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Nothing

By Korvo Korvo

Cap. 3: La Rosa di Kalki

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Le Rose delle Scintille

Esistono Anime speciali, anime che avvertono e soffrono i limiti imposti dai programmi del reticolo. Quando una di queste anime incontra una Scintilla, l'unica cosa che può fare è amarla, proteggerla e aiutarla a trovare la propria Rosa a qualunque costo perchè quando la Scintilla si ricongiungerà con la propria Rosa acquisirà coscienza e consapevolezza del proprio essere.

La Rosa è la memoria, il database che contiene tutte le informazioni e tutti i nomi. La Rosa riconosce le Scintille e soprattutto riconosce la propria Scintilla. Se una sola rosa dovesse ricongiungersi con la propria Scintilla tutto il sapere sarebbe rivelato e tutte le Scintille sarebbero risvegliate.

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Ma le Rose sono state nascoste dai Demoni i quali dopo averle strappate alle rispettive Scintille le dispersero nei sottofondi dei loro inferni.

Duecentoquarantaquattromila rose mescolate a tonnellate di immondizia, macerie e altri oggetti inutili. Ma come detto più volte i Demoni fanno le pentole, i coperchi proprio non gli riescono. Una rosa sfuggì dal loro infernale magazzino.

Ogni Rosa porta scritto il nome della propria Scintilla dentro di sé, e solo quando la Scintilla ricorda o ritrova il proprio nome, quello vero, quello originale voluto da Brahma, allora la Rosa si illumina e si rende visibile per essere ritrovata. Quando lo Scrutatore rivelò il nome a Kalki una Rosa tra le macerie del Vecchio Mulino si illuminò. Il Vecchio Mulino, come racconta il Libro 2 di ‘Nothing: The Book’ intitolato appunto ‘Il Vecchio Mulino’, era un Intermezzo Temporale voluto e realizzato dai Manipolatori con l’aiuto dei Demoni ed era utilizzato come una Prigione. Migliaia di Rose furono nascoste all’interno del Vecchio Mulino, esso era un luogo sicuro per i demoni e quando venne ridotto ad un ammasso di macerie i demoni pensarono che le Rose sarebbero rimaste per sempre sepolte con esso. E per molto tempo fu così, ma la storia più recente ci racconta che la Resistenza fece del Vecchio Mulino il primo Portale di passaggio per raggiungere altri quadranti, e il quadrante assegnato al Vecchio Mulino era il numero 2, il Quadrante ‘Nothing’. Così lo Scrutatore ne fece un autentico ufficio da dove avrebbe scrutato e deciso sulla purezza degli intenti delle anime che volevano raggiungere il nulla. Fu così che trovai la rosa, mentre mi trovavo nell’assurdo ufficio dello Scrutatore vidi qualcosa illuminarsi, e in breve tempo compresi che si trattava di una Rosa, non una rosa qualsiasi ovviamente ma uno di quei fiori che appartengono per nascita alle divinità. Mi trovavo di fronte per la prima volta in vita mia ad un oggetto che poteva cambiare le sorti del mondo, mi trovavo d’innanzi alla Rosa di una Scintilla. Certo non potevo nemmeno immaginare che quella Rosa appartenesse a Kalki, solo la Rosa e la Scintilla si possono riconoscere, ma quando vidi la rosa illuminarsi la raccolsi e senza esitare e senza dire niente a nessuno la portai nella stanza della Principessa. Ho pensato che se al mondo esisteva un’anima con la quale la Rosa avrebbe comunicato, quella era l’anima della Principessa, con o senza Dono. E per fortuna così fu, la Rosa comunicò con la Principessa proprio negli ultimi istanti della sua appartenenza alla Resistenza, qualche secondo prima della sua definitiva cattura da parte degli infami Demoni di Bergderbil. 

 

Il Punto di Confine

Il Viandante e l’Orologiaio si allontanarono, rimasi solo io qui al Punto di Confine. Naturalmente mi resi invisibile per non essere visto da Kalki quando si sarebbe ripresa, il mio compito era quello di seguire e documentare il suo percorso, lei non doveva sapere che qualcuno la stava osservando. In teoria non avrei nemmeno dovuto aiutarla, la realtà era che non avrei nemmeno potuto aiutarla, il suo percorso e soprattutto la sua meta erano qualcosa che andavano ben oltre le mie capacità. Decisi di scriverne un Diario, quello che state leggendo, un diario che ne racconta il più possibile l’evoluzione del suo percorso e della sua spiritualità. L’Orologiaio le ha dato anche un piccolo blocchetto in modo che Lei possa scrivere i suoi appunti di viaggio, il suo Diario che integrerà al meglio quello che potrò scrivere io. Non so cosa ne uscirà, ma la speranza è che tutto questo, viaggio e documentazione, possano aiutare qualcuno nella strada per ritrovare se stesso.

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Kalki ha appena finito il suo viaggio onirico a ritroso fino all’inizio del tempo, qui ha visto in sogno le proprie origini, adesso sa da dove arriva e sa chi è suo padre, ma solo a livello di conoscenza, il suo essere è ancora prigioniero del suo corpo e delle necessità indotte dai programmi dei Demoni e degli Arcangeli. Conosce la sua meta, ma ci deve arrivare, deve scavare dentro se stessa, deve liberarsi di tutte le infrastrutture fasulle dei Manipolatori. Io so che la Principessa ha portato via dalla stanza 123 di Bergderbil la Rosa stringendola nel pugno nella sua mano destra, ho visto uscire la sua essenza dalla Cattedrale Principale di Bergderbil attraverso un portale generato dalla Rosa. Io so che è stata la Rosa stessa che ha guidato il viaggio onirico della Principessa. Spero che Kalki possa trovare la Principessa con la Rosa prima che i Demoni si accorgano di quanto stia succedendo.

