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Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue

Cap. 11: Umbraeth: la Città dei Vampiri

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Per Laura, quella notte era davvero speciale. Aveva l'intero giorno successivo di riposo, il che significava che poteva trascorrere tutta la notte con Adrian senza dover interrompere sul più bello. Entrambi erano entusiasti all'idea di avere una notte intera per loro, senza alcuna fretta. Passeggiarono per le strade di Edimburgo, mano nella mano, godendosi la vista delle antiche architetture e delle stradine lastricate.

Camminarono lungo il Royal Mile, ammirando il Castello di Edimburgo illuminato contro il cielo notturno. Le strade erano animate, piene di turisti e locali che si godevano la serata. Arrivarono infine all'abisso eterno, dove molti conoscenti erano felici di vederli, specialmente di vedere Laura, che avevano incontrato solo una volta.

"Sono felice di rivederti, Laura," disse una voce familiare. Era Lord Duncan, uno dei vampiri più anziani del club, con un sorriso caloroso.

"Anche io, Lord Duncan," rispose Laura, abbracciandolo. "Questo posto è incredibile."

"Sì, l'abisso eterno ha il suo fascino," aggiunse Adrian, stringendo la mano di Laura.

Passarono ore a chiacchierare, ridere e godersi la compagnia degli amici. Laura si sentiva a suo agio tra quei volti familiari, anche se erano un po' più pallidi del solito.

Adrian, ad un certo punto, si avvicinò a Laura, guardandola con occhi pieni di intensità. "Laura," iniziò, con una nota di serietà nella voce, "c'è qualcosa che vorrei mostrarti, qualcosa che nessun vampiro ha mai chiesto a un umano."

Laura lo guardò curiosa, un po' sorpresa. 'Cosa, Adrian?' 'Voglio portarti a Umbraeth, la città dei vampiri, un luogo che nessun umano ha mai visto. È lì che vivo,' aggiunse con tono quasi reverenziale.

Laura annuì con entusiasmo, seguendo Adrian mentre si dirigevano verso il cimitero dei Covenanters. Il cimitero era silenzioso, avvolto in un'aria di mistero. Adrian la condusse a un antico mausoleo, le cui porte massicce si aprirono con un cigolio inquietante.

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"Benvenuta nel nostro mondo," disse Adrian, invitandola a entrare.

Dentro, il mausoleo era solo l'inizio. Scese una scala di pietra che sembrava infinita, finché non giunsero in una vasta sala sotterranea. Laura rimase senza fiato davanti alla vista che si apriva davanti a lei: Umbraeth, la città sotterranea dei vampiri, un capolavoro di architettura gotica.

Le strade erano pavimentate con ciottoli, illuminate da lanterne che emanavano una luce eterea. Le abitazioni, dall'aspetto antico ma ben curate, avevano finestre ornate e porte pesanti. Alcuni edifici erano più grandi, con torri e guglie che si innalzavano verso il soffitto della caverna, creando un'atmosfera surreale e affascinante.

"Non avrei mai immaginato nulla di simile," mormorò Laura, camminando accanto ad Adrian.

"Vieni," disse Adrian, conducendola verso un grande edificio al centro della città sotterranea. "Questa è casa mia."

L’Abitazione di Adrian

Entrarono in una magnifica sala, decorata con arazzi e mobili antichi. Adrian la guidò attraverso le stanze, ognuna più sorprendente della precedente. C'erano biblioteche colme di libri antichi, sale di musica con strumenti d'epoca, e camere arredate con gusto squisito.

"Qui è dove vivo," spiegò Adrian, aprendo una porta che conduceva a una cantina. Dentro, scaffali di bottiglie di sangue erano ordinatamente disposti, ognuna etichettata con cura. "Questo è il nostro rifornimento."

Laura annuì, affascinata da ogni dettaglio. "È tutto così... incredibile."

"Volevo che vedessi questo lato della nostra esistenza," disse Adrian, prendendole la mano. "Non viviamo solo nelle ombre. Abbiamo creato qualcosa di bello, di nostro."

Laura si girò verso di lui, gli occhi colmi di ammirazione e affetto. "Sono felice che tu mi abbia mostrato tutto questo, Adrian. È come un sogno."

