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Emphatia 1809

Emphatia 1809 - Bruno Mah
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Libro 4: The Dark Sanctuary

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La Ripartenza del Tempo

Era semplicemente spezzata in due, in due parti che sembravano perfettamente uguali. Nelle dimensioni, certo, non sembrava neppure strappata la trecentotrentaquattresima carta, sembrava… tagliata in due. Il Sig. Mah l’aveva gettata alle sue spalle, un gesto decisivo, di quelli che non ammettono repliche e annullano ogni possibilità di ripensamento, in fondo era solo una carta.

Già, solo una carta, la trecentotrentaquattresima carta del mazzo delle trecentotrentatre carte di Jackson. Ma quella carta non faceva parte del mazzo, quella carta era un dono, un dono che se esistesse il destino potremmo dire: ‘un dono che il destino gli aveva fatto’. Non era stato il destino a fare quel dono, ma una scelta precisa di entità spirituali ostili al dominio di Shiva e Vishnu. Quella carta permetteva il contatto del Sig. Mah con l’Oracolo, e l’Oracolo, nella sua follia, conservava dentro di se l’essenza della scintilla più di ogni altro. Avrebbe potuto aiutare il Sig. Mah nel percorso perché la Scintilla nell’Oracolo aveva un legame diretto con la fiamma di Emphatia, era una sua emanazione, e avrebbe avuto facilità a ricongiungersi con la Fiamma custodita nel cuore di Emphatia. Non sapremo certo a breve, e forse non lo sapremo mai se quel gesto istintivo e ragionato nello stesso tempo compiuto dal Sig. Mah si rivelerà devastante o illuminante, quello che sappiamo è quello che succederà adesso, proprio in questo momento: le due parti della carta stanno planando nell’aria in un volo innaturale, quasi a giocare ad inseguirsi una parte con l’altra. Salgono, scendono, si allontanano, si avvicinano, si sovrappongono e si staccano. Alla fine prendono fuoco. All’apparire della fiamma un rombo che sembra provenire da un’altra dimensione avvolge tutto il Metaverso, sia quello Luminoso che quello Oscuro. Il Rombo aumenta di intensità in simbiosi col fuoco generato dalle due parti della carta che adesso sono tornate ad essere una. Il Sig. Mah si girò appena in tempo per riuscire a vedere una figura formarsi nella carta che si era ricomposta ma sempre avvolta dalle fiamme. Fu meno di un secondo, poi la carta divenne cenere. Il Rombo aumentava la sua intensità, la cenere lentamente scendeva a terra. Un unico rintocco di campana mise fine a tutto: Il Rombo cessò. Fu silenzio assoluto per alcuni secondi, poi lentamente, con precisione millimetrica un nuovo suono si fece strada tra le sfumature del nulla: Tic. Dopo un secondo preciso: Toc. Una altro secondo preciso e ancora Tic, e così via per tutto il tempo a venire. Il tempo nel Mondo Cardine era ripartito. Erano le 23 del 21 Febbraio 2022. I Frangitori si accorsero della variazione temporale e velocemente ne scoprirono la causa: Il Portale con lo Switch. L’ordine dato alle Forze dell'Ordine per la sua distruzione fu immediato. Anche l’esecuzione dell’ordine fu immediata. Fu solo per una questione di secondi e di fortuna che Raven e Korvo riuscirono a lasciare il Portale prima del suo totale annientamento.

L’Ultima ora del Mondo di Mezzo

Il riattivarsi dello scorrere del tempo e la distruzione del Portale provocarono l’immediato rientro nel Mondo Cardine del Sig. Mah che si ritrovò ovviamente nello stesso punto di quando era partito: tra i tavolini esterni del Poco-Corretto. Tam stava arrivando con il torbato. Tutto sembrava essere ristabilito, ma il Sig. Mah sapeva benissimo che non poteva essere così. Si chiedeva come era possibile che l’aver strappato quella carta avesse generato tutta questa confusione. Come poteva essere così importante quella carta. Guardò l’ora sul suo cellulare, erano le 23. Ovviamente, quale ora poteva essere? Mancava solo un’ora alla fine del Mondo di Mezzo, poi, allo scoccar della mezzanotte, il 22 Febbraio 2022 sarebbe cominciato il Mondo di Dopo. E sarebbe cominciato col botto. Doveva rimettere insieme i pezzi, e lo doveva fare velocemente. Il Tempo, adesso reale più che mai, non stava certo dalla sua parte e per di più non poteva nemmeno contare sull’Orologiaio, in questo Mondo Cardine voluto dai Manipolatori le

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diavolerie (le nostre intendo) non erano ammesse, il Tempo non lo si poteva fermare. Non lo si poteva ‘più fermare’ per la precisione dal momento che l’unico Portale in grado di fermare il tempo era stato distrutto. Quell’unico Portale che permetteva anche se in maniera elettronica il viaggio nel Metaverso. Ora non esisteva più. Certo, esistevano altri modi per viaggiare, lo sappiamo bene, tutte le Scintille lo sanno. E anche il Sig. Mah una certa esperienza ormai ce l’aveva. Il Portale dedicato poteva anche non servire più. Dopotutto nessuna Scintilla lo usava, ne Scintille ne Reminiscenze, loro viaggiavano per conto proprio. E poi quel modo di viaggiare utilizzando strumenti elettronici era roba per Manipolatori, alle Scintille piaceva molto di più Viaggiare in altri modi. Qualunque altro modo ma non con Portali rubacchiati ai Manipolatori.

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“Grazie Tam”. Tam scomparì assieme al suo sorriso nello stesso istante che posò il calice sul tavolino. Il Sig. Mah osservò il liquido mentre faceva roteare il bicchiere nella speranza che succedesse come la volta precedente. Ma stavolta niente viaggio e niente Ultima Stazione. L’altra volta aveva avuto l’aiuto di Raven e grazie al Portale era riuscito a viaggiare, questa volta doveva fare da solo. Il Viaggio doveva riprendere, questa era l’unica cosa certa. Fece come al solito, diede un sorso di torbato, accese una sigaretta e aspettò. Niente. Aspettò ancora. Ancora niente. Iniziò a capire l’importanza del suo gesto, quello di aver strappato la carta per intenderci, aveva totalmente scollegato la voce che gli parlava sempre nel momento del bisogno. Non aveva avuto fiducia. In un attimo di rabbia l’aveva strappata. No, non era rabbia, è stato un gesto voluto e ragionato. Il Sig. Mah è un logico, e se lo ha fatto era per motivi assolutamente razionali. Non c’era rabbia, c’era ‘ponderazione’. Doveva fare da solo, il percorso che porta ad Emphatia è un percorso individuale, non puoi sempre fare conto sull’aiutino. E se poi quell’aiutino è sbagliato, o addirittura opera di qualche agente nemico. Il Sig. Mah non lo sa mica chi è, o meglio, chi era veramente l’Oracolo. E allora va bene così. Ok. Va bene così. “Ma ora che si fa?”. Questa volta se lo chiese da solo. La risposta fu un altro sorso di torbato e il cellulare che segnava le 23,15. Ovvero 45 minuti alla fine del Mondo di Mezzo e anche 45 Minuti all’inizio del Mondo di Dopo.

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Sapeva che era molto importante riuscire a riprendere il viaggio nel Metaverso prima dell’inizio del Mondo di Dopo, quindi doveva trovare il modo di tornare prima della mezzanotte. Gli scappo una mezza risata nella testa quando gli venne in mente un suo amico, un vecchio Pirata della Ciurma, il Pirata Ludovik, che nel Mondo di Prima lo chiamava ‘Cenerentolo’ perché ultimamente anzi che fare l’alba come tutti i pirati se ne andava a casa presto. Ora entro la mezzanotte doveva trovare il modo di tornare nel Metaverso, perché dopo, con tutta

probabilità viaggiare sarebbe diventato molto più complicato. Si guardò intorno per vedere se c’era qualche colonnina sapendo benissimo che nel Mondo Cardine non avrebbero avuto senso. Si, lo sapeva ma non lo razionalizzava, continuava a cercare, forse per convincersi che qualcosa stava facendo. Poi ebbe una grande idea, aveva una borsina, l’aveva sempre dietro sia nel Mondo Cardine che nel Metaverso, nella borsina teneva la fiaschetta di rum, le sigarette e un paio di copie di ‘Nothing’. La grande idea sarebbe stata quella di trovare la soluzione nelle 33 pagine non scritte di Nothing. Prese la Bibbia Nera, la aprì ma si rese subito conto che quella era solo la copia originale. Niente 33 pagine non scritte. 23,30. Il tempo scorreva. Troppo velocemente scorreva.

Un’altra grande idea venne in mente al Sig. Mah: Il Corso-Nero. Li una colonnina c’era, si, era nel Corso-Nero del Metaverso, ma non si sa mai. Diede un ultimo sorso al calice ancora quasi pieno di rum, ultimo sorso nel senso che lo finì in un sorso, prese la borsa e si incamminò verso il Corso-Nero. Non era proprio un bestemmione che uscì dalla bocca del Sig. Mah ma qualcosa di simile quando vide il Corso-Nero chiuso. Era lunedì. Il lunedì il Corso-Nero è chiuso. Pensò cose molto brutte dell’Oste, ma poi pensò che era anche giusto riposarsi. Anche di Lunedì.

