva un evento per risvegliarla. Un evento importante. Una connessione ritrovata. La connessione si realizzò nel momento in cui Adamas ritrovò il suo nome, in quel momento la Teca esplose e la Rosa si illuminò. Kalki, la Ragazza senza Nome si svegliò. Per semplicità continueremo a chiamarla Kalki, perché comunque lo scopo è il ricongiungimento con la sua Scintilla, anche se in questo momento né la Scintilla né il corpo lo sanno.

 

Kalki

Aprì gli occhi contemporaneamente all’esplosione della Teca e alla rivelazione della Rosa. Restò sdraiata sulla barca per diversi minuti, non ricordava assolutamente nulla. Quello che vedeva era oltre il surreale, una luce che tagliava l’oscurità illuminando un nome: Adamas.

“Adamas”. Si chiese chi fosse o cosa fosse Adamas, forse era lei Adamas, no, lei non era Adamas, lei era… già, chi era lei? E cosa ci faceva lì? Ma lì dove? dove si trovava? Non si era ancora resa conto di essere su una barca, la confusione se possibile stava aumentando ancora. Non aveva ancora la forza per muoversi, ma soprattutto non aveva ancora il coraggio di sapere. Di sapere cosa? Dove si trovava ad esempio, ed anche chi fosse.

Sentiva di essere sola, questo per certi aspetti la rassicurò un pochino, ma per altri le metteva ancora più inquietudine. Richiuse volontariamente gli occhi per cercare di ritrovare qualche ricordo. Niente, solo buio. Allora cercò di ragionare in maniera logica (n.d.r. forse qualche residuo di ricordo del Sig. Mah). Per prima cosa era importante sapere dove si trovasse. Provò ad alzarsi ed in parte ci riuscì. Si mise seduta appoggiata al lato destro della barca. Realizzò di essere in una barca che navigava senza controllo su un fiume. Guardò ancora la Rosa e provò ad alzarsi in piedi. Ci riuscì con difficoltà. Una fortissima fitta alla testa le impose quasi di sedersi di nuovo. Non lo fece, restò in piedi ma si portò una mano sulla fronte. Era molto calda. Camminò sulla barca per vedere se ci fosse qualche indizio, ma a parte la Rosa, dei remi e la teca distrutta non trovò niente. La memoria non tornava, i ricordi erano nascosti. Ora l’inquietudine stava diventando paura. La barca continuava il suo percorso indefinito, l’oscurità non le permetteva di vedere nemmeno dove fosse la riva. Poi pensò di essere morta. Ecco, forse era morta e quello era il purgatorio. Non ne era affatto convinta ma una risposta doveva darsela. Non sapeva ovviamente nemmeno quando fosse stata l’ultima volta che aveva mangiato qualcosa, ma non aveva fame, forse l’adrenalina le impediva di sentirla, ma il suo corpo faticava a stare in piedi, e le fitte si alternavano a forti giramenti di testa. E non faceva nemmeno caldo. Forse non era il purgatorio ma uno strano tipo di inferno quello, dove al posto del caldo c’era il freddo. Tornò a pensare. Ecco, sicuramente era svenuta ed aveva battuto la testa, per questo non ricordava. Le vennero in mente dei frammenti di ricordi di alcuni film dove il personaggio principale perdeva la memoria per una botta in testa ma la ritrovava immediatamente dopo una successiva botta in testa. Per un secondo pensò di darsi un remo in testa. Poi declinò l’offerta che la sua testa le aveva offerto. Si toccò la testa ma nonostante le fitte non sentiva alcuna ferita e nessun bernoccolo sembrava essersi manifestato. Quindi sicuramente era svenuta, qualcuno l’aveva messa nella barca ma non vi era stata violenza. Le fitte per fortuna si stavano esaurendo ma la testa continuava a girare. Per evitare di svenire nuovamente decise di sedersi. Guardò ancora la Rosa, la luce che la avvolgeva la rendeva viva, sembrava pulsare e voler comunicare qualcosa. Le connessioni dicevamo, le incredibili connessioni tra le scintille. Kalki si avvicinò alla rosa e finalmente la vide. La riconobbe come un qualcosa di famigliare, non le apparteneva, ma in qualche modo la rappresentava. La Rosa opera, agisce, comanda. Kalki sentì la necessità fortissima di toccarla. Ne aveva timore, ma ne era anche affascinata. Avvicinò la mano alla Rosa di Adamas. Lo fece molto lentamente. Più la mano si avvicinava e più la rosa risplendeva. Kalki e fece per allontanarsi. La Rosa non glielo permise. La attrasse verso di se con una forza che non si poteva contrastare. Kalki fu costretta a tornare indietro, crollò in ginocchio proprio di fronte alla rosa, la Rosa si elevò. La luce che la illuminava divenne fuoco, la Rosa si avvicinò agli occhi di Kalki. Kalki lentamente si alzò in piedi, la Rosa si elevò assieme a lei mantenendo la distanza dai suoi occhi. Il fuoco della Rosa divenne più intenso, Kalki non poteva evitare di fissarlo. Kalki entrò dentro la fiamma, e volò. L’anima di Kalki si intende, il suo corpo era immobile di fronte alla Rosa che continuava a bruciare, ma la sua essenza stava attraversando i confini dei Metaversi. Volò letteralmente dal Quadrante Nothing fino al Mondo Cardine. Sembrava davvero un volo fisico perché riconobbe nonostante la velocità tutti  luoghi che stava attraversando: Il Punto di Confine, il posto dove aveva sentito la Chiaroveggente e dove aveva incontrato la Regina, li ricordò, iniziava a ricordare qualcosa. Quando giunse al Vecchio Mulino il suo folle volo rallentò lievemente, lì aveva incontrato lo Scrutatore ma c’era una cosa ancora più importante, cosa era? Ma certo, lì, al Vecchio Mulino lo Scrutatore le aveva rivelato il suo nome… e il suo nome quale era? Ma non lo poteva ricordare, quello era il nome della Scintilla, la Scintilla che aveva scelto lei. Ma se lo avesse ricordato forse il ricongiungimento sarebbe stato più facile… forse, chissà. Il volo riprese a velocità vertiginosa, vide lo Scorsetto Nero, il Centro di Reclutamento Corso Nero e le due Cattedrali. Era stupendo. Il suo corpo era sempre in stato di ipnosi di fronte alla Rosa Infuocata, ma la sua Anima ora vide ciò per cui aveva volato. Era un enorme cimitero, il Più grande di tutti i mondi, era monumentale. Era la zona cimiteriale di Sta'dʒeŋ. Immensa, magnifica, sembrava una città, un’autentica Necropoli. Statue, tombe, strade, e altre tombe che sembravano case e all’interno della Necropoli interi quartieri. C’era da perdercisi, ma lo scopo non era la visita guidata alla Necropoli, lo scopo era un altro. Vero Kalki?

Comunque lei non poteva fare niente, era la Rosa che guidava la sua anima e quindi il volo procedette fino a destinazione. La velocità si ridusse notevolmente, ora sembrava un volo di crociera. Attraversò tutta la necropoli, e finì il suo volo su un terrazzo di una casa in collina. La conosceva bene quella casa, la conosceva eccome… ma non ricordava altro.

Scese come uno spettro scende, attraversando il soffitto e trovandosi in una stanza. Anche quella stanza la conosceva bene ma neanche di quella stanza aveva ricordi. Scese fino a toccare il pavimento, e nel momento in cui fermò la sua corsa la vide. Era seduta di fronte a lei, voltata di schiena con un libro in mano. La Scintilla-Bambina si voltò. La Guardò e le sorrise. Non aveva più di nove anni ma i suoi occhi rivelavano mondi che nessuno poteva immaginare. Sorrise, sì sorrise ma con tutta se stessa, non erano solo le labbra, ma anche gli occhi e qualunque cosa facesse parte di lei. Era certamente un’anima scelta, un’anima eletta per qualcosa di speciale ma forse ora non lo sapeva neanche lei. Forse stava scritto nel libro che stava leggendo. Kalki era immobile di fronte alla Scintilla-Bambina e nonostante l’apparente differenza di età Kalki ne era completamente soggiogata. La Scintilla-Bambina con il suo sorriso la mise a suo agio e dopo qualche secondo iniziò a parlare:

 

Kalki – Yule

“Io sono te, tutto quello che ti appartiene è dentro di me, vieni a prenderlo. In quel momento tutto potrà ricominciare, ma fai presto, il tempo sta per scadere, la Dimenticanza ha avvolto quasi tutto, se la Dissolvenza sarà totale anche la speranza svanirà. Tu sei Kalki, io sono Yule ma in questo momento Kalki appartiene a Yule. Yule potrà aiutare Kalki a ritrovarsi, ma tu dovrai trovare Kalki. Abbandona la barca e lascia la Rosa per Adamas. Raggiungi il Punto di Confine e ascolta le parole del vento. Se le sentirai, quando le sentirai allora seguile e fai quello che ti dicono”.

 

Kalki e il punto di Confine

Il viaggio di ritorno fu immediato, nessun rallentamento e nessuna possibilità di rivedere qualcosa. Il rientro nel corpo fu estremamente brusco, quello che io ho potuto vedere è stata la Rosa spegnersi e ritornare a terra vicino ai frammenti della teca, Kalki sbarrare gli occhi alzare lo sguardo al cielo e poi crollare a terra svenuta.

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Questa volta però ricordò, quando riaprì gli occhi ricordò benissimo tutto, la Scintilla Bambina, i suoi nomi Yule e Kalki, sapeva che uno di essi non le apparteneva ma che lo avrebbe custodito fino al momento giusto. E il momento giusto sarebbe stato quando lei e Yule si fossero ricongiunte. Ricordava anche il posto, la zona cimiteriale di Sta'dʒeŋ e soprattutto ricordava che doveva ascoltare le parole del vento appena giunta al Punto di Confine. Si alzò, decise che il momento era quello, forse la Rosa l’aveva lasciata riposare il tempo necessario e l’aveva richiamata quando fosse giunto il momento di lasciarsi. Forse non era vero ma a lei piaceva pensare che fosse così. Si alzò, si avvicinò alla Rosa e le disse in tono scherzoso ma amorevole: “Salutami Adamas, sono certa che a breve ti ritroverà!”. Le mandò un bacio, si voltò e senza nessuna esitazione si tuffò in acqua. Non ci mise molto ad arrivare alla riva, nel frattempo il giorno aveva occupato gran parte dei Metaversi, ma lei ricordava bene che al Punto di Confine c’era sempre una luce crepuscolare. Quindi, appena giunta a riva non fece altro che seguire il sentiero che si allontanava dalla luce. Forse trovare qualche vestito non sarebbe stato male anche se c’era abituata al costumino nero. I ricordi stavano lentamente tornando, forse il Punto di Confine era il posto giusto per farli tornare completamente.

Ci arrivò abbastanza velocemente e senza intoppi. Ne riconobbe l’oscurità e l’atmosfera. E anche il capannone con dentro legna e stufa. Ecco per cominciare andava bene. Andava benissimo.

Ora doveva solo trovare dei vestiti e ascoltare il vento, capire quando le avrebbe parlato ma almeno sapeva cosa cercare: Se stessa, in quel piccolo corpo, in quello strano posto del Mondo Cardine chiamato Sta'dʒeŋ.

