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Emphatia 1809

Emphatia 1809 - Bruno Mah
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Libro 8: Il Sogno Infranto

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​​Cattedrale Principale di Bergderbil, Stanza N. 123

La stanza numero 123 della Cattedrale Principale di Bergderbil era stata svuotata di tutto, solo pareti bianche disegnate dalle ombre del baldacchino del letto generate dalle tre candele poste in fondo al letto. Quelle tre candele erano l’unica illuminazione esistente in quella stanza. Non vi era nessun oggetto elettrico o elettronico, non vi era proprio nessun oggetto. Il letto con il baldacchino e le tre candele erano le uniche cose fisiche presenti. Oltre a Lei naturalmente: la Principessa Diamante. Chi lo sa se Cronos o Zadkiel avessero dato disposizione di lasciare una telecamera, forse si sarebbero accorti di quel respiro che si manifestava ogni 23 minuti e se ci fosse stato un buon microfono forse nel silenzio totale si sarebbe sentito anche quel battito cardiaco che anch’esso ogni 23 minuti lo accompagnava. Era stato Zadkiel a non voler mettere nessun oggetto elettronico nella stanza memore del fatto che proprio grazie ad una cinepresa nel Portale Purgatorio Korvo era riuscito ad entrare nel suo ufficio di Heaven.  In questo momento il Sig. Mah si trovava a Salem e aveva appena guardato il Display che segnava il tempo restante alla Principessa, erano solo poco più di tre giorni. Lo stato della Principessa era equiparabile ad un coma indotto che le consentiva di viaggiare in maniera estremamente limitata. La sua essenza aveva viaggiato fino al Labirinto dalla sua amica Strega per darle informazioni ma era stata una fatica immane, quello che riusciva a fare al massimo era stare per qualche ora appoggiata al baldacchino del letto ad osservare se stessa e ogni tanto a controllare il Display. Non sapeva nemmeno a che punto fossero gli sforzi della sua amica Strega e del Sig. Mah. E per quanto riguardava il Sig. Mah forse era meglio così.

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Un letto, un baldacchino e tre candele, questo è quanto si trova in questa stanza appena illuminata a fare da cornice al corpo disteso sul letto della Principessa Diamante: ‘Gli occhi chiusi della Principessa Diamante sono l’immagine di questo mondo morente’, già, mai come adesso questo estratto di ‘Nothing’ corrisponde alla verità.

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Ora vediamo l’essenza della Principessa uscire dal suo corpo e avvicinarsi alla finestra. Sembra quasi aspettare qualcuno, vista la situazione si potrebbe pensare ad un vampiro. In quel preciso momento, un’ombra anomala appare nella parete di destra, quella vicino alla porta. E’ un’ombra senza corpo, o almeno un corpo non visibile ma percepito dalla luce delle candele. Ora si vede anche l’origine dell’ombra, è Korvo, in una sua manifestazione quasi incorporea, sembra di vedere due spettri. Forse sono davvero due spettri. Vediamo Korvo che si avvicina alla Principessa e la Principessa girarsi verso di Lui. La Principessa iniziò a comunicare con la mente. Korvo ascoltò: “Korvo, ascolta bene, quello che dovremo fare è l’unica possibilità che abbiamo ed è estremamente complessa. E’ necessario che tutto funzioni alla perfezione e potrebbe non bastare. Adesso fotografa questa stanza nella tua mente poi vai dalla Strega che si trova nel Labirinto con la Fata e dille di disegnare un Portale. Questo nuovo Portale deve avere la precedenza su quello che sta già disegnando per Emphatia perché questo dovrà essere pronto entro 48 ore. La Strega dovrà disegnare questa stanza che le servirà per venire qua da me alle 23 precise di domenica 28 Agosto. Dovrà portare con se un secondo portale già pronto che avrà come uscita la Foresta della Valle dei Leoni del Metaverso Oscuro, poco prima delle grotte di Emphatia. Da quel Portale entreremo io ed il Sig. Mah. Questo portale però dovrà essere utilizzato prima di essere portato qui dalla Fata nel Labirinto in modo che possa trovarsi nella Valle dei Leoni in versione Poliziotta del Metaverso di Luce ad aspettarci per assicurarci che non ci sia nessuno e che nessuno ci abbia seguito. Questo può farlo solo la Fata nelle vesti di Poliziotta perché lei è registrata nelle anagrafiche di Bergderbil e nessuno sospetterà niente della sua presenza. Questo sarà il Primo Avamposto del Metaverso di Luce all’interno del Metaverso Oscuro e sarà l’inizio di qualcosa che potrebbe cambiare completamente gli equilibri. Il ruolo della Poliziotta è essenziale perchè, come ti dicevo, solo lei può presenziare al momento questo avamposto senza destare sospetti. La  Strega una volta portato qua  il Portale dovrà tornare immediatamente al Labirinto e finire entro il terzo giorno l’altro Portale, quello per Emphatia ed entrarci dentro. La Poliziotta che nel frattempo dovrà già trovarsi nell’avamposto ci aspetterà all’uscita del Portale. Sarà ‘Poliziotta’ ancora per un po’ perché ci servirà protezione. Sarà una guardia del corpo. Dall’avamposto io, il Sig. Mah e la Fata-Poliziotta percorreremo l’ultimo tratto di strada attraversando le grotte di Emphatia. Forse in questo modo riusciremo ad evitare che ci possano seguire e riusciremo anche ad arrivare in tempo. La cosa importante è che il Sig. Mah esca indenne e velocemente da Salem e che arrivi qua entro due giorni. Cronos e Zadkiel lo stanno aspettando, hanno intenzione di farci fare il viaggio in compagnia di  qualche Demone loro servo in modo da scoprire dove si trova Emphatia”.

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Non era un piano facile, non lo era affatto, non era facile nemmeno capirlo e ricordarlo, ma questo compito lo aveva Korvo; Korvo Korvo, lo psicopompo. Nessuno meglio di lui poteva eseguire questo compito con precisione e velocità. Perché come detto lui è Korvo e viaggia, viaggia nei mondi, nei tempi e nelle dimensioni.

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La Principessa a questo punto era veramente affaticata, sperò che Korvo avesse capito bene e anche se conosceva bene le qualità di Korvo sapeva che questa volta non era affatto facile. Neanche l’elaborazione di questo piano era stata facile e soprattutto nelle sue condizioni. La Principessa si ricongiunse col suo corpo, Korvo gettò qualcosa per terra, qualcosa che sembrava una rosa. Poi volò via. Volò verso il Labirinto, aveva un compito, era un compito importante. Essenziale, ma nel frattempo altre cose dovevano andare bene, già, se no sarebbe stato tutto inutile, vero Sig. Mah, è d’accordo… come pensa di cavarsela adesso…

 

Salem, Averno, distretto di Bergderbil 3° Livello: Barlow, il Vampiro

Barlow scese dal palco, si fece strada tra i vampiri che ancora stazionavano tra i tavolini della sagra. Si diresse verso la chiesa. E verso il Sig. Mah. Quattro vampiri, due maschi e due femmine che facevano parte dello staff seguirono Barlow. Il Sig. Mah pensò che tentare di fuggire sarebbe stata una cosa inutile e stupida, e allora fece la cosa forse più inaspettata: si alzò e uscì dalla chiesa. Scese i gradini e andò incontro ai vampiri. Quando si trovò di fronte a Barlow realizzò veramente quanto fosse alto, sicuramente più di due metri, forse due metri e venti. Il Sig. Mah non si perse d’animo, sapeva bene che la statura dava una forza psicologica non indifferente e allora si guardò indietro per vedere di quanto avesse superato i gradini, per capire se era possibile raggiungerli e salirne qualcuno per ristabilire almeno un po’ gli equilibri. Impossibile, erano troppo distanti ormai, doveva affrontare Barlow così, in quelle condizioni di palese inferiorità. “Sig. Mah, magari fosse solo la statura a definire l’inferiorità, ti stai trovando nella città dei vampiri per eccellenza, di fronte a Barlow, il capo dei Vampiri e ti preoccupi della statura?”. Parlava nella sua mente tra se e se sempre in sostituzione dell’Oracolo il quale ormai oltre ad essere uscito dalle speranze era anche uscito dalle possibilità. Forse non dal desiderio, ecco quello forse non succederà mai. “Non divagare, hai un problema”. Si disse ancora. Si rispose anche: “Uno solo?”.

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Il Vampiro

La Grande Radura

(La Corrente, Il Braciere, La Stoffa)

016 - Episodio 57 Il Vampiro) - La Grande Radura - La Corrente, Il Braciere, La Stoffa.jpg

L’immagine era terrificante, osserviamola dall’alto senza avvicinarci troppo: notte, luce estremamente fioca generata da candele poste in punti apparentemente casuali, alle estremità del piazzale da una parte la chiesa sconsacrata e dall’altra il palco con sopra una bara lunga dieci metri e una giovane ragazza nuda incatenata che penzolava sanguinante e inerte da un palo dietro alla bara, sotto al palco cinquecento vampiri in piedi con lo sguardo fisso in un unico punto, sapete bene quale, davanti a loro sei vampiri dello staff e davanti ancora, proprio dietro a Barlow altri quattro vampiri dello staff, quelli che lo avevano seguito, infine, ovviamente il capo Vampiro, Barlow di fronte al Sig. Mah. La musica allegra in minore contribuiva a rendere terrificante questo momento. Più o meno furono una trentina di secondi di silenzio che accompagnarono lo sguardo fisso negli occhi tra Barlow ed il Sig. Mah. Forse sarà totale incoscienza, o forse altra cosa non definibile ma molto simile alla stupidità che caratterizzava la quasi totale mancanza di paura da parte del Sig. Mah, era sicuramente la follia che evidenziava l’ammirazione che stava provando il Sig. Mah per questa strana società e per il Vampiro che li stava rappresentando. Aveva letto come tutti ‘Dracula’ di Bram Stoker, si era divorato tutti i libri sui vampiri di Anne Rice, adorava Kaiman e Lestat e soprattutto aveva sempre desiderato essere un cittadino di Salem, Jerusalem’s Lot, la città dei vampiri. Forse proprio per questo la sua parte irrazionale gliel’aveva fatta vedere come un normale paesino di campagna quando era arrivato, e forse anche per questo il Vampiro Barlow fece la cosa e disse le parole che nessuno si sarebbe mai aspettato:

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Offrì la sua mano destra in segno di amicizia al Sig. Mah il quale ovviamente contraccambiò, poi disse: “Benvenuto tra noi Sig. Mah, l’aspettavamo con impazienza, è un onore averla qui con noi a Salem!”. Detto ciò si girò verso l’orda di vampiri, alzò le mani al cielo e aggiunse con voce sostenuta rivolto alla folla: “siete d’accordo?”. Un ululato di potenza inaudita accompagnato da applausi, grida e fischi

manifestarono l’approvazione alle parole di Barlow, il Sig. Mah recuperata la mano destra dalla stretta amichevole di Barlow si unì all’applauso. E si accese una sigaretta.

Barlow fece un cenno ad una vampira che stava dietro di lui e lei arrivo con una bottiglietta uguale alle bottigliette che avevano tutti gli altri vampiri. Barlow fece una altro cenno all’altra vampira la quale ai avvicinò portando due bicchieri particolari, erano molto molto simili (per non dire uguali) ai calici utilizzati dai monaci trappisti. La prima vampira stappò la bottiglietta da 33 cc e la consegnò a Barlow, la seconda vampira offrì prima l’uno e poi l’altro calice in modo che Barlow potesse versarne il contenuto. Era la bottiglietta a dare al liquido una colorazione rosso cremisi, o rosso sangue perché quando il liquido uscì dalla bottiglietta la sua colorazione era ambrata con dei riflessi rossastri e una volta adagiato nel calice produceva una leggera schiuma beige, leggera ma persistente.

“La schiuma serve per evitare l’ossidazione” disse Barlow mentre consegnava il primo calice al Sig. Mah. Il Sig. Mah prese il bicchiere e osservò attentamente il liquido, senza berlo ovviamente, doveva aspettare che Barlow versasse anche il suo. Il Sig. Mah capì tutto nel momento in cui Barlow scrollò la bottiglietta quando conteneva ancora un paio di dita di liquido, per poi versare il liquido diventato schiumoso in parti uguali nei rispettivi calici. Barlow sorrise lievemente guardando negli occhi il Sig. Mah e disse passando ad un tipo di comunicazione più amichevole dandogli del ‘tu’: “E’ la tua preferita vero?”. Il Sig. Mah rispose con gli occhi e con il sorriso facendo capire a Barlow che sapeva benissimo cosa stava bevendo e che lo apprezzava molto. Dopo, finalmente, assaporò quella che per lui è senza ombra di dubbio la birra più buona del mondo: la Trappe Quadrupel.

Scontrarono i calici e li alzarono al cielo. Fu Barlow a scandire l’oggetto del brindisi, e questa rivelazione era davvero inimmaginabile e stupenda per il Sig. Mah. Barlow recitò: “Per Emphatia, che possa essere raggiunta e divulgata, perché il mondo dell’Averno possa essere sepolto dalle sue stesse macerie, perché un giorno Salem e Land’s End possano brindare insieme unendo la bellezza del giorno e il fascino della notte!”.

Tutti i Vampiri avevano nuovamente versato la loro birra nei rispettivi calici e un attimo dopo che Barlow ed il Sig. Mah ebbero consacrato la loro amicizia diedero tutti e cinquecento contemporaneamente tre lunghissimi sorsi e mentre la musica si faceva sempre più avvolgente, più gotica e più maestosa alzarono anche i loro calici al cielo scandendo in sillabe il nome della città sommersa: “Em-Pha-Tia!”.

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Il Sig. Mah ovviamente si unì ai vampiri per assistere allo spettacolo. Il fatto di vedere sempre quella ragazza appesa al palo non lo rassicurava molto ma aveva la certezza che ci fosse una spiegazione. Proprio la certezza non si può dire ma una forte sensazione sì. Tenne acceso in lontananza il lumino dell’attenzione ma in linea di massima aveva fiducia.

Uno spettacolo di musica e danza vampiresca è difficile da descrivere, bisognerebbe vederlo, quindi accontentiamoci di sapere che era molto suggestivo ed evocava i tempi in cui i vampiri potevano camminare sul mondo, o su qualche quadrante assegnato a loro, prima che i Demoni dichiarassero loro la guerra relegandoli in spazi infimi. Quello che aspettava veramente il Sig. Mah era di sapere quale era lo stato della ragazza, viva o morta ad esempio ma non lo voleva chiedere a Barlow, non voleva dimostrare sfiducia verso lui e la sua società, quindi decise di aspettare in silenzio. Anche sapere che cosa ci fosse dentro la bara aveva la sua importanza, ma rispetto alla ragazza era decisamente in secondo piano. Poi finalmente la verità su entrambe le cose si rivelò.

 

Alya

Il teatro era illuminato e regalava al pubblico note struggenti e immagini evocative, due vampiri maschi eseguivano danze dal sapore gotico con vampire femmine. La bellezza dei corpi e l’armonia dei movimenti caratterizzavano questa danza. Il palco restituiva ammirazione e silenzio, nessuno fiatava e tutti guardavano come in estasi lo spettacolo. Anche al Sig. Mah piaceva, eccome se gli piaceva. Per un attimo si era sentito parte di questa società. Solo per un attimo, ma quell’attimo fu reale.

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I vampiri ballerini si avvicinarono tutti alla ragazza che in tutto questo tempo non si era mossa nemmeno di un millimetro. Anche prima, quando Barlow era a brindare con il Sig. Mah, lei era rimasta immobile. Questo non faceva ben sperare ma nonostante ciò il Sig. Mah restò fiducioso. Le due vampire femmine si avvicinarono ancora di più alla ragazza fino ad arrivare ai cerchi di ferro che la tenevano prigioniera e per metà in piedi. Le liberarono contemporaneamente i polsi e la ragazza scivolò tra le braccia di uno dei due vampiri maschi. In quel momento il Sig. Mah si accorse che non era proprio nuda ma almeno un minuscolo perizoma la copriva in piccola parte. Il vampiro sempre danzando con movimenti fini ed eleganti trasportò a braccia la ragazza davanti alla bara e lì la distese delicatamente a terra. Tutti e quattro i vampiri sempre danzando si allontanarono abbandonando il palco. Forse il momento della verità stava arrivando. La musica si ridusse ad un arpeggio di chitarra con varianti in mi minore e la minore e sia io che il Sig. Mah possiamo assicurare che se anche uno potesse pensare che la chitarra non sarebbe lo strumento adatto per magnificare questo momento, beh, si sbaglia di grosso, era perfetta. Una luce rossa cangiante in viola illuminava la ragazza a terra. Poi lo spettacolo divenne magia. La ragazza aprì gli occhi e lentamente, molto lentamente si alzò e con movimenti volutamente incerti all’inizio ma sempre più decisi in seguito iniziò a danzare. Le luci si intensificarono fino a diventare quasi abbaglianti, alle chitarre si aggiunsero anche gli altri strumenti, alcuni indefinibili, la musica acquisiva maestosità e il tutto era reso magico dall’impossibile danza che la ragazza stava eseguendo. Una vampira salì sul palco le porse un velo, con esso la ragazza si ripulì in maniera aggraziata del sangue che ancora macchiava il suo corpo. Sembrava che potesse spiccare il volo da un momento all’altro, sembrava che stesse volando. Forse volava davvero. Terminò il suo spettacolo in piedi sulle spalle dei Vampiri maschi con le braccia e il volto rivolti al cielo e le due vampire femmine orgogliosamente ad indicare con movimenti armoniosi la grandiosità di quello che la ragazza aveva rappresentato. E quello che aveva rappresentato era quanto di più importante potesse esistere in ogni singolo quadrante di qualunque Metaverso, era ciò che gli Arconti e gli Arcangeli volevano, era ciò che le Scintille possedevano. E  tutto stava scritto nel suo nome e il suo nome era Alya, e Alya significa Anima!

Furono grandiosi fuochi d’artificio a siglare la fine dello show seguiti da un numero infinito di applausi, grida e ululati. Il grande spettacolo della sagra del sangue si era concluso ma la festa poteva e doveva continuare.

 

Alya, Barlow ed il Sig. Mah (Pt 1)

E finalmente si aprì la bara. La bara lunga dieci metri. Dieci metri di bottiglie di vino rosso sangue, bottiglie di birra rigorosamente di abbazia o trappista e carne… carne cruda, tantissima carne cruda. Al sangue ovviamente. Che la festa possa proseguire. Nella città di Salem oggi è un giorno speciale, è il giorno dell’alleanza. Torneranno i Vampiri, torneranno a camminare nel Mondo Cardine e in tutti i quadranti del Metaverso ove fosse necessario. Saranno aiuto essenziale per una nuova resistenza, una resistenza fisica e spirituale, che abbia la forza nel suo essere di oltrepassare tutti i limiti fino ad ora evidenziati. Niente compromessi, la linea di demarcazione è stata ampiamente superata, adesso c’è

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bisogno di anime vere, di chi sa rinunciare a tutto. A tutto pur di non rinunciare all’unica cosa che conta davvero: la libertà.

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Alya si vestì in maniera normale, jeans e maglietta. Lei non apparteneva al mondo vampiresco di Salem, era umana. Umana nel senso che la sua essenza apparteneva ad un quadrante del Metaverso con caratteristiche simili a quelle del Mondo Cardine. Si potrebbe dire che Alya era una concittadina del Sig. Mah più di quanto lo fosse dei vampiri di Salem. Ma i Vampiri l’avevano accolta con loro come una di loro quando Alya ebbe bisogno. Alya era un’artista-attrice, conosceva bene il teatro e adorava il gotico ed il vampiresco. Il teatro crepuscolare era la sua passione e recitava, recitava sempre ogni volta ce ne fosse occasione. Da una passione ne aveva fatto un mestiere fino al momento che i governanti si resero conto che il suo messaggio poteva essere pericoloso per i loro scopi. E allora iniziarono a perseguitarla, fecero in modo che non lavorasse più e in un momento di particolare debolezza la indussero all’errore. Rubò. Rubò per fame e la imprigionarono. La storia di Alya meriterebbe sicuramente un libro a se, per adesso ci limitiamo a dire che la indussero a commettere errori fino a farle avere un passaporto per l’inferno passando per il carcere a vita. Alya riuscì a scappare e raggiungere Salem qui fu trovata e trattata come una di loro dai vampiri. Ora Alya vive con loro e li aiuta in molte cose ma ovviamente il teatro è rimasta la sua passione, così insieme ad altri amici vampiri ha realizzato lo spettacolo che questa notte ha celebrato la sagra del sangue di Jerusalem’s Lot e la rivelazione dell’Anima.

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Barlow, Alya e il Sig. Mah alla fine della sagra si riunirono all’interno della chiesa in uno stanzino oltre l’altare. Barlow doveva raccontare di Salem, di come i vampiri fossero stati esiliati dai Manipolatori e trovare insieme al Sig. Mah un modo per sfuggire al Mondo Transumano che si stava prospettando. Un Vampiro che non faceva parte dello staff ma che aveva tutta l’aria di essere uno di quelli che controlla si avvicinò a Barlow e gli disse qualcosa nell’orecchio. Barlow rivolgendosi ad Alya le disse: “ne hanno trovato un’altro che ci stava spiando, è femmina ci pensi tu?”. Alya fece un cenno di assenso col capo, nessuno dei due ritenne utile dire al Sig. Mah chi avessero catturato ma non per tenere un segreto, solo perché non lo ritenevano importante. Alya chiese al vampiro guardiano dove si trovasse l’Agente e se fosse possibile interrogarla, il vampiro rispose che era nella sala delle torture e che difficilmente si sarebbe svegliata a breve, lo disse sorridendo, sorrise anche Alya rispondendo: “Ci penseremo dopo con calma allora”. Poi rivolgendosi al Sig. Mah si limitò a dirgli: “Questi assassini dell’Averno non possono sopportare chi vive diversamente da loro, dobbiamo sapere quanti ne hanno sguinzagliato adesso, poi la interrogherò”.

