
Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue
Cap. 5: L'Alba dell'Ibrido
McGregor, il vampiro riconosciuto e stimato da tutti come la massima autorità nel mondo, entrò con passo deciso. Si fermò di fronte a Sylvia, studiandola per un momento con occhi attenti.
"Sylvia, so quanto hai atteso questo momento," iniziò McGregor. "Domani potrai vedere Elena. Potrete fare tutto ciò che volete, anche dormire insieme, riprendere la vita lasciata sospesa. Questo processo è stato lungo, ma necessario."
Sylvia ascoltava attentamente, il cuore battendo forte.
"L'energia e il sangue che Natasha e Miriam ti hanno donato sono un privilegio riservato a pochissimi," continuò McGregor. "Tu sei un ibrido, un essere libero, non soggetto alle regole delle comunità vampiriche. Tuttavia, l'amicizia, il rispetto e il reciproco aiuto sono sempre stati fondamentali per noi."
McGregor la guardò negli occhi con intensità. "Crescerai ancora, Sylvia. La crescita di un ibrido è inimmaginabile. Potrai fare tutto ciò che facevi da umana e avrai la forza del vampiro. Sarai veloce, sarai forte, sarai ipnotica, potrai volare e scoprire tante altre abilità. Vieni a trovarci, conoscerai amici che ti potranno insegnare molto."
Sylvia annuì, assorbendo ogni parola.
"E nello stesso tempo," aggiunse McGregor, "conserverai la tua umanità in modo totale, esattamente come eri prima. La tua energia e sensibilità saranno aumentate."
Sylvia aveva una domanda, ma si vergognava a farla. McGregor sorrise leggermente, intuendo i suoi pensieri.
"Sylvia, noi vampiri possiamo connetterci e leggere i pensieri di ciascuno. Non lo facciamo di solito, ma possiamo farlo. Risponderò alla tua domanda: sì, Sylvia, continuerai a svenire alla vista del sangue e anche alle piccole emozioni o paure. È nella tua natura umana e non cambierà, anzi, potrebbe peggiorare. Ma tu hai sempre saputo trasformare le tue debolezze in punti di forza."
McGregor sorrise, facendo eco al sorriso di Sylvia. "Pensa come suona: 'Sylvia, la vampira che sviene alla vista del sangue'. Se ti prendono in giro, non sanno con chi hanno a che fare."
Si fecero seri. "Ti manca l'ultima cosa, Sylvia. Con il mio sangue, il sangue di Natasha e il sangue di Miriam, i tre vampiri più anziani di questa terra, possiamo dire che nessuno sarà più forte di te."
McGregor si tagliò il polso e lo porse a Sylvia. Lei bevve l'ultimo sorso prima del completamento finale. Questa volta non svenne, ma fu accolta da una luce, un'immensità di energia.
"Passa da noi, Sylvia. Ti aspettiamo," disse McGregor, prima di andarsene.
La Notte dell’Ibrida a Edimburgo
Sylvia rimase sola nella stanza, sentendo l'energia crescere dentro di sé. Le due nature che aveva fuso erano ora una cosa sola, completando la trasformazione in un essere straordinario.
Sylvia uscì per le strade di Edimburgo, vestita da indagatrice dell'incubo, ma con molta più forza e sicurezza. Girò ovunque, tra zone frequentate e pericolose, cimiteri, piazze e stazioni. Ovunque vedeva vampiri, riceveva saluti particolari, riconoscendo in lei l'essere superiore che era diventata.
Sylvia sorrise di gioia, esclamando ad alta voce, "Elena, ti amo!"
Sylvia ed Elena di Nuovo Insieme
Il giorno che sembrava non solo non arrivare, ma a un certo punto neanche esistere, finalmente arrivò. Quella sera, Sylvia ed Elena si sarebbero incontrate di nuovo e avrebbero potuto dormire insieme. Sylvia si era accordata per vedere McGregor al cimitero, e Natasha e Miriam sarebbero andate da Elena.
Sylvia, oltre a McGregor, trovò anche George. La sua presenza era più che gradita. McGregor sorrise a Sylvia, le porse una mano su una guancia e le disse, "È il momento. Te lo sei guadagnato. Andiamo, Elena ti aspetta." Iniziarono a camminare tutti e tre, Sylvia in mezzo e George e McGregor ai lati.
Nel frattempo, fuori dalla casa di Elena, Natasha e Miriam la aspettavano. Quando Elena arrivò, si sorrisero. Natasha disse, "Sei stata brava, Elena. Il tuo merito è pari a quello di Sylvia. Vi meritate a vicenda."
Miriam aggiunse, "Andiamo, Elena. Sylvia ti sta aspettando." Con Elena in mezzo, si incamminarono.
Camminarono per le strade di Edimburgo, attraversando vicoli illuminati da lampioni tremolanti e piazze immerse in un silenzio quasi irreale. L'aria era fresca e portava con sé un leggero profumo di erba bagnata. Elena e Sylvia si avvicinavano sempre di più al loro punto d'incontro, un luogo che avevano scelto perché speciale per entrambe: la statua di Greyfriars Bobby, simbolo di fedeltà e amore eterno.
Sylvia indossava il suo solito abbigliamento da indagatrice dell'incubo: un giubbotto di pelle nero, jeans aderenti e stivaletti neri. Il suo volto rifletteva una determinazione nuova, un equilibrio tra le sue due nature appena fuso. George e McGregor camminavano silenziosi al suo fianco, consapevoli dell'importanza di quel momento.
Elena, vestita in modo simile con un giubbotto di pelle nero e jeans, avanzava con Natasha e Miriam, il cuore che batteva forte per l'emozione e l'anticipazione. Anche lei sembrava più forte, la sua esperienza e il suo amore per Sylvia le avevano dato una nuova resilienza.
Finalmente, le due si avvistarono da lontano, rallentando il passo mentre si avvicinavano alla statua. Quando furono a pochi passi di distanza, si fermarono, guardandosi l'un l'altra.
Sylvia e Elena si fissarono per un momento, come se volessero assicurarsi che tutto fosse reale. Poi, senza dire una parola, si avvicinarono e si abbracciarono con forza, le loro anime finalmente riunite. L'abbraccio era pieno di emozioni, di tutto quello che avevano passato e di tutto quello che avrebbero affrontato insieme.
Natasha e Miriam, con un sorriso di soddisfazione, si scambiarono uno sguardo complice. George e McGregor osservavano la scena con un'espressione di rispetto e approvazione.
"Sei stata incredibile, Sylvia," disse Elena con la voce rotta dall'emozione. "Sono così fiera di te."
"Anche tu, Elena," rispose Sylvia, stringendola ancora di più."
