
Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue
Cap. 15: E' per Sempre
Ritornarono al mondo abbracciate, felici. Nessuna aveva mai ricevuto tanto in tutta la loro vita, nemmeno nei 250 anni di Amara. E questo lo sapevano bene. Si alzarono, senza bisogno di parole, consapevoli che quello era l'inizio di un giorno speciale, per loro e per tutti i vampiri del mondo.
Fecero una doccia insieme, l'acqua scorrendo sui loro corpi mentre si lavavano via le tracce della notte precedente, ma non l'intensità delle emozioni. Ogni tocco richiamava la notte appena trascorsa, ogni sguardo era una promessa di eternità.
Decisero di passare la mattinata in modo normale. Uscirono per fare due passi, mano nella mano, godendosi la freschezza dell'aria e la tranquillità del mattino. Le strade di Edimburgo erano silenziose, come se la città sapesse che stava per accadere qualcosa di straordinario.
Si fermarono in un bar vicino a casa, scegliendo un tavolo appartato. Ordinarono caffè e colazione, gustando il cibo mentre parlavano delle piccole cose della vita, godendo della semplicità del momento. Ogni tanto, i loro sguardi si incontravano e un sorriso complice si diffondeva sui loro volti.
"Come pensi che dovremmo presentarci?" chiese Sylvia, sorseggiando il suo caffè.
"Dobbiamo essere noi stesse," rispose Amara. "Autentiche, forti. Questo giorno è nostro tanto quanto è per gli altri vampiri."
Sylvia annuì. "Hai ragione. E poi, siamo pronte. Abbiamo fatto tutte le prove possibili."
Amara sorrise. "Sì, lo siamo. Sarà tutto perfetto."
Finirono la colazione e uscirono dal ristorante, pronte ad affrontare la giornata che le attendeva. Le prove e le sfide che avevano superato le avevano preparate per questo momento. Si sentivano unite, invincibili.
Continuarono a camminare per la città, godendosi gli ultimi momenti di tranquillità prima dell'evento che avrebbe cambiato per sempre le loro vite e quelle dei vampiri del mondo.
Decisero di andare nella villa di Amara per scegliere gli abiti, immersi nella maestosa dimora che rifletteva la storia di molte generazioni. Amara possedeva un campionario infinito di abiti, ognuno ricco di storia e tradizione.
"Voglio onorare le mie origini rumene," disse Amara con un sorriso misterioso, dirigendosi verso un grande armadio intarsiato. Tirò fuori un abito squisitamente ornato: Un vestito rosso profondo con ricami dorati sul busto e ampie maniche. Il colletto alto e i dettagli in pizzo nero aggiungevano un tocco di nobiltà e mistero.
"È magnifico," sussurrò Sylvia, ammirando l'abito.
"Grazie, cara. Ora tocca a te."
Sylvia si avvicinò ad un altro armadio, scegliendo con cura. Infine, trovò ciò che cercava: un abito di seta color avorio con dettagli in pizzo e bottoni di perla, simbolo della tradizione londinese. Il vestito, elegante e sofisticato, aveva una gonna ampia e un corpetto aderente, con un velo leggero che aggiungeva un tocco di grazia.
"Perfetto," disse Amara, guardando Sylvia negli occhi. "Siamo pronte a onorare le nostre tradizioni e a superare i confini del tempo."
Si prepararono con cura, aiutandosi l'una con l'altra a indossare i loro abiti. "Sai, Sylvia," disse Amara mentre le sistemava il velo, "non avrei mai immaginato di arrivare a questo punto. È un momento storico."
Sylvia sorrise. "Nemmeno io, ma sono felice di essere qui con te."
Una volta pronte, Amara chiamò il loro fidato autista vampiro, un uomo di poche parole ma dalla presenza rassicurante. 'Ci condurrà oltre il Cimitero dei Covenanters, fino a Umbraeth, la città sotterranea dei vampiri.' Spiegò Amara.
Salirono nella limousine, i cuori battenti all'unisono. "Hai paura?" chiese Sylvia, cercando il conforto nello sguardo di Amara.
"No, con te al mio fianco, non ho paura di nulla," rispose Amara, stringendole la mano.
La limousine si muoveva silenziosamente attraverso la città. Le luci di Edimburgo brillavano nel crepuscolo.
Arrivarono al cimitero, dove l'autista le fece scendere. Ad attenderle c'erano le loro testimoni, Natasha e Miriam. "Non c'è un centimetro di spazio libero," esclamò Natasha. "Nessuno ha mai visto una cosa del genere."
Miriam aggiunse, "È incredibile. Tutti sono qui per voi."
Sylvia, con un sorriso malizioso, sussurrò all'orecchio di Amara, "Svengo!"
Amara rise, il suono morbido e melodioso. "Non ora, cara. Abbiamo un evento storico da affrontare."
Si presero per mano, pronte a scendere nelle profondità della città sotterranea, il cuore pieno di emozioni. Le luci fioche illuminavano ogni loro passo, carico di significato.
"È davvero straordinario," disse Sylvia, sentendo l'energia dell'ambiente attorno a loro.
"Sì," rispose Amara, "è tutto reale. E’ l'inizio del nostro viaggio insieme."
Le porte della città sotterranea si aprirono davanti a loro, rivelando una folla immensa di vampiri che attendevano con ansia. Amara e Sylvia, mano nella mano, si fecero strada, pronte a scrivere una nuova pagina nella storia dei vampiri.
C'era un tappeto rosso steso tutto per loro, che dovevano percorrere insieme, con Natasha e Miriam dietro di loro. I vestiti che avevano scelto erano perfetti, lontani dalle minigonne vertiginose che molti si aspettavano. Amara e Sylvia sfoggiavano la loro classe con una riconoscenza delle loro origini che incantava.
Le vampire rumene avevano le lacrime agli occhi vedendo il loro paese così ben rappresentato da Amara, il suo abito rosso e dorato un tributo alla sua terra natale. Gli inglesi, insieme a Gabriel, erano un po' più scalmanati, manifestando il loro entusiasmo con grida e applausi. Gli scozzesi fecero buon viso a cattivo gioco, ma il rispetto era palpabile: questo evento andava oltre ogni aspettativa.
