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Nothing

By Korvo Korvo

Cap. 4: Il Buio

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L’Orologiaio ed il Sig. Mah allo Scorsetto Nero

… e invece passò dallo Scorsetto Nero. Qualcuno ne dubitava, io no. Tanto era di strada, minuto più minuto meno. In ‘Nothing’ grazie ai suoi mezzi Negroni per poco non riusciva a creare paradossi incredibili e pare che anche adesso le cose non siano molto cambiate. “Senti Korvo, ti vedo e ti sento, o ti fai gli affari tuoi o ti infilzo come uno stuzzichino”, disse l’Orologiaio dal suo sgabello vicino al banco dello Scorsetto.

Evidentemente si era accorto di me. L’Orologiaio proseguì: “e poi, razza malriuscita di pipistrello perché non ci vai tu dal Sig. Mah anzi che stare a fare le pulci a me?”. Non aveva tutti i torti ma anche io ho le mie debolezze e dimostrare al mondo la completa inettitudine dell’Orologiaio era diventato per me più importante che avvisare il Sig. Mah. In pratica il mondo stava affidando a due inetti la responsabilità della salvezza della razza umana. Solo una cosa di peggio ci poteva stare, e ci fu: allo Scorsetto Nero c’era pure il Sig. Mah col suo torbato delle Highlands. Quando si tocca il fondo, lo si può anche oltrepassare, ecco, noi riuscimmo ad oltrepassarlo e cosa trovi sotto il fondo: la cosa giusta, eravamo tutti e tre allo Scorsetto Nero, la riunione poteva cominciare.

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“Quella è peggio di lui!” disse l’Orologiaio indicando il Sig. Mah. Il Sig. Mah un po’ risentito replicò: “tu non la conosci ‘Orologiaio Scaduto’, io ci ho passato molto tempo, è dolce e affettuosa”. L’Orologiaio non aveva alcuna intenzione di stare zitto e replicò: “Ma va che ti ha preso per il culo in largo e in lungo nel Portale Purgatorio e se non arrivava questo spaventapasseri  nero saresti già recluso negli inferi dell’Averno!”. Il Sig. Mah non tollerò questa insinuazione e affermò con assoluta certezza: “Tu Orologiaio che non azzecchi l’ora neanche se avessi un orologio svizzero, la tua è la voce dell’invidia, non so cosa pagheresti per un viaggetto con Kalki in qualunque Portale conosciuto e non..” e io che non tolleravo di essere chiamato ‘spaventapasseri’ aggiunsi: “Vecchia Clessidra Arrugginita che non sei altro, come ti permetti di chiamarmi spaventapasseri… Io SONO KORVO LO PSICOPOMPO VIAGGIO NEI MONDI NEI TEMPI E NELL…” a quel punto eravamo tutti e tre in piedi a gridarci di tutto e tutti gli avventori proverbialmente pacifici dello Scorsetto ci guardavano e se la ridevano. La fortuna, o qualcosa di simile, volle che in quel momento arrivarono il Sindaco con i Tre Giudici… ma ancora più importante di loro arrivò TamTam con le cose giuste: un buon Talisker per il Sig. Mah, un Negroni Sbagliato per l’Orologiaio e il miglior Assenzio del mondo per me, un bel bicchiere di Vieux Pontarlier. Ci calmammo tutti. “Grazie Tam” disse il Sig. Mah. Tam scomparve, il Sindaco e i Giudici si allontanarono e la riunione cominciò sul serio.

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Parlai io per primo perché avevo visto quello che Kalki era riuscita a fare con l’Assenzio e lo stato spirituale raggiunto dopo l’incontro con gli Sciamani. Raccontai tutto all’Orologiaio ed al Sig. Mah che erano tornati sobri e seri. Ecco una particolarità di questi due, tornano sobri e seri solo dopo che si sono ingurgitati i loro intrugli. Il problema immediato venne fuori subito ed era quello che il Monitor Infernale aveva rivelato ai demoni e cioè che Kalki si era ricongiunta con la sua Rosa. Era necessario informare Kalki ma come ormai sappiamo né io, né l’Orologiaio e nemmeno il Viandante possiamo interferire in questo percorso. Ma il Sig. Mah sì, lui poteva e quindi decidemmo per una sua partenza verso il Quadrante a lui più caro, il Quadrante ‘Nothing’ alla ricerca di Kalki.

Non c’era allo stato attuale nessuna Scintilla consapevole nelle vicinanze, e come sappiamo l’unica Scintilla consapevole ma che comunque doveva ritrovare se stessa era Kalki molto, molto lontana da Land’s End. Quindi nessun Portale poteva essere costruito, bisognava cavarsela in altro modo.

Chiesero a Gustav di portare un computer per collegarsi all’Emphatia Spore in modo da vedere se ci fosse qualche cosa di nuovo che potesse essere di aiuto. Gustav non si mosse nemmeno per andare a prendere il computer ma col dito indice indicò la direzione dell’Emphatia Spore dicendo che era molto più semplice e sicuramente più utile andarci direttamente che collegarsi via Web. Era vero, aveva ragione, noi tutti abituati all’utilizzo di queste diavolerie digitali ci eravamo dimenticati che l’Emphatia Spore era a un centinaio di metri dallo Scorsetto Nero.

