
Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue
Cap. 18: Quadrante 4: Illusione
Nel frattempo, in un'altra dimensione del metaverso, nel Quadrante 4 - Variante Illusione, gli eventi si muovevano verso un destino già scritto. Due giorni prima…
Le Dune dell’Oblio
Su una spiaggia sabbiosa, un cerchio di luce apparve all'improvviso e ne uscì una ragazza bellissima, praticamente nuda, indossava solo un perizoma nero. Era priva di sensi. Il portale scomparve lasciando Sylvia distesa sulla sabbia, incosciente.
Dopo circa mezz'ora, Sylvia iniziò a riprendersi, confusa e disorientata. Si guardò intorno, riconobbe il posto ma, questa volta, non c'era nessun uomo nero e nemmeno Aurelian. Si alzò lentamente, cercando di rimettere insieme i pensieri e, con il cuore pieno di angoscia, iniziò a cercare Amara. Ma come poteva trovarsi lì? Cosa era successo? Non sapeva né cosa fare né dove andare, così si sedette nuovamente sulla spiaggia per cercare di capire la situazione.
Mondo Cardine
Nel Mondo Cardine, Amara non si arrese. Era ormai sera, ma si fermò al lago. Aveva una tenda nella moto e decise di montarla e passare lì la notte. La sua determinazione non conosceva limiti, e anche se il freddo e l'oscurità della notte erano opprimenti, il pensiero di Sylvia le dava la forza di andare avanti.
La notte scorreva lentamente, mentre Amara rimaneva vigile, i sensi acuiti come vampira, in allerta per ogni segnale. Il rumore delle onde del lago sembrava sussurrare il nome di Sylvia, mentre le stelle sopra di lei brillavano come milioni di occhi curiosi che osservavano la sua solitudine. Ogni tanto, una lacrima silenziosa scivolava giù per il suo viso pallido, ma Amara si riprendeva rapidamente. Non poteva permettersi di crollare.
Dune dell’Oblio
Sulla spiaggia sabbiosa del Quadrante 4, nota come le Dune dell'Oblio, Sylvia cominciava a sentire il freddo. La sabbia sotto di lei era umida e la notte si faceva strada. Non sapeva dove andare, ma sentiva una strana attrazione verso l'interno di quello che a lei sembrava un’'isola. Forse, pensava, c'era qualcuno o qualcosa che poteva darle delle risposte. Con passi incerti ma determinati, iniziò a camminare, cercando di orientarsi in quell'illusione che sembrava tanto reale quanto il mondo che conosceva.
In entrambi i mondi, due anime legate da un filo invisibile continuavano la loro lotta. Una cercava disperatamente di trovare l'altra, mentre l'altra cercava di capire il significato di ciò che le stava accadendo. La notte avanzava, ma la speranza non svaniva. Amara e Sylvia, separate da mondi diversi, erano unite dalla loro determinazione e dall'amore che le legava indissolubilmente.
Quadrante 4 - Illusione
Sylvia avanzava con passi lenti e incerti, sentendosi sempre più debole. La notte era trascorsa senza riposo né cibo, e la stanchezza cominciava a pesare. La spiaggia ormai era lontana, e si trovava ora in una zona di campagna. Il paesaggio nel Quadrante Illusione era mutato: nessuna casa, nessun essere umano, neanche un animale. Solo una distesa desolata e silenziosa che sembrava non avere fine.
Non sapeva cosa le dava la forza di andare avanti. Forse era la speranza, forse l'istinto di sopravvivenza, o forse solo il pensiero di Amara. Continuava a camminare, ignara del fatto che, 200 metri dietro di lei, un uomo alto oltre i due metri la osservava attentamente, seguendola con passo silenzioso e sguardo vigile. L'uomo sembrava apparire e scomparire tra le ombre, sempre fuori dalla vista di Sylvia, ma mai troppo lontano.
Mondo Cardine
Amara non si muoveva dal Loch Ness. Il tempo passava lentamente, ogni minuto sembrava un'eternità. Spesso si tuffava nel punto dove aveva perso Sylvia, sperando che qualcosa apparisse, un indizio, un segno, qualsiasi cosa che potesse darle una speranza. Ma ogni volta, emergeva dall'acqua senza nulla, solo con una crescente sensazione di disperazione.
Rimase accanto al lago anche quando calò di nuovo la notte, con una determinazione incrollabile. La tenda era ancora montata, ma Amara non riusciva a dormire. Si aggirava nervosamente, con lo sguardo fisso sulle acque scure del lago, sperando di vedere un riflesso, un movimento, qualcosa che le dicesse che Sylvia era ancora viva.
Quadrante 4 - Illusione
Sylvia continuava a camminare, il paesaggio intorno a lei sembrava sempre uguale, come se fosse intrappolata in un labirinto senza fine. Ogni tanto si fermava, cercando di orientarsi, ma non c'era nulla che potesse aiutarla. Si sentiva sempre più debole, ma non voleva arrendersi. Doveva trovare un modo per tornare da Amara.
L'uomo che la seguiva continuava a osservarla, come un'ombra silenziosa, sempre presente ma mai del tutto visibile. I suoi occhi penetranti sembravano vedere oltre l’apparenza, cogliendo ogni sfumatura della realtà illusoria in cui si trovavano.
Mondo Cardine
Amara, stremata ma determinata, si sedette sulla riva del lago, abbracciando le ginocchia. Guardava l'acqua con occhi velati dalla stanchezza, mentre la mente correva a mille pensieri. 'Dove sei, Sylvia?' sussurrò disperatamente, sperando che il vento potesse portare il suo messaggio attraverso le dimensioni.
Il lago rimase silenzioso, ma Amara non poteva arrendersi. Si alzò di nuovo, pronta a immergersi ancora una volta, a cercare ancora. Non importava quanto tempo sarebbe passato, non importava quanto sarebbe stato difficile. Amara avrebbe continuato a cercare Sylvia finché ci fosse stato anche solo un briciolo di speranza.
Quadrante 4 - Illusione
Sylvia finalmente si fermò, troppo esausta per continuare. Si lasciò cadere sull'erba, respirando a fatica. Sentiva il cuore battere forte nel petto, ma non poteva arrendersi. Chiuse gli occhi per un momento, cercando di recuperare le forze.
