
Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue
Cap. 10: L'Irrevocabile Sentenza del Destino
Il mattino dopo, mentre una nebbia sottile avvolgeva il Castello di Eilean Donan, Laura si alzò con un velo di malinconia. Era l'ultimo giorno insieme lì, e la tristezza era palpabile, soprattutto per Laura. Sylvia ed Elena, con la loro vita di avventure sempre in movimento, sarebbero presto ripartite verso nuove mete. Per Laura, invece, c’era il dipartimento di polizia e l’agente speciale Thompson ad attenderla.
Il sole cominciava a sorgere quando le tre donne si ritrovarono nella grande sala. Un silenzio carico di emozioni riempiva l'aria, interrotto solo dal crepitio del fuoco nel camino.
Sylvia guardò Laura, i suoi occhi scintillanti di comprensione e affetto. "Laura, sei sicura di voler tornare così presto? Hai appena scoperto questo mondo."
Laura sospirò, stringendo tra le mani una tazza di tè caldo. "Lo so, Sylvia. Ma ho delle responsabilità. E poi, non posso ignorare ciò che sono. Il dipartimento ha bisogno di me, e anche Thompson."
Elena si avvicinò, posando una mano sulla spalla di Laura. "Capisco. Ma ricorda, sei sempre la benvenuta tra noi, e non dimenticheremo mai questi giorni insieme."
Laura annuì, un sorriso triste sul volto. "Grazie, davvero. Non lo dimenticherò mai nemmeno io."
Dopo una colazione silenziosa ma piena di sguardi e sorrisi malinconici, cominciarono a prepararsi per la partenza. Mentre mettevano via le loro cose, la tensione era palpabile.
Ritorno a Edimburgo
La macchina di Sylvia sfrecciava lungo le strade di campagna, il paesaggio scozzese passava rapido fuori dai finestrini. Decisero di fare una sosta lungo il Loch Ness, attirate dalla bellezza selvaggia del luogo e dalla promessa di un ultimo pranzo insieme. Trovato un locale accogliente affacciato sul lago, entrarono, cercando di godersi il tempo rimasto.
Sedute a un tavolo vicino alla finestra, da cui potevano vedere le acque scure e misteriose del Loch Ness, si scambiarono storie e risate, cercando di mantenere un’atmosfera leggera nonostante l'imminente separazione.
Laura ascoltava, il cuore leggero nonostante la tristezza. "Voi due avete vissuto delle avventure incredibili. Mi sento così fortunata ad aver fatto parte di tutto questo, anche solo per un po'."
Sylvia le prese la mano, il suo sguardo intenso. "Laura, sei una di noi. Non importa dove sarai, sarai sempre con noi."
Laura annuì, sentendo le lacrime pungere gli occhi, ma sapeva bene che la sua realtà era un’altra.
Mentre il pranzo procedeva, discussero dei piani futuri, dei sogni e delle speranze. Sylvia ed Elena raccontarono dei loro prossimi viaggi, mentre Laura parlava del suo lavoro.
"Non sarà facile tornare alla normalità dopo tutto questo," ammise Laura.
La conversazione si spostò verso il futuro, un futuro incerto ma pieno di promesse.
Uscendo dal locale, si fermarono un momento a guardare il lago, le sue acque tranquille e misteriose. Sylvia abbracciò Laura, seguita da Elena.
"Addio non esiste per noi," disse Sylvia. "Ci rivedremo presto, in qualche modo."
Laura annuì, sentendo una forza nuova crescere dentro di lei. "Sì, ci rivedremo."
Il viaggio verso Edimburgo fu un misto di riflessione silenziosa e conversazione spensierata. Laura guidava con attenzione, mentre Sylvia ed Elena si scambiavano sguardi complice e battute affettuose. Le colline scozzesi passavano rapide, il cielo grigio incorniciava l'ultima parte del loro viaggio insieme.
Arrivate a Edimburgo, Laura si fermò davanti alla casa di Sylvia ed Elena. La tensione nell'aria era palpabile, un misto di emozione e tristezza.
Sylvia sorrise, guardando Laura. "Non dimenticare quello che hai imparato, Laura. Sei parte di questo mondo adesso."
Laura annuì, trattenendo le lacrime. "Non lo dimenticherò mai. Grazie per tutto, davvero."
Elena si avvicinò, abbracciando Laura. "Sei sempre la benvenuta qui. Qualsiasi cosa accada, siamo qui per te."
Laura ricambiò l'abbraccio, sentendo la forza e il calore delle loro parole. "Grazie. Vi terrò sempre nel mio cuore."
Con un ultimo sguardo carico di significato, Laura si allontanò, il motore della macchina che rombava leggermente mentre si allontanava lungo la strada.
Sylvia ed Elena entrarono in casa, chiudendo la porta dietro di loro. La tensione si allentò un po', lasciando spazio a una sensazione di intimità e familiarità. La casa era calda e accogliente, un rifugio sicuro dopo tutte le emozioni dei giorni precedenti.
Adrian
La sera era già scesa su Edimburgo, e le strade della città erano avvolte nell'oscurità. Erano circa le 23, e l'aria notturna era perfetta per la comparsa di creature della notte. Il campanello suonò improvvisamente, risuonando per la casa in un tono che sembrava quasi un richiamo antico. Elena, dimentica del suo abbigliamento, andò ad aprire la porta. Indossava solo un perizoma, ma la sua naturalezza rendeva la scena ancora più affascinante.
Sylvia, dalla cucina, notò la situazione e sorrise tra sé. Sapeva benissimo chi c'era alla porta. Elena, però, non aveva ancora colto la sfumatura di quello che stava accadendo. Alla porta c’era un giovane uomo affascinante, con due scatoloni tra le braccia.
"Ho una consegna per Sylvia Blake. È lei?" chiese con un sorriso che mostrava denti perfetti, sebbene un po' troppo affilati.
Prima che Elena potesse rispondere, Sylvia apparve alle sue spalle. Aveva riconosciuto subito la natura del giovane uomo. "Sono io," disse con un sorriso enigmatico. "Prego, entra."
Il vampiro entrò nella casa con un'eleganza innata, posando il primo scatolone in salotto e poi l'altro vicino. "È un piacere conoscervi," disse rivolgendosi sia a Sylvia che a Elena. "Ho voluto fare personalmente questa consegna per avere il piacere di incontrarvi."
Elena, ancora un po' confusa, osservava la scena con curiosità. Sylvia, invece, sapeva esattamente cosa stava succedendo. Si avvicinò agli scatoloni e lesse i biglietti che vi erano posati sopra: uno riportava il nome "Natasha" e l'altro "Miriam". Con un rapido gesto, aprì uno dei pacchi e scoppiò in un sorriso raggiante. Dentro c’erano 12 bottiglie di sangue della migliore marca.
"È come il Natale," esclamò Sylvia con gioia, alzando una delle bottiglie e osservandola controluce. "12 più 12 fanno 24 bottiglie di sangue. Non potrei essere più felice."
Il giovane vampiro, che evidentemente aveva vissuto per secoli, osservava la scena con un sorrisetto compiaciuto. Non poteva non notare la bellezza disarmante di Elena e Sylvia, entrambe ancora in perizoma, con l'elastico sollevato ai lati come nelle fantasie gotiche dei film.
Sylvia, presa dall’entusiasmo, decise di stappare subito una bottiglia. "Brindiamo!" disse, offrendo un bicchiere al vampiro-fattorino per celebrare l'occasione. Elena cercò di ricordarle che il primo sorso avrebbe potuto farla svenire, e non voleva certo che accadesse davanti a un altro vampiro. Ma Sylvia, decisa a godersi il momento, ignorò l’avvertimento.
"Attenta, Sylvia," disse Elena, con una punta di preoccupazione nella voce. "Sai cosa ti succede quando vedi il sangue per la prima volta..."
Ma Sylvia era troppo eccitata per ascoltare. Stappò la bottiglia con un gesto elegante e versò il sangue in un bicchiere. Appena il liquido rosso iniziò a riempire il bicchiere, Sylvia sentì un'ondata di vertigine.
"Uh-oh," mormorò, e con un sospiro elegante, quasi da dama ottocentesca, svenne, cadendo dolcemente sul pavimento.
Il giovane vampiro guardò la scena con un misto di sorpresa e divertimento. Elena cercò una scusa rapida, cercando di non far sembrare la situazione troppo strana. "Scusa, la mia amica è sempre stata sensibile alla vista del sangue... ironico, lo so."
Il vampiro rise sommessamente, prendendo la situazione con leggerezza. "Non c'è problema. È una reazione più comune di quanto si pensi."
Mentre Sylvia era ancora svenuta, Elena si chinò accanto a lei, accarezzandole delicatamente il viso. "Sylvia, svegliati," sussurrò, cercando di rianimarla.
Dopo qualche momento, Sylvia aprì gli occhi, confusa ma sorridente. "Scusate per la scenata," disse, ridendo leggermente. "Mi succede sempre al primo sorso."
Il vampiro scosse la testa con un sorriso. "Non preoccuparti. Adesso possiamo brindare."
Finalmente, con Sylvia di nuovo cosciente, alzarono i bicchieri e brindarono insieme. Sylvia e il giovane vampiro con il sangue, mentre Elena optò per un bicchiere di torbato scozzese. L'atmosfera si rilassò, e la casa si riempì di risate e racconti, mentre la notte avanzava dolcemente fuori dalle finestre.
Il giovane vampiro si presentò con un sorriso affascinante. "Mi chiamo Adrian," disse con un'inclinazione elegante del capo. "Porto i saluti di McGregor, Natasha e Miriam. Mi hanno chiesto di dirvi che sperano di rivedervi presto."
Sylvia e Elena ricambiarono i saluti, e Adrian si mostrò genuinamente interessato a conoscerle meglio. "Sono curioso," iniziò Adrian con eleganza, il suo sguardo passando da Sylvia a Elena. "Come è il rapporto tra voi? Deve essere affascinante, una vampira con una bellezza altrettanto immortale."
Elena arrossì leggermente, colpita dalla delicatezza della domanda e dalla grazia con cui Adrian la poneva. "Beh, è... unico," rispose Elena, cercando le parole giuste. "C'è una connessione profonda, un misto di passione e complicità che va oltre il semplice rapporto tra umani."
Sylvia sorrise, apprezzando la risposta di Elena. "È vero. Elena è speciale. È più che una semplice umana, ha una bellezza e una forza d'animo che mi completano."
Dopo un po' di chiacchiere piacevoli e risate condivise, Adrian propose qualcosa di interessante. "Sto andando all'Abisso Eterno," disse. "Sarebbe un onore se voleste unirvi a me."
Elena e Sylvia si scambiarono uno sguardo entusiasta. "Certo, sarebbe divertente," rispose Sylvia. "Ma dobbiamo vestirci. Non possiamo certo venire così."
"Vogliamo essere supersexy," aggiunse Elena con un sorriso malizioso.
Adrian annuì con un sorriso complice. "Vi aspetto qui allora."
