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Emphatia 1809

From Nothing to Dream - Bruno Mah
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Le 33 pagine non scritte di Nothing: The Book

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 Il Rapimento della Principessa Diamante

La Principessa Diamante non si preoccupò più di tanto dello sbuffo d’aria che sentiva entrare dalla schiena, ma soprattutto non legava il taglio alla maglietta con gli eventi successi alla Piccola Cattedrale. Non disse niente alla sua amica Strega Locandiera e insieme continuarono abbastanza rapidamente ad avvicinarsi verso casa, la casa della Strega-Locandiera, l’Intermezzo Temporale Maddalena 3DC.

La Notte era iniziata da tempo ma mancava ancora molto alla luce dell’alba, le strade della Zona Storica erano deserte e l’atmosfera non era delle più rassicuranti. Fu proprio qualche metro prima di entrare nella piazza più luminosa, quella chiamata ‘Soziglia’ che sentirono il rumore di un’auto che si fermava alle loro spalle. Si girarono d’istinto e videro un’ambulanza con le luci anabbaglianti  accese. Nello stesso tempo una lunga auto nera arrivava dalla parte opposta dal lato sinistro della piazza e si fermò proprio davanti a loro. Scesero dai lati anteriori della macchina due uomini alti e molto eleganti. I

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due Frangitori si avvicinarono alla Principessa Diamante e la scrutarono per pochi attimi. Pochi secondi furono il tempo necessario per capire che la Principessa aveva ritrovato il dono, meno di un secondo per eseguire l’ordine. Uno dei due Frangitori prese un teaser e si avvicinò alla Principessa Diamante che istintivamente tentò di allontanarsi. Due infermieri con museruola, che nel frattempo erano scesi dall’ambulanza la bloccarono prendendola per le braccia. Mentre il teaser del Frangitore stava per entrare in contatto con il corpo della Principessa, essa si divincolò con un’abile mossa ma non tentò di scappare, si avvicinò invece alla sua amica Strega Locandiera e in quel che si può definire meno di un secondo, guardandola fissa negli occhi le trasmise tutte le immagini di Emphatia e le disse mentalmente di cercarle dentro se stessa e di dipingerle come solo gli Artisti-Pittori sanno fare. Le disse anche di scappare velocemente. Molto velocemente. Detto ciò avvertì una scossa elettrica di discreta intensità, mentre abbandonava lo sguardo dalla Strega-Locandiera le ripetè ancora una volta di scappare. I Frangitori e gli Infermieri che erano occupati con la Principessa trascurarono la veloce fuga della Strega-Locandiera la quale aveva capito che l’unica cosa che doveva e poteva fare era quella di fuggire portando con se il dono che la Principessa le aveva lasciato. Con la morte nel cuore fece quello che era giusto e utile, fuggì lasciando la Principessa sola nelle mani dei Frangitori.

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La Principessa fu sollevata nel vedere la sua amica che era riuscita a scappare anche se sapeva che per lei le cose si stavano mettendo male. Molto male. La scarica di corrente la indebolì ma non le fece perdere i sensi, non ancora. Mentre gli infermieri la tenevano ferma, dalla macchina nera uscì una terza persona. Anch’esso ben vestito, molto ben vestito. Pure Lui alto. Più alto dei Frangitori. I Frangitori si scansarono per farlo passare, l’Arconte si avvicinò alla Principessa che pur essendo indebolita restava molto vigile cercando impossibili vie di fuga. “Il mio nome è Cronos, Principessa, sono l’Arconte Cronos e opero nel Metaverso Oscuro. Li ti porteremo perché tu avrai un compito molto importante, dovrai lavorare per noi!”. Non aveva la forza di rispondere la Principessa, mai e poi mai avrebbe lavorato per quei demoni, ma dentro di se sapeva bene che i metodi di convincimento dei Frangitori erano assai efficaci. Uno dei due Frangitori si avvicinò alla Principessa e fissandola negli occhi tentò di entrare nella sua mente. Fu devastante per il Frangitore, come se una scossa dieci volte più forte del suo teaser gli esplodesse nella testa. Si allontanò rapidamente e guardò un po’ timoroso Cronos. Cronos guardò con un sorriso-ghigno la Principessa che al contrario sembrava aver recuperato in pieno le forze, come se avesse assorbito l’energia del Frangitore. Anche la Principessa guardò Cronos con aria di sfida. Cronos si avvicinò a pochi centimetri dal volto della Principessa e le disse: “Ottimo, sei proprio ciò che cerchiamo”. Anche Cronos entrò nella mente della Principessa, ma non tentò di combatterla, voleva solo farle conoscere la sua forza. La Principessa si fece un po’ indietro e abbassò lo sguardo, aveva capito che contro quella forza non avrebbe potuto fare niente. Anche Cronos arretrò. Fece un cenno al Frangitore che aveva il teaser, e il Frangitore terminò il suo lavoro. La Principessa osservò il mondo intorno a lei oscurarsi lentamente e il suo ultimo pensiero fu per la sua amica. “Cercale bene, sono dentro di te, sono tutte le immagini che appartengono ad Emphatia, cercale, trovale e disegnale”. Fu un pensiero molto forte, talmente forte che la Strega Locandiera lo sentì. “Si” rispose la strega “lo farò!”. Un sorriso lieve ma reale apparve sul volto della Principessa quando sentì la risposta della sua amica, un sorriso che le restò anche quando i suoi occhi erano già chiusi. Gli infermieri caricarono la Principessa sull’ambulanza e partirono in direzione opposta alla macchina nera.

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Il Metaverso Oscuro

L’ambulanza fece il suo percorso nel silenzio e a velocità non elevata, non aveva ne fretta ne necessità di farsi notare. L’unico compito che avevano gli infermieri era quello di mantenere la Principessa in stato di incoscienza e portarla in quella che in apparenza era solo una piccola casina di campagna. Li ci sarebbero stati i Frangitori che avevano altri compiti. Gli infermieri fecero alla perfezione il loro lavoro, in breve tempo arrivarono a destinazione e  ancora con i favori dell’oscurità portarono la Principessa dentro la casa. I Frangitori la fecero adagiare dagli infermieri in un lettino e dopo li congedarono. Il compito che avevano adesso i Frangitori era quello di trasportare la Principessa Diamante nel Metaverso Oscuro, dagli Arconti. Sembrava che avessero progetti molto importanti per lei. Il modo di attraversare le dimensioni per i Frangitori era assai diverso da quello che avevano le Scintille, non usavano il mondo onirico, la meditazione o sostanze particolari, loro erano molto più tecnologici, loro usavano elettricità e cavetti. E computer. Collegarono i cavi con due sensori nella testa della Principessa e premettero il tasto che indicava ‘Metaverso Oscuro’. Si potrebbe pensare che la Principessa nemmeno si accorgesse di tutto questo, ma non era affatto così. Il cambiamento dello stato di coscienza causato dal Frangitore quando le fece perdere i sensi col suo teaser aveva trasportato l’essenza della Principessa nel Metaverso di Luce e li la Principessa non stava affatto male, anzi stava proprio bene direi, ma durò poco. Lo shock subito nel momento in cui i Frangitori azionarono il pulsante che attivava l’accesso al Metaverso Oscuro fu devastante, la Principessa fu letteralmente catapultata dal Metaverso di Luce al Metaverso Oscuro, un informatico potrebbe definirlo come un Taglia e Incolla, e per certi versi era proprio così.

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La Principessa riaprì gli occhi in una stanza grande e luminosa, si trovava adagiata su un letto molto lussuoso. Tutto era lussuoso in quella stanza, era piena di oggetti di arte, da quadri a statue in oro e in bronzo. Anche i suoi vestiti erano cambiati, tutta roba di marca, abiti firmati dai migliori stilisti. Si alzò dal letto e si avvicinò ad uno specchio che sembrava incorniciato nell’argento, naturalmente pulitissimo, luccicava. Si specchiò e vide il suo volto in gran forma, non ci era quasi più abituata. Al lato opposto dello specchio c’era una vetrata che occupava quasi tutta la parete e che dava l’accesso a un terrazzo molto grande, si avvicinò e guardò fuori. Quello che vide era uno spettacolo stupendo, un

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paesaggio che ricordava il mondo delle favole. Prati molto estesi, alberi e piante di ogni tipo, il sole era alto e risplendeva sopra nuvole bianche che sembravano disegnare le più svariate forme. E uccelli, grandi, sembravano per lo più aquile. Era magnifico, era impossibile.

Dopo si avvicinò ad una scrivania che si trovava ai piedi del letto. Era anch’essa molto grande. Sopra alla scrivania stava posato un libricino che aveva tutte le sembianze di un diario, vi era un computer e delle penne. Ovviamente in oro e rigorosamente di marca. Aprì il diario in un punto a caso e vide che non c’era scritto niente. Lo sfogliò un po’ casualmente ma tutte le pagine erano bianche. Posò il diario ma non accese il computer. Si avvicinò invece ad un vecchio stereo, di quelli ancora analogici, si di quelli con il piatto e l’amplificatore a valvole. Pensò che fosse strano tutto ciò, ma neanche più di tanto. C’era un solo vinile posato sul mobile, lo prese, lo guardò. “Klaus Schulze” lesse ad alta voce. “Mah, proviamo”. Tolse il vinile dalla copertina e lesse anche il titolo del disco: “Timewind”. Tempo e Vento, chissà quale significato poteva avere. Posò il disco sul piatto, prese la testina con le mani e posizionò la puntina proprio all’inizio del disco. Si sedette e mentre la musica immaginifica di Timewind avvolgeva la stanza e i suoi pensieri iniziò a cercare di mettere un po’ di ordine nella sua testa. Ricordava tutto o almeno quello che aveva visto, ricordava che stava andando a casa con la sua amica Strega Locandiera, ricordava della macchina nera, dell’ambulanza e anche di quel tipo alto, come è che si chiamava… Cronos, ecco Cronos l’Arconte. E poi? Poi il buio, si la scarica elettrica e subito dopo il Metaverso di Luce che conosceva assai bene ma dopo? Era successo qualcos’altro, e ora? ora dove si trovava? Questo proprio non lo sapeva. Non le pareva di essere mai stata qui, chi ce l’aveva portata? e con quali mezzi? L’unica cosa che dava per certa era che non si trovava nel Mondo Cardine e neppure nel Metaverso di Luce. Ricordò che era riuscita a trasferire le immagini di Emphatia alla sua Amica e questa era una cosa buona ma ricordò anche Cronos mentre le diceva che voleva che lavorasse per Lui. E questo non era affatto buono. Aveva paura dei poteri che quei demoni potevano esercitare sulla sua mente, aveva paura che potessero manomettere i suoi pensieri, farle fare delle cose che lei mai avrebbe fatto in condizioni normali, aveva paura di perdere i suoi ricordi, e allora, mentre la stupenda musica di ‘Timewind’ creava un’atmosfera surreale nel surreale decise di iniziare a scrivere un diario, un diario che potesse testimoniare al meglio le cose che le stavano accadendo, dove avrebbe scritto non solo i fatti per come erano accaduti,  ma,  per  quanto  possibile,  anche le  sue emozioni,  le sue paure  e le  sue speranze.   Lo avrebbe  scritto per non

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dimenticare. La paura che le potessero manomettere i ricordi era l’elemento che più di ogni altro la convinse a scrivere il diario. Le serviva per cercare di scongiurare il pericolo che le si stava insinuando nella sua testa. Aveva paura che la facessero cambiare, loro avevano i mezzi, e che mezzi, altro che sieri o marchi, quelli ti devastavano il cervello e ti potevano fare credere qualunque cosa. Questo diario lo doveva scrivere tutti i giorni e leggerlo tutti i giorni per non perdersi. In questo momento sapeva bene chi era, era la Principessa Diamante e pertanto sapeva anche che se i Demoni le riservavano un trattamento così speciale era solo perché di Lei avevano paura più di quanto Lei ne avesse di loro. Il ‘Vento’ di ‘Timewind’ continuava a inondare la stanza di note, la Principessa Diamante si sedette alla scrivania, prese una penna, la più normale ovvero quella meno preziosa e iniziò a scrivere, ma non in italiano o in inglese e neppure in francese che lei conosceva benissimo, scrisse in Esperanto, la lingua sconosciuta e odiata dai Manipolatori e dai Demoni. La prima cosa la scrisse sulla copertina ed era il titolo del diario: ‘La Taglibro de Princina Diamanto’.