Adrian sorrise e la strinse a sé."

Passeggiarono ancora per le strade della città sotterranea, parlando del futuro e dei sogni che avevano. La notte sembrava infinita, un momento perfetto congelato nel tempo. E mentre camminavano, Laura sapeva che quella notte avrebbe segnato l'inizio di una nuova avventura, una vita condivisa tra ombra e luce, tra umanità e immortalità.

 

Adrian la condusse attraverso un corridoio illuminato da torce, finché non giunsero davanti a una porta massiccia intarsiata con motivi gotici intricati. Aprì la porta, rivelando la sua camera da letto. Non era una bara come Laura aveva immaginato, ma un sontuoso letto a baldacchino, ornato con veli di seta nera che scendevano ai lati, conferendo un'aria di mistero e lusso. Le lenzuola erano di velluto scuro, morbide al tatto, e i cuscini erano ricamati con simboli antichi.

"Questo è il mio rifugio," disse Adrian con un sorriso, invitandola a entrare.

Laura si guardò intorno, affascinata. La stanza era arredata con mobili antichi, una grande libreria piena di volumi rari, e un caminetto in marmo nero che diffondeva una calda luce dorata.

Adrian si avvicinò a un mobile antico, aprì un piccolo armadietto e ne estrasse una bottiglia di torbato scozzese e una bottiglia di sangue. Versò il torbato in un bicchiere di cristallo per Laura e un calice di sangue per sé. "Alla tua salute," disse, porgendole il bicchiere.

Laura sorrise e sollevò il bicchiere, facendo tintinnare leggermente il cristallo contro il calice di Adrian. "Alla nostra notte," rispose, assaporando il torbato.

Adrian si sedette sul bordo del letto, osservando Laura con uno sguardo penetrante e affascinato. "C'è qualcosa che vorrei mostrarti," disse, invitandola con un gesto ad avvicinarsi.

Laura si avvicinò lentamente, sentendo il cuore battere più forte. Adrian la prese per mano, conducendola al centro della stanza. Con una delicatezza sorprendente, iniziò a slacciarle il vestito, i suoi movimenti lenti e attenti. Laura si lasciò guidare, sentendo il tessuto scivolare via dal suo corpo fino a rimanere in perizoma.

Adrian le sfiorò la pelle con le dita fredde, un brivido di eccitazione la attraversò. "Sei bellissima," sussurrò, i suoi occhi brillavano di desiderio.

Laura sorrise, arrossendo leggermente. Adrian la condusse al letto, i veli di seta si aprirono leggermente mentre si accomodavano tra le morbide lenzuola di velluto. Il profumo delle candele profumate riempiva l'aria, creando un'atmosfera intima e sensuale.

Si sdraiarono uno accanto all'altra, Adrian le accarezzava i capelli, il tocco leggero e rassicurante. "Questa notte è nostra," disse, la sua voce un sussurro. Laura si avvicinò, le loro labbra si sfiorarono in un bacio lungo e appassionato.

Adrian continuò ad accarezzare il suo corpo con delicatezza, le mani si muovevano con maestria, suscitando in lei sensazioni intense. Laura si abbandonò completamente, sentendo il calore della passione crescere. Ogni movimento, ogni tocco era lento e ponderato, come se volessero assaporare ogni singolo istante.

Il tempo sembrava fermarsi mentre si univano in un abbraccio intimo e profondo. La camera era avvolta nel silenzio, interrotto solo dai loro respiri affannosi e dai gemiti di piacere. La notte passava in un turbinio di emozioni e sensazioni, ogni momento più intenso del precedente.

Si addormentarono abbracciati, le lenzuola di velluto che li avvolgevano in un caldo abbraccio. Laura si sentiva completamente al sicuro, stretta tra le braccia di Adrian. La città sotterranea, con la sua bellezza gotica e il suo fascino oscuro, era diventata il loro rifugio, un luogo dove potevano essere se stessi senza paura o giudizio.