Le due donne si ritirarono nella loro stanza per prepararsi. Decisero di indossare qualcosa di provocante: una minigonna nera di latex, un top che era poco più di un minireggiseno nero, e un giubbotto di pelle corto che non copriva nemmeno mezza schiena. Mentre si vestivano, le risate e gli scherzi riempirono la stanza.
"Ti starà benissimo," disse Elena, aiutando Sylvia a sistemare la minigonna. "Farai impazzire Adrian."
Sylvia ridacchiò, tirando su l'elastico del perizoma per aggiungere un tocco in più al suo look. "E tu, con quel top, farai girare la testa a tutti."
Una volta pronte, tornarono nel salotto dove Adrian le aspettava. Il vampiro rimase visibilmente colpito dalla loro apparizione. "Siete magnifiche," disse, osservandole con ammirazione. "La vostra bellezza è... ipnotica."
"Siamo pronte per divertirci," disse Sylvia con un sorriso provocante, facendo un giro su se stessa per mostrare il suo outfit.
Adrian rise, apprezzando lo spettacolo. "Bene, allora andiamo."
Durante il tragitto verso l'Abisso Eterno, le risate e i commenti spiritosi non si fermarono. Elena si avvicinò a Sylvia, sussurrandole all'orecchio. "Hai visto come ci guarda? È divertente. Credo che questa serata sarà memorabile."
Sylvia annuì, il suo sguardo scintillante di eccitazione. "Sì, sarà indimenticabile."
Sylvia, Elena e Adrian all’Abisso Eterno
Quando arrivarono al locale, Adrian le guidò all'interno con la sicurezza di chi conosce bene il posto. L'Abisso Eterno era un locale unico, con un'atmosfera misteriosa e seducente. Le luci soffuse e la musica sensuale creavano un ambiente perfetto per la serata.
Elena e Sylvia si sentirono subito a loro agio, immergendosi nell'atmosfera del locale. Mentre ballavano e si divertivano, Adrian non perse occasione per fare complimenti e scherzi, rendendo la serata ancora più piacevole.
Ad un certo punto, Adrian si avvicinò a Elena, sussurrandole all'orecchio. "Devo dire, Elena, che hai un fascino irresistibile. Non ho mai incontrato un'umana come te."
Elena arrossì di nuovo, ma stavolta con un sorriso complice. "Grazie, Adrian. Anche tu sei piuttosto affascinante."
Sylvia, vedendo la scena, si avvicinò e si unì alla conversazione. "E cosa pensi di me, Adrian?" chiese con un tono provocante.
Adrian sorrise, guardandola negli occhi. "Tu, Sylvia, sei una visione. La tua bellezza e il tuo carisma sono ipnotici."
Sylvia ed Elena conoscevano bene l'Abisso Eterno, il locale esclusivo dove vampiri e umani con tessera potevano incontrarsi e socializzare. Entrando con Adrian, notarono subito come il vampiro fosse rispettato da tutti. Gli sguardi deferenti e i saluti rispettosi degli altri avventori rivelarono la sua vera posizione sociale, ben lontana da quella di un semplice fattorino.
Sylvia e Elena, insieme ad Adrian, si diressero verso un tavolo dove Natasha e Miriam le attendevano. Sylvia le ringraziò immediatamente per il pensiero e per le bottiglie di sangue. "Grazie, ragazze. È stato un dono splendido," disse con un sorriso radioso.
"Prego, Sylvia. È sempre un piacere farvi felici," rispose Natasha, ricambiando il sorriso.
Dopo un po' arrivò anche McGregor, che si unì a loro al tavolo. Elena colse l'occasione per parlare di Laura. "Abbiamo passato diversi giorni con Laura," iniziò Elena, "ed è stata un'esperienza meravigliosa."
McGregor sorrise, annuendo con comprensione. "Laura è una ragazza speciale. È la mia nipotina sai? La sera mi piace fare due chiacchiere con lei per le strade di Edimburgo. Lei mi chiama 'nonno'."
Elena rise, confermando le parole di McGregor. "Sì, lo sappiamo. Quando parlavamo di te, per lei eri sempre 'il nonno'."
McGregor si fece serio, condividendo le sue preoccupazioni con il gruppo. "Laura è molto brava nel suo lavoro," iniziò, guardando Elena. "Ha preso il tuo posto accanto a Thompson quando hai deciso di lasciare. Ma l'animo di Laura è diverso. È estremamente sensibile, e può vedere cose. Non ancora come te, Sylvia, ma già vede."
Sylvia ed Elena annuirono, avendo già riscontrato questa particolarità in Laura. "Sì, McGregor, ce ne siamo accorte," disse Sylvia. "Laura ha una sensibilità unica. E questo potrebbe essere un problema per il suo lavoro."
McGregor sospirò, preoccupato. "Temo per una crisi forte. Essere agente di Scotland Yard non è compatibile con questo tipo di sensibilità. Ha bisogno di essere protetta, ma allo stesso tempo non possiamo impedirle di seguire la sua strada."
Adrian intervenne, mostrando il suo supporto. "Capisco le tue preoccupazioni, McGregor. Ma forse possiamo aiutarla in qualche modo. Proteggerla senza soffocarla."
Miriam annuì, aggiungendo. "Esatto. Forse possiamo trovare un modo per farle mantenere il suo lavoro, ma con un supporto adeguato. Magari un mentore che possa aiutarla a gestire le sue visioni."
Sylvia ed Elena condivisero le loro esperienze con Laura, confermando quanto detto da McGregor. "Laura è speciale," disse Elena. "Ma è anche molto giovane e inesperta. Ha bisogno di una guida, qualcuno che possa aiutarla a navigare questo mondo complesso."
Natasha si rivolse a Sylvia. "Tu hai già avuto visioni simili, Sylvia. Pensi che potresti aiutarla?"
Sylvia rifletté un momento prima di rispondere. "Sì, credo di poterla aiutare. Ma avrà bisogno di più di una guida spirituale. Dovrà essere preparata a bilanciare il suo lavoro e le sue visioni, e questo richiede tempo e pazienza."
McGregor annuì, apprezzando il sostegno del gruppo. "Grazie a tutti. È rassicurante sapere che Laura ha così tante persone che tengono a lei. Faremo del nostro meglio per proteggerla e guidarla."
Fu Elena a lanciare una proposta che suscitò l'interesse di tutti. "Laura ci ha manifestato chiaramente la sua insoddisfazione per il lavoro," iniziò Elena, con una nota di preoccupazione nella voce. "Ma questa insoddisfazione è maturata solo quando ha scoperto un mondo nuovo con noi. Si è tolta il paraocchi, e ora che l'ha fatto, sarà solo una questione di tempo prima che prenda una decisione. Ma in quel tempo, i rischi sono enormi."
Elena continuò, raccontando un episodio personale. "Ho passato esattamente le stesse cose di Laura," disse, guardando McGregor negli occhi. "Mi sono convinta delle responsabilità del lavoro, ma se manca la concentrazione, soprattutto in uno scontro armato, il pericolo è la vita stessa. E, anche se ero un ottimo agente, sono stata sorpresa in maniera dilettantistica da un tipo che, colpendomi con un vaso, mi ha mandato in coma. Mi sono salvata per miracolo," disse, sorridendo a Sylvia, sapendo che quella storia era ancora solo per loro due.
"Laura è brava," proseguì Elena, "ma è giovane e inesperta. Se non trova un equilibrio, potrebbe accadere qualcosa di simile anche a lei. Ho pensato che potrebbe essere utile portarla qui, all'Abisso Eterno. So che non è mai stata qui, e anche se questo posto non è una soluzione in sé, è un ambiente molto alternativo e più adatto a certe sensibilità."
Elena fece una pausa, osservando le reazioni degli altri. Natasha, Miriam e Adrian ascoltavano attentamente. Sylvia, a fianco a lei, le strinse la mano in segno di sostegno.
"Ho notato che ci sono diversi umani qui," continuò Elena. "E sono tutte persone con caratteristiche simili alle mie. Se provassimo a portare Laura qualche volta, potrebbe trovare qualcuno che la aiuti a decidere cosa fare della sua vita. E poi ci saremmo anche noi a sostenerla. Potrebbe vedere che esiste un'altra vita, oltre a quella di agente di Scotland Yard."
Elena si fermò, guardando i volti riflessivi intorno a lei. "Non sono sicura che sia la soluzione definitiva," ammise, "ma continuando così, correrà grossi rischi. E non possiamo ignorare la sua completa insoddisfazione della vita."
Un silenzio pesante cadde sul tavolo, mentre tutti riflettevano sulle parole di Elena. Miriam fu la prima a rompere il silenzio. "Elena ha ragione," disse con decisione. "Laura ha bisogno di vedere che ci sono altre strade. Strade che potrebbero darle una soddisfazione più grande di quella che ha ora."
Natasha annuì. "Portarla qui potrebbe aprirle gli occhi su nuove possibilità. E non sarebbe sola. Siamo tutti qui per aiutarla."
Adrian aggiunse: "È evidente che Laura ha una sensibilità speciale. Se la aiutiamo a capire e gestire questa sensibilità, potrebbe trovare un nuovo scopo."
Sylvia guardò McGregor. "McGregor, cosa ne pensi?" chiese, sapendo che la sua opinione era cruciale.
McGregor rimase in silenzio per un momento, ponderando le parole di Elena e le reazioni degli altri. Poi parlò con voce ferma ma gentile. "Elena, hai portato un punto molto importante. Laura ha bisogno di un ambiente in cui possa esplorare la sua sensibilità senza mettere a rischio la sua vita. Se l'Abisso Eterno può offrirle questo, allora dobbiamo provare. Ma dobbiamo essere pronti a sostenerla in ogni passo del cammino."
Un sorriso di sollievo si diffuse tra i presenti. "Allora è deciso," disse Sylvia, con un senso di speranza. "Faremo tutto il possibile per aiutare Laura a trovare la sua strada."
Le Prime Crepe nel Cuore di Elena
La luce soffusa dell'Abisso Eterno creava un'atmosfera suggestiva, un rifugio perfetto per umani e vampiri. La serata proseguiva e i brindisi si susseguivano: cinque calici di sangue e un torbato scozzese. Elena, con il bicchiere tra le mani, rifletteva su ciò che le stava accadendo. Sapeva che una decisione sul suo futuro sarebbe arrivata prima o poi. Il tempo scorreva inesorabile, e mentre lei invecchiava, Sylvia diventava sempre più bella. La consapevolezza di questo contrasto la pervadeva, ma decise che quella serata era da dedicare al divertimento con cari amici.
Guardò intorno a sé, osservando i suoi compagni: cinque vampiri. Elena sorrise tra sé e sé, sentendosi orgogliosa di avere quegli amici. Voleva trasmettere questo sentimento a Laura. McGregor e Sylvia percepirono i suoi pensieri, non attraverso parole, ma attraverso un'intensa empatia. Entrambi le sorrisero, condividendo il suo stato d'animo.