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Tornando indietro di qualche ora, nell’ottavo quadrante al Labirinto intanto…

 

8° Quadrante, il Labirinto

Fu un’abile insegnante la Strega anche se non dovette fare molta fatica, la Ex-Sexy-Poliziotta dell’Averno ora ribattezzata come ‘La Fata dei Colori’ sembrava possedere tutta l’arte necessaria dentro di sè, bisognava solo tirarla fuori.

Per fortuna che le tele nel Labirinto non mancavano. La Strega stava iniziando il suo dipinto che avrebbe dovuto diventare il Portale per Emphatia, la Fata disegnava per lo più paesaggi che sembravano appartenere a qualche luogo reale anche se lei non lo conosceva. O meglio non lo conosceva a livello conscio. La Fata stava dipingendo le zone montuose, i fiumi e i laghi che precedono le Porte di Emphatia, i dipinti raffiguravano da diverse prospettive la Foresta della Valle dei Leoni lato Metaverso Oscuro, esattamente il posto dove da li a poco sarebbe stata inviata come Poliziotta del Metaverso di Luce per proteggere il viaggio ad Emphatia della Principessa e del Sig. Mah. La Strega, ancora ignara del messaggio che da qui a poco porterà Korvo, spiegò alla Fata il suo dipinto, le spiegò il funzionamento e il senso del Portale e le raccontò tutto della Principessa e del viaggio del Sig. Mah. La Fata ascoltava con attenzione, aveva sempre vissuto a Bergderbil, lato Metaverso Oscuro e aveva sempre servito i Signori del Male. A sua insaputa certo, non 

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le avevano mica detto chi erano veramente e cosa volevano. Solo menzogne e falsità nelle strade di Bergderbil. La mandarono nell’Averno a lavorare proprio per le sue capacità. Era davvero una brava Poliziotta, solo che a sua insaputa stava dalla parte sbagliata. Sentendo la Strega parlare del Sig. Mah iniziò a rivalutarlo nonostante l’avesse messa k.o. In fondo se lo era meritato, era la facilità con cui lo aveva fatto che ancora non riusciva a spiegarsi. “E’ molto fortunato” disse la Strega che un po’ poco educatamente stava curiosando nei suoi pensieri. Non era bello curiosare ma era necessario essere certi di avere la Fata come alleata e anche se tutto sembrava indicare che la Fata poteva considerarsi parte della resistenza era bene prestare attenzione, la posta in gioco era troppo alta. Sorrise la Fata dei Colori alla considerazione della Strega che continuò dicendo: “Non lo avrebbe fatto se non fosse stato necessario, dopotutto non sembrava che tu avessi buone intenzioni”. La Fata rispose: “Avevo l’ordine di invitarlo a cena e poi condurlo personalmente a Bergderbil dalla Principessa. E’ stato Cronos ad ordinarmelo”. Questa cosa fece lievemente trasalire la Strega, non ne capiva il motivo. Chiese allora alla Fata: “Tu lo sai il perché?”. La Fata ovviamente essendo stata un Agente non faceva domande, eseguiva, o come in questo caso, cercava di eseguire degli ordini, per cui non sapeva niente. “Quindi quando gli hai puntato la pistola non avevi nessuna intenzione di sparargli se ho capito bene”, rispose la fata: “Certo che no, volevo solo invitarlo a cena…” poi si rese conto che il seguito era decisamente paradossale. Proseguì la Strega: “…con una pistola puntata alla testa?”. Risero entrambe, e la Fata capì che le era andata anche bene ad aver preso solo una botta in testa seppur decisamente forte. Fu proprio mentre stavano ridendo di quel poco del passato che avevano condiviso insieme che Korvo arrivò.

 

Il Messaggio di Korvo

Korvo ovviamente ricordava tutto alla perfezione, spiegò bene e con calma rendendosi conto che per la Fata era la prima missione per la Resistenza ma era anche consapevole delle sue capacità. La cosa incredibile che i dipinti che aveva realizzato prima erano dei paesaggi che rappresentavano esattamente il punto dove doveva nascere l’Avamposto, in pratica il Portale per l’Avamposto del Metaverso Oscuro nella valle dei Leoni era già pronto. Korvo si concentrò sulla Strega e le passò le immagini della stanza 123 di Bergderbil e le passò anche un’immagine della Principessa che la stava  salutando con un sorriso.

La Strega posò i pennelli, tolse la tela che avrebbe dovuto rappresentare le porte di Emphatia e posizionò una nuova tela completamente bianca. Il disegno che doveva fare era semplice, non ci sarebbe voluto molto.

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Avevano quasi due giorni di tempo, e il Portale per l’Avamposto era praticamente già pronto, non ci sarebbero sicuramente stati problemi, il pensiero della Strega era per il Sig. Mah. Korvo le aveva detto che il Sig. Mah si trovava in questo momento a Salem e il pericolo non erano tanto i Vampiri che Korvo conosceva bene e sapeva che non erano certo amici dei Demoni il problema era il tempo. Fu questo il momento che sia la Strega che Korvo capirono con certezza che la Fata era decisamente dalla loro parte. E anche che era un elemento importantissimo per la resistenza, nella sua essenza stava nascosta la Scintilla, lei aveva, come tutti i figli di Brahma, la capacità creativa. Fu il rombo del motore di una potente moto di grossa cilindrata alle loro spalle a farli voltare e quello che videro andrebbe subito fotografato o dipinto: La Fata-Sexy-Poliziotta del Metaverso di luce stava scaldando i motori della moto facendoli urlare. A tracolla un mitra, nel reggicalze una pistola e il suo Vestitino da Sexy-Poliziotta. Un sorriso stampato sulle labbra, e il Portale per l’Avamposto legato sul retro della moto. “Vado a prendere il Sig. Mah e lo porto a Bergderbil dalla Principessa, dopo mi tuffo nel Portale e volo a preparare l’Avamposto in modo che sia pronto quando arriverà con la Principessa. Ho lasciato pronto un altro portale per l’Avamposto per te in modo che tu lo possa portare a Bergderbil, nella stanza 123, dalla Principessa. Ho capito bene Sig. Korvo Korvo?”. La Strega e Korvo erano rimasti a bocca e becco aperti, quello che aveva fatto la Fata era stupefacente, non solo aveva capito al volo ma aveva realizzato in ordine: almeno 2 Portali per l’Avamposto ancora prima che arrivasse Korvo, disegnato una moto, un mitra, una pistola e si era anche ridisegnata la sua mini-divisa supersexy. Sembrava ancora più corta di prima. Stupefacente.

Un ultimo colpo un po’ più forte di acceleratore e la Fata-Sexy-Poliziotta si catapultò a tutta velocità dentro il Portale che l’aveva condotta assieme alla strega nel Labirinto. In un attimo uscì dall’altra parte, nel piccolo borgo di Hell, esattamente nello stesso punto da dove era uscita la Strega quando le aveva rifilato la tremenda botta in testa. A Hell era notte, notte fonda, non rallentò nemmeno all’uscita dal portale, anzi, uscì con un’impennata degna del campione del mondo di motocross e poi via, a tutta velocità verso Salem. C’era un problema però che le ronzava nella testa e poteva essere un grosso problema: il Sig. Mah non sapeva niente di questa sua trasformazione, dal suo punto di vista lei era ancora la Poliziotta del Metaverso Oscuro, quella che lo voleva catturare o peggio ancora uccidere. Non era un compito facile convincerlo e questo lo sapeva bene… si passò mentre guidava una mano prima sul collo e poi sulla testa. “Non succederà ancora, questa volta riuscirò a parlargli”. Si disse questo, ma non ne era affatto convinta tanto più che sapeva bene dell’esistenza dei Vampiri a Salem e che non erano proprio in buoni rapporti con gli agenti del Metaverso Oscuro visto che li avevano relegati nei posti infimi. Forse sarebbe stato meglio tenere jeans e maglietta… ma a lei piaceva così, se non fosse stata vestita così non si sarebbe sentita la Poliziotta che era. E poi se l’avesse vista qualche Agente o Demone così l’avrebbero riconosciuta, in jeans e maglietta forse l’avrebbero anche arrestata. Solo per accertamenti magari, ma non aveva tutto quel tempo. “Me la caverò” si disse ancora, ma ancora come dicevamo prima, non ne era affatto convinta.

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La strada da Hell a Salem era breve e considerando la velocità che raggiungeva la Fata-Poliziotta non le ci vollero più di dieci minuti per arrivare al cartello che indicava l’ingresso a Salem. La Sexy-Poliziotta fermò e spense la moto. Osservò bene il cartello e vide anche il manifesto che annunciava la ‘Sagra del sangue’ di Jerusalem’s Lot. Non era grande Salem, le ci vollero pochi minuti per raggiungere il centro del paese. Vide la chiesa e vide il palco. In quel momento lo spettacolo dei Vampiri stava giungendo al culmine per cui era abbastanza tranquilla di non essere vista. Vide tutte le tavolate occupate dai vampiri che bevevano quel liquido rossastro che agli occhi della Fata-Poliziotta era certamente sangue. Le luci erano tutte concentrate sul palco mentre il resto del paese era avvolto dall’oscurità. Questo le permetteva di nascondersi abbastanza facilmente. Doveva trovare il Sig. Mah, secondo i suoi ragionamenti era nascosto da qualche parte, sicuramente non sapeva che i Vampiri erano dalla sua parte. Ora forse è il caso di fare un piccolo riassunto per spiegare la totale assurdità di questa situazione. Il Sig. Mah credeva che la Fata-Poliziotta le volesse fare del male, i Vampiri credevano che la Fata-Poliziotta volesse fare del male anche a loro. La Sexy-Fata-Poliziotta comprese che non era messa bene. Nello stesso tempo non sapeva che il Sig. Mah aveva già fatto amicizia con i Vampiri. Mai più avrebbe pensato che il Sig. Mah era in prima fila con Barlow a vedere lo spettacolo. E invece ad un certo punto lo vide, a fianco di Barlow. Sì, proprio Barlow che se si fossero incontrati solo il giorno prima si sarebbero scannati, ora invece per lei è diverso, ma non per Barlow. Finche non riuscirà a parlargli. O a lui o al Sig. Mah. Come sarebbe tutto più semplice se si riuscisse a comunicare. Doveva trovare una soluzione. Le venne in mente una buona idea, meno male che nel borsellino da Poliziotta portava sempre dietro una penna e un blocchetto. Prese entrambe le cose e scrisse: “Sono dalla vostra parte, devo assolutamente parlare con il Sig. Mah, non voglio fargli del male ho un messaggio importantissimo della Principessa”. Non era del tutto vero ma avrebbe fatto colpo e chi avesse visto il foglietto si sarebbe quantomeno incuriosito. La Fata-Poliziotta aveva imparato dai suoi errori e se, per caso, ma solo per caso, l’avessero messa di nuovo al tappeto prima che lei riuscisse a parlare avrebbe parlato il foglietto per lei. Strappò il foglietto dal blocchetto e lo mise ben visibile nell’elastico del gonnellino proprio a coprire l’ombelico. Non potevano non vederlo anche se le avessero procurato un altro mal di testa. Ma questa era solo una remota possibilità, era solo un gesto scaramantico per scongiurare un caso estremo. Era abbastanza certa che non l’avrebbero ammazzata, almeno non subito, prima avrebbero sicuramente tentato di estorcerle informazioni e poi i vampiri non bevono il sangue dei morti e lei seppur molto magra era sicuramente un buon bocconcino. Insomma, male che andasse questa volta in qualche modo sarebbe riuscita a comunicare. Ma la tattica era un’altra, coprirsi in difesa è cosa buona e giusta ma ora bisognava organizzarsi anche in attacco, bisognava parlare col Sig. Mah.

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Avanzò di una decina di metri. Adesso si trovava nascosta dietro ad un albero. La Piazza col teatro era una trentina di metri avanti o almeno le prime tavolate. Forse se un Vampiro si fosse allontanato avrebbe potuto parlare con lui nella speranza che le desse il tempo di parlare. La sfortuna voleva che una delle qualità dei Vampiri fosse proprio la velocità. Come i lupi vero Fata?. Già come i lupi. Non aveva mai provato un terrore simile, gli tornò alla mente il muso enorme e pieno di bava del lupo che stava per assalirla. Non ricordò il momento che la strega la salvò, l’ultimo ricordo erano quei denti ad un metro dal suo volto. Poi il Labirinto. “Beh, se ho passato questo cosa vuoi che siano qualche centinaio di Vampiri?”. Anche lei si parlava da sola, forse per dissimulare la paura o forse per tentare di convincersi. “Voglio solo invitarti a cena, cazzo, è così difficile?”. Niente, non ce la faceva, continuava a parlarsi da sola nella mente.

“Guarda un po’ chi abbiamo qua…” disse una voce maschile alle sue spalle. Si voltò d’istinto e vide cinque vampiri che davano l’idea di essere parte di un servizio di sorveglianza. Sorveglianza armata si intende. Erano molto alti, tutti con i capelli lunghi e vestiti con una divisa in pelle rossa e nera. Avevano anche il mantello. Prevalse la paura e non la ragione, forse se avesse parlato magari l’avrebbero ascoltata invece fece la cosa più

inutile e dannosa che potesse fare: tentò di scappare. Riuscì a fare tre passi poi un vampiro che ad una velocità che solo la luce può superare senza neanche essere visto da lei le fece lo sgambetto. La Fata cadde a terra senza accorgersi che nella caduta il foglietto si staccò dal gonnellino, un Vampiro lo vide e senza leggerlo lo raccolse e se lo mise in tasca. La Fata era agile e abituata a cadute, era abituata a fughe e inseguimenti, solo che era anche abituata a spuntarla. Questi erano peggio dei Lupi. Si alzò velocemente e provò a parlare anche se in maniera molto concitata: “Sono dalla vost…” poi una mano le tappò la bocca. Una voce le sussurrò nell’orecchio: “fai silenzio, non vedi che c’è lo spettacolo, non devi disturbare gli spettatori”. La mano che le teneva la bocca le tappava anche il naso impedendole di respirare. Provò ad urlare ma l’urlo era solo un rantolo strozzato, la mano impediva qualunque forma di suono la sua bocca potesse emettere. Cercò di parlare con gli occhi, erano disperati e supplicanti, sbatté i piedi per terra ma la mano era forte e decisa e non si spostava di un millimetro. Gli altri quattro vampiri si avvicinarono ridendo, uno di loro disse: “ce ne saranno altri, non si stufano mai di mandarci agenti, loro li mandano e noi ce li beviamo”. Adesso la Fata ebbe lo stesso terrore di quando vide i lupi. Era quasi un minuto che non respirava più, si sentiva malissimo, i gesti e i movimenti erano dettati dalla disperazione poi riuscì in un’impresa incredibile, riuscì a morsicare la mano del Vampiro che provando dolore la ritrasse. Una stupenda e immensa boccata di ossigeno mentre migliaia di piccole stelline apparvero davanti ai suoi occhi, fu solo un attimo poi riprese a correre. Di nuovo lo stesso errore, era l’occasione per parlare, non la colse ma in fondo è comprensibile, in quella situazione la razionalità va a farsi benedire. E allora corse per altri cinque metri. Questa volta non le fecero lo sgambetto, non avevano più voglia di giocare con l’agente dell’Averno. E non giocarono più, da adesso fecero sul serio. Il primo colpo che le infersero fu un pugno proprio sulla bocca dello stomaco che le tolse il fiato. Si chinò tenendosi lo stomaco con entrambe le mani cercando di oltrepassare il dolore e trovare almeno un alito di respiro. Un calcio la colpì violentemente nel mento invertendole completamente la posizione, non emise suono, il fiato non c’era più cadde pesantemente a terra di schiena battendo il capo sul terreno che almeno era terroso. Il dolore fu forte lo stesso. Ora era a terra con cinque vampiri intorno a lei. Con le poche forze rimaste si girò in un fianco rannicchiandosi. Una altro calciò ancora nello stomaco e un altro nella schiena. Quest’ultimo la fece distendere, aprì la bocca per gridare, ma il fiato non era tornato, non uscì niente. Un Vampiro la prese sotto le ascelle e la mise in piedi. Poi la lasciò, lei cadde a terra, non aveva più forze. I vampiri rinnovarono la loro risata, un altro vampiro la rimise in piedi prendendola sempre per le ascelle. La Fata-Poliziotta cercava disperatamente almeno un respiro. Il vampiro la lasciò, questa volta riuscì a stare in piedi qualche secondo, poi le gambe si piegarono. Cadde nuovamente a terra, riuscì con una fatica estrema a girarsi con il volto rivolto al vampiro più vicino: “Devo parlarvi, devo parlarvi” dicevano le sue labbra senza emettere suono, ovviamente i vampiri non compresero. Era eroica, appoggiandosi con le mani per terra riuscì ancora ad alzarsi da sola, riuscì anche a respirare, forse se le avessero dato ancora tre secondi sarebbe anche riuscita a parlare. Non glieli diedero: “Buona notte” sentì dire ancora da uno di loro, subito dopo un pugno di un violenza sovrumana la colpì sotto al mento. Non cadde per terra, volò letteralmente tra le braccia del vampiro che stava dietro di lei, quello che aveva il foglietto non letto in tasca. Per essere una che non era mai stata messa al tappeto, se contiamo anche i lupi che non l’avevano nemmeno sfiorata, questa era la quarta volta in un giorno solo. Però questa volta aveva combattuto, le prime due volte erano stati dei dilettanti, la terza, dai lupi, era svenuta dalla paura e adesso… e adesso beh, l’abbiamo visto, è stata eroica. Era talmente leggera per i vampiri che a trasportarla nella sala delle torture bastò uno solo. La imprigionarono esattamente come era imprigionata Alya ma Alya stava recitando, la fata non recitava affatto, era appesa per i polsi e il suo corpo penzolava inerte, un rivolo di sangue le usciva dalle labbra, il mento alternava il colore rosso al nero e i suoi occhi erano chiusi. Ma respirava, lentamente ma respirava. Per ora.

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Alya, Barlow ed il Sig. Mah (Pt 2)

Si sedettero tutti e tre attorno ad un tavolo. Fu Barlow ad iniziare a parlare. Se della storia di Alya ci vorrebbe un libro a parte, per quanto riguarda la storia di Barlow e dei Vampiri di Salem ce ne vorrebbe addirittura una serie. Purtroppo ora non è possibile, ma ci penseremo. Ora dobbiamo concentrarci sul Sig. Mah e sul tempo che manca. Quello che sarebbe bello poter fare sarebbe costruire un Portale, ma il Sig. Mah non ha la creatività per farlo, certo, se solo immaginasse chi è tenuto prigioniero nella sala delle torture e quali capacità ha dimostrato di avere, ma questo non è, quindi procediamo per punti. Un mezzo veloce esisteva a Salem, era la moto della Sexy-Poliziotta che i vampiri avevano trovato, ma anche quello non sarebbe stato un buon modo. Avrebbe dovuto percorrere strade e nonostante avesse il lasciapassare sarebbe bastato qualunque semplice controllo e lo avrebbero identificato subito. E’ vero che il Traghettatore gli aveva detto che Cronos e Zadkiel lo stavano aspettando, ma poteva fidarsi di un Demone?

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I vampiri sapevano della Principessa, cioè, sapevano che era morta ma tutta la storia che il Sig. Mah raccontò a loro fu una cosa nuova ed inaspettata. Sapevano che qualcuno di importante doveva raggiungere Emphatia, e sapevano che quel qualcuno era la Principessa ma pensavano che essendo morta era anche finita la necessità di quel viaggio. Il Sig. Mah provò a spiegare quello che sapeva, manifestando egli stesso i dubbi, ma quando disse che stava solo eseguendo quello che la Principessa aveva chiesto quando era ancora in vita nessuno di loro dubitò su quello che avrebbe dovuto essere compiuto.

Accesero un computer che si trovava sul tavolo e si misero tutti e tre in modo da poter vedere lo schermo. Il Sig. Mah si connesse con la Libreria di Land’s End, la Emphatia Spore e visualizzò il Metaverso Globale. Fece notare la distanza tra Salem e il primo livello di Bergderbil. Tutti si resero conto che era impossibile raggiungere le Cattedrali di Bergderbil in poco più di un giorno. Le strade erano insidiose, elementi di vario tipo e non certo ben intenzionati si aggiungevano ai Demoni e agli Agenti che sicuramente imperversavano in quelle terre diventando ancora più numerosi nei pressi di Vosda, al primo livello. Forse, se scortato da un Agente con una moto di grossa cilindrata dotato di mitra e artiglieria varia, ce l’avrebbe anche potuta fare. Già. Ma dove trovare adesso un Agente riconvertito alla giusta causa disposto a dargli un passaggio? E magari prima invitarlo anche a cena, già, dove trovarlo?

