
Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue
Cap. 19: Wahnfried 1883
Sylvia affondò delicatamente i denti nel collo di Amara, sentendo il calore del sangue che scorreva. Amara gemette, un suono di piacere e dolore mescolato, mentre la sua testa si inclinava all’indietro. Le sue mani tremarono leggermente, stringendo le spalle di Sylvia mentre sentiva la forza abbandonarla.
Sylvia continuava a bere, il sapore del sangue di Amara la inebriava. Sentiva la testa girare, ma non si fermava. Era un momento sacro, un’unione che trascendeva tutto. Poco dopo, sentì il corpo di Amara diventare morbido, e con delicatezza, la sostenne mentre si accasciava al suolo.
Mentre Amara scivolava nell'incoscienza, Sylvia si sentì travolta da un’ondata di emozioni. Guardò il viso di Amara, i suoi occhi chiusi, l’espressione di pace assoluta. Poi, con le ultime forze, si distese accanto a lei, baciandole le labbra rosse di sangue. "Ti amo," sussurrò prima che l'oscurità la avvolgesse.
Le due amanti giacevano lì, unite nel sangue, nella carne e nello spirito, in un abbraccio eterno. Sylvia riuscì a vedere per un attimo Amara, la sua vampira, crollare tra le sue braccia. Fu l'immagine più bella che avesse mai visto prima di perdere i sensi anche lei, svenendo insieme, con un ultimo sussurro d’amore che riempiva l’aria.
Davanti all’Eternità la Forza Primordiale delle Scintille
Si trovarono insieme in un luogo imprecisato e in un momento indefinito. Erano eteree, mano nella mano, non camminavano, fluttuavano. Sentivano di essere guidate da una forza primordiale che trascinava le loro anime verso una destinazione ignota. Non erano loro a scegliere la direzione, non era il vento a sospingerle, ma una potente energia ancestrale.
Davanti a loro si stagliava una luce intensa, insostenibile per l’occhio umano. Una miriade di sfumature di giallo che si mescolavano tra loro, rendendo tutto intorno un riflesso dorato. Riconobbero quella terra come l’origine di tutto, il luogo dove ogni scintilla aveva preso il suo nome e il suo destino.
Erano parte delle duecentoquarantaquattromila fiamme, le scintille in cui Brahma si era scisso. Loro erano tra le 19 primenate, un'emozione indescrivibile le avvolgeva, un’ondata di consapevolezza che trasformava le loro anime. Non avevano più forma umana; erano spiriti puri, simili a bolle galleggianti nell’etere.
Le loro essenze si fusero in una sola, rappresentando la fonte originale. Un'unica anima divisa in 244,000 scintille per nascondersi dalle ingerenze di Shiva e Vishnu. Ora ricordavano: loro erano parte di quella divinità, un frammento del tutto, eternamente connesso.
Nulla Sarà Mai Più Come Prima
Il ritorno alla realtà fu quasi immediato. Si svegliarono insieme nella loro casa nel Giardino del Risveglio, mai nome fu più azzeccato, erano nel quadrante 4 Illusione. Quando riaprirono gli occhi, capirono subito, guardandosi negli occhi, che ciò che avevano vissuto (o sognato) era reale.
Amara, ancora scossa, disse sottovoce: "Sylvia, abbiamo visto... la nostra origine."
Sylvia annuì, stringendo la mano di Amara con più forza. "Siamo parte di qualcosa di infinitamente grande, Amara. Ora lo so."
Amara, con lacrime di commozione, continuò: "E siamo destinate a stare insieme, sempre. Non importa dove ci troviamo, siamo una cosa sola."
Sylvia sorrise, sentendo un calore avvolgente dentro di sé. "Sì, siamo una sola anima. E niente potrà mai separarci."
Si abbracciarono strettamente, percependo la verità profonda di quelle parole. Non erano solo amanti o compagne; erano due metà di un’unica anima, destinate a ritrovarsi e a completarsi per l’eternità.
Amara sussurrò: "Ho sempre saputo che c’era qualcosa di speciale tra noi, ma ora… ora lo sento nel profondo della mia essenza."
Sylvia rispose con dolcezza: "Siamo una cosa sola, Amara. Il nostro legame va oltre il tempo e lo spazio, oltre ogni possibile dimensione."