Finimmo di bere i nostri drink e ci incamminammo verso l’Emphatia Spore e fu un bene perché nella sala dei computers vi era un monitor a muro molto grande che ci permise una volta collegati al Monitor Infernale di Heaven di vedere molti dei nomi delle Scintille Oscurate. E senza ombra di dubbio potemmo leggere nei pressi di Salem il nome di Alya e proprio nei pressi dell’Avamposto il nome di Aisha. “Cazzo, anche Raven sbaglia allora, Aisha è una Scintilla!” disse il Sig. Mah. Dovetti per forza a quel punto fare una precisazione e dissi: “Una Scintilla Oscurata non può considerarsi ‘Scintilla’, ma solo una potenziale Scintilla, quindi non ci si può fare conto, anche se Lei ha ricordato il suo nome e la sua Rosa si è illuminata finche non si ricongiungeranno resteranno Anime Luminose ma non Scintille”. Il Sig. Mah si accorse in quel momento di quel cerchietto nero nel Quadrante 8, quello di Wahnfried proprio nei pressi del Labirinto. Si chiese mentalmente chi fosse, sapeva che la Principessa si trovava ‘ospite’ a Bergderbil, quindi non poteva essere lei. Non riuscì a darsi risposta anche se la risposta forse non era così difficile.

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Si sarebbe potuto chiamare Aisha con la sua grossa moto, ma avrebbe dovuto oltrepassare lo Stige e la cosa era molto pericolosa, il Portale che aveva nell’Avamposto conduceva a Bergderbil e non serviva a niente. Si pensava a quale strada fare. Vi erano due possibilità. La prima era quella di andare alla Foresta dei Leoni, da lì raggiungere il Corso Nero lato Metaverso Luminoso, lì vicino si trovava il Poco Corretto, la variante digitale dello Scorsetto Nero ma con la differenza dell’ultimo tavolino in fondo, quello era un portale statico pluridimensionale che se andava di fortuna avrebbe potuto portare all’Intermezzo Temporale Poco Corretto del Mondo Cardine, da li si poteva raggiungere il Vecchio Mulino che come ormai sappiamo è diventato un Portale per il Quadrante Nothing. La seconda possibilità era il Portale Purgatorio, sarebbe bastato arrivare al Dark Sanctuary, sconfiggere il Baro, entrare nel Portale, arrivare alla Casina e scegliere la porta ‘The Road to Nothing’, ecco forse questa possibilità era più semplice. A questo punto, quando sembrava tutto deciso, al Sig. Mah venne in mente l’idea geniale, la più grande idea che poteva capitare. Come avevamo fatto a non pensarci prima? Il Sig. Mah prese il cellulare e telefonò a Kalki.

 

La Partenza dal Punto di Confine

Kalki ripose blocchetto e penna nel borsino, si assicurò di avere tutto e riprese il suo cammino. La scelta del percorso era del tutto casuale, sapeva che il raggiungimento dello scopo non dipendeva dal percorso fisico ma da quello mentale ma non sapeva quali processi avrebbe dovuto attraversare. Decise quindi di camminare e fare il più possibile il vuoto dentro di se. Fu proprio in quel momento che il suo cellulare squillò. Kalki ormai notoriamente poco paziente con le interferenze considerò lo squillo del cellulare come un fastidio inutile, non rispose. Il cellulare continuava a squillare infastidendo ulteriormente Kalki che con quello squillo nelle orecchie non riusciva a creare il vuoto dentro di sé. Kalki fece la cosa più sbagliata che poteva fare: spense il cellulare. Il Sig. Mah appoggiò il telefono sul tavolino e ci comunicò che Kalki con tutta probabilità aveva spento il cellulare. Rimanemmo un po’ perplessi, dovevamo escogitare qualcos’altro.

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Quel qualcos’altro era altrettanto semplice come la telefonata, fui io stavolta a suggerire l’idea: “mandiamo un sms”. Sapevamo che l’sms sarebbe stato facilmente intercettabile dai Demoni e sapevamo altrettanto bene che non potevamo utilizzare l’esperanto perché Kalki non lo avrebbe compreso. Decidemmo di farlo comunque perché anche se i Demoni lo avessero intercettato non avrebbe cambiato di molto la situazione. Preparammo il messaggio utilizzando il minor numero di parole possibile e nello stesso tempo cercando di renderlo efficace non nominando né l’Emphatia Spore né il fatto che avevamo il collegamento col Monitor Infernale. Il messaggio era estremamente semplice: “Kalki, i Demoni sanno del tuo ricongiungimento con la Rosa, devi star molto attenta e rispondi al telefono”. Inviammo il messaggio, ci era sembrata un’ottima idea. E invece fu pessima. Non solo i Demoni intercettarono il messaggio e quindi non lo fecero mai arrivare ma riconoscendo i numeri di telefono li disattivarono entrambi. Per il Sig. Mah fu semplice acquistare un’altra sim per il suo antico cellulare ma per Kalki fu l’isolamento totale… o quasi.