La serata vampiresca entrava nel vivo. Adrian si avvicinò a Elena, invitandola a ballare. Mentre si muovevano al ritmo della musica, Adrian le chiese di Laura. "Come sta Laura?" domandò, con un interesse genuino.
Elena sorseggiò il suo torbato, guardando negli occhi di Adrian. "Laura è forte," rispose. "Ma è in un momento delicato. Ha scoperto un mondo nuovo con noi, e ora sta cercando di trovare il suo posto."
Adrian annuì, la sua espressione era attenta. "Pensi che possa adattarsi a questo mondo? Che possa trovare un equilibrio?"
Elena rifletté per un momento. "Laura ha sempre avuto relazioni con uomini. Ma quando si superano certi preconcetti, non è più una questione di sesso maschile o femminile. È una questione di anima."
Adrian la guardò con interesse. "Pensi che potrebbe trovare qualcuno qui, all'Abisso Eterno, che possa capirla e aiutarla a trovare la sua strada?"
Elena sorrise. "È possibile. Qui ci sono persone che possono capirla, che possono offrirle un diverso punto di vista. E poi ci siamo noi, i suoi amici, per sostenerla."
La musica cambiò, un ritmo più lento e sensuale riempì la sala. Adrian avvicinò Elena a sé, stringendola con delicatezza. "Elena, tu cosa vuoi per Laura?"
Elena sospirò, il suo sguardo si fece più intenso. "Voglio che trovi la sua felicità, che scopra chi è veramente. Voglio che capisca che esistono altre strade, altre possibilità."
Adrian sorrise. "Hai un cuore grande, Elena. Laura è fortunata ad avere te come amica."
Intanto, Sylvia e McGregor osservavano la scena da lontano. Sylvia prese un sorso dal suo calice di sangue e poi disse a McGregor, "Elena ha davvero a cuore il bene di Laura. È disposta a fare qualsiasi cosa per lei."
McGregor annuì. "Sì, lo so. È per questo che dobbiamo aiutarla. Laura ha bisogno di noi, e dobbiamo essere lì per lei."
Miriam e Natasha si unirono alla conversazione. "Elena ha avuto un'idea interessante," disse Natasha. "Portare Laura qui, farle vedere che ci sono altre persone che possono capirla."
Miriam aggiunse, "Sì, potrebbe essere una buona soluzione. Ma dobbiamo fare attenzione, Laura è fragile in questo momento."
McGregor si rivolse a tutti loro. "Faremo tutto il possibile per aiutare Laura. Ma dobbiamo essere pronti a sostenerla in ogni passo del suo cammino."
Nonostante la discussione fosse seria, l'atmosfera non perse la sua magia. La serata continuò con risate, balli e conversazioni appassionate. Adrian e Elena parlarono ancora a lungo, condividendo pensieri e sentimenti, mentre Sylvia osservava con un sorriso affettuoso.
"Adrian," disse Elena mentre il ballo continuava, "tu pensi che Laura possa trovare qui quello che cerca?"
Adrian la guardò negli occhi. "Se trova qualcuno che la capisce, qualcuno che può aiutarla a vedere oltre, allora sì. Credo che possa trovare la sua strada."
Elena, con il cellulare in mano, esaminava attentamente gli orari di servizio di Thompson. Ricordava quei giorni in cui quegli orari erano anche i suoi, un tempo in cui la sua vita era scandita da turni e missioni. Ora, però, quei dettagli erano cruciali per un motivo diverso. Vide che Laura avrebbe avuto un giorno di riposo dopo due giorni. Sapeva che non potevano portarla all'Abisso Eterno se l'indomani avrebbe dovuto cacciare criminali, ma il giorno prima del suo giorno di riposo era perfetto.
Elena si girò verso gli altri, riuniti attorno al tavolo. "Ho controllato gli orari di servizio di Thompson," iniziò, attirando l'attenzione di tutti. "Laura avrà un giorno di riposo tra due giorni. Potremmo portarla all'Abisso Eterno domani stesso. Così non avrà impegni il giorno successivo e potrà godersi la serata senza preoccupazioni."
McGregor annuì, ascoltando attentamente. Sylvia, Miriam, Natasha e Adrian seguivano con interesse. "Buona idea, Elena," disse McGregor. "Ma come pensi di convincerla a venire qui?"
Elena sorrise, un po' nervosa. "Ci proverò io. La conosco bene, so come parlarle. Le proporrò una serata diversa, lontana dalle solite preoccupazioni. Ma ovviamente, vorrei l'accordo di tutti voi. E soprattutto il tuo, McGregor."
McGregor rifletté per un momento, poi annuì lentamente. "Se pensi che sia la cosa giusta da fare, Elena, allora hai il mio supporto. Laura ha bisogno di vedere che ci sono altre opzioni, altre vie."
Sylvia, che aveva osservato Elena con attenzione, si inserì nella conversazione. "Elena, sei sicura che sia il momento giusto per lei? Non voglio che si senta forzata o confusa."
Elena incontrò lo sguardo di Sylvia, sentendo la sua preoccupazione. "Capisco i tuoi timori, Sylvia. Ma ho visto come Laura si è aperta con noi, come ha iniziato a mettere in discussione la sua vita attuale. Credo che questa sia un'opportunità per lei di vedere un altro lato del mondo."
Sylvia annuì, il suo sguardo si addolcì. "Hai ragione, Elena. Dobbiamo darle la possibilità di esplorare. E se questo significa portarla qui, allora sono d'accordo."
Adrian, sempre elegante e attento, intervenne. "Elena, se hai bisogno di supporto, sarò felice di aiutarti. Laura potrebbe trovare qui delle risposte che non ha mai considerato."
Miriam e Natasha concordarono, esprimendo il loro sostegno per il piano di Elena. "Laura è una di noi, anche se ancora non lo sa," disse Miriam, "dobbiamo farle vedere che ci sono altre strade, altri modi di vivere."
Elena sentì una grande ondata di gratitudine verso i suoi amici. "Grazie a tutti. Sapere di avere il vostro supporto significa molto. Farò del mio meglio per portare Laura qui e mostrarle che non è sola."
McGregor sollevò il calice. "Allora brindiamo a Laura, e alla speranza che possa trovare il suo posto nel mondo."
Tutti sollevarono i loro bicchieri, e il brindisi risuonò nell'Abisso Eterno. "A Laura!" esclamarono all'unisono, il calore e l'affetto per l'amica comune riempiendo l'aria.
La sfida era grande, ma con il supporto dei suoi amici, sapeva che avrebbero potuto fare la differenza.
Con il piano deciso e il sostegno di tutti, la serata riprese il suo ritmo vibrante. Adrian invitò Elena a ballare di nuovo, e questa volta, mentre si muovevano al ritmo della musica, Elena sentì una nuova speranza crescere dentro di sé. Parlò a lungo con Adrian, condividendo i suoi pensieri su Laura e ascoltando le sue opinioni.
"Laura è speciale," disse Adrian. "Ha un'anima profonda e sensibile. Sono certo che, con il giusto supporto, troverà la sua strada."
Elena annuì, sentendo una connessione profonda con Adrian. "Grazie, Adrian. Le tue parole significano molto. Farò tutto il possibile per aiutarla."
Fu una serata magnifica per tanti motivi. Elena si sentiva meglio con quella banda di vampiri che con quasi tutto il resto del mondo. C'era un senso di appartenenza, di comprensione profonda che la legava a loro in modo inestricabile. Mentre sorseggiava il suo torbato scozzese e osservava gli altri interagire, sentiva chiaramente che Laura era della stessa pasta. Lo aveva capito quando camminavano insieme per le strade di Inverness, dal castello fino al piccolo pub dove avevano riso e condiviso segreti. Anche Sylvia lo pensava.
Elena sapeva che doveva prendersi cura di Laura, perché non solo era umana come lei, ma aveva anche vissuto le stesse esperienze, le stesse frustrazioni e le stesse paure. Se qualcuno avesse osato dirle di ritornare alla vita di prima, lo avrebbe impallinato senza pietà. Non aveva dubbi: doveva solo capire come fare.
Prima di andarsene quella sera, Elena si avvicinò ad Adrian. C'era qualcosa di speciale in lui, un'entità unica che sentiva profondamente. "Adrian," disse, prendendolo da parte mentre la musica riempiva l'aria. "Ho bisogno del tuo aiuto."
Adrian la guardò, incuriosito. "Cosa posso fare per te, Elena?"
Elena sorrise, cercando le parole giuste. "Ho intenzione di portare Laura qui. Penso che questo posto, e voi tutti, possiate aiutarla a trovare una nuova strada. Ma soprattutto, credo che tu possa essere una via di accesso importante per lei. Ho bisogno che tu sia lì quando la porterò."
Adrian annuì, comprendendo l'importanza della richiesta. "Farò tutto il possibile per aiutare Laura. Puoi contare su di me."
Elena sentì una grande gratitudine e sollievo. "Grazie, Adrian. So che sarai perfetto."
In seguito si rivolse a McGregor. "McGregor, ho bisogno di una tessera per Laura. Essendo umana, avrà bisogno della tua raccomandazione per entrare."
McGregor annuì solennemente. "Consideralo fatto. Laura è fortunata ad avere qualcuno come te che si preoccupa così tanto per lei."
Elena ringraziò McGregor, sentendosi più determinata che mai. Quando la serata volgeva al termine, prese Sylvia per mano e le spiegò il suo piano. "Sylvia, penso che sia meglio se questa cosa la faccio da sola, almeno all'inizio."
Sylvia la guardò con occhi interrogativi. "Perché?"
Elena sospirò, cercando di mettere in parole ciò che sentiva nel profondo. "Perché in Laura vedo me stessa. La stessa disperazione, la stessa paura di quando ho visto la vita ma mi sentivo intrappolata nella morte. Questa similitudine ci rende uguali e rende me più credibile agli occhi di Laura, molto più di una vampira, oltretutto ibrida."
Sylvia annuì, comprendendo pienamente. "Lo sapevo già, ma sono felice che me lo abbia detto. Voglio che tu sappia che sono con te, in ogni passo di questo percorso."
Elena sorrise, sentendo il calore del sostegno di Sylvia. "Grazie, amore."
Sylvia le baciò dolcemente le labbra. "Andiamo a casa. Voglio renderti felice."
Il viaggio verso casa fu silenzioso ma carico di aspettative. Una volta arrivate, Sylvia prese Elena per mano e la condusse dentro. "Sai," disse Sylvia, sussurrando all'orecchio di Elena, "sei incredibile. E stasera voglio mostrartelo."
Elena sentì un brivido attraversarle la schiena. "Sylvia, sei tutto ciò di cui ho bisogno."
Sylvia la baciò con passione, le mani che accarezzavano con delicatezza e con desiderio. "Lascia che ti mostri quanto ti amo."
Le parole divennero superflue mentre le loro labbra si incontravano, mentre i corpi si stringevano in un abbraccio intimo e appassionato.
Elena sapeva che il giorno successivo sarebbe stato cruciale, ma in quel momento, l'unica cosa che contava era Sylvia, la donna che amava.