L'uomo che la seguiva si avvicinò ancora, emergendo finalmente dalle ombre. Si fermò a pochi metri da lei, osservandola attentamente. Non era ancora il momento di rivelarsi, ma sapeva che presto sarebbe dovuto intervenire. Sylvia era speciale, e il suo ruolo in quella dimensione era fondamentale.
Aurelian fece un movimento con la mano, e tre figure di bambini apparvero intorno, ombre vaghe che si muovevano rapide, quasi come spettri. Il loro lamento risuonava nell’aria: "Mamma… papà… dove siete?" Sylvia, troppo distante per accorgersene, continuò ad avanzare finché non si imbatté in un cestino da picnic lasciato a terra. Curiosa e affamata, lo aprì: dentro c’erano tre panini, bottigliette d’acqua e un vestitino leggero che avrebbe coperto quel tanto che bastava. Si sentì immediatamente sollevata, e dopo essersi infilata il vestito, si sedette per mangiare, cercando un angolo all’ombra dove riposarsi un po’.
Fu allora che i tre bambini le si avvicinarono, i visi pallidi e segnati da una paura innaturale. "Abbiamo fame… è un giorno che non mangiamo," sussurrarono. Sylvia, anche se affamata da giorni, li guardò con tenerezza, e senza pensarci due volte, passò loro il cestino. I bambini la ringraziarono con occhi lucidi, stringendo il cibo come fosse un dono prezioso.
Aurelian osservava la scena da lontano. Con un gesto della mano, fece scomparire l'illusione, lasciando Sylvia di nuovo sola. Aveva voluto testare il suo cuore, e Sylvia aveva superato la prova con un atto di generosità e altruismo.
Mondo Cardine
Quella notte, Amara ricevette la visita di Natasha, Miriam e McGregor. La trovarono accanto al lago, il volto segnato dalla preoccupazione e dalla stanchezza. Si sedettero intorno a lei, cercando di confortarla e darle speranza.
"Amara," iniziò Natasha, "sappiamo quanto Sylvia sia importante per te. Non possiamo immaginare cosa stai passando, ma vogliamo aiutarti."
McGregor aggiunse, "Non dobbiamo perdere la speranza. Sylvia è forte, e se c'è una possibilità di ritrovarla, la troveremo."
Miriam prese la mano di Amara, stringendola con affetto. "Hai fatto tutto il possibile, e so che continuerai a farlo, ce la farai, noi siamo con te."
Amara sentiva il calore e la forza degli amici intorno a lei. Le loro parole erano un balsamo per la sua anima ferita. Anche se il dolore era forte, sapeva di avere qualcuno su cui contare.
Quadrante 4 - Illusione
Sylvia, ora senza il cibo, continuò a camminare. La sua determinazione non era diminuita, nonostante la fatica. Sentiva che doveva continuare, che doveva trovare un modo per tornare da Amara. Non sapeva che Aurelian la osservava. Aurelian la osservava adesso con un misto di interesse e rispetto.
L'illusione dei bambini era solo un test, e Sylvia l'aveva superato con onore. Ma le sfide non erano finite. Aurelian aveva in mente altre prove, altre illusioni, per vedere fino a che punto Sylvia fosse disposta a spingersi per amore e speranza. Per misurare la sua Empatia.
Mondo Cardine
Nel frattempo, nel Mondo Cardine, Amara continuava a cercare, supportata dagli amici. La connessione tra lei e Sylvia era potente; pur senza poter comunicare direttamente, entrambe sapevano che l’altra non aveva rinunciato. Ed era proprio questa speranza, questa connessione, la loro forza più grande.
Quadrante 4 - Illusione
Sylvia era allo stremo delle forze, con passi incerti e il respiro affannoso. In lontananza notò un uomo a terra, pallido, immerso in una pozza di sangue.
Si avvicinò, il cuore martellante, la sete di sangue pulsante nelle vene. L'uomo stava per morire dissanguato. Il sangue umano l'avrebbe rifocillata per una settimana intera, ma c'era un prezzo da pagare: rinunciare alla sua umanità per soddisfare la sua sete.
Sylvia sapeva che avrebbe potuto prendere quel sangue senza rimorsi, dato che l’uomo era comunque destinato a morire. Ma qualcosa, dentro di lei, la spinse a fare diversamente. Con le mani tremanti, strappò a brandelli il leggero vestito che indossava, l’unico indumento che la copriva, e bendò le ferite dell’uomo. Poi, con fatica, lo trascinò all’ombra, lontano dal sole cocente.
Aurelian osservava da lontano, il volto impassibile ma gli occhi colmi di un'emozione nuova. Sylvia, con la sua generosità e il suo altruismo, stava risvegliando in lui una speranza che credeva perduta. Con un gesto della mano, cancellò l'illusione dell'uomo morente, lasciando Sylvia sola ancora una volta.
La notte si avvicinava, e Sylvia, ormai priva di forze, trovò delle pelli abbandonate. Non si chiese da dove provenissero; l'importante era che fossero lì per lei. Le temperature calarono improvvisamente, e Sylvia si avvolse nelle pelli, trovando un po' di conforto. Ma il suo riposo fu interrotto dall'arrivo di una donna anziana, avvolta solo in una maglietta sottile e una gonna logora, piena di buchi.
La donna tremava per il freddo, e Sylvia, nonostante il suo bisogno, le regalò le pelli. La donna le sorrise, grata, e le porse un piccolo sacchetto. "Non aprirlo ora," disse, "quando sarà il momento, lo capirai." Poi, come un'ombra, si dissolse davanti agli occhi di Sylvia.
Aurelian, nascosto nelle ombre, cancellò anche questa illusione. Sylvia vide per un attimo la figura imponente di Aurelian prima di crollare a terra, priva di sensi.
Mondo Cardine
Amara non si arrendeva. Ogni giorno, ogni notte, continuava a cercare Sylvia, rifiutandosi di accettare la sua scomparsa. Quella sera, Laura, Elena, Adrian e Gabriel si unirono a Natasha, Miriam e McGregor nel tentativo di convincerla a tornare indietro.
"Amara," disse Laura con voce dolce ma ferma, "devi prenderti cura di te stessa. Sylvia non vorrebbe vederti così."
Elena aggiunse, "Sappiamo quanto sia difficile, ma non puoi fare tutto da sola. Dobbiamo lavorare insieme per trovare una soluzione."