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23,35. Non poteva finire tutto così, stava diventando eccitante, i Metaversi, le 33 pagine non scritte di Nothing, il diario della Principessa Diamante, e tutto perché aveva strappato una carta e ora nessuno gli diceva cosa doveva fare. Guardò tra le piante davanti alla saracinesca chiusa del Corso-Nero per vedere se per caso ci fosse una colonnina. Non c’era. 23,40 il cellulare squillò. Il Sig. Mah guardò chi fosse e apparve una scritta. ‘Raven’. Quale dei due? Rispose. La voce dall’altra parte parlò “Si può sapere che cosa stai facendo?” disse Raven con un tono un po’ alterato. “Cercavo di comunicare con te” rispose sostenuto il Sig. Mah nella convinzione della sua ragione. “E come pensavi di comunicare con me nel Mondo Cardine? Con le colonnine? Non dirmi di ‘si’ se no stacco il cellulare”. L’imbarazzo del Sig. Mah toccò livelli mai visti. “mmm no, no, non credo, le colonnine non ci sono nel Mondo Cardine”. Una gracchio-risata proprio sopra la testa del Sig. Mah esplose in questo momento. Mentre Raven non si capacitava della stupidità del Sig. Mah.

Korvo Korvo se la rideva perché il Sig. Mah stava proprio cercando le colonnine. E mentre Korvo continuava a ridere, Raven dall’altra parte del telefono con enorme sforzo e consapevole del tempo che scorreva disse: “Il cellulare, usa il cellulare, qui non siamo su Star Trek e nemmeno nella Valle dei Leoni, siamo nel Mondo Cardine, o Mondo Reale, hai capito? E tu in quale mondo stai?”. “Ma certo, stavo giusto per chiamarti” cercò in qualche maniera di riparare il Sig. Mah. “Ora sono al Corso-Nero” proseguì. “Al Corso-Nero? Ma è lunedì, è chiuso, che ci fai li? devi andare alla Piccola Cattedrale e di corsa, mancano meno di 20 minuti alla fine del Mondo di Mezzo, poi viaggiare sarà praticamente impossibile”. La Piccola Cattedrale! Certo, era proprio da li che il Sig. Mah era riuscito ad andare nel Metaverso quando ancora non sapeva che si trattasse del Metaverso, era chiaramente scritto in Nothing, anche nella sua versione originale, era proprio in quel viaggio che aveva visto i cartelli che indicavano Emphatia e aveva sentito per la prima volta la voce

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dell’Oracolo. Ci era riuscito da solo, solo con la musica ed un bicchierino di Talisker. E la magia della Piccola Cattedrale. “Ma naturalmente” disse il Sig. Mah a Raven “ci stavo giusto andando”. Korvo continuava a guardarlo e a fargli capire che tanto lui aveva visto che stava cercando le colonnine. “Fai veloce” continuò Raven, devi tornare nel Metaverso entro la mezzanotte. 

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La Piccola Cattedrale si trovava a cinque minuti di distanza, quindi ce l’avrebbe fatta tranquillamente ad arrivare, poi si trattava di trovare velocemente il modo di viaggiare. Salutò Raven che era già a metà strada.

 

Il Ritorno alla Piccola Cattedrale

Non ebbe bisogno ne di chiavi ne di codici particolari per entrare, appena si presentò davanti alla Piccola Cattedrale il portone si apri da solo. Il Sig. Mah entrò. Vide la Sacerdotessa dietro al banco, si salutarono con un gesto poi la Sacerdotessa versò del Talisker in un bicchierino lo diede in mano al Sig. Mah e gli fece cenno di salire. Salire il corridoio per arrivare nella Sala Trasporto. Dove se no? Il Sig. Mah esitò solo il tempo di dare un’occhiata al monitor. L’immagine l’aveva già vista, ma non la collegava, forse era troppa la concitazione, ma la musica, quella si. La musica era la sua, la Sacerdotessa lo sapeva bene. Era la versione rimasterizzata di Timewind nella sua terza parte, quella inedita. Quella mai uscita quando era il suo tempo. Il titolo era ‘Echi del Tempo’. Non poteva essere più azzeccata.

Il Sig. Mah entrò nella sala trasporto e si sedette nella poltrona solita, quella da dove era partito alla fine di Nothing. Assaporò il Talisker. Un primo sorso. Guardò l’ora. 23,58. Entro 2 minuti doveva partire. Entro 2 minuti sarebbe finito il Mondo di Mezzo e quello che sarebbe stato il Mondo di Dopo era cosa assolutamente inimmaginabile.

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23,59. ‘Echoes of Time’ era un viaggio dove il mezzo era il vento e la meta era un altro tempo, o un’altra dimensione. Fu il rintocco di una campana a stabilire la fine e l’inizio. Come la campanella di un ring. La campana aveva lo stesso rintocco che il Sig. Mah aveva sentito nel Metaverso prima di rientrare. E ora anche lo stesso silenzio. Questa volta non fu un rombo a coprire il silenzio, ma esplosioni che sembravano non avere fine. Una forza inaudita. Vishnu aveva detto basta. Vishnu si era alzato e aveva attraversato la frontiera, oltrepassato la terra di confine con tutta la sua potenza di fuoco.

Ore 24,00. Oppure ore 00,00 come preferite. Shiva era avvisato, Vishnu stava arrivando e non stava arrivando in pace.

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La Mappa del Metaverso

Il Sig. Mah si ritrovò nel sentiero che conosceva assai bene, era il sentiero che portava a Nothing, e sapeva che a breve avrebbe trovato un’indicazione per Emphatia, un piccolo segnale stradale in legno posto ai lato sinistro del sentiero indicante un altro sentiero, una piccola stradina sterrata di campagna con ai lati una folta vegetazione che ne delineava i confini e non ne permetteva l’uscita. Si trovava nel punto dove il Metaverso Luminoso confina con la Piccola Cattedrale. Trovò facilmente l’indicazione e ovviamente seguì la strada che

indicava Emphatia. Era esattamente come la ricordava ma lui era cambiato, adesso sapeva che viaggiava nel Metaverso e non in un punto imprecisato nel tempo e aveva anche capito che quel percorso faceva parte della struttura fissa del Metaverso di Luce, quella chiamata ROM. Era davvero curioso di sapere cosa avrebbe visto alla fine della stradina, quando lo spazio finiva, o almeno dove prima lo spazio finiva. Chissà, forse adesso avrebbe potuto vedere qualcos’altro.

E fu proprio così. Riconobbe subito il punto dove nel viaggio precedente fu costretto a fermarsi, era anche il punto dove per la prima volta aveva sentito la voce dell’Oracolo, che a quel tempo chiamava ‘Il Jolly’, ma questa volta la strada non finiva, semplicemente continuava. Quello che cambiava lentamente ma inesorabilmente era la vegetazione. Tutto ciò che prima la rendeva impenetrabile adesso si stava diradando, ad ogni passo era sempre meno folta fino a diventare una pianura senza alberi. Un semplice sentiero sterrato che attraversava un campo di erba. La stradina terminò il suo percorso proprio sull’orlo di un dirupo. Era altissimo, quella pianura era situata sulla cima di una montagna che semplicemente terminava senza avere una normale discesa. Il panorama che si poteva vedere da quel punto era immenso, si vedeva tutta la vallata, era enorme, non c’era un punto di fine. In fondo al dirupo scorreva un fiume. Grande anch’esso, sembrava delineare un confine tra due territori, o tra due mondi. Il Sig. Mah fu tentato di prendere la mappa, ma fu distratto da una pietra scolpita a rettangolo irregolare contenente alcune indicazioni in basso rilievo. Era simile a quei riquadri che si trovano in cima alle montagne che indicano i nomi delle zone visibili dal quel punto di osservazione. Il Sig. Mah si avvicinò e lesse le indicazioni scolpite nella pietra.

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Il riquadro era molto scarno, evidenziava solo tre zone. Precisamente sotto, in perfetta linea con la posizione del Sig. Mah era indicata la scritta ‘Stige’, sul lato sinistro c’era la Scritta ‘Metaverso di Luce’ e sul lato destro ‘Metaverso Oscuro’. Non c’era altra scritta. Adesso il Sig. Mah sapeva dove si trovava, e sapeva anche dove doveva andare, il problema era sapere ‘come’ andare. Per cominciare pensò potesse essere utile confrontare i segnali indicati nella pietra con la mappa che gli aveva lasciato il Rivelatore di Ombre. Il Sig. Mah tirò fuori dalla tasca il portafoglio e per la prima volta diede un’occhiata alla mappa. Non si aspettava certo una cosa normale, ma quello che vide andava oltre la più fervida immaginazione. Quando dispiegò il foglio A4 che rappresentava la mappa vide nell’immediato una bozza con dei simboli e dei confini assolutamente indistinguibili. Dopo qualche secondo apparvero dei nomi ad identificare i confini e alla fine, in ultima battuta apparvero delle righe colorate che univano alcuni punti della mappa.