McGregor si avvicinò e disse, "Ora siete pronte per iniziare un nuovo capitolo insieme. Vi auguro tutto il meglio."
Miriam aggiunse, "Il vostro amore è ciò che vi rende forti. Non dimenticatelo mai."
Natasha, con un sorriso malizioso, disse, "E ricordate, se avete bisogno di noi, saremo sempre qui."
Sylvia e Elena, mano nella mano, si avviarono verso il loro futuro, pronte a vivere e ad amare senza più paura.
Mentre si allontanavano, le luci della città brillavano intorno a loro, come a benedire il loro amore e il loro nuovo inizio.
La Notte del Nuovo Inizio
Sylvia ed Elena andarono mano nella mano verso casa di Sylvia, sapendo che quella notte era dedicata solo a loro. I quattro amici le osservavano mentre scomparivano all'orizzonte. Natasha e Miriam avevano deciso di fermarsi qualche mese a Edimburgo, per godersi il tempo insieme e rimanere vicine a Sylvia ed Elena.
Camminando insieme, Sylvia ed Elena non poterono fare a meno di notare come erano vestite: esattamente come facevano quando lavoravano alle indagini. Stivaletti neri, jeans super attillati, maglietta nera e giubbotto in pelle nera. Si sorrisero e si abbracciarono spesso, ma le parole sembravano superflue. Quando arrivarono a casa di Sylvia, si tolsero i giubbotti rimanendo con le magliette dentro i jeans. Erano bellissime, ma Elena notò subito che la bellezza di Sylvia era cambiata. Certo, era sempre lei, ma aveva un fascino diverso, un'aura quasi divina che la differenziava da qualunque essere umano.
Elena, volendo stemperare l'emozione, disse scherzando: "Vediamo se abbiamo anche il perizoma uguale." Sylvia sorrise. Si sfilarono i pantaloni, rivelando che indossavano entrambi lo stesso perizoma nero. Si baciarono intensamente, toccandosi per essere certe che fosse tutto reale.
Dopo una mezz'oretta, quando l'unico indumento rimasto era il perizoma, Elena prese una bottiglietta e si avvicinò a Sylvia. "Vediamo se sei davvero sempre la stessa."
Nella bottiglietta c'era del sangue che Natasha aveva lasciato da lei. Lo avvicinò a Sylvia, che svenne immediatamente ai suoi piedi. Elena sorrise e aspettò pazientemente che si riprendesse.
Quando Sylvia riaprì gli occhi, sorrise. "Ti mancava vedermi svenuta, vero?"
"Non sai quanto!" rispose Elena, aiutandola ad alzarsi.
Elena guardava Sylvia con occhi brillanti di curiosità e impazienza. "Sylvia, ci sono così tante cose che voglio sapere. Cosa è vero di quello che si racconta dei vampiri? Puoi davvero trasformarti in nebbia? Come funziona il tuo potere ipnotico? E..."
Sylvia le mise un dito sulle labbra, sorridendo. "Elena, c'è tempo per tutte le tue domande. Ma stasera, voglio solo sdraiarmi a letto con te, baciarti, abbracciarti e dormire vicine."
Elena esitò per un momento, poi annuì, accettando la proposta. "Va bene. Ma domani mi racconterai tutto, vero?"
"Domani sarà un giorno tutto per noi," rispose Sylvia con un sorriso rassicurante. "Andremo in un posto tranquillo e ti dirò tutto quello che vuoi sapere. Promesso."
Si alzarono dal divano e si diressero verso la camera da letto, ancora in sintonia con i loro movimenti. Si sdraiarono sul letto, avvolte in un caldo abbraccio. Sylvia iniziò a baciare dolcemente Elena, le sue labbra morbide e calde contro quelle di Elena. Le loro mani accarezzavano i corpi l'uno dell'altra, in un'intima danza di tocchi e carezze.
"Sei così bella," sussurrò Sylvia tra un bacio e l'altro. "Non sai quanto mi sei mancata."
"Anche tu, Sylvia. Ho sognato questo momento per così tanto tempo," rispose Elena, sentendo il cuore battere forte nel petto.
Continuarono a baciarsi e a toccarsi, lasciando che la passione si accendesse lentamente. Si presero il tempo per ritrovarsi completamente, per riscoprire ogni angolo dei loro corpi e delle loro anime. La connessione tra loro era palpabile, una fusione perfetta di amore e desiderio.
Dopo un po', si fermarono, respirando profondamente, ancora avvolte l'una nell'altra. Elena poggiò la testa sul petto di Sylvia, ascoltando il battito del suo cuore.
"Non riesco a credere che tu sia davvero qui, con me," disse Elena, con la voce carica di emozione.
"Sono qui, Elena. E non andrò da nessuna parte," rispose Sylvia, stringendola più forte. "Domani risponderò a tutte le tue domande. Ma per ora, godiamoci questo momento."
Di Nuovo Insieme alla Luce del Giorno
La mattina successiva, Elena si svegliò per prima, muovendosi lentamente per non disturbare Sylvia. Sylvia era già sveglia, ma rimase immobile, godendosi la vista di Elena. La osservava con occhi pieni di ammirazione, pensando a quanto sarebbe stata bella anche come vampira. La tentazione di trasformarla era forte, ma decise di godersi il presente. Alla fine, si alzò e con un sorriso malizioso disse: "Doccia?"
Elena annuì, ancora assonnata. "Sì, doccia."
Si spogliarono dei loro perizomi e si lasciarono avvolgere dall'acqua calda della doccia. L'acqua sembrava lavare via non solo il sudore della notte, ma anche tutte le sofferenze e le paure dei mesi precedenti. Era un rito di purificazione, una celebrazione del loro trionfo.
Dopo la doccia, decisero di giocare al "gioco dei vestiti". Si sarebbero vestite una alla volta, aggiungendo una parte di recitazione.
Elena fu la prima. Uscì dalla stanza indossando un abito rosso elegante e recitò con voce drammatica: "Signore e signori, sono la contessa Elena, regina delle indagini e dei misteri. Con questo abito, nessun enigma resterà irrisolto!"
Sylvia rise e applaudì. "Bravissima! Ora tocca a me."
Sylvia uscì dalla stanza indossando un vestito nero aderente, con un mantello. Fece una piroetta e poi, con tono teatrale, disse: "Io sono Sylvia, la vampira che sconfigge le tenebre e porta luce nel cuore degli uomini... e delle donne!"
Risero insieme, felici di poter finalmente giocare e scherzare senza preoccupazioni.
Dopo il gioco, Elena guardò Sylvia con un sorriso birichino. "Dai, Sylvia, voglio che mi ipnotizzi. Puoi farlo, vero?"
