
Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue
Cap. 12: Amara
Amara: L'Ibrido Vampira
Amara Dragomir, un ibrido vampira e umana, una delle tre esistenti al mondo insieme a Sylvia. Originaria della Romania, Amara ha 250 anni e porta con sé un'aura di mistero e potere che solo l'età e l'esperienza possono conferire.
Amara è di una bellezza straordinaria, paragonabile a quella di Sylvia, ma con un carisma vampiresco più accentuato dovuto alla sua maggiore età. I suoi capelli lunghi e lisci sono neri come l'ebano, incorniciando un volto etereo con occhi di un intenso verde smeraldo. La sua presenza è magnetica, capace di attrarre e intimidire allo stesso tempo.
Amara ha un gusto particolare per l'abbigliamento audace: minigonne in latex, giubbotti di pelle nera e tacchi alti. Il suo stile riflette la sua personalità forte e indipendente, e non passa mai inosservata.
Nata in una famiglia nobile in Romania nel XVIII secolo, Amara fu aiutata nella trasformazione in un ibrido vampira-umana da Miriam e Natasha, le stesse che seguiranno la trasformazione di Sylvia. Amara ha vissuto una vita lunga e avventurosa, ma non senza dolore.
Amara aveva trovato l'amore in una giovane donna umana di nome Elisabeta. Nonostante l'offerta di essere trasformata, Elisabeta scelse di vivere e morire come umana. Amara rispettò questa scelta e rimase al suo fianco, amandola anche quando l'età avanzava e la bellezza sfioriva. La perdita di Elisabeta segnò profondamente Amara, e da allora non ha più conosciuto l'amore vero, solo avventure e piaceri fugaci.
L'Ombra di Amara
Un giorno, Amara sente parlare di Sylvia, un'altra come lei, e decide di partire per Edimburgo per incontrarla. È curiosa di conoscere un'altra ibrida, di confrontare le loro esperienze e forse trovare un senso di appartenenza che non ha mai veramente sentito.
Il Viaggio di Amara a Edimburgo
Amara sale sulla sua moto, una potente Ducati nera, e parte dal suo rifugio in Transilvania. Il viaggio è lungo, ma l'adrenalina e la curiosità la spingono avanti. Attraversa paesaggi mozzafiato e città vibranti, ma il suo pensiero è fisso su Sylvia e su ciò che potrebbe scoprire a Edimburgo.
Amara era finalmente arrivata a Edimburgo. Nonostante i secoli di esistenza, la città con le sue stradine strette e i suoi edifici antichi era ancora capace di affascinarla. Tuttavia, il suo obiettivo non era il turismo: era qui per Sylvia. Avrebbe dovuto affrontare il passato che tanto desiderava lasciarsi alle spalle, e scoprire cosa c'era di tanto speciale in questa giovane ibrida.
Sylvia passeggiava per il centro di Edimburgo con Elena e Laura. Le risate riempivano l'aria mentre curiosavano tra negozi e caffè, ma Sylvia avvertiva un'ombra farsi sempre più vicina. Una sensazione opprimente che la faceva rabbrividire. Cercava di ignorarla, di ridere con le sue amiche, ma la sensazione diventava sempre più forte.
Elena e Laura notarono che Sylvia stava diventando pallida, il suo sorriso si affievoliva. Improvvisamente, Sylvia si fermò, le mani tremanti mentre cercava di aggrapparsi a qualcosa per mantenere l'equilibrio.
"Sylvia, stai bene?" chiese Elena, preoccupata.
Ma Sylvia non rispose. I suoi occhi si chiusero e cadde a terra, priva di sensi.
Elena pensò inizialmente che fosse uno dei soliti scherzi di Sylvia. Si chinò accanto a lei, cercando di scuoterla delicatamente. "Dai, Sylvia, non è divertente."
Laura si accovacciò accanto a Elena, visibilmente preoccupata. "Elena, non sembra uno scherzo."
Elena guardò il viso pallido di Sylvia e capì che stavolta era diverso. Dopo diversi minuti, Sylvia si riprese, ma era visibilmente scossa.
"Sylvia, cosa ti è successo?" chiese Elena, cercando di mantenere la calma.
Sylvia si mise seduta per terra, ancora tremante. "Non lo so... c'è qualcosa... qualcosa di grande, più grande di me. Lo sento, ma non riesco ad afferrarlo."
"Che cosa intendi?" chiese Laura, cercando di capire.
"È come se ci fosse una presenza... una forza oscura che mi avvolge," disse Sylvia, guardando le sue mani tremanti. "Non riesco a spiegare meglio, ma è come se fossi osservata, seguita."
Nascosta nell'ombra, Amara osservava la scena da lontano. Vedere Sylvia così vulnerabile la colpì, ma rimase fredda e distaccata. Non era qui per aiutare, almeno non ancora. Doveva capire di più, doveva vedere come Sylvia affrontava questa situazione.
Decise di rimanere nascosta ancora per un po', evitando attentamente McGregor e gli altri vampiri di Edimburgo che potevano riconoscerla. La sua presenza doveva rimanere un mistero, almeno per ora.
Gli svenimenti di Sylvia divennero più frequenti e inspiegabili. Elena e Laura erano sempre più preoccupate, cercando di trovare una spiegazione. Ma Sylvia sapeva che c'era qualcosa di più, qualcosa di nascosto nell'ombra, qualcosa che avrebbe dovuto affrontare, anche se ancora non sapeva come.
Amara continuava a osservare, il suo interesse per Sylvia cresceva giorno dopo giorno. La giovane ibrida la intrigava in un modo che non aveva mai sperimentato prima. Forse, alla fine, avrebbe trovato qualcosa che aveva perso tanto tempo fa: un nuovo scopo, una nuova connessione.
Ma per ora, rimaneva nell'ombra, un'osservatrice silenziosa del destino di Sylvia.
Amara si era vestita come una normale abitante di Edimburgo, cercando di mimetizzarsi tra la folla. La sua bellezza straordinaria attirava sguardi curiosi, ma il suo abbigliamento sobrio evitava che fosse troppo notata. Amara si nascondeva con cura, ma la sua curiosità verso Sylvia la spingeva sempre più a osservarla da vicino.
Elena e Sylvia stavano passeggiando lungo il fiume, godendosi la giornata. Sylvia, di spalle, stava entrando in acqua per rinfrescarsi. All'improvviso, crollò in maniera plateale, cadendo con il viso nell'acqua. Elena, presa dal panico, corse verso di lei e la tirò fuori.
"Sylvia, rispondi! Sylvia!" gridava Elena, scuotendola disperatamente.
Sylvia rimaneva priva di sensi, mentre Elena continuava a chiamarla e a scuoterla. Passarono venti minuti interminabili prima che Sylvia mostrasse segni di ripresa. Lentamente, aprì gli occhi, confusa e disorientata.
"Dove sono? Perché sono qui?" chiese Sylvia con voce debole.
Elena la guardò con preoccupazione e sollievo. "Sei svenuta, Sylvia. Ti ho trovata con il viso nell'acqua. Cosa sta succedendo?"
Sylvia si passò una mano sulla fronte, cercando di ricordare. "Non lo so, Elena. Ero lì, e poi... niente. È come se qualcosa mi avesse preso alla sprovvista."
Nascosta tra gli alberi, Amara osservava la scena. Vedere Sylvia così la colpiva, ma rimaneva fredda e distaccata. La giovane ibrida la intrigava sempre di più, e ogni volta sembrava avvicinare Amara al momento in cui si sarebbe rivelata.
Più tardi, Elena e Sylvia continuarono a camminare lungo il fiume. Elena voleva capire di più su cosa stava succedendo.
"Sylvia, devi dirmi cosa senti. Qualcosa ti sta influenzando, e non possiamo ignorarlo."
Sylvia sospirò, frustata. "Non lo so, Elena. È come se ci fosse un'ombra che mi segue, qualcosa di grande e sconosciuto. Ogni volta che sento quella presenza, perdo il controllo."
Elena la guardò con preoccupazione. "Dobbiamo capire cosa o chi è. Non posso sopportare di vederti così."
Amara osservava Sylvia da lontano, mantenendo una distanza di sicurezza. Ogni giorno la sua presenza si avvicinava di più, ma sapeva che il momento per rivelarsi non era ancora giunto. Per ora, avrebbe continuato a osservare, a cercare di capire cosa rendeva Sylvia così speciale.
E mentre Elena e Sylvia cercavano di svelare il mistero degli svenimenti, Amara pianificava il momento in cui avrebbe fatto la sua comparsa, portando con sé segreti e rivelazioni che avrebbero cambiato per sempre la vita di Sylvia.
Amara Incontra Elena
Elena era seduta al tavolino di un caffè in centro, sorseggiando il suo cappuccino mentre osservava la città svegliarsi lentamente. Una mattina tranquilla dopo gli eventi tumultuosi degli ultimi giorni. Sylvia era uscita presto per incontrare George, lasciandole un po' di tempo per rilassarsi. Fu in quel momento che vide avvicinarsi una donna dall'aria affascinante e misteriosa.
Amara, vestita in modo sobrio ma elegante, si avvicinò con un sorriso accennato. "Scusami, sei la ragazza che ieri ha soccorso una giovane donna vicino al fiume, vero?" chiese con una voce melodiosa.