Le loro mani si intrecciarono e Sylvia, con voce tremante, aggiunse: "Ti amo, Amara. Sempre e per sempre."
Amara rispose con un bacio delicato, sentendo ogni fibra del suo essere vibrare con quella dichiarazione. "Anche io ti amo, Sylvia. E ora sappiamo che il nostro amore è eterno."
In quel momento, si resero conto che la loro unione non era solo fisica o emotiva, ma spirituale. Un legame indissolubile che le avrebbe unite per l'eternità.
l'Illusione della Vita e la Follia di Viverla
Erano parte della stessa cosa, della stessa divinità. Amara ricordò il maplet, quella sezione del pc. Ricordò che c'era un quadrante tutto giallo, o almeno molto giallo. Tornarono a vedere, e Amara confermò: era vero. Il quadrante 8 si chiamava Wahnfried. "Illusione e follia", l'illusione della vita e la follia di viverla. Parole che ora comprendevano solo in parte, ma si riconoscevano in esse. Capirono meglio la parola "illusione". Avevano sempre vissuto nell'illusione di qualcosa creato da altri, e avevano avuto la follia di viverla.
Non vi era un accesso apparente a quel quadrante, ma sapevano che molto, molto ancora sarebbe stato rivelato loro. Compresero che la loro permanenza nel quadrante 4 sarebbe stata lunga. Già sapevano che nel mondo, no, non il mondo, ma nei 9 quadranti del metaverso globale vi erano 244,000 scintille, comprese loro. E probabilmente, la maggior parte di queste scintille era inconsapevole. Tante domande rimanevano: le rose, cosa rappresentavano? E perché nascondere questa divina appartenenza? E Aurelian, quale ruolo giocava in tutto questo?
Sylvia, sentendo la necessità di alleggerire l'atmosfera, disse come faceva sempre: "Amara... credo proprio che io svengo." E si lasciò andare platealmente, con un sorriso, in attesa di un bacio e un "ti amo" da Amara.
Amara la prese tra le braccia e la strinse talmente forte che Sylvia scherzando disse: "Guarda che se mi stringi così, svengo davvero."
"Ah sì?!" rispose Amara con un sorriso furbetto.
Sylvia, ancora tra le braccia di Amara, sentì una profonda gratitudine per il legame che le univa. "Amara, siamo davvero destinate a stare insieme, non è vero?"
"Sì, Sylvia. Oltre il tempo, oltre lo spazio. Siamo una cosa sola."
"Sai," continuò Sylvia, "ci sono ancora tante cose che non capiamo. Ma forse non dobbiamo capire tutto adesso. Forse dobbiamo solo vivere, giorno per giorno, con la consapevolezza che siamo parte di qualcosa di molto più grande."
Amara annuì, accarezzando il volto di Sylvia. "Esatto. E insieme daremo risposta anche alle domande più difficili."
Sylvia sorrise, sentendo una calma interiore. "Ti amo, Amara. Più di quanto le parole possano esprimere."
Amara rispose con un bacio dolce e profondo. "Anch'io ti amo, Sylvia. E sarò sempre qui, al tuo fianco."
Si guardarono negli occhi, sapendo che non importa quali sfide o misteri avrebbero dovuto affrontare, lo avrebbero fatto insieme. E quella consapevolezza le rendeva invincibili.
E mentre il tempo passava, con il quadrante 4 che si estendeva davanti a loro, Amara e Sylvia sapevano che la loro avventura era solo all'inizio. Ma con l'amore che le univa, nulla sembrava impossibile.
La Zona del Crepuscolo
Amara e Sylvia cercarono di comprendere razionalmente per quanto possibile ciò che avevano vissuto o sognato insieme: si trovavano immerse in una dimensione di pura luce, un mondo senza tempo né spazio, dove le loro anime fluttuavano insieme come due scintille nel vuoto eterno. Quello che avevano vissuto, il viaggio dopo lo svenimento, non era solo un sogno, ma una rivelazione profonda, un’esperienza che aveva scolpito il loro essere in modo indelebile.
La Consapevolezza dell’Esistenza dell’Oltre
Uscirono dalla casa e attraversarono il giardino, lasciando il sentiero ben curato per inoltrarsi nel bosco circostante. I raggi del sole filtravano tra le foglie, creando giochi di luce e ombra sul terreno, mentre loro avanzavano immerse nelle loro riflessioni.