Amara guardò i suoi amici, il volto segnato dalla stanchezza e dal dolore. "Non posso abbandonare Sylvia," disse, la voce rotta dall'emozione. "È tutto ciò che ho."
"Non la stai abbandonando," disse McGregor. "Io sono certo che c’è una spiegazione, non te lo dico per confortarti, ma so chi è Aurelian e se ha fatto una cosa simile è perché ha un progetto in mente e vuole che ne facciate parte entrambe. Abbi pazienza Amara, pazienza e forza, io credo che ne sarai ripagata."
Le parole di McGregor si insinuarono lentamente nella mente di Amara. Forse aveva ragione. Forse doveva solo aspettare e tutto avrebbe trovato il proprio corso. "Grazie, amici," disse con sincerità, cercando di trovare forza nelle sue parole. Quando il gruppo cominciò a prepararsi per tornare a Edimburgo, McGregor si avvicinò nuovamente. "Ne sono certo, Amara," le sussurrò con un tono rassicurante. "So cose che voi non potete ancora immaginare, ma presto tutto sarà chiaro. Ritroverai Sylvia, te lo prometto."
Quelle parole, pronunciate da Alistair McGregor, portavano un peso speciale. Amara le accolse come un'ancora di speranza. "Grazie, Alistair," rispose, con un sorriso tremante e gli occhi ancora lucidi di lacrime. Guardò i suoi amici allontanarsi, con la sensazione che non li avrebbe rivisti per un po’. Scacciò quel pensiero e si sedette di nuovo sulla riva del Loch Ness, lasciando che la brezza leggera le accarezzasse il viso.
Quadrante 4 - Illusione
Sylvia, priva di sensi, giaceva sulla terra fredda. Aurelian si avvicinò, osservandola con una nuova ammirazione. Questa donna, con la sua forza e la sua compassione, aveva riacceso una scintilla in lui. Forse, dopotutto, esisteva ancora qualcosa nell’umanità che meritava di essere salvato. Con delicatezza, Aurelian sollevò Sylvia tra le braccia e la portò via, deciso a concedersi una nuova possibilità.
Il Giardino del Risveglio
Aurelian portò Sylvia in una radura incantevole, piena di fiori vivaci e alberi rigogliosi, nota nel Quadrante 4 come il 'Giardino del Risveglio'. Qui sorgeva una splendida casa circondata da un vasto giardino, con una piscina scintillante, uno scivolo sinuoso, un’altalena che dondolava dolcemente nella brezza e un grande trampolino. Tra gli alberi, si intravedeva una casa sull'albero con una piccola terrazza. In un angolo, un piccolo labirinto di siepi conduceva a una fontana zampillante, incorniciata da un’aiuola di rose profumate.
Aurelian adagiò Sylvia, ancora priva di sensi, su una giostra colorata che girava lentamente. Accanto a lei, posò il sacchettino che la vecchia le aveva dato, poi si allontanò silenziosamente, pronto a svolgere un'altra missione.
Mondo Cardine
Amara era sola sulla riva del fiume, immersa nella notte. Il suono dell'acqua che scorreva era l'unica compagnia che aveva. Le parole dei suoi amici riecheggiavano ancora nella sua mente, ma lei sapeva che doveva restare lì. Non sapeva perché, ma sentiva che quel luogo era importante.
Improvvisamente, una voce maschile e profonda risuonò nell'aria: "Amara."
Si girò e finalmente lo vide. Vide Aurelian, vide il suo volto. Era bellezza pura, era meraviglioso. Irradiava un amore e una compassione mai visti. Le tese le mani e disse: "Vieni."
Amara, il vampiro più potente del mondo, sentì una forza irresistibile che la chiamava. Consapevole e cosciente, non poté fare altro che obbedire. Si avvicinò a Aurelian, che con un gesto delicato la addormentò tra le sue braccia. Entrarono insieme in un portale e riemersero nel Giardino del Risveglio, dove Sylvia era ancora sulla giostra.
Aurelian portò Amara dentro la casa, la adagiò su un letto comodo e poi scomparve. Il dove e il quando erano stati decisi come previsto da Aurelian; ora, restava da capire solo il "perché".
Dove le Strade si Ricongiungono
Amara e Sylvia giacevano entrambe nel Giardino del Risveglio, a pochi metri l’una dall’altra e a pochi istanti dal risvegliarsi. A pochi istanti dal ritrovarsi. Il destino aveva tessuto i fili che le avrebbero riunite.
Sylvia riaprì gli occhi, trovandosi in un luogo che sembrava un paradiso. Era seduta su una giostra e, per un attimo, si sentì come una bambina. Cercava di capire cosa fosse successo: la donna anziana era scomparsa, e poi… Aurelian, apparso dietro di lei. Sì, doveva essere lui. Guardò il sacchettino che la signora le aveva dato, ricordando le sue parole: avrebbe saputo quando aprirlo.
Sylvia si alzò dall'altalena, ma la testa le girava ancora, segno che non aveva ancora mangiato. Poco distante notò una piccola casa e sperò di trovare qualcuno all'interno che potesse offrirle qualcosa da mangiare. Ma dov'era Amara? Perché non la stava cercando?
Dentro la Casa del Giardino del Risveglio
Amara si svegliò in un letto comodo, all'interno di una piccola casa accogliente, quasi pensata per due persone. Si guardò intorno, cercando di capire dove si trovasse. Il Loch Ness e Aurelian sembravano ormai lontani. La casa era su due piani, e il letto matrimoniale su cui era distesa le dava una sensazione di sicurezza, ma Sylvia… dov’era? Amara si alzò e provò a uscire, ma non trovava la maniglia della porta. Anche le finestre ne erano prive, come se tutto fosse progettato per trattenerla all'interno. All'improvviso sentì bussare alla porta. Chiese chi fosse, ma non ricevette risposta; chiunque fosse dall’altra parte, sembrava non sentirla. Si guardò intorno, incerta su come poter aprire quella porta così insolita e misteriosa.
Fuori dalla Casa del Giardino del Risveglio
Sylvia stava per allontanarsi quando il sacchetto che teneva in mano si mosse da solo. Forse era davvero arrivato il momento di aprirlo. Con cautela, sciolse il nodo e trovò due chiavi all'interno, ognuna con una lettera incisa: una chiave aveva la lettera 'A' e l'altra la lettera 'S'. Sylvia accennò un sorriso: ‘A’ per Amara e ‘S’ per Sylvia.