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Il Diario della Principessa Diamante - Avvertenza

Per semplificare un po’la lettura, il diario verrà riportato in una sezione a parte intitolata appunto ‘Il Diario della Principessa Diamante’ e sarà scritto già tradotto nella lingua corrente. Dal momento che il diario sarà scritto solo durante la prigionia della Principessa nel Metaverso Oscuro, verranno segnalati nel libro (sia Emphatia 1809 che le 33 Pagine non scritte di Nothing) i momenti dove è utile leggere il diario e ne verranno indicati i punti precisi, ovviamente nella versione digitale saranno messi i link che indirizzeranno nel punto esatto.

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Il Diario della Principessa Diamante – Ricordi

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(Clicca sulla foto per leggere il diario della Principessa Diamante)

 

La Principessa volontariamente non scrisse alcune cose, ad esempio omise il fatto di aver passato le immagini di Emphatia alla sua Amica Strega, il rischio che i Demoni potessero tradurre in qualche modo il diario esisteva, era meglio usare prudenza. La Principessa finì di scrivere le sue osservazioni proprio mentre il disco terminava la sua facciata, posò la penna, chiuse il diario e lo ripose in un cassetto.

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Andò dallo stereo e girò il disco nel suo lato B. Il Tempo. Si il tempo e fu proprio in quel momento che sentì bussare alla porta. Era quasi onorata, si comportavano educatamente questi rapitori, pensava con ironia la Principessa. Non disse “avanti” o “prego” ma andò lei stessa ad aprire la porta. Lo fece lentamente, quasi a voler sottolineare la sua tranquillità. Ma non era affatto tranquilla.

 

L’Arconte Cronos

La Principessa Diamante aprì la porta verso l’interno della stanza. Al di la della porta vide l’Arconte Cronos. La Principessa Diamante con un sospiro quasi a voler dire “basta” alzò gli occhi al cielo e svenne tra le braccia di Cronos.

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Riaprì gli occhi in una stanza abbastanza normale, sembrava un salotto di dimensioni piuttosto ampie. Lei si trovava seduta su una poltrona probabilmente in pelle, sicuramente molto pregiata. Si guardò intorno e dopo un primo momento di smarrimento ricordò di aver aperto la porta della sua stanza e si era trovata Cronos davanti a lei. Poi il buio. Non c’era nessuno nella stanza e a lei sembrava di avere la possibilità di muoversi liberamente. Si alzò continuando a guardarsi intorno. Appesi nella stanza c’erano diversi dipinti e alcuni li riconobbe. Erano opere d’arte. Si chiese se fossero originali, alcuni avrebbero dovuto trovarsi nel Luovre o in altri musei, invece erano li. La Principessa si intendeva di Arte abbastanza per capire che se fossero state copie erano fatte veramente bene, ma tanti segni lasciavano pensare che quelli erano gli originali. C’erano opere di Dalì, di Magritte di Mirò e anche altri. Era prevalentemente un’Arte surrealista, piuttosto incompatibile con la filosofia ed il pensiero di questa gente. Era lecito aspettarsi qualcosa del Marinetti piuttosto. Niente di tutto questo. Era una stanza di stampo surrealista, il futurismo non era nemmeno accennato. Si accorse di un cocktail posato sul tavolo, sicuramente era per lei. Si chiese se ci avessero messo qualcosa dentro tipo droga, ma escluse questa ipotesi, non ne avevano bisogno. Era un Americano, la conoscevano bene. Ne bevve un sorso e guardò il dipinto che stava proprio davanti a lei dietro la scrivania. Era stupendo, ma non ricordava a quale pittore appartenesse, sotto si vedeva una sigla con tre lettere ma da quella distanza non riusciva a distinguerle. Il quadro raffigurava una montagna che si innalzava sopra un fiume e una grande luna piena alla sua sinistra. Le ricordava qualcosa, ma non riuscì a mettere in relazione il dipinto con le immagini che custodiva dentro di se. Si avvicinò e guardò le tre lettere che ne identificavano l’autore. Erano una lettera e 2 numeri: V23. In quel momento ricordò: il dipinto faceva parte delle immagini di Emphatia, anzi, forse era proprio Emphatia,

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perché quell’immagine si trovava anche dentro di lei e lei l’aveva trasmessa alla sua Amica Strega Locandiera.

Evidentemente la Strega era riuscita a dipingerla, ma altrettanto evidentemente gliel’avevano rubata. O comprata.

 “Bentornata tra noi Principessa” disse una voce alle sue spalle. La Principessa non fu sorpresa di rivedere Cronos quando si voltò. “una grande opera d’arte” disse Cronos alla Principessa indicando il dipinto. “Una delle più belle che ho mai visto” rispose la Principessa. Per fortuna aveva ampiamente recuperato le forze, l’americano l’aveva decisamente aiutata, perché la persona che aveva davanti era forse l’Arconte più potente di tutti. Era un gioco a scacchi quello che facevano, l’Arconte voleva sapere se quel dipinto avesse qualcosa a che vedere con Emphatia e la Principessa doveva nasconderglielo. “E’ un dipinto che rappresenta il sorgere di una luna alle spalle di una montagna. Questo luogo non appartiene sicuramente al Mondo Cardine, si capisce dalle proporzioni della luna, sembra almeno dieci volte più grande. Questo posto, se esiste, si trova sicuramente nel Metaverso, tuttavia, nessuno dei miei esperti ha saputo individuarlo. Qualcosa mi dice che tu mi potresti aiutare”. La Principessa fece finta di pensare schermando totalmente quella zona di memoria dove stavano le immagini di Emphatia. Guai se Cronos l’avesse trovata, li c’erano tutte le indicazioni. “E’ stupendo confermò la Principessa, ma non mi viene in mente alcun luogo che io abbia mai visto così bello”. “Già” confermò Cronos “perché un luogo così bello probabilmente non esiste”. Cronos sapeva che la Principessa grazie al suo Dono avrebbe potuto costruire il ponte di luce e arrivare istantaneamente in quel luogo solo con la forza del suo pensiero, e una volta raggiunto, ovviamente i Demoni l’avrebbero seguita e avrebbero raggiunto Emphatia. Il problema che aveva Cronos era di riuscire a farglielo fare. Certo, Arconti, Demoni, Frangitori erano esperti di manipolazioni, ma davanti non avevano un personaggio qualunque, avevano il peggio che potessero immaginare, almeno dal loro punto di vista. Avevano a che fare con una scintilla che in un attimo aveva disintegrato il marchio di Satana, aveva tenuto vive le speranze per la resistenza ed era riuscita anche a mantenere viva la fiamma salvaguardando tutte le immagini di Emphatia. ‘Ospitarla’ nel Metaverso Oscuro era cosa assai pericolosa. Per questo ogni stanza che le concedevano di andare, che erano molte, compresa la terrazza, erano dotate di tutti i comfort ma erano anche tutte completamente schermate. “Sei sicura?” insistette Cronos, la Principessa fece finta di pensare

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ancora un po’ ma intanto rafforzava la schermatura alla zona che aveva chiamato ‘Immagini di Emphatia – Top Secret’. “Si, certamente, un luogo così lo ricorderei” concluse la Principessa con decisione.Cronos in realtà immaginava la totale mancanza di collaborazione da parte della Principessa, se così non fosse stato ne avrebbe anche perso un po’ di stima. Piacevano all’Arconte Cronos gli avversari di valore, gli piaceva misurarsi con loro. Ma questa volta ne aveva davanti uno davvero tosto. Tosto e pericoloso. La Principessa si soffermò anche sui libri, notò Kant, Dostoevskij, Breton e tanti altri e tutti che delineavano un profilo di una persona di notevole intelletto. Ma rischiò davvero un altro svenimento che non poteva permettersi in questo momento quando vide posato su una sedia la Bibbia Nera e senza stelle di Nothing. ‘Nothing: The Book’ stava posato proprio li e nella sua versione nuova, quella che comprendeva le 33 pagine mancanti, proprio quelle che si stanno scrivendo in questo momento. Cronos si accorse del sussulto della Principessa che in questo frangente non era riuscita a mantenere la sua freddezza ma non la incalzò, disse solo: “Riposati Principessa, ti farò accompagnare nella tua stanza, puoi andare ovunque ti faccia piacere, non ritenerti prigioniera, qua sei libera di fare qualunque cosa. Avremo presto un po’ di cose da dirci, nel frattempo goditi il tuo soggiorno nelle Cattedrali di Bergderbil nella loro più profonda dimensione, quella del Metaverso Oscuro”. Detto ciò l’Arconte prese il suo cellulare, chiamò un Agente per fare accompagnare la Principessa nella sua stanza. La Principessa avrebbe voluto portare con se il libro ma non osò farlo, fu l’Arconte, più per dimostrarle il suo potere mentale e la sicurezza di se che si avvicinò al libro, lo prese e consegnandolo alla Principessa le disse: “Sei tu questa vero?, mi piacerebbe tanto sapere chi è che ti sta trasportando e dove ti sta trasportando”.

Ritengo opportuno ricordare che ne Manipolatori, ne Agenti ne Arconti o Demoni possono leggere la Bibbia Nera in quanto nelle loro mani tutta la narrazione viene tradotta in esperanto, e l’esperanto per loro è come l’aglio per i vampiri. La Principessa prese il libro e riuscendo a simulare neutralità disse: “grazie, lo leggo con piacere” ma nella sua testa pensò: “ora svengo, no, no, non devo svenire”.

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Questa volta riuscì ad arrivare nella sua stanza con le sue gambe accompagnata dall’Agente, posò il libro sul comodino e si sdraiò sul letto.

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L’Invito di Cronos

Tanti pensieri contemporaneamente occuparono la mente della Principessa, aveva bisogno di fare ordine per non lasciarsi sorprendere.

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* Nota di chi sta scrivendo le ’33 Pagine non Scritte’ (La Custode e Korvo)*

In questo momento, proprio mentre stiamo scrivendo la nona delle ‘33 pagine non scritte’ ci rendiamo conto che la Principessa ha parzialmente schermato la sua mente anche a noi che stiamo scrivendo lasciandoci visibili solo le cose che vede, le cose che fa e i pensieri non compromettenti, quindi non possiamo sapere sempre le sue intenzioni, o da cosa sono motivate le sue azioni. Quello che possiamo vedere in questo momento è che ha preso in mano il libro, ogni tanto gira una pagina. Non ci da affatto l’impressione che lo stia leggendo, sembra piuttosto che la sua mente sia impegnata in qualcos’altro. Speriamo di conoscere le verità che non riusciamo a vedere adesso attraverso il suo diario. E’ davvero una partita a scacchi che sta combattendo la Principessa, una partita con pedine reali purtroppo e in gioco c’è la salvezza dell’anima. Comprendiamo benissimo che la Principessa non voglia dare vantaggi agli Arconti, e quindi riteniamo faccia bene a schermare anche a noi alcuni pensieri per non rivelare le sue intenzioni.