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Il Sig. Mah fu distratto da un pulsante luminoso che si sovrapponeva in basso a sinistra al Metaverso Globale visualizzato sullo schermo. Sopra il pulsante c’era scritto ‘New!!! From Emphatia Spore a new book by Korvo Korvo’. Il Sig. Mah era un po’ perplesso e pensò: “Ma con tutto quello che c’è da fare si mette a scrivere libri quello?”. Cliccò sul pulsante e apparve la pagina web dedicata al nuovo libro di Korvo. “Nothing, by Korvo Korvo”. Il Sig. Mah non sapeva se ridere o piangere, scelse di cliccare sopra al libro per vedere cosa conteneva. Apparvero i primi due capitoli che erano ciò che fino ad ora Korvo aveva scritto. Il primo capitolo si intitolava ‘Kalki’ ed il secondo ‘Wahnfried, Illusione e Follia”. In entrambi i capitoli vi era la foto di Kalki. Il Sig. Mah conosceva molto bene la ragazza rappresentata in quella foto. La riconobbe immediatamente, era la ragazza senza nome che aveva condiviso con lui il viaggio nel Portale Purgatorio e ora sta viaggiando per Nothing. Korvo ne sta scrivendo la storia.

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Capitolo 01 - Kalki - Locandina grande.jpg
Capitolo 02 - Wahnfried - Locandina grande.jpg

Si accorse anche delle novità sul quadrante 8, ora aveva un nome: Wahnfried, Illusione e Follia. Al suo interno, dove prevaleva una intensa colorazione gialla era rimasto intatto, in un piccolo angolino verde in alto a destra: il Labirinto.

Metaverso Globale V003.jpg

Decise che il libro lo avrebbe letto in tempi più consoni, quando il tempo non fosse più un lusso, ma l’idea che qualcun altro stava tentando una cosa assimilabile alla sua lo fece stare più tranquillo, Emphatia poteva essere raggiunta anche in altro modo. E che quel qualcuno fosse proprio la ragazza senza nome, era per lui una cosa stupenda. Ma ora un nome lo ha Sig. Mah, e il suo nome è Kalki, ricordalo bene, perché al momento opportuno sarà molto importante.

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Il tempo scorreva inesorabile, Il Sig. Mah disse che era meglio andare, forse qualcosa o qualcuno lo avrebbe aiutato, non si sa mai. Doveva comunque tentare. Si alzò, e mentre stava salutando i suoi nuovi amici il Vampiro guardiano aprì la porta e disse senza entrare: “Non sembra in ottima forma, ma riesce a stare in piedi, se volete potete provare”. Fu Barlow a ringraziare il vampiro guardiano e a dire ad Alya che poteva procedere. “Certo, vado”, rispose Alya. Salutò il Sig. Mah e fece per uscire dalla stanza. Ebbe un’esitazione, proprio mentre stava aprendo la porta si girò e chiese al Sig. Mah: “Vuoi mica venire con me? La vuoi vedere, forse sai chi è?”. Il Sig. Mah ci pensò un po’, effettivamente poteva essere utile, ma ancora una volta prese la decisione sbagliata e rispose: “Mi piacerebbe, ma è meglio sfruttare tutto il tempo possibile, tanto non credo mi possa essere di aiuto”. Detto ciò Alya uscì, il Sig. Mah salutò Barlow e uscì dalla stessa porta di dove era uscita Alya.

Percorse da solo l’ultimo tratto che lo avrebbe portato fuori dalla chiesa e si fermò un attimo proprio davanti al portone. Prima di uscire si voltò ancora una volta. Ebbe una fortissima sensazione che gli era sfuggito qualcosa di molto, molto importante. Dopo uscì, uscì dalla porta e uscì da Salem, a piedi, riprendendo la strada che a breve (se fosse stato in moto) lo avrebbe condotto al secondo livello: Empty Spaces (Desert Jail).

 

Alya e la Sexy-Poliziotta

Naturalmente non ci perderemo seguendo il lento e noioso cammino del Sig. Mah verso Empty Spaces ma seguiremo Alya nella sala delle Torture per vedere che cosa combinerà alla Poliziotta.

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Alya, come detto, non era una Vampira, era una scintilla. Chiese ed ottenne di entrare da sola, chiunque fosse questa Poliziotta desiderava metterla a suo agio, tanto più che era impossibile visto che era incatenata essere per Alya un pericolo. Due Vampiri si misero comunque di guardia fuori dalla sala, in caso di necessità.

 

Le due Scintille

Alya entrò. Chiuse la porta. Dire che la Fata-Poliziotta stava in piedi era un po’ un’esagerazione, tentava a fatica di mettersi in piedi, riusciva anche per qualche secondo ad alzare la testa per poi ricadere subito restando a penzoloni. Aveva la testa chinata verso il basso quando Alya aprì la porta. Fu il rumore di quando la porta venne chiusa da Alya con una certa forza in modo da farsi sentire a fare alzare il volto alla Fata-Poliziotta trovando anche la forza di mettersi in piedi. Per solo qualche secondo, poi ricadde in quello stato di semi-incoscienza che non le dava la forza neppure di aprire gli occhi.

L’istinto di Alya era quello di liberarla subito e farla adagiare in una posizione più comoda, magari portarla anche in una stanza più adeguata, aveva completamente messo in secondo piano il vero motivo per cui fosse lì, doveva interrogarla. Ma una Scintilla ha un intuito molto sviluppato e quando incontra un suo simile lo riconosce immediatamente. Certo, se avesse almeno gli occhi aperti.

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Avrebbe voluto sprofondare nel sottoterra più profondo il Vampiro guardiano quando si ricordò del foglietto e lo lesse. Si rese subito conto della gravità della sua mancanza nel non averlo letto subito, e in un attimo, ripercorrendo mentalmente i momenti della cattura della Fata-Poliziotta diede anche un senso a tutti i tentativi che essa faceva per comunicare. Senza indugio e incurante della punizione che avrebbe potuto ricevere portò il foglietto a Barlow. Barlow era un Vampiro giusto, considerò grave la mancanza del guardiano ma era anche vero che di fronte ad un agente, uno che normalmente viene inviato a Salem non certo per fare del bene, non tutto può funzionare alla perfezione. Appena letto il foglietto Barlow scese velocemente nella sala delle Torture, entrò e lo consegnò ad Alya. Alya lo lesse immediatamente: “Sono dalla vostra parte, devo assolutamente parlare con il Sig. Mah, non voglio fargli del male ho un messaggio importantissimo della Principessa”.

“Lo sapevo” disse Alya, l’ho avvertito subito. “Liberatela!” disse Alya ai due vampiri che stavano di guardia e che ora si trovavano dentro la sala delle Torture. Proseguì Alya: “Portatela nella mia stanza e adagiatela nel letto”. Era una chiesa molto strana, adattata alla bisogna si potrebbe dire, vi era la sala riunioni, la sala torture e per Alya anche una stanza in quanto umana.

I vampiri liberarono i polsi della Fata-Poliziotta che crollò letteralmente tra le braccia di uno dei due vampiri. Non si può dire che fosse sveglia, ma nemmeno incosciente, gli occhi erano chiusi ma si capiva chiaramente dal movimento delle labbra che voleva comunicare qualcosa. Qualcosa di importante. Alya seguì i vampiri insieme a Barlow, poi tutti insieme entrarono nella stanza di Alya. La Sexy-Poliziotta aveva esaurito anche le forze per muovere le labbra e aveva ripreso il suo stato di incoscienza. I vampiri la adagiarono sul letto. “Credo sia meglio che mi lasciate sola con lei” disse Alya rivolta anche a Barlow. Uscirono tutti. Alya rimase sola con la Fata-Poliziotta. Le bagnò le labbra, le ripulì il sangue e le pose una mano sull’ematoma che si trovava nel mento. Furono dieci secondi magici, tutti i segni sparirono e il sangue fu ripulito. Alya le mise una mano sulla fronte e solo adesso si rese conto di quanto fosse bella. Non poteva essere al servizio dei Demoni, i vampiri avevano preso proprio un’accantonata. La guardò meglio sempre accarezzandole la fronte. Aisha aprì gli occhi. Stava bene, bene davvero, sembrava impossibile. Alya e Aisha si riconobbero subito anche se non si erano mai viste prima. Prima in questa dimensione si intende. Perché le Scintille come detto non muoiono con la fine temporale del corpo, si rigenerano perdendo però la memoria. Ma talvolta il programma del reset non funziona benissimo e allora succede che resta un frammento di ricordo anche nella nuova vita. E allora Alya vide se stessa in un giorno di sole chiamare la Fata, perché Aisha era davvero una fata nella sua vita precedente e lo era anche adesso, ma lo aveva scoperto da poco.

Aisha era un nome bellissimo, vuole dire Vita, Forza Vitale e sembrava adattarsi proprio alla perfezione alla Fata-Poliziotta. “Aisha, ti ricordi di me?” disse Alya. Aisha sorrise, quel magico momento aveva risvegliato in lei quel ricordo perduto. “Certo che mi ricordo sorella”. E dopo il sorriso ci fu l’abbraccio, un abbraccio forte, fortissimo. Si erano ritrovate nella vita successiva e in circostanze incredibili. Non ci fu bisogno di scuse, non ci fu bisogno di spiegazioni, era già tutto chiarissimo. “Avremo il nostro tempo dopo, adesso devi andare” disse Alya. Uscirono insieme dalla stanza, i vampiri aspettavano fuori. “E’ tutto a posto” disse Alya ai vampiri “dopo vi spiegherò tutto, adesso è necessario fare presto”. Barlow aveva piena fiducia in Alya, non chiese niente e non rallentò i suoi movimenti. Le due sorelle della vita precedente raggiunsero la moto ancora parcheggiata all’ingresso di Salem. C’era ancora il mitra e la pistola stava sempre nel reggicalze. Uno sguardo intenso e veloce, senza abbracci stavolta. Aisha salì sulla moto. Mise in moto, fece per partire quando sentì Alya gridare: “Aspetta”. “Vengo con te”. Aisha rimase sorpresa ma poi capì che Alya aveva ragione, se il Sig. Mah l’avesse vista con Aisha forse si sarebbe fatto quel giusto di domande senza metterla di nuovo k.o. Alya salì sulla moto dietro ad Aisha e stringendosi a lei con una certa intensità partirono praticamente volando Empty Spaces, all’inseguimento del Sig. Mah.

 

Il non così noioso tratto di strada del Sig. Mah

Intanto il Sig. Mah procedeva sempre camminando verso sud. Il tratto di strada che doveva fare sarebbe stato relativamente breve se fosse stato fatto con un mezzo, forse solo poche ore, ma a piedi ci voleva almeno un giorno. E poi doveva arrivare ad Empty Space, poi ancora proseguire per Vosda e quindi finalmente arrivare alle Cattedrali di Bergderbil. Forse settimane ci sarebbero volute e sempre se non avesse trovato intoppi. Osservò il Display per sapere quanto tempo era rimasto, il responso era spietato, mancavano poco più di due giorni. Il Sig. Mah fece comunque l’unica cosa che poteva fare, camminare e sperare. Certo, noi sappiamo che a brevissima distanza dietro di lui Alya ed Aisha lo stavano raggiungendo con la moto, non era tanto tempo che il Sig. Mah aveva lasciato Salem e considerata la velocità di Aisha che non stava certo attenta agli autovelox sarebbero bastati pochi minuti, anzi forse meno di un minuto ma il Sig. Mah grazie alla sua logica prese l’ennesima decisione sbagliata. Uscì dalla strada principale per proseguire attraverso il piccolo sentiero ad essa parallelo. Giustamente, pensò che intanto i chilometri erano gli stessi e il sentiero era più sicuro. Ottimo, anche noi ti avremmo suggerito di fare così se non avessimo saputo dell’arrivo della cavalleria. E allora il Sig. Mah scavalcò il guardrail e si catapultò con un salto degno di un ventenne nel sentiero che in quel tratto stava lievemente ribassato rispetto all’autostrada. Fu esattamente mentre i suoi piedi toccarono terra che udì il rombo di una moto di grossa cilindrata passare sull’autostrada proprio dove pochi secondi prima si trovava. Il Sig. Mah pensò subito alla Sexy-Poliziotta, ma per quanto ne sapeva lui se la potevano essere divorata i lupi. Era rimasto molto indietro il Sig. Mah rispetto alle evoluzioni della Ex-Sexy-Poliziotta. Dalla sua posizione non riuscì a vedere chi fosse a guidare la moto, ma la cosa peggiore era che neanche chi stava sulla moto potè vedere il Sig. Mah. Aisha ed Alya sfrecciarono oltre senza accorgersi che il Sig. Mah stava proprio a pochi metri da loro. Non si preoccupò più di tanto il Sig. Mah, sembrava proprio destino che quel passaggio in moto non lo dovesse avere e questo sempre a sua insaputa. Proseguì. Anche Alya ed Aisha proseguirono.

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Il rumore del motore della moto si attenuò mentre il cammino del Sig. Mah riprese sul sentiero parallelo.

Il Sig. Mah sembrava essersi dimenticato del luogo dove si trovava, quel luogo era l’Averno, e l’Averno è la terra dei demoni. Sono ovunque e non sono mai molto ben disposti verso chi arriva dal Metaverso di Luce, anche se provvisto di lasciapassare. I Demoni che incontrò il Sig. Mah erano davvero speciali, erano tre, di apparente sesso femminile, nel senso che il busto e il volto erano di giovani e bellissime donne, ma il resto del corpo erano serpi. Tre serpi che strisciavano verso di lui. Erano Lamia che strisciavano a busto eretto, sorriso tra le labbra e denti vampireschi aguzzi che fuoriuscivano dalla bocca insanguinata. Emettevano un suono, era una dolce melodia che poteva essere paragonata al canto di una sirena. Ammaliava, ipnotizzava, faceva vedere la bellezza pura nei loro corpi infernali a qualunque maschio cadesse vittima del loro sguardo e del loro canto.

Il Sig. Mah le vide ad una distanza di trenta metri circa, prese la fiaschetta di rum e ne diede una bella sorsata, poi accese una sigaretta ed istintivamente fece la cosa giusta. Il solito culo si potrebbe dire, ma fece davvero l’unica cosa che gli impediva di sentire il loro canto: mise le cuffiette. Solo a lui poteva venire in mente in un momento come questo di mettere le cuffiette e bere il rum. Si accese pure una sigaretta. Questo costrinse le Lamia ad avanzare per cercare di ammaliare il Sig. Mah con lo sguardo. Le Lamia avanzarono. Quando la distanza fu di pochi metri due di loro si allargarono in modo da circondare il Sig. Mah. Quello che nel frattempo era riuscito a fare il Sig. Mah era ai confini della realtà, in quei secondi che le lamia stavano strisciando verso di lui riuscì a prendere il cellulare, fotografarle e con una veloce ricerca individuare cosa fossero: ‘Lamia’ diceva Emphapedia, “Non ascoltatele, non guardatele”. Il Sig. Mah le cuffiette le aveva già indosso e quindi si limitò a chiudere gli occhi.

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Alya si rese conto quasi subito che il Sig. Mah non poteva aver fatto tutta quella strada a piedi quindi fermò la moto in una piccola area di sosta e scese insieme ad Aisha. Il dubbio che avevano era che il Sig. Mah avrebbe potuto aver avuto un passaggio e in questo caso lo si poteva considerare perso. Aisha ricordò in quel momento che il Sig. Mah aveva scelto il sentiero come percorso e non l’autostrada, questo per ovvie ragioni di sicurezza. Lo disse ad Alya e decisero immediatamente di fare la strada a ritroso passando per il sentiero. Se fossero state fortunate lo avrebbero trovato li. Risalirono in moto e uscirono dall’autostrada attraverso un buco che si trovava nel guardrail, la moto volò qualche metro e atterrò in perfetta posizione di ripartenza. Superarono un campo in erba più o meno secca e raggiunsero il sentiero.

Quello che succederà tra pochi minuti avrà dell’incredibile, come se ci fosse un grande architetto informatico a programmare le sfighe più grandi per questa situazione. Aisha stava guidando a velocità sostenuta anche nel sentiero, ovviamente molto meno veloce che in autostrada, ma comunque veloce. Non ci misero molto ad arrivare nel punto dove si vedevano i tre demoni posizionati a busto eretto che circondavano il Sig. Mah il quale continuava a tenere gli occhi chiusi e le cuffiette nelle orecchie (Ascoltava le Requiem di Mozart ndr.). Aisha accelerò la moto come per investire la prima Lamia. La Lamia che si era voltata verso le due sorelle alzò ancora il busto raggiungendo un’altezza di oltre due metri. La bocca spalancata e i denti insanguinati erano l’immagine che Aisha si trovò di fronte. Un urlo disumano usci dalla Lamia più vicina e nello stesso tempo anche le altre due avevano abbandonato il Sig. Mah per dedicarsi alle due disturbatrici. Il canto e lo sguardo della Lamia non ha potere ipnotico sulle femmine, il potere di mettere terrore si. Ma non ad Aisha che oltre ad essere ben abituata a queste situazioni adesso aveva anche in mano il mitra. Una mano sul volante e il mitra nell’altra ed una raffica che avrebbe segato in due qualunque mostro, se non fosse stato che a questo punto interviene l’architetto informatico generatore di sfiga in una delle sue più brillanti esibizioni: un solco sul terreno fangoso fa scivolare la moto un attimo prima che Alya facesse cantare il mitra, la moto deviò scivolando e strisciando a terra fino a scontrarsi con la Lamia più vicina, le ragazze furono entrambe sbalzate fuori dalla moto. Rotolarono entrambe per diversi metri, Aisha non mollò mai il Mitra e alla terza rotolata, e sempre rotolando scaricò una raffica tale da ridurre tutte e tre le Lamia in una poltiglia rossa e verdastra. Alya fu meno fortunata, alla terza rotolata la sua testa incontro un masso di discrete dimensioni. Svenne immediatamente rimanendo a terra in una posizione piuttosto innaturale. L’architetto della sfiga non era ancora contento perché proseguì nella sua opera: Aisha dopo il capolavoro balistico si rialzò immediatamente dimostrando finalmente il suo valore e confermando che le vicissitudini negative avute con il Sig. Mah erano da attribuire solo alla sfiga. Aveva le palle, eccome se le aveva. Vide Alya a terra immobile, non voleva nemmeno pensare per un secondo che fosse morta, lasciò cadere il mitra e corse verso di lei. Solo in questo momento il Sig. Mah, che non si era accorto di niente, decise di togliere le cuffiette e di aprire gli occhi. La scena è questa. Alya a terra svenuta, Aisha china sopra di lei con le dita sul suo collo per sentire i battiti cardiaci e alle sue spalle il Sig. Mah che vede quella che ai suoi occhi è la Poliziotta dei Demoni con le mani al collo della sua nuova amica Alya. Questo è riuscito a fare l’architetto della sfiga: mettere in condizioni di impossibilità di agire la ragazza che poteva spiegare al Sig. Mah chi era adesso la Poliziotta e fare in modo che Aisha, nel tentativo di soccorrere Alya, desse le spalle al Sig. Mah, il quale raccogliendo il mitra lasciato cadere dalla Poliziotta avanzava lentamente e silenziosamente con il mitra puntato alle sue spalle.

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Quando il Sig. Mah fu proprio a ridosso di Aisha alzò il calcio del mitra per sferrargli l’ennesimo colpo alla testa. Ma l’architetto della sfiga è un demone e come tutti i demoni i coperchi proprio non li riesce a fare. Fu una semplice esitazione del Sig. Mah a cambiare le cose, è stato un pensiero: l’ultima volta che aveva visto gli occhi di Aisha, aveva visto un’anima luminosa. Scacciò subito questo pensiero, l’evidenza dei fatti dimostrava il contrario e solo per il suo buon cuore non l’avrebbe uccisa. Alzò ancora di più il calcio del mitra per colpire più forte quando Aisha si voltò. Non fece a tempo a parlare, Fu Alya a gridare “Fermo! Fermo!”. Il Sig. Mah spostò appena lo sguardo verso Alya che era riuscita a sollevare appena il capo e gridare le giuste parole che lo fecero esitare per poi svenire di nuovo. Ma il Sig. Mah, come detto, esitò e questa volta la Poliziotta ne approfittò. Con una stupenda giravolta lo colpì con un calcio alle caviglie facendolo cascare all’indietro e costringendolo a lasciare il mitra. Il mitra non toccò neanche terra perché la Poliziotta lo prese al volo e lo roteò in modo da puntarlo alla testa del Sig. Mah. Tutto questo in un decimo di secondo.

La Poliziotta col mitra puntato e il tacco sulla gola del Sig. Mah disse in maniera decisa : “Porca di una troia ci vuoi venire a cena con me oppure no??!!! Testa di cazzo!!!”.

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Bellissima anche questa immagine, il seguito racconta che Aisha si rimise il mitra a tracolla, tolse il tacco dalla gola del Sig. Mah e gli porse la mano per aiutarlo ad alzarsi. Non aveva nemmeno valutato il rischio che il Sig. Mah avrebbe potuto approfittare di questa apparentemente stana forma di gentilezza. Gli occhi del Sig. Mah erano entrambi un enorme punto interrogativo, gli occhi e l’espressione di chi non aveva capito niente e solo adesso si era reso conto di non aver capito proprio niente. Alya però in questo momento aveva la precedenza. Aisha si chinò su di lei dando spalle e fiducia al Sig. Mah. Prese entrambe le mani di Alya e le diede un bacio sulla fronte. Alya riaprì gli occhi. Il potere della Scintilla, una volta ritrovato, non è solo la creazione, le Scintille, come gli Sciamani, possono curare.