Sylvia alzò un sopracciglio e sorrise. "Certamente, è un giochetto. Ma avevamo detto fuori."
Elena insistette. "Dai, solo questo e poi andiamo. Non credo che riuscirai a..."
Elena non fece in tempo a finire la frase che Sylvia la guardò intensamente negli occhi, e in un istante, Elena era completamente sotto il suo potere. Sylvia le ordinò: "Spogliati, piega bene i vestiti, preparami il caffè e poi svegliati."
Elena, completamente ipnotizzata, eseguì gli ordini alla lettera. Quando Sylvia prese il caffè dalle sue mani, Elena si svegliò di colpo. Si trovò con indosso solo il perizoma, i vestiti piegati accanto a lei, e Sylvia che sorrideva divertita con il caffè in mano.
"Noooooo," esclamò Elena, sorpresa e un po' imbarazzata.
Sylvia scoppiò a ridere. "Ecco, ora sai quanto è facile per me."
Elena scosse la testa, ancora incredula. "Sei incredibile. Va bene, ora sono pronta per qualsiasi cosa."
Dopo essersi preparate, presero la moto di Sylvia e partirono. Il sole splendeva su Edimburgo, e il vento fresco del mattino le avvolgeva mentre attraversavano la città. Elena si sentiva libera e felice, stretta a Sylvia, sicura che nulla poteva più dividerle.
Arrivarono in un luogo tranquillo, un angolo nascosto della città dove potevano stare da sole. Era un parco antico, con alberi secolari e una piccola fontana al centro. Si sedettero su una panchina e Sylvia iniziò a raccontare.
"Sai, Elena, questo parco è stato il luogo di molti incontri segreti nei secoli. Vampiri, cacciatori di vampiri, amanti clandestini... tutti hanno cercato rifugio qui almeno una volta."
Elena ascoltava affascinata. "È incredibile pensare a quante storie si nascondono in questo posto."
"Sì," continuò Sylvia. "Edimburgo è piena di luoghi come questo. E ora, con la mia nuova natura, posso sentire le storie che ogni luogo racconta."
Elena annuì, guardando Sylvia con ammirazione. "E tu... come ti senti ora? Come ibrido, intendo."
Sylvia sorrise. "Mi sento completa, forte, ma anche umana. È una sensazione difficile da descrivere."
Elena era un vulcano di curiosità e domande, non riusciva a contenere l'entusiasmo. "Ma puoi davvero diventare nebbia? E puoi volare? E cosa succede se..."
Sylvia la interruppe con un sorriso paziente. "Una domanda alla volta, mia cara. Sì, posso diventare nebbia e posso volare. Vuoi vedere?"
Gli occhi di Elena brillarono di eccitazione. "Sì, assolutamente!"
Sylvia si alzò dalla panchina e si concentrò. Chiuse gli occhi e, in un attimo, il suo corpo iniziò a dissolversi in una leggera nebbia biancastra. Elena osservava incredula, mentre la nebbia si muoveva attorno a lei, poi si riunì e Sylvia riapparve davanti ai suoi occhi.
"È incredibile," sussurrò Elena, ancora sbalordita. "Non riesco a credere che tu possa fare una cosa del genere."
Sylvia sorrise. "Ci sono molte cose che posso fare, ma dobbiamo essere prudenti. Queste abilità devono essere tenute nascoste, fanno parte delle regole vampiriche per evitare il rischio di rivelarsi."
Elena annuì, comprendendo l'importanza della segretezza. "E volare? Puoi davvero volare?"
Sylvia annuì. "Sì, posso volare. Ma è qualcosa che devo fare solo in circostanze speciali. Non possiamo rischiare di essere viste."
"Solo un piccolo volo, per favore," implorò Elena.
Sylvia sorrise e si sollevò leggermente da terra, fluttuando a pochi metri di altezza. Poi si librò più in alto, facendo una breve virata prima di atterrare delicatamente accanto a Elena.
Elena rimase senza parole, la sua bocca aperta per lo stupore. "Non ci posso credere. Sei... sei come un supereroe."
Sylvia rise. "Non proprio, ma posso capire perché lo pensi. Tuttavia, dobbiamo essere sempre prudenti e rispettare le regole. Non possiamo permetterci di rivelare la nostra vera natura al mondo."
"Capisco," disse Elena, ancora incredula. "Ma è tutto così... affascinante."
"Lo è," rispose Sylvia. "E ci sono molte altre cose che posso fare. La mia forza, la mia velocità, la mia capacità di ipnotizzare... tutto è amplificato."
Sylvia spiegò ad Elena come si sentiva ad essere un ibrido, la fusione delle due nature che la rendevano unica e potente. Elena ascoltava con attenzione, ogni dettaglio sembrava un tassello di un puzzle affascinante.
"Torniamo a casa," disse Sylvia alla fine. Elena annuì, ancora affascinata. "Sì, torniamo a casa." Sylvia sorrise e si incamminarono verso la moto.
Arrivate a casa, Elena era ancora piena di domande. "Sylvia, ma come mai non hai i canini allungati come si racconta dei vampiri?"
Sylvia sorrise. "È una mia decisione. Posso allungarli quando voglio, ma preferisco tenerli nascosti se non è necessario. Vuoi vederli?"
"Assolutamente sì!" rispose Elena, gli occhi scintillanti di curiosità.
Sylvia si concentrò per un momento, e davanti agli occhi di Elena, i suoi canini si allungarono, diventando affilati e minacciosi. Poi, come se non bastasse, i suoi occhi cambiarono colore, diventando di un rosso intenso e infuocato. Elena si trattenne dal trasalire, osservando con stupore e un pizzico di paura.
"Wow, è incredibile. Sei spaventosa e affascinante allo stesso tempo," disse Elena con un misto di timore e ammirazione.
"Lo so," rispose Sylvia, ritornando alla sua forma normale. "Ma preferisco tenere queste cose nascoste a meno che non siano davvero necessarie."
Elena si avvicinò a Sylvia, con uno sguardo serio. "Devo chiederti una cosa importante, Sylvia. Se mi tagliassi come l'altra volta e mi uscisse il sangue, mi sbraneresti oppure sverresti?"
Sylvia prese le mani di Elena tra le sue e la guardò negli occhi. "Elena, non c'è più nessuna possibilità che la mia natura di vampiro prenda il controllo. Sicuramente non ti toccherei con un dito. La mia natura di vampiro sarebbe attratta dal sangue, ma poi c'è Sylvia, quella che sviene per un soffio di vento. Quindi, con tutta probabilità, sverrei alla vista del tuo sangue."
Elena tirò un sospiro di sollievo, un sorriso sollevato illuminò il suo volto. "Bene, allora mi porterò anziché l'aglio una boccetta del mio sangue per tenerti sotto controllo," disse scherzando.