*** Fine Nota ***

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Il computer si accese da solo, e dopo un veloce avvio lo schermo visualizzò una richiesta di accettazione di un messaggio. La Principessa Posò il libro sul comodino si alzò e si avvicinò al computer. Prese il mouse e con il cursore posizionato sulla scritta ‘accetto il messaggio’ cliccò il tasto sinistro del mouse. Si sarebbe aspettata qualche ologramma o cose ancora più tecnologiche nel caso di comunicazioni da parte degli Arconti, invece una richiesta normalissima e senza neanche la possibilità di una risposta vocale. “Questi ti entrano nella mente, te la rovesciano come vogliono e poi ti chiedono il permesso per accettare un messaggio?!” pensò la Principessa.

Era un messaggio scritto, nemmeno un messaggio vocale, ma non per questo meno elegante, anzi la forma utilizzata era molto rispettosa e nello stesso tempo appariva amichevole. Il messaggio arrivava da Cronos e diceva: “Buongiorno Principessa, nella speranza che la sua permanenza nei nostri alloggi le sia gradita avrei piacere di farle visitare alcune bellezze delle nostre Cattedrali e dopo, averla a cena con me”. Il messaggio non prevedeva risposta, quindi più che un invito era un ordine ben confezionato.

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Ovviamente la Principessa notò questo, era una richiesta che non le lasciava scelta, o meglio, forse la scelta gliela lasciava ma era anche suo interesse che le cose continuassero ‘soft’. Sapeva bene che tutto questo riguardo che le riservavano era solo frutto di un calcolo, solo perché loro pensavano che fosse più funzionale un approccio ‘gentile’ piuttosto che usare metodi non proprio ortodossi.

“Clicca per continuare” c’era scritto in fondo al messaggio, Era decisamente un messaggio poco professionale, chissà quale intento subliminale nascondeva. La Principessa non ci pensò più di tanto e cliccò nuovamente per andare avanti.

Come sospettava non era una richiesta, era una comunicazione. Il messaggio proseguiva con: “Busserò alla tua porta tra un’ora, faremo un giretto e poi ti porterò a cena nel miglior ristorante di tutta Bergderbil, quindi, il miglior ristorante del mondo”. Di seguito l’ emotion che ride. “Se ci mette l’emotion col bacino spacco il computer” pensò la Principessa notando che il messaggio era passato da una forma che era ‘Lei’ ad una forma più diretta e confidenziale che era ‘Tu’. Questo a distanza di un click. Il messaggio terminava con “se saremo fortunati a cena ti potrò fare conoscere un amico, quasi un fratello direi”. Ma la cosa che irritò enormemente la Principessa era come terminava il messaggio, altro che spaccare il computer, la testa a Cronos avrebbe voluto spaccare quando lesse la parte finale del messaggio: “Un’ora, mi raccomando, i vestiti li trovi nell’armadio, nella terza anta. Indossali!”.

Il computer si spense da solo, la Principessa stette con lo sguardo fisso nel monitor già spento per almeno una trentina di secondi. Se volevano giocare con i suoi nervi probabilmente era la strada giusta e altrettanto probabilmente con chiunque avrebbe funzionato, ma non con lei, non con la Principessa Diamante. Nemmeno quando aprì la terza anta e vide un top di voile nero semitrasparente, una minigonna anch’essa nera talmente corta che non lasciava nulla all’immaginazione e un perizoma, ovviamente nero con un diamante nella parte dietro, cucito proprio sull’ elastico. Non c’era altro, il reggiseno non era previsto.

Il limite era stato superato, la guerra iniziava adesso, ora non era più fioretto, era sciabola. La principessa chiuse la terza anta senza tirare fuori niente di quella ‘roba’ tornò alla prima anta dove sperava di trovare ancora la maglietta e i jeans che aveva prima del rapimento. Così fu. Così si vestì!.

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Mancava un’ora e a vestirsi ci mise due minuti, forse meno. Non si truccò, non fece nulla per Cronos, nulla per gli Arconti. Si mise a posto la frangetta, quello si,ma lo faceva solo ed esclusivamente per lei, lo faceva sempre, anche

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prima di andare a dormire. Che sia quel che sia pensò, se mi vuole portare a cena, deve portare me non quella bambolina che si è costruito in testa. Mancava quasi un’ora dicevamo quindi aveva tutto il tempo di aggiungere qualcosa al diario. Ma prima fece una cosa, si concentrò per richiamare l’attenzione a quell’entità che in maniera molto ineducata era entrata nella sua testa quando aveva scritto la prima parte del diario. Si, era stata maleducata, ma forse non poteva fare diverso, lo sapeva bene la Principessa, perché comunque era stata Lei a chiamarlo, lo fece inconsapevolmente allora, fu quasi per istinto ma ora lo doveva fare di nuovo perché aveva bisogno, il mondo aveva bisogno, che qualcuno leggesse il suo diario.

 

L’Accesso al Diario

Questa volta entrò col permesso, vide tutto con gli occhi della Principessa. Il viaggio per Emphatia acquisiva sempre più spessore con queste esperienze, perché stare nella mente della Principessa voleva dire sentirne la forza, le vibrazioni, l’intensità. Certo, aveva avuto a che fare tante volte con la Principessa, e non aveva dubbi sulla sua  integrità morale e sulla sua forza, ma sentirla così da vicino, beh sperò tanto che fosse contagiosa. Era totalmente inutile parlarsi anche mentalmente perché le capacità di condivisione della Principessa erano al pari di chi Emphatia l’aveva raggiunta quindi il Sig. Mah acquisì subito le informazioni necessarie, seppe di Cronos, dell’invito a cena e pure dei vestitini proposti. La figura dell’idiota non la evitò quando gli scappò una risatina. Rischiò l’espulsione immediata ma la Principessa era superiore, molto superiore e comprendeva lo stato ancora prevalentemente terreno del Sig. Mah e ne apprezzava l’impegno anche se di tanto in tanto cadeva in queste pochezze da bar. Già, ma lui un po’ topo da bar lo era,  e dopotutto è stato grazie a questo se sono nati gli Intermezzi Temporali. Vabbè, bando alle chiacchiere, la Principessa gli fece capire che da adesso in poi avrebbe potuto leggere il suo diario in qualunque momento del viaggio perché aveva creato una condivisione statica con la parte della sua mente che lo gestiva e aveva dato permessi esclusivi di accesso al Sig. Mah, quindi sarebbe bastato un click costruito nei suoi pensieri per aver accesso alla cartella condivisa chiamata ‘Il Diario della Principessa Diamante’. Non solo, si sarebbe attivato anche un alert, una avvertenza nel caso di un’ulteriore aggiunta o modifica al diario, se ci fosse stato un upgrade diciamo. Questo serviva per evitare tutto il trambusto di contemporaneità delle cose e dare la possibilità al Sig. Mah di leggere e rileggere il

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diario in qualunque momento e in tranquillità senza dover necessariamente aspettare il richiamo della Principessa. Andare nelle cattedrali di Bergderbil, anche se solo nella mente della Principessa, poteva essere rischioso: se Cronos fosse entrato in questo momento si sarebbe accorto della presenza del Sig. Mah in quanto non ancora in grado di schermarsi completamente. Molto importante era anche la cartella chiamata ‘Leggimi’ che appariva come sottocartella del diario. In quella sottocartella la Principessa avrebbe potuto dare informazioni importanti al Sig. Mah e cosa altrettanto importante anche il Sig. Mah poteva dare informazioni alla Principessa. Essendo questa una sottocartella di una cartella condivisa esclusivamente col Sig. Mah ne manteneva i permessi esclusivi ed era praticamente inaccessibile a chiunque altro. Salvo hacker.

In poche parole la Principessa aveva fatto capire al Sig. Mah che non era più necessario che si fermasse per leggere il diario dal momento che avrebbe potuto leggerlo anche dopo con calma. Naturalmente glielo disse per motivi di sicurezza, meno stava li e meglio era. Il Sig. Mah lo aveva capito, e aveva capito anche il motivo, ma fece finta di non capire, tanto era credibile. Nel ‘non capire’ intendo. Restò li. Per la verità anche alla Principessa non dispiaceva, tutto sommato una presenza amica in un mondo distorto non era sgradita, anzi, era un po’ come ricordare tempi passati, ricordarsi che non ci sono solo Demoni e Arconti. Troppo tempo aveva passato con loro, seppur prigioniera, e ancora altro tempo avrebbe dovuto passarne, o almeno così sembrava.

La Principessa si avvicinò alla scrivania, prese il diario dal cassetto, prese la solita penna normale, lo aprì alla prima pagina non scritta e iniziò a scrivere.

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Il Diario della Principessa Diamante – L'invito di Cronos

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(Clicca sulla foto per leggere il diario della Principessa Diamante)

 

La Principessa posò la penna, chiuse il diario e lo ripose nel cassetto. Poi appoggiò il gomito alla scrivania e pose la testa sulla mano, evidenziando una posizione di stanchezza e di richiesta di riposo. Il Sig. Mah che stava ancora nella sua testa vide come una nebbia nera salire dal basso, era pesante, era spessa, non era una bella cosa, era qualcosa che aveva il potere di abbassarle il livello di energia e questo succedeva sempre quando la Principessa esercitava il suo Dono. Per questo sveniva così spesso, e per questo le avevano assegnato la Dama di Corte che aveva la capacità di

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assorbire tutto questo nero e ridarle energia. Ma ora la Dama non c’era più, e la Principessa doveva fare da sola. Già era difficile, ma così era quasi impossibile. Il Sig. Mah ammirò ancora di più la Principessa quando si accorse di questo, quando si rese conto di quanto costasse alla Principessa mantenere il suo Dono quasi a chiedersi se fosse davvero un ‘dono’. La Nebbia Nera per fortuna si diradò, l’esercitare il dono in questo frangente non aveva comportato uno sforzo eccessivo, quindi riuscì a superarlo da sola. Il Sig. Mah si chiese se poteva fare qualcosa, la Principessa rispose a questa domanda non fatta a Lei: “No, non puoi fare niente, solo quando il mio Dono non servirà più, quando Emphatia sarà raggiunta io potrò stare bene. Ma non ti preoccupare, al massimo svengo e poi mi riprendo, sono abituata, anzi qualche volta questa cosa mi viene utile, posso fingere di svenire senza insospettire nessuno, come ho fatto l’altra volta con Cronos lo hai letto nel diario”. Sorrise la Principessa e sorridendo disse al Sig. Mah che era ora di andare, un’ora era quasi passata, tra poco Cronos avrebbe bussato e si sarebbe accorto che la Principessa non era affatto vestita come voleva lui.

 

Il Liquore Magico di Cronos

Effettivamente una presenza nella sua mente le provocava un consumo di energia, non era tanta ma doveva tenerne conto, le era sembrata una buona idea quella di condividere il Diario col Sig. Mah, le ragioni di sicurezza e di salute erano più importanti del piacere che un incontro seppur mentale avrebbe fatto. Erano le ragioni della Resistenza, e quello veniva prima di tutto, anche di se stessa.