Kalki camminava. Camminava spesso con gli occhi chiusi, sembrava conoscere la strada sconosciuta alla perfezione. Sentì ad un certo punto il rumore dell’acqua che scivolava lentamente su una piccola riva. Aprì gli occhi e vide quello che sembrava un grande fiume oppure un lago. Si fermò. Si sedette sulla riva, accese una sigaretta e finalmente prese il Maplet. Si collegò con l’Emphatia Spore e si indirizzò nella sezione dei libri già scritti. ‘Emphatia 1809’ era stato completato, quindi potè leggere delle immagini della città sepolta acquisite dal Sig. Mah in quel modo rocambolesco e potè anche ritrovare se stessa proprio nel finale di Emphatia mentre descriveva l’inizio del suo attuale viaggio sui sentieri di Nothing. Kalki non era ancora in grado di capire l’importanza delle immagini che il Sig. Mah aveva memorizzato nel suo cellulare, per comprenderlo avrebbe dovuto aumentare di molto la sua spiritualità. Non era neppure in grado di realizzare dei Portali perché nonostante ne avesse le possibilità potenziali non ne aveva le capacità tecniche ma, cosa molto importante, leggendo il finale di Emphatia apprese che quelle immagini erano per lei ed erano come una chiave di accesso a zone della sua memoria in questo momento nascoste e che si sarebbero rivelate solo quando guardando queste immagini attraverso i suoi occhi fossero giunte alla sua anima. Era ancora presto, era davvero troppo presto ma sapeva che era importante incontrare il Sig. Mah, o meglio, l’Antico Telefono del Sig. Mah.

 

Zadkiel e Cronos

Fu una videoconferenza bilaterale a sancire l’evocazione del Demone più devastante, un collegamento diretto tra gli uffici di Zadkiel ad Heaven e gli uffici infernali di Cronos a Bergderbil. La presa di coscienza del ricongiungimento di Kalki con la sua Rosa mise tutto il resto in secondo piano. Bisognava intervenire, e bisognava farlo subito.

Nei sottofondi del peggior inferno del Metaverso, dove a confronto  anche gli Inferni dell’Averno sembravano sale giochi. Oltre alle fiamme ed oltre al dolore, ancora più sotto, dove il fuoco infernale era troppo forte anche per i Demoni aveva dimora il peggiore dei peggiori. Ed era femmina. Era conosciuta come la Cacciatrice, da sola aveva disattivato nei secoli più di duecentomila scintille, aveva disperso le loro fiamme, aveva lacerato le loro anime. Aveva rubato le loro Rose. Era pericolosa pure per gli Arconti, la temevano perfino gli Arcangeli, il suo potere e la sua forza potevano mettere in discussione la gerarchia stabilita. Ma alla Cacciatrice non importava niente di quel tipo di potere, alla Cacciatrice interessava solo il sapore della Scintilla.

Attraverso i Monitor delle rispettive cattedrali l’Arconte e l’Arcangelo concordarono che se evocare la Cacciatrice poteva essere un pericolo, lasciare libera una Scintilla con la sua Rosa poteva essere la fine. Decisero in un minuto, sapevano bene dove avrebbero dovuto andare e sapevano che ci potevano andare solo loro due. Rivelarono il nono quadrante del Metaverso Globale, dove aveva dimora la Cacciatrice. Legioni di Demoni abitavano il quadrante nove, ed erano tutti asserviti alla Cacciatrice, la fortuna di Zadkiel e Cronos era la totale indifferenza della Cacciatrice a dominare il Metaverso, a Lei bastava il quadrante nove e custodire le Rose. Gli accordi con Cronos e Zadkiel erano quelli, ogni Rosa trovata doveva essere consegnata alla Cacciatrice e in cambio la Cacciatrice non sarebbe mai intervenuta nella disputa per il potere sugli altri Quadranti del Metaverso. La realtà era ben diversa e sia Cronos che Zadkiel la conoscevano bene, lo scopo della Cacciatrice era quello di possedere tutte le duecentoquarantaquattro mila Rose per essere lei l’unica Scintilla consapevole del Metaverso. Si, avete capito bene, anche la Cacciatrice era una Scintilla. Essere Scintille non vuole mica necessariamente dire ‘essere dalla parte giusta’, vuole solo dire avere il potere della Creazione, la Fiamma della vita e quindi dell’Immortalità. Anche lei era una figlia di Brahma. Il suo potere era oltre a quello degli Arcangeli e degli Arconti e se fosse rimasta l’unica Scintilla consapevole il suo potere sarebbe diventato illimitato. A suo confronto pure Zadkiel e Cronos sembravano agnellini.

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Il Quadrante nove, il Quadrante Ishtar

Il nono quadrante del Metaverso Globale prendeva il suo nome dal peggior Demone di tutti i Metaversi, il suo nome era Quadrante Ishtar.