 

La Dimenticanza (Pt 6)

Dissolvenza 85%. Mi resta pochissimo tempo per poter definire almeno qualche linea che lasci speranza in questo libro. Sperare nel Sig. Mah è cosa inutile e stupida, è sempre allo Scorsetto a fare i brindisi con quelli che lui chiama la ‘Nuova Resistenza’. Ma che Resistenza si fa se l’unica attività rivoluzionaria è fare brindisi. Boh, vabbè, magari un giorno ce lo spiegherà. Nel frattempo la dissolvenza mi sta quasi impedendo di scrivere e di vedere, sento che devo andare ad incontrare le altre due parti di me, il Viandante e l’Orologiaio. Nei momenti drammatici ci siamo sempre visti al Vecchio Mulino, so che li troverò lì. Spero solo di vederli perché anche la loro dissolvenza sta aumentando.

 

Pestilenza, il Primo Cavaliere

Mi trovavo abbastanza vicino al Vecchio Mulino, stavo facendo questo volo nella speranza di trovare il Viandante e l’Orologiaio, nella speranza che tutti insieme potevamo trovare una soluzione. Fu quando passai sopra il Punto di Confine che vidi ciò che mi fece capire senza alcun dubbio che i destini erano segnati.

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Mi fermai proprio sul Punto di Confine e osservai. Vidi Kalki, la vidi dentro il capannone. Ascoltai.

 

Kalki e il Suono che Viaggiava insieme al Vento.

“Ascolta le Parole del Vento” le ripeteva la voce di Jul nella testa. “Ma come si fa ad ascoltare le parole del vento, il vento non parla” pensava Kalki ma la voce le ripeteva di ascoltare le parole del vento. Poi aggiunse qualcos’altro: “No Kalki, il vento non parla come parlate voi umani ha un altro linguaggio. Trasmette, diffonde, fa arrivare le voci e i suoni. Allora ascolta, ascolta cosa sta trasportando il vento”. Kalki ascoltò. Provò ancora ad ascoltare e finalmente lo sentì. Era uno strumento, era il suono di uno strumento musicale che volava cullato dal vento. Era una Tromba. Kalki si avvicinò alla finestra del capannone e guardò fuori. Subito non vide nulla, poi, in lontananza vide un cavallo bianco. Sopra al cavallo un Cavaliere con un Arco. Alzava molta polvere. Il suo incedere era veloce. Kalki ebbe un po’ di timore ma uscì lo stesso dal capannone. Non pensò nemmeno un secondo di scappare, decise di aspettare il Cavaliere. Era sempre più vicino e quando fu ad una cinquantina di metri da lei rallentò la sua corsa. Kalki avanzò lentamente verso lo strano Cavaliere con l’Arco. Il Cavaliere arrivò. Fermò la sua corsa proprio davanti a Lei. Lo sguardo del Cavaliere andò proprio dritto agli occhi di Kalki. Kalki non poteva nemmeno lontanamente avere idea di chi si trovasse in quel momento d’innanzi a Lei. Anche Kalki lo guardò. Senza timore. Il cavaliere parlò: “L’agnello ha rotto il primo sigillo e io sono arrivato. Il mio nome è Pestilenza ed ho già compiuto il mio lavoro, ora sto tornando indietro”. Kalki non riusciva a capire, era evidente che il Cavaliere non si era fermato davanti a lei per caso ma non riusciva a dire niente. Continuava a non aver paura, lo sguardo del cavaliere non era minaccioso, era quello di uno che aveva appena compiuto il suo lavoro. Senza emozione, senza rabbia e senza gioia. Semplicemente aveva fatto ciò che doveva fare. Il Cavaliere proseguì: “Il mio nome è Pestilenza, ma ho anche altri cento nomi. Io arrivo quando è il momento, quando il male è talmente radicato che l’unica cosa che si può fare è estirparlo alla radice. Io porto le malattie, io porto la peste e i virus, io ho aperto le porte al secondo Cavaliere. Il mio lavoro è finito e sto tornando indietro ma l’Agnello ha già rotto anche il secondo sigillo e quindi è arrivato anche il secondo Cavaliere. Il suo nome è Guerra ed il suo cavallo è rosso sangue. Lui sta operando adesso, lui farà in modo che gli uomini si ammazzino fra di loro, lui li aiuterà a provocare le guerre e ad usare le loro armi. Questa volta saranno devastanti come mai è stato in passato”. Kalki iniziò a spaventarsi, aveva letto o sentito qualcosa sull’Apocalisse ma pensare che di fronte a lei si trovava uno dei quattro cavalieri era inverosimile. Ma sembrava proprio così. Kalki sapeva che una grande controversia sui cavalieri dell’apocalisse era proprio l’identità del primo cavaliere. Qualcuno diceva che era Cristo, qualcun altro diceva che era l’Anticristo. C’era una bella differenza pensava Kalki, ovviamente sperò che fosse il Cristo ma non ne era per niente certa. Il Cavaliere proseguì: “Non ha alcuna importanza chi sono” il Cavaliere naturalmente aveva percepito il pensiero di Kalki: “Noi siamo qua per estirpare il male che l’uomo ha creato e diffuso. Noi porteremo la pace ma solo dopo che il male sarà completamente eliminato. Se io fossi l’Anticristo favorirei il Male, quindi tu puoi facilmente capire chi io sia”. Kalki arretrò leggermente, ora aveva paura. Nonostante ciò con un filo di voce chiese al Cavaliere: “Perché parli con me, perché dici proprio a me tutte queste cose, cosa posso fare io? Mi ucciderai?”. Finalmente un sorriso apparve sul volto del Cavaliere. Non scese da cavallo ma posò l’arco in una fondina che stava sul dorso del cavallo. Continuò a parlare: “Tu sei Kalki, ricordalo…”. Per la seconda volta qualcuno gli aveva rivelato il suo nome. “Ma sei separata dalla tua Scintilla”. Quando l’ultimo dei Cavalieri avrà anch’esso terminato il suo lavoro ci sarà da costruire un mondo nuovo sulle macerie rimaste. Ritrova te stessa, la tua Scintilla e la tua Rosa, non permettere che la Dimenticanza avvolga anche voi”. Adesso il Cavaliere parlava al plurale, parlava a Kalki ma anche a tutte le Scintille: “Voi Scintille siete ciò che resta della Speranza”. Poi il Cavaliere fece un gesto strano con la mano, sembrava quasi un rito ipnotico verso Kalki. Vidi Kalki chiudere gli occhi e accasciarsi a terra priva di sensi. A quel punto il Cavaliere si girò verso di me. Ci conoscevamo, ci eravamo incontrati altre volte in questi ultimi secoli. Parlò anche con me: “Vai Korvo, non indugiare. Raggiungi le tue altre due parti di te stesso, avranno qualcosa da dirti e come dice sempre il Viandante, anche qualcosa da darti. Avrai un compito importante, senza il quale nulla sarà più possibile”. Poi il cavallo si impennò, spezzo l’aria con un potente nitrito e il cavaliere ripartì. La sua velocità era paragonabile a quella del vento.

 

Via, verso il Vecchio Mulino

Volai subito verso il Vecchio Mulino lasciando Kalki a terra. Sapevo che non era grave, semplicemente il cavaliere non voleva che Kalki sapesse che io ero lì. Mi voltai solo un attimo giusto il tempo di vedere Kalki riprendersi e sedersi davanti al capannone del Punto di Confine. Ora Kalki sapeva che il suo lavoro sarebbe ricominciato solo dopo che l’ultimo Cavaliere avesse terminato il suo. Sempre che la dimenticanza non si sarebbe impossessata di tutti noi. Per questo io dovevo andare al Vecchio Mulino, dovevo ascoltare cosa avessero da dirmi e da darmi il Viandante e l’Orologiaio.

 

Il Vecchio Mulino

Arrivai molto velocemente al Vecchio Mulino. Li vidi entrambi. Il Viandante e l’Orologiaio stavano proprio a metà dell’Antico Ponte. L’Orologiaio aveva un libro, il Viandante alzò un braccio per farsi vedere.

Anche la loro dissolvenza era in uno stato molto avanzato.

Interruppi il mio volo e mi fermai proprio sul muretto del ponte di fronte a loro. “Ciao Korvo” disse il Viandante. “Ho qualcosa da…” “Sì sì, lo so, vieni al dunque” lo interruppi un po’ impazientemente.

 

La Dimenticanza (Pt 7)

Dissolvenza al 95%

 

Il Compito Finale di Korvo

Fu il Viandante ad iniziare a parlare: “Siamo tutti e tre visibili solo al cinque percento. Tra pochissimo la dissolvenza totale sarà raggiunta e la dimenticanza si impossesserà anche di tutte le Scintille. A quel punto non ci sarà più nessuna possibilità, sarà raggiunto il Blackness. Il Nero più nero. I Manipolatori avranno trionfato e su tutti i quadranti del Metaverso domineranno Shiva e Vishnu. Noi dobbiamo impedirlo, noi abbiamo il dovere di tentare”. Poi proseguì l’Orologiaio: “Noi, io ed il Viandante, ti cederemo il nostro residuo di visibilità e tu avrai un po’ di tempo in più per assolvere il compito più importante: sconfiggere la Dimenticanza!”. L’Orologiaio posò il libro sul muretto dell’Antico Ponte.

 

Emphatia 1809

Mi chiedevo come potessi io solo con l’aiuto di un libro risolvere il problema della dimenticanza ma poi vidi la copertina del libro e allora incominciai a capire. “Se nessuno di noi è ancora stato in grado di raggiungere Emphatia bisogna fare in modo che una piccola parte di Emphatia raggiunga qualcuno di noi, e non qualcuno a caso, ma la Scintilla più potente, la Scintilla che condivide dentro il suo corpo l’essenza di Kalki. Korvo, prendi il libro Emphatia 1809 e portalo a Jul. Non sarai in grado di parlarle ma lascia cadere il libro nella sua camera. Probabilmente in quel momento la Dimenticanza cancellerà anche la tua immagine. A quel punto possiamo solo sperare che la Scintilla Bambina veda il libro ed inizi a leggerlo. Basterà che arrivi a pagina 18, al paragrafo ‘Korvo Korvo’. In quel punto appare il tuo nome e sarai ricordato, almeno tu per il momento, il resto sarà conseguenza”.

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L’Orologiaio ed il Viandante si scambiarono un cenno d’intesa, poi mi guardarono un’ultima volta e… si dissolsero. Scomparvero. Non li sentivo nemmeno più, la loro presenza si era… dissolta nel nulla, proprio ai confini col Nulla, ma io, io ora ero un po’ più consistente, almeno al 15%. Non dovevo perdere tempo, dovevo assolvere il compito forse più importante.

 

La Dimenticanza (Pt 8)

Dissolvenza all’85%.

 

L’Ultimo Volo di Korvo (Pt 1)

Presi ‘Emphatia 1809’ e volai. Direzione: Cimitero Monumentale di Sta'dʒeŋ, la Necropoli. Oltre la città dei morti, appena un po’ più in là, si trovava l’abitazione della Scintilla Bambina.

