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Emphatia 1809

Emphatia 1809 - Bruno Mah
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Libro 5: Zadkiel, il Purificatore

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​​Zadkiel, il Purificatore

“Il mio nome è Zadkiel e sono un Arcangelo. Vivo ad Heaven, un frammento del Metaverso di Luce progettato da me e da alcuni ingegneri del Metaverso Oscuro nella sua parte ROM ma realizzato nella sua bellezza RAM grazie alle capacità creative ed immaginifiche di alcune Scintille del Metaverso di Luce. E’ vero, c’è stato un tempo in cui le Scintille abitavano questo segmento digitale ma è una storia molto remota. C’è stata una disputa tra noi Arcangeli e le Scintille che è costata a loro la permanenza ad Heaven. Noi siamo diretti discendenti della divinità Vishnu, loro sono solo un’emanazione di Brahaman, quindi come scala gerarchica starebbero sotto ma loro non hanno mai accettato questa gerarchia, hanno sempre sostenuto di essere al nostro pari.

Il vero problema era che loro possedendo la Scintilla, la fonte primaria per la creazione e per la vita eterna, una volta acquisita la consapevolezza del loro essere avrebbero potuto distruggerci.  Vishnu, con il supporto

di Shiva decise che finche si era in tempo era bene creare un programma di Reset e imprigionare la Scintilla in un corpo umano. La funzione del programma Reset era quella di cancellare la memoria ad ogni ciclo vitale in modo da impedire l’evolversi della consapevolezza della Scintilla.

Il programma così come era stato concepito non è mai stato realizzato in pieno, nel senso che la memoria non poteva essere cancellata. Fummo costretti ad accontentarci di nasconderla. Le cose stanno così ancora adesso, la memoria della Scintilla viene nascosta alla fine di ogni ciclo vitale. Il problema che abbiamo noi Arcangeli, e come noi anche i nostri fratellastri Arconti è che Brahman ha nascosto nella sua terza emanazione, ad insaputa di Shiva e Vishnu, la Scintilla originale nella sua terza emanazione, la terza parte della Trimurti, Brahma, il dio Creatore e lui a sua volta sembra che l’abbia nascosta in una città segreta di nome Emphatia. La Fiamma della Scintilla Originale che starebbe ad Emphatia viene emanata in tutte le duecentoquarantaquattro scintille sparse nelle varie dimensioni. La Fiamma di Emphatia è la Scintilla che ha creato l’Universo e tutto ciò che ne consegue, per questo i veri creatori sono le Scintille, ma per nostra fortuna non lo sanno. Non lo sanno ancora. Gli Arconti, figli di Schiva vogliono distruggere la Scintilla, noi, gli Arcangeli, figli di Vishnu la vogliamo solo per noi.

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Non si può certo dire che noi Deva andiamo d’accordo con gli Asura ma spesso i nostri reciproci interessi sono comuni. Nei secoli abbiamo dominato il mondo un po’ noi e un po’ loro, ovviamente quando il dominio era nostro si sviluppavano più arti, si lasciava più spazio alla creatività della Scintilla perchè noi pensiamo che sia più facile individuarla se viene manifestata. Di opinione completamente opposta sono gli Asura, che nella loro visione vogliono un mondo completamente omologato e controllato in modo da soffocare la Scintilla, farla uscire per esasperazione e distruggerla.

Gli anni ’70 sono un esempio del nostro dominio, l’Arte era apprezzata e favorita, questo esaltava la caratteristica della scintilla ma purtroppo per noi ne aumentava in maniera pericolosa la consapevolezza. Così a

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partire dagli anni ’80 in accordo con gli Asura abbiamo ristretto sempre più gli spazi d’azione per le Scintille, abbiamo colpito i luoghi di aggregazione e messo le Scintille in condizione di non manifestarsi. Arrivati al ventesimo anno del nuovo millennio ci siamo accorti che nemmeno questo funzionava, la Scintilla si evolveva allo stesso modo anche se non si manifestava. Ci siamo divisi il Mondo Cardine in modo che ognuno potesse operare nella propria zona, ma questo peggiorò ancora le cose, le Scintille continuavano la loro evoluzione indipendentemente dalla zona nella quale si trovavano. Anzi, saltavano da una parte all’altra senza nemmeno scalfire la loro identità e la loro crescita. Forse assieme agli Asura avremmo dovuto scegliere una posizione comune ma ne noi ne loro volevamo adeguarci al progetto dell’altro. Furono gli Asura a sferrare l’attacco, un’accelerazione senza precedenti per arrivare al loro obiettivo. Noi lo avremmo anche accettato se avessero limitato il loro raggio d’azione nella terra che per accordi era stata assegnata a loro ma a loro non bastava, volevano tutto. E hanno provato a prendere tutto fino al momento che Vishnu ha perso la pazienza. Tutto questo si sta trasformando in uno scontro senza precedenti tra Deva e Asura sul Mondo Cardine, verranno utilizzate tutte le risorse possibili per lo scopo. Abbiamo esasperato il dualismo a livelli mai visti creando una frattura tra gli esseri umani mai stata così netta fino a sfociare nell’odio fraterno per arrivare ad una guerra totale. Ma ancora una volta è successo qualcosa di inaspettato per noi. Le Scintile lo hanno capito. Nonostante il loro bassissimo grado di evoluzione hanno capito il giochetto e adesso stanno inseguendo la terza via. Cercano la consapevolezza, ignorando del tutto sia i Deva che gli Asura, hanno creato una resistenza, una rete tutta loro dove riescono a starci dentro senza essere influenzati da noi. Non guardano i nostri programmi, non seguono le nostre regole, hanno rifiutato il Marchio Infernale. Non hanno ceduto ai ricatti. Hanno disobbedito. E questo lo hanno fatto più e più volte, e dopo ogni volta si sono trovati ancora più forti. Più consapevoli della loro forza e della loro natura. Loro adesso sanno di Emphatia, e sanno anche della Fiamma. Quel dannato anno, il 1809, quando ci siamo lasciati sorprendere loro hanno blindato una porzione di Metaverso da qualche parte, e lì hanno nascosto la fiamma. Se dovessero riuscire a portarla nel Mondo Cardine per noi sarebbe finita, perché potrebbero mostrare al Mondo l’esistenza di Emphatia, e quindi la possibilità di vivere una vita vera e ‘libera’ e peggio ancora dimostrerebbero che anche noi, sia Arcangeli che Arconti, altro non siamo che una loro creazione, e lo dimostrerebbero con la nostra distruzione.

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Agiscono in squadra, chi dalle retrovie, chi organizza e chi agisce, riescono a fregarci costantemente ma adesso abbiamo un asso nella manica. Anzi due. La Principessa non potrà uscire da Bergderbil se prima non avrà accettato di lavorare per noi o in alternativa le strapperemo con la forza tutte le informazione su Emphatia per poterci arrivare prima di loro. L’altro asso nella manica è il Sig. Mah, il suo compito è proprio quello di arrivare ad Emphatia. Per questo lo lasciamo fare, avremmo già potuto eliminarlo decine di volte, ma ci serve vivo, ci serve che raggiunga Emphatia, in modo che così anche noi potremmo scoprire, seguendo lui, dove si trova e quindi raggiungerla. Dopo non ci servirà più. Ne lui, ne la Principessa. In questo momento il Sig. Mah sta tentando di evitare l’Inferno e acquisire il diritto per proseguire il viaggio vincendo il gioco delle tre carte. Per noi che vinca o che perda è indifferente, se andrà all’inferno lo faremo uscire e continueremo a seguirlo. La Principessa è a Bergderbil e tra poco avremo una cena insieme. Io, Lei e il mio fratellastro Cronos, ma prima sferreremo un altro colpo alla tenuta dei suoi nervi”.

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Così si presenta l’entità più potente dei Mondi, il primo nella scala gerarchica subito sotto le divinità della Trimurti, più potente anche di Cronos, nonostante occupino la stessa posizione nell’organigramma e nonostante Cronos non lo ammetterà mai. Zadkiel, l’Arcangelo, ora si trova ad Heaven, nella sua stanza avvolta da una luce soffusa viola e lo osserviamo mentre sta guardando

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nel suo monitor l’evolversi della partita a carte del Sig. Mah con il Baro. Il Baro non è ne’ Deva ne’ Asura, lavora per entrambi ed ha un compito: fare passare le anime pure e rispedire all’inferno le anime nere. Il Sig. Mah non è certo un’anima nera ma nemmeno un’anima pura. Ha un’anima però, questo sì ma è ancora troppo condizionata da elementi terreni. E’ molto interessato Zadkiel a questa partita, lui stesso non sa come finirà. Ha deciso di non influenzarla in nessun modo, è vero che per i suoi scopi è necessario che il Sig. Mah prosegua il viaggio, ma è anche vero che un po’ di tempo all’Inferno non gli starebbe male a quel presuntuoso.

​

Il Portale per lo Stige o l’Inferno Sig. Mah?