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La mappa riportava alcune zone ROM del Metaverso Oscuro e del Metaverso Luminoso, in più faceva chiaramente capire, se confrontata con le indicazioni della pietra che lui si trovava esattamente nella zona di confine. Cercò di capire la simbologia, non era molto difficile, i pentagoni rappresentavano gli Intermezzi Temporali, i Rettangolini arrotondati identificavano delle zone, le stelle a quattro punte erano i Crocevia. Ecco, il Crocevia era la cosa un po’ più complessa ma riuscì lo stesso a capirne il significato. Il Crocevia è una zona particolare che si può trovare in più punti dei Metaversi. Ogni Crocevia nasconde da uno a quattro Portali. I Portali consentono di essere istantaneamente trasportati ad un altro  Portale sempre all’interno del Metaverso. A parte Portali particolari che hanno funzioni specifiche. Nella Mappa i portali sono identificati dalla nuvoletta. Questo lo capì solo dopo aver compreso il significato delle linee rette colorate. Le Linee rappresentavano il viaggio che lui aveva percorso fino ad ora: grazie al Crocevia del punto 1, evidenziato in rosso aveva viaggiato fino al Crocevia del corrispondente punto 1 all’Ultima Stazione, per poi tornare indietro. Il punto 2, evidenziato in giallo indica il seguito del percorso senza l’utilizzo dei portali, in pratica dal Poco Corretto fino alla Piana dei Frutti. Da quel punto grazie ad un atro Crocevia aveva viaggiato prima alle Cattedrali di Bergderbil, nella stanza della Principessa Diamante e dopo fino alle Porte di Emphatia dalla Custode del Fuoco per poi tornare indietro esattamente alla Piana dei Frutti. Il punto 3, quello evidenziato in nero indica il brusco rientro al Mondo Cardine. La linea retta gialla identificata dal punto 4, indica la ripresa del viaggio, cioè quando dalla Piccola Cattedrale il Sig. Mah arriva dove si trova adesso, alla zona di confine. Geniale, era fantastica questa mappa, visualizzava non solo i luoghi, ma anche il percorso fatto. Peccato che al Sig. mah interessava molto di più il percorso che ancora doveva fare. La Mappa era comunque molto utile, faceva chiaramente capire dove poteva trovarsi la Principessa Diamante. A Bergderbil sicuramente, con tutta probabilità non nelle prigioni ma nelle lussuose Cattedrali. Lo sospettava grazie al breve incontro mentale avuto nella sua stanza, una stanza che non dava affatto l’idea di una prigione.  La cosa più importante era la presenza di Emphatia nelle indicazioni della mappa. Questo in realtà gli mise un po’ di timore per quella responsabilità, perché non era difficile capire che quella mappa non doveva assolutamente cadere nelle mani di nessuno. Probabilmente ad altri non sarebbe stata utile, in quanto era una mappa in divenire, cioè che mutava con l’evolversi delle situazioni e probabilmente il Rivelatore di Ombre l’aveva settata su di lui, quindi un altro non avrebbe visto niente, ma nel dubbio sempre meglio essere prudenti. La guardò ancora un po’ per cercare di capire come poteva scendere da quel dirupo La mappa non era di aiuto, c’era un crocevia nella zona di confine ma due strade su tre erano barrate e la terza indicava ‘Nothing’. Già, Nothing, questo lo sapeva bene, ma adesso non serviva più.

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Il Mondo di Dopo

Mai come in questo periodo le interconnessioni tra il Metaverso e il Mondo Cardine erano intense, a volte le due dimensioni sembravano quasi sovrapporsi. Quello che succedeva nel Mondo Cardine inevitabilmente si ripercuoteva anche nel Metaverso. La testa del Serpente, come veniva chiamata nel Mondo Cardine la Terra di Confine era diventata il terreno di scontro tra le due forze. Non era uno scontro diretto, Vishnu e Shiva preferivano sempre giocare come se si trattasse di una partita a scacchi, con pedoni, cavalli e alfieri. Pure le torri certo, soprattutto le torri, chi non le ricorda? Il genere umano era tutto manipolabile, chi più, chi meno. Chi prima, chi dopo. Il Mondo duale dava la vera forza a queste entità perché la divisione permetteva a loro di creare le false verità ma soprattutto nascondere le vere verità. Vishnu e Shiva combattevano questa guerra su più livelli: la menzogna e la manipolazione gli permettevano di creare gli schieramenti, le bombe e le armi rendevano la guerra reale, e in ultimo ma non per ultimo: la paura. Prima il siero infernale adesso il rischio di una guerra nucleare che non era solo tangibile e tecnicamente possibile, ma nessuna delle due parti perdeva occasione di minacciarla. Come detto lo scopo per entrambi era qualcosa di non immaginabile per il genere umano. Pochi riuscivano a vedere il vero intento di Shiva e Vishnu e quei pochi erano assai pericolosi per loro perché il rischio che potessero acquisire consapevolezza della loro forza esisteva. Queste scintille dovevano essere annientate, il viaggio per Emphatia doveva essere interrotto a qualunque costo.

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La Mappa del Metaverso

Li vide in lontananza combattere proprio sulla linea di confine tracciata dallo Stige, li vedeva dall’alto del dirupo di dove si trovava.

Rappresentavano la trasposizione della guerra dal Mondo Cardine al Metaverso ed erano due creature gigantesche. Nel Mondo Cardine erano conosciuti grazie ai

tanti film girati su di loro: King Kong contro Godzilla, adesso erano Vishnu contro Shiva.

Forse era la sua mente a creare nel Metaverso questa lotta, o molto più probabilmente era la sua mente a dargli quelle identità. Non erano immagini fisse, a volte scomparivano per poi riapparire, ma la ferocia con la quale combattevano non diminuiva mai, anzi. Sembrava davvero la proiezione di un film, uno scontro tra titani destinato a non finire mai. Invece finì, le creature gigantesche scomparvero. Erano solo una eco tradotta dalla mente del Sig. Mah con un’immagine che poteva comprendere. Non capì il significato di questa apparizione che  sembrava irreale anche nel Metaverso, ma quello che rappresentava era una lotta compiuta esattamente nel punto di confine tra i due Metaversi, esattamente nel punto corrispondente alla Testa del Serpente del Mondo Cardine, dove si svolgeva l’altra guerra, quella reale. Quella nel punto di Confine tra la Massoneria degli Asura e quella dei Deva.

 

The Cathedral, The Dark Sanctuary

Il Sig. Mah cercò di cogliere il segno, sempre che di segno si trattasse, e pensò che forse doveva dirigersi in quel punto. Era anche abbastanza logico, sapeva che per andare nel Metaverso Oscuro avrebbe dovuto in qualche modo attraversare lo Stige, e forse il punto giusto per l’attraversamento era proprio dove i due Titani si stavano combattendo. Il problema era il solito: come arrivarci. Come poteva scendere da quel dirupo. Riprovò con la mappa, dopotutto se gliel’avevano data a qualcosa avrebbe dovuto pur servire no?

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La guardò bene, ne osservò ogni particolare, la mappa segnalava chiaramente tutti i posti che aveva visto, e tracciava anche alla perfezione il percorso fatto fino ad adesso, ma a che cosa serviva una mappa se non ti indicava dove andare. “E’ tutto uno scherzo della mente, pensa bene Sig. Mah, guarda bene la mappa, c’è indicato un posto della massima importanza, un luogo dove in questo viaggio non sei ancora stato”. No, non era l’Oracolo che gli parlava, si parlava da solo nella testa, aveva capito che l’Oracolo lo doveva sostituire, e per ora, in mancanza di Korvo non trovò nessuno di meglio che se stesso. Era vero, quel posto lo aveva visto, ma per qualche motivo la sua testa lo dava per scontato. Era la Cattedrale, il più importante Intermezzo Temporale del Mondo e lui lo aveva dato per scontato. La vide chiaramente nella mappa, si trovava proprio nel mezzo del Metaverso di Luce tra la Piccola Cattedrale e la Piana dei Frutti. Non l’aveva vista nel viaggio semplicemente perché aveva fatto un altro giro, era passato dal Corso-Nero e non l’aveva notata nella mappa perché l’aveva data per scontata. La Cattedrale, la Palude su in Collina versione Metaverso Luminoso, era l’unico luogo indicato nella mappa ancora inesplorato. Realizzata questa cosa la magia della mappa si riattivò: La mappa cambiò ancora.