Elena la guardò incuriosita e annuì. "Sì, era la mia amica Sylvia. Ha avuto un malore improvviso."
Amara fece un cenno di comprensione e si sedette senza essere invitata, ma con una tale grazia che Elena non se ne risentì. "Ho visto tutto da lontano e mi sono preoccupata. Come sta la tua amica adesso?"
"Sta meglio, ma non riusciamo a capire cosa le stia succedendo," rispose Elena, lasciandosi andare alla conversazione. C'era qualcosa in quella donna che la affascinava in modo quasi incontrollabile.
Parlarono a lungo, con Amara che faceva domande con discrezione ma con l'intento di capire meglio la situazione di Sylvia e il rapporto che aveva con Elena. Elena si trovò a rispondere con una sincerità che la sorprendeva, attratta dal carisma di Amara.
"Ti andrebbe di vederci questa sera?" propose Amara con un sorriso enigmatico. "Mi piacerebbe continuare questa conversazione. Sono qui in città solo per pochi giorni e adoro conoscere nuove persone."
Elena esitò un attimo, pensando a Sylvia. "Sylvia sarà fuori con George stasera, quindi sì, direi che è una buona idea. Vediamoci qui alle otto?"
Amara annuì, soddisfatta. "Perfetto. Non vedo l'ora." Si alzò, lasciando Elena con un misto di eccitazione e curiosità.
Quella sera, Elena era pronta e più nervosa del solito. Indossava un vestito che sapeva essere uno dei preferiti di Sylvia, sperando che anche Amara lo notasse. Quando Amara arrivò, sembrava ancora più affascinante alla luce soffusa del crepuscolo.
Si sedettero al tavolo del caffè e ordinarono del vino. La conversazione fluì facilmente, toccando argomenti leggeri e più profondi. Elena sentiva crescere una connessione, ma c'era qualcosa di inquietante sotto la superficie.
"Sai, Elena, ho viaggiato molto e ho incontrato persone interessanti, ma c'è qualcosa di speciale in te e Sylvia," disse Amara, guardandola intensamente. "Mi piacerebbe sapere di più su di voi."
Elena arrossì leggermente, sorpresa da quell'affermazione. "Sylvia è unica, questo è certo. E il nostro legame è molto forte, quasi inspiegabile.
Amara sorrise, il suo sguardo divenne più intenso. "Immagino che tu sappia quanto sia raro trovare qualcuno così speciale. Io stessa ho avuto una persona speciale nella mia vita, ma è stata una storia complicata."
Elena sentiva che c'era di più sotto la superficie. "Cosa è successo?"
"È una lunga storia, ma diciamo che la mia amata non ha potuto seguirmi nel mio destino." disse Amara, con una nota di tristezza nella voce.
Elena annuì, sentendo una profonda empatia. "Deve essere stato difficile."
Amara sospirò. "Lo è stato. E forse per questo sono così curiosa di Sylvia. Voglio capire cosa rende voi due così speciali."
Continuarono a parlare, e la serata si trasformò in una delle conversazioni più intime e rivelatrici che Elena avesse mai avuto. Amara sembrava sapere esattamente cosa dire per farla sentire a suo agio e allo stesso tempo intrigata.
Alla fine della serata, Amara la guardò con un sorriso enigmatico. "Grazie per questa sera, Elena. Spero che potremo rivederci presto."
Elena sorrise, sentendo che c'era ancora molto da scoprire su quella donna affascinante. "Anche io, Amara. A presto."
Mentre si separavano, Amara sapeva di aver piantato i semi della sua presenza nella vita di Sylvia ed Elena. La sua missione era appena iniziata, e la curiosità di scoprire cosa rendeva Sylvia così speciale la spingeva a continuare a osservare, sempre più vicina ma ancora nell'ombra.
Amara insistette sugli svenimenti di Sylvia, con un interesse che andava oltre la semplice curiosità. La sua voce era gentile, ma c'era un'intensità nascosta nelle sue domande. Elena, sentendosi sempre più a suo agio con Amara, decise di condividere tutto quello che sapeva.
"Non sappiamo cosa stia succedendo," disse Elena, prendendo un sorso del suo vino. "Gli svenimenti sono iniziati improvvisamente. Sylvia è molto sensibile e ha una soglia emozionale molto bassa, ma con questa intensità e senza apparente motivo non era mai successo prima."
Amara annuì, ascoltando attentamente. "Capisco. È davvero preoccupante. Hai notato qualche altro cambiamento in lei?"
Elena sospirò, cercando di ricordare ogni dettaglio. "No, non ci sono stati altri cambiamenti. Solo questi svenimenti inspiegabili. Sylvia è convinta che ci sia qualcosa di grande, qualcosa di più grande di lei, che non riesce ad afferrare."
Amara guardò Elena con uno sguardo intenso. "E tu, Elena? Cosa pensi che stia succedendo?"
Elena esitò, poi parlò con sincerità. "Non lo so. Ho paura per Sylvia. È sempre stata così forte, così sicura di sé. Vederla così è... spaventoso."
Amara prese un momento per riflettere. "Potrebbe essere qualcosa di esterno, qualcosa che la sta influenzando da fuori. Ma per capire davvero, avrei bisogno di vedere Sylvia più da vicino, di osservare questi svenimenti quando accadono."
Elena guardò Amara, colpita dalla sua determinazione. "Vuoi dire che dovresti essere lì quando succede? Non so se Sylvia sarebbe d'accordo."
Amara sorrise con comprensione. "Capisco le tue preoccupazioni, ma credo che potrei essere in grado di aiutare. Forse non subito, ma se potessi avere più informazioni forse potremmo scoprire cosa c'è dietro."
Elena annuì lentamente. "D'accordo, ma dovrò parlarne con Sylvia. Non posso prendere questa decisione senza di lei. Ma apprezzo il tuo interesse e la tua offerta di aiuto."
Amara sorrise, un sorriso che trasmetteva sia calore che mistero. "Grazie, Elena. Spero davvero di poter fare qualcosa. Sylvia sembra una persona incredibile e vorrei aiutarla a risolvere questo mistero."
La conversazione continuò, con Elena che raccontava ad Amara tutto ciò che poteva su Sylvia e sui loro ultimi giorni. Amara ascoltava attentamente, raccogliendo ogni dettaglio.
Quando si separarono, Elena si sentiva stranamente sollevata. Forse l'aiuto di Amara sarebbe stato la chiave per risolvere il mistero degli svenimenti di Sylvia. Tuttavia, rimaneva un'inquietudine nascosta dietro il fascino di quella nuova amica.
Quella sera, Elena aspettò il ritorno di Sylvia con ansia. Quando Sylvia entrò, Elena le raccontò dell'incontro con Amara, descrivendo la donna con dettagli precisi. Sylvia ascoltò attentamente, la preoccupazione evidente nei suoi occhi.
"Questa Amara sembra molto interessata ai miei svenimenti," disse Sylvia pensierosa. "Non so se possiamo fidarci, ma se può aiutarci a capire cosa mi sta succedendo, forse dovremmo darle una possibilità."
Elena annuì. "Anche io ho avuto le stesse sensazioni. Ma penso che dobbiamo essere prudenti. Amara è molto affascinante, ma c'è qualcosa di misterioso in lei."
Sylvia sorrise, cercando di rassicurare Elena. "Lo scopriremo insieme. E se davvero può aiutarci, allora vale la pena provare."
Il giorno seguente, Elena incontrò di nuovo Amara e le raccontò della conversazione con Sylvia. Amara sembrò soddisfatta. "Sono felice che Sylvia sia disposta a lasciarsi aiutare. Farò del mio meglio per scoprire cosa c'è dietro questi svenimenti."
La mattina seguente, Amara si presentò a Elena in un bar di Edimburgo. e cercando di guadagnarsi la sua fiducia disse: "Buongiorno, Elena," con un sorriso amichevole. Ieri, quando ho visto la tua amica Sylvia svenire mi ha colpito molto perché mi è successa una cosa simile qualche anno fa. Svenivo senza motivo apparente, e all'inizio ho sottovalutato la cosa. Ma poi è successo più spesso e ho dovuto farmi curare."
Elena guardò Amara con interesse, affascinata dalla sua storia e dal suo aspetto enigmatico. "Davvero? E come hai risolto il problema?"
Amara prese un sorso di caffè, mantenendo un'aria di mistero. "Ho dovuto fare una serie di esami medici approfonditi. Alla fine, è risultato essere uno squilibrio del sistema nervoso che poteva essere controllato con una dieta speciale e alcuni farmaci. Ma mi ci è voluto del tempo per arrivare a questa conclusione."
Elena annuì, trovando conforto nelle parole di Amara. "Capisco. Sylvia è molto preoccupata, e anche io lo sono. Non abbiamo idea di cosa stia succedendo e lei sembra peggiorare."
Amara cercò di sembrare empatica e preoccupata. "Mi dispiace molto sentirlo. Se posso essere di qualche aiuto, anche solo per parlarne, sarei felice di farlo. A volte condividere queste esperienze può essere utile."