Zadkiel e Cronos arrivarono insieme nelle loro forme originali, due esseri mostruosi, enormemente alti e, nonostante la fisionomia di Zadkiel fosse simile all’essere umano, la sua sproporzionata dimensione, le sue enormi ali e il suo volto scolpito lo rendevano anche più mostruoso di Cronos. Cronos, demone fino al midollo, alto oltre i tre metri, coda, corna e zampe caprine ne caratterizzavano l’appartenenza. Fiamme e fumo uscivano dalle sue narici e la forca che teneva sempre in mano lo rendeva come un re con il suo scettro. Entrarono insieme nell’inferno di Ishtar. Ogni demone devoto ad Ishtar chinava il capo al loro passaggio. Non erano obbligati ovviamente, ma un accordo con Ishtar era stato fatto e l’ordine che i demoni avevano era quello di mostrare devozione e rispetto. Almeno fino a quando lo voleva Ishtar. Fuoco e fiamme infernali erano da ornamento in ogni angolo della zona infernale che si trovava a sud-ovest del nono quadrante. Un Demone più alto in grado andò loro incontro, lui rappresentava in quel momento Ishtar per cui non si inginocchiò e non mostrò loro emozione nel vederli ma indicò un posto senza parlare. Era una zona fuori dal centro dell’inferno, naturalmente desolata, senza vegetazione, senza vita, nè scura nè chiara, era grigia. Una pianura di cemento grigia e senza niente intorno. Zadkiel e Cronos raggiunsero il centro del piazzale grigio e aspettarono. Aspettarono parecchio perché Ishtar voleva farli aspettare. Poi il buio arrivò. Perché era così che a Ishtar piaceva, apparire nel buio mostrando solo il suo volto. Quando il buio diventò così nero da nascondere ogni cosa il Demone ancora invisibile parlò. La sua voce nonostante fosse femminile non sembrava affatto cordiale. “Avete trovato la mia rosa?” chiese la voce ancora senza corpo uscendo da qualche parte indistinta del buio. Rispose Zadkiel: “No Ishtar, non l’abbiamo ancora trovata, ma sai bene che noi non possiamo riconoscere nella rosa la tua appartenenza”. Rise Ishtar, una risata forte, sgraziata e poi aggiunse: “Certo che lo so, e allora avrete sicuramente con voi altre rose da mostrarmi e da consegnarmi, vero?”. Questa volta rispose Cronos: “No Ishtar, siamo qua per un altro motivo, un motivo molto grave”. Ishtar finalmente si mostrò. E parlò ancora: “Non avete Rose? Non avete la mia Rosa? E allora perché siete qua?”. Fu Zadkiel a parlare: “Non abbiamo rose con noi, ma sappiamo con certezza di una Scintilla che si è ricongiunta con la sua Rosa. Si trova nel secondo Quadrante, il Quadrante ‘Nothing’. Lei è tua sorella Kalki, una delle più pericolose”. L’urlo di rabbia emesso da Ishtar frantumò il buio in mille pezzi sostituendo ad esso il fuoco dell’inferno. Durò oltre un minuto il grido di rabbia, poi con stessa intensità gridò ai due: “Come avete potuto permettere questo, incapaci!”. Entrambi abbassarono la testa, sapevano bene del potere di Ishtar. “Ci dispiace” disse Cronos, faremo il possibile per consegnarti anche la Rosa di Kalki ma questa volta abbiamo bisogno del tuo aiuto, bisogna agire in fretta, la conoscenza ed il sapere stanno tutto in quella Rosa e Kalki potrebbe acquisire tutto molto velocemente”.

 

Ishtar, il Demone Scintilla

Mi rendo conto di vivere una situazione privilegiata. Perché? E’ semplice, perché non corro rischi. Dal momento che non esisto nessuno mi può fare niente ma nello stesso tempo esisto ovunque ci siano anime capaci di immaginare. Ogni riga che scrivo, ogni riga che leggete mi da più consistenza e allora divento sempre più reale. Ho fatto un fermo immagine a questa incredibile situazione, in questo momento vedo come in un dipinto questi tre esseri mostruosi intenti a fare una... chiamiamola riunione in questo quadrante estremamente fuori da ogni senso logico, dove non esiste nulla, ma proprio nulla che possa assomigliare a qualcosa di normale.

 

La Rosa di Ishtar

Se solo Ishtar sapesse che la sua rosa illuminata si trova nascosta ad Heaven in una cassaforte blindata e schermata assolutamente inaccessibile a chiunque. Tranne che a Cronos e a Zadkiel naturalmente, ma solo se si trovassero insieme. Sì perché il codice cifrato che permetteva l’apertura della cassaforte era composto da trenta numeri. Quindici li conosceva Cronos e quindici li conosceva Zadkiel. Avevano estrema fiducia l’uno nell’altro evidentemente. Il segreto della Rosa di Ishtar era sicuramente il segreto più importante che i due fratellastri condividevano e finche questo sarebbe rimasto segreto Ishtar non avrebbe mai potuto avere la sua rosa e pertanto non avrebbe nemmeno mai potuto raggiungere il potere illimitato che solo chi possedeva tutte le rose, compresa la propria, poteva avere.

Ishtar da millenni raccoglieva, trovava e anche rubava tutte le Rose che poteva, ne aveva collezionato oltre duecentomila e le teneva tutte nascoste nell’anello più basso e infuocato del suo inferno. Molte di queste rose erano illuminate perché le rispettive Scintille avevano trovato o ricordato il proprio nome ma come sappiamo senza la Rosa non si ha la conoscenza e quindi nessuna connessione è possibile. Chissà se tra quelle Rose ci sia quella di Alya, o di Aisha, oppure di Sylva o DaniyyÄ“l, al momento è difficile saperlo perchè anche se riuscissimo a trovarle e a vederle non sapremmo distinguere la luce delle Rose illuminate perchè confuse dalle fiamme dell’Inferno di Ishtar.

Per fortuna la Rosa di Ishtar era ben custodita. Per fortuna di Zadkiel e Cronos si intende, ma forse, per certi aspetti anche per fortuna nostra. E’ bene che il potere totale non sia a disposizione di una entità sola. Tantomeno la Scintilla Nera Ishtar.