Il Sig. Mah fece una richiesta al Baro. Forse per prendere tempo, forse perché faceva parte della strategia numero 4, quella che non siamo riusciti a vedere per mancanza di tempo. “Vorrei che ridistribuissi ancora le carte” chiese il Sig. Mah. “Perché?” domandò il Baro. Mai nessuno gli aveva fatto questa richiesta. “Non contravviene alle regole” proseguì il Sig. Mah “è solo che non ero pronto, tu non mi hai avvertito, hai fatto tutto velocemente ed io mi sono distratto, vorrei solo che ridistribuissi le carte, non mi sembra che sia una richiesta contro le regole”. Era decisamente stupito il Baro, non capiva dove volesse arrivare questo Sig. Mah, di sicuro aveva in mente qualcosa, ma non riusciva a leggerglielo. Il Baro si concentrò sulla mente del Sig. Mah per capire. E qualcosa capì. Capì di essere stato fregato. Il Sig. Mah stava schermando benissimo certi pensieri, quelli su Emphatia ad esempio o sulla strategia da usare, ma ne lasciava totalmente scoperti altri e questo era il trucco che usava per farsi ‘sottovalutare’. Ingannava l’avversario mostrandogli qualcosa, l’avversario credeva di averlo in pugno e quando il gioco sembrava fatto allora veniva sferrato il colpo inaspettato. Questa cosa adesso Il Baro l’ aveva vista bene, ma non giudicò male il Sig. Mah, anzi iniziò ad apprezzarlo e nonostante per la prima volta Il Baro temette che forse potesse essere sconfitto accettò di ridistribuire le carte. In quei pochi secondi il Baro riuscì a leggere un aneddoto nella testa del Sig. Mah molto interessante, un aneddoto che il Sig. Mah lasciava volontariamente visibile per fare capire al suo avversario che aveva già perso prima ancora di cominciare. Un sorriso beffardo stavolta apparve nel volto del Sig. Mah, spavaldo e presuntuoso, come sta pensando qualcuno, per ora ancora molto lontano, che sta osservando. Qualcuno estremamente potente e pericoloso. In questo frammento di memoria lasciato visibile dal Sig. Mah il Baro vide due persone di fronte e in mezzo a loro una scacchiera. Il Sig. Mah sulla destra era molto giovane, forse diciannove anni, il suo avversario era un coetaneo. Era la finale di scacchi dell’istituto scolastico. Ma la vittoria non stava nel vincere quella partita, la vera vittoria del Sig. Mah era osservare la paura negli occhi del suo avversario, uno che non era abituato a perdere ma che sapeva che questa partita l’aveva già persa. Gli scacchi non erano un gioco per tutti, e nell’istituto al torneo si iscrivevano solo quelli che viaggiavano a medie elevatissime. Anche il Sig. Mah aveva medie elevate, ma inversamente elevate rispetto agli altri iscritti alla competizione. Insomma era talmente scarso che la sua iscrizione al torneo fece ridere tutti. Anche il ridere generale era inversamente proporzionale alla consapevolezza sempre crescente con il passare delle partite che forse lo avevano sottovalutato. Era il suo trucco, lo userà per tutta la vita, soprattutto nel lavoro, quello dell’informatico. Però aveva un difetto, Zadkiel aveva ragione, era un dannato presuntuoso e arrogante, e quando vinceva non gli bastava la vittoria, l’avversario doveva essere distrutto. Le sue partite duravano sempre un tempo minimo e la vittoria era solo una questione di tempo, anche quando in semifinale sconfisse quello che era accreditato più di tutti alla vittoria finale. Il ‘Campione’ durò meno di 15 minuti. E allora ecco quell’immagine che Il Baro vede nella testa del Sig. Mah, non tanto la scontata vittoria nella finale, ma l’espressione dello sfidante. Aveva già perso e la partita non era ancora iniziata. Era più o meno la stessa espressione che stava assumendo Il Baro.

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“Gioca!”, questa volta lo disse anche il Sig. Mah mantenendo il sorriso beffardo. Il Baro era molto perplesso, aveva capito che il Sig. Mah gli aveva mostrato solo quello che voleva mostrare e quello che non voleva mostrare stava rigorosamente blindato. Aveva capito che era stato giocato. Il Baro mostrò le tre carte. La Regina stava nella mano destra tra il pollice e il medio, proprio davanti ad uno dei due assi. L’altro asso stava nella mano sinistra. Il Baro cominciò, lanciò ad una ad una le tre carte sul tavolo e iniziò a spostarle più e più volte molto velocemente. Il Sig. Mah questa volta non concentrò lo sguardo solo sulle tre carte, ma come se fosse una cinepresa riprese l’intero campo visivo utile. Le mani del baro e le carte dentro di esse, memorizzò ogni movimento, il campo visivo era il campo scenografico per la ripresa, azionò la sua telecamera cerebrale virtuale e registrò tutto senza mai guardare il Baro negli occhi.

Il Baro si fermò e disse: “Gioca”.

Il Sig. Mah alzò lo sguardo fissando il Baro negli occhi, Il Baro fissava lui. Il Sig. Mah chiuse gli occhi per una quindicina di secondi, in quei secondi riavvolse indietro il nastro e lo fece andare avanti fotogramma per fotogramma. Lo vide subito, allo scadere del quindicesimo secondo lo vide più chiaro e luminoso del sole, il Baro sfruttava l’illusione che l’avversario aveva nel momento in cui lanciava la carta. Non era la carta che stava davanti che lanciava per prima, era quella che stava dietro ma l’illusione che si creava dimostrava il contrario. Il Sig. Mah fece un fermo immagine esattamente nel momento che la carta che sembrava ma non era, la Regina  veniva lanciata dal Baro. Sempre col sorriso beffardo il Sig. Mah alzò la Regina che stava alla sua sinistra e disse “che cazzo di culo!!!”.

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“Interessante” pensò Zadkiel sempre osservando il monitor, sembrava proprio l’ufficiale Spok in Star Trek. “Credo ci sarà da divertirsi, non faremo l‘errore di sottovalutarlo” concluse il suo pensiero l’Arcangelo spegnendo il monitor. Ora doveva prepararsi per una cena, una cena molto importante con il suo fratellastro Cronos e un altro avversario che non bisognava assolutamente sottovalutare: la Principessa Diamante. Ma prima un ‘regalino’ al Sig. Mah nel Portale ‘Purgatorio’ era diventato necessario, si prese il tempo per organizzarlo, aveva la persona giusta.

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Non era arrabbiato il Baro, in fondo il suo lavoro lo aveva fatto e bene come al solito, mica doveva spedire tutti all’inferno, lui doveva solo riconoscere le anime nere. “Bene Sig. Mah” disse il Baro, “di sicuro non sei un’anima nera, ma da qua a dire che sei un’Anima Luminosa ne passa. Di sicuro sei un’anima strana. In ogni caso questa è tua”. Il Baro consegnò la carta con i codici al Sig. Mah e proseguì: “Devi inserire la carta nell’apposita fessura che sta alla destra della porta che hai visto dentro la Cattedrale, la porta si aprirà e tu potrai proseguire. Non sarà un Portale come quelli che hai visto fino ad ora, questo Portale va percorso esattamente come un sentiero, va camminato. Lo troverai particolare perché la sua lunghezza non è determinata da metri o da chilometri ma da quanto è ritenuto necessario serva a te per poterti avvicinare alla Fiamma. Ci saranno sicuramente situazioni particolari, non ti so dire se troverai qualcuno o qualcosa nel tuo cammino. Quel Portale è considerato ‘essenziale’ ed è controllato sia dagli Arconti che dagli Arcangeli. Faranno in modo di dissuaderti, conoscono mezzi che non ti puoi nemmeno immaginare. Quando e se arriverai alla fine del Portale ti troverai in un piccolo paese che sta proprio ai confini, sulla riva dello Stige e del Mare della Valle dei Leoni. Lì ci abitano Reminiscenze stabili e occasionali, ma anche altre che nel Mondo Cardine vivono una vita dolorosa, malati terminali o comunque che soffrono e per scelta hanno deciso di vivere nel Metaverso Luminoso il resto della loro esistenza per poi scegliere di rimanerci o di reincarnarsi al termine del ciclo vitale. Questo paese si chiama Land’s End, ed è il paese più ad est del Metaverso Luminoso, proprio al confine con il Metaverso Oscuro. Ciò che separa Land’s End dal Metaverso Oscuro è lo Stige, e tu se vorrai raggiungere Bergderbil dovrai attraversarlo. Il Ponte è escluso, ti scoprirebbero subito, e comunque è molto lontano ma se hai il lasciapassare puoi farti traghettare da Caronte. Puoi dare un’occhiata alla mappa se vuoi, vedrai alcune cose nuove”. Il Sig. Mah prese la mappa dal portafoglio e il Baro continuò: “Il punto 7 è Land’s End, esattamente dove ti porterà il Portale se ne sarai degno e in basso a sinistra trovi Heaven, la città dove vivono gli Arcangeli”.

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Il Sig. Mah aveva capito che il Baro non gli aveva ancora detto tutto, ma non lo incalzò, mise via la mappa e disse solo: “Ci beviamo una birra?”.

Il Baro sorrise, non ricordava l’ultima volta che aveva bevuto una birra con qualcuno, gli stava diventando proprio simpatico questo Sig. Mah nonostante il suo carattere. “Certamente” disse con soddisfazione il Baro. “Entriamo nella Cattedrale, li ce ne sono parecchie e di tutti i tipi”.

 

I Segreti della Cattedrale

Salirono insieme i gradini che portano alla Cattedrale, il Baro aprì il portone ed entrarono. La prima cosa che udirono era un rumore di passi che si allontanavano ed una porta che si chiudeva. Arrivava dai piani superiori. Il Sig. Mah guardò il Baro. Il Baro guardò il Sig. Mah e gli chiese: “Sai chi è?”. Il Sig. Mah rispose senza esitare. “Certo che lo so, lo so bene chi è e mi farebbe davvero piacere salutarlo. Sono sicuro che è proprio da questa Cattedrale Oscura che ha tenuto il discorso ai dissidenti della Maddalena 3DC in un momento drammatico risollevando il morale a tutti. Era stata anche la prima volta che si era riusciti a strappare anche se solo per pochi attimi la Principessa Diamante dalla Prigione del Tempo. E sicuramente è stato anche da qui, dal ‘Dark Sanctuary, che si era collegato alla Piccola Cattedrale per suggerire alla Principessa cosa doveva fare per recuperare il Dono. Appare poco il Sacerdote, ma senza di lui non saremmo mai arrivati a questo punto”. “Già” si limitò a rispondere il Baro. “E’ proprio così!”.

Questa complicità da parte del Baro fece capire al Sig. Mah che  anche egli proprio parte neutrale non era, pur nel rispetto del suo ruolo, il Baro, una forte simpatia per la Resistenza la nutriva.