Prese la chiave con la lettera 'S' e subito notò una serratura che era apparsa sulla porta di fronte a lei. Inserì la chiave e la girò, aprendo lentamente la porta. Entrando, i suoi occhi incontrarono quelli di Amara, che la fissava incredula. Ma in quel momento, non importava più dove si trovassero: Amara e Sylvia erano di nuovo insieme.
Amara corse verso Sylvia e la abbracciò, le lacrime scendevano dal suo viso. Non poteva credere che Sylvia fosse lì, davanti a lei. Le emozioni di quei giorni di disperazione e angoscia si sciolsero in quel momento.
"Sei qui... sei davvero qui," sussurrò Amara, stringendo Sylvia ancora più forte. Sylvia, ancora stordita, si aggrappò ad Amara con tutta la sua forza. "Non so come sono arrivata qui, ma sono qui. E tu sei qui con me. Questo è tutto ciò che importa."
Un Nuovo Inizio Oltre la Soglia della Realtà Percepita
Le due donne si sedettero insieme sul letto, tenendosi per mano, cercando di trovare un senso a tutto quello che era successo. La casa sembrava sicura e accogliente, un rifugio perfetto dopo tutte le loro avventure.
"E adesso?" chiese Sylvia, guardando Amara con occhi speranzosi.
"Adesso, ci riposiamo," rispose Amara, accarezzando dolcemente il viso di Sylvia. "Poi cercheremo di capire dove siamo e come tornare. Ma per ora, siamo insieme, e questo è tutto ciò che conta."
Aurelian osservava da lontano, soddisfatto del ricongiungimento delle due. Aveva messo alla prova Sylvia e aveva visto la sua capacità di sacrificio e compassione. Forse, dopotutto, c'era ancora speranza per l'umanità. Con un sorriso, si allontanò, lasciando Amara e Sylvia al loro nuovo inizio insieme.
E adesso Amara poteva fare quello che voleva, ma Sylvia era diretta in cucina. Un grido di giubilo riempì la casa quando aprì il frigo e trovò cibo a volontà. Amara, seppur non messa male come Sylvia, aveva saltato qualche pasto e si unì a lei.
La cucina era ben fornita, con una varietà di cibi che faceva venire l'acquolina in bocca a entrambe. Sylvia afferrò un panino e lo mangiò avidamente, mentre Amara si preparava un piatto di frutta fresca e formaggi. Mangiarono con gusto, ridendo e scherzando, godendosi quel momento dopo tanta incertezza.
Non bastava ancora. Amara notò due contenitori di bottiglie in un angolo della cucina. Uno conteneva una ventina di bottiglie di sangue, l'altro una ventina di bottiglie di vino. Le due amiche si scambiarono uno sguardo di complicità e decisero di approfittare delle scorte.
Non si chiesero come mai Aurelian, con tutto quel sangue a disposizione, venisse nel loro mondo per prelevare sangue da loro. Non era il momento per porsi domande; ora era il momento di cibarsi e recuperare le forze.
E così fecero. Esagerarono un po', godendosi il cibo e il vino come non facevano da tempo. Sylvia bevve avidamente una bottiglia di sangue, sentendo finalmente la sete placarsi, mentre Amara sorseggiava il vino, sentendo il calore del liquido scaldarle l'animo.
Dopo aver mangiato e bevuto a sazietà, si sedettero sul divano, rilassate e soddisfatte. Amara guardò Sylvia con affetto, grata di averla ritrovata.
La Casa del Giardino del Risveglio
Percepivano che quella casa aveva qualcosa di speciale, forse un dono di Aurelian o un rifugio creato apposta per loro. Ma, prima di ogni altra cosa, avrebbero dovuto capire come tornare nel loro mondo… o almeno come comunicare con chi avevano lasciato alle spalle. O forse, dovevano chiedersi se davvero desiderassero tornare. O, ancora più importante, se tutto questo dipendesse davvero da loro.
Amara si alzò e cominciò a esplorare la casa con maggiore attenzione. Scoprì una stanza che sembrava essere uno studio, con una scrivania, un computer e molti libri. Forse avrebbero trovato lì qualche indizio.
Sylvia, nel frattempo, si sdraiò sul divano, godendosi quel raro momento di tranquillità e riflettendo su tutto ciò che era accaduto.
C'erano ancora molte domande senza risposta. Sapevano ormai con certezza che Aurelian le aveva portate lì intenzionalmente e che quella casa era stata preparata appositamente per loro. Sylvia passò la chiave con la lettera 'A' ad Amara, e scoprirono presto che quelle chiavi aprivano tutte le porte e le finestre della casa. Si resero conto che la maggior parte delle loro supposizioni era errata. Il motivo per cui Aurelian le aveva condotte lì, e dove lui stesso si trovasse adesso, restava un mistero.
Non tentarono subito di tornare al Mondo Cardine, anche perché non avevano idea di dove si trovassero. Sylvia si era risvegliata su una spiaggia familiare, il che suggeriva che potessero essere in un mondo parallelo… ma era solo un'ipotesi. In cuor loro, sapevano che non era il momento di agire: qualunque fosse il loro ruolo lì, avrebbero dovuto attendere e osservare.
Decisero di esplorare meglio la casa per vedere se potevano trovare qualche indizio su cosa stesse succedendo e su come procedere.
Amara usò la chiave per aprire tutte le porte e finestre. In una delle stanze trovarono un armadio pieno di vestiti. Sylvia finalmente poté cambiarsi e vestirsi comodamente. La casa sembrava avere tutto il necessario per vivere comodamente: cibo, vestiti, e persino libri e strumenti per passare il tempo.
Amara entrò nello studio e trovò una scrivania con un computer acceso. Sullo schermo c'era un messaggio:
"Benvenute. Questo luogo è sicuro. Qui potrete iniziare a trovare qualche risposta, ma soprattutto a farvi le domande giuste. Per ora, rilassatevi e riposatevi. Ogni cosa arriverà quando sarà il momento giusto. - A."
Sylvia, che stava leggendo sopra la spalla di Amara, sospirò. "Tipico di Aurelian… lascia più misteri che risposte."