Comunque il recupero di una Rosa, anche se non sua, era nelle priorità di Ishtar che senza troppe parole sciolse la riunione, disperse il fuoco ed il buio creato da lei nel piazzale di cemento e iniziò il suo viaggio nel quadrante 2, il quadrante dove in questo momento Kalki sta proseguendo il suo percorso costruendo la sua coscienza e conoscenza. Il quadrante Nothing.

 

Il Punto della Situazione

Ecco, adesso fermiamoci un attimo e cerchiamo di capire cosa stia succedendo. Allora: Zadkiel torna ad Heaven mentre Cronos raggiunge la sua Cattedrale a Bergderbil. Il Sig. Mah sta finendo il suo rum allo Scorsetto Nero sperando di trovare qualche idea o qualche scorciatoia per Nothing. Kalki sta riposando sulla riva di un lago nel quadrante Nothing nei pressi della Valle della Morte. Ishtar ha iniziato il suo viaggio. Ishtar è conosciuta e raccontata in tutti i libri del Veda come la Cacciatrice. Non risulta in millenni di caccia che la Cacciatrice non abbia scovato e annientato la sua preda. Ishtar era infallibile ed aveva una missione. Ogni Rosa trovata o rubata alla rispettiva Scintilla la avvicinava al suo scopo finale. Ma la cosa più importante in questo momento era di impedire alla Scintilla che si era ricongiunta alla sua Rosa di arrivare alla consapevolezza. Kalki si trovava vicina, troppo vicina al Portale per Wahnfried, il luogo che aveva visto nel suo primo viaggio onirico, lo aveva visto all’inizio del tempo. Era il luogo che aveva sancito la scissione di Brahma in duecentoquarantaquattro mila Scintille, una delle quali è Kalki ma un’altra è Ishtar, la Scintilla Nera, la Cacciatrice. Il vantaggio della Cacciatrice era che sapeva dove si trovava Kalki, entrambe sapevano che il portale per Wahnfried non era lontanissimo ma lo svantaggio di Kalki era di non sapere che Ishtar stava alle sue costole. Se è per questo Kalki non conosceva nemmeno l’esistenza di Ishtar. Ma questo è solo un dettaglio, da qui a poco l’avrebbe conosciuta.

 

La Strega e la Fata delle Pietre

Kalki non sapeva davvero cosa dovesse fare, si trovava sempre in riva a quel lago in prossimità della Valle della Morte. Aveva visto nel Maplet che si trovava vicino alla zona dove l’Orologiaio inventava i suoi paradossi temporali quando si trovava nel Quadrante Nothing, aveva visto vicino anche il luogo dove si nascondevano le Streghe e la Fata delle Pietre ma soprattutto aveva visto che il Maplet indicava un portale molto importante. Era il Portale che conduceva a Wahnfried. Anche se Kalki non sapeva esattamente cosa fare una volta giunta al Portale che l’avrebbe condotta fuori Nothing decise che forse era la cosa da fare in mancanza di alternative. Si alzò, raccolse il borsino con tutti i suoi oggetti e si incamminò. Giunse rapidamente nella zona dove l’Orologiaio passava spesso il tempo per i suoi esperimenti, si guardò intorno, questa volta sperava davvero di poterlo incontrare, forse avrebbe potuto aiutarla. “Kalki” disse una voce proveniente da tutte le parti, ma Kalki quella voce non la sentì. L’Orologiaio era proprio davanti a Lei, ma lei non lo poteva ne vedere ne sentire. Era esattamente come era successo a me, io la chiamavo ma lei non mi sentiva. Sempre il solito discorso sull’individualità del viaggio certo ma forse questa volta si poteva chiudere un occhio. No, nessuna concezione, l’entità superiore che voleva questo, immaginiamo Brahma in persona, voleva che Kalki raggiungesse la consapevolezza con le sue sole forze. Che ci fosse il pericolo Ishtar non cambiava le cose. L’Orologiaio non potè fare altro che guardarla passare e sperare che Kalki si rendesse conto del pericolo. Kalki proseguì e raggiunse la zona della Fata delle Pietre e delle Streghe. Qui si fermò. Perse il Maplet ed osservò nella mappa una figura strana. Era l’immagine di una ragazza che urlava. Non era un buon auspicio e oltretutto non ne capiva il senso.

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 “E’ l’urlo di dolore della Chiaroveggente” disse una figura apparsa dal nulla al suo fianco. Era una signora dall’aspetto gradevole e dai modi gentili. “…urla il dolore che avverte perché la razza umana sta viaggiando inesorabilmente verso la propria estinzione” proseguì un’altra entità apparsa sul fianco opposto. Lei era altrettanto gradevole e scura di pelle. Era una delle streghe e la Signora dall’aspetto gradevole era la Fata delle Pietre. Si avvicinarono entrambe a Kalki, la Fata le prese le mani e la guardò negli occhi. Poi continuò a parlare. “Noi sappiamo della tua rosa, ne conosciamo segreti e potenzialità ma sappiamo anche che tu sei ancora all’inizio di questo percorso e non hai idea di quello che devi fare.