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Cronos bussò. In quei secondi che separavano la Principessa da Cronos mille pensieri affollarono la sua mente, ma il più pressante era non aveva la più pallida idea di come avrebbe potuto reagire Cronos visto che non si era messa i ‘vestitini’ da lui richiesti. Ma come sempre succede quando troppi dubbi la assalgono sceglie sempre la soluzione drastica: “Machissenefrega, tanto se ora mi chiede i vestitini chissà cosa mi chiederà poi, meglio metterlo subito al suo posto”.

Questo fu un grave errore di valutazione della Principessa, la reazione di Cronos fu inaspettata. Quando la Principessa aprì la porta, non più timorosa, ma pronta ad affrontare le ire di Cronos e pronta a subirne le conseguenze egli si mostrò sorridente e gentile dicendo: “Molto bene Principessa, sarei restato davvero deluso se avessi indossato quella roba, davvero tanto. Ero sicuro che non l’avresti fatto!”. Immediatamente cambiò espressione, assunse quella che il suo ruolo richiede, seria, dura, diretta. Senza sorriso aggiunse: “Abbiamo scelto bene, a noi servono persone che hanno

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le palle, non dei pecoroni cacasotto”.

Certo, non era il linguaggio di un uomo raffinato come fino a quel momento aveva lasciato intendere di se Cronos ma faceva capire chiaramente che si stava giocando una partita a scacchi, la volevano mettere alla prova? o volevano sgretolare i suoi nervi? In quel momento la Principessa si pentì di non aver indossato i ‘vestitini’, perché aveva capito che era stata manipolata, avevano sfruttato la sua moralità e quello che conoscevano di lei per farle fare quello che volevano. Ed era solo una prova, era solo l’inizio. A Cronos non importava assolutamente niente dei vestitini, a Cronos importava distruggere le schermature della Principessa e magari averla a fianco nella guerra. L’aveva manipolata, un punto per lui ma non finisce qua pensava la Principessa.

Cronos cambiò ancora, ora era di nuovo gentile e col sorriso. Aveva con se un mazzo di mimose che pochi istanti prima non si vedevano. Lo diede sempre col sorriso alla Principessa che contraccambiò il sorriso. Non so dire quale dei due sorrisi era più fasullo, erano una cosa imbarazzante, ma sembrava che nessuno dei due si fosse accorto dell’altro. Nel caso della Principessa forse potremmo sapere qualcosa leggendo il diario.

Dopo aver preso i fiori la Principessa si scansò per fare entrare Cronos nella stanza. Cronos entrò e come se fosse la sua stanza (e da un certo punto di vista lo era), aprì un armadietto che la Principessa non aveva mai aperto. Da li prese due bicchieri (molto lussuosi, inutile dirlo… probabilmente vetro di qualche posto miracoloso del Metaverso) e una bottiglia di liquore non ben identificata. La bottiglia ovviamente non era mai stata aperta, Cronos la aprì e versò il liquore nei due bicchieri. Sembrava rum o whisky, dal colore ambrato. La Principessa cercò di vedere l’etichetta per capire cosa fosse, ma la scritta era illeggibile, sembrava cirillico. Allora si avvicinò prese in mano la bottiglia per vedere se almeno riportava i gradi. A lei piaceva il Negroni Sbagliato, non beveva superalcolici, la facevano stare male e in questo caso aveva paura di non mantenere il controllo. Niente, non erano riportati gradi alcoolici sull’etichetta. Allora chiese a Cronos: “cosa è?”. Domanda semplice e lecita. La risposta di Cronos era fuori dal contemplato. Lei si aspettava qualcosa tipo “Un liquore leggero, stai tranquilla” oppure “è un po’ fortino ma è molto buono”, si aspettava anche qualcosa di più normale come risposta tipo “Whisky” oppure “Rum” o simile, in quel poco tempo si era aspettata anche un ulteriore cambiamento di atteggiamento e un “Bevi e basta!!!”. In realtà quest’ultima ipotesi era poco probabile.

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Cronos rispose: “E’ semplicemente quello che tu vuoi che sia”.

La Principessa si rese sempre più conto che aveva a che fare con giocatori straordinari, non sapeva proprio cosa fare. Posò la bottiglia e prese in mano il bicchiere, lo guardò per prendere tempo, nella speranza che le venisse in mente qualcosa. Non lo voleva bere, ma nello stesso tempo non aveva scuse per non bere, era ‘quello che lei voleva che fosse…’ aveva detto Cronos e in più era anche curiosa. Poteva usare il trucchetto dello svenimento, aveva già funzionato una volta con Cronos ma era meglio non abusarne. E poi si sarebbe comunque ripresa e Cronos avrebbe avuto un motivo in più, tipo “bevi questo che ti tira su”. Non sapeva davvero cosa fare e Cronos la sorprese di nuovo: “E’ un distillato prodotto dalle scintille del Metaverso di Luce, quelli fanno cose davvero speciali, magiche si potrebbe dire. Prova”. Dicendo così Cronos diede un sorso e disse “Rum”, il migliore: quello del Corso-Nero. Cronos proseguì: “il liquido è costituito da molecole di un qualcosa molto simile all’Amrita, noi non riusciamo a sintetizzarlo e neanche ad isolarlo, quei ‘dannati’ del Metaverso di Luce fanno tutto quello che vogliono. Questo liquido entra in simbiosi con i tuoi desideri e trasforma la sua struttura molecolare diventando quello che tu desideri”. La Principessa si convinse e appena lo avvicinò alle labbra il liquido cambiò lievemente la sua colorazione, sempre ambrata ma più intensa. Lo sorseggiò: “Montenegro” disse, “è Montenegro” ripetè. Non era forte, era dolce, le piaceva, sì le piaceva, andava bene. Sorrise a Cronos. Pure Cronos sorrise. Intanto due a zero per lui. Ancora una volta la Principessa aveva fatto quello che loro volevano. In quel calice poteva esserci qualunque cosa, anche il Marchio Infame con potenza triplicata. Lei lo avrebbe bevuto. Per fortuna era davvero solo Montenegro.

 

La Terrazza della Cattedrale di Bergderbil

“Vieni Principessa, abbiamo un paio di ore di tempo prima di cena, ti faccio vedere un po’ di cose che appartengono al nostro mondo, quello che stiamo per trapiantare anche nel Mondo Cardine, sarai impressionata, ti piacerà. Poi andiamo a cena e parliamo un po’, conto molto sulla presenza del mio amico-fratello, ha cose interessanti da dire” disse Cronos.

Uscirono dalla stanza, non presero ascensori ma salirono delle scalinate all’interno della Cattedrale che portavano in alto. “Ci sono gli ascensori certo, ma se prendiamo gli ascensori non vedi le cose che ci circondano, non ci vorrà molto”.

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Salirono la scalinata affiancati. Alle pareti vi erano dipinti che raffiguravano diverse cose: battaglie navali, scene di guerra, ritratti di persone probabilmente celebri, e l’impressione era che più si saliva e più l’arte che li accompagnava fosse recente. “Quando avremo più tempo ti potrò illustrare gran parte di questa arte, ma una cosa te la posso dire adesso: Niente è nostro, o per essere più precisi, nostro lo è diventato perché abbiamo comprato tutto, ma questa arte appartiene solo ed esclusivamente alle anime, alle scintille del Metaverso di Luce Questo è insopportabile per noi”.

Continuarono a salire fino ad arrivare in cima, ci vollero almeno venti minuti, non era proprio una scalinata breve, dopotutto ci trovavamo nelle immense Cattedrali di Bergderbil. Arrivarono dinnanzi ad una vetrata, una porta-finestra molto ampia. Anche in questo caso la scenografia era maestosa. Tra dipinti e statue non si sapeva dove guardare. Oltrepassarono la vetrata, accedendo ad una terrazza che a confronto quella dove era ospitata la Principessa era un poggiolo.

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La Principessa si trovava con Cronos, il più temerario degli Arconti, dinnanzi alla magnificenza della città più assurda del mondo, di tutti i mondi, di tutti i tempi: Bergderbil del Metaverso Oscuro. Quello che la Principessa vide apparteneva a ciò che non si è mai sognato o immaginato. Era un sogno trasformato in realtà? Era il futuro del Mondo Cardine rappresentato in questo maledetto Metaverso Oscuro? O forse altro non era che il peggiore degli incubi: ‘Bergderbil: La città del Sogno’ era chiamata nel Mondo Cardine. ‘Bergderbil: l’Incubo’ è chiamata nel Metaverso Oscuro.

 

Bergderbil: l’Incubo del Metaverso Oscuro

Cronos sapeva benissimo che la Principessa stava schermando delle zone, e sapeva anche che probabilmente con i metodi tradizionalmente usati da loro non avrebbero ottenuto niente, piuttosto si sarebbe ammazzata che rivelare le verità su Emphatia. Quindi il loro gioco era quello di agire sulla sua mente, piano piano, lentamente, una particolare finestra di Overton che la indebolisce a poco a poco, un pezzettino piccolo per volta in modo che Lei non se ne accorgesse nemmeno e poi, al momento giusto, sferrare l’attacco finale e sfondare il muro della sua resistenza.

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Da quel punto di osservazione si poteva vedere molto bene una parte della struttura piramidale della città di Bergderbil. Bergderbil era edificata su più livelli e dalla terrazza dove si trovavano Cronos e la Principessa se ne

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potevano distinguere almeno due. Il primo, quello più in alto era situato proprio sotto la Cattedrale e occupava una zona molto vasta, ma nulla in confronto alle dimensioni del secondo livello che si intravvedeva oltre al primo livello e situato molto più in basso. I due livelli erano scollegati tra di loro, almeno in apparenza non si vedevano strade o rotaie che potessero renderli confinanti, ma la cosa che più era evidente, anche in lontananza, era l’enorme differenza di stato sociale dell’uno rispetto all’altro. Si potrebbe ricordare il film ‘Metropolis’ di Fritz Lang dove ai piani superiori stavano i governanti, le personalità, diciamo l’Elite e ai piani inferiori tutto il resto. Sempre che a Bergderbil non ci siano anche altri livelli.

Nel dettaglio la Principessa da quel punto di osservazione poteva vedere abbastanza bene solo il livello più alto che per semplicità chiameremo ‘primo livello’. Il primo livello al di sotto della cupola della Cattedrale si intende. Riusciva a vedere costruzioni molto eleganti, un diffuso stato di benessere e, anche se non si distinguevano, si vedevano tanti abitanti ma non certo un affollamento. Una densità medio bassa, forse anche più bassa che media, ma certamente uno stato di benessere di alto se non altissimo livello. Nella Bergderbil alta del primo livello abitavano i Manipolatori, i Governanti e i Frangitori servi-burattini degli Arconti, quelli che nel Mondo Cardine si fanno chiamare l’Elite, i Manipolatori di Bergderbil. Il loro servilismo era compensato con la ricchezza e l’abbondanza del primo livello della città di Bergderbil. Era fortunata la Principessa a non poter vedere cosa c’era nel secondo livello, ma ancora più fortunata nel non vedere nemmeno la presenza di un terzo livello. In quell’ultimo livello aveva dimora l’incubo, quello che gli Arconti con l’aiuto dei Manipolatori volevano trasferire nel Mondo Cardine, e che ci stavano pure riuscendo. Ma crediamo fortemente che sia una fortuna temporanea, il viaggio per Emphatia passa dal dolore e dalla verità, quindi, molto probabilmente la Principessa ed il Sig. Mah, prima o poi, se vorranno raggiungere Emphatia, dovranno anche fare i conti col secondo e col terzo livello della citta di Bergderbil: l’Incubo.