Elena Organizza l’Incontro con Laura
Dormirono qualche ora e si alzarono che era già quasi mezzogiorno. Sylvia, con la sua bellezza sconvolgente, era distesa accanto a lei. I capelli biondi le cadevano lisci sulla schiena, e il perizoma nero da vampira accentuava la sua figura perfetta.
Si alzarono e si diressero in cucina, sedendosi a discutere della giornata che le aspettava. Elena aveva già controllato l'orario di fine turno di Laura: le 20 di sera. L'Abisso Eterno apriva alle 23 e chiudeva all'alba, a discrezione del sole. Elena avrebbe atteso Laura al distretto, sapendo bene che i turni raramente finivano all'ora prevista, ma non era un problema. Avrebbe aspettato.
"Se vuoi, puoi accompagnarmi fino all'isolato prima del distretto," disse Elena a Sylvia. "Ma da lì in poi devo andare sola. Ci vediamo dopo all'Abisso Eterno."
Sylvia annuì, comprendendo l'importanza della missione. "D'accordo. Sarò lì ad aspettarti."
Durante il pomeriggio, discussero su quale poteva essere l'approccio migliore per avvicinare Laura. Elena credeva nell'improvvisazione, nella spontaneità che deriva dallo stato d'animo del momento, ma esplorarono comunque varie ipotesi.
"Forse dovrei avvicinarmi con qualcosa di leggero," suggerì Elena. "Magari un complimento per il lavoro che sta facendo, per rompere il ghiaccio."
Sylvia annuì, pensierosa. "Sì, ma dovresti anche farle capire che capisci quello che sta passando. Parlale delle tue esperienze, del peso che senti ancora dentro di te."
"Sì, è vero," rispose Elena. "Devo farle capire che c'è una via d'uscita."
Passarono il pomeriggio a discutere, valutando ogni possibile scenario. Sylvia era di supporto, offrendo suggerimenti e ascoltando attentamente le preoccupazioni di Elena.
Elena sentì un'ondata di gratitudine per Sylvia. "Grazie, amore. Con te al mio fianco, mi sento più forte."
Sylvia le prese la mano, stringendola con affetto. "E lo sei, Elena. Sei la persona più forte che conosca. Andrà tutto bene."
Quando finalmente fu il momento di andare, Elena si vestì con cura, indossando qualcosa di casual ma elegante. Sylvia la osservò con ammirazione, sapendo quanto fosse importante quella serata.
"Sei pronta?" chiese Sylvia, avvicinandosi per darle un bacio.
"Pronta come non mai," rispose Elena, ricambiando il bacio con passione.
Salirono in macchina e si diressero verso il distretto. Quando arrivarono all'isolato precedente, Sylvia fermò l'auto e si girò verso Elena. "Ci vediamo all'Abisso Eterno." Elena annuì, scendendo dalla macchina. "Grazie di tutto, Sylvia. Ci vediamo lì."
Sylvia salutò Elena e si diresse verso casa, con un sorriso che le illuminava il viso. Sentiva che quella sarebbe stata una serata speciale e, per l’occasione, voleva vestirsi in modo particolarmente sexy. Era indecisa tra la minigonna nera in latex e i jeans neri in latex. Il giubbotto nero era d’obbligo, e pensò che poteva evitare il top, tenendo il giubbotto abbottonato fino all'Abisso Eterno. Una volta lì, il seno all'aria sarebbe andato benissimo.
Elena Conduce Laura Verso il Cambiamento
Laura finì il turno alle 20:30, mezz'ora di straordinario. Era andata anche bene e aveva il giorno dopo libero. Negli ultimi giorni era stata in missione una volta, senza sparatorie, solo un paio di arresti. Per il resto del tempo, era rimasta chiusa in ufficio a compilare documenti, verbali, scartoffie, chiacchiere al telefono... era esaurita. Non era più la sua vita. Pensò a nonno McGregor, che una volta le aveva promesso di portarla in un locale. Forse l'Abisso del Diavolo? Non ricordava bene, ma poi non lo aveva mai fatto.
Salutò Thompson e i colleghi. Thompson aveva la netta sensazione che Laura stesse cambiando, come se avesse vissuto quell'esperienza non troppo tempo fa. Laura scese in strada e la vide. Elena era dall'altra parte della strada, e Laura provò una sensazione di sollievo, come se stesse rivedendo il sole dopo mesi di eclissi. Rischiò di farsi investire perché non le andò solo incontro, le corse proprio incontro. Si urlarono i nomi e ci fu un lungo abbraccio.
Come previsto, Elena improvvisò: "Senti Laura, non accetto rifiuti. Sylvia mi ha lasciato da sola e tu vieni a cena a casa mia."
Laura, che aveva davanti un giorno libero, sciapo e grigio, di fronte a quella proposta gridò di gioia. "Dovrei cambiarmi," disse, guardando la sua divisa.
Elena sorrise. "Ti cambi da me... ricordi come facevamo..."
"Certo che ricordo."
Il colpo di genio di Elena era che la stava portando a casa sua, non a casa di Sylvia dove ora vivevano. A casa sua, anche Elena aveva la sua divisa, ma anche tanti vestitini sexy e perizomi infiniti. Andarono sorridenti e abbracciate, raggiunsero casa di Elena e decisero per una pizza e un paio di bottiglie di vino.
Entrarono a casa di Elena, che chiuse la porta dietro di sé. Laura, ancora in divisa, emanava un fascino irresistibile. Elena le sorrise, stappò una bottiglia di vino e riempì due bicchieri. Non doveva dimenticare lo scopo della serata: non convincere Laura, ma mostrarle che un’altra vita era possibile. Doveva farle vedere questa vita.
Finirono il primo bicchiere di vino, e Laura notò i segni dei morsi sul collo di Elena. Elena considerò quello come un inizio, toccandosi i morsi e sorridendo. Laura si avvicinò, sentendo l’energia di Elena, percependone l’appartenenza. Si tolse la giacca, ed Elena la baciò. Poi Laura si tolse la maglietta, ed Elena le si avvicinò ancora di più. In breve tempo, Laura si trovò solo in perizoma, avendo fatto quasi tutto da sola.
"E tu?" chiese a Elena, il desiderio palpabile nelle sue parole. Elena si avvicinò a Laura e le sussurrò: "Pensaci tu." Laura la spogliò lentamente, poi si fermarono, entrambe in perizoma, di fronte, dopo giorni di distanza. Finirono il secondo bicchiere, ma Laura era ancora titubante. Si era spogliata perché lo desiderava, ma non riusciva a trovare le parole.
Elena improvvisò, facendo esattamente quello che le piaceva. Con una mano le prese il collo, iniziando a fare pressione, mentre l’altra mano scivolava all’interno del perizoma, entrando lentamente dentro di lei. Era ciò di cui Laura aveva bisogno, si sentiva svenire e le piaceva. "Continua," sussurrò a Elena, e Elena non si sarebbe fermata.
"Mio Dio, quanto mi è mancato." sospirò Laura, Elena le sorrise e la baciò. Il ghiaccio era rotto, la strada era quella giusta. Si sedettero e parlarono, poi arrivò la pizza. Elena indossò una vestaglia per andare a prenderla, poi se la tolse nuovamente. Mangiarono la pizza e finirono la prima bottiglia di vino. I discorsi di Laura erano quelli che Elena immaginava: Laura sapeva che quello che stava facendo non era la cosa giusta, ma non aveva la forza di cambiare.
Il discorso si spostò su nonno McGregor perché Elena le aveva detto che lo aveva visto e portò l’argomento sul locale dei vampiri. Laura disse: "Mio nonno raccontava sempre che c’era un locale che aveva a che fare con l’abisso e che mi ci avrebbe portato, ma non lo ha mai fatto."
Elena si fece seria e le disse: "Ci vuoi andare?"
Laura era perplessa. "Beh, mi piacerebbe, ma non so neanche dove sia."
"Lo so io," disse Elena. Poi Laura si ricordò che suo nonno McGregor le aveva detto che era un posto un po’ strano.
Elena le disse la verità: "Lì ci troverai tuo nonno, Sylvia e tutti quelli come loro, ma anche tanti come noi."
Laura era sorpresa, ma di Elena aveva fiducia assoluta. "Va bene, andiamo."
"Aspetta," disse Elena, "prima ci vestiamo come si deve." Si sorrisero e si misero entrambe vestiti super sexy, da far invidia a chiunque... beh, proprio a Sylvia no, comunque minigonne vertiginose, top estremamente scollati, tacchi alti. Erano già le 24 quando uscirono di casa e presero la moto di Elena.
Laura, un Nuovo Inizio Cominciato all’Abisso Eterno
Arrivarono all’ingresso dell’Abisso Eterno, e un vampiro chiese la tessera per Laura, dato che non la conosceva. Elena aveva pensato anche a quello.
Intanto, all’interno dell’Abisso, Sylvia era già arrivata da un pezzo e aveva dato spettacolo per come era vestita. I suoi lunghi capelli biondi cadevano sulla schiena, il giubbotto di pelle aperto lasciava intravedere il seno nudo. Nessun vampiro riusciva a distogliere lo sguardo.
McGregor si avvicinò a Sylvia, gli occhi pieni di speranza. "Sylvia, sei sicura che Elena arriverà? E che porterà Laura?"
Sylvia gli sorrise, misteriosa. "Non preoccuparti, McGregor. Elena sa quello che fa. E poi, chi può resistere a una serata qui con noi?"
L’Abisso Eterno era in fermento, vampiri e umani mischiati in una danza di luci e ombre.
Era quasi l'una quando Elena e Laura varcarono l'ingresso dell'Abisso Eterno. Per Laura fu un'emozione intensa, una miscela di curiosità e attesa. Cercava con gli occhi suo nonno, McGregor, e Sylvia, mentre Elena scrutava la folla alla ricerca di Adrian.
McGregor non poteva credere ai suoi occhi quando vide Laura entrare. Per la prima volta si accorse non solo della sua bellezza, ma anche del fascino irresistibile che emanava. Non era un'attrazione per lui, certo, ma per chiunque altro sì. Si avvicinò a Laura insieme a Sylvia, e ci furono abbracci e sorrisi calorosi.
"Laura, è meraviglioso vederti qui," disse McGregor con un sorriso che rivelava tutta la sua gioia. "Ciao nonno" rispose in maniera estremamente naturale Laura e anche se la cosa poteva sembrare un po’ paradossale e divertente a tutti per Laura era suo ‘nonno’ e lo aveva sempre chiamato così. Sylvia aggiunse abbracciandola: "Siamo tutti felici di averti qui, Laura. Questa sera sarà speciale."
Portarono Laura a conoscere Natasha e Miriam, e si sedette al tavolo con loro, sorridendo e chiacchierando come se fosse sempre stata parte del gruppo. Elena, nel frattempo, si era defilata con discrezione. Aveva una missione: trovare Adrian. Lo individuò in un angolo del locale, immerso in una conversazione con alcuni vampiri.