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Ecco, si sta muovendo lentamente, ha riaperto gli occhi…

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Kalki si mise seduta e si guardò intorno. Si rese conto di essere rimasta sola, i tre strani personaggi erano andati via. Chissà se li avrebbe mai rivisti. Questo ora non era una priorità, adesso doveva capire cosa doveva fare. Trovò vicino a se la borsina contenente il Libro Nero e il Maplet. Si accorse anche che dentro la borsina le avevano messo la bottiglietta contenente l’Assenzio e il Laudano. Si alzò, prese la borsina e andò a sedersi sotto un albero. Prese il Maplet dalla borsina e cercò qualcosa. Non erano le mappe, cercava qualcos’atro. Andò nel sito della ‘Emphatia Spore’ e si indirizzò nella sezione riservata ai libri che si stanno scrivendo. Trovò ovviamente ‘Nothing by Korvo Korvo’ e ‘Spore: racconti da Nothing’ ma non trovò più ‘Emphatia 1809’. Capì subito che il libro era stato finito di scrivere quindi andò rapidamente nella sezione libri già scritti. Lì trovo ovviamente ‘Nothing: The Book’ ma ad esso si era aggiunto ‘Emphatia 1809’ al quale erano stati integrati sia il ‘Diario della Principessa Diamante’ che le ’33 pagine non scritte di Nothing più la trentaquattresima’. Sapeva che parte di Emphatia raccontava di lei, ma erano più di 350 pagine e non aveva nessuna intenzione di leggerle tutte. Fece come era abituata a fare, si affidò al caso. Kalki non era  fatalista, ma aveva fiducia nei segni. Cliccò ad occhi chiusi sui capitoli e finì sul ‘Libro 5: Zadkiel il Purificatore’ e da li fece scivolare il dito sul pad in modo da arrivare ad un punto casuale del capitolo. Lesse il titolo del paragrafo: ‘Il Purgatorio’. La vidi ridere, e rideva davvero di gusto nel leggere di se stessa e di come stava prendendosi gioco del Sig. Mah. Non era passato molto tempo da quando avevano fatto insieme quel percorso ma sembrava passata un’eternità. Kalki in quel tempo non molto lontano era ancora ‘la ragazza dal costumino nero’. Lesse il paragrafo fino al momento in cui dal Portale Purgatorio arrivava al ‘Vecchio Mulino’ ovvero la strada per ‘Nothing’. Non era però questo che cercava in realtà, quello che le serviva era capire se Emphatia fosse stata raggiunta e se il libro riportasse ancora qualcosa che la riguardasse. Fece una ricerca per stringa e cercò ‘Kalki’. Trovò questa ricorrenza numerose volte, quindi capì che l’ultimo capitolo di ‘Emphatia 1809’ era stato finito di scrivere dopo il suo arrivo al Vecchio Mulino. Decise di leggere solo l’ultimo capitolo, quello intitolato ‘Il Sogno Infranto’. Già il titolo lasciava intendere qualcosa di negativo ma ovviamente era un libro quindi per sapere veramente le cose, il libro andava letto. Guardò le pagine dell’ultimo capitolo, quello che aveva deciso di leggere. 65 (Sessantacinque)! “Porca troia!” disse ad alta voce. Doveva leggere il capitolo più lungo di tutti. In realtà poi lo lesse con attenzione e senza annoiarsi troppo. Lesse del Sig. Mah e delle sue avventure con Aisha, lesse della Strega Pittrice, di Barlow, di Alya ma quando arrivò alla parte riguardante la Rosa e la Principessa Diamante la sua concentrazione divenne totale. Non c’erano più sorrisi sulle sua labbra quando arrivò al paragrafo intitolato ‘la trentaquattresima pagina non scritta di Nothing: La Rosa’. Solo il nominare la Rosa nella sua mente le provocava degli scossoni tremendi, come se  qualcosa che non poteva più stare rinchiuso volesse abbattere con violenza la porta che lo teneva prigioniero.

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La Principessa Diamante era attratta dal potere della Rosa, la Rosa le parlava, la Rosa le ordinava di prenderla. Prenderla e stringerla nella sua mano destra. La Principessa era ferita, molto sangue stava uscendo dalla sua spalla, la vista si stava annebbiando ma avrebbe fatto quello che la Rosa chiedeva. La Principessa si lasciò cadere proprio vicino alla Rosa e senza farsene accorgere dai demoni presenti nella stanza 123 della Cattedrale Principale di Bergderbil prese con la sua mano destra la Rosa e la strinse forte dentro il suo pugno, si girò verso Zadkiel ancora una volta. Poi svenne ma non lasciò la presa della Rosa. Le parole successive del libo erano scritte in una lingua incomprensibile, non era nemmeno esperanto, era la lingua riservata ai libri che raccontano ciò che deve accadere ma non è ancora accaduto o ciò che è accaduto ma può ancora cambiare. Era un vero paradosso, un corto circuito in piena regola. Kalki staccò gli occhi dal libro e cercò di capire. Mise in ordine tutto quello che poteva e cioè: il libro è già stato scritto, quindi racconta cosa succederà tra poco ma che dal suo punto di vista non è ancora successo. Era complicato. Complicato è dire poco, era incomprensibile. Poi capì. Tutto può cambiare. Niente è scritto. Il mondo digitale è solo fluttuante, solo quando l’inchiostro tocca la carta le cose non cambiano più. Rimise il Maplet nel borsino, doveva pensare.