Sylvia, pur essendo inglese, aveva i suoi migliori amici tra gli scozzesi, e tutti seguivano con lo sguardo lei e Amara, accompagnando il loro cammino con manifestazioni di affetto e ammirazione. Le due superarono il punto dove si sarebbe tenuta la cerimonia e si diressero in uno stanzino sul retro.
L’Incredibile Cerimonia di due Vampire Ibride
Sylvia e Amara,
Unite nella Carne, nello Spirito e nel Sangue per l’Eternità
McGregor salì sul palco, dove l'altare era stato preparato, e annunciò con una voce solenne: "Amara e Sylvia sono arrivate. Tra breve, congiungerò queste due anime nella carne, nello spirito e nel sangue per sempre."
Amara, con un sorriso complice, sussurrò a Miriam: "Di' alla band di suonare quel pezzo gotico, 'Lux Aeterna'. Saliremo sul palco solo quando la musica inizierà."
Le due si spogliarono, rimanendo solo con il perizoma nero, la pelle scintillante alla luce soffusa della stanza. Miriam andò ad informare la band di vampiri, che risposero con un cenno di assenso.
La cerimonia sarebbe iniziata con McGregor in testa, seguito da Natasha e Miriam. Con voce solenne, McGregor avrebbe presentato Amara e Sylvia. Le note del Requiem di Mozart iniziarono a diffondersi nella sala, mentre le luci si accesero sul palco, illuminando McGregor, Natasha e Miriam. Un silenzio assoluto e carico di aspettativa avvolse la folla, mentre l’aria sembrava sospesa nell'attesa. Poi, le luci si concentrarono su McGregor, lasciando tutti col fiato sospeso.
McGregor alzò le braccia, richiamando l'attenzione di tutti. "Questa notte, celebriamo non solo l'unione di due esseri straordinari, ma anche il riconoscimento di una nuova era per tutti noi. Amara e Sylvia, due ibridi, ci mostrano che l'amore e la forza possono superare ogni barriera."
Le parole di McGregor risuonavano potenti nell'aria, cariche di pathos e significato. "Amara," continuò, "ha dimostrato la sua fedeltà alle sue origini e la sua capacità di evolvere. Sylvia, con il suo spirito indomito e la sua forza, è la compagna perfetta per lei. Oggi, si uniranno nella carne, nello spirito e nel sangue, per sempre."
In quel momento la musica cambiò e 'Lux Aeterna' avvolse la sala, le note gotiche riempivano l'aria, e le luci si concentrarono su Amara e Sylvia. Le due si guardarono negli occhi, un'intesa perfetta che trasmetteva passione e amore.
McGregor continuò, "Con questo rituale, celebriamo l'unione di due anime che sono destinate a stare insieme. Amara e Sylvia, la vostra unione è un simbolo di speranza e forza per tutti noi."
Il silenzio nella folla era assoluto, ogni vampiro presente sentiva l'importanza di quel momento. Amara e Sylvia erano ancora dietro al palco, invisibili al pubblico, i loro cuori stavano battendo all'unisono, ed erano pronte a scrivere una nuova pagina nella storia dei vampiri.
Dietro il palco, con la musica gotica che riempiva l'aria, Amara mostrò il calice di sangue a Sylvia. Non appena i suoi occhi si posarono sul liquido scarlatto, Sylvia svenne immediatamente. Amara, con un misto di preoccupazione e determinazione, la prese tra le braccia e varcò la soglia del palco.
L'entrata di Amara con Sylvia svenuta tra le braccia fu uno spettacolo senza precedenti. La folla di vampiri restò senza fiato. Elena e Laura, rimasero allibite, mentre McGregor, Miriam e Natasha osservavano increduli.
Amara adagiò Sylvia sul palco con delicatezza, come fosse un prezioso cimelio. Con gesti precisi, si tagliò il polso, permettendo al sangue di fluire nel calice. Sylvia iniziò a riprendersi, i suoi occhi si aprirono lentamente, ma restava inerte, sospesa tra l'incoscienza e la realtà.
Amara, con uno sguardo carico di amore e preoccupazione, tagliò il polso di Sylvia. Il sangue scuro riempì il secondo calice mentre Sylvia svenne di nuovo, la sua vulnerabilità esposta davanti a tutti. Amara, imperterrita, iniziò una danza rituale ipnotica. Ogni movimento era una dichiarazione d'amore, un'ode alla loro connessione profonda. La danza era stupefacente, un mix di grazia e forza che tenne tutti con il fiato sospeso.
Quando Sylvia si riprese, il pubblico trattenne il respiro. Si alzò, ancora un po' debole, e si avvicinò ad Amara. I loro sguardi si incontrarono, pieni di una comprensione tacita e profonda. Presero i calici e, con un gesto solenne, bevvero il sangue l'una dell'altra.
L'energia cambiò immediatamente. Le loro nature di vampire emersero in tutta la loro potenza. McGregor, con una voce solenne e carica di emozione, dichiarò: "Amara e Sylvia, siete ora unite nella carne, nello spirito e nel sangue. Per l’eternità!"
Tutta Umbraeth esplose in un visibilio di applausi e grida di gioia. Amara e Sylvia, ancora in perizoma, si avvicinarono l'una all'altra e si baciarono. Il loro bacio era un simbolo di forza e di amore eterno, un'immagine che avrebbe segnato per sempre la storia dei vampiri.
Mano nella mano, lasciarono il palco sotto una pioggia di applausi. La musica continuava a riempire l'aria, mentre Natasha, Miriam e McGregor riscoprirono la sensazione di una piccola lacrima che scende dagli occhi e inumidisce la carne.
Quando Amara e Sylvia tornarono sul palco, vestite in grande stile da vampire, l'entusiasmo della folla raggiunse nuovi picchi. Unite per sempre, mano nella mano e sorridenti, erano il simbolo vivente di un amore che oltrepassava ogni limite, di una nuova era per tutti i vampiri.
Amara e Sylvia erano una visione mozzafiato nei loro abiti da vampiri. Amara indossava un sontuoso abito tradizionale romeno, riccamente decorato con ricami dorati e perle, che si combinava perfettamente con il suo portamento regale. Sylvia, invece, aveva scelto un abito che rappresentava l'eleganza londinese del XVIII secolo: un vestito lungo e aderente, di seta nera con dettagli in pizzo, che metteva in risalto la sua figura slanciata e la sua naturale grazia.