 

Laura a Casa di Sylvia e Elena

Giunse l'alba e Laura dovette lasciare quel rifugio incantato. Adrian la accompagnò fin dove poté, i loro passi riecheggiavano nei corridoi silenziosi. Laura ripercorse il cammino fatto qualche ora prima, ma sentiva di non essere più la stessa. Lungo la via, incrociò alcuni vampiri che, riconoscendola, la guardavano con curiosità. Nessun umano era mai arrivato così in profondità, ma sapevano che era con Adrian. Anche se Adrian non era McGregor, godeva comunque di grande rispetto. Inoltre, Laura era conosciuta come la "nipotina" di McGregor, e questo bastava a garantirle sicurezza.

Quando uscì dal mausoleo, la luce del mattino la accolse con un bagliore fastidioso. Era presto, ma già i rumori della città iniziavano a risvegliarsi. Laura si era rivestita, ma i suoi abiti erano in disordine, segno evidente di una notte intensa e speciale. Camminava senza una meta precisa, confusa e sopraffatta dalle emozioni della notte appena trascorsa. Ricordava vagamente di essere in riposo dal lavoro, ma sapeva che non avrebbe potuto affrontare la giornata in ufficio.

Decise di andare da Elena. Anche da Sylvia, certo, ma era Elena che desiderava vedere. Arrivò al portone del loro edificio e, trovandolo aperto, salì le scale fino alla porta di ingresso. Era presto e non voleva svegliarle, così si fermò ad aspettare. Mentre ascoltava i rumori provenienti dall'interno, sentì Elena gridare scherzosamente a Sylvia: "Dormigliona!"

Laura prese coraggio e suonò il campanello. Si sentiva debole e confusa, ma il bisogno di vedere Elena la spingeva avanti. Elena, vestita solo con un perizoma, si avvicinò alla porta con un sorriso di sorpresa e preoccupazione. Sylvia, ancora a letto, la osservava perplessa.

Quando Elena aprì la porta e vide Laura, notò immediatamente il suo sguardo tra l'allucinato e l'estasiato. Laura, trovando sollievo nella presenza di Elena, si lasciò andare e svenne tra le sue braccia.

"Laura!" esclamò Elena, afferrandola delicatamente e adagiandola sul divano. "Sylvia, vieni qui, presto!"

Sylvia si alzò dal letto, ancora assonnata, e raggiunse Elena. "Cos'è successo?" chiese preoccupata.

"Non lo so," rispose Elena, cercando di rianimare Laura. "Ha bisogno di noi."

Laura aprì lentamente gli occhi, trovando conforto nel volto familiare di Elena. "Adrian..." mormorò, il ricordo della notte trascorsa con lui ancora vivido nella sua mente.

Elena le accarezzò la fronte. "Shh, sei al sicuro adesso. Raccontaci tutto quando sarai pronta."

Laura annuì debolmente, sentendosi finalmente protetta. Sylvia si sedette accanto a lei, prendendole la mano. "Riposati, Laura. Sei tra amici."

Mentre Laura si rilassava, le tre donne si scambiarono sguardi di complicità e preoccupazione. C'era una storia da raccontare, e Laura sapeva che con Elena e Sylvia avrebbe trovato la forza di farlo. La loro casa, con le sue luci soffuse e l'atmosfera accogliente, era il rifugio perfetto per guarire e raccogliere i pezzi della sua anima.

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Laura si riprese lentamente, ancora frastornata dagli eventi della notte. Elena le preparò una camomilla, mentre Sylvia controllava che non avesse segni di morsi sul collo. Entrambe erano ancora all'oscuro di quanto accaduto. Laura, accanto alle sue amiche, si sentì rigenerare velocemente. Decise di raccontare tutto, senza tralasciare nulla.

"Ho passato la notte con Adrian," iniziò Laura, sorseggiando la camomilla e sentendo il calore confortante della tazza tra le mani. "Mi ha portata a Umbraeth, la città dei vampiri, nascosta sotto il cimitero dei Covenanters."

Sylvia sgranò gli occhi. "Cosa? Sei scesa nella città dei vampiri?" chiese incredula. "Nessun umano è mai stato lì, nemmeno io."

Laura annuì, vedendo l'incredulità nei volti delle sue amiche. "Sì, mi ha mostrato tutto. È incredibile, Umbraeth, un'intera città nascosta sotto Edimburgo, con architettura gotica, appartamenti, stanze piene di sangue... tutto."