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Il Baro prese dal Frigo-Bar un paio di Dark Metaverse, prese due calici adeguati e si avvicinò al Sig. Mah che si era già seduto al tavolino vicino al palco. Fu il Baro a stappare entrambe le birre e a porgerne una al Sig. Mah. La versarono entrambi come una birra di quel livello va versata, fecero un brindisi e fu il Baro a pronunciare l’oggetto del brindisi. “A Emphatia!” disse con convinzione, “nella speranza che possa essere raggiunta!”. “A Emphatia!” confermò il Sig. Mah “Perché possa essere raggiunta il prima possibile!”.

Il Baro continuò a parlare: “Stanno distruggendo tutto, per i loro miserabili scopi non esitano a sacrificare chiunque. Siamo tutti pedine nelle loro mani. Solo le Scintille riescono ad ignorarli ed intimorirli ma loro stanno facendo in modo di eliminarle tutte. Se dovessero arrivare alla Fiamma di Emphatia prima della Principessa Diamante sarebbe la fine di ogni speranza”. “Non succederà” rispose il Sig. Mah senza troppa convinzione.

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C’era una cosa che non tornava in quell’atmosfera che il Baro ed il Sig. Mah avevano creato. Mancava la musica. Ecco, appena il Sig. Mah si accorse di questo, come per magia un suono che sembrava avere origini lontane iniziò ad avvolgere la Cattedrale, era ‘Epitaph’ dei King Crimson. Era quello che ci voleva, era quello che mancava:

Il muro su cui i profeti scrivono
Sta cedendo nelle giunture
Sopra gli strumenti della morte
La luce del sole abbaglia luminosamente


Quando ogni uomo è dilaniato
Dagli incubi e dai sogni
Nessuno poserà la corona d’alloro
Quando il silenzio affogherà le urla

​

La confusione sarà il mio epitaffio
Mentre striscio su un sentiero crepato e rotto
Se ce la facciamo possiamo sederci tutti e ridere


Ma ho paura che domani piangerò
Sì ho paura che domani piangerò
Sì ho paura che domani piangerò

​

Tra i cancelli di ferro del destino
Furono piantati i semi del tempo
E innaffiati dalle azioni di quelli
Che conoscono e da quelli che sono conosciuti;
La conoscenza è un’amica mortale
Se nessuno stabilisce le regole
Il destino di tutta l’umanità che vedo
É nelle mani di pazzi

​

Il Destino di tutta l’umanità che vedo è nelle mani di pazzi!

Una  luce molto intensa illuminò una teca che si trovava attaccata al muro vicino a loro. In questa teca vi erano diverse cose separate da scomparti a vetri. Alcuni erano oggetti apparentemente insignificanti e stavano in ripiani non illuminati. I ripiani illuminati della teca erano due ma solo uno dei due aveva nella sua serratura una chiave. In quello senza chiave stava una birra, una bottiglietta con l’etichetta inconfondibile ormai. Era la rappresentazione pittorica delle Porte di Emphatia e la birra ovviamente era la “Emphatia Beer, since 1809 from beyond the Dark Metaverse”. Il Sig. Mah si girò speranzoso verso il Baro. Il Baro fece un gesto dispiaciuto che esprimeva ancora l’impossibilità di bere quella birra. Il Sig. Mah si alzò e si avvicinò all’altro ripiano illuminato, quello con la chiave. C’era un sacchetto di carta simile a carta da pane che conteneva qualcosa di forma regolare e rettangolare. Il Sig. Mah aprì la vetrata della teca e prese il pacco.

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Tornò a sedersi di fronte al Baro senza aver ancora visto cosa ci fosse all’interno. Posò il pacco sul tavolo e guardò il Baro come a chiedere se ne sapeva qualcosa. Il Baro fece un gesto come a dire che non ne sapeva niente. “Guardaci, aprilo” disse il Baro. Il Sig. Mah tirò fuori il contenuto dal pacco. Indoviniamo? Indovinate? ‘Le 33 pagine non scritte di Nothing” ma questa volta il Sig. Mah ebbe il tempo di vedere il movimento dei personaggi nella copertina. Avanzavano. Per ben più di 19 secondi, ovvero le pagine già lette e avanzarono fino ad un punto che li si vedeva decisamente più lontani. Ora erano per metà sott’acqua. Altre pagine erano state scritte.

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“Siete tu e la Principessa giusto?” chiese il Baro. “Si, ne sono certo ormai ma non riesco ancora a capirne il significato. Questa immagine rappresenta qualcosa che non è mai successa!” risposte il Sig. Mah. “Forse succederà!” aggiunse il

Baro. “Portalo con te” continuò il Baro: “avrai modo di leggerlo dentro il Portale, forse ti sarà utile averlo dietro”. Il Sig. Mah prese la sua borsina nera, tolse una copia di ‘Nothing’ originale e al suo posto mise la versione nuova.

Finirono la birra praticamente insieme, il Baro disse: “E’ meglio che vai, anche se il tempo non esiste, loro sono in grado di farti credere che esiste e farti fare tardi”. Sorrise mentre diceva questa cosa che sembrava assurda ma tanto assurda non era. Si alzarono ed andarono verso la porta. Proprio mentre il Sig. Mah stava inserendo la carta con i codici nella fessura si sentì un ululato di discreta potenza. I due si voltarono in direzione dell’ululato e videro il Vecchio Lupo Bianco. Il Lupo si avvicinò al Baro e lo guardò come a ricordargli qualcosa che stava dimenticando, probabilmente gli parlò nella mente. “Hai ragione Vecchio Lupo” disse il Baro, dimenticavo due cose, la prima riguarda il lasciapassare per attraversare lo Stige: per averlo devi cercare a Land’s End i Tre Giudici che valuteranno il  comportamento che terrai in questo viaggio nel Portale, giudicheranno se la tua Anima si è sufficientemente evoluta per poter affrontare i demoni di Bergderbil e se la tua spiritualità ti consentirà di sopravvivere nel Metaverso Oscuro. Sono tre giudici e la sentenza è sancita dalla maggioranza, basta due su tre, non è necessaria la totalità dei voti per avere l’approvazione. Il Sig. Mah fece cenno di aver capito, anche se un po’ di timore su cosa lo stesse aspettando nel portale ce l’aveva sicuramente. Ci volle qualche secondo perché il Baro disse anche l’altra cosa. Sia il Lupo che il Sig. Mah guardavano il Baro come a dire: “e l’altra cosa cos’è?”.

“Certo, l’altra cosa…” disse il Baro, “…niente di che…” proseguì il Baro, “è solo il nome del Portale. Il suo nome è ‘Il Purgatorio!”.

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Il Purgatorio

Il Sig. Mah inserì la carta con i codici. Non ci fu un’apertura normale della porta, ma piuttosto ci fu una ‘dissoluzione’, la porta incominciò lentamente a perdere di consistenza trasformandosi in una specie di involucro nero con un’infinità di minuscoli puntini luccicanti che lentamente si riducevano di numero lasciando visibile quello che prima nascondeva. Quello che c’era oltre la porta era il ‘nulla’. Un vuoto infinito che piano piano prendeva consistenza trasformandosi in un orribile corridoio metallico alto non più di un metro e ottanta centimetri e largo più o meno una sessantina di centimetri.

“Cominciamo bene” pensò il Sig. Mah. Si girò un’ultima volta verso il Baro e verso il Lupo dicendo solo: “…alla prossima” ma pensando: “speriamo!”.

Il Sig. Mah iniziava a pensare che forse era meglio l’Inferno soprattutto quando appena entrato si voltò e vide che la porta era

scomparsa. Al suo posto c’era la continuazione del tunnel che andava nel verso opposto. Il Sig. Mah si voltò nuovamente cercando di non fare nessuna ipotesi. Ogni cosa che avrebbe pensato poteva solo peggiorare la situazione. Ma peggio di così si può? Certo che si può Sig. Mah, comincia a camminare e vedrai.

​

Il Tunnel del Purgatorio

La luce che illuminava il tunnel era fredda e soffusa, la colorazione rosso cremisi dava l’idea di illuminare una miniera di carbone. La sua estremamente bassa intensità non permetteva di vedere oltre a una decina di metri. Non si capiva neppure da cosa era generata. La luce era costante e non mutava mai. La pavimentazione non era meglio: era un lastrone metallico che ad ogni passo produceva un rimbombo tale da creare una eco che dava l’illusione di cento passi. Sembrava che all’interno del Tunnel ci fosse una Legione. Un vero incubo. Questo rumore di passi era davvero fastidioso e oltre a dare l’illusione di inquietanti presenze impediva anche di sentire se ci fossero cose reali. Il Sig. Mah si ricordò di alcune lezioni imparate in questo viaggio: “Qua non sei nel Mondo Cardine” gli suggeriva dal cassetto dei ricordi l’Orologiaio: “Non è con gli occhi che vedi veramente, non è con le orecchie che senti le cose. Fai il vuoto nella tua mente e ascolta”. Già, belle parole arrivavano da quel cassetto, ma non era sempre così semplice, mica era tanto fantasioso quel Demone incontrato nel Sentiero Oscuro, e non osò pensare cosa sarebbe successo se non ci fosse stato il Vecchio Lupo Bianco. Ma il Sig. Mah aveva i suoi trucchetti, quando non riusciva da solo ad estraniarsi si aiutava con la Musica. Prese dalla borsa le cuffiette, ignorò il fatto che con le cuffie non avrebbe sentito più eventuali rumori esterni ma anche confortato dal fatto che non era con le orecchie che li avrebbe sentiti. Doveva porre fine a questa eco di passi e doveva assolutamente creare una zona di serenità nella sua mente. Scelse Mozart. Le Requiem. “Straordinario Sig. Mah” si disse da solo, “è proprio la musica adatta!”. Se lo disse con ironia, ma la realtà è che per lui era davvero la musica adatta.

Introitus: Requiem Aeternam

Fu sufficiente l’Introitus, l’inizio dell’opera a cambiare completamente la scenografia, il tunnel si trasformava in funzione delle vibrazioni che la musica provocava nella sensibilità del Sig. Mah: la pavimentazione da fredda e metallica in breve tempo divenne un sentiero sterrato, anche un po’ umido, le pareti iniziarono ad allargarsi e ad ogni passo arbusti e piante varie si insinuavano nella fredda lamiera fino a farla scomparire. La luce era sempre molto soffusa, ma cambiando la sua origine ne cambiava anche il calore e l’intensità. Era la luce riflessa da una grande luna piena. “La luna di Emphatia” pensò e sperò il Sig. Mah, e lo era davvero, perché era quella la luna che vedeva sempre nei suoi pensieri.