Continuarono a esplorare e trovarono una biblioteca piena di libri su vari argomenti: storia, filosofia, scienze occulte e persino narrativa. Alcuni libri sembravano antichi, con copertine in pelle e pagine ingiallite, mentre altri erano moderni. C'era anche una sezione dedicata a manoscritti e documenti scritti a mano, alcuni dei quali portavano il nome di Aurelian.
In fondo al corridoio, trovarono una porta che sembrava diversa dalle altre. Quando la aprirono, scoprirono una stanza con pareti coperte di specchi. Al centro della stanza c'era un grande tavolo di legno con un libro aperto sopra. Sylvia si avvicinò e vide che il libro era vuoto, ma quando Amara si avvicinò, delle parole cominciarono ad apparire sulla pagina:
"Le risposte che cercate non sono facili da trovare. Ogni scelta che fate vi avvicina al vostro destino. Ma non tutte le risposte sono qui. Alcune dovranno essere cercate altrove, e altre verranno rivelate nel tempo."
Le due amiche si guardarono. Sapevano che la loro avventura era tutt'altro che finita e che il loro legame sarebbe stato messo alla prova più volte. Ma ora, in quel momento di tregua, decisero di fare tesoro delle risorse a loro disposizione.
Amara sorrise a Sylvia. "Sembra che abbiamo molto da imparare qui."
Le due amiche si sedettero in cucina, una di fronte all'altra. Avevano bisogno di chiarire cosa fosse successo nei giorni precedenti, di condividere le loro esperienze e di trovare un senso a tutto ciò.
Il Racconto di Sylvia
Sylvia iniziò il suo racconto. "Ero così felice di essere nel lago, volevo solo divertirmi un po' e rilassarmi. Quando sono andata sott'acqua, mi sono sentita improvvisamente tirare verso il basso. Non ho avuto il tempo di capire cosa stesse succedendo, ho solo sentito una forza irresistibile che mi trascinava." Amara ascoltava attentamente, interrompendola solo per fare qualche domanda di chiarimento. "Eri cosciente quando ti tirava giù? Hai visto qualcosa?" Sylvia scosse la testa. "No, ho perso i sensi quasi subito. Quando mi sono svegliata, mi sono ritrovata sulla stessa spiaggia che visitavamo ogni volta che Aurelian ci faceva attraversare il portale. Intorno a me non c'era nessuno, e mi sentivo debole."
Sylvia continuò a raccontare come avesse cercato di orientarsi, camminando senza meta. "Dopo la spiaggia sono finita in una campagna desolata. Non c'erano case, persone o animali. A un certo punto, ho trovato un cestino con tre panini, tre bottigliette d'acqua e un vestitino. Ero così affamata, ma poi ho visto tre bambini che sembravano in difficoltà. Non potevo fare a meno di dar loro il cibo."
Amara si sporse in avanti, incuriosita. "E i bambini? Che cosa è successo a loro?"
"Sono spariti subito dopo che ho dato loro il cibo. Era come se fossero un'illusione. Poi, più avanti, ho trovato un uomo ferito e sanguinante. Avrei potuto bere il suo sangue per sopravvivere, ma ho deciso di aiutarlo invece. Ho usato i miei vestiti per bendare le sue ferite e l’ho spostato all'ombra."
Amara annuì, pensierosa. "Aurelian ti stava mettendo alla prova, voleva vedere se avresti ceduto ai tuoi istinti di vampira."
Sylvia sospirò. "Penso di sì. Dopo l'uomo ferito, ho incontrato una donna anziana che sembrava avere freddo. Le ho dato delle pelli che avevo trovato, e lei mi ha dato questo sacchettino. Mi ha detto di aprirlo solo quando sarebbe stato il momento giusto."
Amara si chiese ad alta voce. "E Aurelian? L'hai visto di nuovo?"
"Sì, dopo che ho aiutato la donna, ho visto Aurelian per un attimo prima di svenire. Quando mi sono svegliata, ero in questa giostra, e c'era il sacchettino accanto a me. Poi ti ho trovata qui."
Il Racconto di Amara
Ora toccava ad Amara raccontare la sua esperienza. "Dopo che sei sparita nel lago, ero terrorizzata. Ho chiamato il tuo nome, mi sono tuffata, ho cercato ovunque. Ho fatto intervenire i sommozzatori, ma non c'era traccia di te. Quando hanno detto che probabilmente eri stata risucchiata da un vortice, ho perso ogni speranza e sono svenuta."
Sylvia le prese la mano, cercando di confortarla. "Deve essere stato terribile."
Amara continuò, "Quando mi sono ripresa, ho cercato di tornare al lago ogni giorno. Non potevo accettare che fossi semplicemente sparita. Poi, una notte, Aurelian è apparso. Era la prima volta che lo vedevo così chiaramente. Mi ha detto di seguirlo e, senza pensarci, l'ho fatto. Mi sono trovata in questa casa e mi sono svegliata nel letto."
Sylvia rifletté sulle parole di Amara. "Quindi, Aurelian ci ha portate qui per un motivo. Ma quale potrebbe essere?"
Amara scosse la testa. "Non lo so. Ma sembra che stia cercando di insegnarci qualcosa o metterci alla prova. Tutte quelle illusioni... forse vuole vedere se possiamo superare le nostre debolezze."
Non avevano tutte le risposte, forse non ne avevano ancora neanche una, ma avevano ritrovato la speranza e la determinazione. Decisero di continuare ad esplorare la casa e i dintorni, di prepararsi per ciò che poteva venire, e di essere pronte per quando Aurelian si sarebbe fatto vivo di nuovo.
Sylvia, che aveva ritrovato il buon umore, si avvicinò ad Amara con un sorriso malizioso. "Sei svenuta? Tu? E sei svenuta per me?"
Amara alzò lo sguardo, sorpresa dall'improvvisa leggerezza di Sylvia. La tensione che le aveva avvolte per giorni sembrava svanire, almeno per un momento. "Sì, sono svenuta. Due volte, in realtà. La prima volta quando mi hanno detto che eri sparita senza lasciare traccia. La seconda quando ho realizzato quanto tu fossi importante per me, ero in moto ferma ad un semaforo a Edimburgo quando sono svenuta."
Sylvia sorrise ancora di più, gli occhi brillanti di una nuova comprensione. "E chi l'avrebbe mai detto? La grande Amara, il vampiro più potente, che sviene per me. Devo dire che mi sento piuttosto speciale."