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Apparve un punto 5 e un sentiero chiamato ‘Il Sentiero Oscuro’ che conduceva ad un Santuario. Il Santuario, presso il punto 6, era identificato come ‘The Cathedral, The Dark Sanctuary’ e si trovava nel pieno del Metaverso Oscuro. Nei pressi del Santuario si trovava un Crocevia con il suo Portale. Quel portale trasportava proprio nei pressi dello Stige lato Metaverso Luminoso e sembrava proprio il punto dove le gigantesche creature stavano lottando. Quindi come per il Corso-Nero anche per la Cattedrale esistevano dei duplicati pensò il Sig. Mah, però questa Cattedrale non dava l’impressione di un essere un duplicato, sembrava piuttosto una Cattedrale costruita apposta in quel punto preciso dai Manipolatori per qualche misterioso scopo. Forse lo avremmo scoperto più avanti, forse no, per ora la riconosceremo come ‘The Dark Sanctuary’ ovvero ‘La Cattedrale, la Palude su in Collina’ del Metaverso Oscuro.

Adesso il percorso era chiaramente indicato, il Sig. Mah raccolse la sua borsina nera e imboccò l’oscuro sentiero che portava alla Cattedrale.

Il Sentiero Oscuro

All’inizio non sembrava affatto un sentiero, infatti era semplicemente la stradina di campagna che aveva percorso prima e che ora proseguiva a fianco del dirupo. Trovò la deviazione non molto tempo dopo, vide il solito cartello direzionale che indicava il ‘Sentiero Oscuro’. Il Sig. Mah seguì il cartello, e in breve tempo si trovò nel sentiero. Non c’erano cartelli che ne segnalavano l’ingesso, non erano necessari, lo si riconosceva. Cipressi giganteschi facevano da cornice creando una costante zona d’ombra. Più ci si inoltrava nel sentiero

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e più la vegetazione si intensificava, più la vegetazione si intensificava e più l’oscurità incombeva. La luce lasciata nella zona di confine era ormai solo un ricordo. La notte era lo stato costante di questo sentiero.

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Le distanze percorse nel Metaverso non sono per niente proporzionali alle distanze indicate sulla mappa, dipendono da vari fattori, non ultimo lo stato di coscienza acquisito. Il Sig. Mah aveva abbastanza chiara questa cosa ma questo non voleva dire che fosse preparato per affrontare nuove strade. Avrebbe dovuto apprendere, acquisire, forse ricordare… e forse dimenticare. A volte immaginare, spesso vedere. Non era facile, non era affatto facile, questo sentiero poteva durare un attimo come un infinito. Dipendeva da lui. Quello che sapeva era che il sentiero andava Percorso per raggiungere la Cattedrale Oscura dove avrebbe trovato il portale che lo avrebbe trasportato nei pressi dello Stige. Il Mondo Digitale del Metaverso, come nei sogni o nei pensieri crea le cose più incredibili, a volte davvero belle. C’era una musica che accompagnava il percorso, era una musica sacra, raffinata, bellezza pura. Il Sig. Mah la conosceva bene, a volte nel Mondo Cardine la ascoltava per ore. Il titolo dell’Album era ‘De Lumière Et D'Obscurité’, gli Artisti erano i Dark Sanctuary. ‘Di Luce e di Oscurità’,  ecco, si poteva scegliere meglio una colonna sonora per questo tragitto? No. Direi proprio di no.

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La musica non cancellava i suoni del bosco che avvolgevano il sentiero, sembrava farne parte, come una oscura e triste scenografia dove ogni cosa è stata pensata per creare quella situazione. ‘Triste’ nella sua bellezza, certo, ogni anima che attraversa questi percorsi non può non avere dentro di se una costante tristezza che lo accompagna in questo tratto di esistenza, una tristezza resa tangibile dalla consapevolezza e dalla certezza dell’abbandono. Della fine di qualcosa che non ritornerà più. Si ripensa a persone, amici, parenti, genitori, fratelli, sorelle, animali, certo anche animali e allo stesso modo. Con la stessa intensità. Cani, gatti, conigli. Pure i conigli. Spesso, quando si ripensa a qualcuno non si ricorda l’ultima cosa fatta insieme, gli ultimi istanti passati con lui o con lei, perché in quel momento il più delle volte non si poteva immaginare che quel momento sarebbe stato l’ultimo. Ma la nostra mente è immensa, immagazzina tutto e memorizza nelle più oscure e profonde zone della memoria così talvolta i

ricordi perduti ritornano e mostrano ciò che si è dimenticato. Questo è l’Oscuro Sentiero che porta alla Cattedrale, un maledetto percorso che ti fa male dal primo all’ultimo passo, dal quale non puoi uscire, puoi solo andare avanti. Lo devi percorrere tutto e senza sapere quando finirà. Se finirà. Le porte di Emphatia si raggiungono attraverso il dolore, credevi bastasse una google-map Sig. Mah. Non scriverò dei ricordi ritornati e ben tangibili, visibili e ascoltabili nell’Oscuro Sentiero della Vita del Sig. Mah, non lo farò perché non ha senso, ognuno ha i suoi, ed è giusto che attraversi il proprio dolore. Ma l’Oscuro Sentiero non è la morte, è il percorso per la vita, non per perdere ma per ritrovare, e allora questi ricordi che prima di fanno male, tanto male, dopo ti arricchiscono, ti rafforzano, e camminano con te come parte di te. Rivivono in te. Alla fine dell’Oscuro Sentiero c’è luce e questa luce è davvero luce, una luce vera che appartiene alla tua anima arricchita e che può davvero illuminare il percorso di chi il Sentiero lo ha perduto. Cammina Sig. Mah, guarda avanti e se la tua anima è pura, se il vettore è quello giusto e se Brahman lo vorrà, piano piano i Cipressi si diraderanno e l’Oscurità diverrà  luce, diciamo come in una dissolvenza incrociata, piano piano. Appunto. Ma prima devi raggiungere la Cattedrale Oscura, li troverai qualcuno che saprà giudicare se la tua anima si sta purificando.

 

​Il Vecchio Lupo Bianco

Stava proprio li, accovacciato nel mezzo del sentiero. Il Sig. Mah lo vide nonostante il buio perenne da almeno una trentina di metri. Perché era bianco e gli occhi risplendevano di una luce interiore che ne illuminavano lo sguardo. Era un Vecchio Lupo Bianco che stava li. Semplicemente stava li senza fare assolutamente nulla. Il Sig. Mah proseguì il suo cammino senza variazioni di passo. Quando furono a pochi metri incrociarono gli sguardi sempre senza mutare di una virgola quello che stavano facendo: il Lupo Bianco nulla e il Sig. Mah camminava. Il Lupo accovacciato occupava quasi tutto il passaggio rendendolo difficoltoso. Non fece nemmeno un accenno nè di alzarsi nè di spostarsi, e il Sig. Mah non rallentò il suo passo. Continuavano a guardarsi, fisso negli occhi. L’unico movimento che fecero entrambi era quello di spostare lo sguardo e quindi il capo in funzione della variazione di posizione del Sig. Mah che era sempre più vicino.   

Quando il Sig. Mah fu proprio a ridosso del Lupo si rese necessario per forza una variazione di movimento di uno dei due, se il Sig. Mah voleva proseguire per il sentiero avrebbe dovuto deviare leggermente a destra e allungare lievemente un passo per non pestare la coda del Lupo. Sempre che il lupo non spostasse di suo la coda. Non potendo nessuno dei due girare ulteriormente la testa per non distogliere lo sguardo dall’altro, occupavano praticamente lo stesso spazio, il Lupo fece la prima mossa. Staccò lo sguardo dal Sig. Mah e pose il capo sulle zampe anteriori in posizione di ulteriore riposo e allungò la coda per restringere ancora di più lo spazio di passaggio. Aveva fatto la sua mossa, ora toccava al Sig. Mah, e doveva fare la sua mossa velocemente per non variare il suo passo. Il Lupo gli aveva dato scacco, ma non scacco matto, solo scacco. In quel frangente di

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millesimo di secondo al Sig. Mah venne in mente l’idea geniale per mantenere inalterato il suo passo e non cedere al Lupo. Lanciò la sua borsina nera oltre al Lupo che istintivamente alzò il capo e si girò. Facendo questo movimento inevitabilmente spostò la coda e il Sig. Mah passò. “Ti ho ciulato vecchio lupo” pensò il Sig. Mah che riprendendosi la borsina nera riprese il suo cammino.

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Camminò per un centinaio di metri poi si girò. Il Lupo lo seguiva a distanza. Una trentina di metri, non di più, giusto per restare visibile. Quando il Sig. Mah si fermava e si girava per guardarlo, il Lupo si fermava e aspettava. Quando il Sig. Mah ripartiva, anche il Lupo ripartiva rimanendo sempre alla stessa distanza. Era curioso l’atteggiamento del Lupo, il Sig. Mah incominciava a divertirsi, e sembrava che pure il Lupo tutto sommato un po’ di gusto ce lo trovasse. Comunque il percorso doveva essere fatto e il Sig. Mah non si chiese che senso avesse tutto questo, se un senso lo avesse avuto si sarebbe rivelato.

