top of page
Link - The Book of Nothing.jpg
Link - The Nothing Manual.jpg

Nothing: The Book

Ghost (Pt 1) - Bruno Mah
00:00

Libro 2: Il Vecchio Mulino

006 - Episodio 41 - Spora N 00.jpg
“Perché hai scattato quella foto quando eravamo dai bidoni della spazzatura? “ chiese il Viaggiatore di genere maschio, il sig. Mah per intenderci. “Perché io ho le intuizioni” rispose la Viaggiatrice.
Lei era ‘Raven’, “come Korvo, due psicopompi,

"Loro parlano con i morti e si fanno dire le cose, belle intuizioni, così sarei capace pure io”.

Questo era il pensiero del sig. Mah, ma non disse niente, sapeva bene che le intuizioni di Raven erano preziose, per non dire essenziali. Ma una fotografia vicino alla spazzatura, mah!.

“Io ho le intuizioni, e so che da questa foto nascerà qualcosa, forse un racconto, forse un libro, non so ancora, forse ci chiederanno di documentare questo viaggio e tu come al solito non saprai da dove cominciare, con questa foto lo saprai”.

La strada che portava al Vecchio Mulino non era lunga e sicuramente non era frequentata dai Cenobiti. Loro non sapevano nemmeno dell’esistenza di quel posto, o meglio, l’avevano dimenticata.

Il Vecchio Mulino.jpg

Il Vecchio Mulino stava in un intermezzo di tempo, in uno spazio molto ridotto. L’intermezzo di tempo identifica uno spazio dove al suo interno il tempo si ferma all’improvviso e tutte ciò che è contenuto in esso evolve in una lenta ma inesorabile decadenza.

La storia del Vecchio Mulino e di chi lo viveva appartiene solo alla memoria di chi ha vissuto quel tempo, i nostri vecchi di terza generazione. In quel tempo il Mulino conviveva in maniera omogenea col resto del territorio di Sestri Ponente, allora Sestri era una città confinante al sole morente con la città di Savona e al sole nascente con la grande Genova, la Superba, la City vera e propria di tutto il territorio.

Era proprio nella grande Genova che iniziarono a nidificarsi i territori occupati dai primi Servi-Burattini dei signori di Bergderbil, ed è proprio li che era stata presa la decisione di inglobare la città di Sestri Ponente nella grande Genova.

L’inglobare un territorio serviva per poterlo controllare meglio e avere risorse in più da gestire, e come è stato per Sestri, la stessa cosa si stava verificando in tutte le altre parti del mondo. Era l’inizio di una globalizzazione per ora ancora lontana da quello che sarebbe successo anni dopo, ma era il principio, si stava iniziando a togliere storia e identità ai territori, amalgamandoli sempre più in un unico grande territorio, quelle che poi sarebbero diventate le città metropolitane.

Ma Sestri più di altri ha resistito a questo processo e rese vita dura ai Manipolatori che iniziarono a creare le prime prigioni limitate da confini spazio-temporali, in questi luoghi imprigionavano e torturavano i dissidenti e i liberi pensatori. il Vecchio Mulino fu la prima prigione spazio-temporale, la crearono dalla sua distruzione, prima gli diedero fuoco lasciando morire tra le fiamme i contadini che lo vivevano e poi, dopo aver ammazzato quelli che tentarono la fuga crearono la prima vera e propria prigione del tempo.

Questa prigione non durò molto, la tenacia e la forza degli abitanti di Sestri fece in modo sia di mantenere una certa indipendenza nella loro identità ma soprattutto riuscirono a rendere non efficiente il Vecchio Mulino agli scopi dei Manipolatori i quali di conseguenza decisero di lasciarlo andare.

Il Tempo quindi per il Vecchio Mulino si fermò e tutto il territorio della zona rimase praticamente seminascosto, confinato all’interno di quell’intermezzo di tempo.

Ancora oggi il Vecchio Mulino è sempre al suo posto, dove è sempre stato, ed è ancora possibile vederlo, naturalmente per i più sensibili, i cuori sanguinanti o gli artisti ad esempio, lascia sempre un senso di tristezza e disagio pur nella sua decadente bellezza.

In questo intermezzo di tempo i Manipolatori commisero un primo errore, lasciarono incustodito un portale con tutte le sue chiavi di sicurezza, e grazie all’astuzia e all’audacia di un abitante della zona il portale venne nascosto e criptato con una chiave di sicurezza che ora si trova nascosta proprio all’interno del Vecchio Mulino.

E’ sempre emozionante attraversare il ponte sul Cantarena, probabilmente più Vecchio del Mulino, dove le acque del ruscello in questo punto danno davvero l’idea di un torrente, c’è una cascata e subito dopo un vero lago, che era molto di più di una pozza d’acqua.

Da questo punto, il Mulino assume un aspetto tra il fiabesco e l’inquietante, da questo punto per la prima volta un portale poteva aprire varchi con altri mondi o con altri tempi.

Ma bisognava avere la chiave, e conoscere le 3 parole che lo avrebbero aperto.