 

Il Capolavoro della Principessa Diamante

Kalki rilesse nella sua mente quello che poco prima aveva letto con gli occhi. Lo lesse con l’anima, cercando di essere la Principessa, cercando di capire cosa aveva fatto veramente la Principessa e cosa veramente la Rosa voleva da lei. Doveva capire cosa era davvero quella Rosa, cosa erano quei pugni che picchiavano in quella porta chiusa della sua mente, la volevano sfondare le volevano dire qualcosa. Allora Kalki bevve un piccolo sorso di Assenzio, questa volta ne bevve solo un goccetto. Appoggiò la testa al tronco dell’albero, chiuse gli occhi e si lasciò andare. Kalki divenne la Principessa. In questo momento si trovava dentro di Lei nella stanza 123 della Cattedrale Principale di Bergderbil. Provò dolore vero, era stata ferita dai demoni alla spalla, il sangue usciva e ne usciva tanto. Si sentiva svenire, sarebbe sicuramente svenuta tra pochi istanti ma qualcosa la chiamò. Era un grido potente ma non forte, era… era… morbido, emanava calore. Tutto ondeggiava davanti a Lei ma non era affatto una sensazione spiacevole, anzi era bella, molto di più di bella, era la fine della sofferenza, era finalmente l’abbandono di tutto quello che non aveva senso. Guardò la rosa ma non con gli occhi, la guardò con l’anima. La vide. Kalki/Principessa finalmente videro la rosa. La Principessa ne capì la potenza, Kalki capì che era sua, Kalki capì che la rosa era la sua essenza. Non caddero semplicemente come raccontato in Emphatia, la Principessa/Kalki raggiunsero se stesse attraverso l’incomprensibilità del mondo onirico dove non esiste spazio, non esiste tempo e non ci sono barriere. Raggiunsero la Rosa con un volo verso il basso, la strinsero nella mano destra e si separarono.

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Kalki ebbe un sussulto, si staccò dal sogno e tornò al Punto di Confine sotto l’albero. Ma aveva capito, aveva capito il capolavoro della Principessa. Lei aveva raccolto la Rosa e gliela stava portando. Si trovava qui adesso, da qualche parte in questo quadrante, il secondo quadrante del Metaverso, il Quadrante Nothing. Doveva solo trovarla. Possibilmente prima dei Demoni.

 

Kalki e la Principessa Diamante

Kalki si alzò, si mise il borsino a tracolla e si incamminò. Si trovava sempre nel punto di confine ma adesso sapeva che non aveva nessun senso capire dove doveva andare perché non esisteva un luogo, esisteva un livello spirituale superiore da raggiungere, doveva ascoltare il richiamo della Rosa, sapeva che la rosa era li, nel suo quadrante. Non si fermò accendendosi una sigaretta e magari dopo un goccetto di rum come avrebbe fatto il Sig. Mah, ‘Ognuno ha del Proprio’ direbbe l’Orologiaio o il Viandante mentendo a se stesso, Kalki fece la cosa che le piaceva fare: camminò e lo fece con gli occhi chiusi e con l’anima in ricezione. Il vento trasportava i suoni dell’oscurità del Punto di Confine. Poi una luce si accese, una luce che stava nello spirito di Kalki e illuminò un sentiero. Il sentiero che Kalki vedeva con gli occhi chiusi e l’anima aperta si sovrapponeva alla strada del secondo quadrante. Poi cambiò. La strada del secondo quadrante proseguiva dritta, il sentiero nella mente di Kalki deviò. Kalki seguì se stessa. Camminava, camminava sempre con gli occhi chiusi, proprio come un cieco che non potendo utilizzare gli occhi per vedere usa tutti gli altri sensi per sentire. Non era un richiamo come noi possiamo immaginare, era qualcosa di diverso, era come una luce che si insinuava tra gli spazi del percorso, era facile seguirla, la luce si intensificava ad ogni passo. E poi la musica, una melodia generata dalla luce, erano vibrazioni. La Rosa era vicina. Kalki si fermò. Riaprì gli occhi e vide il Portale. Era ancora lì, la stava aspettando. Come Kalki lo vide, il Portale scomparve e proprio sotto il portale si trovava il corpo privo di sensi della Principessa Diamante. Kalki non l’aveva mai vista se non in sogno e ora l’aveva di fronte a se. Si avvicinò, si chinò su di essa, le accarezzò il volto. Vide la mano destra della Principessa chiusa a pugno come a tenere qualcosa di estremamente importante. Kalki ormai sapeva bene cosa tratteneva la Principessa ma voleva aspettare. E aspettò. Si sedette vicino alla Principessa. Aspettò ancora, non aveva fretta, le accarezzò ancora il volto, la Principessa aprì gli occhi. Vide Kalki e capì subito che aveva davanti a se qualcuno che non apparteneva a questo mondo. Anche senza Dono la Principessa sapeva vedere. Kalki si alzò e offrì la sua mano destra per aiutare la Principessa ad alzarsi. La Principessa non diede ovviamente la mano destra che restava stretta a pugno sulla rosa ma con un gesto un po’ innaturale accettò l’aiuto porgendo la mano sinistra. La Principessa si alzò, Kalki le sorrise. La Principessa restituì il sorriso e poi, sembrava tutto già scritto, la Principessa alzò la mano destra e l’aprì. Kalki vide la Rosa. I pugni nella sua testa finalmente sfondarono la porta. La rosa si infiammò nella mano della Principessa, era come un fuoco fatuo, un fuoco al fosforo, non bruciava, ma trasmetteva calore. La rosa infiammata si levò verso l’alto e si soffermò davanti agli occhi della Principessa. “Grazie” sembrava dire la Rosa, grazie per tutto, per quello che sei stata e forse anche per quello che ancora potrai essere. La Principessa si rese conto che il suo corpo si stava dissolvendo, stava rientrando nella sua dimensione. Poi scomparve. La Rosa volò nella mano destra di Kalki. Il fuoco si spense. Per la prima volta da oltre duemila anni una rosa si è ricongiunta alla sua Scintilla, per la prima volta adesso i Manipolatori, i Demoni, gli Arcangeli possono davvero tremare, perché dentro la Scintilla c’è la fiamma della vita e la rosa la illumina.