Sylvia rise. "Potrebbe funzionare, ma preferirei non svenire troppo spesso. Non è proprio dignitoso per una vampira."
Si sedettero insieme sul divano, rilassandosi dopo una lunga giornata. Elena non poteva fare a meno di continuare a fare domande.
"E quindi, questi occhi rossi e i canini... li puoi controllare completamente?"
"Sì," rispose Sylvia. "Fa parte dell'essere un ibrido. Posso scegliere quando manifestare la mia natura vampirica e quando sembrare completamente umana. È una delle cose che rende un ibrido così speciale."
Elena annuì. "E cosa succede se ti arrabbi? Puoi controllarti anche in quelle situazioni?"
Sylvia sorrise amaramente. "È più difficile, ma posso farcela. La fusione delle mie due nature mi dà un controllo maggiore, anche se a volte può essere una lotta."
Al Ristorante di Lusso per Festeggiare
Era sera, l'aria fresca di Edimburgo portava con sé un senso di eccitazione e novità. Sylvia ed Elena, dopo aver trascorso una giornata intensa insieme, decisero di concluderla in grande stile. Elena, con gli occhi brillanti di entusiasmo, propose: "Che ne dici di andare al ristorante di lusso? Quello con la sala da ballo e il maggiordomo simpatico?"
Sylvia sorrise, compiaciuta. "Mi sembra un'ottima idea. Vestiamoci super sexy, allora."
Elena annuì, già immaginando i loro abiti eleganti. Si diressero verso l'armadio, scegliendo con cura cosa indossare. Elena optò per un abito lungo, aderente, di un rosso acceso, con una scollatura profonda e uno spacco che rivelava le sue gambe snelle. Si truccò con cura, sottolineando gli occhi e aggiungendo un tocco di rossetto rosso brillante.
Sylvia, invece, scelse un abito nero scintillante, con dettagli in pizzo e una linea che esaltava le sue curve perfette. I suoi capelli, sciolti e lucenti, incorniciavano il volto che ora emanava una bellezza quasi divina. Quando fu pronta, si guardò allo specchio e sorrise soddisfatta.
Quando si incontrarono nel salotto, si fermarono un attimo ad ammirarsi a vicenda. Elena era spaziale, radiosa e incredibilmente sexy. Sylvia, però, era su un altro livello. La sua bellezza aveva una qualità ultraterrena che tutti avrebbero notato.
"Sei divina," disse Elena, ammirandola. "Tutti ci invidieranno stasera."
Sylvia sorrise e le prese la mano. "E tu sei la più bella, Elena. Sarà una serata indimenticabile."
Uscirono di casa, dirigendosi verso il ristorante di lusso. Al loro arrivo, furono accolte dal maggiordomo simpatico che le riconobbe immediatamente e le accolse con un sorriso caloroso.
"Buonasera, signore," disse, facendo un lieve inchino. "Siete splendide stasera. Vi abbiamo riservato il miglior tavolo, con vista sulla sala da ballo."
Le accompagnò al loro tavolo, situato in una posizione perfetta per ammirare la sala da ballo. Mentre si sedevano, gli sguardi di tutti i presenti erano su di loro. Sylvia emanava un'aura che catturava l'attenzione di chiunque, mentre Elena, con la sua bellezza classica e il suo carisma naturale, completava la scena.
La serata iniziò con un brindisi. "A noi due," disse Sylvia, sollevando il bicchiere. "E alla nostra notte speciale."
"A noi," ripeté Elena, sorridendo. "E a tutte le avventure che verranno."
Il pasto fu un'esperienza culinaria straordinaria. Piatti raffinati, preparati con maestria, arrivavano uno dopo l'altro, accompagnati dai migliori vini. Parlarono, risero, e ogni tanto si scambiavano sguardi pieni di complicità e amore.
Dopo cena, decisero di andare in pista da ballo. La musica era romantica, e ballarono stretti l'uno all'altra, dimenticando per un momento tutto il resto. Sylvia si muoveva con grazia e sicurezza, mentre Elena si lasciava guidare, godendosi ogni istante.
"Mi sento come in un sogno," sussurrò Elena nell'orecchio di Sylvia mentre ballavano.
"È reale," rispose Sylvia, stringendola forte. "E lo sarà sempre."
Quando finalmente decisero di tornare a casa, era ormai notte fonda. Camminarono mano nella mano, sorridendo e ricordando i momenti più belli della serata. Sylvia, con il suo nuovo potere e la sua forza, si sentiva più vicina a Elena che mai.
Prima di tornare a casa, Sylvia ed Elena decisero di passeggiare per le vie principali di Edimburgo, godendosi l'energia vibrante della notte. Sylvia, con i suoi nuovi poteri, era in grado di riconoscere i vampiri a distanza, e quasi sempre, anche se non si conoscevano, si scambiavano un cenno di rispetto. Elena notò come Sylvia attirasse l'attenzione, non solo per la sua bellezza divina, ma anche per l'aura di potere che emanava.
Mentre camminavano, Sylvia spiegò a Elena cosa stava succedendo. "Vedi, quegli uomini laggiù, e anche quella donna vicino al lampione... sono vampiri."
Elena, sorpresa, guardò nella direzione indicata. "Come fai a riconoscerli?"
"È un'energia che emanano," rispose Sylvia. "E a quanto pare, anche loro possono riconoscere me. Sanno che sono un ibrido. L'ossequio che mi mostrano è superiore, come se percepissero che sono diversa."
"È incredibile," disse Elena, affascinata. "Mi sembra di vivere in un film."
Sylvia sorrise. Continuarono a camminare, osservando le strade animate e i vari personaggi che le popolavano. Sylvia mostrò a Elena come vedeva la notte con i suoi nuovi occhi. "Guarda laggiù," disse, indicando un gruppo di persone. "Vedi quell'uomo in piedi sotto il lampione? È un vampiro antico, si può capire dalla sua postura e dall'aura che emana."
Elena osservò attentamente. "Sembra normale, come chiunque altro."
"Sì, ma se guardi con attenzione, noterai che i suoi movimenti sono troppo fluidi, troppo perfetti. E la sua pelle ha una lucentezza innaturale."
"Wow, è come se avessi delle super abilità," disse Elena, meravigliata.
Sylvia spiegò a Elena come percepiva le emozioni e le intenzioni delle persone intorno a loro, una sensibilità che si era amplificata con la sua trasformazione.
"Dunque, puoi sentire cosa provano le persone?" chiese Elena, curiosa.
"Non sempre, ma a volte sì," rispose Sylvia. "È come una vibrazione nell'aria. Ad esempio, quella coppia laggiù è molto innamorata. E quell'uomo con il cane è triste, probabilmente ha avuto una giornata difficile."