McGregor prese la parola, il suo tono solenne e pieno di rispetto. "Vorrei esprimere un ringraziamento speciale a Natasha e Miriam. Il loro lavoro instancabile su Amara 250 anni fa e su Sylvia pochi mesi fa ha reso tutto questo possibile. Senza di loro, non saremmo qui oggi a celebrare questa unione storica."
La folla applaudì calorosamente, riconoscendo il contributo cruciale delle due vampire.
McGregor passò il microfono ad Amara, che lo prese con gratitudine. "Grazie, McGregor. Grazie a tutti voi per essere qui stasera. Questo è un momento storico, non solo per Sylvia e me, ma per tutti i vampiri. Vorrei ringraziare in particolare McGregor, Miriam e Natasha. Senza il vostro supporto e la vostra guida, non saremmo qui oggi." Amara fece una pausa, guardando la folla di vampiri con occhi brillanti di emozione. "Vorrei anche riconoscere i vampiri rumeni che sono qui per me. Voi mi conoscete solo per fama, ma la vostra presenza significa molto. La vostra cultura, la vostra storia, sono parte di me e del mio cammino."
Il suo sguardo si spostò su Sylvia, il suo volto illuminato da un sorriso amorevole. "E infine, voglio dedicare queste parole a Sylvia:"
Sylvia,
Tu sei il mio tutto.
Sei la luce che ha illuminato la mia eternità,
il cuore che batte nel mio petto.
La nostra unione non è solo una cerimonia,
è un legame eterno
che trascende il tempo e lo spazio.
Amara passò il microfono a Sylvia, che lo prese con un sorriso radioso. "Grazie, Amara. Non potrei essere più felice e onorata di essere qui con te oggi. Voglio ringraziare tutti voi per essere qui, e un grazie speciale va a Elena. Sei stata una compagna straordinaria e una parte fondamentale del mio viaggio."
Sylvia si voltò verso Amara, i suoi occhi pieni di amore:
Amara,
tu sei la mia anima gemella.
Nessuno mi ha mai dato tanto come te.
Il nostro amore è un dono prezioso,
qualcosa che non ho mai sperimentato in tutta la mia vita.
Sei la mia forza, la mia ispirazione,
e so che ti amerò per sempre.
Le sue parole risuonarono nell'aria, toccando i cuori di tutti i presenti. La folla esplose in applausi, uniti nell'emozione di quel momento unico e indimenticabile.
Amara e Sylvia si guardarono negli occhi, sapendo che quel giorno segnava l'inizio di una nuova era per loro e per tutti i vampiri. Mano nella mano, uscirono dal palco, lasciando che l'energia della loro unione risuonasse tra la folla, mentre la musica continuava a suonare, celebrando un amore che sarebbe durato per l'eternità.
La festa era appena iniziata, e già si profilava come la più grande celebrazione mai avvenuta a Umbraeth. L'euforia era palpabile nell'aria mentre tutti volevano parlare con Sylvia e Amara. Amara, radiosa e piena di energia, si avvicinò ai vampiri rumeni. Li salutò uno per uno, scusandosi quasi per essere sempre stata in disparte e ringraziandoli per il loro supporto e la loro presenza.
Una volta tornate al tavolo degli amici più vicini, Sylvia e Amara furono accolte con entusiasmo da McGregor, Natasha, Miriam, Elena, Laura, Adrian e Gabriel. Tutti erano curiosi di sapere dello spettacolo che avevano messo in scena.
"Era così reale," disse McGregor, ridendo mentre alzava il calice di sangue. "Come avete fatto?"
Amara sorrise con un'aria complice. "Abbiamo provato molto. Sylvia è una grande attrice, non trovate?"
"Una grande attrice?" Elena rise, lanciando uno sguardo complice a Laura. "Sì, qualcosa del genere."
Natasha si sporse in avanti, curiosa. "Ma davvero Sylvia sei svenuta? Sembrava così vero!"
Sylvia, con un sorriso malizioso, rispose: "Beh, non posso rivelare tutti i nostri segreti, ma posso dire che la verità è spesso più interessante della finzione."
Gabriel, ridacchiando, aggiunse: "Avete mai pensato di fare del teatro? Sareste perfette!"
"Chissà," rispose Amara, stringendo la mano di Sylvia sotto il tavolo. "Potrebbe essere il nostro prossimo progetto."
La conversazione fluiva liberamente, accompagnata da calici di sangue e risate. Miriam si rivolse a Sylvia, incuriosita: "Come ti senti adesso, dopo tutto questo?"
"Sono felicissima," rispose Sylvia, guardando Amara con amore. "Questa è la nostra notte, ed è perfetta."
Adrian, con il suo solito tono ironico, commentò: "Beh, posso dire che questo è stato il miglior spettacolo che abbia mai visto. E credetemi, ne ho visti parecchi."
Laura aggiunse, sorridendo: "E ora che siete unite, cosa avete in mente per il futuro?"
Amara rispose, guardando Sylvia negli occhi: "Il futuro è pieno di possibilità. Ma una cosa è certa: saremo insieme, sempre."
Le risate e i brindisi continuarono mentre la notte proseguiva. Il tavolo, un luogo di amicizia e complicità, risuonava di storie e aneddoti, di scherzi e complimenti. Nessuno poteva immaginare quanto fosse reale lo spettacolo che avevano visto, tranne Elena e Laura, che mantennero il segreto con un sorriso complice.
Alla fine, mentre la festa raggiungeva il suo apice, Amara si rivolse ai suoi amici più cari, alzando il calice: "A noi. Alla nostra famiglia. E al futuro che costruiremo insieme."
I calici si alzarono in un brindisi, le risate riempirono l'aria e la festa continuò, unendo i cuori e le anime di tutti i presenti in una celebrazione che sarebbe rimasta nei loro ricordi per sempre.
Amara e Sylvia, seguendo la tradizione, lasciarono la festa mentre la cerimonia era ancora in corso. McGregor richiamò l'attenzione di tutti per un ultimo brindisi augurale in onore delle due anime unite. Tra i presenti, Elena colse il momento per avvicinarsi un'ultima volta quella sera. Prese delicatamente le mani di Sylvia, guardandola con affetto e un sorriso complice.
"Eri bellissima," sussurrò Elena, alludendo chiaramente allo spettacolo e al fatto che Sylvia fosse svenuta veramente.