In questo ultimo volo creai una connessione con tutti gli occhi della notte appartenenti ai miei fratelli, volevo vedere, era necessario sapere fino a che punto la Dimenticanza si era estesa nelle menti degli umani e soprattutto nelle menti delle Scintille. Era un turbinio infinito di immagini che mi arrivavano mentre il mio volo era in atto. Cercai di selezionare le più importanti e per prima cosa vidi Guerra, il secondo cavaliere dell’Apocalisse. Il suo cavallo aveva il colore del Sangue, la sua spada gocciolava delle lacrime rosse, era il sangue degli umani del Mondo Cardine. La sua imponenza lo elevava ben al di sopra di tutto, gli umani cadevano a grappoli. Guerra era spirito, ma era anche corpo. Nessuno lo vedeva realmente a parte me, ma la sua presenza era evidente. Non ci parlai, stava lavorando, stava compiendo la sua missione. Scelsi altre immagini, vidi il labirinto, vidi Aisha ed Adamas. Adamas stava seduta nel giardino intenta a leggere un libro, Aisha sembrava molto più insofferente della situazione, stava pulendo la sua moto. Sembrava volesse ripartire. Poi volsi la mia attenzione a Land’s End, più precisamente allo Scorsetto Nero. Vidi sempre il Sig. Mah. Assieme a lui i Giudici e il Sindaco. Naturalmente stavano brindando a qualcosa che neppure loro sapevano. Erano tutti in piedi attorno ad un tavolino. Poi li vidi entrare nell’Intermezzo Temporale Porki’s, il locale del Sindaco. Concentrai un po’ meglio la mia attenzione su di loro. Li vidi sedersi attorno all’unico tavolo del Porki’s. Questa volta sembravano seri, sembrava stessero aspettando qualcuno. Poi vidi arrivare quel qualcuno, era la Sacerdotessa della Piccola Cattedrale. Entrò e si sedette nella sedia che le avevano lasciato libera. Questa volta, e forse per la prima volta non vidi allegria nei loro occhi, forse finalmente qualcosa iniziavano a comprendere.

Questo lo scriveremo forse in un altro libro, forse meglio di me lo potrà scrivere il Sig. Mah se le cose andranno in un certo modo, quello che posso anticipare è che al Porki’s stava per iniziare la prima vera riunione clandestina della nuova resistenza, quella che avrebbe dovuto aiutare e proteggere le Scintille, svelare le menzogne, mettere le basi per il nuovo mondo. Erano seri, molto seri questa volta. La Sacerdotessa si sedette e rivelò il suo nuovo nome: “Da oggi io sono Polska, la Zarina”. La Riunione Clandestina cominciò. Un altro evento mi costrinse a cambiare soggetto. Era il Punto di Confine il posto dove a breve sarebbe arrivato anche il terzo cavaliere, quello che sarebbe subentrato quando Guerra avrebbe terminato il suo lavoro. Mi concentrai meglio, al Punto di Confine c’era Kalki, la cosa non mi faceva affatto stare tranquillo. Continuai a volare portando con me il libro, il tempo non era mio alleato, la dissolvenza neppure.

 

La Dimenticanza (Pt 9)

Dissolvenza al 90%.

 

Kalki

Aumentai la mia concentrazione sul Punto di Confine, selezionai solo quell’immagine e vidi Kalki dentro il capannone intenta a prepararsi della legna. Era riuscita con dei panni a realizzare un minivestito che almeno un po’ la copriva e la riscaldava. Non era certo un abito lungo da sera però meglio di niente. Almeno, sempre se non si chinava, il costumino nero restava coperto. Una corda le faceva da cintura e la colorazione tendente al marrone con qualche sprazzo giallo, verde e rosso davano a Kalki quasi una sembianza paragonabile ad una Squaw Sioux. Inutile dire che stava benissimo anche così. Le mancava solo la piuma in testa. Certo, se avesse avuto il Maplet con sé avrebbe potuto tentare di connettersi con qualcuno.

Aveva pensato al Maplet… già il Maplet, ecco altri ricordi le stavano tornando in mente. Non poteva sapere che il suo Maplet era stato distrutto da quel terribile demone. Non ricordava nemmeno del Demone in realtà. I suoi ricordi si fermavano a quando aveva preso l’Assenzio per quell’ultimo viaggio. Ma per dove? Dove era andata? E poi? Poi solo il buio. E quello che è successo dopo. Ma almeno adesso sapeva che lei era Kalki e che la sua Scintilla si trovava custodita nel corpo della Scintilla-Bambina. Ma chi era questa Scintilla-Bambina e come ci era finita lì dentro la sua Scintilla. “Io sono te, tutto quello che ti appartiene è dentro di me, vieni a prenderlo” aveva detto la Scintilla-Bambina quando la Rosa di Adamas le aveva fatte incontrare. Jul era il suo nome. Il nome di una Scintilla. Kalki sapeva che la doveva raggiungere ma sapeva anche che non era ancora il momento.

 

Il Terzo cavaliere: Carestia

Fu in quel momento che lo vidi e fu in quel momento che Kalki sentì nuovamente il suono che il vento trasportava. Il suono di una tromba le entrò nella testa senza chiedere permesso e la fece sussultare. La vidi girarsi di scatto ed assumere un’espressione molto inquieta. Io lo osservai dall’alto, il suo cavallo era nero e sulle spalle portava una bilancia. Per certi aspetti era ancora più inquietante dei primi due: anche lui uccideva come gli altri ma lo faceva nel modo peggiore. Il suo nome descriveva assai bene quello che era, il suo nome era Carestia. Un solo pasto per quattro persone, quello era il suo modo, fare in modo che si uccidessero per mangiare anche tra fratelli. Quando non era direttamente la fame ad uccidere.

Era ancora ad un centinaio di metri dal capannone ed il suo incedere era lento. Non aveva fretta, il suo lavoro sarebbe cominciato solo quando il compito di Guerra fosse compiuto. La sua sala di attesa era proprio davanti a lui: il Capannone del Punto di Confine.

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Kalki uscì dal capannone. Vide il Cavaliere in lontananza. Ormai era certa che tutto questo appartenesse ad un disegno divino. Comprese subito che era il terzo Cavaliere ma non ne ricordava il nome. Meno male che almeno adesso una parvenza di abito lo aveva. Lo aspettò. Il Cavaliere arrivò. Fermò il Cavallo Nero e scese. Non lo imbrigliò da nessuna parte, il Cavallo Nero sapeva benissimo il compito che doveva assolvere. Non aveva bisogno di essere legato. Non si curò neppure di Kalki, si limitò a posare per terra la sua bilancia e senza voltarsi iniziò a parlarle: “Ci incontrerai tutti e quattro, qualcuno prima di compiere il destino, qualcun altro a destino già compiuto. Io andrò nel Mondo Cardine quando Guerra avrà terminato, passerà di qua prima di tornare e forse ti parlerà”. A quel punto Carestia si voltò verso Kalki e camminò verso di lei. Kalki avrebbe voluto sapere cosa intendeva con quel ‘…prima di tornare’. Di tornare dove? All’Inferno? Kalki conosceva l’inferno, ci era stata ma era solo uno dei tanti Inferni. Carestia sorrise. Il suo sorriso sembrava più un ghigno ma non trasmetteva niente di cattivo. Non trasmetteva proprio niente. Rispose al pensiero di Kalki: “Noi siamo solo gli strumenti, siamo inviati dal bene supremo e solo quando il male oltrepassa il limite. Noi portiamo morte e distruzione solo quando niente è più recuperabile. Noi portiamo la morte per ritrovare la vita. Noi siamo l’incarnazione del male generato dall’uomo. Quando il male sarà estirpato noi ci dissolveremo”. Poi si girò come a guardare qualcuno che non era lì. Quel qualcuno ero io e Carestia sapeva bene che stavo osservando con altri occhi. Aggiunse: “Sì, ci dissolveremo proprio come te Korvo. Non perdere altro tempo, vola il tuo compito è importante come il nostro, l’uno da senso all’altro”. Io continuavo a volare in realtà, ma anche a seguire Carestia e Kalki. Carestia si avvicinò a Kalki al punto di farle sentire il suo respiro. La accarezzo nel capo. Sorrise ancora, questa volta il sorriso era vero, trasmise compassione: “Quanto male bisogna fare per poter dopo ottenere del bene”. Così concluse Carestia la sua breve chiacchierata poi entrò nel capannone. Kalki lo seguì. Si sedettero entrambi attorno al tavolo, Kalki non aveva la forza di dire una parola. Il Cavaliere non aveva bisogno che Kalki parlasse, lo fece lui stesso da solo: “Quando l’ultimo di noi avrà terminato il proprio lavoro, gli umani saranno decimati ma il male sarà ancora dentro i sopravvissuti. Morte, l’Ultimo Cavaliere tornerà qua al Punto di Confine e aspetterà tutti noi. Insieme, tutti e quattro, i Cavalieri dell’Apocalisse, cavalcheremo le macerie di ciò che è rimasto. Faremo volare la polvere. Quello sarà il momento che la fiamma di Emphatia dovrà entrare nel Mondo Cardine. Sarai tu a portarla, ma sarà Adamas che la trasporterà da Emphatia. Sarà Aisha a proteggere entrambe. Noi cavalcheremo davanti, te con la Fiamma subito dietro di noi e dopo di te cammineranno la Principessa Indomabile Adamas a fianco di Sholeh, la Custode del Fuoco e di Ishtar, il Demone-Scintilla. Per ultima Aisha cavalcando la sua Freccia Rossa”. Naturalmente questo è solo uno dei possibili futuri ma è quanto in questo momento sta scritto nel quinto libro vedico chiamato anche ‘Il Futuro Testamento”, il libro ancora non scritto che narra di ciò che, se le direzioni dei vettori non cambieranno, succederà”. Il Cavaliere aveva una borsa che sembrava vuota. Non era così, tirò fuori del vino e del cibo. Posò tutto sul tavolo e divise il pranzo con Kalki. Poi continuò a parlare: “Tutto questo succederà quando il settimo sigillo sarà rotto. Se la Dimenticanza trionferà sulla luce sarà la fine del mondo nonostante il nostro intervento. Il Male si impossesserà completamente anche degli ultimi sopravvissuti. Si stermineranno tra di loro. Ma se la fiamma di Emphatia potrà illuminare le loro menti allora la nuova vita, la vera vita voluta dall’Origine potrà manifestarsi ancora come un tempo”.

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Finirono il cibo ed il vino senza aggiungere altro, per la verità Kalki non aveva ancora detto niente. Fu Carestia a versarle l’ultimo bicchiere. Tenne ancora un goccio per sé e scontrarono i loro bicchieri. Pensare che questo essere avrebbe contribuito all’ eliminazione di non si sa bene quale percentuale del genere umano era aberrante e lo era ancora di più pensare che Carestia stava solo eseguendo gli ordini di Brahman. O di Dio, non fa differenza. Eppure era la cosa giusta. O meglio, era la cosa inevitabile. Kalki, anche se in questo momento non possedeva la sua Scintilla, era comunque un’Anima Luminosa e capì perfettamente ogni parola di Carestia. Finalmente Kalki trovò la voce per fare una prima e unica domanda: “Come posso essere io a portare la Fiamma, solo una Scintilla la può trasportare. Immagino tu sappia che per riavere la Scintilla dovrei tornare nel Mondo Cardine e raggiungere uno strano posto che si trova dietro una Necropoli. Come posso fare questo nel tempo che resta, non saprei come fare nemmeno se il tempo mi appartenesse”. Sorrise ancora Carestia, forse non aveva mai sorriso così tanto come in quest’ultima ora. Rispose alla pertinente domanda di Kalki: “La rottura del settimo sigillo porterà con se una cosa che nemmeno chi ha avuto le visioni dell’Apocalisse conosce. La rottura del settimo Sigillo coinciderà con l’arrivo del quinto Cavaliere dell’Apocalisse. Non ti posso svelare chi sarà, ma ti posso dire che porterà con sé la tua Scintilla e Cavalcherà insieme a te e alla Fiamma le terre desolate del Mondo Cardine dietro di noi. Abbi fede. E aspetta, altro non devi fare”. Il Cavaliere si alzò e si diresse verso una stanzina al lato destro del capannone. Disse ancora poche parole: “Io aspetterò il mio turno qua dentro, quando sarà il momento uscirò. La mia partenza coinciderà con il ritorno di Guerra e con un Mondo Cardine talmente lacerato che non lo potrai più riconoscere”. Detto ciò scomparve oltre alla porta.