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“Affascinata Principessa?” chiese Cronos con un sorriso gentile. La Principessa voleva mostrarsi neutra anche se era davvero impressionata da quello che stava vedendo. Fece apposta la domanda che più di altre avrebbe indispettito Cronos. “Certo, quello che si vede è tutto molto bello ma cosa c’è oltre? laggiù intendo, nel piano più basso, è bello come qua?”. Anche in lontananza era evidente che non lo fosse, ma Cronos, da ottimo giocatore rispose: “anche meglio, solo

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che non lo sanno”. “Non abbiamo molto tempo” proseguì Cronos “riuscirò a farti vedere per il momento solo quello che noi chiamiamo ‘Il Primo Livello: VOSDA, la Bergderbil Alta’, poi andremo a cena”.

Questa volta non fecero scale o corridoi, ma un veicolo volante delle dimensioni e della forma di una limousine atterrò nella terrazza, un Agente scese dalla portiera del passeggero, aprì la portiera posteriore destra e fece entrare la Principessa. Ovviamente a questo punto la Principessa si aspettava che l’Agente aprisse anche la porta posteriore sinistra per fare entrare Cronos, invece aprì la porta anteriore destra, la stessa dalla quale era sceso lui, fece entrare Cronos e se ne andò.

La situazione nella quale si trovava la Principessa in questo momento era la seguente: seduta da sola nel lato posteriore di questa Limousine Nera volante in compagnia di un Agente che guidava e di Cronos seduto al suo fianco nella parte anteriore dell’auto. La cosa inquietante era il vetro separatorio che divideva la parte posteriore da quella anteriore della Limousine Volante. Il vetro era talmente spesso che non si poteva nemmeno comunicare se non attraverso dei microfoni intercom. Il risultato era che la Principessa non poteva assolutamente ascoltare quello che si dicevano l’Agente e Cronos e che il suo stato di stress stava inevitabilmente aumentando. L’avevano ingannata di nuovo, e lei c’era cascata come una pera, tre a zero per Cronos? “Stai tranquilla, lo stanno facendo apposta per indebolirti, per farti perdere il controllo, è quello che vogliono, devi restare tranquilla” continuava a ripetersi fra se e se. La realtà era che i suoi pensieri stavano andando a quei film dove ad un certo punto veniva liberato del gas nel lato posteriore dell’auto lasciando la vittima completamente succube in balia dei cattivi. L’auto volante partì.

 

Il Primo Livello: VOSDA, la Bergderbil Alta

Il viaggio durò pochi minuti ma alla Principessa sembrarono ore. Non successe niente, come era probabile e logico, se avessero voluto usare la forza lo avrebbero già fatto con facilità, ma questo non funzionava con la Principessa e loro lo sapevano bene. La Principessa aveva imparato a mantenere le schermature anche in stato di incoscienza, e questo era dimostrato quando nonostante anni di prigionia nella Prigione del Tempo i Frangitori non erano mai riusciti ad ottenere nessun risultato. Lo stato di incoscienza era talmente abituale per la Principessa che aveva imparato a gestirlo e viverlo, era un’autentica vita reale e parallela. Spesso viaggiava nei Metaversi, soprattutto in quello

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Luminoso. Ricordate l’incontro con Mignino il GattoBianco oppure il viaggio onirico propiziato dal ballo alla Piccola Cattedrale poco prima di recuperare il dono e il recupero del dono stesso, in quel caso aveva superato se stessa, aveva vissuto un sogno dentro ad un sogno. Si può dire che in stato di incoscienza la Principessa era ancora più forte. No, non potevano proprio pensare di distruggere le sue schermature semplicemente rendendola incosciente. Quelle schermature erano solide, sempre. Ma se agissero sui nervi, sullo stato mentale, se la facessero impazzire? Era sicuramente quella la strada che stavano percorrendo ma avevano un grosso problema: la Principessa lo aveva capito.

Scese dalla macchina appena parcheggiata, anzi, appena atterrata e senza mostrare alcuna emozione disse: “Siamo già arrivati? caspita mi stavo proprio divertendo, è bellissimo viaggiare con ‘sti cosi!”.

Tre a uno Arconte Cronos, incassa il punto e non fare l’errore di considerarlo il punto della bandiera.

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Vosda

Rimasero soli. Cronos e la Principessa passeggiavano nella Main Street di Vosda. Era una città super tecnologica, modernissima, avanti anni luce rispetto al Mondo Cardine. Secondo il progetto di Cronos era il futuro del Mondo Cardine. Grattacieli enormi, strade su più piani, automobili che non avevano bisogno di strade: volavano. Certo, non erano per tutti, solo qualche governante o frangitore speciale poteva entrarne in possesso. Comunque chiunque fosse cittadino di Vosda viveva sicuramente un’esistenza nel lusso più sfrenato. Non era una città affollata, non era assolutamente soffocante, ma era viva. Viva secondo i parametri di cosa intendono ‘loro’ per essere ‘viva’, ovvio. Vi erano enormi centri commerciali e lussuosissimi negozi di vestiti, gioielli, profumi, giocattoli, le sale da gioco erano sparse ovunque. Ovviamente in assoluta maggioranza erano i centri di telefonia o tecnologia in genere. Enormi Monitor e cartelloni pubblicitari erano sparsi ovunque per la città. Uno su tutti rimase impresso nella mente della Principessa, il suo messaggio diceva: “Microchip Cronos, tutte le funzioni in una sola mano!”. Altri non erano da meno: “Il Transumano a portata di Mano!”. Inquietante, decisamente inquietante. Ma, forse la cosa più triste fu quando la Principessa si rese conto che in tutta Vosda non aveva visto nemmeno una libreria. Cronos faceva sfoggio della magnificenza  di  Vosda,  la   Bergderbil   Alta, fece notare  alla  Principessa  anche la  presenza di  persone di primissimo

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piano quali ministri, parlamentari, editori, praticamente tutti servi suoi e della sua massoneria. La Principessa ne riconobbe parecchi e non ne fu affatto stupita. Sembrava una normale passeggiata in centro quella della Principessa in compagnia di Cronos, invece era solo il preludio ad uno dei suoi peggiori incubi. Iniziò tutto con il cellulare di Cronos che squillò. Ovviamente era tutto programmato, si trovavano in quel momento nella piazza principale della città, una piazza molto grande e ricca di bellezze da ammirare. Vi era anche un certo affollamento e un discreto rumore di un po’ di tutto. A parte la lussuosità sfrenata e qualche oggetto volante sembrava una città normale. Nel senso di intensità di vita. Cronos rispose al cellulare e dopo pochissimi istanti disse: “Arrivo subito”. Chiuse la linea sul cellulare, lo ripose in tasca e avvicinandosi alla Principessa le disse: “Scusami, ho una faccenda urgente da sbrigare, devo assentarmi un attimo. C’è un bar proprio in fondo alla piazza, prenditi quello che vuoi, torno subito”.

Una di quelle auto volanti atterrò proprio davanti a Cronos e alla Principessa, Cronos salì sull’auto volante e se ne andò.

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La Principessa aveva compreso facilmente che c’era qualcosa di strano, Cronos non avrebbe dovuto lasciarla sola, avrebbe potuto tranquillamente lasciare qualcuno con Lei, ma volontariamente l’aveva lasciata da sola. Da sola in una città che non conosceva. In una città dove probabilmente la conoscevano tutti. Cercò con fatica di mantenersi calma, vide il bar che gli aveva suggerito Cronos e si chiese se Cronos glielo aveva indicato perchè voleva farcela andare o perché non voleva farcela andare. Forse era esattamente la stessa cosa, sicuramente il loro piano non poteva fare leva su una variabile decisa da lei. Decise di non andare. Decise di non fare assolutamente nulla. Certo, un po’ di fame iniziava a sentirla, ma poteva tranquillamente ignorare il messaggio del suo stomaco. Almeno per un po’. Guardò se ci fossero delle panchine, sì, ne vide una proprio sotto a degli alberi non ben identificati. Si diresse verso la panchina. L’incubo ebbe inizio.

 

L’Incubo

La piazza che fino ad un minuto prima era gremita di persone si svuotò e quella che era una splendida giornata primaverile si stava trasformando in qualcos’altro. Il cielo si oscurò all’improvviso, sembrava un crepuscolo invernale, la temperatura scese di almeno 20 gradi, in pratica raggiunse lo zero termico, un vento gelido e forte soffiava proprio in

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fronte alla Principessa trasportando con se di tutto: polvere, insetti, pietre, ed era ancora niente. Un vortice di sabbia stava montando proprio nel centro della piazza e quando la sua forma era del tutto simile ad una tromba d’aria avanzò verso la Principessa. Iniziò a piovere, un insieme di ghiaccio, acqua, e grosse palle di grandine. Non fece a tempo a sedersi la Principessa, si voltò verso la tromba d’aria sperando che le palle di grandine non la colpissero, Si sentiva gelare, era fradicia d’acqua e il freddo stava incominciando ad entrarle nelle ossa. Una grossa palla di grandine le cadde proprio ad un metro frantumandosi nel terreno, altre continuavano a caderle vicino. Era vestita in jeans e maglietta e per sua costituzione soffriva terribilmente il freddo. Questo era oltre il freddo, ma non bastava ancora. La tromba d’aria era ad una ventina di metri quando si trasformò: si aprì fino a diventare un muro di detriti, acqua, sabbia, insetti e continuava ad avanzare. La Principessa arretrò fino ad appoggiarsi al muro di un palazzo. Il muro di sabbia si fermò proprio davanti a Lei. Fra la Principessa ed il muro si generò una calma terrificante. Dalla base del muro uscì qualcuno o qualcosa, sembrava umano, anzi umana. Era una donna che poteva avere duecento anni e camminava lentamente e zoppicando verso di Lei. Poi uscì un uomo, anche lui molto oltre l’essere anziano, portava due stampelle e gli mancava una gamba. Altri esseri deformi uscirono dal muro avvicinandosi sempre di più. Erano una moltitudine, erano una Legione. Iniziarono a parlare: “Buongiorno Principessa, tu che aiuti tutti puoi aiutare anche noi?” e ridevano, in maniera sguaiata, ridevano, parlavano e avanzavano. “perché non usi il tuo Dono per noi?”, “Non siamo abbastanza per te?”. La Principessa si appoggio ancora più stretta al muro come se fosse una via di fuga. La distanza della Principessa dagli esseri informi era ormai solo questione di centimetri, la circondarono e qualcuno iniziò a toccarle i jeans, qualcuno la maglietta. Le risate erano diventate insopportabili, il loro odore nauseabondo si mescolava ad altri odori provenienti da quella strana pioggia. Uno di loro arrivò a pochi centimetri dal suo volto, un altro le strappò la maglietta. Era davvero messa a dura prova la Principessa. Una piccola parvenza di razionalità rimasta le ricordava che niente era vero, faceva tutto parte del loro gioco, stavano agendo sui suoi nervi. Non era facile lo stesso, non era affatto facile. Poi tutto finì.

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Quando la Principessa aprì gli occhi vide subito Cronos chino su di lei e un capannello di gente intorno. Sentì qualcuno dire di chiamare un’ambulanza, qualcuno diceva che l’aveva vista cadere per terra ma non aveva battuto a testa.