Cambiò tutto, e a tempo di record.

Ora stava camminando in un sentierino che si trovava nel mezzo di una pianura con ai lati una vegetazione ricca ma non

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oppressiva, tanti alberi e piante varie ma anche tanti spazi. Il Sig. Mah camminò piacevolmente in compagnia di Mozart per un tratto non brevissimo poi gli venne in mente il libro.

Nothing, le 33 pagine non scritte, non lo aveva ancora letto. Fu proprio in quel momento che vide una piccola abitazione al lato destro del sentiero. Si fermò, la guardò e si disse da solo: “sì, sembra proprio che l’abbiano messa qua apposta”. Non entrò in casa, non ce n’era  bisogno, tanto era sicuro che non vi abitasse nessuno, non più almeno e lo capì dal prato incolto che stava davanti a casa, dai vetri impolverati e dal fatto che non vi fosse nessun segno di vita. Vita presente si intende perché un tempo sicuramente qualcuno l’aveva abitata. Che cosa strana, una casina nel mezzo della foresta del Purgatorio. Forse sarà stata abitata da un Demone o da un Custode, chissà, quello che è certo è che gli piaceva stare comodo. Davanti alla casa si trovavano due ciliegi molto grandi uniti tra loro da un’amaca. Ancora montata! E proprio a fianco all’amaca, a portata di mano c’era un tavolino ‘utile per posarci le cose utili:’ un libro e una fiaschetta ad esempio.

“Fantastico!” pensò, era proprio il luogo adatto per leggere il seguito di Nothing e sapere cosa stava succedendo alla Principessa.

Si avvicinò al tavolino, posò la borsina nera, la aprì e prese la copia nuova di Nothing.  In quel momento si accorse di qualcosa di strano nella borsina. C’era qualcosa in più. Aveva la forma di una fiaschetta. Era una fiaschetta di vetro. Posò sull’amaca la copia di Nothing e guardò la fiaschetta: l’etichetta era scritta in russo ed era sovrapposta ad un lupo che ululava. Un sorriso spontaneo e sincero uscì dal volto del Sig. Mah quando capì: La Sacerdotessa gliel’aveva nascosta nella borsina quando era passato dalla Piccola Cattedrale per il viaggio perché sapeva che avrebbe potuto essere molto utile. E fu davvero molto utile. Perché non è solo per la Vodka in se ma è il sapere che comunque qualcuno ti pensa anche nei momenti non comandati, tipo compleanni o natali ad esempio, beh questo è davvero bello e sincero, queste sono le cose che danno speranza e avvicinano l’essere umano ad Emphatia. Grazie Sacerdotessa.

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Volk: La Vodka del Lupo

Era davvero contento il Sig. Mah di quella vodka, che per quanto buona fosse per lui era ancora più buona. Ne diede un sorso direttamente dalla fiaschetta prima di salire sull’amaca. Era buona davvero, una delle migliori al mondo. Posò la fiaschetta sul tavolino e salì sull’amaca. Riprese la fiaschetta e mentre era già sdraiato sull’amaca diede ancora un sorso di vodka. Sempre con Mozart nelle orecchie posò la fiaschetta nel tavolino, prese il libro e pensò: “Purgatorio lo chiamano questo Portale? Questo è il Paradiso altro che Purgatorio”.

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Già Sig. Mah, speriamo che tu possa pensare questo anche quando, e se, arriverai a Land’s End.

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Il Sig. Mah iniziò a leggere proprio nel punto dove Cronos sta iniziando con la Principessa Diamante la sua visita a Vosda, il primo livello di Bergderbil, l’Incubo.

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Le 33 pagine non scritte di ‘Nothing: The Book Pt.6’

Pagine 19-24

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Libro5-A1

Questa volta il sorso che diede alla vodka non era proprio un sorso, era una golata di tutto rispetto. Se l’umore del Sig. Mah era notevolmente migliorato quando aveva incontrato la piccola abitazione adesso era notevolmente peggiorato. Era davvero preoccupato, sapeva che doveva fare presto ma sapeva anche che il tempo non era gestibile in quella dimensione. Nel senso che se il tempo esistesse, scorrerebbe a velocità diverse. Il Sig. Mah sperò che la sua velocità fosse maggiore di quella della Principessa. Un fatto però era certo, i loro destini si stavano incrociando. Mancavano ancora nove pagine per finire le pagine non scritte, e in nove pagine sarebbe potuto succedere qualunque cosa ma non la morte della Principessa. Quello era escluso. “Sicuro?”. “Taci!” si disse da solo ma intanto ridiede un’occhiata alla copertina ancora cambiata di Nothing. Lui e la Principessa erano decisamente molto più lontani, l’acqua li copriva almeno fino a metà e ora il corpo della Principessa era parzialmente in mare. La cosa peggiore era però la paura che in quella copertina la Principessa fosse morta. Questo pensiero incominciava a prendere sempre più consistenza. Non lo poteva sapere, non c’era nessun elemento che facesse capire in che stato si trovava la Principessa. “Però quella è Emphatia” si disse sempre tra se e se, “che senso avrebbe portare la Principessa ad Emphatia se fosse morta?”. La sua logica, la sua dannata logica a volte gli impedisce di vedere le cose. In questo caso lo rincuorò un po’. “Karma positivo” si disse ancora da solo. Si ricordò della cartella condivisa con la Principessa denominata ‘Leggimi’ e decise di mandarle un messaggio. Certo, da un punto di vista pratico serviva a poco ma forse l’avrebbe aiutata nell’umore e magari a capire l’importanza di prendere tempo, di non cedere. Si concentrò e riuscì a scrivere in maniera frettolosa un messaggio che almeno faceva capire alla Principessa che lui stava arrivando per portarla via da Bergderbil e che dopo insieme sarebbero andati ad Emphatia. Sembrava un viaggio turistico scritto così, ma non se ne preoccupò più di tanto, il messaggio era chiaro: “Resisti!”.

Rimise libro e fiaschetta in borsa, si tolse le cuffiette e riprese il cammino.

​

La Ragazza in ‘Costumino Nero’

Era già da un po’ che si trovava in quel ‘Purgatorio’ e a parte il drammatico impatto iniziale non poteva certo dire che fosse un brutto percorso. Anzi, era diventata una passeggiata gradevolissima e l’ambientazione migliorava costantemente. Gli sembrò strano comunque che non avesse ancora incontrato nessuno, gli era stato detto che lo avrebbero messa alla prova, che avrebbe dovuto dimostrare la sua integrità. Finora l’unica sorpresa era stata la vodka nel borsino. Beh, non male comunque. La giornata adesso era luminosissima, sembrava un clima primaverile con pochissime nuvole in cielo a disegnare cose assurde e un sole che sembrava dominare tutta la valle.

Ora si trovava in un prato con erba molto bassa, e forse fu per quello che lo vide in lontananza. Sembrava un corpo umano a terra. Era ancora a molti metri, difficile da distinguere, ma sapeva che probabilmente la sua prova stava cominciando. Mentre si avvicinava distingueva sempre di più il corpo che in apparenza sembrava senza vestiti. Quando gli fu proprio a ridosso lo vide bene. Anzi, la vide bene. Non era nuda, aveva il solito costumino nero, quello che indossava l’ultima volta che l’aveva vista dal Baro.

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La Prova (Pt.1)

Era la bellissima ragazza in perizoma nero, cioè l’abitino che le serviva per utilizzare il piano B. Si trovava a terra con gli occhi chiusi in una posizione un po’ particolare, non sembrava naturale, sembrava… in posa. Come se ci si fosse messa volontariamente perché l’effetto che faceva era quello di chi volesse essere apprezzato fisicamente. Insomma se fosse stata morta o svenuta non avrebbe potuto cadere così perfettamente. Per essere più chiari potrebbe essere che forse in futuro riusciremo a mostrare una foto, così giudicherete voi. Il Sig. Mah posò la borsina sotto un albero e si avvicinò per vedere se la ragazza respirava. Appena gli fu ad un centimetro dal naso e quindi dalla bocca lei aprì gli occhi, mostrò un lieve  sorriso e gli disse: “Perché non mi hai soccorso quando eravamo dal Baro? Non ti piacevo abbastanza?”. La ragazza continuava a sorridere mentre prendeva tempo, non si aspettava ovviamente una risposta dal Sig. Mah che però non si allontanò nemmeno. La ragazza proseguì: “ero a terra, inerme, proprio come mi vedi adesso, e tu che hai fatto?, ti sei messo a parlare con quel tipo delle carte”. Il Sig. Mah tentò di dire qualcosa, ma il risultato fu solo un pietoso silenzio. Però si alzò. Si alzò anche lei. Si aggiustò il costumino. “Non vuoi che lo levo giusto? io so cosa vuoi, vuoi un’altra possibilità!” la ragazza fece una piccola pausa poi proseguì “io sono qua apposta per dartela”. Nel frattempo si avvicinava sempre di più al Sig. Mah. Descrivere in questo momento il Sig. Mah è imbarazzante. Preferirei non farlo e lasciare libera la vostra immaginazione. Quello che posso dire è che stava riflettendo sui gradi alcoolici della vodka. La ragazza si avvicinò ancora di più. “Io so cosa vuoi” ripetè: “perché quello che vuoi lo hai scritto negli occhi”. Anche il tono di voce e la lentezza con la quale misurava le parole erano da mandare fuori di testa qualunque elemento di sesso maschile. Ancora il sorriso. “La vuoi un’altra possibilità?”. “Sig. Mah!”. Adesso il corpo della ragazza, nello specifico il seno, era a contatto con il corpo del Sig. Mah. “Allora? Sig. Mah!” adesso stava sussurrando e le sue labbra stavano sfiorando quelle del Sig. Mah. La razionalità del Sig. Mah era andata a farsi benedire, era ovvio che era quella la prova, fargli dimenticare la sua missione, dimenticare il sacrificio della Principessa e di tutte le Scintille. Dimenticare Emphatia. E ci stava riuscendo la Ragazza dal costumino nero. Ci stava riuscendo alla grande. Il Sig. Mah mise una mano tra il perizoma e la pelle della ragazza la quale intensificò il suo sorriso come a suggello della propria realizzazione.