Si avvicinò a lui e gli indicò Laura con uno sguardo. "Adrian, so che farai la cosa giusta," disse, le sue parole cariche di fiducia.
Adrian osservò Laura, affascinato dalla sua bellezza. Era evidente che fosse umana, ma c'era qualcosa in lei che la rendeva speciale, quasi magnetica. Elena lo lasciò lì, sapendo che Adrian avrebbe trovato il momento giusto per avvicinarsi a Laura.
Tornata al tavolo con il gruppo, Elena ordinò due bicchieri di whisky torbato, uno per sé e uno per Laura. "Ecco, Laura, prova questo," disse, porgendole il bicchiere. "È forte, ma ha un sapore unico, è un Talisker."
Laura sorrise e prese un sorso. "Wow, è davvero intenso," disse, ridendo.
Elena osservava Laura, notando come si stesse aprendo e godendo della serata. Sapeva che la sua amica era pronta per qualcosa di più.
Il Ballo di Laura e Adrian
Fu allora che Adrian fece il suo ingresso trionfale. Si avvicinò al tavolo con passo sicuro, i suoi occhi fissi su Laura. La sua presenza era magnetica, e Laura lo notò immediatamente.
"Posso rubarti per un ballo?" chiese Adrian, il suo sorriso seducente.
Laura arrossì leggermente, affascinata dal suo modo di fare. "Certo," rispose, alzandosi.
Adrian le prese la mano con delicatezza, conducendola verso la pista da ballo. La musica avvolgeva l'ambiente, creando un'atmosfera intima e sensuale. Mentre ballavano, Laura sentiva il calore delle mani di Adrian sulla sua schiena, e il suo cuore batteva più forte.
"Sei incredibilmente affascinante," le sussurrò Adrian all'orecchio. "C'è qualcosa di speciale in te, Laura."
Laura sorrise, sentendosi lusingata e un po' stordita. "Grazie," rispose, cercando di mascherare il suo imbarazzo. "È tutto così nuovo per me."
"Non preoccuparti," disse Adrian con un tono rassicurante. "Questa notte è tutta per te. Lascia che ti mostri quanto può essere incredibile questo mondo."
Laura si sentiva sicura con lui, e mentre ballavano, il resto del mondo sembrava scomparire. Adrian sapeva esattamente cosa fare per farla sentire speciale e desiderata. E in quel momento, Laura iniziò a vedere che forse, per ora solo forse, un'altra vita era davvero possibile.
Sylvia si avvicinò a Elena, lo sguardo rivolto verso Adrian e Laura che ballavano. "È opera tua anche questo," disse, con un accenno di ammirazione nella voce.
Elena sorrise, soddisfatta. "Sì, credo di aver fatto davvero un buon lavoro. Ora dipende solo da lei scegliere. Non dobbiamo convincerla di niente. Non deciderà stasera, ma da stasera avrà qualcosa di concreto da mettere sull'altro piatto della bilancia."
McGregor si avvicinò a Elena, i suoi occhi gentili riflettevano una saggezza antica di settecento anni. "Hai fatto un lavoro magnifico, Elena," disse, la sua voce un mix di affetto e gratitudine. "Laura è davvero la mia nipotina, e tutto il bene che le viene fatto vale dieci volte di più per me."
Elena si sedette con il gruppo, sentendosi parte di qualcosa di grande e importante. La discussione che seguì fu vivace e coinvolgente, con ognuno che esprimeva il proprio punto di vista.
Miriam fu la prima a parlare. "Laura ha una luce dentro di sé che è rara. Vedo in lei una forza che non sa di avere."
Natasha annuì. "È vero. Ma quella forza ha bisogno di essere nutrita e guidata."
McGregor, aggiunse: "Non dobbiamo forzarla a nulla. Dobbiamo solo mostrargli le possibilità. La decisione finale deve essere sua."
Sylvia, con il suo tono deciso, concluse: "Questa notte è un punto di svolta. Ma dobbiamo essere pronti a sostenerla, qualunque sia la sua scelta. È questo che fa la famiglia."
Elena ascoltava, sentendo il calore dell'appoggio dei suoi amici. "Laura ha bisogno di tempo. Non è facile abbandonare una vita e accettarne un'altra, soprattutto quando questa nuova vita è così... diversa."
McGregor sorrise, posando una mano rassicurante sulla spalla di Elena. "Il tempo e la pazienza sono i nostri alleati più preziosi. E tu, Elena, hai dimostrato di avere entrambi."
Laura e Adrian ballarono fino a perdere la cognizione del tempo. Adrian era un partner perfetto, attento e accondiscendente, capace di mettere Laura a proprio agio e di farla sentire speciale. Il suo fascino naturale e la sua capacità di capire i bisogni di Laura lo rendevano irresistibile.
Dopo molte danze, risate e momenti condivisi, Laura si rese conto di aver trascurato i suoi amici. Non era stata maleducata, ma piuttosto catturata dall'abilità di Adrian nel farla sentire unica. Fu Laura a suggerire di tornare dagli altri. "Devo conoscere meglio Miriam e Natasha," disse, guardando Adrian con un sorriso. "E devo ringraziare Elena. Mi ha regalato qualcosa di prezioso stasera: la speranza."
Adrian annuì, prendendola per mano mentre si dirigevano verso il gruppo. Quando arrivarono, McGregor e Sylvia li accolsero con sorrisi calorosi. "Vi siete divertiti?" chiese McGregor, i suoi occhi saggi che osservavano attentamente Laura.
"Sì, moltissimo," rispose Laura, ancora leggermente senza fiato. "Adrian è un ballerino fantastico."
Sylvia rise, lanciando uno sguardo complice a Elena. "Non avevo dubbi."
Laura si rivolse a Miriam e Natasha, che la accolsero con affetto. "È bello conoscerti finalmente," disse Miriam. "Elena ci ha parlato molto di te."
"Sì," aggiunse Natasha. "Abbiamo sentito solo cose belle."
Laura arrossì leggermente, sentendosi accolta e apprezzata. "Grazie. È bello essere qui con voi."
Infine, Laura si avvicinò a Elena e la abbracciò forte. "Grazie, Elena. So perché hai fatto questo, solo chi ama veramente ha il coraggio di fare certe cose." Elena sorrise, sentendo l'affetto e la gratitudine di Laura. "Non devi ringraziarmi. Sono felice di averti qui."
Laura annuì, poi si voltò a guardare il gruppo, i suoi nuovi amici, e capì che quello era un posto dove poteva veramente sentirsi a casa. La serata all'Abisso Eterno le aveva mostrato una vita diversa, una vita piena di possibilità e speranza.
Mentre la notte proseguiva, Laura continuò a parlare e ridere con i suoi amici, sentendo dentro di sé un cambiamento. Non era ancora sicura di cosa avrebbe deciso, ma per la prima volta da tanto tempo, sentiva che c'era una scelta da fare. E questa sensazione di possibilità era tutto ciò di cui aveva bisogno in quel momento.
Il Pubblico Riconoscimento di McGregor
Tra McGregor e Adrian c'era sempre stato un profondo rispetto e una stima reciproca. Adrian, in particolare, nutriva una grande ammirazione per McGregor, vedendo in lui un esempio di saggezza e integrità. Tuttavia, non erano mai stati amici intimi, appartenenti a gruppi diversi e con percorsi di vita differenti. Ma quella notte, McGregor capì che qualcosa era cambiato. Aveva visto la sincerità negli occhi di Adrian, aveva percepito la sua dedizione e, soprattutto, aveva riconosciuto l'influenza positiva di Elena in tutto ciò.
McGregor, con la sua esperienza secolare, aveva sempre avuto un sesto senso per queste cose. Sentiva profondamente che Elena, con la sua determinazione e il suo cuore, aveva creato un cambiamento significativo. Era fiero di lei e, per estensione, anche di sé stesso per averla aiutata insieme a Sylvia. Elena aveva ricambiato quel favore in un modo che nessuno avrebbe potuto prevedere.
Deciso a riconoscere pubblicamente il merito di Elena, McGregor attese che Laura e Adrian tornassero da ballare e poi, attirando l'attenzione di tutti i presenti al suo tavolo, con un gesto della mano chiese silenzio e iniziò a parlare.
"Amici miei," disse con una voce profonda e calma, "vorrei prendermi un momento per rendere omaggio a una persona davvero speciale tra di noi. Elena."
Tutti gli occhi si rivolsero verso Elena, che arrossì leggermente, sorpresa dall'attenzione improvvisa.
"Elena," continuò McGregor, "è entrata nelle nostre vite portando con sé un'energia e una luce che raramente si vedono. Ha dimostrato coraggio, compassione e una straordinaria capacità di comprendere e aiutare gli altri. Ha mostrato a tutti noi cosa significa veramente essere altruisti. Conosce il valore e il significato dell’empatia"
"Questa sera," proseguì McGregor, "abbiamo visto una trasformazione. Laura ha ritrovato la speranza grazie a lei, e Adrian ha mostrato una dedizione che ci ha toccati tutti. Questo cambiamento, questa magia, è opera di Elena. Lei ci ha ricordato che anche nelle notti più oscure, possiamo trovare la luce. Lei è una di noi, non solo per la sua umanità, ma per il suo spirito indomabile."
McGregor fece una pausa, guardando Elena con occhi pieni di affetto e rispetto. "Elena, ti siamo grati. Hai dato a Laura la speranza di una nuova vita e hai dimostrato a tutti noi che l'amore e la determinazione possono superare qualsiasi ostacolo. Sei una benedizione per tutti noi, e questa notte è un tributo al tuo incredibile cuore."
"Grazie, McGregor," disse Elena, la voce un po' tremante dall'emozione. "Grazie a tutti voi. Questa serata è speciale per me tanto quanto lo è per Laura. Sono felice di essere parte di questa famiglia."
McGregor annuì, sorridendo. "Siamo tutti fortunati ad averti con noi, Elena."
Sylvia era radiosa, forse addirittura più di Elena. Sapeva che questo riconoscimento da parte di McGregor non solo portava gioia in sé, ma avrebbe aiutato Elena a fare un passo avanti nel suo travaglio interiore. Ogni giorno Elena si confrontava con l'idea di invecchiare e la decisione che avrebbe potuto cambiare per sempre la sua esistenza: bere il sangue di Sylvia.
Sylvia, con il suo spirito dissacrante e scherzoso, decise di manifestare il suo affetto in modo caratteristico. Si avvicinò a Elena e le sussurrò all'orecchio, "Non è che adesso svieni, vero?" Elena scoppiò a ridere, più per scacciare la tensione che per la battuta stessa, manifestando così la sua gioia.
Poi Sylvia la abbracciò fortissimo, dimostrando quanto fosse felice per lei. Si staccò un attimo, le sorrise e la baciò davanti a tutti. Fu un bacio vero, sentito, pieno di amore e riconoscenza per la sua esistenza. Senza sussurrare, in modo che tutti potessero sentire, le disse, "Ti amo, Elena."