Amara rise, un suono che non si sentiva da troppo tempo. "Sì, fai pure la spiritosa. Ma sai cosa? Sei speciale, Sylvia. Speciale per me in un modo che non avrei mai immaginato."
Sylvia si avvicinò e le diede un abbraccio affettuoso. "E tu per me. Sai, quando ero lì fuori, con tutte quelle illusioni e prove, una cosa mi teneva in vita: la speranza di rivederti. Di tornare da te."
Amara ricambiò l'abbraccio, sentendo un calore che non provava da secoli. "Sono contenta che tu sia tornata, Sylvia. Non avrei saputo cosa fare senza di te."
Le due amiche si staccarono lentamente, guardandosi negli occhi. Sylvia ruppe il silenzio, con un tono più serio. "Aurelian... cosa vuole veramente da noi? Cosa sta cercando di dirci?"
Amara rifletté per un momento. "Non lo so con certezza. Ma credo che stia mettendo alla prova la nostra umanità, la nostra capacità di scegliere il bene, nonostante tutto. Forse vuole vedere se, anche come vampiri, possiamo ancora essere esseri con un'anima."
Sylvia annuì lentamente. "Forse hai ragione. E forse... possiamo dimostrargli che sì, possiamo essere qualcosa di più, dobbiamo continuare a fare ciò che è giusto."
Amara disse, "Ho come la sensazione che ci dovremo stare un bel po' qui. Forse dovremmo dare un'occhiata a quei libri, almeno quelli scritti da Aurelian. Ho visto che c'è un PC, potremmo accenderlo e cercare di localizzare la nostra posizione. Sappiamo che abbiamo attraversato un portale..."
Sylvia annuì, riflettendo sulle parole di Amara. "Sì, ricordo di essere stata risucchiata sott'acqua, come se ci fosse una forza che mi attirava. Poi c'è stato un lampo di luce e mi sono ritrovata su quella spiaggia. Era come se il tempo e lo spazio si fossero distorti."
Amara sospirò. "Allora dobbiamo capire come funzionano questi portali e come tornare indietro, se possibile."
Sylvia si avvicinò alla libreria e iniziò a sfogliare i libri. "Ecco, questo sembra interessante: 'I Portali e le Dimensioni' di Aurelian. Forse qui ci sono delle risposte."
Accesero il computer e notarono subito che il browser era diverso, anche se i criteri di ricerca erano simili. Trovarono una sezione intitolata "Maplet", riservata alle mappe. Entrarono e videro una mappa rettangolare divisa in quadranti, quasi tutti con un nome. Il Quadrante 1 si chiamava "Mondo Cardine" e al suo interno c'era una zona sferica simile alla Terra.
L'unico quadrante evidenziato era il Quadrante 4, chiamato "Illusione". Dedussero di trovarsi lì. Il titolo della pagina era "Il Metaverso Globale" e spiegava che quella mappa rappresentava solo una piccola porzione di tutti i metaversi conosciuti.
Sylvia guardò Amara e disse: "Quindi, quando Aurelian ci rapiva, ci portava nel Quadrante 4, dove siamo ora."
Amara, completamente ipnotizzata, fece sì col capo.
Le due amiche capirono che dovevano studiare e cercare risposte nei libri di Aurelian per trovare una via d'uscita.
Sylvia, ormai certa che non ci fosse nessuno, si tolse gli abiti rimanendo con un paio di mutandine bianche e un reggiseno bianco trovato nella casa. "È preciso della mia misura," disse con un sorriso, "io sto più comoda così..."
Amara la osservò, trovandola decisamente bella. "Sei splendida," disse con un sorriso, "scegli una biancheria anche per me."
Sylvia si mise a frugare nei cassetti, trovando un completo intimo che sembrava della misura di Amara. "Questo dovrebbe andare," disse, porgendoglielo. Era una lingerie di pizzo nera a due pezzi diciamo, molto sexy ma per i loro standard quasi ‘normale’.
Amara prese il completo, si cambiò e si sentì subito più a suo agio. "Perfetto," disse, "grazie."
Un Momento Magico, l’Inizio della Comprensione
Decisero di esplorare il giardino. Camminando, scoprirono un sentiero che le portò a un piccolo laghetto, perfetto per un bagno. Amara, memore dell'ultimo bagno, avvertì Sylvia: "Fai attenzione questa volta, non voglio perderti di nuovo. "Sylvia sorrise rassicurante. "Promesso."
Si tuffarono entrambe nell'acqua, sentendo subito il refrigerio sul corpo. L'acqua era limpida e piacevolmente fresca. Sylvia nuotava con agilità, godendosi il momento di tranquillità. Amara, accanto a lei, si lasciava cullare dalle onde, cercando di scacciare i pensieri negativi.
Dopo qualche minuto, Sylvia riemerse accanto ad Amara, le gocce d'acqua che brillavano sulla sua pelle. "Questo è decisamente meglio dell'ultima volta," disse ridendo. Amara annuì, sorridendo. "Sì, molto meglio."
Sylvia desiderava Amara, desiderava la vampira. Si avvicinò a lei, la prese per i fianchi e la tirò a sé. "Voglio che mi mordi," disse Sylvia, fissandola intensamente. Amara non se lo aspettava, di solito c'era un intero percorso, una serie di situazioni sensuali che conducevano al morso. Ma Sylvia lo chiedeva con tale urgenza.
"Sylvia, avrei bisogno di un attimo di..." iniziò Amara, ma Sylvia la tirò a sé con forza, sapeva che ad Amara piaceva quando lei sveniva. Iniziò a stuzzicarla toccandola nei punti che sapeva a lei piacessero. Poi le sussurrò nell'orecchio, "Allora, vampira, lo sai che se mi mordi svengo e poi sono tutta per te e solo per te."
Gli occhi di Amara diventarono rosso fuoco e i suoi denti affilati uscirono. Senza ulteriori esitazioni, affondò i denti nel collo di Sylvia. Sylvia provò un intenso piacere, ma fu breve, perché Sylvia svenne subito.
Amara si mise accanto a lei, baciandole le ferite, che, essendo entrambe vampiri, si sarebbero rimarginate praticamente subito. Non perse nemmeno una goccia di sangue, assaporando ogni istante. Si sdraiò accanto a Sylvia, sentendo il calore del suo corpo contro il proprio, e pensò a quanto fosse fortunata ad avere qualcuno come lei al suo fianco.