Amara si voltò verso Sylvia, con un’espressione di meraviglia negli occhi. "Quello che abbiamo visto… era così reale, eppure sembrava così lontano da tutto ciò che conosciamo. Come se avessimo avuto una visione di un'altra esistenza."
Sylvia sorrise, annuendo. "Sì, era come toccare l'essenza stessa dell’esistenza. Quando ci siamo fuse in quell’unica anima, ho provato un calore e una pienezza che non avevo mai sentito. È stato come tornare a casa."
Si fermarono, guardandosi negli occhi. Le loro espressioni erano un misto di stupore e meraviglia. Il ricordo di quell’istante, in cui le loro anime avevano danzato insieme nella luce infinita, era ancora vivido e palpabile. Avevano assistito alla propria origine, al momento della loro creazione, e percepito la vastità dell’universo, rendendosi conto di essere solo una piccola parte di esso.
Amara sospirò, il tono della sua voce carico di emozione. "Ricordi quella luce gialla che ci avvolgeva? Sembrava che ogni parte di noi fosse illuminata dalla verità stessa."
Sylvia annuì. "E la sensazione di fluttuare, di essere parte di qualcosa di immensamente più grande… eravamo come bolle di pura energia, ma allo stesso tempo un’unica essenza, divisa in mille frammenti."
Amara le prese la mano, stringendola dolcemente. "E quando ci siamo fuse… non eravamo più due anime distinte, ma un’unica forza. Sentivo il tuo battito come il mio, il tuo pensiero come il mio. Era come se il tempo e lo spazio non avessero più importanza."
Sylvia strinse a sua volta la mano di Amara. "Esattamente. E tornare in questa realtà, in questo quadrante, è stato come un risveglio. Ma avevamo portato con noi una nuova consapevolezza, una connessione profonda che non avevamo mai conosciuto prima."
Amara sorrise dolcemente. "Non è solo una connessione spirituale. È qualcosa di più intimo, più profondo. È come se avessimo condiviso ogni emozione, ogni pensiero, ogni brivido."
Sylvia annuì, il suo sguardo perso tra i ricordi. "Mentre ero immersa in quella luce, ho sentito una pace e una gioia indescrivibili. È stato come un abbraccio dell’universo, un momento di totale comprensione."
Le loro mani si intrecciarono, il contatto era delicato ma carico di significato. Entrambe avevano provato una sensazione di completezza che andava oltre la semplice esperienza fisica. Era come se, insieme, avessero scoperto una verità più grande sul loro esistere, qualcosa che andava oltre le spiegazioni ordinarie.
Amara si fermò un momento, riflettendo. "Guardando indietro, ora comprendiamo il vero significato di quella follia che ci ha guidato. Abbiamo visto la nostra vera natura, e questo cambia ogni cosa."
Sylvia le sorrise, il suo sguardo colmo di dolcezza. "Sì, e sapere che siamo così profondamente connesse… è come una promessa."
Amara annuì, con un’intensità negli occhi. "Esatto. E nonostante le domande che ancora rimangono, ora abbiamo una forza che ci unisce. È come se avessimo scoperto una parte di noi stesse che ignoravamo."
Sylvia la fissò, il cuore colmo di emozione. "E questa consapevolezza, questa connessione, è qualcosa che non possiamo più ignorare. È come se avessimo trovato il nostro vero scopo."
Si abbracciarono, il contatto avvolgente e rassicurante. Sylvia si avvicinò ad Amara e le loro labbra si sfiorarono in un bacio lento e profondo, un gesto che parlava di amore. Era un bacio che racchiudeva tutto ciò che avevano vissuto e tutto ciò che ancora avrebbero scoperto insieme.
Sylvia sospirò, il suo sguardo penetrante. "Ti amo, Amara. Questo viaggio, questa connessione… non avrei mai potuto immaginarlo."
Amara le accarezzò dolcemente il viso, un sorriso sulle labbra. "Anch’io ti amo, Sylvia. E insieme, esploreremo ogni parte di questo universo e di noi stesse. Perché ora sappiamo che è il nostro destino, e lo faremo con tutto il nostro cuore."