Elena, sentendosi sempre più a suo agio con Amara, decise di confidarsi. "Sylvia è una persona straordinaria, ma ultimamente questi svenimenti stanno diventando frequenti e sempre più inspiegabili. Lei è... speciale. E quando dico speciale, intendo che è molto speciale."
Gli occhi di Amara si illuminarono leggermente, ma mantenne la sua calma esteriore. "Capisco. Deve essere una situazione molto complicata."
Elena sospirò. "È possibile. Ma non abbiamo prove concrete. E ogni volta che succede, sembra più debilitante. Ho paura per lei."
Amara annuì, mantenendo il suo atteggiamento empatico. "Capisco la tua preoccupazione. Forse possiamo cercare di capire insieme cosa potrebbe essere. Hai notato qualche schema negli svenimenti? Qualche fattore scatenante?"
Elena scosse la testa. "Non proprio. Succedono in momenti diversi e in situazioni diverse. Come ieri, quando eravamo vicino al fiume. Sylvia stava entrando in acqua e all'improvviso è crollata."
Amara prese nota mentalmente. "Deve essere molto difficile per lei e per te. Se posso fare qualcosa, anche solo parlare con Sylvia, potremmo forse capire meglio insieme."
Elena sorrise, riconoscente per l'offerta di aiuto. "Grazie, Amara. Parlerò con Sylvia e vedrò cosa ne pensa. Magari possiamo incontrarci tutte insieme."
Amara annuì, mantenendo il suo piano segreto. "Mi farebbe piacere. Voglio solo aiutare. E se c'è qualcosa che posso fare, fammelo sapere."
Quella sera, Elena raccontò a Sylvia dell'incontro con Amara. Sylvia ascoltò attentamente. "Non so, Elena. Dobbiamo essere cauti."
Elena annuì. "Capisco, Sylvia. Ma potrebbe essere una possibilità per capire cosa ti sta succedendo. Lei ha avuto un'esperienza simile."
Sylvia sospirò. "D'accordo, incontriamola. Ma restiamo vigili. Non sappiamo ancora chi sia davvero."
Il Primo Incontro di Amara e Sylvia
Amara aveva capito rapidamente la natura del rapporto tra Elena e Sylvia, e aveva notato la somiglianza della ricorrenza di Elena con Elisabeta, la sua amata ormai defunta. Questo la rendeva malinconica e attenta, ma anche determinata a comprendere la situazione di Sylvia. Aveva quasi la certezza che gli svenimenti di Sylvia fossero causati dalla sua stessa presenza.
Conoscendo bene la sua natura ibrida, Amara sapeva che le emozioni umane di Sylvia potevano risentire della sua energia potente. Quando una nuova energia entrava in contatto con Sylvia, la parte umana reagiva con uno svenimento, mentre la parte vampirica costruiva difese. Era una dinamica che Amara aveva sperimentato personalmente.
Per testare la sua teoria, Amara decise di allontanarsi completamente da Sylvia per un periodo. Durante quel tempo, Sylvia non ebbe alcun svenimento, confermando i suoi sospetti. Poi, Amara si avvicinò di nuovo nelle strade di Edimburgo, mantenendo una certa distanza ma sufficiente a innescare una reazione.
Sylvia era in compagnia di Elena quando accadde. Camminavano tranquillamente quando Sylvia improvvisamente crollò tra le braccia di Elena. Amara, fingendo di passare lì per caso, preoccupata, si avvicinò per aiutare.
"Ciao Elena, posso aiutarvi?" chiese con una voce preoccupata.
Elena, ansiosa, annuì. "Non so cosa succede. Sembrava essere migliorata ma adesso è di nuovo svenuta senza motivo."
Amara si inginocchiò accanto a Sylvia e la osservò attentamente. Dopo qualche minuto, Sylvia iniziò a riprendersi, ma appena vide Amara, la sua energia forte la fece svenire di nuovo. Amara, sapendo che ora la sua presenza sarebbe stata riconosciuta, fece un gesto quasi rituale sopra Sylvia, come per compiere un'azione curativa.
"Sta tranquilla," disse Amara ad Elena. "Adesso dovrebbe stare meglio. È una tecnica che ho imparato tempo fa."
Elena la guardò con sospetto. "Amara, chi sei veramente tu? E come fai a sapere cosa le succede?"
Amara sorrise leggermente e accarezzò la guancia di Elena con un gesto rassicurante. "Sono solo una persona che ha avuto esperienze simili. Vedrai, adesso starà meglio."
Amara si allontanò lentamente, lasciando Elena con Sylvia ancora svenuta. Quando Sylvia si riprese completamente, Elena le raccontò tutto ciò che era accaduto, inclusa l'interazione con Amara.
Elena e Sylvia si ritrovarono a discutere lungamente di quanto accaduto. "Non so cosa pensare, Sylvia. Questa donna, Amara, sembrava sapere esattamente cosa fare. Ha detto che ora stai bene."
Sylvia, ancora confusa, si passò una mano tra i capelli. "Non ho idea di chi sia, ma la sua energia era... incredibilmente forte. Forse ha davvero fatto qualcosa."
"Ha detto che adesso dovresti stare bene. Non so se crederle, ma sembra sincera."
Il tempo passò e, sorprendentemente, Sylvia non ebbe più svenimenti, nemmeno quando Amara era nei paraggi. Questo confermò le teorie di Amara, che nel frattempo si era ritirata in un appartamento che aveva affittato. Pur possedendo una villa a Edimburgo, aveva scelto di vivere in un piccolo appartamento, ritenendo che sarebbe stato più facile nascondersi. Lì, rifletteva su tutto ciò che era accaduto.
Amara passò giorni a riflettere sulla sua situazione e su Sylvia. La curiosità e l'interesse per Sylvia erano cresciuti, ma sapeva di dover essere cauta. Non voleva rivelare troppo presto la sua vera natura e le sue intenzioni.
Adrian Riconosce Amara
Intanto, Elena e Sylvia continuavano la loro vita, consapevoli che qualcosa di grande e misterioso si stava muovendo nell'ombra, ma anche sollevate dal fatto che gli svenimenti erano cessati. La presenza di Amara aveva portato più domande che risposte, ma per ora, la stabilità di Sylvia era un sollievo per entrambe.
Elena, Sylvia, Laura, e Adrian si ritrovarono una sera nel salotto della casa di Laura e Adrian. Il fuoco nel camino crepitava dolcemente, mentre tutti si accomodavano sul divano e sulle poltrone, con tazze di tè caldo tra le mani.
"Vi ringraziamo per essere venuti," iniziò Sylvia, con un sorriso timido. "Ci sono delle cose strane che sono successe ultimamente, e volevamo condividere con voi."
Adrian annuì, guardando Sylvia con attenzione. "Raccontateci tutto."
Sylvia prese un respiro profondo e iniziò. "Da qualche tempo, ho avuto degli svenimenti inspiegabili. Non succedevano sempre, ma quando accadevano, erano improvvisi e molto intensi."
Elena intervenne, aggiungendo dettagli. "All'inizio pensavo fosse uno scherzo, ma poi è diventato chiaro che era qualcosa di serio. Una volta è stata vicino a un fiume. Sylvia è crollata con il viso in acqua, e ci sono voluti venti minuti per farla riprendere."
Sylvia continuò. "Un'altra volta, c’eri anche tu Laura, stavamo camminando per le strade di Edimburgo. Sentivo una presenza, qualcosa di molto forte. E di nuovo, sono svenuta tra le braccia di Elena."
Adrian aggrottò la fronte, interessato. "Cosa intendi per 'presenza'? Puoi descriverla meglio?"
Sylvia cercò di trovare le parole giuste. "Era come una forza, una sensazione di energia intensa che mi avvolgeva. Quando mi sono ripresa, c'era una donna accanto a noi. Disse di avermi vista svenire e voleva aiutare. Mi sembrava una persona normale, ma la sua energia era incredibilmente potente. Quando l'ho vista, sono svenuta di nuovo."
Elena annuì. "Sì, e quella donna ha fatto un gesto sopra Sylvia, come se stesse facendo qualcosa di curativo. Poi ci ha detto che Sylvia stava bene e se n'è andata."
Adrian si piegò in avanti, pensieroso. "Descrivimi questa donna. Che aspetto aveva?"
Elena rispose. "Era molto bella, con lunghi capelli neri. Vestiva come un normale abitante di Edimburgo, nulla di appariscente, ma aveva un'aria di mistero. Si chiama Amara."
Adrian sussultò leggermente al nome, e Sylvia lo notò. "Cosa c'è, Adrian? Conosci questo nome?"
Adrian sospirò. "Non posso esserne certo, ma Amara... Amara è il nome di uno degli altri due ibridi come te, Sylvia."
Laura spalancò gli occhi. "Davvero? Ma cosa farebbe qui? E perché seguire Sylvia?"
Adrian si grattò il mento, riflettendo. "Gli ibridi sono estremamente rari. Se è davvero Amara, potrebbe avere molte ragioni per essere qui. Forse ha sentito parlare di te e vuole conoscerti. Oppure potrebbe avere altri motivi che non conosciamo ancora."
Sylvia si sentì un brivido lungo la schiena. "Ma perché io svengo solo per la sua presenza?"