Amara, che sentiva e comprendeva perfettamente l'allusione, sorrise anch'essa a Elena. Le due donne si scambiarono un'occhiata carica di comprensione e rispetto, poi Elena lentamente lasciò le mani di Sylvia e tornò da Gabriel.
Sylvia e Amara, mano nella mano, ripercorsero il tappeto rosso mentre la band suonava la loro canzone. Gli applausi e le grida di entusiasmo li accompagnarono fino a quando scomparvero oltre la porta, immersi in un mare di acclamazioni.
La festa riprese con un nuovo slancio, mentre Sylvia e Amara salivano sulla limousine nera che le avrebbe condotte alla villa di Amara. L'autista vampiro, sempre discreto e professionale, avviò il motore e le accompagnò nel loro viaggio verso casa.
Sedute comodamente nei lussuosi interni della limousine, Sylvia e Amara si scambiarono uno sguardo pieno di amore e soddisfazione. La tensione della giornata si scioglieva lentamente, lasciando spazio a un senso di pace e complicità.
Amara si avvicinò a Sylvia, sussurrandole: "È stata una notte indimenticabile. Non avrei potuto desiderare di meglio."
Sylvia sorrise, appoggiando la testa sulla spalla di Amara. "Neanche io. È stato tutto perfetto. E il modo in cui hai gestito tutto... sei incredibile."
La limousine percorse silenziosamente le strade fino ad arrivare alla villa di Amara. Una volta lì, l'autista aprì la porta, permettendo loro di scendere. Le due donne, ancora mano nella mano, si avviarono verso l'ingresso della villa, pronte a vivere il resto della loro notte insieme, lontane dal caos della festa ma immerse nel loro mondo di amore e passione.
La villa, illuminata solo dalle luci soffuse, le accolse con il suo calore e la sua eleganza. Sylvia e Amara si scambiarono un ultimo sguardo prima di entrare, consapevoli che quella notte era solo l'inizio di un'avventura eterna.
Ora era il momento di celebrare la loro unione in intimità, solo loro due. Amara e Sylvia si diressero nel salone della villa, spogliandosi lentamente, rimanendo soltanto con i perizomi neri, gli stessi usati durante la scena teatrale. Le luci soffuse della stanza accentuavano le loro silhouette, rendendo l'atmosfera ancora più sensuale.
Sedute sul divano, si guardarono negli occhi con un misto di eccitazione e complicità. Amara iniziò a parlare, rompendo il silenzio.
"Non riesco a smettere di pensare alla scena di stasera," disse Amara, con un sorriso malizioso. "È stata una delle cose più intense che abbiamo mai fatto."
Sylvia annuì, accarezzando delicatamente il braccio di Amara. "Sì, è stato incredibile. Mi ha fatto sentire così viva, così... nostra."
Amara la guardò intensamente. "Raccontami tutto, Sylvia. Voglio sapere cosa hai provato in ogni momento, soprattutto durante i due svenimenti."
Sylvia sorrise, avvicinandosi di più ad Amara. "Il primo svenimento, quando hai mostrato il calice... è stato come se il mondo si fosse fermato. Ero consapevole di tutto, del nostro pubblico, dell'attesa, e poi... il nulla. Mi sono sentita così vulnerabile, così... tua."
Amara accarezzò il viso di Sylvia, affascinata dalle sue parole. "E quando ti sei svegliata, cosa hai sentito?"
"Quando mi hai adagiata sul palco, sentivo il freddo del pavimento e il calore delle tue mani. Poi il taglio al polso... il dolore era reale, ma c'era qualcosa di più. Era come se quel dolore fosse una parte di me che stavo offrendo a te. E poi di nuovo, il buio. Sapere che ero nelle tue mani mi dava una sensazione di sicurezza che non avevo mai provato."
Amara sorrise, incantata. "Sylvia. La tua forza, la tua vulnerabilità... tutto di te mi affascina. Anche il modo in cui parli di questi momenti mi fa innamorare ancora di più."
Sylvia si avvicinò ad Amara, sfiorando il suo corpo. "E tu, Amara, sei stata perfetta. La tua sicurezza, la tua presenza... mi hai fatto sentire amata e desiderata in ogni istante. Quando hai riempito il calice con il tuo sangue, ho sentito la tua essenza dentro di me, un legame che va oltre ogni cosa."
Si versarono due calici di vino e si guardarono negli occhi mentre sorseggiavano, ogni parola e ogni gesto carico di passione e amore.
"Questo, per me, è fare l'amore," disse Amara, la voce bassa e sensuale. "Parlare, connettersi, toccarsi... è tutto parte di noi."
Sylvia annuì, accarezzando delicatamente il braccio di Amara. "Esatto. E stasera, più di ogni altra notte, sento che abbiamo creato qualcosa di unico. Qualcosa che nessuno potrà mai capire completamente, tranne noi."
Amara sorrise, posando il calice e avvicinandosi ancora di più. "Sylvia, ti amo. E non c'è niente al mondo che possa cambiare questo."
"E io ti amo, Amara. Per sempre."
Le loro labbra si incontrarono in un bacio lento e appassionato, unendo non solo i loro corpi ma anche le loro anime. Quella notte, nel silenzio della villa, celebrarono la loro unione in un modo che solo loro due potevano comprendere, con un amore che trascendeva il tempo e lo spazio.
Dopo aver condiviso le loro emozioni più intime, Sylvia, con gli occhi pieni di curiosità e desiderio, guardò Amara e le chiese, "Amara, voglio sapere tutto quello che hai provato stasera. Cosa hai sentito quando sono svenuta tra le tue braccia? E quando mi hai tagliato il polso? E poi ancora, mentre danzavi, osservandomi, aspettando che mi riprendessi... e infine, quando abbiamo bevuto dai calici. Raccontami ogni dettaglio, per favore."
Amara sorrise, sapendo quanto Sylvia amava queste conversazioni tanto quanto lei. Si alzò lentamente, mostrando intenzionalmente la sua figura sinuosa, e si mosse con una grazia sensuale, attirando lo sguardo affascinato di Sylvia.