Fu in quel momento che la testa di Elena iniziò a girare in un vortice che sembrava senza fine. Le emozioni erano intense: il riconoscimento di McGregor, l'affetto di Sylvia, l'ambiente vibrante dell'Abisso Eterno. Tutto contribuiva a creare una sensazione di vertigine. Ma anche lei sentiva l’incombenza di una decisione, se avesse lasciato decidere il tempo avrebbe perso Sylvia e se stessa.
McGregor, osservando la scena con la sua consueta saggezza percepì chiaramente quali fossero i dubbi di Elena, la sua incompatibilità del suo essere umano con la natura vampirica di Sylvia. Si avvicinò a Elena, posandole una mano sulla spalla. "Elena," disse con voce calma, "questa notte hai toccato i cuori di tutti noi. Hai portato speranza e amore in un modo che raramente vediamo. Siamo tutti qui per te, qualunque decisione tu prenda." Elena annuì, cercando di riprendersi. "Grazie, McGregor. Grazie a tutti voi," riuscì a dire, la voce tremante per l'emozione. Guardò Sylvia, sentendo il calore del suo amore e la forza del loro legame.
Laura, ancora avvolta dall'emozione della serata, sentiva che qualcosa di profondo stava cambiando dentro di lei. Si girò verso Elena, vedendo in lei non solo un'amica, ma una guida in questo nuovo capitolo della sua vita.
E così, nell'Abisso Eterno, tra risate, brindisi e baci, la serata proseguì. Era una notte di trasformazione, di scoperte e di decisioni che avrebbero cambiato le vite di alcuni di loro per sempre.
Adrian e Laura non nascosero al gruppo ciò che provavano l'uno per l'altra. Il loro legame era visibile, sincero, senza maschere. Si tenevano la mano, e anche se non era un gesto passionale come il bacio tra Sylvia ed Elena, quel semplice atto di tenerezza davanti a tutti aveva un significato profondo.
Laura, sentendo la vicinanza di Elena, le sussurrò, pur sapendo che Adrian avrebbe sentito, anzi, volendo che lui sentisse, "Elena, è tutto così bello stasera, sembra tutto possibile, ma tra poco Adrian dovrà scomparire nella notte e io sarò sola. E poi io ho il lavoro, di notte devo dormire..."
Le paure stavano riaffiorando, ma Elena la fermò dolcemente e le spiegò: "Laura, devi vivere le cose con calma. A che ora finisci il turno?"
"Alle 20," rispose Laura.
"Bene, è già buio. Puoi stare sveglia fino a mezzanotte o l'una tutti i giorni."
"Certo," disse Laura, iniziando a comprendere.
"Allora ti rendi conto che puoi vedere Adrian tutti i giorni della tua vita per cinque ore senza dover prendere una decisione affrettata. Potete uscire insieme, andare a casa tua, e magari scoprire dove vive lui... E col tempo potrai decidere se vuoi fare come me: mandare al diavolo tutto e vivere con chi e come ti pare. Ma Adrian, se vuoi," aggiunse, guardando Adrian con complicità, "se lui vuole, ci sarà tutti i giorni."
Adrian, sentendo ogni parola, annuì con un sorriso rassicurante. "Laura," disse con una voce calma e profonda, "non devi preoccuparti di domani. Viviamo l'oggi. Sono qui, per te. E continuerò ad esserci, ogni giorno, finché tu lo vorrai."
Laura sentì un'ondata di calore e speranza invaderle il cuore. Le parole di Elena e Adrian le davano forza e sicurezza. Capì che non doveva decidere tutto subito. Poteva prendersi il suo tempo, vivere giorno per giorno e scoprire questa nuova realtà senza fretta.
Sylvia, osservando la scena, sorrise soddisfatta. Sapeva che Elena aveva fatto un ottimo lavoro e che Laura era sulla strada giusta. Si avvicinò a Elena, le prese la mano e la strinse forte, comunicando senza parole il suo orgoglio e la sua gioia.
Laura, Elena e Sylvia, Ancora una Notte Insieme
Ma anche quella magnifica notte doveva finire. E chi è ottimista pensa che finisce per fare spazio a un'altra, ed è vero, basta volerlo. Ma quella magnifica notte finì. Finì con degli arrivederci tra McGregor e Laura, Natasha e Miriam, e tutti gli altri. Laura e Adrian si scambiarono un bacio e una promessa fatta con lo sguardo, poi Sylvia, Elena e Laura andarono via insieme, mentre i vampiri scomparivano nel cimitero dei Covenanters.
Le tre percorsero insieme la strada verso casa, godendosi gli ultimi momenti della serata. Laura fu la prima ad arrivare davanti alla sua porta. Stavano per salutarsi quando a Elena venne in mente che Laura il giorno dopo era in festa.
"Perché non vieni da noi?" le propose Elena. "Magari domani combiniamo qualche pasticcio in giro."
Sylvia, con un sorriso malizioso, aggiunse: "E cosa potremmo fare stanotte... solo se vieni lo saprai."
Elena guardò Sylvia sorridendo, e Laura, contagiata dall'entusiasmo e dalla complicità delle due, decise di accettare. "Va bene," disse, "vengo con voi."
Arrivarono all'appartamento di Elena e Sylvia, che era accogliente e pieno di vita. Entrarono ridendo, ancora cariche delle emozioni della serata. Elena versò del vino, Sylvia mise della musica e Laura si sentì subito a casa. Si sedettero insieme sul divano, parlando e ridendo, mentre la notte era già alle spalle e un’alba luminosa stava sorgendo.
Elena, con un sorriso complice, si avvicinò a Laura e le sussurrò: "Sai, questa è solo l'inizio. La vita che puoi avere è qui, ogni giorno, ogni notte. Basta volerlo."
Laura annuì, sentendo che le parole di Elena erano vere. Guardò Sylvia, che le fece un cenno di approvazione, e sentì una nuova energia crescere dentro di lei. La notte passata era stata colma di possibilità, e per la prima volta in tanto tempo, Laura si sentiva pronta a coglierle.
Sylvia, che ormai si era abituata al ritmo della serata e al calore del sangue, non rischiava certo di svenire al primo bicchiere. Prese la bottiglia di sangue che aveva aperto con Adrian e cominciò a raccontare la storia del fattorino Adrian che aveva portato gli scatoloni. Era così che si erano conosciuti.
"È stato un incontro così casuale," disse Sylvia con un sorriso malizioso. "Adrian era venuto a consegnare degli scatoloni. Non avrei mai immaginato dove ci avrebbe portato quella semplice consegna."
Elena ricordò a Sylvia: "Non dimenticare che è il tuo primo bicchiere di sangue della serata. Sai bene che potrebbe farti svenire."
Sylvia rispose con una risata: "Elena, tesoro, ho bevuto tutta la sera. Questo potrebbe benissimo essere il decimo bicchiere. Mi dispiace per te, ma non cadrò così facilmente."
Le tre donne continuarono a chiacchierare e scherzare, passando dalle risate leggere ai discorsi più seri, dal serio al sensuale, e dal sensuale al sessuale, il passo fu breve e inevitabile.
Mentre la musica suonava in sottofondo, Sylvia si avvicinò a Elena e le sussurrò qualcosa all'orecchio, facendola ridere. Poi, guardando Laura con un sorriso complice, disse: "Sai, Laura, la notte è ancora giovane. C'è così tanto che possiamo fare..."
Elena, sentendo l'energia e la passione nell'aria, prese la mano di Laura e la tirò verso di sé. "Vieni," le disse con un tono dolce ma deciso. "Vedi Laura, fuori già splende il sole ma per Sylvia la notte è ancora giovane, io la amo."
Laura, sentendosi completamente a suo agio e libera da ogni inibizione, si lasciò trascinare in quel vortice di emozioni. Si avvicinò a Sylvia, che la guardò con occhi ardenti, e poi a Elena, che le sorrise con affetto e desiderio.
Era l'alba passata quando Sylvia, Elena e Laura si addormentarono, avvolte in un abbraccio caldo e confortevole. Il sole era già alto quando si svegliarono, verso mezzogiorno. Non avevano molto tempo prima che la giornata volgesse al termine, ma non volevano sprecare un solo momento insieme.
Decisero di iniziare con un pranzo leggero ma delizioso. Sylvia, con il suo tocco dissacrante, propose di preparare delle insalate fresche e leggere, accompagnate da vino bianco fermo. "Non possiamo riempirci troppo, ragazze," disse ridendo. "Abbiamo un pomeriggio intenso davanti a noi."
Elena, sempre pratica, si occupò di tagliare frutta fresca per un dessert semplice e rinfrescante. Laura, ancora immersa nei ricordi della notte precedente, aiutava con entusiasmo, sentendosi parte di questa nuova e affiatata famiglia.
Dopo pranzo, decisero di fare una passeggiata nel parco vicino. L'aria estiva era piacevolmente calda e il sole splendeva alto nel cielo. Mentre camminavano, parlavano di tutto: dalle esperienze passate alle speranze per il futuro. La tensione della sera precedente era ora sostituita da una calma rilassata e serena.
Nel pomeriggio, decisero di visitare una mostra d'arte. Laura, appassionata di pittura, era entusiasta di vedere le opere esposte. Elena e Sylvia osservavano le sue reazioni con affetto, felici di condividere quei momenti con lei.
Alle 18 tornarono a casa per prepararsi per la serata. Sapevano che sarebbe stata speciale e volevano essere al meglio. Elena e Sylvia si cambiarono in abiti eleganti ma confortevoli, mentre aiutavano Laura a scegliere qualcosa di adatto per l'occasione. Optarono per un vestito nero semplice ma elegante, che esaltava la sua bellezza naturale.
La Sorpresa per Laura al Mausoleo di Mackenzie
Verso le 20, decisero di andare a salutare George Mackenzie, lo spettro amico di Sylvia, che ormai era diventato un amico per tutte loro. Si diressero verso il mausoleo di George, ridendo e scherzando lungo la strada.
Quando arrivarono, Laura rimase sorpresa nel vedere una figura familiare emergere dall'ombra del mausoleo. Era Adrian, che la aspettava con un sorriso e un mazzo di fiori. "Adrian!" esclamò Laura, correndo verso di lui. Sylvia ed Elena le avevano fatto una sorpresa.
Adrian spiegò che era stato George a dirglielo, in accordo con Sylvia ed Elena. "Non potevo perdere l'opportunità di vederti," disse, prendendo le mani di Laura nelle sue. "Ho capito che ogni momento con te è prezioso."
Laura, commossa e felice, abbracciò Adrian forte, sentendo che questa era davvero una nuova avventura. Sylvia, Elena e George li guardavano con affetto, sapendo che avevano creato qualcosa di speciale.
La serata continuò con risate, racconti e un senso di appartenenza che nessuna delle tre aveva mai provato così intensamente prima. Mentre la notte avanzava, si resero conto che il legame tra di loro era destinato a durare, ben oltre quella notte, ben oltre il tempo che avrebbero condiviso.