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Non era gradevole l’essere mostruoso che uscendo dal bosco stava per raggiungere il Sig. Mah, era un Demone della peggior specie, di quelli che l’anima non te la chiedono, te la strappano. Aveva una parvenza umana il volto di quell’essere alto almeno due metri e mezzo e dotato di tutto il necessario per farsi riconoscere quale Demone: corna, coda, zampe caprine, colorazione rossa, fumo che usciva dalle narici, perfino il forcone aveva. Ma quel volto rosso orribile ricordava qualcosa o qualcuno che il Sig. Mah conosceva bene. Certo, l’immagine che il Sig. Mah vedeva di quell’essere immondo probabilmente l’aveva creata la sua mente ma questo non lo rendeva meno pericoloso anche perché correva, e correva molto velocemente. Ma non abbastanza. La velocità del Lupo Bianco era quella dell’Angelo, era quella di chi sa per quale motivo si trova li e sa bene quale essere avrebbe dovuto distruggere. Il Lupo Bianco si avventò sul Demone con una furia mai vista, le dimensioni del Lupo aumentarono fino a sovrastare completamente le già grandi dimensioni del Demone, la luce che usciva dagli occhi del lupo adesso era fuoco e i suoi denti azzannarono e lacerarono la carne del demone con una facilità che può essere paragonabile ad uno squalo che addenta del burro. Durò 0,5 secondi il Demone, ma furono sufficienti al Sig. Mah per identificarlo. Era un Demone inferiore, non certo un Arconte, era un Demone servo degli Arconti, di quelli che contano poco, ma comunque estremamente pericolosi. Quegli ultimi istanti che il volto del demone aveva ancora una parvenza di ‘qualcosa’ prima della sua totale lacerazione assomigliava dannatamente ad un manipolatore del Mondo Cardine molto famoso, un usurpatore di governi mandato proprio dagli Arconti al fine di portare avanti il devastante progetto degli Asura. Il progetto di Schiva. ‘Uomo d’Oro e Saxofono’ erano i Manipolatori che lo avevano reso potente e celebre nel Mondo Cardine, ma sempre un Servo-Burattino era.

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Il Vecchio Lupo Bianco si ricompose e tornò mansueto, il Sig. Mah gli offrì del Rum.

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Proseguirono insieme per il sentiero, ma adesso erano affiancati. Il Sig. Mah teneva spesso una mano sul corpo del Lupo che anche se tornato nelle sue dimensioni normali era pur sempre notevolmente grosso.

“Sanno che sei qua” comunicò telepaticamente il Lupo al Sig. Mah “adesso il viaggio è pericoloso davvero, non possono permettere che la Fiamma di Emphatia risplenda sul Mondo Cardine. Ne Deva ne Asura. I primi la vogliono per loro, i secondi la vogliono distruggere ma non per questo i primi sono meglio dei secondi, hanno solo due visioni differenti ma entrambi vogliono il dominio e la vostra anima”. “Tu sai come è possibile trasportare la fiamma nel Mondo Cardine?” chiese il Sig. Mah. Il Lupo Bianco rispose: “Non so molto di più di quello che sai tu, probabilmente l’unica persona che può trasportare  la Fiamma è la Principessa Diamante ma non so nemmeno se lei lo sa. So che è ‘Ospite’ degli Arconti nelle lussuose Cattedrali di Bergderbil del Metaverso Oscuro e so che stanno tentando di avere da lei le informazioni su Emphatia che si trovano nella sua mente. Probabilmente hanno saputo da lei di te, sono viscidi, falsi, infami, riescono sempre ad ottenere quello che vogliono, ma questa volta con la Principessa non avranno vita facile”. Il Sig. Mah proseguì: “Non credo lo abbiano saputo da lei, già un Agente mi aveva individuato e anche se è stato cancellato qualcuno gli doveva aver dato l’informazione, sono tanti i Dissidenti che hanno ceduto e gli Arconti ti comprano come vogliono. E’ molto importante che non scoprano il luogo fotografato nella copertina di Nothing forse non sanno neanche che la persona che sta trasportando la Principessa sono io. Da quello che si sa finora dalle ‘33 pagine non scritte di Nothing’ pare che non sappiano ancora niente, non hanno ancora legato a me quell’immagine ma siamo solo all’ottava pagina, sarebbe bene trovare una copia di Nothing nella sua recente versione per sapere se qualcosa è andato avanti. E sarebbe anche bene riuscire a leggere il diario della Principessa”. “Non sapevo del diario” rispose il Lupo Bianco”. Il Sig. Mah continuò: “Si, lo sta scrivendo in esperanto per non farlo leggere agli Arconti, io l’ho vista mentre lo scriveva, qualcosa mi ha trasportato nella sua mente, l’ho visto con i suoi occhi, ma non ho la più pallida idea di come fare per tornare da Lei”.

“Un modo lo troverai, o il modo troverà te” aggiunse sempre comunicando mentalmente il Lupo. “Siamo quasi arrivati, il mio compito finirà quando saremo giunti alla Cattedrale Oscura, li troverai qualcun altro che forse ti indirizzerà oppure ti fermerà”.

The Cathedral, The Dark Sanctuary

Il Sentiero Oscuro iniziò ad allargarsi e la vegetazione a diradarsi. Il Sig. Mah capì che erano quasi arrivati quando il sentiero si trasformò in una salita sterrata che diventava sempre più ripida mentre la si percorreva. C’erano sempre Cipressi ma a loro si erano aggiunti anche Pioppi, Ciliegi e anche altri tipi di vegetazione. Non era più scuro, non si può certo dire che fosse luminoso, era una situazione crepuscolare. In tutti i sensi probabilmente, sembrava davvero il Crepuscolo, quella linea sottile che divide il giorno dalla notte, la realtà dal sogno ma anche la vita dalla morte.

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Apparve quasi dal nulla, la si poteva vedere maestosa anche in lontananza, la strada tornò piana e il percorso si faceva sempre più sterrato. Si fermarono un istante. Fu il Sig. Mah a fermarsi per primo, voleva vederla per un attimo così, come la vedeva ora. Era un momento importante, quella era la Cattedrale Oscura, il Santuario dove il Sacerdote si rifugiava nei momenti che doveva prendere le decisioni più importanti e forse era anche il luogo da dove il Sacerdote aveva fatto il suo famoso discorso ai Dissidenti della Maddalena 3DC.

La Cattedrale, l’Oscuro Santuario, era un nome molto evocativo, probabilmente era da li che i Pirati di Emphatia erano partiti quando avevano sconfitto l’esercito dei Manipolatori, dal Santuario baluardo della resistenza ma che si trova nel mezzo del Metaverso Ostile, e probabilmente anche costruito dai Manipolatori, ma poi perduto per mano dei Pirati.
Erano ormai a pochi metri, non c’erano grandi scritte sull’edificio, solo due parole:

'The Cathedral’. Questo era ampiamente sufficiente per capire a quale Cattedrale si riferiva, e adesso comprese anche il perché, dopo tutta quella salita, veniva chiamata ‘La Palude su in Collina’. Anche nel Mondo Cardine era in una collina, dopo una salita che fatta a certe ore mica era uno scherzo, ma qua, nel Metaverso Oscuro era assolutamente tutto più evidente.

“Finche sarai in questa zona che comprende Sentiero, Cattedrale e Crocevia io ti potrò proteggere, oltre sarai da solo, buon viaggio Sig. Mah, che Emphatia ti sia vicina”. Con queste parole il Vecchio Lupo Bianco si congedò e lentamente tornò verso il Sentiero Oscuro.

Il Sig. Mah si trovava di fronte al Santuario, non riusciva a staccarne gli occhi. Una decina di gradini lo separavano dal portone di ingresso.

Quando mise il piede sul primo gradino un silenzio profondo ed innaturale avvolse tutta la zona della Cattedrale, si sentiva l’eco dei suoi passi mentre saliva i gradini. Arrivato all’ultimo gradino il rintocco di una Campana preludeva l’apertura del portone. Uno scricchiolio faceva da coda alla campana, il portone si spalancò. Il Sig. Mah per la prima volta entrò nella Cattedrale del Metaverso Oscuro, The Dark Sanctuary.

Ci vorrebbero ore per descrivere solo quello che era visibile dall’ingresso principale della Cattedrale, forse in un prossimo viaggio riusciremo a fare qualche foto o molto più probabilmente la Strega-Locandiera-Pittrice potrà dipingerne delle parti guardandole nei ricordi del Sig. Mah, adesso possiamo fare solo un elenco confuso. Strumenti musicali da tutte le parti tra i quali spicca un antichissimo pianoforte a coda, quadri appesi ovunque raffiguranti ogni cosa, comprese immagini della Cattedrale del Mondo Cardine, sicuramente in qualche modo erano collegate, da qualche parte, sicuramente il Sacerdote sapeva come. Chissà, forse ci potrà tornare utile in futuro. Un palco in fondo al salone con ancora microfoni ed una batteria montata, e libri, libri e ancora libri, di tutti i tipi: di musica, di poesia, di religione, di storia e…

e… pure lui, la Bibbia Nera e senza Stelle di Nothing. Posato sul Banco Bar, vicino ad un calice in vetro contenente il nettare torbato.

Il Sacerdote anche se in quel momento non c’era aveva pensato proprio a tutto. C’era un oggetto simile ad un cellulare che visualizzava un tasto con sovrascritta una parola, la parola era ‘Play’. Il Sig. Mah schiacciò ‘Play’.