Elena e Sylvia ascoltarono attentamente, sentendo ogni parola di Laura con crescente stupore. Sylvia fu particolarmente colpita. "Laura, quello che ha fatto Adrian è straordinario. Portarti lì... è molto più di una dichiarazione d'amore. Ha messo in gioco tutto di sé stesso per te."

Laura si fermò un attimo, assorbendo le parole di Sylvia. Sentì il peso e l'importanza di quello che era successo. "Non avevo capito quanto fosse significativo," disse Laura, con una voce tremante. "È tutto così... travolgente."

Sylvia le prese la mano, guardandola negli occhi. "Adrian ti ha mostrato un mondo che nessun occhio umano ha mai visto. Ti ha aperto il suo cuore e la sua vita. È un gesto di fiducia e amore immenso."

Laura sentì un nodo alla gola. "È troppo... tutto così in fretta. Non riesco a smettere di pensare a quanto lontano mi senta dal distretto di polizia, da Thompson, da tutto ciò che conoscevo. È come se tutto fosse cambiato, e io non appartenessi più a quel mondo."

Elena le sorrise con dolcezza. "Laura, hai vissuto qualcosa di straordinario. È normale sentirsi sopraffatti. Ma sei qui con noi, e noi ti aiuteremo a trovare il tuo equilibrio."

La tensione si sciolse lentamente, mentre le tre donne si stringevano in un abbraccio silenzioso e rassicurante. Laura sapeva di poter contare su Elena e Sylvia, e questo pensiero la confortava.

 

Dopo un po', Laura riprese a parlare, il tono della sua voce più sicuro. "Adrian mi ha portata nella sua stanza, nel suo letto. È stata la notte più bella della mia vita," disse, una luce speciale negli occhi. "Ogni secondo che passava, tutto il resto sembrava perdere di significato." Poi sorrise e si corresse leggermente. "Tranne voi due, ovviamente."

Elena e Sylvia sorrisero, comprendendo esattamente cosa intendeva Laura. Vedere l'amica così felice riempiva di gioia anche loro. "Sappiamo cosa vuoi dire, Laura," disse Elena, stringendole la mano. "Sembra che tu abbia trovato il tuo equilibrio."

Sylvia annuì. "Devi solo accettarlo completamente. E sembra che sia solo una questione di tempo. Di ore, forse di minuti."

Laura si sentì confortata dalle loro parole. La connessione con Adrian era stata profonda e intensa.

Sylvia aggiunse, "Hai trovato qualcosa di speciale Laura, abbraccia ogni momento e vivilo appieno."

Laura annuì, sentendosi più forte e determinata. Sapeva di avere le sue amiche al fianco, e questo le dava la forza di affrontare qualsiasi sfida.

La Decisione Irrevocabile di Laura

Laura sapeva già cosa aveva deciso, ma non lo diceva nemmeno a se stessa. Sapeva che quella mattina sarebbe andata al distretto a dare le dimissioni e quella stessa sera avrebbe chiesto ad Adrian di trasformarla. Non lo disse, era solo nella sua mente, ma adesso aveva tolto il lenzuolo che copriva questo desiderio e lo vide chiaramente: i dubbi non c'erano più. Tuttavia, ciò che disse a voce alta fu che voleva andare a casa.

 

"Ragazze, penso di dover tornare a casa," disse Laura, con un tono che tradiva un po' della sua insicurezza. Non disse niente a Elena e Sylvia, ma dentro di sé sperava che le chiedessero di restare e parlare. Era importante per lei conoscere la loro opinione, ma temeva che le avrebbero detto di pensarci bene, mettendo in dubbio la sua decisione. Quello di cui aveva bisogno, invece, era qualcuno che le dicesse: "Brava Laura, finalmente hai preso in mano la tua vita."

Sylvia percepì la sua esitazione e le sorrise. "Dai Laura, hai tutto il giorno libero. Prendiamo la macchina, facciamo un giro in campagna, mangiamo fuori e parliamo un po'. Magari facciamo anche le matte!"

Laura rispose subito di sì, sentendo un senso di sollievo. "Sì, va bene. Ma prima vestiamoci... e come si deve, super sexy!"

Elena rise e annuì. "Ottima idea. Andiamo a prepararci."