"In quel momento, quando hai visto il calice e sei svenuta tra le mie braccia," iniziò Amara, con una voce bassa e avvolgente, "mi sono sentita travolta da un'ondata di protezione. Ti tenevo stretta, sentendo il tuo corpo inerte, e sapevo che quella era la nostra prova più grande. Era come se il nostro legame fosse più forte che mai."
Sylvia, affascinata, si alzò e avvolse le braccia intorno alla vita di Amara, poggiando il mento sulla sua spalla. "E quando mi hai tagliato il polso?" sussurrò, le labbra vicine all'orecchio di Amara.
Amara chiuse gli occhi, godendo della vicinanza di Sylvia. "Tagliare il tuo polso è stato un atto di intimità profonda. Ogni volta che la lama penetrava la tua pelle, sentivo il tuo dolore, ma anche una connessione indescrivibile. Sapevo che stavamo condividendo qualcosa di unico, qualcosa che nessuno avrebbe mai potuto capire."
"E quando danzavi, aspettando che mi riprendessi?" continuò Sylvia, stringendosi ancora di più a lei.
"Quella danza," rispose Amara, con la voce che si abbassava quasi a un sussurro, "era un'espressione della nostra unione. Ogni movimento, ogni passo, era per te. Guardarti lì, stesa, sapendo che ti stavi riprendendo grazie alla nostra connessione... era come un rituale sacro. Mi sentivo viva, potente, ma soprattutto, sentivo l'amore che provavo per te, in ogni fibra del mio essere."
Sylvia chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare dalle parole di Amara. "E poi, quando abbiamo bevuto dai calici?" chiese, la voce tremante di emozione.
"Quando abbiamo bevuto dai calici," rispose Amara, girandosi lentamente per guardare Sylvia negli occhi, "è stato il culmine di tutto. Sentire il tuo sangue unirsi al mio, sapendo che stavamo diventando una cosa sola, era un momento di estasi pura. Ogni goccia era un giuramento, un legame che andava oltre il tempo e lo spazio."
Sylvia annuì, le lacrime di gioia negli occhi. "Amara, ogni tua parola mi fa innamorare di te ancora di più. Parlare di queste cose con te... è davvero come fare l'amore."
Amara sorrise, accarezzando il viso di Sylvia. "E lo è, amore mio. Ogni conversazione, ogni sguardo, ogni tocco... tutto è parte del nostro amore."
Continuarono a parlare per ore, perdendosi l'una nell'altra, condividendo ogni dettaglio, ogni emozione. Amara raccontò come si sentiva mentre danzava, come ogni movimento fosse un'ode a Sylvia, come sentiva il potere del loro legame crescere con ogni passo.
"E quando mi svegliavo," disse Sylvia, con un sussurro, "sentivo la tua presenza come una luce che mi guidava fuori dall'oscurità. Ogni volta che aprivo gli occhi e ti vedevo lì, sapevo che tutto andava bene."
Amara annuì, le loro labbra a un soffio di distanza. "Esattamente, Sylvia. Noi due insieme, contro tutto. Non c'è nulla che possa separarci."
Si baciarono ancora, perdendosi in un abbraccio che era un mix di passione, amore e profonda connessione. Quella notte, celebrando la loro unione in modo così intimo e sincero, Amara e Sylvia cementarono il loro amore in una forma che solo loro due potevano comprendere, un amore che trascendeva il tempo, un amore eterno.
Il Primo Giorno dopo l’Unione di Amara e Sylvia
Amara e Sylvia si svegliarono insieme, il calore dei loro corpi ancora intrecciati sotto le lenzuola. Senza dire una parola, si alzarono e si diressero alla doccia, dove l'acqua calda scorreva sulle loro pelli come un dolce risveglio. Si insaponarono a vicenda, scambiandosi baci e sussurri, ridendo delle allusioni alla notte appena trascorsa. Era stata la notte più bella che avessero mai passato insieme.
Dopo la doccia, si vestirono con abiti normali e si prepararono un caffè.
La tensione della cerimonia svanita, le due donne si rilassarono nel salotto. Amara accese il computer e si collegò al sito di Sylvia, la cui ragione sociale era ancora 'Sylvia l'Indagatrice dell'Incubo'. Il sito era pieno di articoli e racconti di casi risolti, alcuni dei quali riportavano il periodo in cui Sylvia lavorava con Sophia, altri quando era sola, e altri ancora con Elena. Il nome del sito non era stato cambiato semplicemente perché non avevano avuto il tempo di farlo.
Amara sfogliò le pagine del sito, incuriosita, e guardò Sylvia con un sorriso divertito. "Allora, 'Indagatrice dell'Incubo', vuoi raccontarmi qualche storia?"
Sylvia si sedette accanto a lei, sorridendo. "Certo, cosa vuoi sapere?"
Amara indicò uno degli articoli più vecchi. "Raccontami di questo caso, quello con Sophia. Come è iniziato tutto?"
Sylvia sospirò, tornando indietro con la memoria. "Ah, quel caso. Era uno dei nostri primi. Una serie di misteriose sparizioni in una piccola cittadina. La gente del posto pensava fosse opera di un fantasma."
Amara si sporse in avanti, affascinata. "E come l'avete risolto?"
Sylvia sorrise. "Beh, abbiamo scoperto che non era affatto un fantasma. Era un uomo che usava la leggenda del fantasma per coprire i suoi crimini. Sophia ed io abbiamo dovuto affrontarlo direttamente. Fu una notte molto intensa."
Amara annuì, poi cliccò su un altro articolo. "E questo? Quando eri da sola. Com'è stato lavorare senza Sophia?"
Sylvia esitò per un momento. "È stato difficile all'inizio. Mi mancava il supporto di Sophia, ma allo stesso tempo mi sentivo libera di esplorare nuovi modi di lavorare. Questo caso in particolare riguardava una vecchia casa infestata. Ho dovuto fare affidamento solo su me stessa e, alla fine, ho scoperto che l'infestazione era causata da un gruppo di adolescenti che cercavano di spaventare il proprietario per convincerlo a vendere la casa."
Amara rise. "Adolescenti, sempre a creare problemi."
Sylvia annuì, sorridendo. "Sì, ma alla fine tutto è andato per il meglio."
Amara cliccò su un articolo più recente, uno dei casi risolti con Elena. "E con Elena? Com'è stato lavorare con lei?"