 

In Moto verso Empty Spaces

Certo, il tempo era spietato, in pratica mancava poco più di un giorno all’appuntamento a Bergderbil con la Strega e la Principessa e poco più di due giorni allo scadere del Timer. Un giorno era quello che avevano calcolato per arrivare ad Emphatia con la Principessa dopo essere giunti nella valle dei Leoni. La Cena era però necessaria perché in realtà era una cena esplicativa diciamo, Aisha doveva spiegare per bene le cose al Sig. Mah.

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Alya stava bene, e nonostante Aisha si fosse offerta di riaccompagnarla a Salem decise che era meglio salutarsi adesso. Il tragitto era breve, ed una passeggiata le avrebbe fatto bene. E soprattutto sapeva dell’importanza del tempo. Questa volta Aisha ed Alya si abbracciarono forte ma non si dissero niente. Dopo Alya si voltò verso il Sig. Mah e lo salutò con un sorriso. Neanche a lui disse niente. Alya si incamminò seguendo il sentiero al contrario osservando quella strana poltiglia verde e rossa. Rise e si voltò ancora una volta e disse: “Sig. Mah, ti do un consiglio, trattala bene se no vedi questa poltiglia verde… ecco, questo è il modo di Aisha di trattare i cattivi”.

 

Aisha, la Fata dei Colori, la Ex-Sexy-Poliziotta ed il Sig. Mah

E per la prima volta rimasero soli. Soli senza minacciarsi con qualche arma e senza prendersi a botte si intende. Eh già, nonostante i numerosi incontri questo era il primo incontro normale. ‘Normale’ si fa per dire. C’era veramente un certo imbarazzo da entrambi, il Sig. Mah aveva bisogno di qualche spiegazione. Non aveva fretta, sapeva che sarebbe arrivata, magari in un ristorante a cena. Era ormai mattina inoltrata, l’appuntamento a Bergderbil era per la sera del giorno seguente. Un giorno e mezzo di tempo. Con una serata di mezzo. Iniziò a parlare Aisha e disse: “Facciamo così, mi rendo conto che ti devo spiegare un bel po’ di cose, adesso non perdiamo tempo, saliamo in moto e guidiamo fino a sera, secondo me per le 21 saremo già a Vosda, nel primo livello, lì mi conoscono tutti e io conosco i migliori hotel. Ci facciamo una bella cena (quella famosa, pensava Aisha) e ci riposeremo qualche ora per essere in forma il giorno dopo. A cena ti spiegherò sia il piano che i fatti che sono accaduti, per ora sappi che per le 23 del 28 di Agosto, cioè domani sera, dovremmo, anzi, dovrai trovarti nella stanza 123 della più grande Cattedrale di Bergderbil”. Il Sig. Mah guardò l’ora nel cellulare. Erano già le 13. Poi controllò il tratto di strada che li separava dall’inizio del primo livello. Poi alzò la testa e guardò Aisha e disse: “Ma per fare questo tratto di strada, anche andando velocemente e senza fermarsi, ci vorranno 15, 16 ore, tu mi stai dicendo che tra 8 ore saremmo a Vosda?”. Aisha sorrise, guardò la moto e disse: “Mica guidi tu!”. Un altro interrogativo inquietante ronzava nella testa del Sig. Mah visto che non sapeva niente del fatto che Aisha era stata con la Strega nel labirinto, ma la risposta che diede Aisha alla sua domanda lo tranquillizzò. Per certi versi. La domanda era: “Ma chi ti ha dato tutte queste informazioni?”. La risposta tranquillizzante, solo per certi versi, fu: “Un uccello nero, credo un corvo”. Si guardarono negli occhi per qualche secondo, Aisha sorrideva divertita, il Sig. Mah non sorrideva affatto. Poi, prima che salissero in moto, il Sig. Mah fece la terza e per ora ultima domanda, quella che lo incuriosiva di più. La fece osservando la ristrettezza della minigonna: “Ma con quella divisa che indossi, che non sembra proprio adeguata ad una poliziotta, non hai paura che qualche male intenzionato ti possa fare del male?” La poliziotta rinnovò il sorriso e indicò con lo sguardo la poltiglia verde e rossa che stava li vicino. Poi disse: “No, io non ho paura”. Il Sig. Mah, ricordando bene i tre demoni prima che incontrassero Aisha, capì al volo la risposta, ed ebbe una forte sensazione di essere stato molto fortunato. Molto.

 

In Viaggio verso Vosda

Ed il viaggiò iniziò. Un forte rombo di motore, una smanettata sull’acceleratore, frizione, prima, stacco rapido della frizione e impennata a oltre 45 gradi. Almeno cento metri solo sulla ruota posteriore e poi via, ad una velocità che non indico se no qualche sbirro del Mondo Cardine potrebbe ritirarle la patente. Sempre che la prenda. E sempre che ce l’abbia. Questa era la vera Aisha, la Super-Sexy-Poliziotta del Metaverso Oscuro. No, scusate, adesso del Metaverso di Luce!

 

Empty Spaces (Desert Jail)

Il confine con il secondo livello fu raggiunto in tempo breve. Non vi era molta differenza con il terzo livello dal punto di osservazione del Sig. Mah, solo qualche centro abitato che si vedeva in lontananza e qualche uscita autostradale. Solo dopo qualche ora che ci si trovava nel secondo livello si incominciava a vedere un po’ di movimento, macchine, camion, moto, non sembrava molto diverso dal Mondo Cardine. Incrociarono anche qualche auto della Polizia che non mancavano di salutare Aisha con un suono particolare di sirena. Aisha contraccambiava sempre allungando la gamba. Il Sig. Mah si teneva stretto ad Aisha, era un modo assai gradevole per mantenere l’equilibrio. Sembrava un viaggio del tutto normale. Poi Aisha decise che era il momento di fare benzina. Sarebbe più corretto dire che lo decise la moto. Deviarono per un area di servizio che anch’essa sembrava normale. Normale come quelle che si trovano nel Mondo Cardine. Aisha si avvicinò ad una pompa, scese e si fece il pieno da sola. Non pagò. Il Sig. Mah sembrava un po’ titubante, certo aveva già vissuto a Land’s End l’esperienza di una società organizzata senza denaro, ma Empty Spaces sembrava anni luce da Land’s End. Osservò un altro automobilista anche lui farsi benzina da solo ma poi pagare con una carta di credito. Aisha spiegò al Sig. Mah che le forze dell’ordine in tutta Bergderbil non pagano i servizi. Il Sig. Mah vide un raggio laser uscire dalla pompa che scannerizzava qualcosa sulla moto. Capì che quello era uno strumento per identificare quale Agente avesse fatto benzina. Il Sig. Mah si incamminò da solo verso il casottino dell’area di servizio mentre Aisha parcheggiava la moto. Il Sig. Mah decise di entrare. Dentro il casottino c’era una piccola edicola, una sala dove si poteva consumare qualcosa, un banco bar abbastanza grande e una cassa. Il Sig. Mah era curioso di vedere come funzionava il pagamento, anche perché non era affatto certo che la sua moneta potesse andare bene. Sicuramente ci avrebbe pensato Aisha, ma non era nella sua natura farsi pagare le consumazioni. C’era un po’ di coda alla cassa, osservò il primo che pagò con carta di credito. Il secondo suscitò molto di più la sua curiosità, pagò allungando una mano e facendosela scannerizzare. Anche il terzo pagò allo stesso modo. Nessuno utilizzava monete. Poi successe la cosa drammatica. L’ennesimo cliente che era di turno per pagare alla cassa, un signore distinto, ben vestito, anche di una certa età in compagnia di una piacevole signora che poteva essere sua moglie cercò di pagare con carta di credito. Ma stavolta qualcosa andò storto. Gli allarmi si misero a suonare, sul monitor apparve il volto dell’uomo con tutti i suoi crimini commessi: L’accusa: la bolletta della luce non pagata, la sentenza: colpevole, la condanna: conti bloccati. L’anziano signore si tirò indietro sembrando stupito della cosa e disse: “ma non è vero!”, implorò: “NON E’ VERO!!! Ho pagato”. Un foglietto uscì dalla cassa riportando tutti i dati relativi all’anziano signore, sia quelli anagrafici sia quelli relativi alla contestazione. Uscì una data ed un importo, erano la prova secondo il sistema di Empty Spaces che l’anziano signore non avesse pagato. La signora che era con lui iniziò a piangere nello stesso momento che quattro agenti-droni si avvicinarono al signore e senza troppe buone maniere lo trascinarono via. Un’auto della polizia arrivò in quel momento, i droni lo caricarono in macchina e l’auto andò via. Il tutto in meno di dieci minuti. In quel momento Aisha entrò. Il Sig. Mah le disse quello che aveva visto e indicò l’anziana signora ancora in lacrime seduta da sola in un angolo mentre la maggior parte della gente l'additava. Aisha sapeva bene quello che era successo, era una normale prassi verso la gente che non era in linea con le disposizioni. Si sedettero e Aisha spiegò al Sig. Mah del controllo sociale esistente ad Empty Spaces. “E’ un esperimento, è in funzione da quasi cinque anni, vogliono verificarne il suo funzionamento per poi trasferirlo anche nelle altre dimensioni, soprattutto nel Mondo Cardine. Da quando esiste questo sistema i furti sono praticamente scomparsi e la gente paga sempre”. “Ho visto che nessuno ha contanti” considerò il Sig. Mah. “E’ vero, a Empty Spaces è vietato l’utilizzo della moneta contante, solo movimenti bancari, carte di credito o bancomat”. “Ah” disse il Sig. Mah. Aisha continuò: “Quasi l’ottanta percento delle persone ha uno o più microchip sottopelle e qualsiasi cosa viene fatta grazie a quei cosi, ti controllano anche lo stato di salute, se il microchip rileva un’insufficienza cardiaca ad esempio, dalla centrale parte un’ambulanza e ti porta subito in ospedale”. La domanda venne spontanea al Sig. Mah: “e se uno ha un’insufficienza cardiaca ma non ha pagato la bolletta della luce?”. In quel momento il perfetto mondo di Aisha crollò. Non ci aveva mai pensato. Il Sig. Mah si avvicinò all’anziana signora, le prese la mano e le disse solo poche parole: “Tutto questo finirà, molto presto finirà”. Poi l’abbracciò. “Ti aspetto fuori” disse il Sig. Mah rivolgendosi ad Aisha, poi aggiunse: “Paga tu che forse è meglio” poi uscì fuori. Ad Aisha per pagare bastava farsi scannerizzare il distintivo, per lei e per chi era con lei era tutto gratis. I servi del potere avevano infinite agevolazioni. Ma il sistema nella sua perfetta imperfezione non aveva ancora realizzato che Aisha stava diventando la peggior nemica del sistema stesso, un autentico baluardo della resistenza: Aisha, la Sexy-Poliziotta, la Scintilla del Metaverso di Luce.

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Si rimisero in viaggio, questa piccola crepa che si era aperta nel perfetto mondo di Aisha in poco tempo divenne una voragine. Aisha iniziò a collegare le cose e ricordò quanto fosse migliore la vita cinque anni prima. La libertà è un valore senza prezzo. Istintivamente accelerò come a voler fare presto per fare sparire i demoni da questo mondo. Attraversarono senza intoppi Empty Spaces ed entrarono nella città dei Manipolatori: Vosda, distretto di Bergderbil. E qui cambiava veramente tutto, non starò a rifare la descrizione di Vosda già fatta per quando ci era stata la Principessa Diamante, ma il Sig. Mah fu stupito dal lusso, dalla magnificenza e dalla grandezza della città dei Manipolatori. Erano le 20,55 quando Aisha parcheggiò la moto davanti all’hotel ‘Cronos’. Il Sig. Mah scese e guardò il cellulare: “Hai sbagliato, siamo cinque minuti in anticipo”. Rispose Aisha “Cinque minuti ci vogliono per arrivare all’ingresso e registrarsi”.

 

La Cena

Aisha ed il Sig. Mah entrarono ed andarono a registrarsi. In realtà fu una registrazione molto informale in quanto Aisha era conosciuta e il suo ruolo le dava il potere di garantire per chi fosse con lei. Resta il fatto che da quel momento Cronos era informato del fatto che Aisha stava arrivando con il Sig. Mah. Fu il direttore in persona ad accompagnare Aisha ed il Sig. Mah al tavolo e a chiamare un cameriere particolarmente efficiente a portare il menù. Aisha ed il Sig. Mah si sedettero e ordinarono cose semplici ma prima entrambi erano d’accordo per una buona bottiglia di vino rosso. Aisha per prima cosa ricordò al Sig. Mah che doveva essere nella stanza 123 della più grande cattedrale di Bergderbil alle 23 precise, non un minuto prima e non uno dopo. Per arrivare alle cattedrali ci volevano un paio di ore, quindi contando qualche ora di riposo erano comunque in anticipo. “Bisognerà giocare un po’ di astuzia con Cronos per giustificare che non andiamo subito da lui”. In quel momento il comunicatore di Aisha squillò. Diciamo che il volto di Aisha perse un po’di colore, questo fece capire al Sig. Mah che dall’altra parte del comunicatore c’era Cronos. O Zadkiel. Aisha non parlava, ascoltava, la comunicazione finì con Aisha che diceva: “Sarà fatto Cronos!”. Poi ripose il comunicatore. “Cosa sarà fatto?” chiese il Sig. Mah. “Cronos vuole che siamo da lui domani pomeriggio, alle 17. Vuole che ci sia anche io. Forse vuole che sia proprio io a scortarti ad Emphatia con la Principessa”. I loro piani erano ovviamente diversi, prevedevano che il Sig. Mah fosse alle cattedrali alle 23. Bisognava escogitare qualcosa per ritardare. Il cameriere portò il vino e due calici, stappò il vino e un sommelier che era con lui lo assaggiò, lo approvò e ne versò un goccio nel calice del Sig. Mah. Il Sig. Mah avrebbe approvato qualunque cosa fosse stata alcoolica ma con espressione molto compiaciuta espresse: “Eccellente!”. Il cameriere versò il vino prima ad Aisha e poi al Sig. Mah, lasciò la bottiglia e se ne andò. “Sapessero quali serpi in seno stanno servendo” disse sorridendo Aisha. Il Sig. Mah si versò altro vino che si aggiunse al poco versato dal cameriere. Ora il calice era pieno in maniera onesta. Dopo aver bevuto tutto il calice guardò Aisha negli occhi e le disse: “Allora, io a parte il finale che dobbiamo essere nella stanza 123 alle 23 non so altro, io so solo che mi stavi puntando una pistola alla testa quando è arrivata la strega, ti ha dato una bella botta in testa e sei svenuta. Ti abbiamo legato con i tuoi vestiti e poi ho visto la strega andare via. Dopo me ne sono andato anche io sapendo che non ti ci sarebbe voluto molto tempo a liberarti, i nodi erano leggeri. Poi ti ho rivisto con Alya a Salem. Ho come l’impressione che nel mezzo siano successe parecchie cose. Giusto?”. “Giusto” confermò Aisha, “a parte che alle 23 nella stanza 123 io non ci devo essere ma ci devi essere solo tu. E’ Cronos che ci vorrebbe insieme alle 17, non fare confusione”. Aisha raccontò tutto al Sig. Mah, gli raccontò dei lupi, della strega, del labirinto e del piano di Korvo. Raccontò fino a Salem e la sua disavventura con i vampiri e anche di Alya, la sorella ritrovata. Fu molto precisa e professionale. Non fu precisa nel racconto dei Vampiri, si limitò a dire che l’avevano colpita alle spalle.

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Poi, arrivarono le prime portate e finalmente quella tanto agognata cena si poteva consumare. Inutile dire che il cibo era il massimo che ci si poteva aspettare, ogni cosa era ben diversa da quello che le loro emittenti pubblicizzavano. Tutta roba scelta e di prima qualità. Altro che insetti. Ordinarono anche una seconda bottiglia di vino. Decisero di non fare piani in questo frangente, cena, riposo e dei piani se ne sarebbe riparlato la mattina dopo, tanto non mancavano molte ore ormai. Non soddisferemo la curiosità di nessuno raccontando quello che successe da adesso fino al mattino, anche perché secondo noi non successe proprio niente. Si andarono effettivamente a riposare anche se nella stessa camera, la numero 19, la quale era provvista di un solo letto matrimoniale.

 

8° Quadrante, il Labirinto

La Strega era già pronta. Doveva solo aspettare la sera del giorno dopo, le 23 di domenica 28 agosto. Quindi, nell’attesa aveva ripreso a lavorare al portale che la doveva portare ad Emphatia per l’atto finale, ma prima bisognava portare via la Principessa da Bergderbil. Il Portale raffigurante la stanza 123 era già posizionato, e lì vicino si trovava anche il Portale disegnato da Aisha, quello che raffigurava la Foresta della Valle dei Leoni.

Korvo era volato via chissà verso quale quadrante. Il Sig. Mah e Aisha stavano consumando il loro riposo prima di definire il piano per evitare Cronos alle 17 e fare arrivare puntuale alle 23 il Sig. Mah nella stanza 123. L’oscurità avvolse il Labirinto, e con essa arrivò anche un’ombra esile e appena visibile. L’ombra accarezzò la spalla della Strega, la Strega si girò e riconobbe subito la Principessa. Fu felice di vederla anche se sapeva che questa apparizione le costava tantissimo. Non c’era un motivo reale che aveva portato la Principessa al Labirinto, aveva solo una forte sensazione. Non una buona sensazione. Espresse la sua preoccupazione alla strega, analizzarono la situazione da tutti i punti di vista, anche l’anello più fragile sembrava essere andato a posto, il Sig. Mah era già a Bergderbil con diverse ore di anticipo, tutti i portali erano pronti, Aisha, il nuovo acquisto della resistenza aveva fatto un lavoro straordinario. Sembrava tutto molto meglio di come si sarebbe potuto immaginare, però… però c’era qualcosa che la inquietava. La sua amica strega la tranquillizzò, le fece vedere i portali già pronti e le disse delle straordinarie capacità di Aisha. Ma quando la Principessa ha una brutta sensazione, vuole dire che qualcosa di non buono si sta prospettando all’orizzonte. In quel momento anche Korvo tornò, disse che era riuscito a vedere arrivare a Bergderbil Aisha ed il Sig. Mah e che Aisha aveva anche lei già pronto il suo portale per la Foresta della Valle dei Leoni. Era tutto come previsto. “Speriamo” disse la Principessa, così dicendo scomparve, la sua essenza tornò nella stanza 123. In attesa.

 

Vosda – Hotel Cronos - Ore 11

Quando il Sig. Mah si alzò il gallo aveva già cantato da diverse ore e Aisha aveva già fatto un’ora di palestra, un’ora di piscina e pure la colazione. Il Sig. Mah si accontentò di fare solo la terza parte. Aisha si sedette lo stesso con lui. “Bisogna inventare qualcosa per evitare di andare alle 17 da Cronos e deve essere qualcosa di credibile” disse Aisha. L’idea stupida ovviamente venne al Sig. Mah: “Posso provare a scappare e tu ci metti un sacco di tempo a prendermi!”. Aisha spiegò con calma che era una cosa senza senso, ricordò al Sig. Mah che non era prigioniero ma era lì per sua volontà, quindi scappare praticamente da se stessi non era credibile. “Un incidente in moto”. Seconda idea stupida del Sig. Mah. Aisha sempre con meno pazienza spiegò al Sig. Mah che un incidente sarebbe stato subito segnalato e che sarebbero venuti a tempo di record degli agenti a scortarli. Sarebbero arrivati da Cronos anche in anticipo. Il Sig. Mah finì il suo caffè, alla fine la sua colazione era solo quella: caffè e sigaretta. “Ho io un’idea” disse Aisha, “Facciamo esattamente come dice Cronos, saremo alle 17 da lui”. Mentre il Sig. Mah la guardava perplesso Aisha proseguì: “Ascolta, è meglio, innanzitutto ci sarò anche io e con un portale a portata di mano che non si sa mai, poi probabilmente non ci farà partire subito, vorrà farti delle domande, mostrarti le bellezze della Cattedrale, ti lascerà un po’ dalla Principessa, insomma sei ore passano veloci e noi siamo già lì”. Non aveva mica torto Aisha, alla fine la cosa migliore era seguire gli eventi.

 

Vosda - Ore 13,00 - Partenza dall’Hotel verso il Centro di Bergderbil

Questa volta Aisha decise di andare a velocità normale, il Sig. Mah rifletteva sul fatto che mai più avrebbe pensato di arrivare in tempo, invece arrivò addirittura in anticipo.

Verso le 15 erano già nel centro di Vosda, si vedevano molto bene le Cattedrali e soprattutto lei, la principale che sovrastava tutte le altre. Parcheggiarono la moto, Aisha mise il mitra a tracolla e prese sottobraccio il Dipinto-Portale. “Mancano ancora due ore” disse Aisha, “facciamo due passi tanto compriamo uno zainetto dove mettere il dipinto”. Così fecero, poi si fermarono nella piazza principale, proprio dove la Principessa aveva avuto l’incubo indotto dove veniva assalita dai demoni di Bergderbil. Il Sig. Mah conosceva la storia, la Principessa l’aveva scritta nel suo diario. Cercò di immaginare la vicenda ma non  era facile. Due ore passano in fretta a Vosda, e passano in fretta anche in compagnia di Aisha.