Si diressero tutte verso le rispettive stanze per cambiarsi. Laura si prese un momento per guardarsi allo specchio, riflettendo sulle emozioni che la travolgevano. Sapeva che stava per prendere una decisione che avrebbe cambiato la sua vita per sempre, e nonostante la paura, sentiva anche una strana eccitazione.

Sylvia, sempre attenta ai dettagli, indossò un abito rosso aderente che metteva in risalto le sue curve e i suoi capelli biondi. Elena optò per un completo nero, elegante e sensuale, che accentuava il suo fascino naturale. Laura, desiderosa di sentirsi sicura e forte, scelse un vestito verde smeraldo che esaltava il colore dei suoi occhi e la sua pelle chiara.

Una volta pronte, si ritrovarono nel salotto. "Siamo proprio uno spettacolo," disse Elena, osservando con soddisfazione le sue amiche.

"Sì, lo siamo," concordò Laura, sentendosi già più fiduciosa.

Salirono in macchina e si diressero verso la campagna. La giornata era limpida e il sole splendeva, creando un'atmosfera perfetta per un'escursione. Durante il viaggio, parlarono di tutto e di niente, scherzando e ridendo come non facevano da tempo.

Arrivate in un piccolo villaggio, trovarono un ristorante accogliente e si sedettero a un tavolo all'aperto. Mentre aspettavano il cibo, Laura sentì il bisogno di aprirsi. E lo fece così, come comunicare una cena di vecchi amici. "Ragazze, c'è qualcosa che devo dirvi," iniziò, prendendo un respiro profondo. "Ho deciso di dare le dimissioni dal distretto e... voglio chiedere ad Adrian di trasformarmi."

Elena e Sylvia si guardarono per un momento, poi Elena prese la parola. "Laura, sei sicura di quello che vuoi? È una decisione importante e non c'è ritorno."

"Sì, lo so," rispose Laura. "Ma sento che è la cosa giusta per me. Voglio vivere pienamente questa nuova vita."

Sylvia sorrise e le prese la mano. "Se questo è ciò che desideri davvero, allora sono felice per te. E sono sicura che Adrian sarà al tuo fianco in ogni passo."

Elena annuì. "Brava Laura, hai preso in mano la tua vita."

Laura si sentì avvolta da un'ondata di calore e gratitudine. Sapeva di avere il sostegno delle sue amiche e questo le dava ancora più forza per affrontare il futuro.

Camminavano tra i campi verdi della campagna, con il sole che splendeva alto nel cielo. Laura, Elena e Sylvia si godevano la tranquillità della natura, lontane dal caos della città. Elena ammirava la determinazione di Laura, la sua capacità di prendere una decisione così importante. Ammirava Laura perché era riuscita a fare ciò che lei non aveva ancora osato.

La situazione di Laura e Adrian era diversa. Adrian era un vampiro che avrebbe trasformato Laura in una sua simile, mentre Sylvia era un vampiro speciale, un ibrido che poteva girare anche di giorno. Se Sylvia avesse trasformato Elena, quest'ultima avrebbe perso tutte le giornate con Sylvia, rendendo le due situazioni non paragonabili. Tuttavia, Elena sentiva il bisogno di dare un consiglio a Laura.

"Laura," iniziò Elena con tono serio, "non licenziarti. Fai come me: prenditi un anno di congedo senza stipendio. È come se ti fossi licenziata, ma con una rete di sicurezza sotto. Anche se stasera chiedi ad Adrian di trasformarti, non lo farà subito. Mi avevano spiegato che loro vogliono valutare le tue intenzioni, vogliono essere sicuri che non ti pentirai. In media ci vogliono sei mesi per ottenere il permesso."

Laura ascoltava attentamente, riflettendo sulle parole di Elena.

"Forse per te, che sei la nipotina di McGregor," continuò Elena, "ce ne vorranno tre o quattro. Oppure, proprio perché sei la nipotina di McGregor, potrebbe volerci anche un anno. Prenditi un anno e rimani comunque un'agente speciale. Guarda me: questo mese, insieme a Sylvia, ho risolto quattro casi. Thompson? Zero. E io non ho nemmeno lo stipendio..." concluse Elena con un sorriso ironico.