 

L’Ultimo Volo di Korvo (Pt 2)

‘Il quinto Cavaliere dell’Apocalisse’. Non avevo mai sentito una cosa del genere, a quanto pare questa volta Brahman fa davvero sul serio. La storia era talmente affascinante che quasi dimenticai il problema della dissolvenza: adesso eravamo al 95%.

Aumentai la velocità, tolsi tutte le immagini dai miei occhi per evitare distrazioni, mi concentrai solo sul Cimitero Monumentale, sulla Necropoli che si trovava prima dell’abitazione della Scintilla-Bambina.

Volare sul Mondo Cardine in questo momento era una cosa terrificante. Intere porzioni di Mondo sotto le bombe e altre devastate da scie bianche che venivano spruzzate da aerei per obnubilare le menti degli esseri umani. Favorivano la Dimenticanza, li rendevano Zombie. Ma non tutti per fortuna, ho ancora il ricordo delle immagini della Nuova Resistenza allo Scorsetto Nero di Land’s End. Il Sig. Mah ha proprio chiuso con il Mondo Cardine. Ma non lo dimentica. Era tosta questa nuova resistenza, non solo non aveva ceduto al marchio infernale ma aveva anche capito le manipolazioni dei demoni. Le terribili scie chimiche lanciate dagli aerei non avevano potere su di loro. Sarebbero stati un grande aiuto per le Scintille, erano i Nuovi Dissidenti, i Nuovi Liberi Pensatori. La nuova Resistenza si stava consolidando nel cuore di Land’s End. Nella città libera di Land’s End, proprio vicino all’Emphatia Spore e al Centro di Reclutamento Scorsetto Nero.

Vola Korvo, vola, se la Dimenticanza trionferà nulla avrà più senso. Finalmente la vidi, proprio oltre la Necropoli, una piccola palazzina su tre piani in cima alla collinetta. Lì dimorava Jul, la Bambina-Scintilla.

 

La Dimenticanza (Pt 10)

Dissolvenza al 99%

 

L’Ultimo Volo di Korvo (Pt 3)

Ormai non ero altro che un soffio di vento, una velina trasparente, non mi vedevo più nemmeno io. Volai con gli ultimi residui di forza sopra al tetto della camera di Jul, scesi oltrepassando i muri del soffitto, entrai nella sua stanza.

 

La Dimenticanza (Pt 11 - Ultima)

Dissolvenza Totale, la Dimenticanza ha avvolto completamente il Mondo Cardine… ma…

 

Il Limbo dei Dimenticati

…ma il libro cadde proprio sulla scrivania della Scintilla-Bambina facendo l’esatto rumore che fa un libro quando cade. La Scintilla-Bambina lo udì. Si girò. Lo vide. Jul si avvicinò al libro ma in quel momento una voce la chiamò. Jul si voltò, era pronta la colazione. Dimenticò il libro e uscì dalla stanza. L’ultima cosa che riuscii a fare io è stata quella di staccarmi una piuma e lasciarla cadere. La piuma cadde per terra ma si dissolse proprio come me.

Io adesso mi trovo in un posto che si trova oltre i nove quadranti del Metaverso: il Limbo dei Dimenticati. Ho ritrovato l’Orologiaio ed il Viandante. Posso continuare a scrivere da questo posto e posso anche vedere con gli occhi dei miei fratelli ma non potrò più uscire se nessuno mi ricorderà.

 

Il Blackness

Questo è il nome con il quale viene riconosciuta l’oscurità totale: il Blackness. Il Blackness è il nero totale, il nulla assoluto, la mancanza di reazione, di pensiero, di creatività. L’intero Mondo Cardine è catapultato in uno stato di ipnosi collettiva che lo rende estraneo a qualunque cosa succeda intorno ad esso. E’ il trionfo dei Demoni. Il secondo Cavaliere sta svolgendo alla perfezione il suo lavoro, la guerra totale sta devastando il Mondo Cardine.

L’influenza delle negatività del Mondo Cardine è ovviamente avvertita anche dagli altri quadranti del Metaverso, soprattutto quelli dove operano o semplicemente vivono le Anime Luminose originarie del Mondo Cardine. Come il Labirinto ad esempio. Adamas, l’Indomabile è irriconoscibile, non si muove dal suo giardino. Si è addirittura pentita di non aver portato la televisione al Labirinto. Segue i video di Tiktok, ogni tanto si prepara un negroni sbagliato, a volte sbaglia e si fa un americano… il Cocktail Micidiale è solo un vago ricordo lontano… e Aisha? Aisha anche peggio: eccola, la vedo. Sta entrando in casa, sale nella stanza e cosa fa? Incredibile, si toglie la sua supersexy divisa per mettersi un pigiamino colorato con rose e fiorellini di vario genere per poi mettersi a letto. Non va meglio nemmeno nel Punto di Confine, vedere Kalki passare il tempo per elaborare nuovi prodotti di bellezza e vari rossetti ottenuti con le strane piante del quadrante Nothing. La vedo, vedo che ogni tanto si avvicina alla porta della stanza dove si trova Carestia… ma lo fa solo per assicurarsi che non si muova da lì. E poi ritorna ai suoi cosmetici… un po’ di fondotinta, un po’ di rossetto… ed ecco la felicità raggiunta. E questo è niente, quello che succede negli altri quadranti del Metaverso è solo un riflesso, una pallida eco di quello che è il Mondo Cardine. Bombe, esplosioni, scie chimiche e monitor che parlano, parlano, dicono tutto quello che si deve fare per avere la democrazia, sembra che più cannoni possiedi e più sei democratico. E Guerra intanto prosegue il suo lavoro, mi sa che non ci vorrà più tanto per finirlo. Provo a guardare nel quadrante 5, a Land’s End. Ecco, almeno lì è un po’ diverso, la Città Libera di Land’s End è schermata dai bombardamenti mediatici e dalle scie chimiche, pertanto si riescono a formare piccoli nuclei di resistenza ma sono una goccia nel mare e comunque la Dimenticanza si è diffusa anche a Land’s End. Sembra. Non ne è esente neppure Salem, la Città Oscura gemellata a Land’s End: Vampiri apatici che bevono sangue in scatolette della coop, Alya che non organizza più nessuno spettacolo ma non si perde nemmeno una puntata di ‘Beautiful’ (n.d.r. un famoso teleromanzo che facevano vedere nel Mondo Cardine). Ma il peggio è Barlow che ha fatto l’abbonamento a Netflix. Il Blackness è arrivato. L’unica speranza è sconfiggere la Dimenticanza, ma per fare questo Jul deve leggere Emphatia, almeno fino a pagina 18 e non c’è nessuno, ma proprio nessuno che glielo possa suggerire.

 

Land’s End: Riunione Clandestina all’ Intermezzo Temporale Porki’s

Io non posso fare più niente, cercherò di fare la cosa che mi rende un po’ meno triste, seguirò la Resistenza Clandestina nella speranza che almeno qualcuno di loro trovi un’idea. E’ deprimente. Ho ascoltato il discorso del Sig. Mah. Semplicemente deprimente. ne riporto una parte: “C’è qualcosa che non torna, le birre trappiste non arrivano più ed anche il torbato scozzese scarseggia. C’è una volontà politica di colpire quelli che vorrebbero bere qualcosa di qualità”. Mi fermo qua, non vado avanti perché il seguito è anche peggio.

 

Mondo Cardine

Tutto stava per compiersi, la Trimurti agiva per certi aspetti unita, per altri aspetti individualmente. Ormai era chiaro il disegno, il Mondo Cardine era destinato alla sua distruzione. Certo, per Shiva e Vishnu questo era già stato deciso, da secoli hanno cercato di fare del Mondo Cardine uno zoo dove gli umani altro non erano che servi inconsapevoli. Li hanno ingannati in tutti i modi creando miti fasulli, inventando false religioni. Li hanno dominati con il denaro e alimentando odio e terrore. Ma tutto questo per cosa? Cosa mancava a queste divinità per essere finalmente appagate. Anche questo ormai è chiaro: la Scintilla. La fonte di creatività e di vita eterna, ciò che li avrebbe resi invincibili e soprattutto indipendenti da Brahman. O da Dio. Chiamatelo come volete.

 

Il Progetto di Shiva

L’omologazione, il controllo sociale, il rendere tutti facilmente controllabili, condizionarne pensieri e azioni. Questo era il compito che gli Asura di Shiva dovevano svolgere. Come farlo non importa, hanno usato tutti i mezzi, l’importante era creare un mondo invivibile per le Scintille che avrebbero dovuto necessariamente per loro stessa natura uscirne fuori e quindi rivelarsi. Ottimo progetto quello di Shiva, anche Vishnu lo aveva aiutato in questo tante volte ma altre volte gli si era contrapposto. Soprattutto questa volta. Vishnu aveva un altro progetto:

 

Il Progetto di Vishnu

Anche Vishnu come Shiva bramava la Scintilla ma il suo modo per individuarla era diverso. Vishnu con i suoi Deva aveva sempre cercato di costruire un mondo multipolare, un mondo dove ogni espressione poteva essere libera. Fino ad un certo punto naturalmente, fino al punto che la Scintilla ritrovatasi in un mondo a lei congeniale si rivelasse per le sue capacità creative. Questo però era molto pericoloso perché la Scintilla aumentando la propria spiritualità avrebbe potuto ritrovare anche la propria essenza. E quindi la consapevolezza del proprio essere: la vera creatrice del mondo essendo parte di Brahma. Quindi, quando il mondo di Vishnu diventava troppo ‘evoluto’ interveniva Shiva e rimetteva tutto a posto. Ma la paura di Vishnu era che in un mondo omologato secondo il volere di Shiva la Scintilla avrebbe potuto ‘appassire’ e quindi non avere più la forza di rivelarsi. Quando i contrasti tra Vishnu e Shiva oltrepassavano un certo limite ecco scoppiare qualche guerra.

Naturalmente ognuno raccontava del male dell’altro, naturalmente entrambi avevano sempre con loro la promessa di un mondo perfetto, naturalmente delle morti degli esseri umani non importava a nessuno dei due. Tanto la Scintilla non moriva, la Scintilla si sarebbe reincarnata in un’altra Anima Luminosa. Ma un’altra forza esiste ed è reale… recitava una canzone del Mondo Precedente e quella forza è nascosta dentro l’essere umano:

 

Il Progetto di Brahma

Brahma, la terza emanazione della Trimurti, quella più importante, quella che porta dentro di sé la Scintilla di Brahman. Brahma si è scisso in duecentoquarantaquattromila Scintille nascondendo ognuna di loro in altrettante Anime Luminose. Da qui inizia l’eterna partita a tre delle emanazioni di Brahman: Brahma voleva che attraverso l’Opera delle Scintille e con l’aiuto delle Anime Luminose tutti gli esseri umani avrebbero agito per la realizzazione di un Mondo assai diverso da quello conosciuto, un mondo del tutto somigliante al Mondo di Origine, in pratica una replica di Wahnfried sul Mondo Cardine e di conseguenza su tutti i quadranti. Un mondo dove non vi fossero confini, un mondo dove tutti parlassero la stessa lingua, un mondo dove la Scintilla potesse ricongiungersi  all’origine e lasciare libere le Anime Luminose per guidare l’essere umano verso la consapevolezza del proprio essere all’interno di tutta la collettività. Un Mondo che un giorno non avesse più la necessità di arrivare ad Emphatia perché Emphatia era già nella propria essenza.