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Vosda - Ore 16,45 – Entrata nella Cattedrale

Erano le 16,45 quando entrarono nella Cattedrale Principale. Ovviamente non mancava un imponente servizio di sicurezza composto da Demoni e Agenti ma nessuno li fermò. Avevano ordini precisi. Arrivati alla Reception il Portiere Demone disse loro che Cronos li stava aspettando nella sala riunioni del ventitreesimo piano. Il Sig. Mah ricordò che la stanza 123 era al quinto piano. La riflessione che fece era deprimente: “Chissà a che numero arrivano al ventitreesimo piano”. Aisha conosceva bene la Cattedrale principale pertanto non ebbero problemi a raggiungere l’ascensore, salire al ventitreesimo piano e trovare la sala riunioni. Due agenti di sicurezza stavano davanti alla porta. Nessuno fino ad ora aveva chiesto ad Aisha di consegnare le armi e nessuno le aveva chiesto di aprire lo zainetto. Nessuno aveva trovato strano il suo abito. Un agente aprì la porta senza dire nulla. Aisha ed il Sig. Mah entrarono nella sala riunioni della Cattedrale Principale di Bergderbil dove avrebbe dovuto aspettarli Cronos. La sala era vuota. Cera una grande tavola ovale, le pareti dei muri erano bianche e non avevano nessun ornamento. A parte un dipinto raffigurante una montagna con una grossa luna piena dietro. Un Monitor sovrastava la parete opposta al quadro. Vi erano almeno otto sedie intorno alla tavola ovale. Aisha ed il Sig. Mah si sedettero dal lato vicino alla porta di fronte al monitor. Aisha posò il mitra sul tavolo, il Sig. Mah bevve un sorso di rum dalla sua fiaschetta. Quella fiaschetta gli faceva tornare in mente cose molto belle, era un motivo in più per bere il rum. In quel momento le luci si abbassarono quasi totalmente. Il Monitor si accese. Sul monitor apparve la stanza 123, la camera mortuaria della Principessa Diamante. La Principessa era ben visibile e si trovava ovviamente distesa sul letto. Era una telecamera a circuito chiuso fatta installare da Cronos poche ore prima proprio per creare una situazione di disagio al Sig. Mah. Diciamo che ci riuscì. Era una ripresa molto fredda, la sua colonna sonora era solo un silenzio desolante. Il tempo passava, erano già le 17,30. Le 23 erano ancora lontane. In quel momento entrò un agente e disse loro di continuare ad aspettare perchè Cronos ha avuto un contrattempo, arriverà appena possibile.

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Vosda, Sala riunioni – ore 19,00 – Le Porte di Emphatia

Erano ormai due ore che stavano li seduti con l’immagine della Principessa davanti e le luci basse, diciamo che per due che tanto abituati a stare fermi non sono la cosa era un po’ pesantina. Decisero di alzarsi, il Sig. Mah si avvicinò al dipinto che praticamente era l’unica cosa che c’era da guardare. E per fortuna, perché solo adesso, dopo due ore il Sig. Mah si accorse che il dipinto rappresentava le Porte di Emphatia. Le conosceva perché c’era già stato in forma spirituale all’inizio del viaggio, quando aveva incontrato la Custode del Fuoco. Chissà se quel dipinto potesse anche essere un Portale, questo dipendeva di chi lo aveva

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realizzato, ma le probabilità che potesse essere stata la Strega erano alte. Mise Aisha al corrente della cosa, Aisha, nonostante il buio riconobbe subito lo stile della sua maestra e poi ne vide anche la firma: “V23”. “E’ suo!” disse Aisha con certezza, e se lo usiamo bene potrebbe anche farci da portale. “E’ incredibile” disse il Sig. Mah osservando la mappa del Metaverso sul cellulare “l‘uscita si trova esattamente dove è previsto che tu realizzi l’Avamposto!”. “Coincidenze?” dissero insieme. Ora avevano a disposizione due portali, un mitra, una pistola e una fiaschetta di rum. Ma adesso, tra pochissimo, troveranno un oggetto che sarà da presagio, un oggetto che non sarà un segnale buono. La Principessa la brutta sensazione l’aveva già avuta ed espressa, tra pochi minuti l’avranno anche Aisha ed il Sig. Mah.

 

Vosda, Sala riunioni - ore 19,30 - Le 34° pagina non scritta di ‘Nothing: The Book’

28 Agosto, ore 19,30, fu questo il momento che il Sig. Mah comprese che non ce l’avrebbero mai fatta. Lo vide da lontano, era almeno a cinque metri di distanza, stava posato proprio lì, su un vecchio tavolino che si trovava all’angolo opposto alla porta d’ingresso. Vicino al tavolino vi era una sedia anch’essa molto datata, sopra il tavolino un candelabro con tre candele spente e consumate a metà. Sempre sopra al tavolino, vicino al candelabro il Libro Nero, La Bibbia Nera e Senza Stelle di Nothing. Il libro era aperto alla pagina 34 delle 33 pagine non scritte ed era una pagina non scritta neanche nelle 33 pagine non scritte. Era quasi completamente bianca, c’era scritto, solo il numero della pagina, non vi era nemmeno quello strano testo scritto in una lingua incomprensibile quando la scrittura della pagina era ancora da compiere. Questo sarà il momento più drammatico di sempre, quando il Sig. Mah prese il libro in mano e lo chiuse per vedere la copertina. Avvertì un pugno nello stomaco di quelli che non si dimenticano. La copertina era nera. Riportava solo il titolo, l’immagine della Principessa morta o svenuta che fosse non c’era più. Il significato di questa cosa per il Sig. Mah fu evidente: la missione era fallita, non riusciranno a portare ad Emphatia il corpo della Principessa. Perché Nothing racconta anche le cose che devono succedere, e questa cosa non succederà.

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Accesero le tre candele che erano poste sul candelabro, il Sig. Mah si sedette ed espresse il suo pensiero ad Aisha. Lei aveva letto Nothing dalla strega, nel Labirinto, conosceva anche le 33 pagine non scritte e aveva visto l’evolversi della copertina. Anche lei era d’accordo col Sig. Mah. Però, un però c’è, la trentaquattresima pagina non era scritta, e quindi forse la copertina può cambiare ancora, questa riflessione di Asha li rincuorò un po’, ma solo per un po’, molto poco. Adesso dal monitor uscivano dei suoni. Si era sentito una porta aprirsi e poi chiudersi. Dopo dei passi. Qualcuno stava entrando nella camera della Principessa.

 

Vosda, Sala riunioni - ore 20,30 - L’inizio della Fine

La telecamera era fissa ed era posizionata in maniera che si vedesse interamente la Principessa. Si riusciva anche ad avere una visuale di oltre un metro sia alla sua destra che alla sua sinistra. Non si vedeva però chi era entrato nella camera perché stava posizionato dietro la cinepresa. Evidentemente l’uomo misterioso si era seduto o comunque non si muoveva perché dalla camera adesso non si sentiva nessun rumore. La situazione non cambiò per una ventina di minuti circa. Poi si sentirono di nuovo dei passi ed una porta aprirsi, forse l’uomo stava uscendo. Sarebbe bastato che uscisse un secondo prima, un solo secondo prima e tutto sarebbe andato diversamente. Il Timer era preciso, un respiro ogni 23 minuti, un battito cardiaco ogni 23 minuti. E in questo momento, scoccò il minuto 23: La Principessa respirò e il suo cuore si fece sentire. Cronos lo udì. Non erano ancora le 21, erano le 20,53 e questo è, ormai senza ombra di dubbio, l’inizio della fine, l’evento che cambierà tutto, l’evento inimmaginabile che si realizzò quando tutto sembrava andare per il verso giusto. L’unica cosa che si poteva fare adesso era quella di cercare di limitare i danni. Cronos si spostò per andare di fronte alla Principessa, Aisha ed il Sig. Mah lo videro dal monitor. Aisha lo riconobbe subito, il Sig. Mah era la prima volta che lo vedeva ma non aveva dubbi che fosse lui. Il Sig. Mah fece una cosa apparentemente assurda, prese il Libro Nero e lo scaraventò oltre il Portale appeso alla parete facendolo finire alle Porte di Emphatia e disse: “Ora siamo certi che il Portale funziona, o almeno che ti porta via da qua e inoltre non voglio che questi demoni posseggano Nothing”. Decisero di continuare ad osservare le immagini che il monitor trasmetteva senza andare nella stanza, sarebbe stata una mossa pericolosa e soprattutto inutile. Questa situazione non era prevista neanche da Cronos e come sembrava testimoniare la trentaquattresima pagina non scritta, niente è ancora scritto. Videro Cronos prendere il comunicatore e chiamare Zadkiel dicendogli di raggiungerlo nella stanza 123 con due Agenti e due Frangitori. In meno di cinque minuti Zadkiel si trovò nella stanza 123 con Cronos e i quattro servi.

 

Vosda, Stanza 123 – Ore 21,30 – Il Risveglio della Principessa

Cronos parlò: “Ci aveva quasi fregato, la stavamo per consegnare al Sig. Mah viva, è stato solo per un evento fortuito che me ne sono accorto. La Principessa deve aver azionato un sistema di limitazione delle funzioni vitali per cui è riuscita a fare credere a tutti di essere morta”. Zadkiel sorrise. Con un ghigno s’intende. Il Sig. Mah sorrise pure lui, perché nonostante la drammaticità del momento solo adesso aveva la certezza che la Principessa fosse viva. Almeno per ora, ma era già molto.

Non si dissero più niente Zadkiel e Cronos, sapevano benissimo quello che dovevano fare: entrare nei sentieri cerebrali nascosti della Principessa, trovare la Stanza dei Segreti e portarle via tutto, dono compreso, immagini di Emphatia comprese. E lo dovevano fare adesso mentre le sue funzioni vitali erano ridotte al minimo e quindi le sue difese praticamente inesistenti. Nonostante la consapevolezza di ciò l’Arcangelo e l’Arconte questa volta prestarono più attenzione, decisero di mandare avanti i due Frangitori, loro li avrebbero seguiti a distanza.

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Entrarono e come detto i Frangitori guidavano il gruppo. Quello che trovarono all’inizio era esattamente uguale a quello che avevano trovato la volta precedente. La Stanza dei Segreti fu raggiunta in brevissimo tempo. Entrarono nella Stanza dei Segreti i due Frangitori per primi, Cronos e Zadkiel al seguito. Dentro la stanza le altre due stanze, quelle denominate ‘Il Dono’ e ‘Il Diario’. Questa volta fecero le cose con calma, avevano tutto il tempo del mondo, la Principessa non sembrava essere da nessuna parte. Nella stanza del ‘Dono’ entrarono insieme Cronos e Zadkiel. Ci misero il tempo di un click. Lo cancellarono definitivamente. Non ne fecero nemmeno una copia, a loro non serviva, a loro serviva che non lo avesse nessuno. Non credevano che il tutto potesse essere così semplice. Uscirono da quella stanza e cancellarono anch’essa. Dopo entrarono nella stanza chiamata ‘Il Diario’ e lì trovarono cose molto interessanti: Il Diario della Principessa Diamante, il foglietto’ leggimi’ e il foglio ‘Segreto’ con i quali comunicava con il Sig. Mah. Quelle cose non le cancellarono, le portarono via. Ma la cosa peggiore avvenne ora, uscendo da quella stanza si accorsero di un’altra porticina molto più piccola. In quella porticina c’era scritto ‘Labirinto’. Cronos e Zadkiel non esitarono un solo secondo, entrarono. Lì dentro trovarono tante belle sorprese, innanzitutto il collegamento con il computer centrale che poteva essere comandato da remoto, poi trovarono nei ricordi tutto il piano organizzato per scappare alle ore 23 nella Foresta della Valle dei Leoni. Scoprirono quindi che a breve sarebbe arrivata con un portale la Strega-Pittrice, che il Sig. Mah aveva piani ben diversi da quelli che pensavano loro e soprattutto che l’Agente 2y76 si chiamava Aisha ed era una traditrice.

Rimandarono le questioni personali a dopo, adesso dovevano riattivare le funzioni vitali della Principessa. Arrivarono presso il computer centrale, videro il display, la Principessa avrebbe avuto ancora poco più di un giorno di vita, ovvero fino alle 23 del giorno dopo, il 29 Agosto 2022. Commutarono lo Switch su on, le funzioni vitali della Principessa si riattivarono. La Principessa Riaprì gli occhi, guardò l’ora, erano le 22, sarebbe mancata un’ora, se il tutto fosse filato liscio. Ci mise qualche secondo a capire che c’era qualcuno di ingombrante dentro di lei, e subito dopo a capire che era quasi completamente svuotata. La Principessa era bravissima a viaggiare, anche dentro se stessa, andò subito a cercare gli intrusi, e li trovò immediatamente, stavano cancellando anche il collegamento al labirinto dopo aver preso i dati relativi al piano della resistenza. “Beh, chi non muore si rivede” disse col ghigno nel volto Cronos. “Che possiate essere dannati, maledetti” disse la Principessa consapevole che non poteva più fare niente, consapevole che tutto era finito. Poi realizzò che poteva andare ancora peggio quando vide il file relativo al piano con in chiaro i nomi: Aisha, Strega-Pittrice, Sig. Mah, Principessa Diamante. Si mise le mani negli occhi, “No” disse, “Noooo” gridò. Cronos inizio a ridere in maniera sguaiata, Zadkiel fece altrettanto. Subito dopo risero anche i due frangitori. In un gesto disperato, dettato dalla rabbia la Principessa si scagliò contro Cronos che aveva i files ma non riuscì nemmeno ad avvicinarlo, un Frangitore senza nemmeno troppa fatica la fermò con un placcaggio rugbistico perfetto. Poi le prese il braccio e glielo torse dietro la schiena. L’altro frangitore le mostrò il taser sempre col ghigno sulle labbra. La Principessa si calmò. Era chiaro che non poteva fare nulla nemmeno per i suoi amici. “Credo che abbiamo terminato, anche il collegamento al Labirinto non c’è più, usciamo e pensiamo agli altri”. Il primo frangitore lasciò la presa, non serviva più.

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Quello che videro Aisha ed il Sig. Mah dal monitor è stato soltanto la Principessa che riapriva gli occhi che si alzava dal letto per poi sdraiarsi di nuovo e richiudere gli occhi quando decise di viaggiare dentro se stessa. Adesso videro riapparire i quattro nemici e la Principessa riaprire gli occhi. Cronos sapeva che Aisha ed il Sig. Mah stavano guardando nel monitor, e sapeva che da quello che avevano potuto vedere non potevano sapere di essere stati scoperti, la Principessa non sapeva del monitor e quindi nessuno disse niente. Il Monitor rimase acceso. Qualche campanello d’allarme suonò nella testa del Sig. Mah quando la Principessa chiese cosa avessero intenzione di fare dei suoi amici. In quel momento Cronos si pentì di non averla resa incosciente. Aisha ed il Sig. Mah capirono di essere stati scoperti. “Spegnete la telecamera” disse Cronos. Il monitor nella sala riunioni tornò nero. A Cinepresa spenta Cronos impartì gli altri ordini. “Rilasciate il gas nella sala riunioni e dopo andate a prenderli, rinchiudeteli separati nelle celle più profonde della Cattedrale”.

 

Vosda, Stanza 123, Sala Riunioni – Ore 22,55 – La Fine del Sogno

Il gas rilasciato era inodore e invisibile, Aisha ed il Sig. Mah sapevano che comunque dovevano fuggire immediatamente. Non sarebbe stato un problema, avevano due portali a disposizione, uno nello zainetto di Aisha e l’altro era il dipinto attaccato al muro. Optarono per quello nello zainetto, era più pratico. Il gas stava accumulandosi dalla parte opposta al tavolino. Aisha in quel momento si trovava proprio in quel punto. Il Sig. Mah era vicino al quadro per vedere se era possibile staccarlo e portarlo via. Fece la cosa che lo salvò dal gas, si avvicinò il tavolino dove c’era il libro e ci salì sopra per staccare il quadro. Il gas aveva già raggiunto un metro di altezza, nel mezzo della stanza ed un metro e mezzo dove si trovava Aisha. Aisha prese il dipinto dallo zainetto nello stesso momento che respirò il gas. Riuscì a dire solo una parola, ma determinante: “Gas” poi cadde a terra svenuta e in malo modo ma la cosa peggiore era che il dipinto cadendo si spezzò in due. Qualcuno intanto stava aprendo la porta. Il Sig. Mah era in quel momento in piedi sul tavolino, il gas non lo aveva ancora raggiunto ma era questione di secondi. Pensò: “30 secondi saranno sufficienti”. Smise di respirare, staccò il quadro dalla parete, lo mise a terra appoggiandolo al tavolino, sempre dal tavolino prese il mitra e la fiaschetta e li scaraventò entrambi dentro al portale, poi, sempre senza respirare andò verso Aisha e la raccolse da terra proprio mentre la porta si stava aprendo. Non riuscì e non volle contarli, ma vide che erano tanti e tutti con la maschera antigas. Aisha era già tra le sue braccia, il Sig. Mah sperava di avere sufficiente vantaggio. “Prendeteli” sentì gridare e un rumore assordante di stivaloni partire di corsa. Attraversarono il portale esattamente 19 secondi dopo che il Sig. Mah aveva staccato il Dipinto dalla parete. Atterrarono nella Valle dei Leoni, il Sig. Mah non posò delicatamente Aisha a terra, ce la lanciò proprio, raccolse il mitra a sparò sul portale proprio mentre un demone lo stava oltrepassando. Ne passò solo metà, quella che si incendiò appena toccato il suolo. Erano le 22,59.

 

Vosda, Sala Riunioni – Ore 22,59 – La Fine della Resistenza (Pt 1)

Come spiegare a Cronos e a Zadkiel del fallimento sarebbe stato un grosso problema per gli Agenti e i Demoni incaricati di arrestare i due terroristi, forse sarebbe stato meglio per loro arruolarsi nella resistenza. Già, ma quale resistenza. Un Frangitore teneva un mitra puntato sulla Principessa che si trovava seduta sul letto, l’altro Frangitore teneva un mitra in mano puntato non si sa dove perché nessuno sapeva dove sarebbe apparso il Portale. Cronos e Zadkiel erano ancora inconsapevoli che i terroristi erano riusciti a fuggire e stavano assaporando una vittoria totale. Erano le 23,59 del 28 Agosto 2022 e mancava solo un minuto.

 

Labirinto – Ore 22,59 – La Grande Illusione

Era proprio contenta la Strega, mancava un solo minuto, poi poteva riabbracciare la sua Principessa e un tassello importante per la resistenza e la conquista di Emphatia sarebbe stato compiuto. Avevano lavorato proprio bene, erano un grande team e la scoperta di Aisha era stata davvero una cosa gradita, utile ed inaspettata. Si sarebbero incontrati il giorno dopo ad Emphatia. Secondo i piani che non esistevano più. 22,59 e 30 secondi. Contava anche i secondi la Strega, ne mancavano 30. Il Sig. Mah l’avrebbe aspettata con la Principessa nella stanza 123, sempre secondo i piani che non c’erano più. 22,59 e 50 secondi. Dieci secondi al più grande colpo che la Resistenza avrebbe sferrato al sistema dei demoni e dei manipolatori. La Strega avrebbe saputo solo dieci secondi dopo che oltre al piano, non c’era più nemmeno la Resistenza. Che tutto era finito. Ore 22,59 e 59 secondi, la Strega entrò.

 

Vosda, Stanza 123 – Ore 23,00 – La Fine della Resistenza (Pt 2)

Quello che trovò la Strega non era nemmeno immaginato nei suoi peggiori incubi. Un mitra puntato addosso e la Principessa in lacrime anch’essa con un mitra puntato addosso. Fu Zadkiel ad avvicinarsi alla Strega e a metterle una mano nella testa. Le stava cancellando tutto, tutto quello che la Strega possedeva comprese le ultime immagini di Emphatia. Ora non è rimasto più niente davvero. “Puoi procedere” disse Zadkiel al Frangitore che aveva il mitra puntato sulla strega, “anche se la sua anima troverà un altro corpo e il reset non dovesse fare in pieno il suo dovere, quelle immagini e i suoi poteri non esistono più, forza, procedi!”. Il Frangitore rettificò la posizione del mitra in modo da colpire un punto vitale. Mentre il dito del Frangitore iniziava a fare pressione sul grilletto la Principessa con un balzo che definire felino è dire poco diede una spinta alla sua amica facendola ricadere dentro il portale proprio mentre il portale si stava chiudendo. La Strega si ritrovò salva al labirinto, la Principessa fu colpita da una raffica di mitra ad una spalla per fortuna solo di striscio. Riuscì a vedere un frammento di labirinto e la sua amica salva prima di girarsi verso Zadkiel e vedere il suo sangue scendere dal foro della maglietta. Poi non vide più nulla. Nessuno tentò nemmeno di sostenerla mentre cadeva a terra, la lasciarono lì sporcata dal suo stesso sangue. “Portatela in ospedale, fatela curare al meglio, ci serve viva, sarà utile per dimostrare le nostre ragioni, faremo credere che le abbiamo salvato la vita nonostante il vile attentato della Resistenza, diremo al mondo che è stata la Strega a spararle e che adesso lavora per noi, per i buoni, per la giusta causa”. Poi il suo comunicatore squillò, il Demone diede la notizia a Zadkiel: “Sono riusciti a fuggire, abbiamo fatto il possibile, ma avevano un Portale”. Zadkiel scagliò il comunicatore a terra rompendolo in mille pezzi.