Dopo aver passato una giornata così vivace e intima, Amara e Sylvia decisero di rientrare a casa. Il sole continuava a splendere sopra di loro mentre si avviavano lungo il sentiero che conduceva alla loro dimora. Sylvia indossava ancora la maglietta gialla, non sembrava preoccuparsi del fatto che non coprisse completamente le sue mutandine. Amara la seguiva con un sorriso malizioso e occhi pieni di affetto, le risate e le battute si mescolavano al rumore dei loro passi. Sylvia avanzava con una grazia provocante, mentre Amara la seguiva con uno sguardo innamorato e ammirato. Ogni tanto, Sylvia si voltava per lanciare uno sguardo complice a Amara, che rispondeva con un sorriso pieno di desiderio e anticipazione.
Risalendo il sentiero verso casa, i discorsi cambiarono. Amara e Sylvia cominciarono a interrogarsi sul senso della loro permanenza lì. Non che stessero male, anzi, ma non pensavano che il progetto per loro fosse limitarsi a fare il bagno al lago o a stuzzicarsi con i loro giochi.
"Forse dovremmo esplorare questo quadrante," suggerì Amara, gettando uno sguardo pensieroso verso Sylvia. "Ma a piedi mi sembra impensabile."
"Certo, se avessimo delle moto," rispose Sylvia, con un sorriso divertito. "Ci caricheremmo una canadese e potremmo girare liberamente."
L’Inizio dell’Incredibile Viaggio
Arrivate davanti a casa, tuttavia, trovarono una sorpresa che superava ogni aspettativa. Lì, nel cortile, le attendeva una moto imponente e affascinante: non una semplice moto, ma una versione unica di una Atheris Rex, una creatura nera e fiammante, con dettagli rosso fuoco lungo le carenature e un design che sembrava vivo. La carrozzeria lucida rifletteva la luce in sfumature cangianti, mentre i dettagli futuristici la rendevano chiaramente adatta a viaggiare non solo su strade, ma anche attraverso i confini del metaverso. La moto era equipaggiata con tecnologie avanzate: sensori che captavano le variazioni energetiche dei quadranti, e un motore pulsante che ruggiva come un predatore in attesa.
Accanto alle moto, due caschi neri, anch'essi decorati con linee rosso fiamma, le attendevano. Un casco portava la scritta "Sylvia", l'altro "Amara", come se il destino le avesse attese, preparate per un viaggio epico. Sylvia rimase senza parole, gli occhi spalancati per la sorpresa.
Entrarono in casa, ma il mistero non finiva lì. Sul tavolo trovarono tre libri, un tablet e un foglietto con un codice e un link: "Emphatia Spore di Land's End". I libri erano "Nothing: The Book", "Emphatia 1809" e "Nothing by Korvo Korvo", tutti scritti da un certo Bruno Mah. Si scambiarono uno sguardo pieno di stupore: era chiaro che Aurelian era stato lì, lasciando quegli oggetti. Il messaggio era chiaro: dovevano comprendere i segreti del metaverso, svelare il sottile confine tra il mondo onirico, quello digitale e il presunto mondo reale. La certezza che il mondo cardine fosse reale come lo avevano sempre conosciuto cominciava a incrinarsi.
Accanto ai libri c'era un dispositivo chiamato Maplet, un tablet speciale progettato per navigare nelle mappe del metaverso. Era connesso alla "Emphatia Spore di Land's End", una libreria ai confini del mondo dove si potevano trovare tutti i libri scritti, quelli in corso di scrittura e persino quelli che non erano ancora stati scritti. Tra questi vi erano anche i tre libri del Sig. Mah e una sezione segreta che richiedeva un codice: il codice che Aurelian aveva lasciato sul foglietto.
Nella sezione segreta vi erano i libri di Aurelian, che raccontavano i suoi 2027 anni di vita. Il primo era "I Miei Primi 300 Anni", il secondo, intitolato "Il Metaverso", narrava dei quadranti conosciuti. Il terzo, invece, era in corso di scrittura, senza titolo e con le pagine ancora bianche.
Amara osservò Sylvia con uno sguardo carico di emozione. "Non riesco ancora a credere a quello che stiamo per fare. Questo Maplet... i libri... Aurelian ci ha lasciato un percorso da seguire."
"Sì, è tutto così surreale," rispose Sylvia, con una nota di eccitazione nella voce. "Ma ora che sappiamo che il mondo cardine non è altro che il Quadrante 1 del Metaverso, dobbiamo esplorare gli altri. Chissà cosa troveremo."