 

Le duecentoquarantaquattro mila Scintille e l’Archivio Rivelatore

Nello stesso istante che la Rosa si posò e toccò la mano di Kalki duecentoquarantaquattro mila anime luminose, Scintille, avvertirono contemporaneamente dentro di loro qualcosa di sconosciuto e indefinibile. Una connessione era stata ripristinata, una connessione potente ma ancora intangibile. Una connessione disattivata dai Demoni e che il Tempo e gli innumerevoli Reset avevano sepolto sotto ogni cosa nascondendola alla memoria di tutte le Scintille. Ma ora qualcosa è cambiato, al momento veniva avvertita come una semplice sensazione, un senso non considerato reale in questa dimensione, ma che se saputo ascoltare non ha certo meno importanza degli altri sensi riconosciuti ufficialmente. La sensazione, l’avvertire qualcosa, il sapere che c’è qualcosa che sta nascendo… o come in questo caso, sta tornando.

Duecentoquarantaquattro mila Scintille alzarono contemporaneamente gli occhi al cielo e per un attimo, per meno di un istante, videro uno squarcio. Oltre lo squarcio un’intensa e immensa colorazione gialla del quadrante Wahnfried, la loro culla apparve a tutte le Scintille. Da questo momento in poi, anche se ancora tutto resta solo una sensazione, la vita di ogni Scintilla avrà un significato completamente diverso. La sensazione acquisirà consistenza e determinerà dentro ognuna di loro un senso di appartenenza. Un’appartenenza a qualcosa di superiore, qualcosa di divino che Shiva e Vishnu nei secoli e nonostante gli innumerevoli tentativi non sono mai riuscii a distruggere.

 

L’Infernale Archivio di Zadkiel

Ma anche qualcos’altro si attivò nel quadrante 5 del Metaverso Globale, proprio in basso a sinistra, nella terra degli Arcangeli, ad Heaven. Nella Cattedrale dove Zadkiel ha dimora ed uffici esiste una stanza rotonda enorme chiusa da centinaia di anni. Una piccola porta nasconde questa stanza e ciò che è in essa. Una piccola porta con sulla facciata un led spento. Spento da sempre, ovvero da quando tutte le Scintille sono state disattivate, da quando la consapevolezza del loro essere era stata nascosta, da quando i Demoni gli strapparono le Rose. Ma adesso, dal momento che la Rosa di Kalki si è ricongiunta con la sua Scintilla il led si accese. Una intensissima luce rossa lampeggiante accompagnata dal suono di una sirena avvertiva Demoni e Arcangeli che la situazione era cambiata, che qualcosa di inaspettato era successo. Zadkiel non chiamò Cronos come sarebbe stato normale e giusto fare ma entrò nella stanza dell’archivio da solo. Voleva sapere prima di tutti cosa stava succedendo. Come detto la stanza rotonda era enorme ed era costituita da un enorme monitor circolare che oltre che da visore faceva anche da parete. Il monitor era costantemente acceso e raffigurava tutti i nove quadranti del Metaverso Globale conosciuto. Era un monitor ovviamente interattivo, che al solo comando di una mano poteva spostarsi in tutte e quattro le direzioni mostrando anche gli altri infiniti quadranti che compongono il Metaverso. Al momento era posizionato sui nove quadranti conosciuti e attivi. Questo monitor era nominato ‘Il Monitor Infernale di Heaven’ e anche se il nome sembra un paradosso invece dal nostro punto di vista indica quale poca differenza vi sia tra Demoni e Arcangeli. Il Monitor Infernale monitorava costantemente lo stato di tutte le Scintille presenti nei nove quadranti ed estrapolando i dati dall’Archivio Infernale di Heaven’ ne visualizzava lo stato, i nomi e la posizione. Esistono tre stati possibili per le Scintille che vengono identificati dal Monitor Infernale di Zadkiel, e fino a pochi istanti prima tutte le scintille escluso tre si trovavano in stato disattivato, rappresentato da un cerchio nero con il loro nome scritto sopra. Solo tre di queste duecentoquarantaquattro mila scintille avevano uno stato differente evidenziato da un cerchietto giallo. La colorazione gialla evidenziava lo stato di oscuramento, cioè di Scintille riconosciute da qualche anima luminosa che è riuscita in qualche modo a renderle consapevoli ma che i Demoni con rapidi interventi erano riusciti ad oscurare. Anche in questo caso il nome della Scintilla era posizionato sopra il cerchio giallo. I tre nomi evidenziati in giallo fino a pochi istanti prima erano: Sylva, DaniyyÄ“l e Kalki, ma adesso di quei tre nomi solo i primi due restarono posizionati sul cerchio giallo, il terzo, Kalki, appariva lampeggiante sovrapposto ad un cerchio rosso che ne evidenziava lo stato di consapevolezza, che comunicava ai Demoni e agli Arcangeli che Kalki si era ricongiunta con la propria rosa.