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“Tutto bene Principessa?” chiese Cronos. La Principessa si guardò intorno disorientata. Naturalmente la città era tornata normale, Lei era asciutta e la maglietta non era per niente strappata. Provò ad alzarsi ma preferì rimanere seduta, almeno un po’. Quello che sta pensando adesso la Principessa forse lo sapremo solo dal suo diario ma quello che disse dimostrò una freddezza e una capacità di ripresa incredibile: “Devo essere svenuta, credo che sia perché sono ancora a stomaco vuoto, non è la prima volta che mi succede, ora sto bene, grazie”. Così dicendo si alzò. Da sola, evitando con una abile mossa l’aiuto di Cronos.

Capito Cronos con chi hai a che fare? Incassa il secondo punto, ora siete tre a due.

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Cronos rientrò assieme alla Principessa nella Cattedrale con una di quelle limousine volanti, la accompagnò nella sua stanza e le disse di fare le cose con calma che la cena sarebbe iniziata solo quando lei si fosse sistemata e sarebbe stata pronta. La Principessa non aveva niente da mangiare nella stanza, solo un bottiglino di acqua. Pensò che faceva anche questo parte del piano, la volevano indebolire sotto ogni punto di vista. Aprì le ante degli armadi per vedere che vestiti gli avessero lasciato. Le ante erano colme di vestiti di prima qualità. Proprio roba da Principesse. Prese un vestito quasi a caso, uno che pensava di starci comoda. Era un vestito lungo nero con una spacco non eccessivo. Andava benissimo e poi aveva ben altro a cui pensare. Lanciò praticamente il vestito sul letto, guardò senza bere il bottiglino dell’acqua.

In quel momento il computer si accese e apparve un nuovo messaggio, sempre di Cronos, e sempre molto gentile. La Principessa si avvicinò per leggere il messaggio, Era un messaggio breve e sembrava anche premuroso. ‘Sembrava’. Ricordiamoci che qua siamo dove tutto ‘sembra’ e niente ‘è’. Il messaggio diceva: “Buongiorno Principessa, so che sei stata molto provata dalla giornata di oggi, e visto che il mio amico-fratello si fermerà per un po’ di tempo, ho pensato di rimandare la cena a domani sera. Ti farò portare qualcosa in camera sempre che tu non voglia comunque andare a prenderti qualcosa fuori. Avrai più tempo per sceglierti il vestito, ne abbiamo lasciato un po’ nell’armadio”. Il messaggio finiva qua, e come al solito l’idea che la Principessa potesse uscire da sola a cena fuori era del tutto velleitaria. Infatti nello stesso istante che il computer si spense qualcuno bussò alla porta dicendo: “La sua cena Principessa!”. “Meglio così” pensò la Principessa, stasera sarebbe stata davvero dura, avrò il tempo di riposarmi, di pensare e di scrivere il diario”.  Disse ad alta voce “E’ aperto,  avanti”.  Un agente  entrò con un vassoio e diverse portate,

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una bottiglia di vino pregiato (Amarone, ndr) e un calice che da solo valeva un gioiello. L’agente posò il vassoio sul tavolino e se ne andò. Azzeccarono tutto, dai vari tipi di carne pregiata cruda, al vino, era tutto perfetto. C’era anche un foglietto scritto a mano posato sul vassoio con su scritto: “Stai tranquilla Principessa, niente Aglio, buon appetito, a domani! Cronos”.

La Principessa decise che aveva fame, sì, aveva proprio fame. Si mangiò tutto, e con calma, molto lentamente finì anche la bottiglia di Amarone. “Che vino!” pensò. Certo che questi ti fanno passare dall’inferno al paradiso senza che neanche te ne accorgi. Finito di cenare la Principessa decise di sdraiarsi un po’ sul letto concentrandosi sulle 33 pagine non scritte di Nothing visto che ora le poteva leggere, dopo avrebbe aggiunto qualcosa di importante al diario. Qualcosa che era necessario che il Sig. Mah leggesse. La Principessa ripose il vestito nell’anta e rimanendo in jeans e maglietta si sdraiò nel letto. Durò un’oretta il suo riposo condiviso con la lettura delle 33 pagine di Nothing, poi si alzò e si avvicinò alla scrivania dove teneva il diario. Lo prese, lo aprì e inizio a scrivere la terza parte del suo diario ma questa volta lo poteva scrivere con più consapevolezza e senza ripetere le cose già scritte, salvo errori ma soprattutto la certezza che il Sig. Mah lo avrebbe letto ovunque si trovasse.

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Il Diario della Principessa Diamante – Riflessioni

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(Clicca sulla foto per leggere il diario della Principessa Diamante)

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La Principessa posò la penna, guardò se nell’anta oltre a quelle magnificenze di vestiti ci fosse anche un pigiama. Naturalmente c’era, un pigiama azzurro. Maglietta e pantaloncini corti. La temperatura della stanza era perfetta, 21 gradi. Come piaceva a lei. Quel pigiama andava proprio bene. Si mise nel letto sotto le coperte e chiuse gli occhi per cercare di dormire quando il led rosso sul documento leggimi iniziò a lampeggiare. Era la cartella condivisa col Sig. Mah, era un messaggio. “Ma non si quieta mai!” pensò la Principessa ma andò a leggere il messaggio. Era un messaggio un po’ confuso, scritto molto velocemente ma comunque comprensibile: “Ho letto il diario, ho letto le 33 pagine, so tutto, prendi tempo Principessa, cerca di resistere, sto arrivando, ho il compito di portarti via da lì e dopo dobbiamo andare insieme ad Emphatia, tieni duro, io sono quasi al confine col Metaverso Oscuro, mi trovo in un sentierino che chiamano ‘Purgatorio’ ma spero di non averne per molto. Arrivo. Resisti”.

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Sì, era scritto un po’ velocemente ma era efficace. Almeno la Principessa sapeva di non essere da sola. Certo che l’idea che il Sig. Mah avesse le possibilità di portarla via da Bergderbil non era molto credibile. “Non si sa mai!” pensò comunque alla fine la Principessa. Rispose al messaggio con una sola parola “Grazie”. Poi chiuse gli occhi e si addormentò in meno di un minuto.

 

Il Sogno Premonitore della Principessa

A giudicare dai movimenti inconsapevoli della Principessa e dalle varie espressioni assunte dal suo volto durante il sonno non si può certo pensare che fosse un sonno tranquillo. Quando si svegliò non aprì gli occhi, li spalancò alzandosi di scatto fino a rimanere seduta sul letto. Si rese subito conto di dove si trovava e cosa la stesse aspettando, ma non poteva assolutamente ignorare il sogno che aveva appena fatto. Si coprì gli occhi con le mani e cercò di farsi forza. Doveva scrivere subito quello che aveva sognato, questo lo riusciamo a vedere, riusciamo anche a capirne l’urgenza, i sogni sono come le scritte fatte con la sabbia in riva al mare, basta un soffio di vento per portarli via. La Principessa recuperò le forze e lentamente si alzò, si avvicinò alla scrivania e fece la cosa che era necessario fare: scrivere il sogno nel diario, per non dimenticarlo e anche perché il Sig. Mah lo potesse leggere. Era solo un sogno, certo, ma spesso i sogni nascondono delle cose, a volte sono paure, a volte sono desideri ma qualche volta… sono presagi.

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Il Diario della Principessa Diamante – Il Sogno

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(Clicca sulla foto per leggere il diario della Principessa Diamante)

 

La Preparazione Psicologica alla Cena

La Principessa ripose il Diario nel cassetto e si alzò, decise di non cambiarsi, lo avrebbe fatto verso sera, prima della cena. Si assicurò aprendo l’anta dell’armadio che ci fosse ancora il vestito lungo nero. Appurato questo si sdraiò sul letto e si mise a fissare il soffitto. Non sarebbe stato male dormire ancora un po’, doveva accumulare energie, e la notte passata, nonostante avesse dormito parecchie ore, non sembrava averla rigenerata abbastanza. Lei sospettava che probabilmente quel tempo le era stato concesso per convincersi ad accettare la causa di Cronos e di Zadkiel. Decise di leggere nella parte di memoria condivisa con il Sig. Mah le 33 pagine non scritte di Nothing ma lo fece

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contemporaneamente al Sig. Mah, quindi la Principessa riuscì a leggere solo fino a questo punto. Fu sufficiente per sapere il nome del fratellastro di Cronos, Zadkiel. Poi si addormentò. Se il piano di Cronos era quello di combinare qualcos’altro ai nervi della Principessa quel pomeriggio oppure se fosse stato quello di darle il tempo di decidere di sposare la sua causa, in entrambi i casi fallì clamorosamente. La Principessa dormì altre otto ore di fila e questa volta ebbe un sonno tranquillo, molto riposante. Si svegliò che era già sera, aveva giusto il tempo di fare una doccia veloce e di vestirsi. Non si voleva truccare, solo una pettinata alla frangetta. Era evidente che la spiavano, in quel momento si accese il monitor del computer con l’ennesimo messaggio. Questa volta la forma non era troppo gentile: “Passerò tra un’ora Principessa, vestiti come ritieni”. Il computer si spense subito dopo come se avesse saputo che la Principessa avesse già letto il messaggio. Probabilmente era proprio così. Non si arrabbiò nemmeno la Principessa per la pochezza del messaggio, aveva capito che la forma che questi demoni usavano era solo psicologica, era sempre funzionale a qualcos’altro. Quindi se ne fregò. Ma aveva fame, e tanta, visto che l’ultima volta che aveva mangiato era stata la cenetta che le avevano portato la sera prima. Sapeva che non aveva possibilità di mangiare qualcosa prima della cena e si era convinta che quella strana dormita di otto ore non fosse stata casuale. Forse l’avevano indotta loro proprio per farla andare debole alla cena. Più ci pensava e più se ne convinceva. Decise di non pensarci, ne alla fame ne al motivo per il quale l’avessero indotta a saltare il pranzo, sempre che fosse stato così. Non serviva a niente pensarci, doveva solo concentrarsi per non lasciarsi sorprendere, anzi, avrebbe potuto giocare a suo favore questa cosa, se fosse stata in difficoltà poteva fingere uno svenimento per fame. Sempre che non svenisse davvero. Bevve un sorso d’acqua e decise di non pensare più a niente, avrebbe improvvisato sul momento in funzione di come si sarebbero messe le cose, dal momento che quelli ne pensano sempre una che tu mai avresti immaginato. Fece la doccia con tutta calma, uscì dal bagno aprì l’anta e confermò la sua decisione sul vestito lungo nero. Praticamente in quarantacinque minuti era già pronta e questo era un bene, aveva quindici minuti di tempo per concentrarsi. E invece no, quelli la spiavano. Sapevano che era pronta e Cronos bussò alla sua porta con quindici minuti di anticipo. Il tempo per la preparazione psicologica era già finito prima ancora che cominciasse. Qualcosa di molto forte e pressante stava dicendo alla Principessa che quello che sarebbe successo da ora in poi sarebbe stato decisivo. Quel qualcosa era assolutamente vero.