Sylvia sorrise calorosamente. "Elena è incredibile. È così intelligente e determinata. Questo caso, ad esempio, riguardava una serie di omicidi rituali. Insieme abbiamo scoperto che erano commessi da una setta segreta. È stato pericoloso, ma lavorare con Elena mi ha dato la forza di affrontare tutto."
Amara guardò Sylvia con ammirazione. "Sei davvero straordinaria, Sylvia. Ogni caso è così diverso e interessante."
Sylvia arrossì leggermente. "Grazie, Amara. Ma ora tocca a te. Raccontami qualcosa di tuo. Hai mai pensato di aiutarmi con un caso?"
Amara annuì. "Sì. Potrei essere un'ottima partner, non credi?"
Sylvia le prese la mano. "Sarebbe fantastico. Sai, il mio lavoro è pericoloso, ma con te al mio fianco mi sentirei al sicuro."
Amara sorrise, stringendo la mano di Sylvia. "Allora è deciso. La prossima indagine, la faremo insieme."
Sylvia annuì, entusiasta. "Sì, insieme."
Sylvia si trovava a un punto di svolta nella sua vita. Era passato molto tempo dall'ultima volta che aveva lavorato come indagatrice dell'incubo. Gli ultimi tempi erano stati estremamente impegnativi e la perdita di Elena, che era stata fondamentale per il suo lavoro, aveva reso tutto più difficile. Tuttavia, Sylvia era ancora un investigatore privato e le mancava il suo lavoro, perché per lei era una vera e propria passione. Le piaceva indagare sul soprannaturale, anche se aveva constatato che, nella maggior parte dei casi, ciò che sembrava soprannaturale era semplicemente naturale.
Sylvia era entusiasta all'idea di avere Amara come partner, nonostante fosse totalmente inesperta. Amara aveva dimostrato di avere un cervello diabolico, estremamente intelligente e scaltro, ma soprattutto era una persona buona e altruista, qualità che Sylvia apprezzava molto.
"Amara," disse Sylvia, "voglio che tu impari a gestire le richieste che arrivano alla nostra società. Accedi alla mail e leggi se ci sono nuove richieste di indagine."
Amara annuì e si sedette davanti al computer. Dopo aver inserito le credenziali, trovò una decina di email. "Ce ne sono una decina," disse, scorrendo velocemente i messaggi. "Sette di queste sembrano chiaramente non soprannaturali, ma ce ne sono tre che potrebbero esserlo. Vuoi che le legga ad alta voce?"
"Assolutamente," rispose Sylvia, curiosa di sapere cosa ci fosse in quelle richieste.
Amara aprì la prima email e iniziò a leggere:
"Salve, mi chiamo Robert e vivo in una vecchia casa di campagna. Negli ultimi mesi, ho sentito strani rumori provenire dal sottotetto. Inizialmente pensavo fossero solo topi, ma poi ho iniziato a sentire voci sussurrare il mio nome. Potreste aiutarmi a capire cosa sta succedendo?"
Sylvia alzò un sopracciglio. "Interessante. Prossima."
Amara aprì la seconda email:
"Buongiorno, mi chiamo Alice. Da quando mi sono trasferita nel mio nuovo appartamento, ho avuto una serie di eventi inspiegabili. Gli oggetti si spostano da soli, le luci si accendono e si spengono senza motivo e sento spesso una presenza dietro di me. Non so cosa fare. Potete aiutarmi?"
Sylvia annuì, trovando la richiesta intrigante. "E l'ultima?"
Amara aprì la terza email e lesse:
"Mi chiamo Michael. Sono il proprietario di un vecchio teatro che è stato chiuso per anni. Recentemente abbiamo iniziato i lavori di ristrutturazione, ma i lavoratori si rifiutano di entrare perché dicono di aver visto delle ombre muoversi e sentito delle risate inquietanti. Non posso permettermi di fermare i lavori. Ho bisogno di aiuto urgente."
Sylvia si appoggiò allo schienale della sedia, riflettendo sulle tre richieste. "Sembrano tutte promettenti. Quale ti attira di più, Amara?"
Amara ci pensò un momento, poi rispose: "Penso che il teatro potrebbe essere interessante. C'è qualcosa di affascinante nei vecchi edifici e nelle storie che li circondano."
Il Primo caso con Amara, il Teatro Infestato
Sylvia sorrise. "Perfetto. Allora iniziamo con quello. Rispondi a Michael e digli che accettiamo il caso. Domani ci incontreremo con lui al teatro."
Amara annuì, entusiasta all'idea della loro prima indagine insieme. "Non vedo l'ora. Sarà un'avventura incredibile."
Sylvia le sorrise, sentendosi per la prima volta dopo tanto tempo piena di speranza e determinazione. "Sarà sicuramente un'avventura, e sono felice di condividerla con te."
Sylvia e Amara erano tornate nella villa, pronte a discutere della loro nuova avventura come partner nell'indagine del soprannaturale. Sylvia, consapevole che Amara era nuova a questo mondo, decise di spiegare come funzionava il suo metodo per determinare la presenza di fenomeni paranormali e la loro intensità.
"Amara," iniziò Sylvia, con un tono serio, "devo spiegarti come funziona il mio sistema per capire se c'è qualcosa di soprannaturale e quanto è forte. Devi stare molto attenta e, soprattutto, non ridere. Se ridi, ti licenzio subito."
Amara, già divertita dall'avvertimento, fece del suo meglio per mantenere una faccia seria. Sylvia continuò, ignorando l'aria di divertimento sul volto della sua compagna.
"In genere, quando riceviamo una segnalazione, chiedo di indicarmi il punto in cui la manifestazione è più forte. Poi ci vado da sola, a volte con Elena, perché se c'è davvero una manifestazione, io me ne accorgo... perché svengo."
Amara sgranò gli occhi, cercando di non scoppiare a ridere. Sylvia proseguì, ignorando il suo evidente sforzo di trattenere le risate.
"Non è esattamente piacevole svenire davanti a chi ti ha ingaggiato, quindi preferisco avere accanto qualcuno di fidato. Elena era perfetta per questo ruolo. Quindi, il tuo compito principale, almeno all'inizio, sarà farmi rinvenire se dovessi svenire."
Amara, a questo punto, non riuscì più a trattenersi. Esplose in una risata fragorosa. "Non ci credo! Questo è il lavoro più bello che potessi immaginare!"