 

Il Quinto Libro Vedico: Wahnfried

La Strega consegnò alla fata un libro. La Fata lo prese e prima di aprirlo disse a Kalki: “Questo è il quinto libro dei sacri Veda. Quello che non è ancora stato scritto perché le cose delle quali il libro dovrebbe raccontare non sono ancora successe”. Detto ciò aprì il libro Vedico ed iniziò a sfogliare le pagine mostrandole a Kalki. Erano tutte bianche, un centinaio di pagine completamente bianche. Kalki faticava a comprendere, non conosceva nemmeno l’esistenza dei quattro libri sacri del Veda e quello che diceva la Fata sembrava solo l’esternazione di un folle. La Fata si rese conto dallo sguardo di Kalki che non riusciva a creare una connessione con lei, allora la Strega Nera l’aiutò: “I Quattro libri del Veda raccontano ciò che è successo, il quinto libro, quello che non esiste, racconta quello che succederà. Tu hai incontrato gli Sciamani, hai provato il potere dell’Assenzio, sai che sei una Scintilla, una figlia di Brahma, prendi questo libro e leggilo ma non con gli occhi, leggilo con la saggezza acquisita, osservane la prospettiva, quello che potrebbe esserci scritto in futuro”.

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Detto ciò scomparvero entrambe lasciando cadere il libro per terra. Kalki lo raccolse, osservò la copertina che a differenza delle pagine bianche era completamente gialla. Anch’essa senza scritte, solo un colore, il giallo. “Il giallo di Wahnfried” pensò subito Kalki, e forse era proprio così. Ma forse anche no perché proprio davanti ai suoi occhi il giallo si trasformò in nero. Istintivamente Kalki si ritrasse lasciando cadere nuovamente il libro per terra. Appena toccato terra il libro tornò ad avere la copertina completamente  gialla.

Kalki lo raccolse nuovamente e prosegui il suo percorso verso il Portale che conduceva a Wahnfried. “Quando sarà giunto il tempo questo libro mi parlerà” pensava Kalki sempre proseguendo nel cammino. Non ci mise molto ad arrivare alla riva del mare. Secondo il Maplet il Portale per Wahnfried si troverebbe proprio in fondo al mare a qualche centinaio di metri dalla riva. Kalki si sedette proprio in prossimità della riva. Poi decise di nuotare. Si tolse scarpe, jeans e maglietta restando solo col suo costumino nero e camminando arrivò fino dove l’acqua le copriva il seno. Prese fiato, chiuse gli occhi e si lasciò trascinare sotto la superficie del mare. Era una brava nuotatrice e nuotava sott’acqua con la stessa facilità di come camminava sulla terra. Nuotava radente al fondale e così fece per oltre un minuto e mezzo, poi dovette riprendere fiato e risalì velocemente in superficie. Era ormai molto lontana dalla riva, il mare era oltre alla calma, sembrava dipinto. Kalki osservò prima la distanza dalla riva e poi voltandosi si rese conto dell’infinito orizzonte che stava davanti ai suoi occhi. Riprese fiato e si inabissò nuovamente. Proseguì sempre adiacente al fondale marino. Aveva fatto oltre duecento metri dalla riva quando apparve un qualcosa che tutto sembrava meno che un portale. E invece lo era. Era il portale per Wahnfried ma Kalki non poteva saperlo. Sembrava una tromba marina con la punta che toccava il fondo e che innalzandosi si apriva a “V” fino alla superficie del mare ma nel suo interno non c’era acqua, al suo interno c’era… il nulla. Kalki la vide bene quando si trovò ad una ventina di metri e si fermò. Incominciava a sentire la mancanza di ossigeno, nonostante ciò rimase ferma sul fondale ad osservare questa strana tromba marina. La distanza sembrava sufficiente per non farsi risucchiare, sarebbe bastato non muoversi, magari risalire, respirare qualche boccata di aria e poi riscendere e cercare di capire meglio, certo, sembrava semplice ma non andò così. Il Portale per Wahnfried la vide. Sì, la vide come se nel suo organismo fatto di nulla ci fossero occhi e cervello. Allora le andò incontro. Kalki se ne accorse, tentò di allontanarsi ma non riuscì a muoversi. Quando il Portale fu ad una decina di metri da Lei iniziò ad esercitare una forza attrattiva. Kalki si sentiva trascinare all’interno del portale come se fosse una calamita. Provò ad arretrare con più forza ancora ma sembrava tutto inutile, la Tromba Subacquea era sempre più vicina. Tra pochi metri l’avrebbe risucchiata per portarla… per portarla dove? A Wahnfried pensiamo noi, ma Kalki questo non lo sapeva e soprattutto non sapeva che per poter usufruire del portale non bastava essere una Scintilla, bisognava avere con se la propria rosa. E Kalki la rosa l’aveva lasciata nel borsino sulla riva, accanto ai propri abiti.

A questo punto l’ossigeno mancante nei polmoni di Kalki cominciava ad essere pressante, la paura del misterioso vortice era sempre più tangibile. Kalki istintivamente aprì la bocca per respirare dell’aria che sott’acqua non c’era. Il Vortice nero la raggiunse e la assorbì. Quello fu il momento che Kalki vide il Buio di Ishtar per la prima volta.

 

Ishtar

Perché dall’altra parte del vortice c’era davvero Wahnfried, ma Wahnfried è anche troppo vicino al Quadrante 9, il Quadrante Ishtar.