 

L’Ultimo Conflitto della Trimurti

In teoria il mondo immaginato da Vishnu per certi aspetti poteva anche essere condiviso con l’idea di Brahma, era solo lo scopo finale che cambiava: Vishnu, come Shiva voleva la Scintilla per sé, Brahma non ne aveva bisogno, Brahma aveva ereditato da Brahman la Scintilla. Brahma voleva solo che la Scintilla potesse illuminare un mondo spirituale e non transumano.

E allora nei secoli Vishnu e Shiva hanno alimentato odio, paura e guerra, era facile manipolare le masse e così operavano. Brahma stava sempre in disparte, cercando con le sue Scintille di mantenere comunque una zona di mondo sempre viva e libera impedendo sia a Shiva che a Vishnu di avere un mondo completamente soggiogato a loro. Questo fino ad oggi. Da qualche anno l’azione di Schiva e di Vishnu era diventata sempre più devastante non lasciando più spazio a niente che non fosse uno dei due mondi che loro volevano. Brahma era stato messo da parte. Almeno secondo loro. Questo fu l’errore decisivo perché Brahma non poteva essere messo da parte ma questo fatto cambiò completamente il suo modo di agire. Il suo pensiero cambiò: il Mondo Cardine non poteva più essere aggiustato o corretto, il Mondo Cardine doveva essere distrutto e ricostruito. Brahma allora lasciò che il progetto di Shiva e Vishnu andasse avanti: un terribile conflitto mondiale nucleare che avrebbe distrutto il mondo sarebbe stato poi facilmente ricostruito da entrambi secondo i loro demoniaci progetti. Tutto facile. Sembrava. Ma non fu così. Il male cresciuto nell’essere umano generò il male che dopo lo avrebbe annientato. Il male umano generò i quattro Cavalieri dell’Apocalisse il cui compito era certamente quello di agevolare il lavoro di Shiva e di Vishnu, ma preservando nello stesso tempo le Scintille e le Anime Luminose. La Resistenza si ridusse di numero ma non certo di forza, intensità e convinzione. In pratica i quattro Cavalieri dell’Apocalisse avevano il compito di estirpare dal Mondo Cardine lo stesso male che li aveva generati per permettere alla Scintilla di rivelarsi veramente in un mondo dove Shiva e Vishnu non avessero più potere.

L’Ultimo conflitto si sta compiendo proprio adesso nel Mondo Cardine ma in questo momento, come sappiamo, la Dimenticanza ha ridotto la Resistenza e le Anime Luminose in uno stato di totale apatia.

 

Intermezzo Temporale Porki’s

Qualcosa non tornava, era evidente che tutto stava andando in pezzi, la guerra, quella vera, quella fisica fatta di armi e bombe, non aveva ancora raggiunto tutto il Mondo Cardine ma poteva essere solo questione di tempo. Gli esseri umani erano divisi in due parti: quelli che facevano la guerra e quelli che la guardavano in televisione facendo il tifo per l’una o per l‘altra fazione in funzione di quello che gli strumenti dei Frangitori gli suggerivano. Pochi comprendevano il demoniaco gioco di chi stava in cima alla piramide, ma sempre di più si stavano rendendo conto che c’era qualcosa di sbagliato. Purtroppo erano una netta minoranza, i Frangitori avevano programmato bene le menti delle masse per cui per fare finire una guerra ed avere una pace all’interno di una stupenda democrazia moderna era necessario… mandare armi agli eroi in guerra. I quali morivano. Si, in guerra si muore. In pace molto meno. Lo sapevate? All’Intermezzo Temporale Porki’s nel quadrante 5, a Land’s End vicino allo Scorsetto Nero stava continuando la riunione clandestina della nuova resistenza. In quel momento un monitor collegato con il Mondo Cardine trasmetteva la solita narrazione sui buoni aggrediti e i sui cattivi aggressori. Già, la prima cosa che non tornava erano i buoni aggrediti che nelle loro bandiere portavano svastiche naziste. Ma il monitor in alternanza trasmetteva anche la propaganda dell’altra fazione la quale anch’essa faceva acqua da tutte le parti. In pratica, gli altri, quelli cattivi secondo la prima narrazione ma estremamente evoluti secondo la seconda narrazione, vantavano l’idea di un mondo multipolare dove ogni libera espressione veniva considerata, però comprendeva al suo interno un paese di rilevanza assoluta che del controllo sociale ne aveva fatto la propria vera, unica, insuperabile democrazia. In pratica erano più transumani di quelli che volevano un mondo transumano. “Non è che ci prendono per il culo” disse finalmente uno dei dissidenti presenti. Ma in realtà era solo una considerazione da bar, la presa per il culo era ormai evidente a molte Anime Luminose ma la dimenticanza che avvolgeva il Mondo Cardine che di conseguenza si rifletteva anche sul resto del Metaverso, impediva anche ai migliori pensatori di vedere veramente le cose. Di andare oltre a ciò che si vede, di seguire lo spirito. Impediva a tutti di vedere il vero demoniaco disegno che ci stava dietro, impediva di vedere che le teste di entrambe le massonerie appartenevano alla stessa entità.

 

Punto di Confine

Ecco, metto ancora un po’ di cipria qua e un po’ di fondotinta là e per un’oretta sono a posto. Questo stava facendo Kalki, l’Anima Luminosa che secondo il possibile futuro tracciato dal quinto libro vedico la vedeva come portatrice della fiamma di Emphatia sul Mondo Cardine. Queste scie bianche sono davvero potenti e la dimenticanza completa l’opera. Io non potrò scrivere molto di più, ormai le sorti sembrano segnate e col tempo sparirò anche da questo oblio. In fondo il Limbo dei Dimenticati è come un cestino di Windows, qualche demone informatico farà svuota cestino ed io, il Viandante e l’Orologiaio saremo definitivamente cancellati.

 

La Fine della Speranza

Quello che successe da quel momento in poi fu contemporaneo. Fasi storiche estremamente importanti che sembrano slegate l’una dall’altra ma che se unite con i puntini determineranno le basi per il futuro. Quale ancora non ci è dato sapere, ma, come sembra in questo momento, nessuno scommetterebbe per il mondo voluto da Brahma. E questo non certo per l’operato dei Cavalieri dell’Apocalisse, che altro non fanno che estirpare il male e preparare le basi per il nuovo mondo, questo, se come sembra dovesse succedere, sarà solo perché in questo momento nessuna Scintilla e nessuna Anima Luminosa è in grado di immaginare qualcosa di diverso, di saper leggere il disegno, di vedere o almeno di percepire il grande architetto. Quello che successe da quel momento in poi dicevamo fu contemporaneo. O quasi. Cercherò di descriverlo al meglio.

 

La Chiaroveggente

Forse fu proprio al Punto di Confine che ebbe inizio. Ricordate in Nothing quando si raccontava delle strane proiezioni sui possibili futuri che apparivano nel cielo del Punto di Confine. Queste proiezioni rappresentavano un possibile futuro tracciato dai vettori se le cose non fossero cambiate ed erano originate dall’urlo di dolore della Chiaroveggente. Lei, la Chiaroveggente, stava ancora nascosta in qualche punto segreto del Metaverso, sicuramente nel quadrante Nothing e probabilmente molto vicino al Punto di Confine. Per fortuna del Mondo Animico e Luminoso nessun Demone l’aveva ancora trovata e quindi le sue visioni proiettate nei cieli avrebbero ancora potuto scuotere qualche Anima Luminosa. E così fu…

 

L’Urlo della Chiaroveggente

Questa volta fu agghiacciante più di ogni altra. Questa volta la luce emanata dalla visione proiettata nel cielo del Punto di Confine illuminò a tal punto quel luogo oscuro fino a farlo splendere come il sole. Kalki lasciò cadere per terra tutti gli oggetti inutili che aveva tra le mani, alzò di scatto il capo e trattenne a stento un grido di paura. La Porta dove si trovava Carestia si aprì molto violentemente andando a sbattere contro il muro. Carestia uscì dalla stanza. Si avvicinò a Kalki. Questa volta il suo sguardo non era amichevole, questa volta era furioso. Kalki arretrò verso il muro per paura e per istinto. Carestia le si avvicinò a tal punto che Kalki sentiva l’odore del suo alito. Non fece altro Carestia, nulla. Solo quello sguardo. Poi si allontanò. Uscì dalla stanza. Kalki era impietrita, non riusciva a muoversi, per un po’ rimase attaccata al muro. I pensieri si affollavano nella sua testa, non riusciva a dar loro un senso. L’apatia e la dimenticanza erano ormai radicati, ma lo scossone provocato dall’urlo della Chiaroveggente e la minaccia di Carestia riuscirono a scuoterla. Forse la Kalki di qualche tempo indietro sarebbe svenuta, crollata a terra impaurita da cose che non poteva comprendere, ma non questa Kalki, l’inconscio è una zona di memoria favolosa, memorizza e conserva tutto, e anche se le cose che memorizza spesso sono invisibili, comunque ci sono. E da quell’inconscio, che testimoniava chiaramente la sua forza, che Kalki trasse le energie per andare avanti. Non sapeva perché, ma sapeva che doveva. Uscì dalla porta e seguì Carestia. Carestia era già a cavallo e stava dirigendosi verso il Mondo Cardine, il suo compito stava per cominciare ma per un’ultima volta si girò verso Kalki: “Alza gli occhi al cielo!” disse Carestia “Guarda!”. Kalki guardò. Quello che vide fu peggio dell’alito di Carestia. Molto, molto peggio dell’alito di Carestia: era il Mondo Transumano voluto da Shiva. Era il terzo livello della città demoniaca di Bergderbil trasportato nel Mondo Cardine. Intere zone devastate dal fuoco e altre zone lussuose e luccicanti abitate da Demoni e Manipolatori. Desolazione, fame, carestie e morte era quello che Kalki vedeva in quella proiezione. Chiuse gli occhi. Li riaprì, Le immagini erano ancora sopra di lei e si muovevano. Ci fu un altro agghiacciante urlo. Era dolore, disperazione. Poi tutto fini. Tornò l’oscurità nel Punto di Confine. Carestia girò il cavallo verso Kalki e la fissò. Kalki abbassò lo sguardo dal cielo e anch’essa fissò lui. Questa volta non ci furono parole. Era tutto chiaro. Carestia impennò il cavallo che emise un nitrito quasi spaventoso. Poi lo girò e partì. Il suo compito stava per cominciare. Questo voleva dire che il compito di Guerra era compiuto.

 

Mondo Cardine: Zona Cimiteriale di Sta'dʒeŋ (Pt 1)

Un allarme. Come quelli che non si sentono da anni. Tanti anni. Di quelli che fanno paura. Quelli che segnalano l’arrivo di aerei che fanno piovere bombe. Che a seconda di quello che succede ti dicono: “Stai a casa” oppure “Scappa da casa”. Questo era un segnale di coprifuoco. In tutta la Zona Libera e Democratica dell’Evoluto Mondo Cardine Occidentale era proibito uscire di casa perché i cattivi sarebbero arrivati presto e allora bisognava preparare le difese. I buoni ci avrebbero aiutato. Certo, ma adesso dovete stare a casa. Beh, forse non tutti i mali portano solo male, a volte le conseguenze possono creare situazioni favorevoli. Fu così che la Scintilla Bambina che ovviamente non poteva più andare a scuola entrò nella sua camera e rivide il Libro.