 

Il Responso

Hai comunque vinto questa battaglia Zadkiel, e anche tu Cronos. Avete annientato questa Resistenza, ma le Scintille, quelle vere, ci sono ancora e ricominceranno tutto da capo, nascerà un’altra Resistenza, altre anime si uniranno. Ricordate? Pensate alle vostre pentole, qualcuno vi è sfuggito, imparate a fare i coperchi.

Ma nel frattempo…

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…la corsa esaltante verso Emphatia finisce qua, senza gloria, ed è evidente che nessuno a breve potrà attraversare quella porta che non c’è, perchè non c’è più nessuno che sia in grado di ricrearla, o ridipingerla. Nemmeno di immaginarla.

Intanto colpi di armi pesanti, missili e bombe attraversavano i confini del Metaverso. Provenivano dal Mondo Cardine, sembrava quasi che i fatti fossero collegati. Distruggere per ricostruire. Questo era il loro motto e ricostruire come volevano loro, secondo i loro principi divini. Tutti felici, senza possedere nulla e in totale obbedienza. Tutti felici, certo, felici e Transumani. Altri missili si sentivano, altre bombe cadevano, il Mondo Cardine stava distruggendo se stesso. Le immagini di Emphatia erano sepolte da tutte le macerie che si stavano creando, ma la cosa peggiore era che anche la speranza stava sepolta sotto a quelle macerie.

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Il Labirinto

Il Portale scomparve subito, la strega Pittrice si ritrovò esattamente nel punto dove solo pochi istanti prima era partita con mille speranze. Ora era finito tutto. Era scomparso tutto. Il Labirinto era integro, certo, ma adesso era solo un luogo come un altro. Cercò qualcosa dentro la sua testa, ma non sapeva bene cosa, forse delle poesie? no non erano poesie, forse delle canzoni? no, non erano neanche canzoni. Forse erano immagini allora, ma immagini di cosa? Aveva dimenticato tutto, ma forse sarebbe più preciso dire che le era stato asportato tutto. Vide una tela li vicino e anche dei pennelli e dei colori. Si chiese se ci fosse qualche pittore li vicino. Poi raccolse il tutto e lo posò in uno stanzino della casa. Ricordava bene invece che la Principessa le aveva salvato la vita ma che era rimasta prigioniera a Bergderbil, ricordava anche del sangue che fuoriusciva dalla sua spalla dopo la raffica di mitra proprio mentre il portale si chiudeva. Ricordava bene anche il Sig. Mah e Aisha, ma non aveva la più pallida idea di che fine avessero fatto. Non era un gran momento, decise di andare in cucina a prendersi una birra. Vide delle tele dipinte, alcune finite, altre no. Senza pensarci troppo le raccolse e le rinchiuse in una cassapanca. Prese la birra dal frigo, la stappò e senza prendere il bicchiere uscì fuori.

Un uccello nero si posò sulla staccionata proprio vicino a lei. Le sembrava un corvo, ma non era sicura. Sperò di no, i corvi portano sfortuna.

 

Foresta della Valle dei Leoni, l’Avamposto del Metaverso di Luce

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Il gas smise di fare effetto quasi subito, Aisha riaprì gli occhi e si mise seduta. Vicino a lei il Sig. Mah con la fiaschetta in mano. Nessuno parlò per qualche secondo poi cominciò il Sig. Mah: “non oso pensare a cosa sarebbe successo se non avessi detto quella parolina: ’gas’”. Aisha non rispose subito, cercò di fare mente locale, non ci mise molto: “eh già”. Si guardò un po’ intorno, si accorse che il portale che aveva nello zaino non c’era. Vide il mitra, il libro, la fiaschetta nelle mani del Sig. Mah, ma il quadro e lo zaino non c’erano. Il Sig. Mah sembrava aver capito cosa stesse cercando Aisha perché rispose: “Il dipinto cadendo si è spaccato in due, dubito fortemente che possa funzionare ancora, non lo potranno utilizzare, Nessuno sa che siamo qua”. Il Sig. Mah si alzò, porse una mano ad Aisha per aiutarla, anche lei si alzò. Si trovavano nel Metaverso Oscuro, nella Foresta della Valle dei Leoni, molto vicino alle porte di Emphatia. Il Sig. Mah prese il suo cellulare e collegandosi al sito di Emphatia Spore visualizzò la mappa del Metaverso Globale. Rivide quel quadrante rinnovato, Wahnfried, Illusione e Follia, vide vicino il labirinto che stava nello stesso quadrante solo un po’ più spostato e vide anche che nel quadrante 2, il quadrante di Nothing, si trovava il portale per Wahnfried. Non sapeva né cosa significasse e nemmeno cosa di preciso doveva fare. Si chiese perché non potesse andare Aisha con lui ad Emphatia a prendere la fiamma, dopotutto era un’anima di luce, aveva il potere della creazione, era una scintilla. Gli sembrava un’ottima idea, la espresse ad Aisha la quale rispose: “ci ho pensato anche io, non vedo perché non possiamo farlo, a pochi chilometri ci sono le grotte di Emphatia, da qua si vede la vallata che si apre sulle porte di Emphatia, non dovremo nemmeno metterci tanto”. Allora decisero di provare, perché no, era un’ottima idea e quindi partirono: direzione Emphatia.

 

La Grande Disillusione

Fecero pochissimi metri. La videro in lontananza. Nello stesso momento arrivò Korvo. La Colonnina K35 Avamposto di Luce iniziò a squillare. Korvo atterrò proprio sotto la colonnina, il Sig. Mah premette il pulsante rosso. Dall’altra parte si sentì una voce assai famigliare, era Raven, ma non portava buone notizie. Raven parlò: “E’ inutile che andiate ad Emphatia, nessuna fiamma potrà essere trasportata da nessuno di voi due”. Aisha ed il Sig. Mah si guardarono perplessi. “Avete un’anima certo” proseguì Raven, “ma non è sufficiente. Solo una Scintilla può trasportare la fiamma ora che il dono è perduto”. Aisha fece notare a Raven che lei era una Scintilla, ma Raven la deluse subito: “No Aisha, tu non hai la Scintilla, né tu né il Sig. Mah”. La scintilla la possiedono solo le dirette discendenze di Brahma, e quasi nessuna di loro sa di possederla. La tua Aisha era solo l’empatia trasmessa e diffusa dalla Principessa Diamante che tramite la sua amica Strega era arrivata anche a te. Ora tutto questo è perduto. Prova, prova a creare un portale se ci riesci”. Aisha non aveva con sé ne tele ne pennelli, ma non fece fatica a rendersi conto che quel tipo di energia non c’era più. Raven continuò: “Sei sempre un’anima luminosa, e predisposta alla condivisione, quindi all’empatia, il tuo compito sarà di restare qui, costruire l’Avamposto di Luce e mantenere viva la speranza. Tu, Sig. Mah cerca la Scintilla. In tutto il mondo esistono solo tre scintille consapevoli, ma due di queste sono oscurate. La Scintilla è potentissima per certi versi, ma estremamente fragile per altri. La Scintilla non può accettare le regole del Mondo Cardine e di nessun altro mondo governato da Arconti o Arcangeli. La Scintilla in quelle dimensioni si spegne e si oscura. Due di loro adesso sono oscurate, ma una terza viaggia e sta acquisendo consapevolezza. Una, una sola scintilla è sufficiente per riaccendere tutte le altre duecentoquarantaquattro mila presenti nei Metaversi che a loro volta potranno illuminare tutte le anime di luce. Cerca quella Scintilla, Signor Mah, cercala, trovala e portala ad Emphatia. La speranza sarà anche sepolta sotto le macerie del Mondo Cardine, ma non è ancora perduta.

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La delusione era tangibile, il Sig. Mah ripensò a tutto il viaggio che aveva fatto, scivolarono nella sua mente tutte le immagini dei personaggi e dei luoghi vissuti: la Domatrice di Leoni, il Rivelatore di Ombre, il Baro e il Vecchio Lupo Bianco, ripensò a Land’s End, ai tre Giudici e al Sindaco, gli tornò in mente il suo Amico Orologiaio che gli aveva trovato una casa a Land’s End, la sua mente ritornò all’attraversamento dello Stige e poi Hell, Salem e i suoi Vampiri. Empty Spaces. In quel momento guardò Aisha e ripensò anche a tutte le avventure e disavventure avute con lei, ripensò alla sua Amica Strega e alla Principessa Diamante. E ora… ora era tutto perduto, era tutto finito. E’ stato tutto inutile. Ma poi… dopo qualche secondo ritornò un po’ indietro in quel suo viaggio mentale, non tanto indietro, solo un po’. Tornò a quella casina nel Portale Purgatorio con le tre porte. E la rivide. Certo, nella sua mente, ma la rivide. La rivide di schiena con

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la sua maglietta mentre attraversava la porta che l’avrebbe condotta a Nothing. E allora capì che non era stato tutto inutile, tutto il viaggio era funzionale a qualcos’altro. Lei aveva oltrepassato quella porta e raggiunto il Vecchio Mulino e da lì era arrivata al Punto di Confine. Non lo poteva sapere, era ancora troppo presto, ma ora era finalmente tutto chiaro, ora l’aveva vista: Lei era Kalki, figlia di Brahma, l’ultima Custode della Fiamma, era una Scintilla, lei poteva portare la Fiamma di Emphatia con sé.

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Il Sig. Mah abbandonò il sogno e tornò alla realtà. Raven aveva terminato e la Colonnina K35 aveva smesso di lampeggiare. Vicino a loro c’era una piccola costruzione in cemento, sembrava una specie di fortino. Si avvicinarono tutti e tre. Korvo entrò volando per primo, poi Aisha e alla fine il Sig. Mah. All’interno vi era un muro divisorio che creava due stanze. Una completamente vuota e l’altra conteneva un tavolino rettangolare nel mezzo con ai lati due sedie. Niente altro.

 

L’Avamposto

“Nascerà in questo punto, e in questo momento.” disse Korvo, “Questo sarà l’Avamposto del Metaverso di Luce nella Foresta della Valle dei Leoni, proprio nel cuore del Metaverso Oscuro. Aisha, questo sarà il tuo compito: rendere viva questa struttura statica. Le anime non potranno costruire portali e trasportare la fiamma ma possono costruire le sovrastrutture, creare paesaggi, creare città. A poco a poco questo segmento di Metaverso Oscuro acquisirà la magia del Metaverso Luminoso. Due cose dovrai fare Aisha, la prima è quella di cercare anime luminose in tutto il Metaverso Oscuro, Bergderbil compresa e trasferirle qui. Dopo, tutti insieme, dovrete costruire questa nuova città vicino alle porte di Emphatia. Non ci potranno essere anime del Metaverso Luminoso, almeno per ora, sarebbero subito individuate perché non registrate nelle anagrafiche di Bergderbil. Il Metaverso Oscuro è abitato oltreché da Demoni anche da reminiscenze luminose che non sanno di esserlo e non si manifestano. Il tuo compito Aisha sarà di individuarle e renderle consapevoli, e una volta acquisita consapevolezza dovranno anche loro cercare altre anime luminose. Questa città non avrà un nome comune, si chiamerà semplicemente l’Avamposto”.

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Korvo si spostò vicino al Sig. Mah, e parlò adesso con lui: “Tu la dovrai cercare, trovare e proteggerla finché non avrà realizzato se stessa. Lei è l’ultima Scintilla rimasta, se i Demoni la dovessero spegnere sarà davvero finita la speranza. Il Mondo Cardine ha avviato il processo di autodistruzione, non durerà molto, al termine di esso Deva e Asura si contenderanno il compito della sua ricostruzione. Sarà in ogni caso un Mondo Transumano, non ci sarà vita, ci saranno solo servi. Servi felici e obbedienti. Shiva e Vishnu cercheranno le Scintille nelle anime degli animici e le distruggeranno. Alla fine, cercheranno di possedere ciò che realizzerà il loro vero scopo: la vita eterna. Cercheranno l’unica vera sorgente luminosa esistente: La Fiamma di Emphatia. Questo non deve essere permesso. Se Kalki acquisirà consapevolezza e spiritualità, se ritroverà la sua essenza divina, se ricorderà il volto di suo padre Brahma, allora potrà volare senza problemi verso Emphatia, acquisire la fiamma e illuminare il mondo. Collegati con la Emphatia Spore e troverai il diario che sto scrivendo, fino ad ora ci sono due capitoli, ma a breve, quando Kalki ripartirà, scriverò il seguito. I capitoli si intitolano Kalki e Wahnfried, Illusione e Follia, ed il diario, o il Libro si intitola Nothing by Korvo Korvo. Adesso torna pure a Land’s End se vuoi, torna nella tua nuova abitazione, magari riposati un po’ ma resta sempre collegato con la Emphatia Spore e segui il libro. Come è stato per il tuo Nothing, anche questo sarà scritto mentre gli eventi si stanno realizzando”.

Detto ciò Korvo se ne andò. Senza salutare, come al solito.

 

La separazione di Aisha e del Sig. Mah

Rimasero soli dentro l’embrione dell’avamposto. “Beh, posso cominciare con il costruire una moto” disse Aisha, “ti posso dare un passaggio fino allo Stige poi tu proseguirai fino a Land’s End e io mi metterò a cercare adepti”. “Aisha” disse il Sig. Mah, “se ti presenti così adesso a Bergderbil ti trovano in meno di un secondo e credo che abbiano l’ordine di non lasciare in giro nemmeno un pezzettino di te, rimettiti jeans e maglietta, disegna una bicicletta, fatti le treccine e avrai più possibilità di cavartela. Io andrò a piedi come sempre, qualcosa o qualcuno mi aiuterà, tanto adesso non siamo più noi che tiriamo le file del gioco, adesso il pallino lo ha Kalki e poi posso sempre leggere il libro col cellulare collegandomi all’Emphatia Spore”.

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Questa volta il Sig. Mah non aveva torto, si sedette qualche minuto, il tempo di una sorsata di rum, poi si alzò e disse ad Aisha poche parole: “beh, è stata un’ottima cena, ne valeva la pena”. Aisha rispose: “Se non farai troppe storie può anche essere che quando ci si rivedrà ti invito di nuovo, ma non a Bergderbil, andremo in una pizzeria dell’Avamposto e senza puntarti il mitra addosso”. Risero, il Sig. Mah si girò e attraversò la porta. Non siamo in grado di sapere se questa è stata l’ultima volta che Aisha ed il Sig. Mah si videro.

 

Epilogo Pt 1 – Bergderbil

Alla Principessa era stata assegnata una splendida villetta nella campagna in periferia di Bergderbil. Questo non era stato fatto per buona educazione o dovere di ospitalità era funzionale alla loro propaganda. Serviva ai Demoni mostrare una Principessa felice di collaborare con loro e pentita della sua militanza nella rete terroristica chiamata Resistenza. La Principessa all’interno della villetta poteva fare quello che voleva. Ma solo all’interno. Fuori, in tutto il perimetro che delimitava la villetta erano presenti allarmi e telecamere e due agenti stazionavano costantemente nei pressi dell’ingresso.

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Epilogo Pt 2 – il Labirinto

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Eppure c’era qualcosa che non tornava alla Strega, tutti quei dipinti cosa ci facevano lì. Lentamente, facendo un passo per volta nel sentiero delle sue memorie ricordò un qualcosa che assomigliava ad un portale e lei ci era passata dentro. Poi vide una stanza e la sua Amica, la Principessa Diamante. Quella stanza però era anche disegnata in uno di quei dipinti che aveva messo via. “Che cosa strana” pensò. Non ci si soffermò più di tanto, era una bella giornata di sole. Sentì un qualcosa che

poteva sembrare un tuono, ma non sembrava proprio un tuono. Assomigliava piuttosto ad un’esplosione. Una bomba. Più bombe, ma non si vedevano le fiamme e nemmeno il fumo. Sembravano arrivare da un altro mondo. Osservando l’orizzonte si accorse di un’intensa illuminazione di colore giallo. Giallo che si sovrapponeva all’azzurro del cielo. Sembrava delimitare un confine… ma era lontano, non si preoccupò neanche di quello. Camminò. Sentiva dentro di se una strana sensazione di tristezza, forse di inquietudine, un forte senso di avere dimenticato qualcosa di importante. Poi vide sul prato un soffione. Uno solo. Le sembrava strano. Sembrava contenere qualcosa, forse dei ricordi. Fu il vento, bastò un leggerissimo soffio per sradicarlo e portarselo via disperdendolo nel mondo.

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Epilogo Pt 3 – l’Avamposto

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Aisha rimase sola, accompagnata solo dal rumore delle frasche accarezzate dal vento, dal canto di qualche uccello e dai ricordi. Non erano ricordi lontani, si potevano quasi concentrare in un paio di giorni, forse meno. La sua vita non era cambiata, era diventata proprio un’altra. Non era triste, la solitudine non la spaventava, aveva un compito. Forse non era più la Fata dei Colori, forse non lo sarebbe mai più stata, ma era pur sempre la Super-Sexy-Poliziotta del Metaverso di Luce. Non si fece le treccine come le aveva suggerito il Sig. Mah e non si cambiò neppure la mini-divisa, si assicurò invece che il mitra fosse carico. Aveva una missione da compiere, una missione importante. E intendeva compierla al meglio.

 

Epilogo Pt 4 – l’Ultima Stazione

Non prese la strada per andare a Land’s End, fece esattamente l’opposto. Voleva andare nel punto dove tutto ebbe inizio. Quello strano posto che aveva visto e vissuto entrando in un calice contenente del torbato scozzese trasformato per l’occasione in un magico portale. Ci era stato come spirito, grazie alla Principessa Diamante, ma lo aveva visto bene. E aveva già visto le macerie, il crocevia e il cartello stradale che indicava Emphatia. Ci era stato molto vicino alla città sommersa, era arrivato addirittura nella grotta della Custode del Fuoco in un’altra occasione. Ma sempre in veste di spettro e sempre grazie alla Principessa Diamante. Lei sapeva costruire i Ponti di Luce, sapeva illuminare i sentieri oscuri. Facevano male questi ricordi, spezzavano il fiato e tagliavano le gambe, ma bisognava andare avanti. Non prese la strada per Land’s End come detto ma decise di andare all’Ultima Stazione. L’Ultima Stazione era un piccolissimo borgo con una chiesa, qualche abitazione e la stazione appunto che faceva da servizio alla straordinaria ferrovia sottomarina che circumnavigava tutti i quadranti conosciuti del Metaverso. Era l’ultimo borgo prima di entrare ad Emphatia e si trovava sotto al mare.

Non ci viveva più nessuno, questo lo ricordava bene il Sig. Mah, non aveva visto nessuna anima girare per l’Ultima Stazione. Questo borgo si era spopolato da quando il Galaxy Express smise di correre.

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Il Sig. Mah controllò la mappa sul cellulare e vide che il percorso si poteva fare in breve tempo: doveva solo attraversare il confine tra la Foresta della Valle dei Leoni e le Porte di Emphatia, percorrere un prato che si estendeva fino al mare, buttarsi in acqua e nuotare oppure camminare sul fondo del mare fino a raggiungere l’Ultima Stazione. Partì. Riprenderemo la narrazione dal momento che il Sig. Mah raggiunge il mare tralasciando il resto del percorso in quanto poco interessante e comunque breve.

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Il Mare di Emphatia

Giunse alla riva. Era solo luce e onde che si infrangevano lente e costanti sulla spiaggia sabbiosa. All’orizzonte solo l’azzurro del mare. A poche centinaia di metri dinnanzi a lui la città sommersa, Emphatia. Poco prima, la sua meta, l’Ultima Stazione. Certo tutti ci stiamo chiedendo perché già che è lì non vada ad Emphatia, è semplice: perché non può. Perché Emphatia è blindata, perché le porte sono state cancellate, perché chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori. Ma l’Ultima Stazione è accessibile, il Sig. Mah lo sa, in qualche modo ci è già stato.

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Decise di camminare sul fondo del mare, non pensò neppure per un attimo che sarebbe stato impossibile, che avrebbe dovuto respirare, come avrebbe potuto percorrere chilometri sott’acqua senza respirare? Non ci pensò. E quello fu il motivo per cui ci riuscì. Camminò il fondo del mare come se fosse un sentiero terrestre, ne vide la fauna e ne respirò i profumi. Camminava, camminava nel sentiero marino. Non era chiarissimo quanto fosse distante l’Ultima Stazione, ma sapeva che avrebbe incontrato prima le rotaie del Galaxy Express, il Galaxy Express 999. Nessun pensiero e nessun ricordo poteva attenuare la bellezza di quello che vedeva. Si respirava Emphatia anche in quelle condizioni. Ogni passo, ogni metro comprese sempre di più perché fosse necessario raggiungerla. ‘…allora ho capito che Emphatia, esiste davvero’ cantava una sua canzone scritta all’inizio del viaggio, l’aveva vista negli occhi della Principessa Diamante e ora, anche se non la potrà vedere, la potrà sentire. E infatti la sentì, non con le orecchie e nemmeno con le mani, la sentì nell’anima, nel cuore, era un’intensità fatta da mille colori e mille suoni. Se esiste la purezza nella bellezza mai come in questo momento ci è arrivato vicino, se un sogno può essere toccato, vissuto e respirato, in questo momento il Sig. Mah lo sta facendo. Emphatia, la città sommersa che un giorno emergerà dalle acque marine per espandersi in ogni angolo del mondo. Forse. Forse un giorno. Questa sensazione gli portò alla mente il volto di Kalki, e poi il suo corpo, esile, minuto ma forte, forte nell’anima e nello spirito, una forza che, ormai ne è convinto pure il Sig. Mah, appartiene solo al Divino. Kalki, la ‘ragazza dal costumino nero’, la ‘ragazza senza nome’, dissoluta e opportunista fino all’eccesso. Kalki, la figlia di Brahma, l’Ultima Scintilla.