In quel momento decine di candelabri posti ai lati del salone si accesero e dall’alto, da ogni ‘alto’ della cattedrale, invisibili ma potentissimi diffusori iniziarono ad avvolgere la stanza con una musica magica.

La conosceva bene il Sig. Mah, in altri tempi diceva che se in futuro un alieno gli avesse chiesto di spiegargli cosa fosse la ‘Musica’, lui non avrebbe risposto, gli avrebbe fatto ascoltare ‘Echoes’ dei Pink Floyd.

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Tin, (sospensione, poi ancora..) tin (sospensione poi ancora…) tin, sembrava la goccia che la Principessa Diamante doveva riuscire a sentire per poterla seguire e ritrovare ‘Il Dono’ perduto, ed eccolo un altro miracoloso collegamento, eccolo il legame, quella goccia, quel battito cardiaco che ha tenuto viva la Cattedrale, riacceso la Fiamma e ridato speranza e fiducia partiva da qua, dal Santuario. Dalla Cattedrale, la Palude su in Collina del Metaverso Oscuro. Quindi, forse, anche se inconsapevolmente, la Principessa Diamante era già stata qui.

Sarebbe stato felice il Sig. Mah di incontrare il Sacerdote, anche perché sapeva benissimo che si trovava li, nascosto da qualche parte, ma ormai si sa, il Sacerdote appare solo nei momenti decisivi, quando tutto sembra perduto. Ora è esattamente il contrario, le cose non stavano andando malaccio, dopo aver trovato la Cattedrale e quindi probabilmente anche il suo Crocevia si poteva finalmente essere trasportati sulle rive dello Stige.

Ma prima…

Ma prima, visto che c’è una bella poltroncina in pelle (sicuramente pelle di Manipolatore), visto che c’è un bel calice di Talisker, visto che la musica che avvolge tutta la Cattedrale è a dir poco immensa… ma soprattutto visto che abbiamo trovato una copia di Nothing nella sua versione recente, quella con le 33 pagine non scritte, allora sediamoci un attimo, rilassiamoci, beviamo un sorsino di questo delizioso nettare e iniziamo a leggere. A leggere per vedere cosa è successo di nuovo nelle lussuose Cattedrali di Bergderbil e alla nostra amata Principessa Diamante.

Il Sig. Mah prese Nothing e il Talisker, si sedette e iniziò a leggere a partire proprio dal punto dove ancora una volta era posizionata la piuma di Korvo: La pagina era la nona, e il libro non scritto partiva dal momento che la Principessa Diamante si era sdraiata sul letto nella sua lussuosa stanza all’interno della più importante Cattedrale di Bergderbil.

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Le 33 pagine non scritte di ‘Nothing: The Book Pt.4’

Pagine 9-11

(Segui il Link per leggere 'Le 33 pagine non scritte di Nothing)

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Paradosso - Nota

Questo sta succedendo contemporaneamente mentre il Sig. Mah sta leggendo le 33 pagine non scritte (proprio in questo punto), La Custode del Fuoco le sta scrivendo (ed è arrivata a questo punto) e la Principessa sta evocando il Sig. Mah perché possa accedere alla sua mente e leggere il diario con i suoi occhi.

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Le 33 pagine di Nothing si interruppero qua, il seguito era quella lingua sconosciuta. Non era un’interruzione di capitolo, era solo un’interruzione di attesa, il Sig. Mah percepì che la Principessa lo stava chiamando. Posò il libro sul mobiletto che aveva a fianco, dove stava posato il calice di Talisker, in pratica il Talisker sostituì il libro nella mano del Sig. Mah. In quel momento la Custode del Fuoco si bloccò, e restò anche lei in attesa degli eventi, in attesa che la Principessa scrivesse il suo diario. Bastò solo un sorso del Talisker al Sig. Mah che davanti ai suoi occhi apparve di nuovo quella lussuosa stanza. Il viaggio adesso era stato molto più rapido, non era stato un ‘Drag’ come la volta precedente, adesso era stato immediato, dalla Cattedrale, la Palude su in Collina, alla lussuosa stanza della Cattedrale di Bergderbil, nella stanza della Principessa in un batter d’occhio. Adesso il Sig. Mah sapeva bene il perché riusciva a raggiungere la Principessa, era Lei con l’Empatia, il suo ‘Dono’ che le permetteva di condividere gli spazi mentali che riteneva necessari col Sig. Mah. Quindi era solo Lei a rendere possibile al Sig. Mah la lettura del diario e ad avere notizie ed informazioni sul suo conto e sulla situazione della sua ‘prigionia’. E anche altro.

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Le 33 pagine non scritte di ‘Nothing: The Book Pt.5’

Pagine 11-19

(Segui il Link per leggere 'Le 33 pagine non scritte di Nothing)

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Chiuse la Bibbia Nera e la posò sul mobiletto, riprese il Talisker, ce n’era ancora un goccio, lo finì. Posò anche il bicchiere. Un’esperienza unica, per un periodo aveva vissuto le 33 pagine di Nothing nello stesso momento che la Custode del Fuoco le stava scrivendo. Almeno fino al momento che si trovava nella mente della Principessa Diamante. Fantastico. Certo, e fantastico anche che ora poteva leggere il Diario della Principessa in qualunque momento e  grazie allo spazio condiviso chiamato ‘Leggimi’ poteva anche comunicare con lei. Si rese conto di non aver detto alla Principessa che avrebbe dovuto raggiungere Emphatia, prendere la Fiamma dentro di se e portarla nel Mondo Cardine ma era anche vero che dirlo adesso non sarebbe servito, sicuramente in questo momento la Principessa non aveva possibilità di lasciare Bergderbil e poi era meglio non rischiare di farlo sapere agli Arconti. Leggono sempre quando possono quelli, ti spiano costantemente. Non sempre riescono. Ma si ricordò di condividere le ‘33 pagine non scritte di Nothing’ nella cartella ‘Leggimi’, in modo che la Principessa sapesse cosa veniva scritto di quello che le stava accadendo a Bergderbil e potesse di conseguenza scrivere sul suo diario quello che era necessario con più consapevolezza, correggendo eventuali inesattezze e aggiungendo eventuali omissioni.

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​Nota Importante

A prtire dal libro 5 sarà possibile seguendo i Link rappresentati dai pulsanti sulla sinistra, leggere in qualunque momento sia le '33 pagine non sctitte di Nothing' che 'Il diario della Principessa Diamante' ovviamente solo fino al punto che sono stati scritti. I pulsanti saranno posizionati in alto a sinistra sotto gli altri pulsanti.

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Il Sig. Mah in realtà era molto preoccupato perchè dopo aver letto le ‘33 pagine non scritte’ si rese veramente conto di quanto la Principessa fosse in pericolo. Non era preoccupato solo per lei ma anche per quello che sarebbe successo se i Demoni fossero riusciti ad abbattere le sue schermature. E’ vero che la Principessa non sapeva ancora della fiamma ma le immagini di Emphatia che ne testimoniavano l’esistenza c’erano. C’era anche il diario e pure il Sig. Mah che stava viaggiando per Emphatia. Oltre a leggere le informazioni avrebbero potuto condizionarla e farla lavorare per loro. Avrebbero potuto avere il suo dono. Un po’ troppo tutto questo, era  meglio ridurre al massimo i rischi. C’era un’altra cosa molto importante che il Sig. Mah aveva saputo, la Principessa aveva un ‘Segreto’. Questo segreto al momento non poteva essere rivelato, ma sarebbe stato utile se ce ne fosse stato bisogno. Più che utile direi essenziale. Il Sig. Mah, e per ora noi tutti, sappiamo solo che nella cartella condivisa ‘Leggimi’ si trova questo documento che si chiama ‘Segreto’. Nessuno ne aveva l’accesso, mancavano i permessi e comunque la Principessa aveva detto di aprirlo solo in caso di estrema necessità, ovvero quando Lei stabiliva che se e quando il momento fosse giunto, il documento poteva essere letto ma solo dalla persona, o dalle persone da Lei indicate.

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Non c’era tempo da perdere neppure in questo spazio senza tempo, le cose avvenivano e davano il verso al Vettore. Era la direzione che andava cambiata. L’obiettivo in questo momento era quello di raggiungere la Principessa, e per farlo la prima cosa da fare era quella di trovare il Crocevia che dalla Cattedrale Oscura avrebbe teletrasportato il Sig. Mah sulle rive dello Stige lato Metaverso Luminoso.

Il Sig. Mah dava per scontato che il Crocevia fosse fuori dalla Cattedrale, quindi uscì. Girò intorno alla Cattedrale ma non vide niente che lasciasse pensare ad un Crocevia.