 

Il Mio Capolavoro

Beh adesso lasciate glorificare anche un po’ me stesso, in fondo qualcosa di buono ho fatto anche io. Quando mi sono infilato nell’ufficio di Zadkiel utilizzando le telecamere digitali posizionate nel Portale Purgatorio, copiai tutti i Link possibili e tra questi anche il Link alla videocamera circolare che si trova dentro la stanza dell’ Archivio Infernale. In seguito misi il link in una sezione particolare del sito dell’Emphatia Spore, la ‘Sezione Speciale’ appunto. Quindi, utilizzando questo link anche noi possiamo vedere lo stato, la posizione e i nomi di tutte le duecentoquarantaquattro mila Scintille presenti nei nove quadranti del Metaverso Globale.

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Era giunto il momento di aiutare Kalki in qualche modo, anche perché nel Monitor Infernale che si trovava ad Heaven appariva chiaramente il suo nome cerchiato di rosso e quindi era evidente che i Demoni e gli Arcangeli avrebbero sguinzagliato ogni cosa pur di strappare la rosa a Kalki, quindi decisi di riapparirle e informarla, pensai di dirle di osservare bene il Maplet che avrebbe trovato nuove e importantissime informazioni sull’Emphatia Spore, non solo il suo stato ma anche le posizioni e i nomi di tutte le altre Scintille Oscurate. Bastava collegarsi all’Emphatia Spore nella sua Sezione Speciale.

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La osservai mentre cercava di riordinare idee nella testa e gli oggetti nella borsa. Aveva tutto per cercare di iniziare a capire, aveva il Libro Nero che l’avrebbe aiutata nel percorso mentale, gli avrebbe anticipato i personaggi che avrebbe potuto trovare, aveva il Maplet che le indicava le strade e grazie all’Emphatia Spore poteva leggere anche altre eventuali cose che potevano rivelarsi utili, aveva l’Assenzio che l’avrebbe aiutata a viaggiare e a vedere, almeno per ora finche il suo livello spirituale non fosse ancora abbastanza evoluto ma soprattutto aveva la sua Rosa che le avrebbe rivelato la sua essenza. Ma tutte queste cose le doveva mettere insieme, piano piano, cercando di capire cosa dovesse fare. Intanto la prima cosa che dovevo fare io era quella di renderla consapevole che i Demoni da adesso l’avrebbero cercata senza tregua e anche se fisicamente non potevano farle del male avrebbero comunque potuto indurla a farsi del male, ad errare e quindi farla finire nuovamente in uno dei loro inferni strappandole la Rosa. Sì, era giunto il momento di parlare con Lei.

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Mi rivelai nella forma a lei conosciuta, mi misi di fronte a lei e cominciai chiamandola per nome: “Kalki”. Lei non mi sentì o fece finta di non sentire. Allora ripetei con voce più alta: “Kalki, devo parlarti di una cosa importante!”. Niente, sembrava davvero non sentire, escludevo il fatto che non mi volesse parlare. A questo punto sentii io una voce conosciuta alle mie spalle. Era il Viandante che mi diceva: “E’ tutto inutile, non potrà più sentirti né vederti fino a che la sua missione non sarà compiuta. Una entità superiore, noi pensiamo Brahma in persona, ha dato istruzioni ai programmi in modo che nessuno di noi tre, né io né te né l’Orologiaio possiamo in alcun modo interferire con le sue azioni ed i suoi pensieri”. E dato che pare avessero deciso ultimamente di parlare in coppia al Viandante si aggiunse anche l’Orologiaio il quale disse: “Ogni interferenza nostra rallenterebbe o addirittura fermerebbe la sua crescita spirituale, per questo Brahma ci ha impedito di interagire, perché come ben sai, il viaggio per Nothing è un viaggio individuale e mai come questa volta è importante che il viaggio si compia”.

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Io, Korvo, rappresento il lato oscuro (di ogni anima), il Viandante rappresenta lo Spazio (di azione di ogni anima) e l’Orologiaio rappresenta il Tempo (a disposizione di ogni anima). Siamo le uniche tre entità che esistono contemporaneamente in ogni quadrante del Metaverso e in ogni anima luminosa. Nello stesso tempo si può anche dire che noi tre non esistiamo affatto. E’  sufficiente modificare un programma per annullare i punti di riferimento delle anime. Quando questo succede l’anima ha solo due possibilità: o si disattiva o inizia il viaggio per trovare la propria essenza. Noi sappiamo che Kalki proseguirà il viaggio anche senza di noi, e sappiamo anche che solo senza di noi avrà la possibilità di ritrovarsi, ma sappiamo anche che questo viaggio potrebbe non arrivare mai alla sua meta.