Laura pensò alle parole di Elena, sentendo che avevano senso. Sylvia annuì, mostrando il suo totale accordo.

"Elena ha ragione, Laura," disse Sylvia con voce calma. "Avere un piano di riserva è sempre una buona idea. E, soprattutto, avrai tutto il tempo di cui hai bisogno per essere sicura della tua scelta."

Laura guardò le sue amiche, sentendo una gratitudine profonda per il loro supporto. "Avete ragione," disse infine. "Farò così. Mi prenderò un anno di congedo. Grazie, ragazze."

 

Mentre camminavano, Laura si sentiva sempre più convinta che l'idea di Elena fosse quella giusta. Tuttavia, aggiunse con una certa determinazione: "Stasera vedrò Adrian e gliene parlerò. La mia speranza è che, nel frattempo, lui mi faccia vivere con lui anche se sono ancora umana."

Elena e Sylvia si guardarono per un momento, poi Elena rispose: "È una buona idea parlarne con Adrian. Penso che lui apprezzerà la tua onestà e il tuo desiderio di essere vicina a lui."

Sylvia annuì. "Adrian ti ama, Laura. Se gli spieghi come ti senti e cosa desideri, sono sicura che cercherà di trovare una soluzione. Non dimenticare che per lui non sei solo una semplice umana; sei speciale."

Laura sorrise, rincuorata dalle parole delle sue amiche. "Grazie, ragazze. È quello che spero. Voglio vivere con lui e condividere la mia vita con lui, anche se non sono ancora una di loro."

Sylvia prese la parola, il suo tono serio ma affettuoso. "Laura, Adrian ha fatto molto più di una semplice dichiarazione d'amore portandoti a Umbraeth. È un gesto di fiducia e di totale apertura. Non credo che la tua umanità sarà un ostacolo per lui. Se lui ti vuole con sé, troverà il modo."

Elena aggiunse: "E poi, hai tempo. Se ti prenderai un anno di congedo, avrai la possibilità di capire se questa vita è davvero ciò che vuoi senza tagliare i ponti col passato. E nel frattempo, potrai vivere con Adrian, imparare di più sul suo mondo e rafforzare il vostro legame."

Laura annuì, sentendosi sempre più sicura della sua decisione. "Sì, è vero. Prenderò questo anno di congedo e vedrò come vanno le cose. Parlerò con Adrian stasera e gli dirò tutto."

Sylvia le sorrise dolcemente. "Siamo qui per te, Laura. Qualsiasi cosa succeda, avrai sempre il nostro supporto."

 

Dialoghi di Due Ex Colleghe di S.Y.: Elena e Laura

Sylvia percepì che Laura desiderava ringraziare Elena in modo particolare, ed era giusto. Elena aveva davvero fatto dei miracoli con Laura e Sylvia pensava che fosse il momento perfetto per lasciarle da sole. Con un colpetto sul braccio di Elena, Sylvia si allontanò trovando una scusa plausibile.

Laura si ritrovò sola con Elena. Guardandola negli occhi, sentiva un'ondata di gratitudine e affetto che non poteva più contenere. Avvicinandosi lentamente, la baciò. Un bacio vero, intenso, pieno di significato. Non c'era gelosia tra di loro, entrambe sapevano che Sylvia le aveva lasciate sole proprio per questo momento. Quel bacio diede a Laura la forza e il coraggio di mettere in pratica le decisioni che aveva già preso. E significava anche che Elena sarebbe stata sempre lì per lei.

Mentre si staccavano lentamente, un sorriso di complicità si formò sui volti di entrambe. Elena le sussurrò, "Sai che ci sarò sempre per te, Laura."

Laura annuì, commossa. "Sì, lo so."