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Andò ad aprire la porta e quasi per istinto, senza ragionarci più di tanto chiese a Cronos se Zadkiel fosse già arrivato. Cronos sapeva benissimo di non aver mai fatto quel nome alla Principessa, come poteva conoscere il suo nome? Cronos era abituato a manipolare e di conseguenza era difficile manipolarlo, simulò indifferenza alla domanda e rispose semplicemente: “Certo, è arrivato ieri ma per la cena ritarderà un po’. Dice di aver un impegno, in realtà a lui piace farsi attendere per poi presentarsi sempre con scenografie grandiose. Non importa, aspetteremo. Spero tu non abbia troppa fame”. Era sottile il giochetto psicologico, la Principessa rispose semplicemente la verità: “Si che ho fame, è da ieri che non mangio, non vorrei che succedesse come a Vosda”. Cronos sorrise, ma non un sorriso sincero, sembrava proprio il sorriso del manipolatore che ha trovato l’avversario degno: “Tranquilla Principessa, ci faremo portare un ricco antipasto anche se lui non c’è, era già previsto, io odio aspettarlo e lui lo sa”. Interessante questa cosa, era evidente che tra i due c’era collaborazione ma non amicizia, saranno stati pure fratellastri ma anche Caino e Abele erano fratelli. La sensazione della Principessa era azzeccata, se l’uno avesse potuto fare fuori l’altro non avrebbe esitato un secondo, ma questo non era possibile e allora erano costretti a collaborare. Pensò intensamente a come poter sfruttare questa situazione ma per il momento non le venne in mente niente.

 

La Cena

“Saliamo” disse Cronos: “Ceneremo nella mia suite privata all’ultimo piano della Cattedrale. Nessuno ci disturberà e potremmo discutere tranquillamente”. “Discutere?” pensava la Principessa: “Discutere e di cosa?, ma non doveva essere una cenetta tranquilla dove avrei conosciuto suo fratello?” continuava a pensare la Principessa senza dire nulla e avendo sempre di più la certezza che di tranquillo ormai non c’era più niente. Era evidente che le carte stavano per essere scoperte. Fecero una decina di metri verso l’ascensore quando la Principessa ebbe l’idea di tentare un trucco per verificare se le sue paure fossero fondate. “Senti” disse la Principessa, “io non mi sento bene, non so che cosa mi prende ma stasera non mi sento proprio di conoscere tuo fratello, potrei sentirmi male e ti farei fare una brutta figura. Preferirei rimandare questa cena”. Rimandare non era certo nei piani di Cronos, e tantomeno di Zadkiel. Cronos faceva fatica a stare calmo, incominciava a non sopportare più le lamentele e i vizietti di questa Principessa, tanto più che ormai non ne aveva neanche più motivo. Restò comunque ancora una volta calmo, dopotutto  avrebbe anche

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potuto decidere di allearsi con loro. Cronos disse: “Vedrai che starai bene, la suite è molto accogliente, abbiamo programmato il termostato sulla tua temperatura preferita e la cena è esattamente quello che a te piace, sai che conosciamo bene i tuoi gusti”. Poi fece una smorfia perché la cosa che stava per dire gli era proprio storta: “E poi Zad è un simpaticone, vedrai che ti piacerà”. La cosa che colpì un po’ la Principessa era quel nomignolo, ‘Zad’. Gli ricordava qualcosa di molto famigliare.

Questo la fece esitare un attimo ma si riprese quasi subito e disse: “No guarda, non me la sento proprio, ho cercato di essere gentile ma stasera a cena non ci vengo”. Cronos perse la pazienza, ora la manipolazione, le piccole astuzie e i giochetti erano finiti. Gli occhi diventarono rosso fuoco e il volto iniziò a cambiare. L’aspetto non era più quello del dirigente d’azienda, era quello del Demone. “Muoviti, ho perso la pazienza!”. Non ci è voluto molto Principessa, è bastato poco a sgamarlo, ma adesso che fai? Era forte la fibra della Principessa e nonostante la paura e la fortissima tensione mantenne la calma: “Me ne torno nella stanza, mi faccio portare un panino col salame, un bicchiere di vino e la cena la faremo domani. Forse!”. Non disse altro, si girò e fece per tornare nella stanza, erano solo pochi metri. Riuscì a fare solo un passo. Fu scaraventata a terra da una forza disumana, una forza usata anche in maniera eccessiva, non era necessaria per portare la Principessa alla ‘cena’, sarebbero bastati un paio di agenti, renderla incosciente con del cloroformio o al massimo usare i loro tanto amati teaser e invece no, Cronos volle usare quella violenza per rabbia, per manifestarla e farle capire che lei era prigioniera, non era ospite. La Principessa rimanendo a terra con lo sguardo verso il pavimento disse: “Io non mi muovo, se mi volete mi dovrete prendere con la forza” poi voltandosi verso Cronos aggiunse con un sorriso malizioso: “Ma la forza sufficiente ce l’avete?”. Ora era tutto scoperto, le carte erano tutte girate. Ogni mossa era uno scacco. Si trattava solo di capire chi avrebbe dato lo scacco matto!”. Certo, sul piano fisico avrebbero avuto partita facile i Demoni, ma la verità è che la vera guerra era quella mentale, era quella spirituale, era quella che si sarebbe giocata tra poco, adesso la superiorità fisica di Cronos non era neanche da mettere in discussione, ma quello che fece non era degno nemmeno del più becero degli uomini. Si avvicinò alla Principessa che era ancora a terra la prese per il vestito e gliene strappò via un pezzo consistente. “Alzati!” disse “Subito!” aggiunse. Ovviamente la Principessa non si alzò, controllò il vestito, le scopriva un po’ il seno e da lungo che era adesso riusciva a stento a coprire le mutandine. “Bella forza Uomo!”. Disse la Principessa. “O mezzo uomo dovrei dire!”. Cronos era

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completamente fuori di se, la Principessa nonostante fosse in condizioni di palese inferiorità lo sovrastava alla grande. “Ora mi alzo e me ne vado in camera, domani me ne vado da qua, e non provare a fermarmi!” disse con tono forte e deciso la Principessa. Cronos rimase di pietra. Come faceva ad avere tutta questa forza. La Principessa si alzò come aveva detto, si aggiustò alla meglio il vestito riuscendo anche a coprire tutto quello che doveva e voleva coprire. Guardava Cronos negli occhi, era una sfida aperta. Cronos in quel momento perse tutto quello che di speciale aveva mostrato di se, adesso era solo un vecchio frustrato incapace di gestire la bellezza. La stese con un pugno. Forte, secco, sul mento. La Principessa non fece neanche a tempo a guardare quel verme negli occhi. Non lo sentì neanche dire: “Portatela così come è nella suite e dite a Zadkiel che la Principessa è pronta. Ditegli di venire subito”.

 

Il Dono della Principessa Diamante

La ‘suite’ altro non era che una cella di forma rettangolare larga più o meno cinque metri e lunga non più di otto ma molto alta, almeno una quindicina di metri. La luce tenue era generata da alcune candele poste in tutti i lati della stanza. La temperatura non superava i due o tre gradi. La cella era completamente vuota a parte due anelli in ferro attaccati ad una parete. Due anelli che sembravano posizionati esattamente all’altezza dei polsi della Principessa se fosse stata con le braccia alzate. Zadkiel e Cronos erano già li. In piedi. Entrambi nella loro forma originale. Cronos, un Arconte dei peggiori alto quasi tre metri, carnagione rosso-cremisi, occhi rosso-fuoco, coda e zampe caprine. Le corna erano almeno mezzo metro l’una. Non portava vestiti, non gli servivano. Zadkiel si presentava un po’ meglio, era alto qualche centimetro in più di Cronos, la sua fisionomia in compenso era molto più simile all’essere umano. A parte le ali si intende. Non poteva certo estendere completamente la sua apertura alare in quella cella se no lo avrebbe sicuramente fatto, si dovette accontentare di estenderla a metà.

Con un forte cigolio si aprì la porta metallica della cella, entrò un agente dicendo che la Principessa era ancora svenuta ed era controllata da due agenti che stavano fuori dalla porta. Fu Cronos a parlare: “Portatela dentro, ‘posatela’ lì” disse indicando il pavimento. L’agente fece un cenno agli altri due i quali entrarono con la Principessa. La sensazione era che le avessero strappato altri pezzi di vestito perché quando la posarono a terra senza nessun riguardo la biancheria

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intima era completamente visibile. Cronos se ne accorse ma non disse niente. Un agente uscì, chiuse dietro di se la porta e si mise di guardia proprio all’ingresso. Gli altri due si ritirarono di qualche metro ma restarono nella cella in piedi come in attesa di ordini. “Forse l’ho colpita un po’ troppo forte” disse Cronos a Zadkiel. Entrambi risero. Cronos proseguì: “Direi che ci vorrà un bel po’ di tempo prima che si svegli”. “Abbiamo fretta?” aggiunse Zadkiel. “Nessuna!” rispose Cronos. E in assoluto silenzio e restando in piedi aspettarono. Ci vollero più di due ore perché la Principessa diede un segno di vita, il colpo di Cronos era stato dettato dalla rabbia e aveva usato una forza decisamente eccessiva. La Principessa aprì gli occhi, la sua guancia toccava il pavimento freddo, l’avevano ‘posata’ rivolta verso il basso quindi la Principessa non li vide subito. Stette qualche secondo, forse almeno un minuto con gli occhi aperti ma senza muoversi, non ce la faceva. In quel minuto cercò di ricordare cosa era successo. Fu il dolore al mento e la testa che girava anche se era sdraiata a ricordarglielo. Poi trovò la forza per provare ad alzarsi. Ancora non si era girata, sentiva la loro presenza ma non li aveva ancora visti. Mentre si alzava vide i due agenti che erano di fronte a lei. Fermi. Impassibili. Riuscì ad alzarsi sempre girata verso gli agenti. Alzandosi si ebbe la conferma che gli agenti le avessero strappato molto del vestito già in brandelli. Quel poco di abito nero che le rimaneva addosso cadde a terra nel momento in cui lei fu in piedi. Be’ almeno la biancheria che aveva era sobria e non portava quel perizoma che i Demoni le avevano fatto trovare nell’anta. Non che fosse contraria ai perizoma, anzi, ma le occasioni per usarlo le doveva decidere lei. Forse questo era solo un pensiero scacciapensieri perché i problemi che aveva adesso erano ben oltre la biancheria intima. Sapeva che si doveva voltare. Lo fece lentamente. Quindi li vide.

La condizione già precaria e lo shock nel vedere due esseri del genere a pochi passi da lei fu devastante. Cronos e Zadkiel dovettero aspettare ancora una mezzoretta prima di riavere la Principessa perché quello che Lei vide, quando li vide nel loro demoniaco o angelico splendore, era oltre a quello che l’essere umano poteva sopportare. La vista le si annebbiò rapidamente, gli occhi si rovesciarono all’indietro, lo sguardo si alzò verso il cielo e con un lento sospiro crollò nuovamente a terra svenuta. Il seguito erano le risate dei due demoni. Gli agenti rimasero impassibili. Cronos ordinò a loro di appenderla ai cerchi in ferro che stavano alle pareti e come detto, dopo circa mezzora, la Principessa riprese i sensi. Si trovava in piedi con le braccia alzate e i polsi bloccati da quei cerchi di ferro.