 

Lo Sporco lavoro che Zadkiel ha dato alla Ragazza

Il compito della ragazza era quello di trascinare all’inferno il Sig. Mah. Era stata incaricata direttamente da Zadkiel dopo che il Baro l’aveva rispedita all’inferno. Sarebbe bastato solo un attimo di contaminazione per rendere impossibile la purificazione dell’anima e quindi la prosecuzione positiva del viaggio. Bastava fare dimenticare la Fiamma di Emphatia per il tempo dell’amore, o del sesso e il gioco era fatto. Zadkiel aveva offerto la libertà e incarichi ministeriali alla Ragazza se fosse riuscita nella missione. Per Lei era uno scherzo, era il suo lavoro, lo aveva sempre fatto. E anche molto bene. Zadkiel se la stava ridendo davanti al suo monitor, quello era il vero motivo per il quale aveva rimandato la cena con Cronos e la Principessa, era solo perché voleva divertirsi umiliando quel presuntuoso del Sig. Mah.

E andare alla cena con un trofeo in più. Zadkiel si sedette su una poltrona sorseggiando dell’ottimo torbato scozzese, il preferito del Sig. Mah. Quanto era divertito l’Arcangelo nel vedere quell’espressione da pesce bollito che esprimeva il Sig. Mah, era davvero divertente. Zadkiel si mise ancora più comodo per assaporare meglio il whisky e lo spettacolo.

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La Prova (Pt.2)

Con l’altra mano le accarezzava il seno, ormai erano quasi un corpo solo. Lei con esperta abilità iniziò a tirare giù la cerniera dei jeans del Sig. Mah. A quel punto la ragazza si ritrasse un po’ indietro, in maniera appena percettibile. Fare sesso o fare l’amore non era certo peccato, quindi non sarebbe sicuramente andato all’inferno per quello il Sig. Mah, ma fare sesso con una persona inconsapevole quello si che era peccato. Sapeva bene quali tasti toccare la ragazza, Zadkiel le aveva dato la possibilità di leggere i pensieri del Sig. Mah, e lei doveva stimolarlo, mandarlo fuori di testa  per fare uscire la sua parte violenta, quella che non rispettava le persone. “Allora Sig. Mah, perché non mi hai soccorso quando eravamo dal Baro?” continuava a ripetere la ragazza sempre in maniera molto dolce. Quella dolcezza la esprimeva sussurrando e riavvicinandosi al Sig. Mah abbastanza da fare entrare il suo fiato nella sua bocca. Ripetè sempre sussurrando: “la vuoi un’altra possibilità?”. Quello fu il momento più difficile, la ragazza alzò gli occhi al cielo roteandoli e con un sospiro si lasciò cadere tra le braccia del Sig. Mah come svenuta. Mentre il Sig. Mah la sorreggeva lei fece in modo di girare il volto affinchè lui la vedesse. Riapri gli occhi per un istante, sorrise appena mentre con lo sguardo trasmetteva un inequivocabile invito. Durò poco, il tempo sufficiente. La ragazza richiuse gli occhi e con un ultimo sospiro abbandonò il suo corpo completamente inerte tra le braccia del Sig. Mah. Il Sig. Mah mantenne per qualche instante il corpo della ragazza sospeso tra le sue braccia prima di adagiarlo a terra.

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Il compito della ragazza finiva li, lei non doveva fare altro, a questo punto ogni gesto e ogni cosa che il Sig. Mah avrebbe fatto sarebbe stata una sua decisione. Un abuso verso un corpo inerte. Con una ragazza che per quanto fosse tentatrice in quel momento non era consenziente. Certo, era una messa in scena, una splendida recita, una trappola. Lo sapeva bene il Sig. Mah. Ma tirarsi indietro, consapevole che lei stesse recitando e non era affatto svenuta, era più dura che sconfiggere il Baro. Provò un senso di vera ammirazione verso il Baro quando ricordò come aveva reagito lui. Il Baro le disse semplicemente mentendo: “a me piacciono gli uomini”.

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Zadkiel si godeva quella che pensava fosse l’ultima parte dello spettacolo, aspettava solo che il Sig. Mah facesse quello che la manipolazione da lui in persona pensata e dalla ragazza messa in scena desse i suoi frutti. Era da tempo che Zadkiel aveva individuato il Sig. Mah, ed è da allora che lo segue. Fu lui ad inviare sia l’Agente nel Borgo delle Ombre che il Demone nel Sentiero Oscuro. Non avevano funzionato molto in realtà, ma adesso… ah sì, adesso sì!. Era ormai solo questione di secondi prima di spalancare il portale da dove fare uscire i Demoni che gli avrebbero strappato l’Anima, ma non lo avrebbero portato all’Inferno, lo avrebbero portato ad Heaven per copiare tutte le informazioni residenti nella sua memoria, comprese quelle lasciate dalla Principessa. Sarebbe stata una vera sorpresa per Zadkiel scoprire che oltre alle informazioni che immaginava, ci fossero anche molte altre cose segrete condivise con la Principessa. Forse questo sarebbe bastato per raggiungere Emphatia e prendere la fiamma senza nemmeno coinvolgere quegli inetti degli Asura e soprattutto quel gradasso di Cronos. Sì, si sarebbe tenuto tutto per lui e la Legione dei Deva. Vishnu gli sarebbe stato molto riconoscente.

Questo se le cose avessero continuato ad andare come ormai ognuno di noi, e pure lui, immaginavamo.

Una squadra speciale di Demoni era già allertata ad intervenire e il Portale di uscita era già stato predisposto proprio a pochi metri da dove si trovava la Ragazza ed il Sig. Mah. Ovviamente l’ordine era di portare ad Heaven il Sig. Mah e trattare con tutti gli onori la Ragazza fornendogli un adeguato vestiario. In fondo avrebbe avuto da quel momento altri incarichi di livello.

Zadkiel prese un comunicatore e diede un ordine di allerta: “Pronti, il momento è quasi arrivato, al mio via sapete cosa fare”. Il messaggio era stato ricevuto dal comandante Demone proprio all’ingresso del Portale lato Heaven. Fece un cenno al Demone che avrebbe dovuto aprire il Portale di stare pronto. Ecco ora poteva davvero mettersi comodo, osservare dal monitor e aspettare. Poi sarebbe partito per Bergderbil, nascondendo il Sig. Mah in qualche prigione ad Heaven naturalmente senza dire niente a Cronos. Non pensiate che Cronos sia meglio di Zadkiel, a parti invertite avrebbe fatto la stessa cosa.

Facciamo ora un fermo immagine nella speranza che la Strega Pittrice ne faccia un dipinto e/o la Strega Raven ne faccia una delle sue immagini digitali. L’immagine stoppata è questa: Zadkiel sul lato sinistro seduto sulla poltrona con il torbato in una mano e un telecomando nell’altra con un sorriso tutt’altro che angelico osserva il monitor. All’interno del monitor possiamo vedere nel sentiero vicino ad un albero il borsino nero del Sig. Mah, sdraiata per terra, qualche metro più avanti, la ragazza finta svenuta ed il Sig. Mah in piedi ad un metro da lei mentre la sta guardando dando l’impressione di muoversi verso di lei.

Manca poco, manca davvero poco.

Facciamo partire l’immagine.

Play!

​

L’Ira di Korvo

Sembrava sotto ipnosi il Sig. Mah, dava quasi l’impressione di muoversi sotto comando. Fece il passo che lo distanziava dalla ragazza. Lei non si muoveva, l’ordine era quello: poteva solo respirare. Ora il Sig. Mah si era chinato su di lei, le accarezzò il viso con la mano destra, Lei niente. Dopo il viso, sempre con la mano destra le accarezzò il seno. Lei niente, sempre immobile. Gli occhi erano chiusi e la bocca lievemente aperta. Zadkiel era davvero soddisfatto di quella ragazza. Lo stato di apparente ipnosi del Sig. Mah sembrava continuare. Mantenendo sempre la mano destra sul seno avvicinò la mano sinistra all’unico indumento che la ragazza possedeva nella sua parte anteriore. Andava molto lentamente la mano sinistra, era praticamente ad un centimetro dall’unica parte coperta della ragazza quando successe ciò che nessuno, ma proprio nessuno poteva immaginare.

Direttamente dalla Porte di Emphatia,

dalle Grotte dove la Custode scrive le

33 Pagine di Nothing,

Korvo Korvo arrivò

presentandosi con un volo pazzesco preceduto da un gracchio che chiameremo:

‘L’Urlo di Korvo’.

Un Urlo senza interruzioni, a ciclo continuo, con un aumento di intensità e di volume per ogni metro volato.

Era assordante, tremavano gli alberi.

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Tremavano le Pietre. Le dimensioni di Korvo erano diventate quelle dell’Aquila Reale. I suoi artigli erano quelli dell’Aquila Reale. Agganciò con i suoi uncini il Sig. Mah da dietro, sulle spalle, lo tirò su in piedi, si staccò da lui e gli girò intorno fino a trovarsi a faccia a faccia con lui. Gli occhi di Korvo erano fissi negli occhi del Sig. Mah.

Irripetibile, inscrivibile, impronunciabile la frase che Korvo Korvo stava sbattendo in faccia al Sig. Mah, lasciamo a voi immaginare. Ecco avete immaginato il peggio? Sbagliato! E’ ancora peggio!