"È incredibile," disse Elena, stringendo la mano di Sylvia.
Sylvia sorrise e le diede un bacio sulla guancia.
Sylvia aveva già notato come molti vampiri la guardassero con rispetto. Non solo la riconoscevano come una di loro, ma sembravano anche consapevoli del suo status speciale di ibrido.
"Sai," disse Sylvia, "mi sembra che sappiano che sono un ibrido. L'ossequio che mi mostrano è diverso, più profondo."
"Perché?" chiese Elena.
"Essere un ibrido è raro e potente," spiegò Sylvia. "Significa avere il meglio di entrambi i mondi, umano e vampiro. È qualcosa che molti vampiri rispettano e temono."
Elena annuì, comprendendo l'importanza di ciò che Sylvia stava dicendo. "È come essere un re o una regina tra di loro."
"Sì, qualcosa del genere," rispose Sylvia, ridendo.
Dopo aver esplorato le vie della città, decisero finalmente di tornare a casa.
"Questa notte è stata perfetta," disse Elena, appoggiando la testa sulla spalla di Sylvia.
Entrarono in casa, Sylvia si tolse il giubbotto e guardò Elena con affetto. Si abbracciarono, consapevoli di aver iniziato un nuovo capitolo della loro vita insieme, e che niente sarebbe stato più lo stesso.
L’Appello Disperato di un’Anima Perduta
La mattina dopo, Sylvia si svegliò con una nuova determinazione. Si girò verso Elena e la guardò con un sorriso dolce. "Elena, oggi vorrei andare al cimitero. Voglio vedere quanto la mia capacità di assorbire energia e l'empatia, che mi faceva svenire spesso, siano cambiate."
Elena, sorpresa ma curiosa, annuì. "Certo, ti accompagnerò. Hai qualcosa di particolare in mente?"
"Vorrei andare in un punto specifico del cimitero, dove le energie sono particolarmente forti. Le due volte che ci sono passata, sono svenuta quasi subito. Voglio vedere cosa succede ora," spiegò Sylvia.
Dopo essersi preparate, uscirono di casa e si diressero verso il cimitero. La mattina era fresca, e l'aria sembrava carica di attese. Sylvia camminava accanto a Elena, sentendo la sicurezza della sua presenza.
Quando arrivarono al cimitero, Sylvia guidò Elena verso una zona isolata e ombreggiata, dove gli alberi si piegavano sopra le antiche lapidi, creando un'atmosfera quasi magica. "Eccoci," disse Sylvia, fermandosi. "Questo è il punto dove le energie sono più forti."
Elena la guardò con preoccupazione. "Se ti senti male, dimmelo subito, okay?"
"Lo farò," rispose Sylvia, prendendo un respiro profondo. "Camminiamo insieme."
Si avviarono lungo il sentiero, avvicinandosi sempre di più al punto critico. Sylvia sentiva l'energia crescere intorno a lei, un'ondata di sensazioni che minacciava di sopraffarla. Ma continuò a camminare, stringendo la mano di Elena per avere supporto.
Ad un certo punto, Sylvia si fermò. "Eccoci. Questo è il punto."
Elena guardò Sylvia con apprensione. "Come ti senti?"
Sylvia chiuse gli occhi, cercando di percepire le energie. "Strano... sembra che stia resistendo meno di prima, e l'intensità è ancora maggiore. Lo sospettavo, in realtà."
Elena strinse la mano di Sylvia. "Vuoi andare via?"
"No, voglio restare ancora un po'," rispose Sylvia. "Voglio capire meglio."
Mentre continuavano a camminare, Sylvia iniziò a vacillare. Le sensazioni erano troppo forti, come onde che si infrangevano contro di lei. Alla fine, crollò in ginocchio, respirando affannosamente. Elena si inginocchiò accanto a lei, preoccupata.
"Sylvia, stai bene?"
Sylvia annuì debolmente. "Sì... è solo molto intenso. Ma credo di poterlo gestire."
All'improvviso, Sylvia notò qualcosa di strano. Una figura eterea, una donna anziana con un aspetto spettrale, si avvicinò a loro. Elena non sembrava vederla, ma Sylvia sì.
"Sylvia," disse lo spettro con una voce tremante, "devi aiutarmi. La casa di mia figlia sta bruciando. Suo marito è al lavoro, il figlio a scuola, ma lei è intrappolata. Ti prego, fai qualcosa."
Sylvia guardò la figura, scioccata. "Chi sei?"
"Sono lo spirito di una madre disperata. So che sei una vampira particolare, una che può camminare alla luce del giorno. Ti prego, aiutala," implorò la figura.
Sylvia si girò verso Elena. "Elena, c'è uno spettro qui. Mi ha detto che la casa di sua figlia sta bruciando e che sua figlia è intrappolata. Dobbiamo fare qualcosa."
Elena guardò Sylvia con occhi spalancati. "Uno spettro? Non lo vedo."
"Lo so, ma è qui," insistette Sylvia. "Andiamo."
Le due donne corsero verso l'uscita del cimitero e si diressero verso l'indirizzo che lo spettro aveva indicato. Quando arrivarono, videro fumo uscire dalle finestre della casa.
"Sylvia, cosa facciamo?" chiese Elena, preoccupata.
Sylvia prese un respiro profondo. "Userò i miei poteri. Non posso rivelarmi completamente, ma devo fare qualcosa."
Si concentrò, sentendo l'energia scorrere attraverso di lei. Prima, si dissolse in una nebbia sottile, scivolando sotto la porta e dentro la casa in fiamme. Vide la donna intrappolata, tossire e cercare di proteggersi dal fumo.
Sylvia riassunse la sua forma e corse verso di lei. "Vieni con me," disse, prendendo la donna per mano.
"Chi sei?" chiese la donna, spaventata ma sollevata.
"Un'amica," rispose Sylvia. "Ora andiamo."
La portò fuori dalla casa, guidandola attraverso il fumo e le fiamme. Una volta fuori, la donna si accasciò sull'erba, respirando affannosamente. Elena corse verso di loro, abbracciando Sylvia.
"Sei incredibile," disse Elena, con lacrime di sollievo negli occhi.
"Grazie," rispose Sylvia, ancora scossa ma felice di aver potuto aiutare. "Dobbiamo chiamare i soccorsi."
Elena annuì e prese il telefono per chiamare i vigili del fuoco. Mentre aspettavano l'arrivo dei soccorsi, Sylvia si sedette accanto alla donna e le prese la mano.
"Sarai al sicuro ora," disse Sylvia. "Tua madre mi ha chiesto di aiutarti."
La donna guardò Sylvia con gratitudine. "Grazie... non so come hai fatto, ma grazie."