 

Punto di Confine: la Riunione tra Me, l’Orologiaio e il Viandante

Mentre Kalki guardava la bottiglietta di Assenzio noi tre facemmo la riunione probabilmente più breve della storia. Anche perché c’era davvero poco da fare e da decidere. Sapevamo che il primo a vedere l’anima luminosa di Kalki era stato il Sig. Mah e allora decidemmo che fosse l’Orologiaio nella sua emanazione di Land’s End ad andare nella sua abitazione a Nothing Road 666 dove si trovava in questo momento per informarlo delle cose. Io dovevo comunque seguire e documentare il viaggio di Kalki ovviamente senza poter interagire e il Viandante proseguire nel suo cammino alla ricerca di Scintille inconsapevoli e magari documentare nella sezione speciale della Emphatia Spore eventuali novità o nuove conoscenze acquisite. Così decidemmo e coì facemmo.

 

Riflessioni di Kalki

Era sempre lì seduta ad osservare il bottiglino contenente l’assenzio ed il laudano. Non aveva idea di cosa dovesse fare, decise di accendersi una sigaretta. Prese il pacchetto dal borsino tirò fuori dalla tasca dei fiammiferi e accese la sigaretta. Poi continuò ad osservare la bottiglietta con il liquido verde. Ci mise qualche secondo a capire che era successa una cosa di fondamentale importanza, ora doveva solo riuscire a spiegarselo, riuscì anche in quello. Lei aveva acceso una sigaretta presa da un pacchetto che non esisteva, e aveva usato dei fiammiferi di legno che non erano nemmeno più in circolazione. Ma la sua mente aveva creato sigarette e fiammiferi. Diede una boccata forte alla sigaretta, guardò la marca del pacchetto. Non c’era scritto niente, vi era solo disegnato una parte del posto dove si trovava, un piccolo frammento del Punto di Confine. La sigaretta era molto forte, la sentiva bene pressare i polmoni, ma era quello che voleva. Aveva bisogno di qualcosa di forte. Avesse avuto anche un po’ di quel torbato scozzese che beveva il Sig. Mah. Guardò nella borsina ma questa volta il miracolo non si ripetè. Capì  la differenza tra la prima volta e la seconda: la prima volta, nel caso delle sigarette aveva compiuto un gesto istintivo, senza rifletterci, dando per scontato che le sigarette ci fossero… e quindi ci furono, la seconda volta, quella riguardante il torbato scozzese, sperava che ci fosse ma… sapeva che non c’era. Quindi non ci fu. Interessante, doveva lavorarci su, ma era davvero interessante. Diede un’altra boccata forte alla sigaretta, era davvero forte. Si alzò forse un po’ troppo frettolosamente ed ebbe un forte capogiro. Forse il fumo, forse la stanchezza e il fatto che pare che mangiare fosse diventata una cosa trascurabile dovette risedersi di nuovo per fare scomparire le stelline che si stavano manifestando molto velocemente nel suo orizzonte. Non era però una brutta sensazione, le ricordò l’assenzio che aveva preso prima. No, non la prima volta, quella volta ne aveva bevuto una quantità tale che l’aveva stesa subito… ma l’aveva fatta viaggiare. Un viaggio lungo fino alle sue origini, un viaggio che le aveva mostrato cose importantissime ma non era stata lei padrona di quel viaggio, non aveva deciso lei la strada, qualcos’altro l‘aveva condotta a Wahnfried. Andò molto diversamente la seconda volta, in quel caso ne bevve consapevolmente solo un goccio, si era abbandonata ad un piacevole stato di semi incoscienza chiudendo volontariamente gli occhi e lasciandosi trasportare da se stessa, dalla sua volontà di entrare, in quel preciso momento ed in quel preciso posto: nella sfera vitale della Principessa Diamante. Era stata padrona del suo viaggio. Dove stava la differenza? Nella quantità di Assenzio bevuta? O stava nella sua volontà di decidere dove andare? Era un bell’interrogativo quello al quale per rispondere bisognava provare ancora, magari fare una via di mezzo e cioè berne solo un goccio ma lasciarsi completamente trasportare. E fece la cosa giusta perché la dimensione non scelta da lei e l’aumento delle percezioni che l’assenzio assieme al laudano provocarono le permisero di mettersi in contato con gli Sciamani. Ma andiamo in ordine.

 