E quella era la strada che Ishtar aveva scelto di fare per arrivare a Nothing, dopotutto Wahnfried era anche casa sua e allora di lì passò. La vide subito, la vide oltre il portale mentre stava osservando quello che non poteva ancora comprendere. Le due facce del Portale: Ishtar lato Wahnfried e Kalki lato Nothing. Rideva Ishtar, era stato troppo facile. La guardava mentre il suo corpo veniva attirato dal vortice, le sarebbe caduta proprio tra le braccia senza fare alcuno sforzo. Ishtar si accorse subito che la resistenza di Kalki era al limite, le sarebbe bastato aspettare e avrebbe avuto Kalki senza che lei nemmeno se ne accorgesse ma qualcosa non tornava. La Rosa, dove era la sua rosa se non aveva con se nè abiti nè borsine. Non certo in quel minuscolo perizoma nero che portava. “Non importa” pensò Ishtar, quando sarà qua, prima di annientarla la farò parlare.

 

Kalki, la Scintilla e Ishtar, l’altra Scintilla, quella Nera, la Cacciatrice

Prospettiva Kalki

Kalki vide il vortice avanzare, la mancanza di ossigeno incominciava ad annebbiarle la vista. Vide il nero dentro il vortice. Prima vide il nero del nulla, poi la paura divenne terrore quando vide il nero di Ishtar. Quello fu il momento che respirò facendo entrare l’acqua nei suoi polmoni e lentamente vide se stessa entrare dentro il buio. Il suo corpo ormai inerte si avvicinava inesorabilmente verso il vortice nero, verso il Buio di Ishtar.

 

Prospettiva Ishtar

Ishtar la vide. Vide Kalki mentre stava lentamente perdendo i sensi e ridendo rinnovava il suo pensiero: “E’ stato troppo facile”. Il corpo di Kalki ormai completamente in balia della forza di attrazione del portale si stava sempre più avvicinando. La risata di Ishtar si fece sempre più sguaiata fino a quando si rese conto che Kalki non poteva avere la Rosa con sé. Era solo un dettaglio, certo, si trattava solo di aspettare che si riprendesse e poi l’avrebbe fatta parlare. Ma non andò così.

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Il Portale per Wahnfried rifiutò il corpo di Kalki, nessuna scintilla poteva attraversarlo senza la sua Rosa, perché quello era il compito della Scintilla, recuperare le propria rosa e riportarla nella culla, riportarla a Wahnfried, il luogo di origine. L’altra uscita del Portale, quella di espulsione, rigettava sulla riva qualunque entità tentasse di passare senza la Rosa e così fu anche per Kalki. Proprio nel punto di accesso, la linea di confine determinata dal Portale tra Nothing e Wahnfried, il corpo di Kalki fu espulso, dirottato nuovamente sulla spiaggia. Ishtar vide Kalki scomparire proprio nel momento nel quale aveva la certezza di averla con se. Urlò di rabbia, un urlo talmente forte e talmente lungo che Kalki lo udì che era ancora svenuta sulla sabbia. L’urlo di Ishtar entrò nel mondo onirico di Kalki per proseguire anche quando Kalki riaprì gli occhi sulla riva proprio in prossimità del suo borsino e dei suoi vestiti.

Poi si attenuò.

Kalki stava ancora tremando che tentò di alzarsi, riuscì a mettersi seduta per poi lasciarsi ancora cadere sulla sabbia. Cosa aveva visto? Cosa c’era oltre quel vortice? Perché era tutto nero, non avrebbe dovuto essere il Portale per Wahnfried?

Si rimise seduta ma non si rivestì. Prese una sigaretta e l’accese. Forse un goccetto di rum adesso le avrebbe fatto bene. Si accontentò della sigaretta. Mise il borsino a tracolla, raccolse i vestiti e il libro giallo. Si avvicinò ad un albero e decise che era giunto il momento di leggere il quinto libro vedico. Forse in quel libro avrebbe trovato qualche risposta. Posò a terra vestiti e borsino, prese il bottiglino contenente l’assenzio. Appoggiò la schiena ancora bagnata al tronco dell’albero, spense nella sabbia la sigaretta, prese in mano il libro e iniziò a sfogliarlo. Bianco. Bianco e solo bianco. Ma questo lo sapeva, sapeva che avrebbe avuto bisogno ancora di un aiutino. Lo accettò, si lasciò ancora per un’ultima volta aiutare dall’assenzio. Ne diede tre sorsi e neanche tanto poveri. Subito sgranò gli occhi per chiuderli qualche secondo dopo mentre il suo corpo scivolava lentamente a terra al lato sinistro dell’albero… ma Lei, Kalki, la sua essenza, entrò nel libro. Forse, per meglio dire, divenne il libro. Kalki stava viaggiando all’interno del quinto libro vedico.

 

Veda: Libro 5

Era un paesaggio dove il giallo dominava, era tutto giallo, fiori gialli, terreno giallo e perfino il cielo aveva una tinta di azzurro misto al giallo come se il tramonto si mischiasse all’alba e viceversa. Era un’immensa zona crepuscolare gialla. Probabilmente si trattava di Wahnfried nel Quadrante 8. Non si può dire che Kalki camminasse, era più corretto dire che fluttuava. Fluttuava guidata da una forza sconosciuta. La sua essenza viaggiò al di là del suo volere fino a giungere in un punto preciso.  C’era una porta, per certi aspetti assomigliava alla porta di Emphatia, ma non era la porta di Emphatia, era la porta che conduceva al luogo dove tutto era iniziato e dove tutto avrebbe dovuto finire, era il luogo dove ogni scintilla doveva lasciare la propria rosa affinchè si generasse la connessione finale, affinchè tutte le rose di tutte le scintille si potessero riunire in un’unica entità. L’entità originaria. Brahma aveva scisso se stesso in duecentoquarantaquattro mila scintille e per ognuna di loro creò una Rosa. Proprio da quel punto, oltre la Porta, le duecentoquarantaquattro mila anime si sarebbero ricongiunte rigenerando la fiamma primaria: Brahma, il Dio Creatore.