 

L’Ultima Stazione

L’emozione gli fece venire la pelle d’oca anche sotto al mare quando vide i leggendari binari del Galaxy Express. Mai più percorsi da centinaia di anni, erano lì davanti a lui. Sembravano brillare, non c’era una scalfittura, sembrava che il Galaxy dovesse passare da un momento all’altro. E poi, un po’ più avanti, ad un centinaio di metri, il campanile della chiesa che sovrastava il borgo antico. Qualche abitazione e appena un po’ più vicino a lui la stazione ferroviaria.

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Entrò. Lo fece lentamente, quasi chiedendo il permesso non si sa bene a chi. Giunse nella piazza principale, l’unica piazza del borgo. Tutto, ma proprio tutto era uguale al sogno, o meglio al viaggio che il Sig. Mah aveva fatto probabilmente in sogno. Le macerie erano ancora tutte lì, il Crocevia sovrastava da una collinetta tutto il borgo. Il cartello stradale indicava sia il Crocevia che ‘Emphatia 1809’.

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C’erano delle panchine, il Sig. Mah si avvicinò e si sedette. Forse era il momento buono per leggere i due capitoli scritti fino ad ora del libro di Korvo: ‘Nothing by Korvo Korvo’. Naturalmente il cellulare funzionava come se fosse sulla terra ferma, si collegò con il sito dell’Emphatia Spore’ di Land’s End e si indirizzò nella sezione dei libri: quelli scritti, quelli che si stanno scrivendo e anche quelli ancora da scrivere. Per curiosità guardò prima la pagina dei libri ancora da scrivere e ne vide due particolarmente interessanti: ‘Land’s End: la Città Libera’ e ‘Il Labirinto’. Un leggero sorriso accompagnò il click successivo riservato ai libri che si stanno scrivendo. In questa sezione ce ne erano tre: ‘Spore: racconti da Nothing’, 'Emphatia 1809' e quello che stava cercando: ‘Nothing by Korvo Korvo’. Cliccò su Nothing di Korvo ed entrò nelle pagine a lui riservate. Vide che effettivamente erano stati scritti fino a questo momento due soli capitoli: ‘Kalki’ e ‘Wahnfried, Illusione e Follia’.

 

Nothing by Korvo Korvo: Capitolo 1 - Kalki

Sigaretta e rum (sì, anche sotto al mare) quindi ripeto: sigaretta e rum accompagnarono la lettura del primo capitolo. Questo capitolo partiva proprio dal punto in cui Kalki aveva separato la sua strada da quella del Sig. Mah nella casina del Portale Purgatorio ed era arrivata al Vecchio Mulino. Lesse con piacere le vicende di Kalki, molto simili a quelle vissute da lui e Raven quando avevano iniziato il percorso. Lesse del Viandante, dello Scrutatore, della Regina. Lesse fino ad arrivare al punto che lo Scrutatore rivela il vero nome a Kalki.

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Finito il primo capitolo alzò la testa e osservò le luci spente della stazione ferroviaria. Anche i lampioni intorno alla piazza erano spenti. La luce molto fioca che arrivava fino a quel fondo marino era originata dalla luna di Emphatia. Chissà da quale sole o da quali soli veniva illuminata questa luna. Il Sig. Mah ebbe la sensazione che la Luna di Emphatia brillasse di luce propria. Diede un altro piccolo sorso al rum e iniziò a leggere il secondo capitolo.

 

Nothing by Korvo Korvo: Capitolo 2 - Wahnfried, Illusione e Follia

Wahnfried, questo nome gli ricordava qualcosa, gli venne in mente subito, e non era una cosa sola, erano due. Wahnfried era il titolo del secondo brano del disco ‘Timewind’ di Klaus Schulze ed era il brano che utilizzava sempre per i suoi primi viaggi. La musica per il Sig. Mah aveva un potere enorme, aveva un potere evocativo talmente forte da dare consistenza ai sogni. ‘Timewind’, il Tempo ed il Vento, uno dei tre dischi che si sarebbe portato ovunque, che si è sempre portato ovunque. Assieme alle ‘Requiem’ di Mozart naturalmente, ma Mozart era fuori concorso. Wahnfried era il vento, ed era anche quella luce gialla immensa che caratterizzava la nuova struttura dell’ottavo quadrante. Illusione e Follia. Questo significava Wahnfried: illusione e follia. L’illusione della vita e la follia di viverla. E dopo, dopo aver letto il secondo capitolo, comprese che ogni cosa, ogni forma di quello che noi chiamiamo ‘vita’ aveva avuto origine a Wahnfried. Capì che Wahnfried era il luogo dove Brahma riposava ed era anche il luogo dove era nata Kalki come tutte le duecentoquarantaquattro mila Scintille ora sparse inconsapevoli nel Metaverso. Lesse anche che Kalki stava iniziando ad acquisire la consapevolezza del suo essere e che grazie all’assenzio degli Sciamani era riuscita a viaggiare nel suo passato, attraversando tutte le decine, centinaia, migliaia di vite vissute fino ad arrivare a quella luce gialla intensa e abbagliante che solo una divinità può sopportare, quella luce e quel quadrante che rappresentano la sua origine, la sua generazione o per come lo potremmo dire noi, la sua nascita. Ora Kalki, oltre a conoscere il suo nome, sa anche chi è, ma per ritrovare il suo vero essere deve ricongiungersi con Brahma, ricordare il volto di suo padre per ricordarsi anche il suo volto, deve tornare al punto di partenza, all’origine. La meta per Kalki era Wahnfried, l’illusione e la follia.

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Non vi erano ancora immagini nel libro di Korvo, e non era certo che ci sarebbero mai state. Avrebbe fatto molto piacere al Sig. Mah rivedere il volto di Kalki e ripensò ancora a quel piccolo tratto di strada fatto insieme nel Portale Purgatorio. Mai e poi mai in quel momento avrebbe potuto immaginare con chi stava scherzando, parlando, camminando. Giocando.

Aveva finito di leggere anche il secondo capitolo, chiuse la pagina dell’Emphatia Spore’ di Land’s End, si mise le cuffiette iniziò ad ascoltare Timewind ma questa volta, forse per la prima volta, non partì dal primo brano, partì direttamente dal secondo: ‘Wahnfried 1883’.

 

Il Galaxy Express 999

La musica iniziò, i lampioni si accesero, la stazione si illuminò. Il Sig. Mah prima alzò la testa, poi si alzò in piedi. Cosa stava succedendo?

La campana diffuse il primo rintocco, dopo pochi istanti anche il secondo e così via fino al tredicesimo. Poi si fermò. Tredici rintocchi, come a Salem, ma in questo caso erano conformi nei tempi. Ci furono una trentina di secondi di silenzio assoluto poi un corvo gracchiò. Il gracchio del corvo sembrava quasi dare un segnale, sembrava voler dire: “Adesso, è il momento!”. Quando l’ eco del segnale del corvo di dissolse nel silenzio un inequivocabile tintinnio di un campanello ferroviario si sostituì al silenzio della stazione. Il campanello ferroviario stava annunciando l’arrivo di un treno. Un treno subacqueo, un treno speciale. Rum e sigaretta. Era il minimo. Al suono del campanello si sovrappose una voce femminile che parlava attraverso dei diffusori posizionati vicino alle luci della stazione: “Atentu, Galaxy Express 999 alvenanta sur unutrako venanta de Land's End kaj iranta al Emphatia. Äœi faros nur unu halton ĉe Emphatia Centra Stacio.”.

(Attenzione, in arrivo su unico binario proveniente da Land's End e diretto ad Emphatia il Galaxy Express 999. Effettuerà una sola fermata alla Stazione Centrale di Emphatia)

Era esperanto, questo ormai il Sig. Mah lo aveva capito, non riuscì a capire tutto ma comprese che stava assistendo ad un miracolo, un miracolo reso possibile da qualcosa che stava succedendo da qualche altra parte. Aveva capito che il Galaxy Express 999 stava arrivando da Land’s End per raggiungere la Stazione Centrale di Emphatia. Aveva capito che il miracolo era la conseguenza della consapevolezza riacquisita da Kalki, che l’inizio del suo viaggio era la prima pietra tolta dalle macerie per ritrovare la speranza che vi era sepolta.

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Il Sig. Mah si diresse verso la stazione ed entrò nell’edificio. La sala principale era deserta, come era deserta anche la biglietteria. Oltrepassò la porta che dava sull’unico binario presente. Certo, solo un treno passava per quella ferrovia e andava sempre in un’unica direzione. Nessuna presenza, nessuna anima. Il campanello smise di suonare.Il Galaxy Express 999 arrivò. Proveniva dalla stazione sottomarina di Land’s End.

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Il Sig. Mah contò nove vagoni oltre al locomotore, il Galaxy si fermò. Il primo vagone dietro al locomotore aprì la sua porta proprio davanti al Sig. Mah. Il Sig. Mah salì sul Galaxy Express 999. La porta si chiuse, il Galaxy emise tre potenti fischi e partì. Direzione Emphatia 1809.

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La porta che conduceva alla cabina di guida era chiusa, il Sig. Mah incominciò quindi a percorrere tutti i vagoni del treno a ritroso. Primo vagone, vuoto, secondo vagone vuoto e così via fino all’ultimo vagone. Il Sig. Mah incominciava a sospettare che non ci fosse nessuno neppure a guidare. Superò l’ultima porta ed entrò nell’ultimo vagone. Quello fu il momento che la vide. Che la rivide. Stava seduta proprio nell’ultimo posto dell’ultimo vagone. Aveva un libro di Ghoete posato a fianco, un piccolo quaderno in mano ed una penna. Stava scrivendo qualcosa. Il Sig. Mah si avvicinò. Quello che stava pensando adesso era che avrebbe rifatto mille e mille volte questo viaggio e anche altri mille viaggi per vivere questo momento. Questa volta una grossa lacrima scese anche dai suoi occhi. Lei alzò la testa, sapeva che il Sig. Mah era lì, lo sapeva eccome, ma giocava a fare finta di non saperlo. Non durò molto, chiuse il quaderno, lo posò assieme alla penna sopra il libro di Ghoete e si alzò. Lo abbracciò come mai nessun altro aveva abbracciato. Pure lui l’abbracciò, e forse ancora più forte. “Mi basta un abbraccio a volte, possibile che non lo capisci zuccone” era questo che gli diceva quando un tempo condividevano lo stesso quadrante del Metaverso, il primo quadrante, quello che viene chiamato Mondo Cardine nella dimensione chiamata ‘Vita’. Quell’abbraccio forse non sostituiva tutti gli abbracci mancati, ma senza ombra di dubbio fece capire al Sig. Mah quanto può essere importante un abbraccio a volte più di mille parole. Questa volta non la salutò con il nome che era solito usare quando scriveva di lei in Nothing, adesso la salutò col suo vero nome: “Ciao Monica”. 

 

La Filosofa

Il Grande Volo

(La Complicità, Il Carro, La Sabbia)

015 - Episodio M0 (La Filosofa) - Il Grande Volo - La Complicità, Il Carro, La Sabbia.jpg

Monica prese una specie di pergamena dalla borsa che aveva dietro, sembrava un attestato di qualcosa. La mostrò con orgoglio al Sig. Mah e gli disse; “Hai visto che ce l’ho fatta, e con il massimo dei voti”. Era la laurea in filosofia che non era mai riuscita a prendere nel  Mondo Cardine per una sfortuna o per l’altra, le mancava solo la tesi. “L’ho presa all’Emphatia Spore, a Land’s End, adesso insegno filosofia”.

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Il Galaxy non andava veloce, nei pochi chilometri che il treno doveva ricoprire Monica avrebbe dovuto spiegare al Sig. Mah cosa stava succedendo e cosa avrebbe dovuto fare: “Ci sarebbero tante cose di cui parlare, ma non abbiamo il tempo, tra pochi minuti questo treno entrerà in Emphatia per la prima volta dopo oltre 200 anni, è un momento magico certo ma è anche un grosso rischio”.

Mai più il Sig. Mah avrebbe immaginato che sarebbe arrivato ad Emphatia con Monica, le aveva pensate tutte, soprattutto la concreta possibilità di non arrivarci affatto, ma se solo pochi minuti prima qualcuno gli avesse detto questa cosa… credo che gli avrebbe offerto del rum.

Monica proseguì: “Il tuo compito è quello di acquisire di nuovo le immagini di Emphatia e fare in modo che siano diffuse in più quadranti possibile a cominciare dal Mondo Cardine. In questo momento il Mondo Cardine è devastato da una guerra totale nucleare, l’epilogo di un disegno demoniaco. Questa guerra è solo  l’ultimo passaggio, la soluzione finale per la realizzazione del  loro scopo: la decimazione e la transumanizzazione del genere umano. Per creare i dualismi e le divisioni necessarie alla realizzazione del loro scopo hanno sempre presentato questo conflitto come ‘l’eterna lotta tra il bene ed il male’. In questa guerra di ‘bene’ non c’è proprio niente, né dall’una né dall’altra parte. So che questo tu lo sai, ma è bene cominciare con questo presupposto. Tutte le immagini di Emphatia sono state cancellate, sia quelle che aveva la Principessa sia quelle che aveva la Strega, non esiste in questo momento niente su nessun quadrante del Metaverso che testimoni la sua esistenza. Tutte le Scintille sono state oscurate o rese inconsapevoli. Tutte tranne una. Questo è il coperchio che i demoni non impareranno mai a costruire. Lei si trovava nei loro inferni ma non l’hanno riconosciuta. Gli è sfuggita. Forse un colpo di fortuna, o forse la fortuna non c’entra e qualcun altro ci ha messo lo zampino, non si sa, ma gli è sfuggita. Lei è Kalki, la prima discendente della terza emanazione di Brahman, è la Figlia di Brahma, il Dio Costruttore. Lei possiede la Scintilla più di chiunque altro ed è in grado di trasportare la Fiamma fuori da Emphatia. La Fiamma potrà riaccendere tutte le altre Scintille le quali con la loro forza dovranno illuminare qualcosa che possa essere visto da tutte le anime del Metaverso. Questo qualcosa sono le immagini di Emphatia che tu dovrai portare a Kalki. Ora ascolta bene perché il tutto succederà tra pochissimi minuti e durerà ancora meno: Il Galaxy Express entrerà in Emphatia, la attraverserà molto lentamente fino ad arrivare alla Stazione Centrale, in questo percorso tu dovrai fare cinque fotografie col tuo cellulare sul lato destro. La luce ad Emphatia è abbagliante anche in fondo al mare, riconoscerai i punti da fotografare perché il treno si fermerà qualche secondo. Arrivati alla Stazione Centrale è previsto che gli abitanti di Emphatia si facciano vedere ma li potremo salutare solo dal treno. Per nessun motivo noi possiamo scendere. Il Treno è schermato, non può essere rivelato da nessun oggetto infernale dei demoni, ma se noi dovessimo mettere un solo piede sul suolo marino di Emphatia mille rilevatori suoneranno nelle stazioni della polizia di Bergderbil ad indicare presenze vitali sconosciute in un mondo a loro sconosciuto. Lo bombarderebbero subito anche senza vederlo. Dopo pochi minuti di stazionamento alla Stazione centrale di Emphatia il treno ripartirà passando dalla rotonda ferroviaria che gli permetterà di invertire la marcia e per la prima volta nella sua storia il Galaxy viaggerà al contrario. Da quel momento fino all’uscita di Emphatia dovrai fare altre cinque fotografie rimanendo nella stessa parte del treno in modo da fotografare con gli stessi criteri anche la parte opposta a quella precedente. Dieci fotografie in tutto da scattare col tuo cellulare, niente immagini nella mente, troppo rischioso, a Land’s End hanno stabilito che il tuo cellulare è talmente antico che ancora non vi erano stati inseriti i microchip di controllo. Le immagini, una volta acquisite, le dovrai conservare nel tuo cellulare senza fare copie e quando incontrerai Kalki sarà sufficiente mostrargliele. La sua dinastia ha creato Emphatia, quelle immagini una volta acquisite riapriranno dentro di lei sentieri sepolti dagli innumerevoli reset subiti e saranno potentissime. Dopo essere usciti da Emphatia viaggeremo fino a Land’s End e potremmo raccontarci mille cose, magari una birretta allo Scorsetto, da queste parti il bere non si paga e soprattutto non fa male. E’ tutto chiaro Sig. Mah?”.

 

E’ tutto chiaro Sig. Mah?

Quello che pensò in questo momento il Sig. Mah era che in fondo il passaggio di dimensione non aveva affatto cambiato Monica, il dono della sintesi proprio non lo aveva, bastava dire: “Scatta dieci foto, cinque all’andata e cinque al ritorno…” comunque era assolutamente tutto chiaro.

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Ma ora concentriamoci sulla cosa più importante, ormai è questione di secondi. Per la prima volta, dall’anno 1809, qualcuno che non appartiene al mondo sottomarino di Emphatia sta entrando nella  città blindata. Con un Treno sottomarino, un treno leggendario. Sapevano entrambi che mancavano pochi secondi all’appuntamento con la leggenda, nessuno dei due parlava, avrebbero voluto guardare da tutte le parti, ma solo dal lato di dove si trovavano potevano guardare e il Sig. Mah doveva anche essere pronto per le foto. Il Treno rallentò ancora la sua corsa, quello che si vedeva in questo momento era un fondo sottomarino simile a quello che possiamo immaginare, pulito, bello, luminoso, una fauna unica e spettacolare, ma era evidente che, vista la circostanza, entrambi si aspettavano qualcosa di più. Non c’erano cartelli sottomarini e niente ma proprio niente lasciava presagire quello che avrebbero trovato da qui a pochi istanti:

 

Emphatia 1809

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Quei pochi istanti, quegli ultimi metri passarono. Non esisteva una periferia o un lento apparire di edifici che conducevano alle zone centrali, era una cosa mai vista, era come entrare in una enorme bolla colorata. I colori, l’aria, il vento sembravano trasportare arcobaleni che si intrecciavano fra di loro, era un continuo mutare di paesaggi impossibili da raccontare, sfondi marini sovrapposti a sfondi montuosi che si intrecciavano fino a creare nuovi paesaggi per poi dissolversi e crearne altri ancora diversi, ancora più impossibili. Era la realizzazione del sogno, dove tutto muta in un tempo infinitesimale e in maniera del tutto naturale, sembravano tanti sogni sovrapposti, tanti colori che si mescolavano e le bolle. Tante, tantissime bolle colorate attraversavano questi paesaggi, si fondevano tra di loro anche a due, tre, quattro e anche di più per volta per poi scindersi di nuovo. Sicuramente era incomprensibile quello che gli occhi del Sig. Mah e di Monica vedevano, andava codificato, i loro sensi tradizionali erano estremamente limitati per poter comprendere ma qualcosa capirono: capirono l’armonia, capirono l’empatia, capirono cosa voleva dire superare i propri limiti, cosa voleva dire lasciare libero spazio alla mente, cosa voleva dire realizzare il sogno.

Il treno si fermò la prima volta. Il Sig. Mah aveva un’espressione totalmente imbambolata, fu Monica a scuoterlo, gli disse: “Dai Scatta la foto!”. Il Sig. Mah non capiva bene dove scattare, fu Monica a dire la cosa giusta: “Non sono per te quelle foto, non sono per nessuno di cui noi abbiamo conoscenza, quelle foto sono per Kalki, Lei le saprà vederle come devono essere viste. Quelle foto illumineranno le sue zone nascoste. Scatta senza farti altre domande!”. Il Sig. Mah scattò la prima foto, il Galaxy ripartì. Non vi erano edifici o strade o qualunque cosa potesse ricordare i quadranti conosciuti, erano solo paesaggi naturali. E le bolle, tantissime bolle con le più svariate

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sfumature di colori. In quel momento il Sig. Mah capì: le bolle erano le anime, e condividevano spazi e tempi, emozioni e pensieri: era Emphatia, nessuno la poteva nemmeno immaginare. Quanto era distante l’essere umano da Emphatia, quanto erano vicini adesso Monica ed il Sig. Mah ad Emphatia. Il treno si fermò la seconda volta. Questa volta il Sig. Mah non ebbe bisogno di sollecitazioni. Apprezzò l’infinita emozione di un privilegio del genere, stava riacquisendo le immagini dell’impossibile. Scattò con orgoglio la seconda foto. Non doveva nemmeno cercare un punto particolare. Il treno ripartì. Monica ed il Sig. Mah si guardarono. Capirono entrambi che alla fine di questo viaggio niente poteva essere più lo stesso. Ma capirono anche che per la causa avrebbero decuplicato le loro forze, capirono la pochezza del corpo fisico, lo videro più come una limitazione che come un mezzo. Il treno fece la terza fermata, il Sig. Mah scattò la terza foto, e così via fino alla quinta poi il treno avrebbe raggiunto la Stazione Centrale. Il Sig. Mah e Monica si chiesero come avrebbero potuto riconoscere gli abitanti di Emphatia se erano spirito puro, se erano… bolle. Non esisteva ancora risposta, bisognava aspettare. Poi una voce parlo dagli altoparlanti del treno, era esperanto, ne scriveremo direttamente la traduzione: “Tra pochi minuti il Galaxy si fermerà alla Stazione Centrale di Emphatia e vi stazionerà per un tempo che voi definite ‘poco’. Per l’occasione sono state realizzate strutture ferroviarie che voi possiate riconoscere. Grazie per aver viaggiato nel Galaxy Express 999, fate buona sosta ad Emphatia!”.