Amara annuì, pensierosa. "Pensi che ci sia un motivo per cui ci ha dato accesso ai suoi libri? Quei codici... sembrano importanti."
Sylvia si girò verso di lei, i suoi occhi scintillanti di curiosità. "Probabilmente vuole che impariamo qualcosa che solo lui conosce. Forse una verità che va oltre tutto ciò che abbiamo mai immaginato."
"E quella moto... è come se sapesse esattamente di cosa avremmo avuto bisogno, ne stavamo parlando un attimo prima... È quasi inquietante," mormorò Amara, il suo sorriso leggermente teso.
"Amara, tutto questo è inquietante," replicò Sylvia con un sorriso audace. "Ma è anche eccitante. E sai quanto adoro l'ignoto."
Amara sorrise di rimando, lo sguardo carico di affetto. "Lo so bene. E adoro vederti così eccitata. Dai, andiamo a cambiarci e prepariamoci."
L’Outfit della Missione
Si prepararono per l'avventura. Sylvia si infilò una maglietta nera aderente, che lasciava intravedere la sua biancheria intima, mentre Amara optò per una maglietta rosso cremisi che faceva un perfetto contrasto. Si guardarono allo specchio, pronte per il viaggio che le attendeva.
"Che ne pensi?" chiese Sylvia con un sorriso malizioso. "Siamo pronte per conquistare i quadranti?"
Amara le restituì uno sguardo complice. "Siamo pronte per tutto, amore."
Poi completarono il loro outfit esattamente come facevano nel mondo cardine, o quadrante 1, quando andavano in missione: Jeans attillati, stivaletti neri, giubbotti di pelle nera sopra le magliette, Ray-Ban, e una pistola infilata nei jeans. Amara portava con sé anche i sali per i frequenti svenimenti di Sylvia, nella tasca destra.
Poi pensarono alle cose che potevano servire, optarono per ciò che aveva lasciato Aurelian e poco altro: i libri, il Maplet qualche paio di jeans, magliette, senza dimenticare un buon assortimento di biancheria intima sexy. Il capiente bagagliaio della Atheris Rex era pronto ad accogliere tutto ciò che serviva.
Sulle Ali del Metaverso
Con le moto caricate e il Maplet in mano, salirono in sella alla Atheris Rex. Il motore ruggì, pronto a condurle verso l'ignoto. Amara prese il comando, con Sylvia stretta a lei, mentre il vento le sferzava i capelli e l'adrenalina pulsava nelle vene.
"Sai," disse Sylvia, la voce appena udibile nel fruscio del vento, "pensavo a tutte le cose che abbiamo letto su queste dimensioni parallele. E se tutto ciò che sappiamo fosse solo la punta dell'iceberg?"
"Lo scopriremo presto," rispose Amara, senza distogliere lo sguardo dalla strada che si stendeva davanti a loro. "Per ora, godiamoci il viaggio e vediamo dove ci porterà."
Così, con Aurelian che le osservava dall'ombra, iniziarono la loro avventura. Partirono con l'entusiasmo di ragazzine, senza nemmeno dare un'occhiata ai libri né al Maplet. Se lo avessero fatto, avrebbero scoperto tante cose.
Avrebbero scoperto ad esempio che tra le pagine non ancora lette vi era un libro in corso di scrittura, intitolato "Aisha e Kalki", che raccontava di due ragazze che, in sella a una moto rosso fiammeggiante chiamata Freccia Rossa, avevano attraversato sei dei nove quadranti del metaverso. Ora, si trovavano nel quinto quadrante, che sembrava essere il più cruciale: il cuore pulsante della Resistenza e del metaverso di luce.
Se avessero sfogliato quelle pagine, avrebbero scoperto che le sorti del mondo cardine erano controllate e guidate dai manipolatori del Quadrante 5, nel metaverso oscuro, un luogo dove demoni e angeli non erano poi così diversi tra loro.
E soprattutto, avrebbero letto di Emphatia,
la città sommersa,
un luogo che ricordava così tanto il loro viaggio onirico a Wahnfried,
e tante, tante altre cose.
Ma tutto ciò sarebbe venuto dopo.
Per ora, avevano deciso di vivere l'avventura,
passo dopo passo.
Il tempo di leggere e comprendere tutto, sarebbe arrivato...
dopo.
E Ora Si Comincia Davvero...