Amara osservava Sylvia in quella biancheria semplice, diversa dal solito. Non era abituata a vederla così, ma trovava Sylvia incredibilmente sexy, forse persino di più. Erano così abituate ai loro perizomi che non pensavano nemmeno più che potesse esistere altro. Tuttavia, questa nuova versione di Sylvia le piaceva moltissimo.
Passarono almeno 15 minuti prima che Sylvia riaprisse gli occhi. Trovò Amara che la guardava, non c'era più traccia della vampira, solo Amara che la osservava come se fosse la prima volta che la vedeva. Sylvia sorrise e le chiese: "C'è qualcosa di sbagliato?"
Amara sorrise a sua volta, scuotendo leggermente la testa. "No, niente di sbagliato. Sei semplicemente... diversa. E mi piace."
Sylvia rise piano, alzandosi lentamente. "Diversa come?"
"Non lo so," rispose Amara, "questa biancheria, questo momento... è come se vedessi una nuova parte di te. Una parte che non conoscevo. E mi piace scoprirla."
Sylvia si avvicinò ad Amara, sfiorandole il viso con le dita. "Anche io sto scoprendo nuove parti di te, Amara."
Sylvia si alzò, riflettendo sulle parole di Amara. Quello che aveva detto era ciò che Sylvia pensava anche lei, ma non lo aveva ancora realizzato completamente. Certo, quella biancheria contava, ma non doveva essere solo quello. Sylvia accarezzò Amara sui fianchi, facendo scorrere la mano lungo tutta la parte del suo corpo sopra quelle mutandine nere, piccole, che la rendevano diversa.
Provò a spiegare quello che sentiva, ma le parole non sembravano sufficienti. Alla fine, chiese: "Ti è piaciuto il morso? E tenermi tra le braccia?"
Amara sorrise, un sorriso dolce e intenso. "Sì, Sylvia, mi è piaciuto. Mi è piaciuto sentire il tuo corpo contro il mio, mi è piaciuto averti così vicina. E il morso... è stato incredibile."
Sylvia si avvicinò di nuovo, sfiorando il viso di Amara con le sue dita. "Anche per me è stato speciale. Sentirti così vicina, sapere che mi desideravi... è qualcosa di unico."
Amara annuì, guardandola negli occhi. "Sai, Sylvia, non è solo la biancheria. È tutto il contesto, il momento, noi due qui insieme. C'è qualcosa di più profondo."
Sylvia sorrise, sentendo una connessione ancora più forte con Amara. "Hai ragione. Non è solo la biancheria. È il modo in cui ci guardiamo, il modo in cui ci tocchiamo, il modo in cui ci sentiamo."
Si abbracciarono di nuovo, questa volta con una comprensione ancora più profonda l'una dell'altra. Mentre si tenevano strette, sentirono che non era solo la passione fisica a legarle, ma qualcosa di molto più profondo. Era un legame che trascendeva il semplice desiderio, un legame che le univa nel cuore e nell'anima.
"Sai," disse Sylvia sussurrando nell'orecchio di Amara, "questo posto, questa casa... forse è un'opportunità per noi di esplorare di più, di conoscerci meglio, di capire davvero cosa significhiamo l'una per l'altra."
Amara la guardò, con gli occhi pieni di emozione. "Sono d'accordo."
Si scambiarono un bacio dolce e profondo, un bacio che sigillava la loro promessa di esplorare e scoprire ogni aspetto del loro legame. Poi, mano nella mano, si incamminarono verso il giardino.
La Magia di un Momento
Sylvia e Amara decisero di seguire il sentiero, camminando abbracciate.
Sylvia, in apparenza scherzando ma con un tono che lasciava trasparire qualcosa di più profondo, chiese: "Allora, cosa si prova a svenire e trovarsi tutta la gente intorno?"
Sembrava una domanda semplice, ma Sylvia sapeva che per Amara non lo era. Amara ci pensò a lungo prima di rispondere. Per lei era una cosa nuova e aveva vissuto due volte un'emozione così travolgente che avrebbe ritenuto impossibile da sperimentare.
Amara iniziò a rispondere scherzosamente, cercando di alleggerire la situazione. "Beh, non è esattamente il mio passatempo preferito, ma devo dire che avere tutta quella gente intorno non è proprio il massimo," disse con un sorriso ironico. Tuttavia, vedendo l'espressione di Sylvia, capì che l'amica cercava una risposta più profonda e sincera.
Amara fece un respiro profondo e iniziò a parlare seriamente. "Sai, Sylvia, svenire è stato... strano. Non mi era mai successo prima. E’ stata la preoccupazione e la paura di perderti. È stato come se qualcosa dentro di me si fosse spezzato. Quando mi sono svegliata e ho visto tutta quella gente intorno, mi sono sentita vulnerabile e impotente. Non sono abituata a sentirmi così."
Sylvia ascoltava attentamente, stringendo la mano di Amara per rassicurarla. Amara continuò: "Ma la cosa che mi ha sorpreso di più è stata la forza delle emozioni che provavo. Non avrei mai pensato che qualcosa o qualcuno potesse farmi sentire così. Ero sempre stata convinta di essere in controllo, di non avere punti deboli. Ma tu... tu mi hai mostrato che anche io posso essere sopraffatta dalle emozioni."
Si fermarono per un momento, guardandosi negli occhi. Sylvia sentiva la sincerità nelle parole di Amara e capì quanto fosse importante per lei ammettere queste cose.
"Sylvia, devo essere onesta con te e con me stessa. Quello che provo per te è diverso da tutto ciò che ho mai conosciuto. Non è solo desiderio o attrazione fisica. È qualcosa di molto più profondo. Mi fai sentire viva, mi fai sentire... forte. E nonostante la paura e la vulnerabilità, non lo cambierei per nulla al mondo."
Sylvia sorrise dolcemente e abbracciò Amara ancora più forte. "Amara, grazie, anche io provo qualcosa di molto speciale per te".
Le Connessioni e i Passaggi Dimensionali
Sylvia si fermò un attimo, guardando Amara con curiosità. "E proprio nel momento in cui perdi i sensi... non hai la sensazione di varcare una soglia, come entrare in un portale e andare in un'altra dimensione, come se fosse un quadrante?"