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Zadkiel ebbe un sussulto, si alzò di scatto facendo cadere il torbato e rompendo il prezioso calice, la ragazza che per istinto aveva riaperto gli occhi alla vista di Korvo decise che la recita era finita e si allontanò velocemente di qualche metro rimanendo ad osservare la scena seduta sotto un albero. Proprio sotto l’albero dove il Sig. Mah aveva posato il borsino. La ragazza prese dal borsino la fiaschetta di vodka e ne bevve in un sorso quasi la metà. Poi appoggiò la testa sull’albero e decise di fare l’osservatrice esterna, dato che il suo compito era finito adesso, anche se un po’ brilla, poteva tranquillamente fare da spettatrice. Il Demone comandante ignaro dell’accaduto si collegò con Zadkiel comunicando che era un attesa di istruzioni. Zadkiel lo mandò al ‘Diavolo’ scagliando il comunicatore contro il Monitor. Il Monitor non si ruppe, ma quel gesto si rivelerà gravissimo per Zadkiel. Il rumore del comunicatore che si scontrava col monitor fu avvertito nel Portale Purgatorio da Korvo, che smise di insultare il Sig. Mah e si diresse verso l’origine del rumore. Proprio dietro alcuni arbusti abilmente nascosti dalle foglie si trovavano microfoni e telecamere. Stavano riprendendo tutto.

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Korvo senza nessuna difficoltà entrò dentro le telecamere per uscire direttamente dal monitor di Zadkiel che si trovava ad Heaven. Entrò nella sua stanza ed iniziò a volare sul soffitto più e più volte intorno sempre emettendo il suo terrificante urlo. Certo, lo sappiamo, nemmeno Korvo può niente contro un Arcangelo, ci mancherebbe ma una cosa la può fare: lo può scoprire. In un attimo Korvo assimilò tutte le informazioni necessarie poi andò a sbattere volontariamente contro il volto di Zadkiel gracchiandogli in faccia: “Io sono Korvo, lo Psicopompo, viaggio nei mondi

nei tempi e nelle dimensioni!”. Zadkiel che dal colpo ricevuto era caduto all’indietro sulla poltrona rimase pietrificato e con uno sguardo incredulo osservò Korvo Korvo uscire dal monitor. Naturalmente sempre accompagnato dalla sua maestosa colonna sonora: l’Urlo di Korvo.

Riapparve nel sentiero del Purgatorio e la prima cosa che fece distrusse tutte le telecamere ed i microfoni.

A quel punto Korvo riprese le sue normali, o almeno quelle che noi crediamo normali, sembianze.

Zadkiel non racconterà mai quanto accaduto a Cronos.

​

Il Sig. Mah e la Ragazza in ‘Costumino Nero’

“Grazie Korvo” disse il Sig. Mah rivolgendosi ovviamente all’amico pennuto. Un grazie condiviso dalla parte buona di tutto il genere umano. Resterà senza risposta la domanda che un po’ tutti ci facciamo: “ma se non ci fosse stato Korvo cosa avrebbe fatto il Sig. Mah?”. Abbiamo una forte sensazione che saranno i Giudici di Land’s End a stabilire questo. Speriamo molto nella clemenza della corte.

Korvo passò le informazioni sottratte a Zadkiel al Sig. Mah e poi volò via senza tanti convenevoli. Se al mondo c’è qualcuno più burbero del Sig. Mah, ecco, quello è Korvo Korvo, lo Psicopompo.

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La ragazza si alzò, nel frattempo aveva recuperato lucidità, nella sua vita di prima era abituata a bere alcool. Nessuno dei due parlò, forse perché effettivamente un certo imbarazzo c’era da entrambe le parti. Allora quando si tratta di fare la parte del cretino il Sig. Mah ne approfitta subito. Disse: “Tutto è bene ciò che finisce bene!”. “Sì, e l’ultimo chiuda la porta” rispose la ragazza. Risero. Risero davvero con convinzione. Forse per la serenità ritrovata dopo lo scampato pericolo, forse perché tutto sommato si erano simpatici. Fu la ragazza che smise prima di ridere e disse: “Hai la cerniera sbottonata! Lo sai vero?”. Le risate ripresero, crediamo che fu questo il momento che divennero amici. A volte le circostanze, quelle più strane, generano le amicizie più forti. “Non credo che Land’s End sia lontana a questo punto, immagino che quello che si doveva fare sia stato fatto” disse il Sig. Mah. “Penso di sì” rispose la ragazza. Il Sig. Mah prosegui: “In fondo hai ottenuto quello che volevi fin dall’inizio, giusto? Anche se non farai la ministra a Bergderbil sei comunque sul Portale che volevi raggiungere, quello che ti porterà nel Metaverso di Luce lontano dall’Inferno”. “E’ vero” rispose la ragazza. Poi aggiunse “potremmo fare la strada insieme, non penso che qualcuno possa avere qualcosa da ridire”. “Certo!” rispose il Sig. Mah mentre raccoglieva la borsina. La ragazza si avvicinò al Sig. Mah e gli diede un bacio sulla guancia. “Ok” disse: “allora andiamo”.

Il Sig. Mah e la ragazza si abbracciarono, lui con il braccio destro sulla spalla di lei e lei con il braccio sinistro sul fianco di lui. Iniziarono insieme il cammino sul sentiero del Purgatorio. Il sole ormai al tramonto stava alle loro spalle. La luna, quella di Emphatia, sorgeva davanti al loro orizzonte.

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Il Breve Cammino insieme: La Ragazza in Costumino e il Sig. Mah

Anche in questo frangente sarebbe bello avere un’immagine, lascio il messaggio agli illustratori, Raven e la Strega Pittrice. L’immagine che vediamo è questa: Ripresa dall’alto, in lontananza, la luce quella del crepuscolo, una vallata immensa con poca vegetazione, molto sabbiosa e due figure abbracciate che camminano verso una grande luna inseguendo le proprie ombre.

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“Come sei capitata con Zadkiel?” chiese il Sig. Mah. “Ti ricordi quando eravamo a fare il gioco delle tre carte dal Baro? Ecco, a me non è andata bene come a te, a me è andata parecchio male. Quel Portale è stato un ‘inferno’ si può dire. Se non lo hai mai preso, non lo puoi capire. Il dolore del fuoco che brucia per tutto il corpo e il corpo che non si consuma e continua a bruciare. Non puoi nemmeno sperare nella morte”. Il Sig. Mah ascoltava senza incalzare la ragazza. “Io l’ho preso due volte, la prima al termine del mio ciclo vitale, è stata una cosa dove non esistono parole per descriverla. Una volta arrivata all’inferno, dopo il viaggio nel Portale, che ti assicuro non è  breve, mi hanno lasciato un po’ più tranquilla, ma sempre con quelle fiamme intorno a ricordarmi come mi dovevo comportare perché quelle fiamme mi avrebbero potuto avvolgere in qualunque momento”. “Sei riuscita a fuggire però?” chiese il Sig. Mah. La ragazza sorrise e rispose: “Si, ti ricordi il piano B, beh sono abbastanza brava e l’inferno è ancora un segmento imperfetto. I Demoni sono facilmente corruttibili, mi è bastato andare con uno di loro e mi ha fatto uscire. Tanti riescono a fuggire, il problema è che in genere li riprendono subito e li sottopongono a pene dieci volte peggiori del viaggio nel portale”. “Hai deciso di rischiare quindi…” proseguì il Sig. Mah. “Si, sapevo del Baro e del gioco delle carte, infatti io non puntavo realmente sul gioco ma sul mio ormai famoso piano. Il baro non ha ceduto e io sono finita all’inferno”. La ragazza continuò: “per mia fortuna Zadkiel era interessato ai miei servizi, sapeva di te e sapeva che io avrei potuto circuirti”. La ragazza adesso sorrise un po’ maliziosamente e disse: “Sai bene che io so cosa ti piace!”. Lo disse sorridendo, per fargli capire la sua amicizia. Il Sig. Mah sorrise di rimando, era contento di quella nuova amicizia, anche se sapeva che presto avrebbero dovuto lasciarsi. Il Sig. Mah chiese alla ragazza: “Secondo te, se non fosse arrivato Korvo, io cosa avrei fatto, dovresti saperlo se Zadkiel ti ha insegnato a leggermi”. “Leggo solo le zone non schermate, so che hai importanti cose che non permetti a nessuno di vedere, ma certe cose le lasci libere, almeno a me le hai lasciate libere, io penso che forse inconsciamente vuoi che qualcuno le legga. Non qualcuno a caso, certo ma forse per me hai fatto un’eccezione!”. “Interessante questa ipotesi” considerò ad alta voce il Sig. Mah. Interessante e vera aggiungeremo noi. Il Sig. Mah ripropose la domanda: “ma non mi hai detto cosa avrei fatto, questo avresti potuto leggerlo, giusto? lo hai letto?”. “Si, avrei potuto leggerlo ma Zadkiel me lo ha impedito”. La ragazza si fermò un attimo e guardò negli occhi il Sig. Mah e disse: “Era quando tu ti sei chinato e con una mano mi accarezzavi il seno, l’altra mano anche se non la vedevo la sentivo vicina. Si, proprio li la sentivo, in quel punto” aggiunse sorridendo la ragazza. Il Sig. Mah ebbe la sensazione che la ragazza provasse un po’ imbarazzo nel raccontare queste cose, cose che per lei sono state il pane per tutta la vita. Ma forse, diciamo ‘forse’, questa volta era diverso, forse questa volta era un’altra cosa. La ragazza continuò: “Per leggerti avrei dovuto aprire gli occhi, Zadkiel era stato chiaro, aveva usato queste parole: Puoi solo respirare, niente altro di te si deve muovere se non sollecitato da lui o da evento esterno”. “Ho capito” disse il Sig. Mah, “quindi non lo sapremo mai. Però c’è da dire che sei una brava attrice, hai fatto una recita memorabile”. La considerazione che fece la ragazza a questo apprezzamento fu molto curiosa, disse: “A volte recitare è un lavoro, a volte è un vero piacere, quando recitare è un piacere i risultati sono ottimi!”. Ci fu un po’ di silenzio, poi il Sig. Mah aggiunse: “Anche dal Baro hai recitato?”. La ragazza che ancora non aveva ripreso a camminare sorrise, guardò il Sig. Mah gli mise le mani nei fianchi e sempre sorridendo e fissandolo negli occhi disse: “Ma scherzi, mi sono trovata una paura pazzesca quando ho visto il Portale Infernale e il Vecchio Lupo Bianco, sono svenuta secca senza neanche passare dal via, altro che recita, quando mi sono ripresa ci sono rimasta molto male che non mi avesse soccorso nessuno, dal Baro non me lo aspettavo di certo, ma da te…”.