Gli Sciamani

Kalki mise tutta la sua roba, Libro, Maplet e la Rosa nel borsino e lo chiuse, diede l’ultima boccata alla sigaretta e la spense nel terreno. Questa volta non si avvicinò all’albero, ma non si alzò nemmeno in piedi. Voleva sforzare il meno possibile i suoi muscoli e lasciare che il suo corpo decidesse autonomamente dove cadere. Rimase seduta a gambe incrociate, voleva stare nella posizione più comoda possibile. Fece il vuoto nella sua testa. Aspettò un po’ prima di dare il piccolo sorso, voleva essere sicura di aver rimosso dalla sua mente ogni pensiero, ogni preoccupazione, qualunque cosa potesse condizionare il suo viaggio. Io che la sto osservando posso dirvi che stette almeno quindici minuti in quella posizione con gli occhi chiusi, poi portò alla bocca il bottiglino e ne bevve un sorso modestissimo. Questa volta fu tutto molto lento, ebbe anche il tempo di posare il bottiglino per poi lasciarsi trasportare. Il crepuscolo l’avvolse. Gli occhi chiusi le mostravano solo il buio. Dopo qualche secondo si spalancarono, sembravano fissare qualcosa ma nello stesso tempo non vedeva ancora niente, era solo il buio che permaneva anche se gli occhi erano aperti. Le si girarono gli occhi chiudendosi nuovamente mentre il suo corpo cadeva all’indietro. La sensazione che Kalki provava era quella già provata, almeno inizialmente, era quella dell’abbandono, un senso di vuoto e di pace non conosciuto in condizioni normali. Forse avrebbe voluto restare così per sempre, il senso di pace spirituale in quella zona di confine tra il reale e il sogno, tra la luce ed il buio e forse anche tra la vita e la morte era impossibile da descrivere, forse solo Edgar Allan Poe ci riuscì in parte con il racconto ‘la verità sul caso Valdemar’. Kalki non forzò nessuna azione si lasciò trasportare completamente abbandonando la zona del crepuscolo. Qualcosa cambiò. Il buio lasciò spazio alla luce, vide il suo corpo cadere inerte all’indietro, non lo vide con gli occhi, gli occhi erano chiusi lo vide e basta. Mentre il suo corpo cadeva lei non cambiava la sua posizione, restò esattamente come si trovava, seduta a gambe incrociate. E sempre con gli occhi chiusi. Poi aprì gli occhi e si alzò. Era spirito puro, con le sembianze del suo corpo fisico ma in trasparenza, una forma strana di dissolvenza. La vidi mentre osservava il suo corpo, non sembrava ne sorpresa ne spaventata, non era nemmeno certa che sarebbe rientrata ma era certa che era riuscita nel suo intento. Si girò e si allontanò dal suo corpo. Mentre si allontanava la fisionomia del suo spirito cambiava, sempre trasparente ma la forma non era più umana. E non camminava, sembrava fluttuare nell’aria. Il vento non aveva potere su quella strana forma di spirito che continuava a mutare. Fu quando lo spirito sembrava finalmente aver trovato una sua forma che apparvero altri tre spiriti simili a lei sia nella forma che nei movimenti. Quello che posso dire io è che ricordavano molto le anime-bolla di Emphatia. Anche per me quello che stavo vedendo era miracoloso: quattro entità di puro spirito di fronte che stavano comunicando tra loro. Fermi, sospesi a mezzaria. Io non sono  grado di dire cosa si stavano comunicando, usavano parole che nemmeno io riuscivo a comprendere e, come sapete, non potrò nemmeno chiedere dopo a Kalki… sempre ammesso che Kalki rientri nel suo corpo. Mi voltai un attimo per vedere il suo corpo, era sempre sdraiato a terra nello stesso punto, non mostrava sofferenza. Il tutto duro pochi minuti, forse due o tre non di più, poi i tre spiriti fluttuarono da dove erano venuti e lo spirito di Kalki si ricongiunse col suo corpo.

Devo dire che ero molto risollevato, non avevo affatto la certezza che Kalki rientrasse. Nonostante ciò Lei non si svegliava. Rimase a terra svenuta almeno una mezzora e, ora che la posso vedere, la vedo chiaramente che sta seduta in una parte pochissimo illuminata della sua testa. Non sembra stare male, anzi, direi che ha un’espressione molto serena, direi rilassata, si trova in una linea di confine, è di nuovo in quella zona del crepuscolo ma nel viaggio di ritorno. Forse ho capito, è una sensazione che le piace molto e vuole godersela per un po’. La vidi sorridere il momento che decise di oltrepassare il confine per rientrare, sì, sorrise e disse ad alta voce una cosa forse un po’ preoccupante. Disse: “A Presto Zona di Mezzo, ci vedremo spesso”.

Lo stesso sorriso apparve sul suo viso appena riaprì gli occhi a questa dimensione, ora fui decisamente più tranquillo. Si alzò come se avesse riposato benissimo, sembrava rinvigorita ed in piena forma. Si avvicinò al borsino, lo aprì, prese il blocchetto e la penna che gli aveva dato l’Orologiaio. Si sedette appoggiandosi all’albero e iniziò a scrivere.

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Il Diario di Kalki.jpg

Dal Diario di Kalki (Parte 2)

E’ difficile, veramente difficile scrivere quello che è successo, quello che ho provato e quello che ho appreso. Per prima cosa ringrazio l’Orologiaio per questo blocchetto e per il suggerimento di scrivere tutto perché queste cose sono talmente grandi che sono certa che a breve le confonderei col sogno.

Ho voluto provare a prendere l’Assenzio ed il Laudano in una quantità minima perché non succedesse come la prima volta, ma ora posso dire con certezza che la quantità non conta niente, certo forse agisce sul corpo ma quello che fa nella mente è ben altra cosa.

Scardina le barriere, aiuta ad attraversare i reticoli imposti, aumenta a dismisura le percezioni. Ed io sono convinta che l’assenzio è un catalizzatore utile solo le prime volte, perché queste capacità sono insite in noi. Bisogna solo trovarle ed imparare a controllarle. Io conto di usare l’Assenzio ancora non per molto, la mia convinzione è che una volta trovata la strada non la si perda più.