Sylvia, con un sorriso divertito, fece finta di essere offesa. "Amara, sei licenziata!" esclamò scherzando, ma con un tono severo.
Amara cercò di contenersi, ancora ridendo. "Mi dispiace, mi dispiace," disse tra una risata e l'altra. "Prometto che sarò seria. Solo, ripetimi il mio compito, per sicurezza."
Sylvia, divertita dalla reazione di Amara, ripeté pazientemente. "Il tuo compito è farmi rinvenire se dovessi svenire senza dire niente a nessuno. Chiaro?"
Amara annuì, ancora con un sorriso sulle labbra. "Chiaro. Vuoi fare una prova? Giusto per sicurezza."
"Non ce n’è bisogno, vedrai che saprai benissimo cosa fare." Disse Sylvia scuotendo la testa. "Ma adesso vai a rispondere a Michael e prepariamoci per il nostro primo caso insieme."
Mentre si alzavano, Sylvia non poté fare a meno di sorridere. L'entusiasmo di Amara era contagioso e, nonostante le battute e le risate, sapeva che insieme avrebbero fatto un ottimo lavoro.
Sylvia osservava Amara con un misto di divertimento e affetto mentre prendeva in mano il telefono. La situazione era nuova per entrambe: Amara, abituata a un'esistenza senza lavoro, ora si trovava a fare la segretaria di Sylvia, mentre Sylvia la guidava con pazienza e un pizzico di ironia.
"Ok, Amara," disse Sylvia con un sorriso, "chiama Michael e fatti spiegare tutto. Chiedi dove si trova il teatro e fissa un appuntamento, possibilmente per questo pomeriggio."
Amara annuì, prendendo una profonda ispirazione prima di comporre il numero. La mano tremava leggermente, ma cercava di mantenere la calma. Dopo pochi squilli, una voce maschile rispose.
"Pronto, sono Michael, chi parla?"
"Ciao Michael, sono Amara," iniziò, la voce un po' incerta. "Sto chiamando per conto di Sylvia, l'indagatrice dell'incubo. Abbiamo ricevuto la tua richiesta e vorremmo avere maggiori dettagli sul problema che hai riscontrato al teatro."
"Oh, certo! Grazie per aver chiamato," rispose Michael, il tono cordiale. "Abbiamo avuto delle manifestazioni strane ultimamente, rumori inspiegabili e apparizioni. Vorremmo capire se c'è qualcosa di soprannaturale."
Amara ascoltava attentamente, prendendo nota mentalmente di tutto. "Capisco, Michael. Potresti darci l'indirizzo esatto del teatro? E sarebbe possibile fissare un appuntamento per questo pomeriggio?"
"Certo, il teatro si trova in Via dei Mille, numero 42. Potreste venire alle tre del pomeriggio? Saremo qui per accogliervi e mostrarvi tutto."
Amara annuì, anche se Michael non poteva vederla. "Perfetto, ci vediamo alle tre. Grazie, Michael."
"Grazie a voi, a dopo," rispose Michael prima di riagganciare.
Amara chiuse la chiamata e guardò Sylvia, un sorriso trionfante sul volto. "Appuntamento fissato per le tre del pomeriggio. Il teatro è in Via dei Mille, numero 42."
Sylvia annuì, soddisfatta. "Ottimo lavoro, Amara. Sapevo che ce l'avresti fatta."
Amara si sedette, rilassandosi un po'. "Non avevo mai fatto una cosa del genere prima. È stato... interessante."
Sylvia rise, scuotendo la testa. "Benvenuta nel mondo del lavoro, cara. Sarà divertente vederti imparare."
Amara le fece un sorriso affettuoso. "Con te come guida, sono sicura che andrà tutto bene."
Sylvia annuì, pronta a prepararsi per l'appuntamento del pomeriggio. "D'accordo, allora prepariamoci. Abbiamo un teatro da indagare e una nuova avventura che ci aspetta."
Le due si prepararono con cura, scegliendo abiti pratici ma eleganti per la visita al teatro. Sylvia spiegò ad Amara qualche dettaglio in più su cosa aspettarsi e su come comportarsi durante l'indagine. Amara ascoltava con attenzione, assorbendo ogni parola.
Nel pomeriggio, uscirono dalla villa e si diressero verso Via dei Mille. Amara era emozionata, un po' nervosa, ma pronta a vivere questa nuova esperienza al fianco di Sylvia.
Amara osservava Sylvia mentre si vestiva, affascinata da ogni movimento preciso e deliberato. Per Sylvia, questo era un rito, un momento di preparazione mentale e fisica prima di immergersi in un'indagine. Amara, nel frattempo, si era spogliata, restando solo con il perizoma.
"Sei vestita così di solito quando svieni?" chiese Amara con un sorriso malizioso.
Sylvia le lanciò un'occhiataccia che fece subito capire ad Amara che non era il momento di scherzare, ma entrambe sapevano che, in realtà, il momento lo era sempre.
Sylvia continuò a vestirsi con cura meticolosa. Indossò stivaletti neri e jeans super attillati che sembravano scolpiti addosso a lei. Una maglietta nera infilata nei jeans, una cintura da favola, e poi il giubbotto di pelle nero, questa volta con i Ray-Ban sul viso. La pistola infilata nei pantaloni dietro, e un sacchetto di sali nella tasca destra. Amara osservava ogni dettaglio, ogni gesto, con ammirazione.
Quando Sylvia infilò il sacchetto contenente i sali nella tasca, Amara non poté trattenersi. "Quel sacchetto... serve contro gli spettri, giusto?"
Sylvia annuì, un sorriso divertito che le giocava sulle labbra. "Esatto. E per ogni altra eventualità."
Amara si avvicinò, imitandola in tutto. Indossò stivaletti neri, jeans attillati e una maglietta rosso-cremisi, cercando di emulare Sylvia il più possibile. Non aveva una pistola, non avendo il porto d'armi, ma si assicurò di avere il sacchetto dei sali, mostrandolo con orgoglio a Sylvia.
"Brava," commentò Sylvia, l'orgoglio mischiato a un sorriso affettuoso. "Quando sono in missione, questo è il mio outfit."
Amara era estasiata dalla cura con cui Sylvia si preparava. "Sei incredibile," disse, ammirando la determinazione di Sylvia. "Posso solo immaginare cosa significhi per te."