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Ripresero a camminare e a parlare, il Sig. Mah chiese alla ragazza: “Hai un nome immagino…”. La ragazza rispose: “certo che ce l’ho, ma per il momento preferisco non dirlo a nessuno, quei Demoni leggono tutto, voglio evitare al massimo di correre rischi, chissà, forse un giorno potrò dirtelo senza problemi”. Il Sig. Mah continuò “Tu hai un’anima, e per quanto tu possa aver sbagliato nel tuo ciclo vitale nel Mondo Cardine nessuno te la potrà portare via. Un’anima si può corrompere, ma si può anche riabilitare. Utilizza bene il tuo nuovo tempo concesso nel Metaverso di Luce, potresti farcela, io ne sono certo. Vorrei incontrarti ancora alla fine di tutto questo. Non ti chiedo cosa farai o dove andrai, so che è bene non saperlo, ma quando saremo a Land’s End pensi di girare vestita così? giusto per non farti notare?”. Rise di nuovo la ragazza senza nome e disse “Certo che no, semmai io ti aspetto appena fuori dal Portale e tu mi compri un paio di jeans e una maglietta”.

“Un paio di jeans e una maglietta” pensò sorridendo il Sig. Mah, gli ricordava qualcuno. Disse: “Certo, un paio di jeans e una maglietta, magari col coniglietto Zac!”.

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Il crepuscolo si era evoluto in sera, e il percorso non lasciava intendere una fine, il paesaggio intorno non mutava molto, cambiava nella sua suggestione in quanto essendo una natura pura senza contaminazione le uniche fonti di illuminazione erano la luce riflessa della luna e le stelle. Aveva pensato di prendere la mappa il Sig. Mah ma sarebbe stata cosa del tutto inutile, il Portale non era uno spazio percorribile come gli altri, era uno spazio esterno che non aveva niente a che vedere con un normale percorso che

abbia un inizio in un punto la fine in un altro punto e il percorso che li unisce è visibile. In questo caso lo si può paragonare ad una subroutine esterna che fa un loop all’interno di se stessa finche non diventa vera una certa condizione. Cioè finche non succede qualcosa per cui la subroutine possa avere un termine e quindi si arrivi all’uscita. Nel nostro caso la label di uscita è Land’s End mentre la label di entrata era il Portale alla Cattedrale Oscura. Sembrava di essere ancora lontani dal realizzare la condizione, soprattutto perché non si aveva la più pallida idea di quale fosse e nemmeno se c’era. Il Sig. Mah e la Ragazza senza nome non avevano idea di tutto questo, quello che potevano fare era seguire il sentiero verso la luna. Intanto anche la sera dovette lasciare il posto alla notte. La temperatura in questo frammento di Metaverso era programmata per abbassarsi, la ragazza non disse niente ma fu evidente un brivido dovuto al freddo. Non che fosse tanto freddo ma non aveva certo un abbigliamento adatto al freddo della notte. Il Sig. Mah se ne accorse e la osservò, la pelle d’oca che vide sulle sue braccia non lo fece esitare nemmeno un secondo, si tolse la maglietta e gliela passò. “Grazie” disse la ragazza, non te lo avrei mai chiesto, ma ho molto freddo e mi sembra di capire che tu lo soffra meno di me”. Era vero, verissimo, una delle caratteristiche del Sig. Mah era proprio quella di soffrire poco il freddo, una delle caratteristiche della Ragazza senza Nome era che adorava il caldo. “Io lo soffro molto, credo dipenda dal fatto che la mia pressione sanguigna sia molto bassa”. La maglietta del Sig. Mah ora copriva la ragazza almeno nella sua parte superiore, e le parti del corpo più soggette al freddo erano coperte. Il loro cammino proseguiva e la stanchezza iniziava a farsi sentire e anche la fame. Chissà se era previsto un punto di ristoro. “Ho bisogno di riposare” disse la ragazza senza nome e proseguì dicendo “qui non si riesce a capire ne dove si deve andare, ne cosa si deve fare, forse camminare è inutile”. Forse aveva ragione, il Sig. Mah si era lasciato trascinare dal sentiero e dal fatto che la fine del Portale fosse alla fine del sentiero. La riflessione della ragazza non era affatto insensata. Almeno non nel Portale Purgatorio che porta dal Metaverso Oscuro alle rive dello Stige nel Metaverso Luminoso. Era assolutamente ragionevole. Uscirono appena dal sentiero per cercare qualcosa di almeno un po’ comodo dove sedersi. Fecero una trentina di metri e sentirono un rumore di acqua che scorreva, proseguirono verso lo scrosciare dell’acqua e videro un fiume. “Sarà lo Stige questo fiume?” domandò il Sig. Mah. La ragazza rispose: “Difficile, questo spazio di terreno è gestito da un programma che sta fuori dalla mappa, anche questo fiume fa parte della subroutine esterna. E poi è troppo piccolo, lo Stige sembra un mare”. Effettivamente la ragazza aveva ragione ed era già due volte negli ultimi cinque minuti che la ragazza era arrivata dove lui non aveva nemmeno pensato.

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“Se non mangio qualcosa svengo sul serio e poi ti tocca trasportarmi a braccia, a meno che tu non vogli lasciarmi qua.” disse la ragazza mezzo ridendo e mezzo sul serio. Il Sig. Mah rispose seriamente: “Non ti lascerei qua per nessun motivo al mondo, ti porterei a braccia anche se dovessimo arrivare nella parte oscura della luna”. Lei scherzava, lui era serio, ma a lei piaceva che lui fosse serio e volle proseguire nel gioco che si stava creando. Lei disse: “Sul serio?” sorrise “vediamo un po’ se è vero…” aggiunse. Si avvicinò a lui rifece esattamente la stessa recita che aveva fatto su comando di Zadkiel. Ma questa volta non la comandava nessuno e la recita fu ancora migliore. Lo fece più teatralmente però, per accentuare la finzione, si lasciò cadere tra le sue braccia con una sicurezza tale che lasciava intendere una totale fiducia che lui l’avrebbe presa in tempo. Così fu, erano buoni i riflessi del Sig. Mah, era ben riposta la fiducia della ragazza. Si lasciò trasportare a braccia fino alla riva del

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fiume, poi il Sig. Mah appena individuatodue pietre dove sedersi la adagiò a terra premurandosi di farla stare più comoda possibile. Poi si sedette su una delle due pietre e la guardò. E forse per la prima volta la vide davvero. Era davvero bella, a lei piaceva essere guardata e allora continuò col gioco. Rimase li, occhi chiusi e bocca lievemente aperta, ma un leggero sorriso traspariva lo stesso. Lei lo voleva, lo lasciava trasparire apposta. “io credo di sapere come ti chiami” disse il Sig. Mah, “e credo di sapere anche chi sei”. Lei non cambiò ne posizione e nemmeno rispose, continuava il suo gioco. Il Sig. Mah proseguì: “A volte quel programma di Reset che utilizzano per nascondere la nostra memoria non funziona bene, a volte succedono delle cose, magari impercettibili, basta un’espressione, una parola, un movimento che spalancano quelle porte e ti fanno vedere le cose dimenticate. Anche quelle appartenenti a vite precedenti. Giusto Silvia?”. “La ragazza aprì gli occhi, si tirò su  e si fece seria. “Quello non è il mio nome adesso, però è facile che lo sia stato. Ogni volta che in questa vita sento chiamare qualcuno con quel nome io mi giro. E poi te Sig. Mah, come posso conoscere davvero i tuoi nervi scoperti, guarda che lo so che li tieni blindati in zone inaccessibili ma io li ho visti subito perché in qualche modo li conoscevo”. Poi fu silenzio. Un drammatico splendido silenzio. Si erano ritrovati oltre la morte in una nuova vita, ma il programma di questa vita non prevedeva che stessero insieme, anzi prevedeva che si dovessero lasciare a breve. “Non c’erano ragioni che ti potevano indurre a fare quello che hai fatto per me, io ho cercato di sbatterti all’inferno e tu dall’inferno mi hai salvata, conoscevi la mia vita totalmente disonesta e dissoluta ma non hai esitato ad aiutarmi. Io sono sicura che davvero mi porteresti a braccia sulla luna!”. “Immagino che in quella borsina nera di commestibile hai solo la vodka, giusto?” chiese senza troppe speranze la ragazza. “No” rispose immediatamente il Sig. Mah, ho anche una fiaschetta di rum”. Aggiunse il Sig. Mah spegnendo immediatamente il sorriso speranzoso della ragazza. Il Sig. Mah attese qualche secondo e aggiunse: “Ma per te ho qualcos’altro di molto più prezioso”. Aprì la borsina nera e prese la copia nuova di Nothing, quella con le 33 pagine non scritte. “Questo è per te!” disse il Sig. Mah “Leggilo, ti aiuterà a trovare la tua anima e a renderla luminosa. Sei già sulla strada giusta, ma questo terrà lontano i demoni e ti avvicinerà a me quando saremo lontani. Questa è la mia Bibbia, la mia Bibbia Nera e senza Stelle. Indica il percorso da fare per arrivare al punto di partenza. Quando arriverai al Punto di partenza la strada per Emphatia diventerà percorribile. Se tu ci arrivi, se io ci arrivo, allora ci troveremo ancora in un’altra vita, una migliore, una che valga davvero la pena di essere vissuta”.