 

La Stupenda Scossa della Scintilla-Bambina

Jul si avvicinò al libro. Lo guardò. La copertina raffigurava una figura femminile di spalle che sembrava entrare in una porta. Non era una porta normale, sembrava piuttosto la porta… di una città. Già Jul, proprio una città. Noi sappiamo bene quale città sta dietro a quella porta ma Jul non poteva saperlo. Era un dipinto colorato dove prevaleva l’arancione, il giallo, l’azzurro, il bianco e anche un po’ di grigio e di nero e che raffigurava quell’immagine femminile di spalle. Poi Jul toccò il libro con la mano. Bastò quello a creare la prima connessione. Per una piccolissima frazione di secondo avvertii una scossa e vidi come una aurea intorno al Viandante e all’Orologiaio. Anche loro avvertirono la scossa. Ci guardammo e, ancora una volta capimmo l’importanza e la forza delle immagini. La Dimenticanza subì un primo colpo. Ancora lieve certo. Ma intanto ci fu.

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Quella stessa scossa la avvertirono tutte le Scintille e le Anime Luminose e da quel momento qualcosa iniziò a cambiare.

 

Pazienza, Fede, Forza

Aisha, si alzò dal letto e guardò la sua supersexy divisa. Si assicurò che lì vicino ci fosse anche il mitra. Non sapeva bene il perché, ma era importante che ci fosse. Adamas avvertì la scossa in maniera diversa dagli altri, era normale per lei, era più ricettiva. Per fortuna era sdraiata in giardino perché la scossa che ricevette era decisamente forte. Vide le immagini terrificanti del Mondo Cardine e vide anche una barca marrone che vagava per i fiumi di Nothing. Poi la scossa finì e le visioni andarono via, si alzò e posò il cellulare. Si guardò un po’ intorno, si chiese dove fosse Aisha, si chiese se anche lei avesse sentito la scossa. Per Kalki fu anche peggio. O forse meglio. Questo perché l’origine della scossa era data da… se stessa, dalla sua Scintilla che come sappiamo si trova nell’Anima Luminosa della Scintilla Bambina. Quello che vide Kalki era forse la cosa più bella che poteva sperare di vedere: vide Jul. La scossa per Kalki durò anche di più che per Adamas perché fece a tempo a sentire le parole di Jul: “Pazienza, Fede, Forza!”. Poi anche per Kalki finì, sia la scossa che le visioni. Kalki si trovava ancora fuori dal capannone che osservava Carestia sparire all’orizzonte quando successe. Si inginocchiò, guardò verso il basso, verso la polvere del capannone. Poi alzò lo sguardo verso il cielo. Le proiezioni della Chiaroveggente erano finite ma Kalki ne vide una nuova. Era un altro possibile futuro, era un mondo diverso. C’era pace, serenità, non c’erano armi, non c’erano guerre, solo un sole lontano che con il suo splendore illuminava una città strana, c’era scritto ‘Emphatia’ nel cartellone che si vedeva davanti alla porta di quella strana città. Kalki si alzò senza distogliere lo sguardo. Era tutto confuso, capiva che qualcosa stava succedendo. Era come un sogno, ma lei era sveglia. Poi il sogno finì. Di fronte a lei si trovava un Cavallo color Rosso Cremisi e sopra di esso un Cavaliere vestito da una imponente Armatura. Il Cavaliere sguainava una enorme Spada luccicante per metà. L’altra metà era sporcata dal sangue. Sangue che gocciolava sulla polvere della terra del Punto di Confine. Lui era il secondo Cavaliere dell’Apocalisse e stava tornando. Il suo compito era finito, gli umani ormai potevano anche continuare da soli. Fino alla fine. Il suo nome era Guerra.

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La scossa la avvertirono anche le Anime Luminose di Land’s End e anche quelli della Resistenza ovviamente. Per loro fu molto più lieve, ma comunque l’avvertirono. Il Sig. Mah era appena uscito dal Porki’s e stava camminando per San Lorenzo quando percepì la scossa. Si girò per vedere se ci fosse stato qualcuno che voleva giocare. Nessuno. Nel senso che non vide proprio nessuno ma udì delle parole provenienti da dietro: “Pazienza, Fede, Forza!”. Ecco, la sua testa incominciava a parlargli di nuovo. Ma lui non si era detto queste parole, le aveva dette qualcun altro. Era tempo ormai che nessuno parlava più nella sua testa e quindi sicuramente si sarà sbagliato. “Non ti sei sbagliato Sig. Mah”. Questa volta le aveva sentite chiaramente. Si girò di nuovo più velocemente: nessuno. Questa voce la conosceva. La conosceva certamente. E nello stesso momento che comprese chi fosse quasi la vide: “Capelli come dardi di sole” recitava una canzone e lei quella canzone la cantava. Era solo un alone di colore molto pallido che vide, ma ne riconobbe i colori. Poi la tenue figura scomparve ma la sua voce continuò ancora per una volta: “Vai nell’abbazia che non c’è più, in quel posto, in certi momenti, ciò che è stato perduto ritorna. Sali i gradini che portano al campanile, lì troverai due sedie ed un tavolino. Siediti nella sedia di fronte al muro. In quel muro vedrai degli antichi affreschi raffiguranti delle suore. Anche loro torneranno e quando le suore si volteranno verso di te avrai una sorpresa”.

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Il solo problema era che al Sig. Mah non veniva proprio in mente di quale abbazia la voce parlasse ma non se ne preoccupò. “Quando sarà il momento conoscerò il posto” pensava il Sig. Mah continuando a camminare nella Zona Storica.

 

Mondo Cardine: Zona Cimiteriale di Sta'dʒeŋ (Pt 2)

Jul aprì la prima pagina del libro. Era presto, ma una strana sensazione avvolse tutte le Scintille e le Anime Luminose di tutto il Metaverso. Era una sensazione sconosciuta perché mai avvertita ma nello stesso tempo aveva qualcosa di… di famigliare. Era come un brivido che si materializzava da dentro. Uno stato di coscienza che piano piano veniva rivelato. Era il secondo duro colpo alla Dimenticanza. Era lento, lo si percepiva appena, ma c’era. Cazzo se c’era. Jul non comprendeva molto di quello che leggeva ma le due Scintille che stavano dentro di lei quasi lo urlavano. Vai avanti Jul, vai avanti, non ti fermare.

Pagina 2, pagina 3 e così via fino a pagina 13. Certo era sempre ancora tropo presto, ma quel piccolo brivido era sempre più concreto e svelava sempre più cose. Svelava l’appartenenza, svelava le connessioni, tutto sembrava cambiare. Sempre lentamente certo, ma inesorabilmente. La dimenticanza incominciava a scricchiolare: solo cinque pagine. Solo cinque pagine mancano per arrivare a pagina 18. A quel punto io sarò nominato e sarà la dimenticanza a dissolversi… ma questo solo a pagina 18.

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Jul arrivò a pagina 13 e si fermò. Non si poteva pretendere di più, era una bambina e il libro non era per niente facile. Posò il libro sulla scrivania e uscì dalla stanza.

 

Intanto…

Aisha uscì dalla camera sempre con il suo pigiamino colorato e scese per assicurarsi che Adamas stesse bene. Era certa che quella scossa l’avesse sentita anche lei. La trovò in piedi nel giardino. Si guardarono negli occhi, Fu Adamas a parlare per prima: “Ho visto il Mondo Cardine, forse in un suo possibile futuro, sento che ci sfugge qualcosa, ma sento anche che quel qualcosa potrebbe tornare”. Aisha si avvicinò ad Adamas e aggiunse: “Sì, lo sento anche io, è una cosa che non ho mai provato, assomiglia ad un forte senso di appartenenza a qualcosa di superiore, come se avessimo un destino comune. Non solo io e te, ma tante altre Anime. Sento che manca ancora qualcosa, e non è detto che quel qualcosa succeda”.

 

Kalki ed il Secondo Cavaliere dell’Apocalisse: Guerra

Doveva davvero essere un luogo molto importante quel Punto di Confine. Eppure tutto sembrava meno che un luogo importante. Era un Crocevia, una zona di passaggio per certi aspetti obbligata. Guerra, il Secondo Cavaliere era proprio di fronte a Kalki. Quello che vedeva Kalki era un altro pezzo di Mito, o di Leggenda. Anche di Storia certo, un qualcosa che aveva a che fare con il passato, con il presente e con il futuro. Non mostrava il volto questo Cavaliere, non lo mostrava perché la possente armatura che lo copriva non permetteva di mostrare niente di se. Una domanda poteva anche essere: “ma ci sarà qualcosa di simile ad un corpo dentro quell’armatura?”. Anche Guerra parlò a Kalki: “Ci sarà un varco. Ci saranno tanti varchi che vi permetteranno di uscire dal Mondo Cardine quando sarà il momento, ma dovrete esserne degni. Non permettete alla Dimenticanza di trasformarvi come il gregge, elevatevi e vi salverete. Se sconfiggerete il Blackness la Dimenticanza si dissolverà e un nuovo mondo potrà essere ricostruito!”. Guerra sapeva che Carestia aveva già spiegato alcune cose a Kalki, perciò non disse altro. Girò il Cavallo Rosso Cremisi e lentamente se ne andò. Kalki sapeva che mancava ancora il quarto e sapeva anche che il quarto era il peggiore. Non conosceva il suo nome, e non sapeva nemmeno come trovarlo. Avesse avuto con sé ancora il Maplet avrebbe potuto cercarlo. Non rientrò nel capannone, stette fuori e camminò un po’ per il bosco circostante. Sentiva anche lei quell’energia che stava rivelando qualcosa, sentiva che qualcosa di importante stava per succedere. Ripensò alle parole di Guerra: “I Varchi. Cosa saranno mai questa varchi?”. Sapeva bene che non poteva ancora sapere ma la vera questione era se avrebbe saputo quello che doveva sapere al momento giusto. Il senso di appartenenza a qualcosa Kalki lo avvertiva anche più forte, sentiva che una parte di sé era determinante per questa rivelazione. Sentiva che la sua Scintilla nel corpo della Scintilla Bambina stava cercando di compiere l’azione necessaria. Una parola scorreva sempre nella mente di Kalki. Sempre quella, sempre la stessa: “Leggi!”. Sapeva che non era riferita a lei ma non sapeva a cosa sarebbe stata funzionale. Di Guerra non si sentiva nemmeno più il cavalcare del suo cavallo ed era tempo ormai che era scomparso all’orizzonte. Kalki sapeva che il ritorno di Carestia avrebbe annunciato l’imminente arrivo del Quarto ed ultimo Cavaliere. Ma non sapeva quando. “Leggi!”. Sempre quella parola. Sempre nella sua testa. Decise di tornare nel Capannone, la temperatura si era abbassata notevolmente e come sappiamo Kalki mal sopporta il freddo e anche se si era costruita quel bel vestito da Squaw Sioux la stufa del Capannone era un richiamo più che valido. Entrò nel Capannone e si accorse che Carestia aveva lasciato il suo sacco. Il sacco che conteneva il cibo. Sembrava vuoto. Ma anche quando lo aveva Carestia sembrava vuoto… e invece… Kalki con molta speranza provò ad aprirlo e vi trovò dentro proprio quello che avrebbe voluto trovarci. Una pizza. Una pizza e del vino. Niente birra, Kalki desiderava proprio del vino, e del vino trovò. “Beh, per chiamarsi Carestia…” pensò Kalki al paradosso. Proprio il Cavaliere che si chiama Carestia le ha lasciato il Sacco magico dove si può trovare il cibo che desideri. Si sedette e mangiò una pizza intera e finì tutta la bottiglia di vino. Come posò il bicchiere dopo aver dato l’ultimo sorso la solita parola le passò nella mente: “Leggi!”.