Adrian rispose con calma. "Gli ibridi hanno energie molto particolari. La tua parte umana potrebbe percepirla come una minaccia o qualcosa di troppo intenso da gestire, causando gli svenimenti. Ma una volta che la tua parte vampirica ha riconosciuto e assimilato questa energia, hai smesso di svenire."
Elena sembrava sollevata, ma anche curiosa. "Quindi, pensi che sia qui per osservare Sylvia? Ma perché non si è rivelata subito?"
Adrian scosse la testa. "Potrebbe voler capire di più su Sylvia prima di fare la sua mossa. Gli ibridi possono essere molto cauti e calcolatori. E poi, se ha avuto un passato difficile, potrebbe essere riluttante a fidarsi subito."
Laura aggiunse, pensierosa. "Quindi, cosa facciamo ora? Aspettiamo che Amara si faccia avanti? O cerchiamo di trovarla noi?"
Adrian rispose con determinazione. "Per ora, dobbiamo essere cauti. Non sappiamo ancora le sue intenzioni. Sylvia, cerca di stare attenta e se senti di nuovo quella presenza, fai attenzione. Elena, tieni d'occhio qualsiasi cosa strana. E noi cercheremo di capire se è davvero lei."
Sylvia annuì, determinata. "Farò come dici. Ma sono curiosa di sapere perché mi cerca. Spero di scoprirlo presto."
Il gruppo si scambiò sguardi risoluti, consapevoli che c'era ancora molto da scoprire. Ma per ora, avevano un nome e una pista da seguire.
Adrian guardò gli altri con espressione seria. "Per sapere di più su Amara, dobbiamo parlare con Natasha e Miriam. Sono state loro a seguire la sua trasformazione 250 anni fa. Conoscono i dettagli che potrebbero aiutarci."
Elena annuì. "Sì, è una buona idea. Quando ho parlato con Amara, sembrava davvero interessata a Sylvia. Ora che ci penso, sembrava quasi troppo interessata."
Laura aggiunse: "Questo potrebbe spiegare molte cose. Se è davvero interessata a Sylvia, potrebbe avere dei motivi che noi non comprendiamo ancora."
Adrian si alzò, risoluto. "Non possiamo perdere tempo. Natasha e Miriam si trovano all'Abisso Eterno. Dobbiamo andare subito."
Elena si voltò verso Sylvia. "Non ti preoccupare, Sylvia. Andremo insieme. Troveremo le risposte che cerchiamo."
Laura si alzò e prese la giacca. "Allora, cosa stiamo aspettando? Andiamo."
Adrian guidò il gruppo fuori dalla casa, verso l'auto. Mentre guidavano verso l'Abisso Eterno, la tensione nell'aria era palpabile. Ognuno di loro sapeva che questo incontro poteva cambiare tutto ciò che sapevano su Amara e sulle intenzioni che aveva verso Sylvia.
Altre Rivelazioni all’Abisso Eterno
Entrarono nel locale e raggiunsero Natasha e Miriam. Le due antiche vampire alzarono lo sguardo, riconoscendo immediatamente Adrian e gli altri.
"Benvenuti," disse Natasha con voce calda ma autoritaria. "Cosa vi porta qui?"
Adrian prese la parola. "Abbiamo bisogno di informazioni su Amara. Crediamo che sia qui a Edimburgo e che stia seguendo Sylvia. Abbiamo bisogno di sapere perché e quali potrebbero essere le sue intenzioni."
Miriam fece un cenno di assenso e si avvicinò al gruppo. "Amara... Sì, ricordo bene. La sua trasformazione è stata unica, come quella di Sylvia. Ma è molto più antica e con molta più esperienza."
Elena intervenne. "L'ho incontrata. Sembrava molto interessata a Sylvia."
Natasha guardò Miriam, poi tornò a guardare il gruppo. "È possibile che Amara stia cercando di capire se Sylvia è una minaccia o una possibile alleata. Gli ibridi sono rari e preziosi. Amara potrebbe voler proteggere Sylvia, oppure... potrebbe avere altri piani."
Adrian chiese direttamente. "Cosa possiamo fare per proteggere Sylvia? E come possiamo affrontare Amara senza causare conflitti?"
Miriam rispose con calma. "La chiave è capire le sue intenzioni. Se Amara è qui, significa che ha un motivo importante. Dovete parlare con lei, ma con cautela. E nel frattempo, tenete Sylvia al sicuro."
Natasha aggiunse. "E tenete a mente, se Amara è davvero interessata a Sylvia, potrebbe essere sia una benedizione che una maledizione. Gli ibridi hanno poteri che nemmeno noi comprendiamo pienamente."
Sylvia si sentì sollevata ma anche preoccupata. "Grazie, faremo attenzione."
Con nuove informazioni e un piano in mente, il gruppo lasciò l'Abisso Eterno, pronto ad affrontare la misteriosa Amara e a scoprire finalmente le sue vere intenzioni.
Il Castello di Cawdor: Il Rifugio di Amara.
Amara decise di non interferire, almeno per il momento. Si ritirò nel suo castello nelle Highlands, il Castello di Cawdor vicino a Nairn, un luogo ricco di ricordi e di una storia che lei stessa aveva contribuito a scrivere. Quel castello, che una volta risuonava delle risate e dei passi leggeri di Elisabeta, ora era un rifugio di solitudine e riflessione. Da 250 anni, Amara non aveva portato nessuno lì, solo di tanto in tanto vi faceva ritorno da sola, cercando la pace nei ricordi di un amore perduto.
Arrivò velocemente, guidata dalla familiarità del luogo e dalla necessità di mettere insieme i pezzi della sua confusione interiore. Aveva vissuto esattamente ciò che Sylvia ed Elena stavano vivendo adesso. Le loro risate, i loro abbracci, la loro felicità erano un'eco dolorosa del suo passato con Elisabeta. Sapeva che Elena sarebbe invecchiata molto più velocemente di quanto Sylvia potesse immaginare, proprio come era successo a Elisabeta.
Amara aveva visto Elisabeta invecchiare, aveva sostenuto il suo fragile corpo fino alla fine, quando la sua amata aveva raggiunto gli 87 anni. Nessuno poteva comprendere il dolore che Amara aveva provato, un dolore che l'aveva accompagnata per due secoli e mezzo. Questo stesso dolore lo vedeva riflesso nel futuro di Sylvia e Elena. Un vampiro poteva creare un'altra vampira, come Adrian e Laura, e la loro felicità sarebbe stata eterna. Ma un ibrido, come Sylvia, che amava un umano, avrebbe conosciuto una felicità effimera, seguita da un dolore senza fine.
Questi pensieri riempivano il cuore di Amara. Voleva proteggere Sylvia dal destino che lei stessa aveva vissuto. Aveva visto negli occhi di Elena, mentre parlava di Sylvia, lo stesso amore che Elisabeta aveva per lei. Un amore puro, ma destinato a un finale tragico. Amara non sapeva esattamente cosa fare. Non c'era una soluzione semplice, ma sentiva che doveva agire.
Amara decise di prendersi del tempo per riflettere. Aveva bisogno di mettere ordine nei suoi pensieri e il castello nelle Highlands, con i suoi ricordi, era l'ideale. Avrebbe dovuto parlare con Elena, e soprattutto con Sylvia, ma non subito. Voleva raccogliere bene le idee, trovare le parole giuste per esprimere il suo dolore, la sua esperienza e il suo desiderio di proteggere Sylvia da un futuro di sofferenza.
Nel castello, circondata da memorie di un passato lontano, Amara sentiva il peso della sua immortalità e della sua solitudine. Era forse la vampira più potente del mondo, se non la prima, certamente la seconda. Ma nemmeno il potere poteva alleviare il dolore di un amore perduto, un dolore che lei non voleva vedere riflesso negli occhi di Sylvia. Amara sapeva che il suo compito era arduo, ma era determinata a trovare una soluzione, a qualsiasi costo.
L'empatia di Amara era fortissima. Le era bastato uno sguardo negli occhi di Sylvia, un attimo prima che lei svenisse, per avvertire la sua sofferenza futura. La parte umana di Amara era profondamente potente, la stessa che aveva creato un equilibrio con la sua natura vampirica, grazie all'amore per Elisabeta. Quel sentimento puro e profondo, simile a quello che Sylvia nutriva per Elena, era stato il suo ancoraggio.
Amara percepiva le energie e le presenze con una acuità straordinaria. Anche lei, nonostante la sua forza, aveva sperimentato la vulnerabilità della sua natura umana di fronte a qualcosa di sconosciuto, anche se non in maniera così forte come Sylvia. Con un sorriso ironico, si disse: "Ma non con il sangue, no, quello mai." Tuttavia, quel sorriso svanì rapidamente, rivolto solo al ricordo di Sylvia e alle parole di Elena.
Nel frattempo, a Edimburgo, Sylvia ed Elena discutevano della situazione. Sylvia non aveva più avuto svenimenti, ma nessuno aveva più visto la misteriosa donna che poteva essere Amara. Elena confidò a Sylvia di aver avuto la sensazione che Amara non fosse stata completamente sincera con lei, ma al tempo stesso, non aveva percepito alcuna malvagità nelle sue parole.