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Davanti a lei, piano piano prendeva consistenza l’immagine dei due esseri infernali. Stavano a non più di un metro da Lei. Questa volta era preparata, per quanto uno possa essere preparato ad una cosa del genere, ma riuscì a resistere, anzi, nonostante la condizione nella quale si trovasse, legata, senza vestiti e dolori molto forti nel mento e nella testa, il suo sguardo era fiero, era da Principessa. “Non perdiamo altro tempo” disse Zadkiel. “Entriamo!”. Ed entrarono. Entrarono nella sua testa con la facilità della motosega che taglia il burro, la Principessa aveva creato un bel po’ di disordine ma sembrava che i demoni sapessero perfettamente dove andare. Spazzarono via ogni schermatura con una facilità impressionante, stavano scardinando ogni protezione, ogni parete mentale veniva distrutta. Avanzavano entrambi alla velocità della luce. La Principessa non poteva trattenerli in nessun modo, era totalmente impotente. Ma conosceva la sua testa meglio di loro e allora prese una scorciatoia. Nella loro folle avidità di distruzione i demoni si erano dimenticati di lei, loro cercavano la ‘Stanza dei segreti’. In quella stanza c’era il Dono, e anche il Diario Segreto, le immagini di Emphatia e chissà cos’altro. Loro volevano purificarla, svuotarla di tutto e tenere per loro tutto ciò che stava nella ‘Stanza dei Segreti’. La Principessa era scomparsa dalla loro vista e grazie alla scorciatoia stava arrivando al suo obiettivo. Loro non si preoccuparono più di tanto, cosa potava fare? Il suo stato fisico era ai minimi termini e la sua essenza mentale ne era certamente condizionata. Ci misero davvero poco a trovare la stanza, e ancora meno ci misero ad entrare. Li c’erano le altre due stanze: ‘Il Dono’ e ‘Il Diario della Principessa Diamante’ con il foglio ‘Segreto’ e il foglio ‘Leggimi’. Se si fossero separati, se ognuno dei due avesse accettato di dividere il malloppo, una stanza per uno, forse il destino sarebbe stato diverso, ma entrambi volevano tutto e quindi come due furie si scagliarono subito nella stanza che ritenevano più importante. Fecero esplodere la porta che apparteneva alla stanza del ‘Dono’. Entrarono insieme devastando anche buona parte della parete ma... ma! Sorpresa: trovarono la Principessa dentro la stanza col sorriso tra le labbra e un detonatore tra le mani! “Sorpresi?” Disse mantenendo sempre il sorriso più beffardo del mondo: “Tre a tre Cronos, buon rientro!”. Fece saltare per aria tutto quanto, fu un’esplosione terrificante. Cronos e Zadkiel furono catapultati fuori dalla sua testa più velocemente di quando erano entrati. La Principessa prima di azionare il detonatore ricordò le parole che aveva scritto nel diario: “Se sarà necessario userò il Dono, ma se lo dovessi usare sarebbe disastroso perché loro lo vedrebbero. In quel caso mi resta solo una possibilità: la mia auto distruzione.

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Il suicidio fisico per intenderci”. La Principessa aveva usato il Dono nella sua espressione più devastante. Ne fu costretta, era inevitabile, i segreti erano stati individuati, è stata un’azione disperata. Per ora i Demoni li aveva allontanati, ma sapeva che adesso doveva per forza compiere l’ultima azione, la soluzione finale per cancellare definitivamente i segreti: eliminare se stessa per eliminare anche i segreti, per non farli avere a loro”.

 

Epilogo

Cronos e Zadkiel, ormai fuori dalla testa della Principessa, si guardarono increduli. La Principessa era svenuta e stava appesa agli anelli di ferro con la testa piegata in avanti. Zadkiel disse: “E’ solo questione di tempo, e poco. Ormai sappiamo dove si trova quello che ci interessa, bisogna solo aspettare che si svegli. Tentare adesso non servirebbe, ha schermature automatiche che si attivano in caso di incoscienza, riesce a rendere tutto buio. Appena si sveglia procederemo”. “Direi che non c’è altro da fare!” confermò Cronos. Poi si rivolse agli agenti: “Portatela nella sua stanza, mettetele i ‘vestitini’ e lasciatela a terra. Abbassate a zero gradi la temperatura della stanza e togliete tutti gli abiti dalle ante degli armadi. Quando si sveglierà, prima di purificarla, voglio che abbia chiaro che lei dovrà essere come la vogliamo noi e una volta purificata. Lo sarà. Procedete!”. A quel punto Cronos scrisse qualcosa su un foglietto, lo consegnò agli agenti e aggiunse: “Questo lasciateglielo visibile in modo che quando si riprenderà possa leggerlo”. “Ottimo!” si congratulò Zadkiel. Quando c’era da fare qualcosa di malvagio erano sempre d’accordo! Gli agenti liberarono i polsi della Principessa, uno di loro se la caricò sulle spalle e si avviarono verso quella che prima era la sua stanza. Adesso è molto, molto più simile ad una prigione. Entrarono nella stanza della Principessa e la adagiarono a terra. Portarono via tutti i vestiti tranne i vestitini, fecero tutto quello che Cronos aveva ordinato e con un perverso piacere si lasciarono per ultima cosa il meglio. La spogliarono anche del poco che le era rimasto e la vestirono secondo indicazioni: i famosi vestitini, quelli che Cronos le aveva chiesto di indossare per visitare Vosda: un top di voile nero semitrasparente, una minigonna anch’essa nera cortissima e un perizoma, nero con un diamante nella parte dietro, cucito proprio sull’ elastico. Niente reggiseno. Non la adagiarono sul letto, la lasciarono così, svenuta, per terra in una stanza quasi senza luce, a bassissima temperatura e spogliata di ogni oggetto, computer compreso.

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Ma, come ben sappiamo, il diavolo fa le pentole, non i coperchi, Dimenticarono tutti la cosa più importante: Il Diario nel cassetto.

Ci vollero più di due ore alla Principessa per riprendersi. Quando aprì gli occhi e ricordò le cose, fu contenta di essere ancora viva. Non si alzò subito, ma si voltò con lo sguardo al soffitto. Pensava. Sapeva bene cosa doveva fare. Si accorse che indossava quegli indumenti indecenti che voleva Cronos e sapeva che Cronos glieli aveva fatti indossare solo per dimostrarle che alla fine lei avrebbe fatto quello che voleva lui. Trovò vicino a lei il biglietto scritto da Cronos: “Tu Principessa, alla fine, sarai come ti vogliamo noi!”. Non era neanche firmato, non serviva. La Principessa non commentò, lo gettò per terra senza dargli importanza. Neanche il fatto che avesse i ‘vesitini’ adesso aveva importanza. Era quello che doveva fare che aveva importanza, e lo doveva fare velocemente, prima che Cronos e Zadkiel arrivassero. Sapeva bene che non ci avrebbero messo molto. Il prossimo attacco sarebbe stato sicuramente risolutivo a loro favore. Doveva evitarlo. E, come detto, c’era una sola soluzione: la soluzione finale. Si alzò, la testa le girava enormemente, si ricordò che non aveva neppure cenato. Si accorse subito ovviamente del freddo, vestita così non avrebbe potuto sopportarlo a lungo, si accorse anche che la stanza era stata svuotata e nell’anta, come immaginava, non c’erano altri vestiti. Ma era un’altra la cosa che le interessava veramente, una sola cosa aveva importanza adesso: Il Diario. Doveva assolutamente scrivere l’ultimo diario e poi prima della soluzione finale inviarlo in una zona di memoria appartenente solo al Sig. Mah. Si avvicinò molto timorosa alla scrivania, la testa sembrava un’altalena, non poteva permettersi di svenire adesso. Aprì il cassetto: il Diario era li, con vicino la penna, l’accendino e le sigarette. “Che deficienti!” pensò con un amaro sorriso in bocca. Si allungò a terra per scrivere. Avevano portato via anche la sedia.

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Il Diario della Principessa Diamante – L'Ultimo Diario

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(Clicca sulla foto per leggere il diario della Principessa Diamante)

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Finito di scrivere la Principessa ripose il Diario nel cassetto e si alzò in piedi. Si concentrò: trasferì nella zona di memoria del Sig. Mah, la zona blindatissima che nessuno può nemmeno immaginare che esista, il Diario e il Documento ‘Segreto’. Disse ad alta voce: “Il momento è arrivato, cominciamo” poi sempre con il sorriso amaro e sempre ad alta voce aggiunse: “Se non svengo prima!”.

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La Soluzione Finale della Principessa Diamante

Chiuse gli occhi e alzò lo sguardo verso l’alto. Era il cielo che vedeva in questo momento. Il cielo divenne scuro, e il labirinto apparve. Conosceva bene la strada, quando l’aveva costruita non mise indicazioni, solo lei la doveva conoscere. Era un labirinto di siepi, siepi alte più di lei e per chiunque sarebbe stato una trappola da dove non sarebbe più uscito. Ma non per lei, era la sua mente, e quello che aveva nascosto al centro del labirinto era la cosa più pericolosa che potesse esistere. Andava utilizzata solo in caso di estrema necessità, quando la scelta migliore tra vivere e morire era morire. Camminava velocemente nel sentiero, questo era il suo ultimo miglio, l’ultimo tratto di strada che la separava dalla morte. Non lo avrebbe fatto così velocemente in altre situazioni ma ancora una volta la Principessa non aveva scelta, doveva risolvere questa situazione prima che arrivassero Cronos e Zadkiel. Non c’era tempo per i ricordi, non c’era tempo per niente, dopo un paio di corridoi e qualche scorciatoia che conosceva bene arrivò al centro del labirinto. Il Computer Centrale stava li, il programma era già attivo, bisognava solo inserire i parametri e premere il pulsante off. Lo schermo visualizzava delle lettere e si aspettava dei numeri di risposta: la prima riga era: B, la seconda riga era R. La Principessa introdusse i parametri, inserì 123 a fianco di entrambe le lettere. Pertanto la scritta nello schermo ora appariva come B123 e R123. Dopo qualche secondo apparve sotto una stringa di lettere e numeri che davano la sensazione di essere la risultante di un calcolo in funzione dei parametri inseriti: TaD=108H00M00S. Ora doveva solo premere il tasto Off, il tasto che spegneva tutte le sue funzioni vitali. Ma prima doveva fare una cosa, e la doveva fare fuori dalla sua testa. Si strappò di dosso il top di voile e la minigonna, prese l’accendino dal cassetto, gli diede fuoco e li lanciò sul letto. Il letto divenne un rogo. Il sistema anti incendio si attivò subito scatenando una intensa pioggia d’acqua. Si strappò il diamante dal perizoma e lo scagliò contro la vetrata mandandola in frantumi. Zadkiel e Cronos aprirono la porta in quel momento. Quello che videro era incredibile anche ai loro occhi: Fuoco, acqua, vetri in mille pezzi e la Principessa con indosso solo il perizoma davanti a loro in piedi. Li fissava e sorrideva. Sì, sorrideva come solo una vera Principessa sa sorridere. Disse poche parole e ben scandite: “Non-mi-avrete-mai-come-volete-voi” e poi rivolgendosi a Cronos gli ricordò, sempre con il sorriso, il risultato finale. Glielo indicò con le dita: quattro dita alzate nella mano destra e solo tre dita alzate nella mano sinistra.

Dopo abbassò la mano sinistra, voltò la mano destra e con sorriso rinnovato gli mostrò solo il dito medio. Premette l’interruttore. Stramazzò al suolo senza emettere suono. Così morì la Principessa Diamante, così muore una vera Principessa. L’acqua spense il fuoco e il sistema anti incendio smise di erogarla. Per terra solo vetri, brandelli bagnati di vestitini in cenere, e il corpo senza vita della Principessa Diamante.

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