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L’Uscita: la Piccola Casina sulla riva del Fiume

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Fu quello il momento preciso che una luce si accese proprio sulla riva opposta del fiume. Era un antico lanternino posizionato proprio sopra l’architrave di una porta che apparteneva ad una piccola casina molto simile a quelle che disegnano i bambini. Una porta e due finestre ai lati. E basta, nemmeno un piano superiore, ma un grande albero che la sovrastava da dietro. Pochi istanti dopo altre luci si resero visibili, erano tanti piccoli lumini che delimitavano i bordi di un ponte di legno che portava alla casina dall’altra sponda del fiume.

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Forse il momento era arrivato, proprio quando forse avresti voluto che non arrivasse. Il Sig. Mah si alzò e aiutò la ragazza senza nome (o con un nome che ora non ha più) ad alzarsi, prese dalla borsina nera la fiaschetta di vodka e ne bevve un sorso generoso. La ragazza prese il rum dalla borsina nera e fece esattamente come il Sig. Mah aveva fatto con la vodka. Si guardarono e poi uno dei due, non importa chi, disse: “beh, a questo punto finiamo come abbiamo iniziato, con una banalità”, l’altro disse la banalità: “Dio li fa e poi li accoppia!”.

 

L’Uscita dal Portale Purgatorio

Attraversarono il ponte e giunsero davanti alla porta, proprio sotto al lumino. C’era attaccato alla porta con dei chiodi un foglio che sembrava una pergamena sul quale era scritto: “Uscita!”. La cosa suonava un po’ strana, il Sig. Mah disse: “ma quello è l’ingresso perchè ci scrivono ‘uscita’?”. La ragazza lo guardò e sorridendo rispose: “è proprio vero quello che si dice di te, le ovvietà non le capisci proprio”. ‘Uscita’ stava proprio per ‘uscita’, uscita dal Portale Purgatorio. Quello che avevano scoperto l’uno dell’altro era l’elemento che mancava, era quello che serviva per attivare la condizione che avrebbe illuminato l’uscita dal Portale. Sotto la scritta ‘Uscita’ vi erano ulteriori indicazioni che la Ragazza lesse ad alta voce: “Ultima  e anche unica stazione di rifornimento. Entrando accetterete l’uscita dal Portale Purgatorio e non potrete più tornare indietro. All’interno della stazione troverete tutto ciò che vi serve, prendete solo ciò che vi serve, non siate avidi, è gratis ma non abusatene. Ogni abuso sarà punito. Grazie per la vostra gradita visita al Portale Purgatorio”.

Quando la Ragazza finì di leggere la porta si aprì verso l’interno accompagnata da un caratteristico scricchiolio. I due si guardarono si presero per mano ed entrarono insieme. Appena entrati la porta si chiuse alle loro spalle e scomparve. Altre tre porte apparvero agli altri lati della stanza, una per lato. Nella porta alla loro sinistra c’era scritto ‘Sig. Mah: Land’s End’. Nella porta alla loro destra c’era scritto ‘The Road to Nothing’, ed era per Lei. La Ragazza Senza Nome pensò al significato delle parole che le aveva detto prima il Sig. Mah “arriva a Nothing e poi la strada per Emphatia sarà percorribile”. E nella terza… nella terza c’era una scritta davvero triste. La leggeremo bene dopo.

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In mezzo alla stanza c’era un tavolo e sopra di esso si trovavano le cose alle quali la pergamena faceva riferimento. Sul lato destro del tavolo, il lato riservato al Sig. Mah, c’era una maglietta e un pacco molto simile, anzi uguale a quello che il Sig. Mah aveva trovato alla Cattedrale Oscura che conteneva Nothing nella sua versione nuova: carta tipo da pane con all’interno un oggetto di forma regolare e rettangolare, quindi con tutta probabilità un libro. Anzi il Libro. Una scritta a mano riportata sul pacco diceva: “Aprire Fuori dal Portale”. Sul lato sinistro, la parte evidentemente riservata alla Ragazza si trovavano un paio di jeans ed una borsina. Nel mezzo, per entrambi, due Dark Metaverse e due panini al salame. E dopo solo ciò che resta: due sedie e un ultimo pasto da consumare insieme.

La ragazza finalmente indossò i jeans e infilò la Bibbia Nera che le aveva regalato il Sig. Mah nella borsina. Era molto bello che chi aveva pensato tutto questo avesse messo la maglietta nuova nel lato del tavolo riservato al Sig. Mah, era bello davvero, così lei poteva continuare ad indossare qualcosa che apparteneva a lui sapendo che lui indossava qualcosa che apparteneva a lei. Questo li avrebbe tenuti vicini anche quando non sarebbero stati più vicini e a lei avrebbe ricordato un momento magico, un momento davvero magico, quando aveva ritrovato la parte di se stessa perduta nelle memorie cancellate. Già cancellate da loro, da entrambe le fazioni: Arcangeli e Arconti. Deva e Asura. Vishnu e Shiva. Ma arriveremo ad Emphatia, e allora pagherete caro. Pagherete tutto.

Il Sig. Mah indossò la maglietta e mise il pacco che con tutta probabilità conteneva un’altra copia di Nothing nella sua nuova, anzi nuovissima versione nella sua borsina nera.

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Fu il Sig. Mah a stappare le birre con l’accendino in mancanza dell’apribottiglie. Non c’erano nemmeno i calici e quel tipo di birra non andrebbe bevuto dalla bottiglietta. In quel momento non fregava niente a nessuno. Mangiarono il panino senza dirsi una parola. Nessuno dei due ne aveva la forza. Nessuno dei due ne avrebbe avuto più la forza nemmeno all’ultimo istante. Finirono anche la birra. Fu in quel momento che si illuminarono le maniglie delle due porte laterali. Non c’era più tempo, dovevano andare, Lui a Land’s End, ad affrontare i Tre Giudici e il processo che lo avrebbe condannato o consacrato nella missione e Lei sulla sua nuova strada, quella per Nothing, quindi in un punto imprecisato del Tempo o del Metaverso. Si guardarono negli occhi, si abbracciarono forte, molto forte. Poi insieme lessero con gli occhi e con la mente la scritta nella porta centrale, quella che sarebbe rimasta chiusa, quella che non aveva nemmeno la maniglia. La scritta era: “Le Occasioni Mancate: I Rimpianti”.

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Nessuno dei due riuscì a dire una parola.

Scomparvero l’uno all’altra andando oltre le porte a loro assegnate.

La strada per Emphatia

passa dal dolore, dalla sofferenza e dall’abbandono,

non basta mica una Google Map Sig. Mah.

Lo capirai ?

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Heaven

Zadkiel, il Purificatore era davvero di pessimo umore, avrebbe voluto andare da Cronos col suo trofeo nascosto e potersi dedicare solo a scardinare le difese della Principessa, poi ci avrebbe pensato lui a purificarla, ovvero ad estrarre tutte le informazioni lasciando la Principessa vuota. A Zadkiel importava poco di averla alleata, lui voleva il suo dono e i suoi segreti solo per se. Ma non importa, va bene anche così, è stata solo questione di fortuna, e poi poteva sempre corrompere i Giudici e fare condannare il Sig. Mah.

Avrebbe potuto raggiungere Bergderbil istantaneamente utilizzando il Portale dedicato, ma a Zadkiel piaceva ogni tanto mostrarsi, quindi decise di fare il viaggio come gli Arcangeli viaggiano. Dalla sua schiena si formarono due enormi ali bianche, andò nella terrazza che confinava con la sala di comando, spalancò le sue maestose ali e spiccò il volo.

Direzione: Bergderbil.

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Bergderbil

Ora riusciamo a vedere anche Bergderbil, Cronos e la Principessa Diamante, ecco, forse questo dipende dal fatto che il Sig. Mah si sta avvicinando alla Principessa. Possiamo sperare che forse a breve potremmo raccontare di quello che succede a Bergderbil senza aspettare le 33 pagine non scritte, anche perché probabilmente a breve le 33 pagine non scritte di Nothing saranno scritte tutte.

Quello che vediamo adesso è Cronos seduto nella sala riunioni nella Cattedrale principale di Bergderbil intento a fare qualcosa col computer.

Sembra che stia ridendo, vuoi vedere che ha seguito tutta la disfatta del suo fratellastro Zadkiel in diretta… forse lo sapremo leggendo la nuova versione delle 33 pagine non scritte di Nothing.

Vediamo la Principessa che è a letto nella sua stanza e che sta ancora dormendo. Dai movimenti del viso ci sembra di poter dire che non stia facendo dei sogni tranquilli.

 

Il Vecchio Mulino

La Ragazza Senza Nome uscendo dal Portale Purgatorio si trovò in un altro Portale che in quanto a stranezza non aveva niente da invidiare al Purgatorio: La Crosa in Salita Lunga e Stretta del Vecchio Mulino. Sulla destra della Crosa il Vecchio Mulino si manteneva sempre dignitosamente decadente e al termine della Crosa proprio in fondo c’era sempre l’Antico Ponte. In una strana posizione che sembrava di attesa, proprio sopra il muretto che delimitava il ponte  si trovava un uccello nero. Molto nero.

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La Ragazza discese la Crosa dirigendosi verso l’uccello nero. Era quasi giunta al Ponte che sentì un rumore provenire dalle sue spalle, proprio dalla Crosa in Salita Lunga e Stretta, proprio da dove poco prima era arrivata Lei. Si girò e lo vide apparire. Sì, apparire non arrivare. Si materializzò proprio davanti a Lei. Non aveva niente di strano, non tanto alto, neppure basso, di gradevole aspetto, non proprio giovanissimo, anzi, di una certa età direi. Aveva carisma però, molto carisma, sembrava una di quelle persone che parlano poco, ma dopo che hanno parlato resta difficile aggiungere altro. Sembrava arrivare da mille luoghi, sembrava di conoscerlo da sempre, quasi manifestava una certa fratellanza.

Salutò Korvo Korvo e si presentò: Ciao Ragazza Senza Nome, mi sembra di sapere a chi appartiene quella maglietta. Io sono il Viandante e ho qualcosa da dirti e qualcosa da darti.

Il Viandante si accese una sigaretta senza filtro, attese qualche istante e continuò a parlare… (Extract from ‘Nothing: The Book’ - Libro 2: Il Vecchio Mulino).

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