Elena si rivolse a Sylvia. "Sylvia, da quando non hai più svenimenti, ho pensato spesso a quella donna misteriosa. Mi ha detto alcune cose che non mi convincono del tutto. Ma non sentivo malvagità in lei, solo un'incredibile forza e tristezza."
Sylvia confermando le parole di Elena. "Anche io ho sentito qualcosa di strano in lei, qualcosa di familiare e al tempo stesso sconosciuto. La sua presenza mi ha colpita profondamente, come se potessi percepire il suo dolore e la sua sofferenza."
Proseguì Elena. "Sì, esattamente. C'era una sorta di affinità tra voi, un legame che non riesco a spiegare. Pensi che possa davvero essere Amara?"
"Non lo so, Elena." Rispose Sylvia. "Ma se fosse lei, dobbiamo scoprire di più su di lei e sul suo passato. Forse c'è qualcosa che possiamo imparare per affrontare ciò che ci riserva il futuro."
Amara, intanto, nel suo castello nelle Highlands, rifletteva profondamente. Sentiva di dover fare qualcosa per aiutare Sylvia, per evitarle il dolore che lei stessa aveva conosciuto così intimamente. Guardando fuori dalla finestra, verso l'orizzonte nebbioso, si ripromise di trovare un modo per avvicinarsi a Sylvia senza causarle ulteriori sofferenze. La sua determinazione si mescolava a una profonda tristezza, ma anche a un barlume di speranza.
Quella speranza era tutto ciò che le restava. Speranza che, forse, aiutando Sylvia, avrebbe trovato una redenzione per il proprio passato tormentato. Speranza che, in qualche modo, il dolore di una potrebbe alleviare il dolore dell'altra.
McGregor era venuto a conoscenza della possibile presenza di Amara a Edimburgo. Conosceva bene Amara e sapeva che era una persona rispettabile, ma il modo enigmatico e misterioso con cui si era mossa lasciava spazio a qualche dubbio. Decise di andare direttamente a casa di Elena e Sylvia per capire cosa fosse realmente accaduto.
McGregor arrivò la sera stessa, accolto da Elena e Sylvia. Portò con sé una bottiglia di sangue e una bottiglia di whisky torbato, una delle sue rare indulgenze. "Elena, Sylvia, grazie per ricevermi così tardi. Ho saputo della possibile presenza di Amara in città e voglio capire cosa sia successo davvero."
Si sedettero nel salotto, Sylvia sembrava più tranquilla, senza alcun segno di svenimento. McGregor versò il sangue nei bicchieri e il torbato in un altro.
Fu Elena a cominciare. "McGregor, è stato tutto molto strano. Questa donna, Amara, è comparsa dal nulla e ha mostrato un interesse particolare per Sylvia. Ci ha detto di averla vista svenire e di voler capire cosa le stesse succedendo."
McGregor ricordando Amara. "Amara è sempre stata molto curiosa, ma mai invadente. Raccontami di più, Elena. Ogni dettaglio è importante."
Proseguì Elena. "All'inizio non sembrava voler rivelare molto su di sé. Diceva di aver avuto esperienze simili e che anche lei era svenuta in passato senza una ragione apparente. Voleva solo parlare e capire meglio la situazione di Sylvia."
McGregor si rivolse a Sylvia. "E tu, Sylvia, cosa hai percepito da lei?"
Sylvia cercando di ricordare rispose. "Era strano, McGregor. La sua presenza era... potente. Quando l'ho vista, è stato come se tutta la mia energia fosse stata risucchiata. Non ho mai provato niente del genere. Ma non sentivo malvagità in lei, solo una forza incredibile."
McGregor sorseggiò il suo calice di sangue, riflettendo. "Amara è uno degli ibridi più antichi e potenti. Ha vissuto a lungo e ha visto molte cose. Non posso credere che voglia farvi del male, ma il suo modo di fare può essere destabilizzante."
Elena aggiunse. "Esatto. Eppure, quando si è avvicinata a Sylvia e Sylvia è svenuta di nuovo, ho visto un lampo di preoccupazione nei suoi occhi. Era come se non volesse causare quel danno."
McGregor guardò entrambe. "Questo mi suona familiare. Amara ha sempre avuto un forte senso di responsabilità verso gli altri, specialmente verso chi condivide la sua condizione. Mi chiedo cosa stia realmente cercando di fare."
Sylvia riconoscendo l’azione comunque positiva di Amara. "Non lo so, McGregor. Ma dopo l'ultimo incontro, quando mi ha toccato, non ho più avuto svenimenti. È come se avesse fatto qualcosa per aiutarmi."
McGregor annuì, pensieroso. "Forse è così. Forse sta cercando di capire come aiutarvi senza interferire troppo. Ma dobbiamo essere cauti. La sua presenza può avere effetti imprevisti, e dobbiamo capire le sue intenzioni prima di agire."
Elena versò un altro bicchiere di sangue per McGregor. "McGregor, cosa pensi che dovremmo fare ora? Come possiamo gestire questa situazione senza creare ulteriori problemi?"
McGregor concludendo disse. "Per ora, tenete gli occhi aperti. Se Amara vuole aiutarvi, troverà un modo per farlo senza nascondersi. Ma se percepite qualcosa di strano o pericoloso, avvisatemi immediatamente. Andrò a parlare con Natasha e Miriam, forse loro potranno darci ulteriori informazioni su cosa stia cercando di fare."
Sylvia si sentì sollevata, il supporto di McGregor era rassicurante. Alzò il bicchiere di sangue, facendo un brindisi. "A nuove alleanze e vecchi amici. Speriamo di trovare una soluzione insieme." McGregor e Elena sorrisero, alzando anche i loro bicchieri. "A nuove alleanze e vecchi amici. E alla speranza che Amara possa essere un aiuto, non una minaccia." concluse McGregor.
La serata proseguì tra riflessioni e piani per il futuro, con McGregor che prometteva di fare tutto il possibile per svelare il mistero di Amara e garantire la sicurezza di Sylvia e Elena.
Amara Dragomir e Alistair McGregor
McGregor era seduto nel suo studio, immerso nella lettura di un antico manoscritto, quando sentì un leggero fruscio provenire dalla finestra. Si voltò rapidamente, la sua guardia alzata, ma ciò che vide lo lasciò senza parole. Amara, vestita in modo sensuale come sempre, stava entrando silenziosamente dalla finestra. "Amara... sono passati cento anni."
Amara si avvicinò lentamente, un sorriso enigmatico sulle labbra. "Centotredici Alistair, ma sapevo che ti avrei trovato qui, come sempre."
Si sedettero uno di fronte all'altra, un bicchiere di sangue tra le mani. C'era un'atmosfera di tensione e di vecchi ricordi che aleggiava nella stanza.
"Cosa ti porta a Edimburgo dopo così tanto tempo, Amara?" chiese McGregor, e Amara rispose con sincerità. "Sylvia! Ho percepito la sua presenza e sono venuta a vedere con i miei occhi. Ma c'è qualcosa che mi preoccupa, Alistair. Ho visto la sofferenza nei suoi occhi, una sofferenza che conosco fin troppo bene."
McGregor annuì, sorseggiando il suo bicchiere. "Gli svenimenti, il caos interiore. Anche Elena è preoccupata, ma non sa cosa fare. Sylvia sembra guarita, ma solo perché tu l'hai aiutata."
Amara abbassò lo sguardo, il ricordo di Elisabeta le attraversò la mente come un coltello. "Non volevo interferire, ma vedere Sylvia così mi ha riportato indietro nel tempo. A Elisabeta. Non posso permettere che un'altra come noi soffra in quel modo."
McGregor ricordando quel periodo. "Amara, so quanto hai sofferto. Ma quale è il tuo piano? Cosa intendi fare?"
"Non lo so ancora." Rispose Amara. "Volevo solo parlare con qualcuno che potesse capire. Non posso chiedere consiglio, non è nel mio stile. Ma parlare con te... potrebbe aiutarmi a trovare una soluzione."
McGregor la guardò intensamente, comprendendo il peso delle sue parole. "Sei sempre stata forte, Amara. Ma a volte anche i più forti hanno bisogno di aiuto. Non so se ho una soluzione, ma sono qui per ascoltarti. Parliamo di Sylvia, di cosa hai visto nei suoi occhi."
Amara raccontò tutto nei minimi dettagli, descrivendo le sue interazioni con Sylvia e Elena, le sue osservazioni e le sue paure.
McGregor ascoltò attentamente, ogni parola scavando più a fondo nei suoi pensieri. "Forse è meglio che per ora Sylvia e Elena non sappiano della tua presenza. Non voglio che si preoccupino inutilmente. Prenditi il tempo che ti serve per capire cosa fare. Io starò al loro fianco e terrò gli occhi aperti."
Amara annuì, sollevata dal sostegno di McGregor. Si alzò lentamente, avvicinandosi a lui. "Grazie, Alistair. Sei sempre stato importante per me."
McGregor si alzò a sua volta, il loro sguardo si incrociò e la tensione divenne palpabile. Senza dire una parola, Amara si spogliò lentamente, lasciando cadere i vestiti sul pavimento. McGregor la prese tra le braccia, e quella notte, vecchi desideri e passioni dimenticate riaffiorarono con forza.