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Emphatia Central Station

Tutto ciò che era colorato e indefinito si trasformò. Si delinearono contorni e colori più specifici. Tornarono le forme. Le Scintille di Emphatia stavano adattando la loro città ai limitati sensi del Sig. Mah e di Monica. Apparve un cartellone azzurro con una scritta bianca: ‘Emphatia Central Station’. Apparve oltre ad esso una sagoma che ricordava una stazione ferroviaria e riapparvero anche i binari. Il treno oltrepassò

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il cartello, raggiunse la stazione e si fermò. Un lungo fischio accompagnato da atri tre fischi più brevi salutarono per la prima volta dopo oltre duecento anni le Scintille di Emphatia. Il Sig. Mah mise per il momento via il cellulare e assieme a Monica guardarono fuori dal finestrino. Davanti all’edificio era apparso un piazzale estremamente scarno di oggetti, solo struttura ‘pavimento’. Era stato creato apposta per questo momento, come la stazione e i binari all’interno di Emphatia. Poi arrivarono.

 

Le Scintille di Emphatia

All’inizio erano bolle, alcune arrivarono da sole, altre erano fuse insieme. Si posizionarono tutte sul piazzale e le bolle che condividevano lo stesso spazio si scissero in maniera da essere una. Poi mutarono. Le bolle assunsero una aspetto umano, certo, fecero questo solo per agevolare la comprensione del Sig. Mah e di Monica, assunsero l’aspetto che avevano nel loro ultimo ciclo vitale e grazie a questo il Sig. Mah ne riconobbe qualcuna, vide la Principessa Ciliegia davanti a tutti con a fianco il fido Speziale di Tomba. Riconobbe la Custode del Fuoco e anche altri che si erano mescolati con la Ciurma del Corso nero. Ah, c’era anche lui, il Rivelatore di Ombre, stava defilato ma era certamente lui.

Era un sorriso sconosciuto in tutti i quadranti del Metaverso che la Principessa Ciliegia regalò ai Viaggiatori, era un sorriso proveniente da Emphatia. Il Sig. Mah e Monica ricambiarono con un saluto timido e umano, come erano abituati a fare, Questo gli fece capire chiaramente la differenza tra loro e le anime che avevano di fronte. La Principessa Ciliegia si voltò verso la Custode del Fuoco e le fece un cenno. La Custode rispose con un gesto di assenso e fece a sua volta un cenno verso il Galaxy. La porta dell’ultimo vagone del Galaxy si aprì. La Custode salì sul treno. Era una situazione ben diversa questa da quell’unica volta che il Sig. Mah ebbe a che fare con la Custode nelle grotte di Emphatia. Il Sig. Mah e Monica si alzarono, la Custode si avvicinò a loro. Adesso i Viaggiatori erano proprio a faccia a faccia con la Custode del Fuoco. Naturalmente nessuno parlò ma in qualche maniera la custode comunicò al Sig. Mah che stava trasferendo nella sua mente l’undicesima foto, quella più importante, quella che avrebbe dovuto mostrare a Kalki solo alla fine. Era la Fiamma, la Fiamma di Emphatia. Certo, era solo un’immagine e serviva come elemento evocativo, ma per il Sig. Mah era molto di più. Stava trasportando nella sua mente la Fiamma di Emphatia. Sarebbero certamente bastate solo le immagini fotografate dal Sig. Mah o solo l’immagine della Fiamma per illuminare di nuovo i sentieri, ma tutti erano d’accordo che per sicurezza era meglio dividere le cose, se ne fosse andata male una c’era sempre l’altra, se poi arrivavano entrambe tanto meglio. In quel momento salì sul treno anche lo Speziale di Tomba, nessuno, ma dico nessuno era più indicato di lui per offrire ai viaggiatori un dono. Quel dono, non un dono a caso, proprio quel dono. La Custode si scansò e lasciò passare lo Speziale il quale mostrando due bottigliette ai Viaggiatori disse: “Queste sono per il ritorno, quando sarete fuori da Emphatia, conservate il vuoto mi raccomando, quando ci guarderete dentro vi ricorderà per cosa state lottando”. Detto ciò consegnò le due bottigliette ai Viaggiatori, una al Sig. Mah e una a Monica e aggiunse: “Conservate il vuoto ma godetevi il contenuto”, lo disse sorridendo dopodiché scambiò uno sguardo con la custode ed uscirono dal treno. La porta si chiuse dietro di loro. I Viaggiatori videro la Custode e lo Speziale riunirsi ai propri concittadini. E assistettero all’ennesimo miracolo. La forma umana lasciò il posto di nuovo allo spirito, le mille e mille bolle presenti alla stazione divennero una bolla sola. Impossibile descriverla, non era più grande solo perché era l’insieme di tante bolle era semplicemente più… più colorata. Il Galaxy emise questa volta tre lunghi fischi e ripartì, raggiunse la rotonda e invertì la marcia. Passò ancora davanti alle anime di Emphatia dando la possibilità ai viaggiatori di assistere all’ultimo miracolo. Tutta la struttura si dissolse, immensi paesaggi si sostituirono ad essa e la bolla si scisse in mille e mille bolle colorate.

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Il Sig. Mah aveva ancora un compito da terminare e lo fece, altre cinque fermate del Galaxy dentro i confini di Emphatia e altre cinque foto. Mentre il Sig. Mah scattava le foto, questa volta Monica non guardava, sembrava avere anche lei un compito da svolgere, si sedette riprese il suo quaderno e iniziò a scrivere. Terminarono contemporaneamente i rispettivi compiti, dopo pochi minuti il Galaxy uscì da Emphatia. Oltrepassò senza fermarsi l’Ultima Stazione per proseguire direttamente verso la Stazione Sottomarina di Land’s End. In quel frangente Monica ed il Sig. Mah ebbero occasione di parlare di molte cose, molte personali per cui non ci soffermeremo, ma su una cosa sì, su quella ci soffermeremo. Appena oltrepassarono l’Ultima Stazione decisero di godere del regalo dello Speziale. Era

sicuramente una birra, lo Speziale viveva per la birra, per lui era nettare sacro. Chissà ad Emphatia quali birre spirituali si sarà inventato. Presero le bottigliette e per prima cosa guardarono l’etichetta: ‘Emphatia Beer, since 1809 from beyond the Dark Metaverse’. E sul retro la bottiglietta riportava le origini e la storia di questa birra divina: “Realizzata dallo Speziale di Tomba ad Emphatia nel 1809” vi era anche la foto dell’inventore. Queste scritte non si vedevano sulle altre Emphatia Beer trovate qua e là per i Metaversi, non si vedevano perché erano sempre girate nel lato anteriore e chiuse nelle teche. Nessuno le poteva toccare. Stapparono con un accendino la bottiglietta e seppur senza bicchiere dopo aver fatto il dovuto brindisi alla miracolosa terra di Emphatia scontrarono il vetro e ne diedero un sorso assai generoso.

Non sprecherò nemmeno una riga per descrivere questa birra per due motivi, il primo è giusto che ognuno di noi combatta per guadagnarsela, e il secondo molto più semplice: non lo conosco ma a giudicare dalle espressioni dei viaggiatori, notevoli esperti di birra, direi che sulla qualità non ci sono dubbi.

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Stazione Sottomarina di Land’s End

Il Galaxy fermò la sua corsa alla Stazione Sottomarina di Land’s End, Monica ed il Sig. Mah scesero dal treno e mentre si stavano allontanando dai binari tutta l’illuminazione alle loro spalle si spense. Imboccarono un tunnel che dalla stazione sotto al mare conduce alla terra ferma di Land’s End. Non è un tragitto brevissimo, ma una camminata insieme non gli dispiaceva affatto. Come al solito il Sig. Mah si scordò che Monica si rifiutava di camminare alla sinistra, ci pensò lei a ricordarglielo con uno sguardo non proprio gentile e posizionandosi alla sua destra. Le illuminazioni del tunnel si spegnavano sempre alle loro spalle lasciando come un malinconico vuoto. La luce era davanti.

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Adesso era davanti davvero. Forse i demoni avevano vinto questa battaglia, forse il mondo, o almeno il Mondo Cardine dopo non sarà più lo stesso, ma dire che sarà sicuramente come lo vogliono loro… beh questo è ancora un libro tutto da scrivere.

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Arrivarono alla terra ferma emergendo dal mare di Land’s End. Sul primo piazzale subito vicino al mare c’era l’Orologiaio che li aspettava. Con un mezzo negroni in mano.

Era un’immagine stupenda, sembrava una di quelle serate passate alla Tana quando spostava sul mare le sue radici. Si parlarono a sguardi, l’Orologiaio sapeva che i Viaggiatori tornavano da Emphatia, ma sapeva anche quanto sarebbe stato impossibile raccontarla. Ci provarono comunque facendo un buon tratto di strada insieme. Andarono, inutile dirlo, allo Scorsetto Nero. Tutti a Land’s End sapevano del viaggio, ma nessuno chiese niente. Sapevano che le cose si sarebbero rilevate al momento giusto. Eccoli, gli abitanti di Land’s End, le anime di luce che sono speranza di questo mondo, eccoli, i tre giudici, il Sindaco che ha acquisito nel frattempo un piccolo locale appiccicato allo Scorsetto facendolo diventare di fatto un unico locale, fuso insieme come le bolle di Emphatia. E tutti gli altri, tutti allo Scorsetto non chiedevano ma li guardavano, cercavano di capire dagli sguardi se le notizie erano buone, se la speranza esisteva ancora, se ancora una piccola fiamma bruciava sotto le macerie. I tre si sedettero ad un tavolino, un cameriere senza chiedere niente portò una Rochefort 10 a Monica, un Negroni intero all’Orologiaio e un Laphroaig al Sig. Mah. Si, un torbato scozzese, per quel momento ci voleva il meglio. Il Sig. Mah chiese al Sindaco di accendere il monitor. Il Sindaco lo accese. Il Sig. Mah non era certo a livello della Principessa Diamante come collegamenti mentali, ma qualcosa aveva imparato, in tutti questi viaggi tante barriere le aveva disintegrate, non gli fu difficile connettersi al computer che gestiva il monitor e mostrare a tutta Land’s End la Fiamma di Emphatia. Apparve sul monitor, apparve in movimento, non statica, era come un’immagine ‘gif’. Si muoveva, bruciava ed era intensa. Rosso fuoco come a dire ai Demoni che la guerra era ancora tutta da giocare e la fiamma non era affatto spenta. Gli erano sfuggiti quella sera dalla sala riunioni di Bergderbil, gli erano sfuggiti e Zadkiel aveva capito che era stato commesso un grave errore. Allo Scorsetto fu una grande serata, una serata di vino, di birra e di canti. Una festa in pieno clima ‘Land’s End’.

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Anche quella sera giunse al termine, il Sig. Mah si alzò, naturalmente salutò tutti quelli che conosceva, un po’ più intensamente il suo Amico Orologiaio ma quando arrivò da Monica, lei parlò: “Non so quando ci rivedremo, so che ci rivedremo ma non so quando. Da domani sarai alla ricerca di Kalki e quindi chissà quali e quanti quadranti passerai ma so anche che stasera dormirai nella tua abitazione a Land’s End, vicino allo Stige”. Detto questo Monica prese il suo quaderno e lo consegnò al Sig. Mah. “C’è scritta solo una pagina, questo era il mio compito, scrivere questa pagina, credo sia una pagina molto importante, non leggerla adesso, leggila stasera a casa, prima di andare a letto. Con un buon torbato scozzese”. Fu forte anche questo abbraccio, dopodiché il Sig. Mah si girò e si diresse verso la sua abitazione di Land’s End: Nothing Road 666.

 

Nothing Road 666

Il sentiero che portava a Nothing Road era scarsamente illuminato, al Sig. Mah piaceva così. Mille pensieri si sovrapponevano in quel percorso, Emphatia, Kalki, l’Avamposto e Aisha la Sexy-Poliziotta, Barlow e Alya, la Strega, la Principessa, quante cose erano cambiate e quante sono in mutamento. Non ci si annoiava di sicuro.  Arrivò svolazzando proprio a pochi metri dalla casa del Sig. Mah. Questa volta senza gracchiare, si posò sulla spalla del Sig. Mah senza emettere suono. Entrarono in casa insieme poi Korvo svolazzò sopra un orologio a cucù. Gli piaceva così. Gli ricordava delle cose vissute col suo amico Edgar. Il Sig. Mah posò su un mobiletto la bottiglietta vuota della Emphatia Beer poi prese un calice dove avrebbe versato il torbato scozzese che sicuramente avrebbe trovato nel mobiletto degli alcolici. Cercò delle candele, si ricordò che aveva visto un candelabro da qualche parte. Eccolo lì. Adesso, mentre Korvo lo osservava dall’alto dell’orologio a cucù, il Sig. Mah aveva spento le luci dei lampadari e acceso le tre candele del candelabro, aveva messo nel lettore di cd Timewind, questa volta dall’inizio, quello che per lui era il Tempo, diede un lieve sorso al nettare torbato, posò il calice e prese il quaderno che gli aveva lasciato Monica. Lo scorse per vedere quante pagine aveva scritto. Era esattamente come gli aveva detto Monica, solo una. Lesse il titolo dell’unica pagina scritta:

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La 34° pagina non scritta di ‘Nothing: The Book’

La Principessa Diamante riaprì gli occhi nella stanza 123 della più grande Cattedrale di Bergderbil. Intorno a lei si trovavano Zadkiel, Cronos e i quattro servi. Due Agenti e due Frangitori. Un Agente aveva il mitra puntato su di lei, l’altro Agente puntava il mitra in un punto indefinito. Immediatamente capì che era stata svuotata di tutto, il Dono, le Immagini, il Diario e tutti i segreti della resistenza. Subito dopo, dopo che Zadkiel dette l’ordine di riempire di gas la sala riunioni dove si trovavano Aisha ed il Sig. Mah, capì che era finita anche per i suoi amici. Controllò l’ora, tra pochissimo sarebbe arrivata anche la sua Amica Strega. Anche lei non era messa meglio. Per quanto riguarda Aisha ed il Sig. Mah poteva solo sperare, ma per la sua Amica forse poteva fare qualcosa. Il tempo giunse, la Strega apparve. Il mitra del secondo Agente era puntato su di lei. Zadkiel le mise una mano nella testa e la svuotò di tutto. Poi dette l’ordine all’Agente: “Puoi procedere, anche se la sua anima troverà un altro corpo e il reset non dovesse fare in pieno il suo dovere, quelle immagini e i suoi poteri non esistono più, forza, procedi!”. La Principessa fu più veloce del dito dell’Agente sul grillettò, con un balzo si avventò sulla sua Amica e la spinse rigettandola dentro il portale salvandole così la vita ma ricevendone in compenso una raffica di mitra che le forò la maglietta e per sua fortuna le procurò solo una strisciata sulla spalla. Il sangue che ne fuoriuscì era comunque molto. La sua vista si stava annebbiando. Da li a poco avrebbe sicuramente perso i sensi, ma forse qualche secondo lo aveva ancora. Vide qualcosa per terra, sembrava una rosa, forse l’aveva lasciata Korvo quando era venuto per ricevere gli ordini, forse significava qualcosa. L’attrazione che quella rosa provocava in lei era qualcosa di più che magnetico, la trascinava letteralmente a sé.

La Principessa doveva cercare di cadere vicino ad essa, quindi per fare ciò, inventò un piccolo capolavoro, finse di svenire prima di svenire veramente in modo da prendere la rosa nella sua mano. Si lasciò cadere a terra e riuscì nel suo intento. Strinse la rosa nella sua mano destra, volse ancora una volta lo sguardo verso Zadkiel esprimendogli il massimo del disprezzo, poi svenne veramente. Qualcosa di superiore guidò questa volta la Principessa nel suo viaggio onirico: i suoi occhi si chiusero nella stanza 123 della Cattedrale più importante di Bergderbil per aprirsi nel secondo quadrante del Metaverso, il Quadrante Nothing, nel Punto di Confine con la Rosa ben stretta nella sua mano destra.

Si trovava ancora sdraiata a terra quando sentì una mano accarezzarle il volto, era una mano gentile, ne riconobbe subito qualcosa di divino. Era un volto splendido quello che le sorrideva, un volto che doveva arrivare da qualche paradiso. Kalki la aiutò ad alzarsi e le parlò: “Io so chi sei e so che cosa hai fatto, ma non so perché sei qua, e nemmeno come hai fatto ad arrivarci”. La Principessa era un po’ scossa, si lasciò aiutare ad alzarsi concedendo però solo la mano sinistra. Si guardò intorno ancora un po’ intontita poi aprì la mano destra, la mano che stringeva la rosa. Disse: “Credo che dipenda da questa, mi ha attratta con una forza misteriosa, mi ha praticamente imposto di stringerla. Poi non ricordo più niente, credo che la rosa volesse solo che la stringessi. Sono certa che è stata lei a

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condurmi qui. Tu chi sei?”. Kalki non rispose subito, osservò la rosa che stava ancora nella mano destra della Principessa. La rosa si illuminò, una fiamma al fosforo l’avvolse, non bruciava, emanava un calore quasi umano. Poi volò. Si levò dalle mani della Principessa, si soffermò per un attimo davanti ai suoi occhi come per ringraziarla. Dopo riprese il suo percorso andando a posarsi sulla mano destra di Kalki. Qui si spense e riassunse la forma originale. Quella era la rosa di Kalki. Ogni scintilla possiede la sua rosa e in ogni rosa ci sono scritti i nomi originali di tutte le duecentoquarantaquattro mila scintille. I nomi voluti da Brahma. Questo perché possano riconoscersi tra di loro. Questo per ricordare sempre a loro stesse chi sono. Le altre rose sono in questo momento separate dalle rispettive Scintille, per questo i Demoni hanno gioco facile, ma adesso, adesso, grazie alla Principessa una rosa si è ricongiunta con la sua Scintilla e tutti i nomi saranno rivelati. Il viaggio è ancora lungo, la consapevolezza e la spiritualità sono molto lontane ma un grande passo è stato fatto. “Io sono Kalki” rispose adesso alla Principessa “e questa è la mia rosa”. Kalki proseguì: “anche se non sei riuscita ad acquisire la fiamma di Emphatia, quello che hai fatto consegnandomi questa rosa è ancora più importante”. Il corpo della Principessa stava lentamente dissolvendosi. La Principessa Diamante aveva svolto il suo compito, in qualche modo lo aveva fatto. Ora doveva tornare indietro e continuare a combattere. Senza il dono. Va bene. Ma con un’anima luminosa come poche e con una forza che solo una Principessa come lei possiede. Attenti Demoni, il suo caratterino non era dato dal Dono, ma dalla sua anima. La Principessa scomparve dal quadrante Nothing svegliandosi in un letto di ospedale della migliore clinica di Bergderbil. Aveva la spalla bendata ed era circondata da Medici-Demoni. Nonostante ciò, il sorriso che si nascondeva dietro al suo viso, era inequivocabile.

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In un sorso finì tutto il torbato che restava ancora nel calice. Posò il quaderno di Monica sul mobiletto che era vicino a lui. “Kalki” disse a bassa voce tra se e se. “Kalki” si ripetè. Poi si alzò e salì le scale che portano alla camera da letto. Lì aveva posato il borsino prima di dirigersi verso lo Stige. Quanto tempo sembrava essere passato, invece erano passati solo pochi giorni. Aprì il borsino e prese il suo libro nero. La sua sacra bibbia nera e senza stelle nella sua nuova versione. Guardò l’immagine del libro. L’immagine era il volto della sua amica incontrata al Dark Sanctuary e che con lui aveva percorso il Portale Purgatorio. Allora il suo nome era ‘la ragazza dal costumino nero’ promossa in seguito come ‘la ragazza senza nome’. Ma adesso il nome lo aveva, eccome se lo aveva: “Kalki”. E il titolo dell’ultima versione era: ‘La trentaquattresima pagina non scritta di ‘Nothing: The Book: Kalki’. Naturalmente all’interno del libro vi erano tutte le trentatre pagine non scritte più la trentaquattresima. 

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Epilogo: La Rosa di Kalki

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C’era ancora qualcosa che il Sig. Mah volle controllare prima di andare a dormire, e lo voleva fare subito. Andò dal computer che stava al piano di sotto, lo accese e si collegò con il sito web della Emphatia Spore. Andò direttamente nella pagina dedicata ai libri che si stanno scrivendo. Vide che erano sempre i soliti due. Cliccò su quello che portava il titolo ‘Nothing by Korvo Korvo’. Osservò che i capitoli erano diventati tre. Lesse il titolo del terzo capitolo. Il titolo era: ‘La Rosa di Kalki’.

Emphatia 1809 (Bruno Mah)

Fine

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