​

Hai capito Orologiaio come tutto è iniziato ? così, per caso, una pandemia in corso, un virus che chissà mai da dove sia arrivato, un incontro dopo tanto tempo e una fotografia. Davanti a tre bidoni della spazzatura.

Intanto nel tempo attuale Ottobre aveva superato la sua metà, l’Orologiaio e il Sig. Mah continuavano la loro chiacchierata in più locali, sempre alla ricerca di qualcosa che potesse assomigliare alla Tana.

Ma quello che trovavano dentro ed intorno ai locali, sempre nascosti da una maschera, erano solo liberi pensatori, dissidenti, cuori sanguinanti e artisti che si mescolavano al gregge, ma che da esso erano differenziati nello sguardo, uno sguardo triste e perso in un tempo che sembrava non appartenergli.

Il gregge invece conviveva molto bene con queste nuove mascherine che nella maggior parte dei casi altro non facevano che nascondere altre maschere che erano ben abituati a portare.

Quasi che al gregge non dispiacesse affatto questo mutamento in corso, quasi che nemmeno si stessero accorgendo di quello che stava succedendo.

Nelle zone franche, cioè le sedie e i tavolini dei locali, se stavi seduto, avevi la possibilità di togliere la maschera perché dovevi consumare, quindi esercitare quell’attività che era assai gradita ai Manipolatori, e che pertanto la apprezzavano e la incentivavano. Questo era l’unica fonte di sopravvivenza sulla quale i lavoratori delle zone franche potevano contare. Parrebbe un po’ poco no?

Non è un esperimento, disse il sig. Mah all’Orologiaio, è in atto una vera e propria trasformazione. Chi riuscirà ad adeguarsi, sopravviverà, chi non ne avrà la forza o la possibilità non sopravviverà. Se questa trasformazione in atto avrà successo non ci saranno più spazi per luoghi come la Tana o la Palude su in Collina.

“Continua” disse l’Orologiaio, "come siete riusciti ad attivare il portale ?"

"Non lo abbiamo attivato noi" rispose il sig Mah, "la chiave, se esiste, è ancora nascosta dentro il Vecchio Mulino".

La Grande Pianura ( la Porta, Il Calamaio, La Stanza)

“Korvo dice che siamo sul confine e a breve incontreremo il Viandante. Ci darà indicazioni e ci consegnerà una cosa molto importante”. Disse Lui.

“Il Viandante? e chi è questo Viandante? “ chiese Lei.

“E che ne so, chiedi a Korvo, è lui che lo ha detto, Korvo dice delle cose che non sa neanche lui perché le sa”.

“E’ uno psicopompo” continuò Raven, “sente le voci dei Trapassati”

“Ah beh, allora…” il Sig. Mah non era molto convinto, ma si adeguò, e aspettò accendendosi una delle sue strane sigarette. Legali, s’intende, ma strane. Non passò molto tempo, o forse si, non ci è dato saperlo, perché il tempo, a partire

004 - Episodio 23 - La Grande Pianura La
Mulino (1).jpg

da quel punto, incominciava a perdere di significato. La crosa in salita che passava proprio davanti alla porta principale del Mulino, subito dopo il Vecchio Ponte, inizio a cambiare.

I Viaggiatori si aspettavano un Portale ‘normale’, insomma come tutti i portali, una porta appesa per aria, una luce colorata ad arco, un cerchio di fuoco… e invece no, il portale era la Crosa in Salita, lunga e stretta.

La Crosa sembrava tremare, come vista attraverso il calore quando fa evaporare l’acqua e la trasforma in uno stato gassoso, assunse una colorazione sul rosso cremisi, sembrava il tapis roulant che conduce all’inferno o il corridoio dal quale arrivano i demoni.

E invece arrivò lui, Il Viandante. Apparve, non lo vedemmo camminare, neanche correre, apparve semplicemente.

Non aveva niente di strano, non tanto alto, neppure basso, di gradevole aspetto, non proprio giovanissimo, anzi, di una certa età direi.

Aveva carisma però, molto carisma, sembrava una di quelle persone che parlano poco, ma dopo che hanno parlato resta difficile aggiungere altro. Sembrava arrivare da mille luoghi, sembrava di conoscerlo da sempre, quasi manifestava una certa fratellanza.

Aveva dei lampi negli occhi, ma non aveva uno sguardo cattivo, nemmeno buono, stava li nel mezzo, non incuteva paura ma una certa soggezione si, d’altra parte avevamo davanti per la prima volta un’entità che non apparteneva al nostro mondo e chissà a quale mondo appartenesse.

Ma apparteneva a qualche mondo ?

​

Si presentò.

Buongiorno Viaggiatori, io sono colui che aspettavate, il sono il Viandante e ho qualcosa da dirvi e qualcosa da darvi.

I Viaggiatori si guardarono tra di loro incuriositi, Korvo gracchio qualcosa in esperanto e poi si girarono verso il Viandante.

Il Viandante si accese una sigaretta senza filtro, attese qualche istante e continuò a parlare.

bottom of page