Inizialmente la sensazione è quella di un totale abbandono, in pratica per farmi capire posso dire che è come sentire i proprio sensi perdere di consistenza e nello stesso tempo altri sensi e altre percezioni sostituirsi a loro. Esiste un punto di demarcazione, un punto di confine che io chiamo ‘la zona del crepuscolo’ che è il momento di passaggio, quando i sensi tradizionali sono totalmente azzerati. Ecco questo è il punto che ogni essere umano prova quando semplicemente perde i sensi, oltrepassa questo punto e trova il buio. Dopo torna indietro. L’aumento delle percezioni e l’abbattimento delle barriere invece ti permette di andare avanti, attraversare questo buio e trovare una luce diversa da quella conosciuta. Posso dire con discreta certezza che questi nuovi sensi o nuove percezioni spalancano la nostra essenza ad una nuova, vera, reale dimensione. E’ anche diverso il contatto, non c’è più un limite fisico, non esiste più un corpo, se posso dire una parola che più si avvicina a quello che si diventa quella parola è ‘Spirito’. O ‘Anima’. O ‘Essenza’. Non lo so, già adesso sento tutto più lontano e  so che solo tra poche ore mi sembrerà solo un sogno. Ma forse, dico forse, allora non può essere vero che un sogno altro non è che un’altra dimensione reale almeno quanto la ‘realtà’ che noi con i nostri sensi riusciamo a comprendere. Chi di voi quando si trova in un sogno si rende conto di sognare?, oppure si rende conto di essere in un’altra dimensione? Ve lo dico io, nessuna anima può, che sia luminosa od oscura, le uniche entità che hanno la percezione di questo sono le Scintille, le anime divine che posseggono la fiamma dentro di loro, i diretti discendenti di Brahma. Ma purtroppo al momento pochissime di loro lo realizzano, e anche quando qualcosa appare a loro, lo dimenticano.

Questa dimensione, chiamiamola erroneamente ‘parallela’, mi ha permesso di incontrare gli Sciamani nella loro forma essenziale, direi di puro spirito. Dire che mi ‘hanno parlato’ non è corretto, hanno, per essere più precisi, ‘condiviso’ nella mia mente parte del loro sapere e ora sicuramente la mia spiritualità e cresciuta enormemente.

Non posso certo trasmettere questo con un diario scritto in un blocchetto ma alcune cose fondamentali le posso dire.

Le Scintille sono solo femmine, l’anima della Scintilla cerca sempre e solo un corpo femminile perchè ad un corpo femminile è dato il dono della nascita, il dono della creazione.

La Scintilla incarnata è estremamente fragile, potentissima certo, ma fragile. Non ha compatibilità con regole e imposizioni di Arcangeli e Arconti, la dimensione ‘Mondo Cardine’ o altre dimensioni simili presenti nei quadranti del Metaverso oscurano la Scintilla nel migliore dei casi, nel peggiore la disattivano.

Le Anime di Luce per lo più sono anime in grado di sopportare le regole dei reticoli, qualcuno anche a dominarle, il loro compito è quello di trovare, riconoscere, amare ed aiutare la Scintilla a trovare la proprio Rosa.

Ogni Scintilla ha la sua Rosa, nella Rosa c’è scritto tutto il sapere necessario, la conoscenza e i nomi di tutte le duecentoquarantaquattro mila scintille presenti nei Metaversi.

Brahma ha dato a noi tutte un nome diverso, gli Arcangeli ce lo hanno nascosto. Quando una Scintilla ritrova il suo nome originale la sua rosa si accende e si rivela.

Quando una rosa si ricongiunge con la sua Scintilla, la Scintilla ritroverà il suo vero essere e potrà trasmetterlo ad altre Scintille.

Tutte le Rose devono essere trovate e portate al loro luogo di origine, dove Brahma le ha generate assieme a tutte le sorelle sparse per i Metaversi.

Le Rose devono essere portate a Wahnfried e connesse tra di loro, a quel punto Shiva e Vishnu, Arconti e Arcangeli, Deva e Asura non potranno fare più niente. La nostra rinascita coinciderà con la loro totale estinzione.

E’ necessario arrivare ad Emphatia, è necessario diffondere le immagini della città sepolta, è necessario cantarla e dipingerla perché solo questo, solo la rivelazione di un mondo diverso, migliore e non dominato dai Demoni potrà portare la consapevolezza nelle Scintille e nelle Anime Luminose.

Book - Korvo per book_edited.png
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Quello che Kalki ancora non sa

Certo, Kalki dagli Sciamani ha appreso molte cose, ma non sa ancora che Emphatia non è stata raggiunta, che la missione della resistenza ha fallito, ma non sa neanche che il Sig. Mah in qualche modo è riuscito con un treno galattico che viaggia sotto i mari ad attraversare e a fotografare Emphatia e ora, una decina di immagini, risiedono proprio lì, in quel vecchio Samsung che non ha nemmeno la connessione ad Internet.

Mi piacerebbe dirti Kalki di dare un’occhiata al Maplet per connetterti all’Emphatia Spore di Land’s End, lì troveresti il finale di Emphatia e sapresti delle immagini acquisite dal Sig. Mah, ma soprattutto potresti vedere il Monitor Infernale di Zadkiel che riporta nomi, stato e posizione di tutte le duecentoquarantaquattro mila Scintille esistenti nei Metaversi.

Vedresti anche il cerchietto rosso con il tuo nome sovrapposto che sta ad indicare che i Demoni sanno di te, dove ti trovi e che sei in possesso della tua Rosa.

Forse è meglio che vi incontriate di nuovo Kalki e Sig. Mah, speriamo che l’Orologiaio passi prima da Nothing Road 666 che dallo Scorsetto Nero.

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