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Era la sua Scintilla che parlava a Jul, ma Lei, Kalki la percepiva. Sembrava una cosa importante. Forse era necessaria per vincere la Dimenticanza. Quell’energia che aveva sentito nascere dentro di lei che le rivelava quello strano senso di appartenenza a qualcosa c’era sempre, ma si era fermata. Forse era in relazione con la dimenticanza?, forse serviva per trovare quei varchi quando il momento sarebbe arrivato?”.

“Sì Kalki!” dissi io a gran voce, “è proprio così!” ripetei, ma mi potevano sentire solo l’Orologiaio ed il Viandante relegati con me nel Limbo dei Dimenticati. Non dissero niente, ma sperarono, sperarono con me che Jul tornasse a leggere.

 

Abbazia diroccata di S.M. di Passione

Camminava sempre il Sig. Mah, camminava sempre nella Zona Storica del quadrante cinque. Quella Zona Storica era una replica della Zona Storica che si trovava nel Mondo Cardine, gemella nella sua struttura ma con alcune varianti generate dalle Scintille che risiedevano a Land’s End. Nel suo camminare il Sig. Mah pensava ai posti dove piaceva andare quando voleva stare solo. Quando voleva ascoltare musica, o leggere. O scrivere. Ma come aveva fatto a non pensarci prima, era ovvio dove doveva andare: era l’Abbazia di Santa Maria di Passione. Quante cose aveva visto, ascoltato e scritto in quel posto. E allora lì andò. Era ormai notte e quindi le entrate erano tutte chiuse. Ma lui, il Sig. Mah sapeva bene come entrare lo stesso, conosceva un trucchetto che teneva per sé. Gli serviva quando voleva entrare di notte nell’Abbazia. Usò il suo trucchetto ed entrò. Sapeva bene dove stava il campanile, quindi sapeva bene dove andare. Richiuse il cancello facendo meno rumore possibile e proseguì nel viale in salita che porta al giardino. L’atmosfera che lo avvolgeva era di quelle che piacciono a lui. Il silenzio era la musica migliore per quel momento. Sapeva che a breve l’avrebbe rivista. Forse, certo, ma solo il riavere quella possibilità era già una cosa stupenda. Entrò nel giardino. Era molto bello. Nonostante il buio si vedevano bene i frutti del lavoro delle Anime Luminose che lo abitavano. Era pulito e vi erano molte piante, una tavolata dove erano abituati a dividere cibo e bevande e proprio in fondo al giardino le scale. Le scale che portano al Campanile. Come era nella sua natura il Sig. Mah voleva godersi in pieno quel momento, quindi procedette molto lentamente, voleva respirare bene ogni momento di quell’evento. Salì la decina di scale che portano al ripiano che proprio da Lei gli era stato indicato. Trovò come predetto la tavola e le due sedie. Una di esse era proprio di fronte ad un affresco molto sbiadito. Talmente sbiadito che non si capiva cosa raffigurasse. Il Sig. Mah ovviamente si aspettava le suore, ma non riusciva a distinguerle. Forse era solo questione di tempo, forse doveva adattare la sua vista a quella nuova ed ulteriore oscurità che avvolgeva il ripiano che precedeva il campanile. Vide una candela posata sul tavolo, sembrava essere stata messa lì apposta per quel momento. Il Sig. Mah prese dalla tasca il suo accendino, accese la candela e la posizionò nel mezzo del tavolo. Da quel punto la fiamma della candela illuminava bene l’affresco, ma ancora i disegni non rivelavano agli occhi del Sig. Mah nessuna figura. Nessuna suora. In compenso le ombre generate dalla fiamma della candela sembravano creare una suggestiva scenografia surreale, come se elevassero quel ripiano sopra ogni altra cosa. Ogni altra cosa terrena. Il Sig. Mah si sedette nella sedia di fronte all’affresco, lo osservò come ad aspettare la rivelazione, si assicurò che l’altra sedia fosse posizionata proprio di fronte a lui e aspettò…

 

Leggi!

Incominciava a diventare pressante quella parola nella testa di Kalki, pressante e anche ossessiva. Kalki incominciava ad intuire che per togliersela doveva fare qualcosa, era un tassello fondamentale. Kalki si alzò dal tavolo e nonostante il freddo uscì fuori dal capannone. “Leggi!”. Continuava la voce nella testa. Kalki ormai era in preda ad una forma strana di frustrazione e disperazione. Non tanto per quella parola che rimbombava sempre nella sua testa ma soprattutto perché non sapeva cosa doveva fare. Rientrò nel capannone. “Leggi!”. Questa volta non era solo nella sua testa, la sentiva proprio vibrare nell’aria. Spostava gli oggetti. “Leggi!!!” una sedia si rovesciò e il cartone della pizza cadde per terra. Il tavolo tremava, le sedie tremavano. La porta dove fino a poco tempo prima riposava Carestia si spalancò andando a sbattere violentemente contro il muro. “Leggi!”. Era sempre più forte e lo urlavano anche le pareti, i bicchieri, i piatti e tutti gli oggetti del capannone. “Leggi!”, Un rumore assordante arrivò dal soffitto, un intero pezzo di cemento cadde a terra facendo polvere e macerie da tutte le parti. Cadde a mezzo metro da Kalki. Mezzo metro sarebbe bastato per fare finire immediatamente questa storia. Non fu così. Per fortuna qualcuno volle che non andasse a finire così. “Ma tutte a me capitano!” pensò Kalki quasi con ironia. Non realizzò per fortuna il pericolo corso e questo le evitò una crisi isterica, od un blocco mentale o peggio ancora di svenire dalla paura. Questa era un’altra Kalki, questa era reattiva e combattiva. Anche un filo di logica uscì dai suoi pensieri: Se un pezzo di soffitto è crollato ci sarà pure un motivo”. Pensando questo alzò gli occhi al cielo, concentrò il suo sguardo sul buco di forma irregolare ma rotondeggiante che si era formato nel soffitto rivelando uno squarcio di cielo. In quello squarcio di cielo Kalki vide passare una stella. In quel momento tutto si fermò. Tutti gli oggetti smisero di muoversi. Il Terremoto finì ed il silenzio totale si impadronì di nuovo del Punto di Confine. La voce nella testa di Kalki cambiò intensità e… parole. Quasi sussurrandole, nel silenzio intero del Punto di Confine, Kalki sentì la sua Scintilla dire a Jul: “Leggi Jul, per favore, Leggi!”. In quel momento Kalki seppe cosa fare: Doveva dare forza a quella preghiera. Perché forse solo lei poteva davvero essere ascoltata dalla sua prima e unica discendenza. Prese una sedia e la mise sopra al tavolo. Salì sul tavolo e poi sulla sedia. Saltò letteralmente aggrappandosi ai bordi del buco che si era formato sul soffitto. Kalki era bravissima a fare le cose difficili, in una vita precedente aveva oggetti che le permettevano di svolazzare da una parte all’altra della sua stanza solo aggrappandosi appena con un braccio. Quindi ciò che per il resto del mondo (acrobati del circo a parte) era impossibile, per Kalki era un giochetto. Aggrappandosi con le mani su un lato del buco si diede una spinta con gli addominali che la fecero letteralmente volare sul tetto del capannone. Si mise in piedi, era un’immagine bellissima: Le due lune del Punto di Confine facevano da sfondo a questa Squaw Indiana che si chiamava Kalki nel momento in cui lei osservava la stella scomparire proprio all’orizzonte tracciando una scia che dal Punto di Confine arrivava fino ai confini del Mondo Cardine per poi andare… oltre.

 

Leggi! Jul, Leggi!

Diresse il suo urlo in direzione della scia Luminosa tracciata dalla stella e gridò. Kalki gridò con tutto il fiato che possedeva e forse anche qualcosa di più. Gridò fino a fare tremare con la sua voce le pareti del capannone, gridò generando le vibrazioni che la scia della stella Luminosa trasporteranno fino al Mondo Cardine. Oltre alla Città dei Morti, oltre alla Necropoli. Le trasporteranno fino a quella casina su tre piani che sovrasta il Cimitero Monumentale della zona di Sta'dʒeŋ. In quella cameretta dove Jul sta dormendo ed il libro si trova proprio sul suo comodino. Le parole che Kalki gridò furono: “Svegliati Jul, Leggi!!!”.

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Jul aprì gli occhi, accese la luce della piccola lampada che si trovava sul comodino, si mise seduta sul letto appoggiando la schiena sul cuscino che aveva opportunamente appoggiato sulla parete alla cima del letto. Prese il libro. Ne osservò ancora attentamente la copertina. Aprì il libro alla prima pagina e rilesse con un sorriso la dedica che l’autore aveva fatto solo per lei. Poi, finalmente aprì il libro a pagina 13. Il titolo del capitolo era:

 

L’Ultima Stazione.

‘…All’inizio il liquido ondeggiava lentamente mostrando la sua purezza in una colorazione ambrata scura. Lo sguardo…’ e così via.

Emphatia 1809 scorreva sotto gli occhi e la mente di Jul, ma anche delle Scintille che si portava dentro. Perfino Kalki nel capannone del Punto di Confine ne percepiva le vibrazioni. L’energia rivelatrice ed il senso di appartenenza di tutte le Scintille e delle Anime Luminose aveva ripreso il suo scorrere.

Pagina 14, poi 15, poi 16… i colpi che la Dimenticanza stava subendo erano paragonabili ai pugni ricevuti da un campione del mondo di pesi massimi. L’energia rivelatrice era quasi totale, mancava poco, davvero poco. Il ponte di luce che connetteva tutte le Scintille era adesso visibile anche alle Anime Luminose. La consapevolezza era lì. Proprio lì, a pochi metri.

 

Pagina 17

Jul si leccò il dito indice e girò pagina. La pagina che stava leggendo ora era pagina 17: ‘…Intermezzo Temporale Poco-Corretto (1b). Il Sig. Mag rientrò nella dimensione cardine…’  Qui dove mi trovo io, il Viandante e l’Orologiaio, nel Limbo dei Dimenticati si aprì finalmente un varco, la nostra consistenza era quasi ritrovata… mancava davvero poco, pochissimo: un soffio di vento.

Vedo Kalki sul tetto del Capannone con le braccia elevate al cielo. Era come un faro che illuminava al popolo dei nativi d’America la strada per tornare. Era bellissimo quel vestito da indiana che indossava Kalki, era bellissima l’espressione che aveva. Guardava la Scia Luminosa. Aisha ed Adamas si guardarono, sorrisero e si prepararono. Jul girò pagina.

 

Pagina 18

Emphatia 1809, Pagina 18: ‘…viadotto che porta in una sola direzione, una dannata partita a scacchi dove entrambi i giocatori giocano con pedine…’ e poi ancora: ‘…forse si, ma prima o dopo il 5 Maggio? Forse non sarà un mondo per tutti…’ fino ad arrivare alla fine del capitolo: ‘…il Sig. Mah per niente sorpreso a quel qualcuno che gli parlava nella testa…’.