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Il Baro

Il Grande Gioco

(La Coerenza, Il Tempo, La Storia)

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“E’ tutto fasullo, niente è vero in questi mondi, ne’ qui, ne’ li, ne’ su ne’ giù”. Disse lo strano personaggio che stava seduto per terra con le gambe allungate appoggiato ad un albero. “E nemmeno tu sei vero, neppure io se è per quello”. “Lo sospettavo” rispose il Sig. Mah. “allora che devo fare?” chiese il Sig. Mah allo strano personaggio. “Secondo me niente, ci facciamo un giro alle tre carte?”. Disse sempre lo strano personaggio mostrando tre carte e sorridendo in maniera un po’ furbina. “Mi piacerebbe” rispose il Sig. Mah “ma non ho tutto questo tempo”. “Ecco, il tempo, un’altra cosa che non esiste” aggiunse lo strano personaggio. “Pensi che facendo un giro alle tre carte il tuo tempo fuggirebbe via?”. Sembrava un discorso totalmente assurdo soprattutto in un momento come questo. Come poteva pensare di giocare alle tre carte ora? doveva trovare il Crocevia. “Rilassati” proseguì il baro, “nemmeno il Crocevia esiste, il tuo viaggio finisce qua”.

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Ovviamente il Sig. Mah non lo prese neanche in considerazione, e continuò a cercare. Davanti alla Cattedrale, dietro, ai lati. Nulla, il Crocevia non si trovava. Nei suoi giri alla ricerca del Crocevia passò più volte davanti al personaggio misterioso il quale tutte le volte in maniera un po’ subdola gli mostrava sia le tre carte che il sorriso beffardo. Non era certo tipo da lasciarsi intimorire da un personaggio del genere il Sig. Mah, aveva appena affrontato e sconfitto un terribile Demone… certo il Vecchio Lupo Bianco aveva dato il suo contribuito. “No Sig. Mah, non aveva dato il suo contribuito, aveva fatto tutto lui”. Erano i pensieri che gli frullavano nella testa mentre cercava. Poi, finalmente ebbe la grande intuizione. “E se il Crocevia fosse dentro la Cattedrale?”.

“Bravo Sig. Mah” disse lo strano personaggio dimostrando sia di poter leggere nella testa del Sig. Mah sia di sapere il suo nome. “Eccolo, un altro che entra senza permesso, speriamo che non sia un Agente, o un Demone” pensò il Sig. Mah dimenticando nuovamente di schermare i pensieri. Era davvero giusto che certe cose ancora non le sapesse, sarebbe stato un disastro. Meglio salire ancora un po’ di livello. Già, ma come?.

Questa volta il personaggio misterioso rise proprio di gusto e disse: “ah ah, io un Demone?!, ti avrei già fatto a fette se fossi stato un Demone. Io sono quello che ti può fare passare e raggiungere lo Stige oppure quello che interromperà il tuo viaggio se non sei motivato nella maniera giusta. Sono per te la prova più difficile. Nel Metaverso Oscuro mi chiamano: Il Baro!”.

“Questo farnetica” pensò il Sig. Mah, “vediamo se il Crocevia si trova dentro la Cattedrale” pensò stavolta schermando i suoi pensieri.

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Entrò nella Cattedrale ignorando le parole del baro. Trovò ovviamente tutto come aveva lasciato prima di uscire: gli oggetti, i libri, il libro. Non c’erano indicazioni, solo una porticina scura che si trovava sulla sinistra qualche metro prima delle scalette che portano al palco.

Il Sig. Mah si avvicinò alla porta e finalmente, quando  ci fu di fronte, trovò l’ indicazione che cercava. L’indicazione stava proprio sull’architrave della porta, ed era una scritta fatta a mano con gesso bianco: “Uscita – Stige – Lato Metaverso Luminoso”. Sembrava fatta, sarebbe bastato oltrepassare quella porta alla faccia del Baro. Però… però qualcosa di strano c’era. Per dire più correttamente qualcosa ‘non c’era’. Mancava la maniglia.

Solo in quel momento il Sig. Mah si accorse del pulsare luminoso del led rosso situato a fianco della porta. Sotto il Led un macchinario che sembrava un bancomat con un piccolo monitor a fosfori verdi: “Introdurre la carta con il codice” diceva la piccolissima scritta sul Monitor.

Il Sig. Mah immaginò il Baro che rideva e gli faceva vedere le tre carte. Non pensò nemmeno di sfondare la porta, sapeva che sarebbe stato inutile. Con la forza quella porta non si sarebbe mai aperta.

Il Sig. Mah non aveva alternative, uscì dalla Cattedrale per tornare dal Baro. Il Baro però non era più solo, si trovava in piedi dietro un tavolo con altre due persone. Di fronte a lui un signore di media statura, ben vestito, in giacca e cravatta per intenderci, dando l’impressione di un dirigente di azienda, di lato, appoggiata ad un albero, una ragazza molto bella in abiti che sicuramente non potevano essere portati in un Mondo Cardine a noi conosciuto. Tutto il suo vestiario consisteva in un pezzo solo e per giunta molto piccolo. Un minuscolo perizoma nero. Lui stava giocando col Baro, lei sembrava in attesa del suo turno osservandoli entrambi. Nessuno dei due personaggi diede l’impressione di essere interessato al Sig. Mah.

Il Sig. Mah si sedette sui gradini della Cattedrale che stavano ad una decina di metri dai tre personaggi e osservò molto incuriosito.

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Il Gioco delle tre Carte

Il gioco delle tre carte consiste nel mostrare le carte allo sfidante tenendone due in una mano e una nell’altra. Una delle tre carte deve essere una figura. Nel nostro caso il Baro usava la Regina di Cuori e due assi. In seguito le carte vengono rovesciate e lanciate ad una ad una sul tavolo. L’Operatore sposta velocemente le carte cambiandone la posizione e al termine lo sfidante deve indovinare dove sta la figura.

Il Sig. Mah concentra la sua attenzione proprio nel momento in cui il Baro mostra le carte. Il Dirigente è molto attento, sa che dalla sua scelta dipende il suo destino. Il Baro è velocissimo, lancia le tre carte e con una velocità decisamente non umana cambia più e più volte la posizione delle carte. Tutti e tre stanno molto attenti alla posizione assunta dalla carta che secondo loro è la figura. Il Baro si ferma, guarda negli occhi il Dirigente e dice. “Gioca!”. Facile, come può sbagliare, il Sig. Mah ha seguito attentamente i movimenti delle carte e nonostante il Baro fosse stato velocissimo non era difficile capire che la regina stava nel mezzo. La ragazza in ‘costumino’ diciamo era assolutamente certa che la Regina stava nel mezzo, anche il Dirigente era d’accordo evidentemente perché girò la carta che stava nel mezzo.

Asso di picche. Aveva sbagliato. Il Baro mostrò la regina alla sua destra.

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“Cazza” disse ad alta voce il Sig. Mah, la ragazza ebbe un sussulto e si staccò dall’albero pensando che non fosse possibile. Ma non si preoccupò più di tanto, non era col gioco delle carte che voleva ottenere il suo biglietto di viaggio. Aveva un piano ‘B’. ma ne la ragazza ne il Sig. Mah avevano idea di cosa succedeva a chi sbagliava. Nemmeno il Dirigente. Dal nulla, proprio sulla sinistra del giocatore apparve un portale in piena regola, un cerchio ovale di almeno tre metri completamente circondato dal fuoco e al suo interno si vedevano chiaramente altre fiamme. Era un portale apocalittico, oltre le fiamme si intravvedevano figure che gridavano e altre che ridevano. Non erano le fiamme di un fuoco normale e tantomeno la fiamma di Emphatia, erano le fiamme dell’Inferno e quello era il portale che riportava le anime dannate nell’Inferno del Metaverso Oscuro. Il Dirigente provò a scappare sul lato sinistro ma non fece nemmeno a tempo a girarsi che il Vecchio Lupo Bianco gli salto addosso trascinandolo con se

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dentro il Portale Infernale. Una eco in dissolvenza era l’effetto delle grida del Dirigente che si attenuavano sempre di più con il dissolversi e la scomparsa del portale.

“Porca Troia!!!” esclamò il Sig. Mah. La ragazza in ‘Costumino’ svenne. Il Baro rideva. “Tra un po’ toccherà a Lei, disse il Baro, appena sarà di nuovo tra noi, nel frattempo, prima del tuo turno, ti spiego un po’ di cose”. Il Sig. Mah si avvicinò al Baro e senza dire niente lo guardò. Non pensava più che fosse un essere farneticante ma non sapeva proprio cosa pensare.

Il Secondo Portale della Cattedrale, il Portale Infernale

Il Baro iniziò a parlare: “Prendi la mappa Sig. Mah, e osservala bene”. Il Sig. Mah prese la mappa e la osservò. La Mappa cambiò ancora: Dalla Cattedrale, l’Oscuro Santuario del Metaverso Oscuro, dal punto 6, il suo Crocevia apparve un secondo Portale, un Portale a senso unico. Dalla Cattedrale all’Inferno. Ed era li che era andato il ‘Dirigente’, ed era li che rischiavano di andare anche la ragazza ed il Sig. Mah.