 

Ishtar, il Demone Nero (Pt 1)

Ishtar uscì dal mare camminando lentamente verso la riva. Nessuna espressione caratterizzava il suo volto. Sapeva dove andare, sapeva cosa fare. Le impronte che lasciava sulla spiaggia camminando scomparivano all’apparire delle impronte successive. Avrebbe dovuto essere bagnata, era uscita dall’acqua. Era asciutta. Nemmeno un goccio d’acqua bagnava la sabbia che stava camminando. Non lo dovette nemmeno cercare il corpo di Kalki, sapeva dove era. Sapeva che l’essenza di Kalki era fuori dal suo corpo. Sapeva che in quel momento il corpo di Kalki era totalmente indifeso, totalmente in sua balia. Ishtar si avvicinò al corpo privo di sensi di Kalki, lo girò mettendolo in posizione supina. Questa volta l’espressione di Ishtar cambiò. Rise. Rise forte e pensò: “Eccola qua la Scintilla, colei che avrebbe dovuto riconnettere tutte le Scintille”. Con un gesto non certo dei più edificanti scalciò la sabbia gettandogliela sul volto. Poi sempre con i piedi la girò e la rigirò ancora facendola tornare nella posizione iniziale solo un po’ più lontana dai suoi oggetti. Più lontana dal borsino, dai vestiti e dal libro.

 

Gli ultimi istanti di Kalki

In questo momento l’essenza di Kalki avvertì il pericolo e cercò di tornare indietro. Non sapeva bene come fare e allora tentò di fare l’unica cosa che la razionalità le suggeriva, fare la strada a ritroso, ma quello che vide girandosi era totalmente diverso. Era un lungo, lunghissimo, infinito corridoio vuoto. Iniziò a muoversi, a camminare prima piano poi sempre più velocemente seguendo la strada del corridoio. Poi iniziò a correre, il pericolo che avvertiva era sempre più incombente. Provo a correre ancora più velocemente ma la sua corsa era verso il nulla e più ne acquisiva consapevolezza più la sua corsa diventava folle e disperata.

 

Ishtar, il Demone Nero (Pt 2)

Ishtar aprì il borsino, prese la Rosa e la mise in una sacca che si portava dietro. Poi prese il bottiglino di assenzio e lo rovesciò sulla sabbia, infine con un gesto diede fuoco al borsino con tutto quello che conteneva. Bruciò Nothing, distrusse il Maplet, diede fuoco anche ai vestiti. Poi si avvicinò al corpo di Kalki. Le mise le mani sulle tempie. Ishtar chiuse gli occhi, cercò e trovò la connessione con il programma ‘Reset’. Ci mise meno di dieci secondi a resettare l’essenza di Kalki, meno di dieci secondi a vanificare tutto, tutto quello che Kalki aveva raggiunto. Il programma reset non era infallibile ma era sicuramente devastante. Quello che Ishtar aveva di fronte adesso non era altro che il corpo della ‘Ragazza dal Costumino Nero’ o della ‘Ragazza senza Nome’, non certo quello di Kalki, la Scintilla. Ma una Scintilla non la si può uccidere, e Ishtar questo lo sa bene. Il programma di reset cancella tutto e rende la Scintilla come un bambino appena nato… o che deve ancora nascere. Non aveva nemmeno senso uccidere il corpo della Ragazza senza Nome e Ishtar non lo fece. Lo raccolse e lo gettò nel mare. Che sia il destino a decidere per esso.

Capitolo 04 - Il Demone Ishtar porta via Kalki.jpg

Kalki

L’essenza di Kalki continuava nella sua disperata corsa in questo vortice assurdo, un corridoio nel quale non se ne vedeva la fine. Il pericolo sempre più incessante toccò il suo apice quando il programma ‘reset’ diede i suoi risultati. Il corridoio divenne nero, Kalki ora correva nel buio. Sempre più buio. Sentiva ridere, sentiva che qualcosa si stava staccando. Qualcosa si stava rompendo per sempre. Pensò ad una rosa, poi non ricordò più perché pensava ad una rosa. Sentiva una pressione sempre più forte nella testa fino a provocarle un’autentica esplosione. Poi il nulla, quello vero. Kalki, la sua essenza, aprì gli occhi. Ma quello che vedeva era sempre il buio. Si chiese dove si trovasse in quel momento, non seppe rispondersi ma la cosa peggiore avvenne quando si chiese chi fosse, quale era il suo nome. Il suo nome era… come si chiamava. Non lo sapeva più. Poi, dopo qualche istante una luce si accese. Lei si alzò. Intorno a lei le cose erano grandi, enormemente grandi. Le sedie, il letto, gli armadi. Si trovava in una casa grandissima. Cerano i gatti, almeno tre e c’erano delle scale che portavano sul tetto. Era bello, era una bella casa e il suo nome lo ricordava finalmente, certo che lo ricordava e sapeva che ora doveva andare a scuola. Certo, doveva fare colazione e poi andare a scuola, la mamma l’avrebbe accompagnata.

Vero Yule?...

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