Elena e Sylvia osservarono sorridenti mentre Laura e Adrian si allontanavano abbracciati, immersi nella magia della notte. Mentre il bagliore delle lampade illuminava la loro strada, Elena e Sylvia camminarono lentamente, discutendo di tutto e di niente, godendosi la compagnia reciproca.
Il parco era tranquillo, solo il fruscio delle foglie e il canto lontano dei grilli rompevano il silenzio. Sylvia, con il suo solito fare scherzoso, stava raccontando un aneddoto divertente su uno dei loro amici comuni, ma Elena sembrava un po' distratta, il suo sguardo spesso si perdeva oltre la linea degli alberi, verso l'orizzonte.
Sai, Sylvia," disse Elena dopo un po', fermandosi e guardandola negli occhi, "questa notte è stata meravigliosa, proprio come lo sono state tante altre, ma credo che ora vorrei tornare a casa."
Sylvia alzò un sopracciglio, un sorriso malizioso che si formava sulle sue labbra. "Oh, davvero? E cosa hai in mente per il resto della serata, mia cara Elena?"
Elena si avvicinò, prendendo la mano di Sylvia e avvicinandola al petto. "Voglio solo te," sussurrò con voce sensuale. "Voglio sentire il tuo tocco, il tuo calore. Stanotte, voglio che sia solo noi due."
Sylvia, percependo l'intensità del desiderio di Elena, sorrise dolcemente. "Allora non perdiamo altro tempo, andiamo."
Si diressero verso casa, le loro mani intrecciate, il cuore che batteva all'unisono. Lungo il percorso, l'eccitazione cresceva, alimentata dall'attesa e dal desiderio.
La Notte di Adrian e Laura
Ritorniamo qualche ora indietro, quando Elena e Sylvia fecero la sorpresa a Laura di farle trovare Adrian di fronte al Mausoleo di Mackenzie.
Elena, Sylvia e George osservarono sorridenti Laura e Adrian allontanarsi abbracciati. La giovane coppia si immergeva nella notte, consapevoli che avevano davanti a loro ancora alcune ore preziose da trascorrere insieme.
Camminarono per le strade illuminate dai lampioni, godendosi la fresca brezza notturna e la tranquillità della città. Adrian, con la sua presenza affascinante e il suo modo di fare gentile, sembrava risplendere ancora di più accanto a Laura, che sentiva il cuore battere più veloce ogni volta che lui le stringeva la mano.
Si fermarono in un caffè all'aperto, ordinando un dessert e una bevanda calda. Parlarono di tutto: delle loro vite, delle loro speranze, e dei piccoli momenti che li avevano portati a quella notte magica. Adrian raccontò a Laura storie del suo passato, che sembravano quasi leggendarie, e Laura, con gli occhi spalancati di meraviglia, si perdeva nelle sue parole.
Ogni momento sembrava perfetto, ogni sorriso un pezzo di un puzzle che si incastrava alla perfezione. Ma il tempo scorreva inesorabile, e Laura sapeva che non poteva andare a casa oltre l'una. Guardò l'orologio e sentì un nodo stringerle il cuore.
"Adrian," disse con un tono malinconico, "sta diventando tardi. Dovrei andare."
Adrian la guardò con dolcezza, comprendendo il suo rammarico. "Lo so, Laura. Ma abbiamo ancora un po' di tempo. Facciamo in modo che ogni minuto conti."
Si alzarono e continuarono a camminare, mano nella mano, senza una meta precisa. Si fermarono sotto un grande albero in un parco tranquillo, dove il mondo sembrava scomparire intorno a loro. Adrian abbracciò Laura, e lei si sentì al sicuro tra le sue braccia.
"Questa notte è stata incredibile," sussurrò Laura. "Vorrei che non finisse mai."
"Ogni notte è solo l'inizio," rispose Adrian. "Ogni momento che passeremo insieme sarà speciale."
Quando finalmente giunsero alla porta di Laura, si fermarono un ultimo istante. Adrian le accarezzò il viso, i suoi occhi brillavano di affetto e desiderio.
"Buonanotte, Laura," disse dolcemente. "Non vedo l'ora di vederti di nuovo."
Laura sorrise, sentendo le lacrime formarsi agli angoli degli occhi. "Buonanotte, Adrian. Anche io non vedo l'ora."
Si scambiarono un bacio tenero e promettente, un gesto che racchiudeva tutte le emozioni della serata. Laura entrò in casa, sentendo ancora il calore delle braccia di Adrian intorno a sé. Si girò una volta, guardandolo mentre si allontanava.
La Tentata Rapina al Ristorante
L'ora di pranzo era passata e il ristorante era quasi vuoto. Gli unici clienti rimasti erano una giovane coppia e tre individui seduti in un angolo. Sylvia ed Elena, ancora immerse nei loro discorsi.
All'improvviso, i tre individui si alzarono di scatto. Uno di loro prese in ostaggio la ragazza della coppia, puntandole una pistola alla tempia, mentre un altro colpì il ragazzo con un pugno, facendolo cadere a terra. Il terzo uomo, con sguardo freddo e determinato, si avvicinò alla cassa.
Era la banda dei tre, così li chiamava il dipartimento di polizia. Da sei mesi agivano indisturbati con la stessa tecnica in tutta la Gran Bretagna. Di solito portavano via l'ostaggio solo se necessario, rilasciandolo appena tranquilli. Non avevano mai affrontato uno scontro a fuoco, cavandosela sempre bene, ma erano il terrore di tutti i ristoranti.
"State tutti calmi e nessuno si farà male!" gridò uno dei rapinatori, la voce ferma ma carica di tensione. "Mani sul tavolo, ora!"
Il responsabile del ristorante, nascosto dietro il bancone, riuscì a premere il pulsante d'emergenza che avvisava la polizia. Nel giro di pochi minuti, le sirene delle volanti riecheggiarono per le strade. Cinque macchine della polizia arrivarono a tutta velocità, bloccando le uscite.
Il capo dei rapinatori, sorpreso dall'arrivo così rapido della polizia, iniziò a negoziare con il capo della squadra. Elena riconobbe la voce di Thompson. "Lasciate gli ostaggi e saremo clementi!" gridò Thompson al megafono. "Non faremo mosse avventate se collaborate."
"Vogliamo una macchina e la strada libera!" rispose il capo dei rapinatori, stringendo la presa sulla ragazza terrorizzata. La giovane non riusciva nemmeno a gridare, paralizzata dal terrore.
Elena, vedendo la situazione critica e il panico della ragazza, si offrì di prendere il suo posto. "Lascia lei e prendi me al suo posto. E’ solo una ragazzina."
Il rapinatore, frustrato e nervoso, colpì Elena con un calcio. "Stai zitta, t***!"
Elena assorbì il colpo, ma innescò la rabbia di Sylvia. Le zanne stavano uscendo e gli occhi erano già fuoco. Elena la vide, e con uno sguardo fermo le disse: "Non farlo, Sylvia, ti scopriranno," ma ormai non era più una sua scelta. La furia di Sylvia fece emergere la vampira. Si avventò sul rapinatore, trasformandolo in un grumo di sangue in pochi secondi. Gli altri due rapinatori reagirono sparando, ma uno venne centrato in testa da Elena, l'altro fu travolto dalla furia di Sylvia.
Quando la situazione sembrava volgere al peggio, Elena, con prontezza, disse a Sylvia: "Scappa! Risolverò io qui."
Sylvia, con la velocità del vampiro, scomparve. I pochi testimoni, un cameriere e un cassiere, tremavano di paura. Elena si avvicinò a loro e, con voce calma ma decisa, disse: "Non avete visto niente, chiaro?" disse loro mostrando il grumo di sangue, ciò che restava del rapinatore triturato da Sylvia, Poi guardò i ragazzi negli occhi. I due giovani annuirono, troppo spaventati per fare altrimenti.
Elena uscì dal ristorante, brandendo il distintivo in una mano e la pistola nell'altra. "Sempre in ritardo, Thompson," gridò, cercando di stemperare la tensione.
Laura, che stava osservando la scena da lontano, riconobbe subito Elena. Ignorando ogni protocollo e senso del contegno, corse verso di lei e l'abbracciò stretta, le lacrime di gioia scorrendo sul viso.
"Elena! Sei salva, grazie al cielo!"
Elena, ancora scossa dall'adrenalina, le restituì l'abbraccio. "Laura, è tutto finito."
Elena si avvicinò a Thompson con passo deciso. "Thompson, devi chiudere questo caso," disse con fermezza. "Quei tre là dentro li ho fatti fuori io!"
Thompson la guardò per un attimo, valutando la situazione. "Capisco," rispose infine. "Farò in modo che sia tutto a posto. Puoi contare su di me."
Laura, che aveva ascoltato la conversazione, si avvicinò a Elena. "Conosco bene cosa è in grado di fare Sylvia," disse. "Se necessario, parlerò io con chi di dovere. I lavoratori del locale sono troppo spaventati per menzionare Sylvia."
Elena annuì, sollevata, e si allontanò un po' dalla zona. I due ragazzi del ristorante si avvicinarono timidamente a lei. "Non preoccuparti, siamo dalla tua parte," disse uno dei ragazzi, un giovane con occhi vivaci.
Elena li guardò sorpresa. "Cosa intendi dire?"
"Sappiamo della vampira," disse l'altro ragazzo, un po' più timido. "Abbiamo visto Sylvia. E sappiamo tutto sui vampiri."
Elena rimase a bocca aperta. "Come... come sapete di Sylvia?"
"Abbiamo fatto ricerche," rispose il primo ragazzo. "Sylvia è uno dei tre ibridi esistenti al mondo. È una donna eccezionale. Non la denunceremmo mai."
Proprio in quel momento, Sylvia emerse dall'ombra. La trasformazione non era ancora del tutto completata: i suoi occhi non erano più rossi, ma i denti affilati spuntavano ancora dalle sue labbra.
"Quindi sapete tutto, eh?" disse Sylvia con un sorriso, avvicinandosi ai ragazzi.
I due giovani annuirono, visibilmente emozionati e un po' intimoriti. "Sì, signora Sylvia," disse il ragazzo più coraggioso. "Sappiamo chi sei e cosa puoi fare. Sei una leggenda."
Sylvia sorrise ancora, guardando Elena con un’espressione mista di orgoglio e affetto. "Grazie per non aver detto nulla. Siete davvero in gamba."
Elena si avvicinò a Sylvia, abbracciandola. "Abbiamo amici inaspettati," disse con un sorriso.
"Sì, sembra proprio di sì," rispose Sylvia, ancora con quel misto di umanità e potere che la rendeva unica.
Il gruppo si separò pian piano, ciascuno consapevole di aver condiviso un momento straordinario. Elena e Sylvia si allontanarono, mano nella mano, i ragazzi del ristorante rimasero a guardarle mentre si allontanavano, ancora meravigliati da quanto era accaduto. "Hai visto come l'ha gestita?" chiese uno dei ragazzi.
"Sì," rispose l'altro, "è stata incredibile. Non dirò mai niente. Sylvia è davvero straordinaria."