Quando i soccorsi arrivarono, Sylvia ed Elena si allontanarono, sapendo che avevano fatto tutto il possibile. Sylvia sentiva che, nonostante le sue nuove abilità, il suo cuore era rimasto lo stesso.
Le Preoccupazioni di Elena
Mentre camminavano verso il ristorantino per pranzo, Elena guardò Sylvia con un'espressione preoccupata. "Sylvia, devo parlarti di una cosa importante. Il mio congedo sta per terminare. Tra pochi giorni dovrò tornare al lavoro."
Sylvia la guardò con comprensione. "Capisco, Elena. Dev'essere difficile per te pensare di tornare alla vita di prima, dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme."
"Terrificante, direi," rispose Elena con un sorriso triste. "L'idea di tornare in ufficio, dopo tutte le esperienze che ho vissuto con te, mi sembra insopportabile. In missione è un po' meglio, ma dover sottostare agli ordini e rimanere concentrata quando tutto ciò che riesco a pensare è questo nuovo mondo... è difficile."
Sylvia annuì, riflettendo. "Posso immaginare quanto possa essere stressante. Ma non dobbiamo prendere una decisione immediatamente. Possiamo parlarne e vedere cosa sarebbe meglio per te."
Elena sospirò di sollievo. "Grazie, Sylvia. È proprio quello di cui ho bisogno, parlarne con calma. So che la mia vita è cambiata così tanto da quando ti ho conosciuta, e non riesco a immaginare di tornare a quello che era prima."
Continuarono a camminare per le strade di Edimburgo, la città che ora sembrava quasi magica per Elena. Sylvia osservava ogni cosa con i suoi nuovi sensi amplificati, notando i dettagli che un tempo le sfuggivano.
Arrivarono al ristorantino, un luogo accogliente con un'atmosfera calda e rilassata. Si sedettero a un tavolo vicino alla finestra, godendosi la vista della città. Ordinato il pranzo, la conversazione riprese.
"Sei mai stata tentata di cambiare vita?" chiese Sylvia, rompendo il silenzio.
Elena rifletté per un momento. "Sì, molte volte. Ma ora sento che è diverso. Prima, erano solo pensieri fugaci. Adesso, dopo tutto quello che ho vissuto con te, sembra una necessità. Non posso più ignorare questo mondo."
Mentre pranzavano, parlarono di vari argomenti, dalla vita quotidiana alle loro speranze per il futuro.
"Dobbiamo trovare un modo per bilanciare le tue responsabilità e il tuo desiderio di esplorare questo nuovo mondo," disse Sylvia. "Forse potresti considerare un congedo prolungato o cercare una posizione che ti permetta più flessibilità."
Elena annuì. "Potrei parlarne con i miei superiori. Non sarà facile, ma devo fare ciò che è giusto per me."
"Dobbiamo pensare anche alla tua sicurezza," aggiunse Sylvia. "Il nostro mondo può essere pericoloso, e devi essere preparata."
"Lo so," disse Elena. "E sono disposta a imparare e ad adattarmi. Ma non voglio perdere questa opportunità di vivere qualcosa di straordinario."
Dopo pranzo, decisero di fare una passeggiata per le strade affollate di Edimburgo. La città era vibrante, piena di vita e di storia, il sole illuminava i loro volti. Sylvia rifletteva sull'ultima missione di Elena, quella che l'aveva portata in coma. Lavorare come poliziotta richiedeva una dedizione totale, una concentrazione che, ormai, Elena sembrava non poter più mantenere.
"Elena, ti ricordi l'ultima missione? Quella in cui sei stata colpita dal vaso?" iniziò Sylvia, con un tono delicato.
Elena annuì, il ricordo ancora vivo nella sua mente. "Sì, non è un ricordo piacevole. Quel vaso... non me l'aspettavo proprio."
"Quello è successo perché non eri completamente concentrata. È difficile restare focalizzati quando la tua vita è cambiata così tanto, vero?" Sylvia continuò, cercando di non influenzare troppo Elena ma sperando che riflettesse su ciò che realmente desiderava.
Mentre camminavano, incontrarono Thompson e altri colleghi di Elena. Sylvia pensò fosse opportuno lasciare Elena sola con loro, in modo che potesse confrontarsi e riflettere più liberamente.
"Elena, perché non passi un po' di tempo con i tuoi colleghi? Io ti aspetto al mausoleo di George," disse Sylvia, dandole un bacio sulla guancia.
Elena annuì, guardando Sylvia allontanarsi prima di rivolgersi ai suoi colleghi con un sorriso.
"Ehi, ragazzi! Quanto tempo!" disse Elena, salutandoli.
Thompson le sorrise calorosamente. "Elena, è passato un po' di tempo. Come stai?"
"Bene, davvero bene. Molte cose sono cambiate," rispose Elena.
"Abbiamo sentito del tuo coma," disse Jenny, una delle colleghe. "Deve essere stato terribile."
"È stato difficile, sì," ammise Elena. "Ma mi ha dato tempo per riflettere su molte cose."
Thompson annuì. "Questo lavoro richiede dedizione e concentrazione. Non è facile tornare indietro dopo un'esperienza del genere."
Elena sentì una strana sensazione di distacco mentre parlava con i suoi colleghi. "È vero. E ho scoperto che la mia vita ha preso una direzione completamente diversa."
Jenny la guardò con curiosità. "Cosa intendi?"
"Ho conosciuto qualcuno, Sylvia. E insieme abbiamo vissuto esperienze incredibili che mi hanno aperto gli occhi su un mondo completamente nuovo," spiegò Elena, evitando di entrare nei dettagli.
Thompson annuì, comprendendo che c'era molto che Elena non stava dicendo. "Quindi pensi di non tornare al lavoro?"
"Non lo so ancora," rispose Elena. "Sto ancora cercando di capire cosa sia meglio per me."
Passarono il tempo a raccontarsi aneddoti del passato e a ridere dei vecchi tempi, ma ogni istante che passava, Elena sentiva sempre di più che quella non era più la sua vita. Il distacco cresceva, e i suoi pensieri continuavano a tornare a Sylvia e alle esperienze che avevano condiviso.
Più tardi, Elena si recò al mausoleo di George, dove Sylvia l'aspettava.
"Com'è andata?" chiese Sylvia, sorridendo.
Elena sospirò. "È stato bello rivederli, ma mi sono resa conto di quanto sia distante quella vita da ciò che sono adesso."
Sylvia le prese la mano, guardandola negli occhi. "Sono felice che tu abbia avuto questa opportunità per riflettere."
"Sì," rispose Elena, stringendo la mano di Sylvia. "Grazie per avermi lasciato questo spazio."