Dopo aver fatto l'amore, Amara si alzò e si vestì in silenzio. McGregor la osservava, sapendo che non sarebbe stata l'ultima volta che l'avrebbe vista.
"Devo tornare nelle Highlands." Disse Amara. "Ho bisogno di riflettere. Ma tornerò, Alistair. E quando lo farò, avrò una soluzione." McGregor era certo delle parole di Amara. "Lo so, Amara. Prenditi il tempo che ti serve,"
Amara gli sorrise, un sorriso carico di promesse e vecchi ricordi. Poi, senza un altro sguardo, volò via nella notte, lasciando McGregor a riflettere su tutto ciò che avevano condiviso e su ciò che il futuro avrebbe portato.
Amara, tornata nel suo castello nelle Highlands, era immersa nei pensieri. Rifletteva su Sylvia e Elena, sul loro amore e sulla sofferenza che inevitabilmente sarebbe arrivata. Decise che doveva fare qualcosa di più concreto, qualcosa che avrebbe permesso di conoscere meglio Sylvia e di capire come aiutarla.
Si sedette al suo antico scrittoio, accese il computer e cominciò a esplorare il sito delle due investigatrici. Lesse con attenzione i dettagli dei casi risolti da Sylvia e Elena, cercando un modo per attirarle nel suo mondo senza destare sospetti. Un’idea cominciò a prendere forma nella sua mente.
Amara riflettendo. "Un caso sospetto soprannaturale... nel mio castello. Questo le porterà qui."
Decise che doveva trovare una ragazza che potesse fare da governante e gestire i rapporti con le investigatrici, presentandosi come la responsabile del castello. Amara avrebbe agito nell'ombra, osservando da lontano senza farsi riconoscere da Sylvia. La sua presenza sarebbe stata avvertita.
Il giorno successivo, Amara contattò un’agenzia di collocamento per trovare la persona giusta. Dopo aver spiegato le sue esigenze, iniziò la selezione delle candidate.
Amara ricevette varie candidature e decise di incontrare le ragazze. Dopo diverse interviste, trovò finalmente la persona adatta: una giovane donna di nome Emma, intelligente, discreta e capace di gestire situazioni difficili. Amara la invitò al castello per un colloquio finale.
Amara si rivolse a Emma. "Benvenuta, Emma. Questo castello ha una lunga storia, e ora ho bisogno del tuo aiuto per un caso speciale. Devi contattare due investigatrici e convincerle che c'è un caso sospetto soprannaturale qui. Sarai tu la responsabile del castello."
Emma con sicurezza rispose. "Capisco, signora. Farò del mio meglio. Qual è la storia da raccontare?"
Amara spiegandole il suo lavoro disse. "Dirai che hai notato strani eventi accadere di recente. Luci che si accendono e spengono da sole, rumori inspiegabili, forse persino apparizioni. Nulla di troppo esagerato, ma abbastanza per destare il loro interesse."
Emma annuì, pronta per il compito.
Emma si mise subito al lavoro. Prese il telefono e chiamò il numero delle investigatrici.
Sylvia e Elena indagano al Castello di Cawdor
"Buongiorno, sto cercando Sylvia o Elena. Mi chiamo Emma e sono la governante di un castello nelle Highlands, precisamente il Castello di Cawdor vicino a Nairn. Abbiamo notato eventi inspiegabili, che potrebbero avere una natura soprannaturale. Avrei bisogno del vostro aiuto per indagare."
Elena ascoltò attentamente, percependo la serietà della situazione. "Certo, Emma. Puoi darci più dettagli? Siamo abituate a indagare su fenomeni del genere."
Emma proseguì. "Ci sono stati rumori strani, luci che si accendono e si spengono da sole, e persino qualche apparizione. Il castello è antico e ha una lunga storia. Credo che potrebbe esserci qualcosa di più."
Elena incrociò lo sguardo con Sylvia, la quale, senza bisogno di parole, confermò di essere pronta per l'indagine. "Capisco. Verremo a dare un'occhiata. Può essere che ci sia qualcosa di rilevante. Ci vediamo presto, Emma."
Nel frattempo, nascosta nell'ombra, Amara ascoltava ogni parola con attenzione. Sapeva che il suo piano stava funzionando. Sylvia ed Elena sarebbero presto arrivate al castello, e lei avrebbe avuto l'opportunità di studiare meglio Sylvia e la sua situazione. Era solo il primo passo verso un obiettivo più grande, qualcosa che avrebbe potuto cambiare il loro destino.
Sylvia ed Elena, ignare del vero motivo dietro la richiesta di Emma, si prepararono per il viaggio. Sylvia sentiva una strana sensazione, come un presentimento che non riusciva a interpretare. Elena cercava di tranquillizzarla: "Sarà solo un altro caso da risolvere, nulla di cui preoccuparsi."
Ma per Amara, che osservava nell’ombra, questo era solo l’inizio.
Il castello di Cawdor si ergeva maestoso sulle Highlands, con la sua imponente struttura che emanava un’aura di mistero. Quando Sylvia ed Elena arrivarono, furono accolte da Emma, la giovane governante.
"Benvenute. Spero che il viaggio sia stato piacevole. Vi mostrerò le vostre stanze e poi vi guiderò nei luoghi dove abbiamo notato gli eventi strani," disse Emma, con un tono educato ma freddo.
Elena rispose con un sorriso professionale: "Grazie, non vediamo l'ora di iniziare le indagini."
"Sì," aggiunse Sylvia, con un certo entusiasmo. "Vorrei vedere subito i luoghi più infestati."
Amara, nel frattempo, osservava tutto da una stanza segreta, ansiosa e preoccupata che il suo piano potesse fallire. Emma guidò Sylvia ed Elena in un salone al primo piano, arredato con mobili antichi e dominato da imponenti candelabri.
"Questo è uno dei punti più attivi," spiegò Emma. "Abbiamo sentito rumori inspiegabili e visto luci che si accendono e spengono da sole."
Sylvia osservò la stanza con attenzione. "Elena, voglio restare sola qui per qualche minuto. Sai come funziona."
Elena annuì e si rivolse a Emma: "Possiamo aspettare fuori?"
"Sì, certo," rispose Emma, accompagnando Elena fuori dalla stanza. "Sarò proprio dietro la porta."
Rimasta sola, Sylvia si concentrò, cercando di percepire qualsiasi traccia di energia soprannaturale. Nel frattempo, Amara osservava ansiosamente attraverso le telecamere nascoste. "Spero che funzioni... Se Sylvia non sviene, il mio piano fallirà," pensava Amara con preoccupazione.
Improvvisamente, Sylvia avvertì una presenza opprimente. La sua vista cominciò a sfocarsi, il cuore accelerò e, infine, crollò a terra priva di sensi. Sentendo il rumore del corpo di Sylvia cadere, Elena entrò di corsa nella stanza.
"Sylvia! Sylvia, mi senti?" Elena si chinò accanto a lei, scossa dall’ansia.
Emma entrò poco dopo, visibilmente preoccupata. "Cosa è successo? È svenuta!"
"Sì," rispose Elena, cercando di mantenere la calma. "Ma si riprenderà. Questo conferma che c’è qualcosa di soprannaturale qui."
Amara, osservando dallo schermo, tirò un sospiro di sollievo. Sylvia impiegò più tempo del solito a riprendersi, il che confermava la presenza di potenti energie nell’ambiente.
Quando finalmente Sylvia riaprì gli occhi, disse con voce debole: "Elena... c’è davvero qualcosa qui. Ho sentito una presenza fortissima."
Elena annuì, rassicurata. "Lo sapevo. Grazie, Emma, per averci portato qui. Dobbiamo fermarci al castello per approfondire le indagini."
Emma, seguendo le istruzioni di Amara, rispose prontamente: "Naturalmente. Siete benvenute a restare quanto necessario. Vi mostrerò le vostre stanze."
Mentre Emma accompagnava Sylvia ed Elena alle loro camere, Amara si ritirò nel suo studio, immersa nei pensieri. La prova era stata superata, ma le domande rimanevano. "Non può essere stata la mia presenza a farla svenire, ero troppo lontana e la sua natura vampirica mi aveva già riconosciuta. Cosa può essere stato?"
Nella loro stanza, Sylvia ed Elena discutevano dell'accaduto. "Sylvia, cosa hai sentito esattamente?" chiese Elena, preoccupata.
"Era una presenza molto forte, opprimente," rispose Sylvia, ancora scossa. "Non saprei descriverla bene, ma era come se un'energia antica e potente mi avesse sopraffatta."
Amara, nel suo studio, rifletteva sul prossimo passo. Doveva agire con cautela. Decise di continuare a osservare Sylvia e Elena da lontano, cercando di capire meglio cosa avesse sopraffatto Sylvia. La sua empatia e il suo desiderio di proteggere Sylvia erano forti, ma sapeva di dover procedere con prudenza. "Devo trovare un modo per parlare con Sylvia e Elena senza spaventarle. Devo capire come aiutarle senza interferire troppo."
Sylvia ed Elena decisero di rimanere al castello per continuare le loro indagini. Nel frattempo, Amara, lavorando dietro le quinte, studiava attentamente ogni loro mossa, pianificando i prossimi passi. La tensione cresceva, ma tutti sapevano che la verità sarebbe emersa un pezzo alla volta.