Questa domanda era più difficile per Amara. Non aveva mai fatto caso a questo, forse perché il motivo per cui era svenuta era talmente forte da oscurare altre sensazioni. Per Sylvia, invece, era diverso. Svenire era una cosa quasi quotidiana per lei, e aveva sicuramente avuto più volte l'opportunità di notare questo abbandono da una parte per svegliarsi dall'altra.
Amara ci pensò su, cercando di mettere insieme i suoi pensieri. "Non ci avevo mai pensato in questi termini, Sylvia. Quando sono svenuta, tutto quello che sentivo era la paura, l'angoscia e poi... il nulla. Forse non ho mai notato il passaggio perché ero troppo concentrata sulle emozioni che mi travolgevano in quel momento."
Sylvia annuì, comprendendo. "Capisco. Per me, è un po' diverso. Svenire è quasi una routine, e ho imparato a riconoscere quel momento di transizione. È come se passassi da una dimensione all'altra, da un quadrante all'altro. È una sensazione strana, ma anche affascinante."
Amara la guardava con interesse. "È incredibile come le nostre esperienze possano essere così diverse. Raccontami di più. Com'è esattamente quella sensazione? Come ti senti quando stai per svenire e poi ti ritrovi in un altro stato?"
Sylvia sorrise, cercando le parole giuste per spiegarsi. "È come se tutto il mondo intorno a me iniziasse a sfumare. Le immagini diventano meno nitide, i suoni si attenuano. E poi, all'improvviso, c'è un momento di totale assenza, come se fossi sospesa nel vuoto. Quando riprendo conoscenza, è come se avessi attraversato una soglia e fossi entrata in un altro spazio, un altro tempo."
Amara ascoltava attentamente, cercando di immaginare quella sensazione. "Deve essere una cosa molto intensa. Forse, in quei momenti, tocchi davvero un'altra dimensione, un altro quadrante, come dici tu. Potrebbe essere che, in qualche modo, il nostro stato di coscienza ci permette di attraversare questi portali invisibili."
Sylvia annuì, sentendosi compresa. "Sì, potrebbe essere. È affascinante pensare a tutte queste possibilità. E forse, ora che siamo in questo quadrante Illusione, possiamo capire meglio queste transizioni, questi passaggi tra le dimensioni."
Amara le sorrise. "Sono felice di esplorare tutto questo con te, Sylvia. Anche se ci troviamo in un luogo sconosciuto e misterioso, sono certa che insieme possiamo scoprire molto su noi stesse e su questo mondo."
Sylvia le restituì il sorriso. "Anche io, Amara."
Un Morso per l’Infinito
Amara si fermò, fissando Sylvia negli occhi con intensità. Le mise le mani sui fianchi, avvicinandosi lentamente. Il desiderio di toccarsi era sempre presente, una fiamma inestinguibile che bruciava tra di loro. Con voce ferma ma dolce, Amara sussurrò: "Sylvia, c'è una cosa che desidero, vorrei che tu mi mordessi, come faccio io con te quando me lo chiedi. Voglio vedere la vampira in te e svenire mentre bevi il mio sangue."
Sylvia tremava, sentendo un misto di eccitazione e timore. L'idea la sconvolgeva. "Amara... io... ci posso provare, ma sai che se vedo il tuo sangue, rischio di svenire. Lo sai..."
Amara sorrise, la passione e la determinazione brillavano nei suoi occhi. "Certo che lo so, ed è proprio quello che voglio. Voglio svenire insieme a te. Sarà la nostra unione totale, oltre al sangue, oltre alla carne, oltre ogni confine. Il nostro spirito si fonderà in un'unica essenza."
Sylvia si sentiva travolta, il cuore batteva furiosamente nel petto. "Ti amo, Amara," riuscì a dire con un filo di voce. "Facciamolo stasera, a mezzanotte, alla nostra ora e con la nostra musica. Sarà la cosa più bella che abbiamo mai vissuto."
Amara annuì, il suo sorriso si allargò. "Non vedo l'ora, Sylvia. Sarà il nostro momento, il nostro rituale. Solo noi due, in un'armonia perfetta."
Poco prima di mezzanotte, l’atmosfera nella casa era elettrica. Sylvia e Amara si erano preparate per il loro rituale, le luci soffuse, la musica scelta con cura riempiva l’aria. Si guardavano negli occhi, il desiderio e l’amore traboccavano in ogni gesto, in ogni sguardo.
"Sylvia," sussurrò Amara, avvicinandosi con passo lento e sensuale. "Sei sicura di volerlo fare? Non voglio che ti senta obbligata."
Sylvia annuì, il cuore che batteva forte nel petto. "Lo voglio, Amara. Ma voglio sentirtelo dire ancora una volta. Voglio essere certa che lo desideri tanto quanto me."
Amara le accarezzò il viso, le dita tremanti per l’emozione. "Sì, Sylvia, lo voglio. Voglio che tu mi morda, voglio sentire il tuo tocco e perdermi in te. E so che sverrò, ma voglio svenire insieme a te. Sarà la nostra unione perfetta."
Si spogliarono lentamente, rimanendo in lingerie. Amara indossava un delicato set di biancheria nera, che metteva in risalto la sua bellezza eterea. Sylvia, con la sua biancheria bianca, sembrava un angelo pronto a immergersi nelle tenebre con la sua amata vampira. Si avvicinarono, i loro corpi quasi toccandosi, il calore dell’una che si fondeva con quello dell’altra.
Si baciarono con passione, le labbra che si incontravano in un’armoniosa danza di desiderio e amore. Sylvia fece scivolare le mani lungo i fianchi di Amara, accarezzando la sua pelle morbida e setosa. "Sei sicura?" chiese di nuovo, la voce tremante.
Amara annuì, i suoi occhi fissi in quelli di Sylvia. "Sì, Sylvia. Sono sicura. Fammi tua. Voglio perdermi in te, voglio sentire il tuo morso e svenire tra le tue braccia."
Sylvia avvicinò le labbra al collo di Amara, sentendo il battito del suo cuore accelerare sotto di esse. "Lo farò," sussurrò. "Ma sappi che sarà intenso. E sverrai, Amara. Ma non temere, perché io sarò con te."
Amara chiuse gli occhi, preparandosi al momento. "Lo so, Sylvia. E lo desidero. Voglio svenire con te, voglio sentire la nostra connessione fino in fondo. Fallo, adesso."