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Il Baro

Il Baro disse: “Avrai capito che ci sono persone con Anima e persone senz’anima. Queste ultime, terminato il ciclo della propria esistenza si cancellano e basta. Le prime si possono rigenerare ed avere un’altra esistenza oppure trasferire la loro Anima nel Metaverso di Luce. Possono comunque decidere di rigenerarsi anche in un secondo tempo. La rigenerazione però provoca un reset, cioè la perdita della memoria della vita vissuta precedentemente. Le Anime ne sono consapevoli e non tutte sono pronte o vogliono questo, perché la consapevolezza dell’esistenza di Emphatia e di una vita eterna è sempre più vicina. Le esperienze delle vite passate non possono essere cancellate completamente dal reset, ma vengono nascoste da un maledetto programma progettato e realizzato dagli Arconti insieme agli Arcangeli. Questo programma serve per mantenere l’inconsapevolezza delle Scintille, e dare il tempo ai Demoni e agli Angeli per scoprire il segreto della fiamma. Quella fiamma che Brahman ha nascosto nel cuore di Emphatia e irradia l’Anima delle Scintille. Gli Arconti e gli Arcangeli hanno una vita molto lunga, lunghissima, ai nostri occhi sembrerebbe eterna, ma non è eterna, ha una fine. Loro non hanno Anima, per questo vogliono la vostra. Vogliono il segreto per l’eternità”.

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Era molto più che interessante quello che diceva il Baro pensava il Sig. Mah, ma qualcosa del genere ormai lo aveva capito, si aspettava che il Baro gli spiegasse la sua funzione e chi erano quei due personaggi. Dove è andato a finire il primo e dove molto probabilmente andrà a finire anche la seconda lo aveva capito. Non disse niente, sapeva che il Baro avrebbe proseguito da solo.

“Tuttavia” proseguì il Baro “ci sono persone con Anima ‘non buona’. E sono tanti, la maggioranza. Sono Anime scure, anime corrotte, anime che si sono vendute e per tutte queste anime il destino è l’Inferno del Metaverso Oscuro. E qui entro in gioco io. Questo sistema digitale dei Metaversi, è ancora imperfetto; l’imperfezione è data certamente dalle influenze delle energie non digitali che interferiscono. Succede qualche volta, molto raramente ma succede, che qualche anima nera riesca a scappare dall’Inferno. Certo con tutti i Demoni e gli Agenti che ci sono avrebbero poca vita nel Metaverso Oscuro ma nel Metaverso Luminoso potrebbero anche cavarsela. Il Crocevia della Cattedrale ha due Portali, uno di questi è quello che hai visto nella Cattedrale e che porta allo Stige dal lato del Metaverso di Luce. Quindi lo scopo di queste Anime Nere è quello di attraversare quel Portale. Per questo motivo è stato realizzato questo controllo di sicurezza che serve per individuare le anime nere fuggite dall’inferno e riportarcele immediatamente. Nello stesso tempo altre anime hanno il diritto di passare. Solo un’anima pura riesce a vedere oltre, e quindi che la carta sia dritta o rovesciata non importa, l’anima pura la vede indipendentemente dalle mie manovre e dalla mia velocità. A queste anime viene consegnata la carta contenente il codice e possono usufruire del Portale per lo Stige. Le anime nere non possono vedere la carta e sbaglieranno sempre, per loro l’uscita è il Portale per l’Inferno”.

Il Sig. Mah ascoltò molto attentamente ma c’era una cosa che gli sfuggiva: Quale anima pura aveva ragione di trovarsi li, nel Metaverso Oscuro, non c’era assolutamente motivo, e poi salvo eccezioni, non era concesso. Allora fece la domanda che lo inquietava: “ma fino ad ora, quante anime sono riuscite a vedere la carta?, quante anime sono passate attraverso il Portale per lo Stige?”.

Era la domanda che il baro aspettava per dare la risposta col suo ritrovato sorriso beffardo. Disse semplicemente: “Nessuna”.

 

La Ragazza in ‘Costumino’ Nero

Nel frattempo la ragazza si era ripresa e si era avvicinata al tavolino. Non aveva più la certezza che aveva prima di riconoscere la carta, ormai puntava tutto sul piano ‘B’. Guardò il Baro con un sorriso suadente e camminò verso di lui con movenze che avrebbero fatto impazzire qualunque uomo. Era stata sicuramente una professionista. Si avvicinò al Baro e lo accarezzo. Era dolce e sensuale la sua mano. La ragazza parlò, lentamente, quasi sussurrando: “Se avrò da te quello che mi serve, tu avrai da me quello che vuoi!”.

Anima corrotta e corruttrice, il Sig. Mah in qualche modo avrebbe desiderato essere al posto del Baro, ma scacciò via questo pensiero non adatto al suo attuale ruolo.

Il pano ‘B’ aveva sempre funzionato nella vita della ragazza, sempre. Aveva ottenuto in tutte le occasioni quello che voleva, il suo piano ‘B’ l’aveva resa ricca e questo lo ricordava bene ma l’aveva anche portata all’Inferno. Questo forse lo aveva scordato. La risposta del Baro fu agghiacciante, la ragazza dovette appoggiarsi al tavolino per non svenire di nuovo. Il Baro disse: “Mi piacciono gli uomini”. Naturalmente lo disse con la sua risata beffarda. “Pronta?” aggiunse subito dopo.

La ragazza non rispose, cercò di concentrarsi al massimo, forse se riusciva a mantenere la calma e la concentrazione non avrebbe perso di vista la carta. Il Sig. Mah si avvicinò e fece lo stesso, anche se non era il suo turno si concentrò al massimo sulla carta che raffigurava la regina di cuori. Il Baro mostrò le tre carte. La Regina stava nella mano destra tra il pollice e il medio, proprio davanti ad uno dei due assi, sempre bloccato dalle stesse dita. L’altro asso stava nella mano sinistra. Il Baro cominciò, lanciò ad una ad una le tre carte sul tavolo e iniziò a spostarle più e più volte molto velocemente, esattamente come la partita precedente. La Ragazza non staccò gli occhi dalla carta, il Sig. Mah nemmeno, la concentrazione era totale. Il Baro si fermò e disse: “Gioca”. Questa volta anche più di prima la ragazza era assolutamente certa che la carta stava nel mezzo. Anche il Sig. Mah aveva la stessa certezza, non avevano nemmeno per un micro di micro di micro secondo abbandonato con lo sguardo la carta. La ragazza tuttavia per un attimo si girò verso il Sig. Mah per avere una conferma. In quell’attimo cercò di fargli capire che il piano ‘B’ valeva anche per lui. Per fortuna il Sig. Mah non lo capì, e non si accorse nemmeno che la ragazza si fosse girata. Meglio così, non sapremo mai se il Sig. Mah avesse ceduto al piano ‘B’ che gli sarebbe costato con tutta probabilità l’inferno. Vogliamo sperare di no. “Non importa” pensò la ragazza, era decisamente sicura di quello che aveva visto, la Regina stava nel mezzo.

La Ragazza giocò. Girò la carta nel mezzo: Asso di picche. Il Baro mostrò la Regina alla sua destra. La ragazza si gelò, occhi sbarrati e bocca aperta, non fece a tempo nemmeno di dire “ma…’. Apparve il Portale di Fuoco e il Vecchio Lupo Bianco. Il seguito è già stato raccontato.

Il Baro, il Lupo e Kalki.jpg

Una nota che sarebbe da non da riferire: abbiamo visto molto chiaramente il Sig. Mah fare un pensierino sull’utilizzo da parte sua del piano ’B’ subito dopo che il Baro aveva fatto la dichiarazione a proposito dei suoi gusti sessuali. E’ anche vero che scartò subito l’ipotesi, non avrebbe mai funzionato. Quindi per il Sig. Mah niente piano ‘B’, o indovini la carta o sono cazzi amari.

 

E’ il tuo turno Sig. Mah

“E’ il tuo turno Sig. Mah, vieni”. Il Sig. Mah si avvicinò. Il Baro, mentre mescolava le tre carte, alzò lo sguardo verso il Sig. Mah e gli disse sempre col sorriso beffardo: “a proposito, giusto per la cronaca, a me piacciono le donne, Sig. Mah”. Ecco, meno male che non aveva nemmeno considerato il piano ‘B’. In quel preciso momento il Sig. Mah pensava alle strategie da utilizzare, in fondo era bravo, nel lavoro precedente in genere metteva abbastanza facilmente sotto scacco i padroni, ma qui era diverso, doveva concentrarsi e pensare, trovare un’idea.

Strategia numero 1:

Mi concentro al massimo sulla carta, sono vicino e non posso sbagliare.

​

Strategia numero 2:

Non guardo niente non mi faccio condizionare e tiro ad indovinare, almeno una possibilità su tre ce l’ho.

​

Strategia numero 3:

Mi concentro al massimo sulla carta, per esperienza ormai ho capito che la carta giusta non è quella che penso e punto a caso su una della altre due, le possibilità aumentano al 50%.

​

Strategia numero 4:

Esclusa per mancanza di tempo.

Il Baro stava già mostrando le tre carte.

Le girò.

Le lanciò.

Molto velocemente,

esattamente come prima

le spostò e disse:

“Gioca!”.

Il Baro.jpg
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