Elena voleva ridere ma cercava di trattenersi. Voleva dire qualcosa a Sylvia, ma non trovava il coraggio. Mentre pensava a come esprimersi, un sorriso le scappava sulle labbra.
Sylvia, notando il comportamento di Elena, disse con un sorriso: "O parli, o mi intrufolo nei tuoi pensieri."
Elena si fece seria, cercando di raccogliere il coraggio necessario. "Sylvia," iniziò, "tu non ci crederai... no, anzi, ci crederai sicuramente. Anzi, probabilmente lo sai già, ma penso che tu voglia sentirlo da me. Ecco, quando ho visto la vampira uscire... beh, mi sono eccitata. Era sesso puro. Era la prima volta che ti vedevo in azione in quel modo."
Sylvia rise e si avvicinò a Elena, prendendola per mano. "Sapevo che avresti detto qualcosa del genere," disse con un sorrisetto. "Ma sentirlo direttamente da te è ancora meglio."
Elena si rilassò un po', sentendo il calore della mano di Sylvia. "Non potevo farne a meno," ammise. "È stato come vedere un lato di te che non avevo mai visto. Era potente e sensuale allo stesso tempo. Ero... sopraffatta."
Sylvia la guardò con uno sguardo complice. "Sai, Elena, anche per me è stato intenso. Ogni volta che la vampira prende il sopravvento, sento una connessione profonda con il mio lato oscuro. E sapere che tu eri lì, a guardarmi, ha reso tutto ancora più forte."
Elena annuì, i suoi occhi brillavano di emozione. "È incredibile come riesci a bilanciare entrambe le parti di te stessa. E vedere quella forza, quella potenza... mi ha fatto capire quanto sei speciale."
"Anche tu sei speciale, Elena," rispose Sylvia, accarezzandole il viso. "La tua forza, il tuo coraggio... sei sempre lì per me. E sapere che riesci a vedere oltre la superficie, che riesci a vedere chi sono veramente, mi fa sentire amata."
Si avvicinarono ancora di più, i loro corpi quasi a contatto. "Sai," continuò Elena, "anche se è stato un momento di pericolo, non ho potuto fare a meno di sentire quel brivido. Forse perché sapevo che, in fondo, eravamo invincibili insieme."
Sylvia sorrise e le diede un bacio sulla fronte. "Sì, siamo invincibili insieme.
Elena voleva sapere come mai i proiettili non le facevano niente, né a lei né ai vampiri in generale. Sylvia rispose: "Non è che non fanno niente, il dolore lo sento ma i tessuti si rigenerano immediatamente. Se mi tagli la testa... muoio, ma se mi spari o mi accoltelli in qualunque punto, il tessuto si rigenera a una velocità che nemmeno immagini. Il dolore è acuto ma brevissimo."
Elena e Sylvia a Scotland Yard
In quel momento il telefono di Elena squillò. Era Thompson che la pregava di andare al distretto per firmare una deposizione riguardo quanto successo. Elena sapeva che al distretto avrebbe incontrato i suoi ex colleghi e anche Laura. Decise di andarci con Sylvia e fece quello che doveva fare, tenendo completamente fuori Sylvia dalla deposizione.
Entrando nel distretto, Elena sentì una marea di emozioni contrastanti. La familiarità del luogo le portò alla mente tanti ricordi. Fu subito accolta da Laura, che le corse incontro e la abbracciò con calore.
"Elena! Grazie a Dio stai bene!" esclamò Laura, visibilmente sollevata.
"Sì, sto bene. È stato... movimentato, ma sono qui," rispose Elena, restituendo l'abbraccio.
Gli ex colleghi si avvicinarono per salutarla, tutti curiosi di sapere cosa fosse successo. Thompson, si fece avanti.
"Elena, sei stata fantastica là dentro. Ma abbiamo bisogno della tua deposizione per chiudere il caso," disse Thompson, tendendole un modulo e una penna.
Elena annuì, sedendosi a un tavolo per compilare la deposizione. Scrisse dettagliatamente quanto era accaduto, descrivendo l'irruzione dei tre uomini armati, la loro minaccia ai clienti, e come lei avesse agito per disarmarli. Descrisse anche come uno dei rapinatori avesse colpito lei e come avesse reagito per proteggere gli ostaggi. Naturalmente, non menzionò mai Sylvia o il suo intervento da vampira.
Sylvia osservava tutto dalla distanza, il suo sguardo attento e calmo. Thompson fece finta di niente, sapendo bene che le cose erano andate un po’ diversamente anche se non poteva immaginare quanto diversamente, ma aveva fiducia in Elena, quindi rispettò la sua decisione di omettere certi dettagli.
Quando Elena finì di scrivere, Thompson prese il modulo e lo firmò, poi lo passò a Laura che lo controfirmò anche lei. "Tutto a posto," disse Thompson con un sorriso. "Sei libera di andare."
Laura si avvicinò a Sylvia, sorridendo. "Grazie anche a te, Sylvia. So che sei stata lì per Elena."
Sylvia annuì leggermente. "È quello che facciamo. Ci proteggiamo a vicenda."
Mentre uscivano dal distretto, Elena sentì un peso sollevarsi dalle sue spalle. Avevano superato un'altra prova insieme e ora potevano guardare avanti.
"Pronta per un altro giorno pieno di avventure?" chiese Sylvia con un sorrisetto.
Elena rise, stringendo la mano di Sylvia. "Sempre. Con te al mio fianco, sono pronta per qualsiasi cosa."
Thompson, un agente fiero, pragmatico e severo, ma anche comprensivo, notò Laura un po' triste per non poter uscire con le sue amiche. Nonostante la quasi certezza che a breve anche Laura probabilmente lascerà il distretto come aveva fatto Elena, decise di farle un regalo.
"Laura, manca un'ora alla fine del servizio. Oggi hai fatto un ottimo lavoro... prenditi un permesso," disse Thompson con un sorriso.
Laura non stava nella pelle. Senza pensarci due volte, lo abbracciò nonostante entrambi fossero in divisa. Thompson, un po' imbarazzato ma sorridente, si sentiva contento di aver fatto la cosa giusta.
Nel frattempo, Sylvia ed Elena erano ancora nei pressi del distretto. Videro Laura correre verso di loro gridando: "Aspettatemi!"
Le tre amiche decisero di andare insieme in una birreria. Appena sedute, ordinarono da bere e iniziarono a chiacchierare della giornata.
"Non ci posso credere, Thompson ti ha dato un permesso!" esclamò Elena ridendo.
"Già, è stato incredibile! Non me l'aspettavo proprio," rispose Laura, ancora entusiasta.
Sylvia sorrise e si rivolse a Elena. "Racconta a Laura cosa è successo davvero nel ristorante."
Elena iniziò a raccontare. "Beh, quando quei tre hanno fatto irruzione e preso la ragazza in ostaggio, la situazione sembrava disperata. Uno di loro mi ha dato un calcio, e Sylvia... beh, Sylvia è intervenuta. La vampira in lei è uscita e ha fatto a pezzi il tizio. È stato... impressionante."
Laura ascoltava attentamente, i suoi occhi sgranati. "Davvero?"
Sylvia annuì modestamente. "Ho solo fatto quello che dovevo fare per proteggere tutti. Ma Elena è stata altrettanto brava, ha gestito la situazione in modo perfetto."
Parlarono per un'altra ora, discutendo dei dettagli dell'incidente e ridendo delle loro avventure passate. Poi si resero conto che era tempo di andare.
"Ho appuntamento al mausoleo di George con Adrian, mi accompagnate?" chiese Laura. "Certamente." rispose Elena per entrambe.
"Non vedo l'ora di vederlo," disse Laura, visibilmente emozionata.
Uscirono dalla birreria e si diressero al mausoleo di George. L'aria della sera era fresca, e il cielo cominciava a scurirsi. Quando arrivarono, videro Adrian che li aspettava davanti all'ingresso.
"Laura!" gridò Adrian, correndo verso di lei e abbracciandola con affetto.
Elena e Sylvia osservavano la scena con un sorriso. "Sono così carini insieme," disse Sylvia.
"Sì, lo sono," rispose Elena. "Ora, andiamo a casa. Abbiamo avuto abbastanza emozioni per oggi."
Mentre si allontanavano, Laura e Adrian restarono lì, abbracciati, godendosi il momento.
"Grazie, Elena. Grazie, Sylvia. Questa giornata è stata... indimenticabile," disse Laura, salutando le sue amiche con un sorriso.
"Lo sarà sempre, Laura. Lo sarà sempre," rispose Sylvia, con un ultimo sguardo di complicità.
Arrivarono a casa e, come quasi sempre, rimasero entrambe in perizoma. Elena si versò un bicchiere del suo whisky torbato preferito e prese la bottiglia di sangue per Sylvia. "Sylvia," disse con un sorriso malizioso, "sai quanto mi piace vederti svenire alla vista del sangue. Ma non c'è un modo per evitare che svieni dopo il primo bicchiere?"
Sylvia sorrise con un lampo di ironia negli occhi. "Sì, iniziare dal secondo," rispose, provocando una risata in Elena. Poi, con un tono più serio, aggiunse: "Se lo prendo con calma e non mi trovo davanti a una situazione spaventosa come quella dell'abisso, forse ce la faccio."
Elena la guardava pensierosa. "Ma quando mi mordi, il sangue esce. Come fai a non svenire?"
Sylvia sorrise e rispose con un'aria divertita: "Tengo gli occhi chiusi."
"Ah," disse Elena, continuando a riflettere. "Ma quando hai sbranato quei disgraziati oggi..."
Sylvia la interruppe con uno sguardo intenso. "In quei casi prende totalmente il sopravvento la vampira. Quando quel tipo ti ha tirato il calcio, era già morto. Quando la vampira entra in quel modo, la sua forza non è gestibile."
Decisero di provare l'esperimento di prendere il primo bicchiere lentamente. Sylvia sollevò il bicchiere di sangue e iniziò a sorseggiarlo con cautela. Elena la osservava attentamente, il cuore che batteva forte. Sylvia alzò la testa e, per un attimo, sembrò che gli occhi le si rovesciassero, ma non svenne. Si riprese subito, respirando profondamente.
"Forse è un inizio," disse Elena con un sorriso, avvicinandosi per accarezzare la guancia di Sylvia. "Mi dispiace un po'... ma sai che adoro quando lo fai per me."
Sylvia sorseggiò il suo bicchiere di sangue, e Elena bevve il suo torbato. Si guardarono a vicenda, i loro occhi colmi di desiderio e comprensione.
"Sei incredibile," sussurrò Elena, avvicinandosi ancora di più, sentendo il calore del corpo di Sylvia contro il suo.
Sylvia le sorrise, mettendo giù il bicchiere vuoto. "E tu sei la mia forza," rispose, avvolgendo le braccia attorno a Elena e tirandola verso di sé.
Si baciarono con passione, il desiderio tra loro era palpabile, un fuoco che ardeva intensamente. Elena sentì la vampira di Sylvia emergere leggermente, un misto di dolcezza e pericolo che la faceva tremare di piacere.