 

Passeggiarono ancora per un po’, ed Elena ascoltava Laura con ammirazione. Laura aveva preso una decisione coraggiosa, una scelta che Elena non riusciva a fare. Ma Adrian non era Sylvia; Adrian era un vampiro, e con lui Laura avrebbe potuto condividere la stessa esistenza. Sylvia era un Ibrido, ma non avrebbe potuto trasformarla in un Ibrido a sua volta, solo in un vampiro. E come avrebbero potuto convivere? Un vampiro legato alla notte e un Ibrido libero dalle catene dell’oscurità. Come avrebbe potuto continuare anche solo il lavoro all’agenzia, se ogni giorno avrebbe dovuto nascondersi dal sole? Scacciò questi pensieri, sapendo che sarebbero tornati, mentre Sylvia si avvicinava sorridente. Laura continuò a parlare: 'Vi rendete conto di quanto sia incredibile tutto questo?' disse Laura. "Un mese fa, non avrei mai immaginato di trovarmi qui, con voi due, a parlare di vampiri e di diventare una di loro."

Elena le mise un braccio attorno alle spalle. "La vita è piena di sorprese, Laura."Sylvia annuì. "Non potrei essere più d'accordo."

Laura sorrise, sentendo il calore dell'affetto delle sue amiche. "Grazie, davvero."

Le tre amiche continuarono a parlare e scherzare fino a quando arrivarono a casa di Laura a Edimburgo.

"Beh, è stata una giornata fantastica," disse Laura mentre apriva la porta. "Grazie per averla resa così speciale." "Il piacere è stato nostro," rispose Sylvia.

Si abbracciarono forte prima di salutarsi. Per Laura quella giornata fu determinante, certo, dentro di sé la decisione l’aveva presa, ma non c’era dubbio che Elena e Sylvia le avessero dato la forza necessaria per realizzarla.

 

La Richiesta di Laura ad Adrian

Laura quella sera si era preparata per incontrare Adrian. Il loro incontro era previsto in un angolo tranquillo del cimitero dei Covenanters. Quando Laura arrivò, Adrian la stava già aspettando sotto la luce tenue della luna.

"Adrian," disse Laura con un tono deciso, "ho preso una decisione."

Adrian la guardò con un sorriso leggero. "Dimmi, Laura."

"Voglio stare con te," disse Laura, avvicinandosi. "Voglio vivere con te, anche se sono ancora umana. E voglio che tu mi trasformi."

Adrian ne era felice, certo ma sapeva anche che era una responsabilità enorme, era un passo che non prevedeva il ritorno. Prese le mani di Laura nelle sue e la guardò negli occhi. "Sono felice che tu voglia stare con me, Laura. Ma la trasformazione è una decisione importante. Dovremo chiedere al Consiglio. Io faccio parte del Consiglio, ma ci sono protocolli da seguire."

Laura annuì, determinata. "Capisco. Sono pronta ad affrontare tutto questo."

Adrian le sorrise, avvolgendola in un abbraccio. "Staremo insieme, Laura. Affronteremo tutto insieme."

 

Il giorno dopo, Laura si recò al distretto di polizia per presentare la sua richiesta di un anno di congedo senza stipendio. Thompson la accolse nel suo ufficio, visibilmente preoccupato.

"Laura, sei sicura di quello che stai facendo?" le chiese Thompson, cercando di convincerla. "Un anno è tanto tempo. Potresti ripensarci."

Laura scosse la testa, ferma nella sua decisione. "Thompson, sono sicura. Ho bisogno di questo tempo per capire veramente chi sono e cosa voglio dalla vita."

Thompson sospirò, ma alla fine accettò la sua richiesta. "Va bene, Laura. Se questo è quello che desideri, ti sosterrò. Ma sappi che mi mancherai."

Laura sorrise con gratitudine. "Grazie, Thompson. Significa molto per me."

Tornata a casa, Laura si sentì sollevata. Aveva preso una decisione importante e, con il sostegno di Elena, Sylvia e Adrian, sapeva di poter affrontare qualsiasi cosa. Quella sera, si ritrovò di nuovo tra le braccia di Adrian, pronta a iniziare un nuovo capitolo della sua vita.

Mentre si preparavano per andare a letto, Adrian la guardò con amore. "Sai, Laura, sono orgoglioso di te. Stai facendo una scelta coraggiosa."

Laura sorrise, sentendosi più forte che mai. "Grazie, Adrian. Con te al mio fianco, so che posso affrontare tutto."

E così, la notte si chiuse su un altro giorno pieno di cambiamenti e decisioni, con Laura pronta a vivere la sua nuova vita con Adrian, e con Elena e Sylvia più unite che mai nella loro passione e nel loro amore.

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