La mattina seguente, Emma sembrava inquieta. Le era stato garantito che non ci sarebbero stati spettri, che tutto faceva parte di una farsa orchestrata da Amara. Ma vedere Sylvia svenire l'aveva turbata profondamente. "Forse Sylvia ha finto," pensava Emma. "Ma sembrava così reale... non so cosa pensare."
Sylvia ed Elena si svegliarono presto e decisero di uscire dal castello per discutere senza interruzioni. Camminavano nel vasto parco del castello, immerse in una conversazione seria.
"Sono certa che c'è qualcosa di potente qui," disse Sylvia. "Ma non credo sia malvagio. Dobbiamo tentare di comunicare con questo spirito."
"Sì," rispose Elena, "sarò con te. Emma è meglio che stia lontana, non voglio metterla in pericolo."
Decisero di rientrare nel castello in pieno giorno, quando la luce del sole penetrava dalle finestre gotiche, illuminando i corridoi. Sylvia sentiva un'energia fortissima che la guidava.
"Sylvia, senti qualcosa?" chiese Elena. "Sì, è molto forte," confermò Sylvia. "Seguiamola."
Le due si addentrarono in una parte del castello che sembrava meno frequentata. Sylvia avvertiva un malessere crescente, ma continuava ad avanzare, sostenuta da Elena. Entrarono in una stanza antica, arredata con mobili d’epoca e decorata con ritratti di nobili sconosciuti.
All’improvviso, davanti a loro apparve una giovane donna bellissima, uno spettro luminoso con un sorriso dolce. Sylvia crollò immediatamente: la sua natura umana non reggeva l’impatto di quell’apparizione, ma la sua parte vampirica assorbì e riconobbe l’energia.
Elena si inginocchiò accanto a Sylvia, cercando di rianimarla. Dopo qualche minuto, Sylvia riaprì gli occhi. Elena era al suo fianco, visibilmente preoccupata, ma lo spirito era ancora lì, luminoso e sorridente.
"Chi sei?" chiese Sylvia, con voce tremante.
Lo spirito sorrideva, emanando una luce serena. "Sono Elisabeta," rispose dolcemente. "Ciao, Sylvia."
Amara, nascosta nel suo studio, osservava tutto attraverso le telecamere. Vedere Sylvia svenire nuovamente la preoccupava, ma la cosa più inquietante era che Sylvia sembrava parlare con qualcuno che Amara non poteva né vedere né sentire.
"Con chi sta parlando Sylvia? Non riesco a percepire nulla," pensava Amara, sempre più preoccupata.
Sylvia ed Elena erano ora faccia a faccia con lo spettro di Elisabeta, ignare che Amara le stesse osservando. La tensione era alta e la presenza dello spirito sollevava nuove domande. La rivelazione di Elisabeta avrebbe portato nuove sfide e scoperte, ma per il momento il mistero rimaneva irrisolto.
Nella stanza illuminata dalla presenza spettrale, Sylvia era l'unica in grado di sentire la voce di Elisabeta. L'apparizione, con un tono dolce e malinconico, iniziò a raccontare la sua storia.
"Sylvia, io e Amara ci amavamo profondamente. Ma, essendo umana, sono invecchiata mentre lei è rimasta giovane e immortale. Il nostro amore è stato straordinario, ma il tempo ci ha separato. Il mio spirito è rimasto legato a questo mondo per un desiderio insoddisfatto: baciare carnalmente Amara ancora una volta. Ho bisogno del tuo aiuto per questo, Sylvia. Amara è nel castello. Lei è un'anima buona. Ha passato tutto questo tempo pensando a come aiutarvi, perché nel vostro destino rivede il suo dolore."
Sylvia ascoltava attentamente, col cuore colmo di empatia per Elisabeta e di comprensione per la situazione di Amara. Decisero di organizzare l'incontro per mezzanotte.
"Va bene, Elisabeta. Farò ciò che posso per aiutarti," disse Sylvia con decisione.
Il Primo Incontro tra Amara e Sylvia
Sylvia ed Elena salirono in camera, Sylvia promise a Elena che le avrebbe spiegato tutto dopo. Arrivate nella loro stanza, Sylvia sapeva che Amara stava ascoltando.
"Amara, dobbiamo parlare. So che mi ascolti," dichiarò Sylvia, ad alta voce e con tono deciso.
Nel silenzio che seguì, l'aria sembrava carica di tensione. Amara, nel suo studio nascosto, sentì le parole di Sylvia risuonare con chiarezza. Capì che era arrivato il momento di rivelarsi.
Amara si avvicinò alla scala, mossa da un misto di apprensione e determinazione. Il cuore di Sylvia batteva forte mentre aspettava, ed Elena, anche se confusa, sentiva che stava per accadere qualcosa di molto importante.
Quando Amara finalmente raggiunse il fondo delle scale, i suoi movimenti erano fluidi e aggraziati, il suo abbigliamento sexy e raffinato accentuava la sua bellezza eterna. Ogni passo sembrava portare con sé il peso di due secoli di solitudine e riflessione.
"Cosa sta succedendo, Sylvia?" sussurrò Elena sottovoce.
"Ti spiegherò tutto, Elena. Per ora, fidati di me," rispose Sylvia con calma.
Quando Amara raggiunse Sylvia, i loro sguardi si incrociarono, comunicando una comprensione tacita e profonda, un legame che trascendeva le parole.
"Che cosa vuoi sapere, Sylvia?" chiese Amara, seria ma con una punta di vulnerabilità.
"Elisabeta. Ha bisogno di me per trovare pace. Vuole un ultimo bacio da te, attraverso di me. Ha detto che sei un'anima buona e che hai cercato di aiutarci, perché vedi il tuo dolore riflesso nel nostro destino," spiegò Sylvia con empatia e determinazione.
Amara rimase in silenzio per un momento, le emozioni contrastanti riflettute nei suoi occhi. Poi annuì lentamente, accettando la realtà.
"Elisabeta... non ho mai smesso di pensare a lei," sussurrò Amara dolcemente. "Se questo può darle pace, farò tutto il necessario."
Amara e Sylvia rimasero nella stanza, immerse in un silenzio carico di tensione e aspettativa. Amara, solitamente così sicura di sé, era ora pervasa da un misto di incredulità e speranza. Sylvia, da parte sua, sentiva una connessione profonda con l'anima tormentata di Elisabeta, pronta a fare da ponte tra i due amanti separati dal tempo.
"Sarebbe dovuto essere il mio compito aiutare voi, e invece sei tu che stai aiutando me, Sylvia," disse Amara con un filo di voce, quasi per se stessa.
Quando la mezzanotte giunse, l'aria nella stanza si fece più densa, carica di un'energia palpabile. Amara guardò Sylvia con occhi pieni di dubbi, ma Sylvia, con la sua ferma determinazione, la guidò verso il punto in cui Elisabeta si manifestava.
Elisabeta e Amara
"È qui, Amara," disse Sylvia con sicurezza.
Amara, per la prima volta in 250 anni, sentì un'emozione nuova e travolgente crescere dentro di sé. Era un'energia che non aveva mai sperimentato prima, un misto di amore e dolore antico.
"Non la vedo," disse Amara, confusa, cercando di percepire qualcosa.
Sylvia si avvicinò ulteriormente, colmando la distanza tra loro. Prese la mano di Amara con delicatezza e, in quel momento, come per magia, Elisabeta apparve anche agli occhi di Amara. Non era l'anziana donna con cui aveva condiviso gli ultimi giorni, ma la giovane e bella Elisabeta che Amara aveva amato profondamente.
"Elisabeta..." sussurrò Amara, la voce tremante e sopraffatta dall'emozione.
Le emozioni di Amara erano così intense che quasi la fecero crollare, ma la presenza di Elisabeta la sosteneva, dandole forza. Sylvia, intuendo il momento cruciale, lasciò la mano di Amara.
"Entra, Elisabeta," disse Sylvia con un sorriso rassicurante.
Elisabeta, con un sorriso dolce, prese possesso del corpo di Sylvia. Gli occhi di Sylvia cambiarono, mostrando una familiarità e un amore che appartenevano a Elisabeta. Amara riconobbe subito quel sorriso, lo stesso che aveva amato tanto tempo fa.
"Sono qua, amore. Sono qua," disse Elisabeta, usando la voce di Sylvia ma con il tono di chi era tornata dall'aldilà.
Il bacio che seguì fu un momento fuori dal tempo, un'esperienza che trascese la realtà stessa. Sembrava durare un'eternità, come se quel bacio potesse compensare tutti gli anni di separazione e dolore. Amara sentì ogni emozione amplificata, ogni ricordo riportato in vita da quel contatto.
Poi, lentamente, un’aura luminosa cominciò a separarsi dal corpo di Sylvia, fluttuando verso l’alto. Amara seguì l’aura con lo sguardo, sapendo che stava assistendo al momento di pace tanto desiderato per Elisabeta. Quando l’aura scomparve, Sylvia crollò a terra, svenuta per l’intensità dell’esperienza.