"Andiamo al ristorante," disse Sylvia con un sorriso. "Abbiamo ancora molto di cui parlare e molto da festeggiare."
Camminarono verso il ristorante di lusso, immerse nei loro pensieri. Arrivate, furono accolte dal solito gentile che le accompagnò al loro tavolo.
Le due donne si sedettero, guardandosi negli occhi. "Elena, cosa pensi di fare adesso?" chiese Sylvia, mentre sorseggiava il suo bicchiere di vino.
"Non lo so ancora, Sylvia. Ma so che non posso più tornare alla vita di prima. Dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme, tutto sembra così... insignificante," rispose Elena, giocando con la forchetta.
"Capisco," disse Sylvia, appoggiando la sua mano su quella di Elena. "Devi seguire il tuo cuore. Sai che qualunque cosa tu decida, sarò al tuo fianco."
La cena proseguì tra risate e conversazioni leggere. Dopo il pasto, decisero di fare una passeggiata notturna per le vie principali di Edimburgo.
Sylvia aveva uno sguardo pensieroso. La notte era calma, ma dentro di lei si agitava un'inquietudine.
"Sylvia, c'è qualcosa che ti preoccupa?" chiese Elena.
Sylvia sospirò, sapeva che doveva parlarne. "C'è qualcosa che devo fare, ma ho paura."
Elena la guardò preoccupata. "Di cosa si tratta?"
"Devo andare al cimitero dei Covenanters per incontrare McGregor, Miriam e Natasha. Devo ringraziarli per tutto quello che hanno fatto per noi, e McGregor ha detto che deve insegnarmi ancora qualcosa. Ma... ho paura di svenire," confessò Sylvia.
"Perché svenire? Sei la vampira più potente che conosca," rispose Elena, cercando di rassicurarla.
"È il sangue, Elena. Nei loro calici ci sarà sicuramente del sangue, e io... non riesco a sopportarne la vista. È una debolezza che non riesco a superare," spiegò Sylvia, abbassando lo sguardo.
Elena si fermò, girandosi verso Sylvia e prendendole entrambe le mani. "Sylvia, ascoltami. Devi affrontare questa paura. Devi accettare che il tuo stato si adatterà. Anche se sverrai, poi ti riprenderai e alla fine accetterai la vista del sangue. È importante che tu vada da chi ha fatto tanto per noi. Non puoi scappare da questa cosa."
Sylvia la guardò negli occhi, sentendo la determinazione e l'amore di Elena. "Ma non voglio svenire davanti a loro. Non voglio sembrare debole."
"Non sei debole. Sei forte, e affrontare questa paura lo dimostrerà ancora di più. McGregor, Miriam e Natasha ti hanno aiutata e capiranno. Ti starò vicino tutto il tempo. Affronteremo questa cosa insieme," disse Elena, stringendo le mani di Sylvia con più forza.
Sylvia si sentì rincuorata dalle parole di Elena. Sapeva che aveva ragione, ma il timore era ancora lì. "Va bene, Elena. Andiamo insieme."
Elena sorrise e le diede un bacio sulla fronte. "Andrà tutto bene."
Ritorno al Cimitero dei Covenanters
Arrivate al cimitero dei Covenanters, l'atmosfera era carica di energia. Sylvia si sentiva nervosa, ma la presenza di Elena la rassicurava. Entrarono nel mausoleo dove sapevano di trovare McGregor, Miriam e Natasha.
"Benvenute," disse McGregor con un sorriso.
Sylvia mostrò rispetto e gratitudine. "Grazie per tutto quello che avete fatto per noi. Sono qui per imparare e ringraziarvi."
McGregor annuì, con un'espressione di approvazione. "È un piacere avervi aiutato, Sylvia. Ma c'è ancora molto che devi imparare. Ora, siediti e rilassati."
Mentre McGregor parlava, Miriam portò dei calici e li riempì con un liquido rosso scuro. Sylvia sentì il cuore battere più forte e la testa girare.
Cercò di mantenere la calma, ma non appena vide i calici pieni di sangue, tutto diventò nero. Svenne, scivolando lentamente dalla sedia.
Miriam ed Elena la presero subito, adagiandola su una sedia con delicatezza. Miriam guardò Elena con comprensione. "Non preoccuparti, si riprenderà. È normale per chi è ancora in transizione."
Elena annuì, accarezzando i capelli di Sylvia. "Lo so. Sapevamo che sarebbe successo. Ma è importante che affronti questa paura."
McGregor si avvicinò, guardando Sylvia con rispetto. "Sì, lo è. E con il tuo sostegno, Elena, sono sicuro che ce la farà."
Quando Sylvia si riprese, si trovò circondata dai volti familiari di McGregor, Miriam, Natasha e, naturalmente, Elena. La vista di Elena, preoccupata ma sorridente, la rassicurò. Si sedette e prese un respiro profondo, cercando di assimilare tutto quello che era successo.
"Benvenuta di nuovo tra noi," disse McGregor con un sorriso gentile.
Sylvia annuì, ancora un po' stordita. "Grazie. Scusate per... beh, per il mio svenimento."
McGregor fece un gesto con la mano, come per dire che non era un problema. "Non preoccuparti, Sylvia. È una parte naturale del tuo essere. Devi ricordare che questa tua nuova natura, creata dalla fusione della tua parte umana con quella vampirica, mantiene molte caratteristiche umane."
Miriam aggiunse, "E questo include le tue reazioni emotive. È normale che tu svieni perché hai una soglia emozionale molto bassa, e la vista del sangue è uno dei tuoi trigger principali."
Sylvia sospirò, un po' imbarazzata. "È solo che... mi sento così debole quando succede."
"Ma non sei debole," intervenne Natasha. "Devi accettare questa parte di te. È una peculiarità che ti rende unica. E dopo lo svenimento, la tua parte vampirica entra in gioco e ti rende più forte."
McGregor annuì. "Esatto. E guarda, ora sei qui, cosciente e presente. La tua forza è evidente."
Sylvia guardò Elena, cercando conferma. Elena le sorrise e strinse la sua mano. "McGregor ha ragione. Sei qui e sei forte."
Sylvia sorrise debolmente. "Sì, ma sapere che sverrò ogni volta... è difficile da accettare."
McGregor si avvicinò, mettendo una mano sulla spalla di Sylvia. "È parte del tuo cammino, Sylvia. Imparare a gestire queste reazioni e usare i tuoi nuovi poteri con attenzione. E ricorda, Elena è una parte fondamentale della tua vita. La sua presenza ti aiuta a bilanciare entrambe le tue nature."
Elena annuì. "Ti aiuterò sempre, in qualsiasi cosa."