Fine del paragrafo. Quel qualcuno che gli parlava nella testa ero io. Io, Korvo Korvo, lo Psicopompo ed il titolo del paragrafo successivo era:

 

Korvo Korvo

Jul lo lesse con la mente, ma anche con le parole. Lo pronunciò ad alta voce, sorridendo, e sempre sorridendo alzò ancora il tono di voce e lo ripeté ancora. Per tre volte. Io, Korvo Korvo fui ricordato, la Dimenticanza sconfitta, le Scintille Connesse. Ora tutto poteva ricominciare. La Piuma che avevo lasciato a terra nella camera di Jul si rivelò, volò nella stanza, accarezzò Jul e poi volò via dalla finestra e volò verso Kalki. Noi tre fummo scaraventati fuori dall’Oblio, ritrovammo noi stessi ed il senso della vita. Della vera vita. Le Cattedrali di Bergderbil vacillarono. A Land’s End si accesero le luci dell’Emphatia Spore e tutte le Anime Luminose si ritrovarono allo Scorsetto senza nemmeno sapere perché. Ma sapevano che dovevano essere lì. Anche le luci dello Scorsetto si accesero ed erano più luminose che mai. Si accese anche il grande Monitor dello Scorsetto Nero. Non apparve un’immagine ma apparve una scritta e la scritta era: “Emphatia 1809” e sotto “adesso è più vicina”. A Salem Barlow scagliò un calice contro la televisione e strappò l’abbonamento a Netflix, Alya era già sul palco per promuovere il nuovo spettacolo. Il suo titolo era: “I 4 Cavalieri dell’Apocalisse”.

 

Il Labirinto, Aisha ed Adamas

Non feci nemmeno a tempo a vederla rientrare in casa per prepararsi. Aisha era già in divisa, seduta sulla Freccia Rossa con il Mitra a tracolla che rideva. Emanava una luce che avrebbe potuto abbagliare tutto il Metaverso e di fronte a lei Adamas. In jeans e maglietta, come piaceva a lei. “Sei pronta?” chiese Aisha ad Adamas. “Certo, sempre pronta!” rispose Adamas. Aisha programmò sul computer della Freccia Rossa la direzione: ‘Quadrante Nothing, Punto di Confine”. Nessuna delle due sapeva che Kalki fosse proprio lì, ma sapevano entrambe che la vecchia barca marrone stava vagando da quelle parti, e sapevano che la Rosa di Adamas si trovava proprio lì dentro.

 

Le Suore dell’Abbazia

Le suore si rivelarono al Sig. Mah, si voltarono verso di lui e lo guardarono. Erano due e appartenevano ad un’altra dimensione. Oltre il Metaverso, e questo il Sig. Mah lo percepiva. Quello che le suore trasmettevano era un’immensa energia di serenità, di una pace raggiunta di un qualcosa che forse un giorno… forse un giorno… se…

Una di loro iniziò a parlare: “Lei non appartiene più al vostro mondo, Lei è destinata a qualcosa di più grande, Lei è destinata a quello che succederà dopo. La potrai rivedere, ma sarà per poco, pochi secondi che dovranno restare nei tuoi ricordi per sempre, perché quello sarà lo scopo della tua vita, ritrovarla. Ma non ora. E non qui”.

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Le suore si attenuarono e Lei apparve:

 

Capelli come Dardi di Sole

Si trovava proprio davanti a lui, seduta nella sedia di fronte. I suoi capelli erano davvero come dardi di sole e il suo sorriso era luminoso come il sole, o come le stelle nella notte. Non poteva sperare di meglio il Sig. Mah, Lei era semplicemente la sua parte mancante. Un’antica appartenenza, forse addirittura risalente alle origini. Non durò molto, ma non importa, certe cose non hanno tempo. Anche se l’orologio umano ne misurerebbe pochi secondi, quei secondi nella sua mente si espanderanno all’infinito, quei secondi resteranno per sempre. Lei, l’Oracolo, il Jolly, la prima essenza di Brahman parlò. Poche parole ma illuminanti: “Scrivi un libro Sig. Mah, scrivi un libro che sia il seguito di questo e che racconti delle Scintille, che racconti delle città libere di Salem e di Land’s End. Che racconti come questo mondo possa essere ricostruito e come le Scintille lo ricostruiranno. Il suo titolo dovrà essere: Oltre all’Apocalisse.”

 

Epilogo

Ecco, Nothing finirebbe qua. Non solo questo Nothing, quello scritto da me, questo epilogo segna proprio la fine di tutta la trilogia: Nothing The Book, Emphatia 1809 e anche Nothing di Korvo Korvo. Quindi il mio consiglio è rivolto alle persone alle quali piacciono i finali lieti: “Non leggete oltre, fermatevi qua. Ma, se siete come quelli che vogliono sapere le cose reali, quelle cose che accadranno veramente, allora dovrete continuare a leggere ancora qualche altra pagina. Io vi ho avvertito, se vi fermate qua il tutto finisce bene e pieno di speranza ma se volete andare oltre, forse le cose potrebbero andare diversamente”.

 

Preparazione al Futuro

La Piuma di Kalki

La mia piuma accarezzò il volto di Jul è uscì volando dalla finestra. La direzione della piuma era chiara, era il Punto di Confine, il Capannone del Punto di Confine. La piuma si unì a Kalki che stava ancora sul tetto del Capannone e si sistemò tra i suoi capelli che ancora danzavano nel vento. Ora Kalki era proprio come una Sioux. Una Squaw Sioux con la sua Piuma. Ora era perfetta. Chissà, forse quella piuma e quel nuovo look di Kalki avevano un significato preciso, forse era oltre alla celebrazione dell’antico popolo originario delle Americhe. Forse era un rituale per evocarne il ritorno, forse era il grido di rabbia e di vendetta che un intero popolo rivendicava per essere stato sterminato. Già sterminato, ma da chi? Forse era proprio dal loro sterminio che questi Demoni avevano iniziato. Forse l’annientamento della cultura della terza via sono stati i primi mattoni utilizzati per costruire il loro potere e le loro maledette cattedrali. Una cultura, una civiltà diversa che avrebbe potuto facilmente dimostrare che un altro mondo è possibile. Che Emphatia è viva ed è reale. Già forse proprio da quell’olocausto questi assassini hanno iniziato a costruire il loro impero. Ma forse, proprio dall’immortale spirito della terra e della natura, che il popolo indiano rispettava e onorava, arriverà la forza che sancirà la loro estinzione. E Kalki, che vediamo ancora in piedi sul tetto del capannone del Punto di Confine con le braccia alzate al cielo e la piuma tra i capelli, illuminata dalle due lune di Nothing, ne sarà testimone e ne sarà artefice.

 

Aisha ed Adamas

“Fermati!” disse Adamas ad Aisha proprio mentre stava per impennare la sua Freccia Rossa. “Fermati, non posso partire con te”. Aisha fermò la moto. Adamas scese e con le lacrime agli occhi le disse: “Non posso proprio, vai da sola!”. Aisha aveva già capito tutto. Non le fece domande, era tutto chiaro. Proseguì ancora Adamas: “Anche tu Aisha, oppure Sholeh, la Custode o anche altre Scintille potrete trasportare la Fiamma da Emphatia, non è necessario che sia proprio io. Devi sapere solo che la fiamma di Emphatia dovrà essere trasportata al Punto di Confine. Poi, una volta arrivata al Punto di Confine ci sarà qualcun altro, ma è qualcosa che ancora non conosco. Forse sarà rivelato in un libro o forse in uno spettacolo teatrale, non so, al momento non lo sa nessuno ma sento che io devo stare qui al Labirinto”. Anche gli occhi di Aisha iniziarono a luccicare, non era tanto che si conoscevano, ma si sa, non è il tempo a consolidare i rapporti ma è il sentire l’uno verso l’altro. Ed era proprio questo motivo, anche se rivolto ad un’altra persona, che impediva ad Adamas, l’indomabile di partire con Aisha. Lei, la Principessa doveva rimanere al labirinto perché doveva aspettare. Forse la sua Amica sarebbe tornata, forse, se Lei sarebbe rimasta lì avrebbe potuto farle da faro. La sua Amica avrebbe potuto, forse, seguire la sua luce. Era difficile, certo era quasi impossibile, ma se solo una possibilità su un milione esisteva allora Lei, Adamas doveva essere presente, doveva fare in modo che ciò accadesse. E poi… chi lo sa, forse a tornare a combattere per la Resistenza e per un Mondo Nuovo avrebbero potuto essere in due e non solo Lei.

 

L’Ultimo Volo di Korvo – Ultima Parte

Sembrava tutto pronto, l’Apocalisse imminente, Aisha e Kalki vive più che mai, Land’s End, Salem e tutta la Nuova Resistenza pronti. Non si sa bene a cosa siano pronti, ma sono pronti. Forse a trovare quei varchi?, forse a rivelare altre Anime Luminose e altre Scintille? Per il momento serviva solo la Pazienza di saper aspettare, la Fede nel credere nella loro Anima Luminosa e nella Fiamma e la Forza di farcela al momento opportuno. Queste adesso erano le tre parole chiave, Pazienza, Fede e Forza.

 

Faremo insieme questo ultimo volo

Poi ci addormenteremo sopra un prato

E il vento tra le vette sarà solo

E lancerà il suo grido soffocato

 

Ecco, ora comincia, comincia davvero il mio Ultimo Volo in questo Metaverso perché dopo sarà tutto diverso.

Ho attraversato il quinto quadrante, ho visto Salem e Land’s End, ho visto il Palco gestito alla grande da Alya e ho visto Barlow ancora gloriosamente alla testa dei suoi vampiri. Ho visto lo Scorsetto Nero, i Giudici, il Sindaco e tutte le Anime Luminose che lo vivono. Ce la faranno, io spero davvero che ce la possano fare.

Ma ho visto anche l’avanzare dell’Ultimo Cavaliere, quello che a breve incontrerà Kalki al Punto di Confine e le farà le ultime rivelazioni prima di completare l’Opera. L’Opera portata avanti fino ad ora dagli altri tre Cavalieri. La sua opera sarà quella finale, quella che ne decreterà la fine ma ne sancirà anche un nuovo inizio. Forse tutto questo sarà raccontato in un libro, forse no. Dipenderà da come andrà a finire. Eccolo, lo vedo, il suo incedere è lento. Lo vedo di spalle. Porta una grossa falce con sé ed è coperto da un mantello nero con il cappuccio. Da dietro non riesco a vedere il suo volto, ma so che è meglio così. Io conosco bene il suo volto, anche lui, come gli altri tre, l’ho già incontrato diverse volte negli ultimi millenni. Fra tutti è il peggiore. Il suo nome è Morte. Vedo la polvere alzata dagli zoccoli del suo Cavallo. Un Cavallo Magro, giallastro e verdognolo, ricorda la carne in putrefazione. Spero che Kalki ne possa sopportare la vista, io non potrò aiutarla, ma una piccola parte di me, la mia piuma, sarà con Lei.

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Finirò questo volo accompagnando il Sig. Mah verso la sua casa di Land’s End a Nothing Road. In questo momento sta ritornando dall’Abbazia Diroccata. Lì, nell’Abbazia di Santa Maria di Passione, l’Oracolo gli aveva parlato e gli disse cosa avrebbe dovuto fare. L’Oracolo era ‘Lei’ e questo il Sig. Mah ormai lo aveva capito molto bene. L’aveva ritrovata dopo tanto tempo. Sì, per un attimo l’aveva ritrovata per riperderla subito dopo.

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“Ciao Korvo”. Il Sig. Mah mi sente sempre quando arrivo. Mi affiancai a lui. Mancavano pochi metri alla sua casa di Land’s End. Probabilmente mi sarei fermato da Lui questa notte. Già questa notte ormai in stato avanzato ma ancora lontana dalle luci dell’Alba.

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“Hai finito il tuo libro?” mi chiese il Sig. Mah.

“Quasi, mancano solo le ultime righe” risposi e aggiunsi:

“Pare che il prossimo libro tocchi di nuovo a te…”.

“Già!” rispose un po’ perplesso il Sig. Mah che proseguì:

“Pare che devo raccontare quello che succederà dopo”.

Replicai io “Beh, lo hai già fatto in passato, giusto?”.

“Già!” ripeté il Sig. Mah.

“Già!”.

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