"Addio, Elisabeta," sussurrò Amara, con un misto di gratitudine e tristezza. "Sarai sempre con me."
Amara si inginocchiò accanto a Sylvia, prendendole la mano e aspettando che si riprendesse. Le lacrime scendevano sul suo volto, un misto di gioia per aver rivisto il suo amore e dolore per doverla lasciare andare di nuovo.
"Grazie, Sylvia. Non potrò mai ripagarti per questo dono," sussurrò Amara dolcemente.
In quella stanza silenziosa, carica di memorie e speranze, si concluse un capitolo di dolore antico, aprendo la strada a nuove possibilità e speranze. Amara e Sylvia rimasero sole nella camera, mentre Elena, intuendo il desiderio di Amara di parlare con Sylvia, si allontanava per chiacchierare con Emma, che ancora si sentiva un po’ confusa dalla situazione, ma soddisfatta del compenso ricevuto.
La stanza era pervasa da un silenzio profondo, carico di riflessioni e sentimenti non detti. Amara osservava Sylvia con occhi pieni di comprensione. "Mi dispiace averti coinvolta in tutto questo, Sylvia. Non c’è una soluzione facile. Ho vissuto il dolore di un’unione tra un immortale e un mortale. Ogni giorno che passava la vedevo scivolare via, e il dolore era insopportabile."
Sylvia ascoltava in silenzio, mettendo insieme i pezzi di ciò che era appena accaduto. Aveva capito l’intento di Amara: mostrarle, senza dire una parola, il destino crudele di una relazione come la loro, dove il tempo era il nemico inevitabile.
"Capisco il tuo dolore, Amara, e la tua preoccupazione," disse Sylvia con un tono comprensivo. "Anche io mi sono resa conto della natura impossibile del nostro amore. Elena ed io… viviamo ogni momento con intensità, ma sappiamo che il futuro è incerto e doloroso."
Amara annuì, sentendo il peso delle sue parole. La sua missione era stata quella di proteggere Sylvia ed Elena dal destino che lei stessa aveva vissuto, ma sapeva che non c’era una via d’uscita semplice.
"Ho cercato di fare il meglio che potevo," disse Amara, con voce triste. "Mostrarti cosa ho passato con Elisabeta... non sapevo come altro avrei potuto farti capire il dolore che ti aspetta. Ma ora mi rendo conto che non esiste una soluzione perfetta. Tutto ciò che possiamo fare è scegliere il minore dei mali."
Sylvia fece un respiro profondo, sentendo il peso della situazione. Le sue emozioni erano contrastanti: da un lato la gratitudine per Amara, che aveva cercato di proteggerla; dall’altro, la tristezza per la realtà della loro situazione.
"Amara, non devi scusarti," disse Sylvia dolcemente. "Hai fatto ciò che ritenevi giusto. Io ed Elena affronteremo il nostro destino, qualunque esso sia. Vivremo ogni giorno con amore e intensità, consapevoli del futuro, ma senza lasciarci paralizzare dalla paura."
Amara guardò Sylvia con ammirazione. La sua forza e determinazione erano evidenti, e sapeva che Elena aveva trovato una compagna degna.
"Sei una donna straordinaria, Sylvia. E so che Elena è fortunata ad averti al suo fianco. Vi auguro di trovare la felicità, nonostante tutto," disse Amara, con un sorriso triste.
Sylvia prese la mano di Amara, stringendola con affetto. "Troveremo la nostra strada, Amara. E grazie a te, siamo più consapevoli di ciò che ci aspetta. Ma non permetteremo che la paura ci rubi il presente."
Le due donne si guardarono negli occhi, condividendo un momento di profonda comprensione e connessione. Il tempo sembrava fermarsi, permettendo loro di riflettere sulle loro vite e sulle scelte che avevano fatto.
"Se avrai mai bisogno di me, Sylvia, sarò qui. Non dimenticarlo," disse Amara con un ultimo sguardo affettuoso.
"Lo so, Amara. Grazie di tutto," rispose Sylvia, sorridendo.
Così, in quella stanza silenziosa, le due donne trovarono un momento di pace, pronte ad affrontare il futuro con una nuova consapevolezza e determinazione. Amara decise di rimanere nelle Highlands, nel suo antico castello. Offrì il lavoro di governante a Emma, trovando simpatica la sua natura un po’ burbera. Emma accettò con entusiasmo, a patto che non ci fossero più spettri coinvolti.
Amara, cambiata dall’ultimo addio a Elisabeta, aveva finalmente trovato una sorta di pace, mettendo un punto a oltre due secoli di dolore. Sebbene ammirasse Sylvia, rimaneva convinta che la scelta di lei e Elena fosse un errore. I loro discorsi sul vivere il presente erano giusti, ma sapeva che il presente era solo un soffio di vento rispetto al dolore che le attendeva, soprattutto Sylvia, per lei, il dolore sarebbe stato eterno.
Di Fronte all’Ineluttabile
Nel frattempo, Sylvia ed Elena si misero in viaggio per tornare a Edimburgo. Il viaggio era diverso dal solito, silenzioso e carico di riflessioni. La realtà che avevano affrontato era chiara e ineludibile. Fu Elena a rompere il silenzio, iniziando a piangere.
"Sylvia, adesso stiamo bene. Chi sta meglio di noi? Ma fra vent'anni tu sarai ancora più bella, mentre io no. Io invecchierò ogni giorno. Fra cento anni sarò solo un ricordo, e tu sarai ancora più bella e più forte. Sylvia, che senso ha?"
Sylvia non trovava parole di conforto. Le lacrime di Elena le spezzavano il cuore, e la realtà del loro destino sembrava insormontabile.
"Laura e Adrian hanno un senso," continuò Elena, con voce rotta dalle lacrime. "Hanno scelto la loro vita notturna insieme, hanno rinunciato al sole insieme. Ma a noi questo non è concesso."
Sylvia guardava Elena, cercando disperatamente di trovare le parole giuste, ma nulla sembrava adeguato. La realtà del loro amore era piena di contraddizioni e sfide insormontabili. Le parole di Amara risuonavano nella sua mente, consapevole che, nonostante il loro amore, il futuro era incerto e pieno di dolore.
"Non so cosa ci riserverà il futuro, ma so che ti amo," disse Sylvia, cercando di consolare Elena con voce ferma ma dolce. "Ogni giorno con te è un dono. Non possiamo prevedere cosa accadrà, ma possiamo vivere ogni momento con tutto il nostro amore."
Elena continuava a piangere, ma le parole di Sylvia sembravano sollevarla almeno un po'. Il loro amore era forte, ma la realtà era inesorabile.
Nel frattempo, Amara, nel suo castello, rifletteva sulle parole di Sylvia ed Elena. Decise di non pensarci troppo, accettando che il suo dolore potesse finalmente essere finito. Sapeva che, se Sylvia o Elena avessero mai avuto bisogno di lei, sarebbe stata lì per loro. L’addio a Elisabeta le aveva dato una nuova prospettiva, e ora guardava al futuro con una forza rinnovata.
Amara iniziò a uscire nelle notti delle Highlands. Non che socializzasse molto; preferiva restare in disparte, ma la sua bellezza unica e il suo modo elegante di vestire la rendevano difficile da ignorare. Sebbene la sua mente fosse sempre rivolta a Elena e Sylvia, ripensava spesso alla sua storia con Elisabeta. Avevano scelto di ignorare i problemi, vivendo anni felici insieme, anche quando Elisabeta era diventata anziana. Certo, il sesso le mancava, ma il tipo di rapporto che avevano le permetteva di trovare altrove ciò di cui aveva bisogno. Ma era la stessa cosa? No, non lo era. Era solo un palliativo per rimandare l'abbandono che, inevitabilmente, sarebbe arrivato.
"Che fare?" si chiedeva spesso Amara. Rifletté che, forse, ora vedeva le cose con maggiore chiarezza perché non era direttamente coinvolta. "Semplice," pensò improvvisamente, "basta che Elena trovi un vampiro o un umano che le piace e tutto è risolto." Ma subito si rese conto che non era così facile. Gli esseri umani non possono cambiare chi amano a comando.
"A comando no," rifletté, "ma forse, costruendo un rapporto dall’inizio, a poco a poco..."
Quella notte, Amara tornò al castello e diede istruzioni a Emma di gestire tutto, dicendole anche di assumere un’altra persona se fosse stato necessario. Emma, felice dell'opportunità, accettò senza esitazione, consapevole che il compenso era ottimo.
Dopo aver affidato il castello nelle mani di Emma, Amara montò sulla sua moto e si diresse verso Edimburgo. Lì possedeva una villa ereditata da un suo antenato, un luogo che le avrebbe offerto rifugio mentre si trovava in città. L'idea le venne spontaneamente: organizzare una grande festa per celebrare il suo ritorno. Invitò tutti i vampiri di Edimburgo, Londra, Glasgow, e persino da altre parti della Gran Bretagna. La festa sarebbe durata dal tramonto all'alba.
Arrivata alla villa, Amara si mise subito al lavoro per preparare l'evento. Voleva che tutto fosse perfetto, un’occasione irripetibile per riunire vecchi amici e creare nuove connessioni. La villa, sontuosa e piena di storia, era perfetta per un evento di tale portata.