Sylvia si sentì rincuorata dalle parole dei suoi amici. Passarono il resto del tempo insieme, discutendo delle nuove capacità di Sylvia e di come gestirle. McGregor le spiegò l'importanza di non esagerare e di mantenere sempre un equilibrio tra le sue nature.
"Devi gestire con molta attenzione i tuoi nuovi poteri," disse McGregor. "L'eccesso di potere può essere pericoloso, non solo per te ma anche per chi ti sta vicino. Usa i tuoi poteri quando è necessario e impara a controllarli."
Infine, dopo aver ringraziato ancora McGregor, Miriam e Natasha per tutto il loro aiuto, Sylvia ed Elena si prepararono a lasciare il cimitero.
Arrivarono a casa dopo una lunga giornata, si versarono un bicchiere di torbato e si sedettero sul divano, rilassate ma con una certa elettricità nell'aria. Sylvia continuava a parlare, cercando di mettere ordine nei pensieri e nelle emozioni che le avevano invaso la mente.
"Sai, Elena," iniziò Sylvia, sorseggiando il whisky. "Accettare questa mia peculiarità, questa debolezza... beh, lo faccio soprattutto perché so che tu sei con me. La tua presenza mi dà la forza di affrontare tutto."
Elena le sorrise, uno sguardo affettuoso negli occhi. "Oh, Sylvia, lo sai quanto adoro quando svieni. Mi fai impazzire. È una cosa strana, ma non solo ho imparato ad accettarla, visto che so che è parte della tua natura e non ti fa soffrire, me la godo tutta," disse ridendo.
Pranzo sul Lago, la Decisione di Elena
Il Giorno dopo decisero per una gita al lago e pranzo al ristorante con vista. Il ristorante aveva una vista mozzafiato sul lago. Si sedettero a un tavolo vicino alla finestra e ordinarono il pranzo.
"Questo ristorante è perfetto," disse Elena, sorridendo. "Un po' lontano da casa e con una buona atmosfera."
Il pranzo continuò tra risate e discussioni, la complicità tra di loro era evidente, un legame che si rafforzava sempre di più con ogni esperienza condivisa. Finito il caffè decisero di camminare un po’ per il lago.
Mentre passeggiavano lungo la riva, Sylvia decise di affrontare il secondo problema che sapeva stava tormentando Elena. Si fermò, guardando il lago scintillante sotto il sole del pomeriggio, e iniziò a parlare con una calma pragmatica che non era tipica di lei.
"Elena, dobbiamo parlare seriamente del tuo lavoro," iniziò Sylvia, voltandosi verso di lei. "So che hai questo pensiero che ti pesa e non ti permette di essere mentalmente libera, nemmeno nel nostro rapporto."
Elena annuì, consapevole che questo momento sarebbe arrivato.
"Ci sono tre possibilità," continuò Sylvia, mantenendo il tono pratico. "Primo, puoi andare dal dottore e farti dare altri tre mesi di congedo. So che te li darebbe. Ma mi hai detto che ti senti come se stessi rubando lo stipendio con questa scelta."
"Sì," confermò Elena. "Sarebbe come prendere in giro il sistema. E anche se così facendo manterrei la proposta per il SIS, non so se riuscirei a vivere con me stessa."
Sylvia fece una pausa, lasciando che le parole sedimentassero. "Seconda possibilità," riprese, "puoi prenderti un periodo più o meno lungo, diciamo tre mesi o anche un anno, di permesso senza stipendio. Non perderesti il posto, ma sarebbe difficile che il tuo ingresso al SIS venisse accettato dopo una lunga assenza."
Elena sospirò, riflettendo. "È una scelta che mi permetterebbe di avere del tempo per capire cosa voglio davvero," ammise, "ma potrebbe mettere a rischio la mia carriera."
"Terza possibilità," continuò Sylvia, "la soluzione più drastica. Licenziarti. Mantenere il tuo status di agente, ma come agente speciale investigativo e privato. Potremmo mettere su un'agenzia insieme."
Elena guardò Sylvia negli occhi, sentendo il peso della decisione che doveva prendere. "E questa è la scelta che preferiresti?" chiese, cercando di capire cosa Sylvia volesse davvero.
Sylvia scosse la testa. "Non voglio influenzarti. Voglio solo che tu faccia una scelta che ti renda felice e libera. Ma sì, l'idea di lavorare insieme a te mi piacerebbe molto. Tuttavia, devi prendere una decisione entro breve tempo. Non puoi continuare a rimandare."
Passeggiarono lungo il sentiero, discutendo i pro e i contro di ogni opzione.
"Se prendo altri tre mesi di congedo," disse Elena, "mi sentirei inutile. Non sto davvero facendo nulla di produttivo, e come hai detto, mi sembra di rubare lo stipendio."
Sylvia annuì. "Capisco, ma potrebbe darti tempo per pensare senza la pressione di prendere una decisione immediata."
"Se mi prendo un permesso senza stipendio," continuò Elena, "rischio di compromettere la mia carriera. E se poi volessi tornare, potrei non essere accettata al SIS."
"È un rischio," concordò Sylvia, "ma potrebbe valere la pena se hai bisogno di tempo per capire cosa vuoi davvero."
"E se mi licenzio," disse Elena, la voce tremante, "perdo la sicurezza del lavoro. Ma potrei avere una vita più libera, lavorando con te."
Sylvia sorrise. "Esatto. È una scelta coraggiosa, ma potrebbe essere quella giusta per te."
Elena rimase in silenzio per un lungo momento, guardando il lago. Poi si voltò verso Sylvia, prendendole la mano. "Ho preso una decisione."
Sylvia la guardò, aspettando.
"Mi licenzio," disse Elena, con determinazione. "Non posso continuare a vivere una vita che non mi appartiene più. Voglio essere libera e voglio lavorare con te."
Sylvia sorrise, sollevata e felice. "Sei sicura?"
"Sì," rispose Elena, con un sorriso. "Sarà difficile, ma so che è la cosa giusta da fare."
Si abbracciarono, sentendo il peso della decisione scivolare via, sostituito da una nuova eccitazione per il futuro. Sylvia baciò Elena dolcemente sulla fronte.
"Andiamo a casa," disse Sylvia, "e iniziamo a pianificare la nostra nuova vita insieme."
Sylvia era felicissima della decisione di Elena. Era quello che voleva e quello che realmente desideravano entrambe. Certo, avrebbero dovuto discutere dei dettagli, ma per ora stava per nascere la più strampalata ed efficiente agenzia investigativa del mondo. Una vampira speciale, indistruttibile da chiunque, ma con un tallone d'Achille che conosceva solo la sua amata, socia, amica, compagna, metà...
Si abbracciarono forte, si baciarono, finalmente felici. Un grosso peso era stato tolto dalle loro spalle.