Sylvia si voltò verso di lei, la fierezza nei suoi occhi. "Questo non è solo lavoro, Amara. È la mia vita. Ogni dettaglio conta."
Amara annuì, decisa a essere all'altezza della situazione. "Allora farò del mio meglio per non deluderti."
Sylvia le sorrise, un sorriso che era sia rassicurante che complice. "So che non lo farai."
Uscirono dalla villa, pronte per affrontare la nuova avventura. Sylvia tirò fuori la sua moto, una splendida Ducati nera che brillava sotto il sole del pomeriggio. Si mise il casco e ne passò uno ad Amara.
"Pronta per un giro?" chiese Sylvia, con un sorriso provocante.
Amara indossò il casco e montò dietro di lei, abbracciandola stretta. "Prontissima."
La moto rombò, potente e decisa, e partirono verso Via dei Mille. Lungo il tragitto, Amara poteva sentire il battito del cuore di Sylvia, forte e costante, come un metronomo che scandiva il ritmo della loro avventura.
Trovarono la porta del teatro socchiusa, la luce fioca che filtrava dall’interno creava un’atmosfera misteriosa e affascinante. Sylvia e Amara si scambiarono un’occhiata complice prima di avanzare con passo deciso.
"Permesso?" chiese Sylvia, la voce ferma e sicura.
Dall’interno dell’ingresso, Michael le stava aspettando. Era un uomo alto, con capelli grigi e un’aria solenne, che si addiceva perfettamente al teatro decadente ma ancora magnifico. Le sue rughe raccontavano una storia di passione e sacrificio per l’arte, e i suoi occhi brillavano di un’intelligenza acuta.
"Benvenute, signorina Sylvia," disse Michael con un sorriso caloroso, estendendo la mano. "E lei deve essere Amara. È un piacere conoscervi."
Sylvia strinse la mano di Michael con decisione. "Piacere nostro, Michael. Grazie per averci ricevute."
Amara, ancora leggermente intimidita dalla formalità del momento, strinse la mano di Michael e cercò di mostrarsi sicura. "Grazie per l'accoglienza."
Michael annuì e le fece cenno di seguirlo. "Venite, parliamo nel mio ufficio. Posso offrirvi qualcosa da bere?"
"Siamo a posto, grazie," rispose Sylvia, seguendo Michael attraverso il corridoio principale del teatro.
Mentre camminavano, Amara osservava affascinata l’architettura del teatro. Le pareti erano decorate con dipinti e stucchi che raccontavano di un’epoca d’oro, e l’odore di legno antico e polvere le faceva sentire come se stesse entrando in un’altra dimensione.
Una volta nel suo ufficio, Michael le invitò a sedersi.
Sylvia prese la parola. "Abbiamo ricevuto la sua richiesta e vorremmo capire meglio la situazione. Può raccontarci cosa sta accadendo qui?"
Michael sospirò profondamente, come se il peso della storia che stava per raccontare fosse tangibile. "Il teatro è stato qui per più di un secolo. È sempre stato un luogo di cultura e bellezza, ma negli ultimi mesi... ci sono stati degli eventi strani. Rumori inspiegabili, ombre che sembrano muoversi da sole, oggetti che cambiano posto."
Amara ascoltava attentamente, i suoi occhi che brillavano di curiosità. "Qualcuno ha mai visto qualcosa di più concreto? Un’apparizione o un’entità?"
Michael scosse la testa. "No, niente di così chiaro. Ma la sensazione di essere osservati è costante. Alcuni dei miei collaboratori hanno persino rifiutato di lavorare di notte."
Sylvia annuì, prendendo mentalmente nota di ogni dettaglio. "Bene, dovremo esplorare il teatro, soprattutto nelle aree dove queste manifestazioni sono più frequenti. Ci serve sapere esattamente dove si sono verificati i fenomeni più strani."
Michael si alzò e tirò fuori una mappa del teatro. "Qui," disse indicando la sala principale, "e qui, dietro le quinte. Ma il punto più problematico è il sottopalco."
Sylvia guardò Amara con determinazione. "Perfetto. Inizieremo da lì."
Sylvia si alzò e strinse di nuovo la mano di Michael. "Faremo del nostro meglio. E non si preoccupi, troveremo la soluzione."
Sylvia e Amara iniziarono la loro esplorazione del teatro, spostandosi di stanza in stanza. L'atmosfera all'interno del teatro era surreale: il silenzio era interrotto solo dai loro passi echeggianti e dal lontano scricchiolio del legno antico.
Arrivarono nella sala principale, illuminata da deboli fasci di luce che filtravano dalle finestre alte. Sylvia si fermò al centro della sala, chiudendo gli occhi per percepire eventuali presenze.
Amara si avvicinò lentamente, osservando con attenzione ogni movimento di Sylvia. "È questo il momento che svieni?" chiese con un sorrisetto malizioso.
Sylvia aprì un occhio e le diede un'occhiataccia. "Non ancora, Amara. Non sono così sensibile da svenire senza motivo."
Amara rise piano, divertita dalla situazione. "Bene, mi sento più sicura sapendo che non cadi a terra ad ogni passo."
Proseguirono verso le quinte, un labirinto di tendaggi pesanti e attrezzature teatrali. Sylvia camminava con sicurezza, mentre Amara la seguiva con occhi attenti, curiosa e affascinata da ogni dettaglio.
Dietro le quinte, Sylvia si fermò di nuovo, concentrandosi. Amara trattenne il respiro, aspettando il verdetto.
"Senti qualcosa?" chiese Amara, quasi sussurrando.
Sylvia scosse la testa. "No, nulla di anomalo qui."
Amara fece una smorfia delusa. "Peccato, pensavo che dietro le quinte fosse il posto ideale per un’apparizione teatrale."
Sylvia sorrise, apprezzando l'umorismo di Amara. "Forse i fantasmi preferiscono il palcoscenico principale."
Scesero nel sottopalco, la parte più oscura e inquietante del teatro. L'aria era più fredda e umida, e il silenzio era ancora più opprimente. Sylvia si fermò di nuovo, chiudendo gli occhi e respirando profondamente.
Amara si avvicinò cautamente. "Ora? È questo il momento?"
Sylvia aprì gli occhi e guardò Amara con un sorriso ironico. "Non ancora, ma sei molto ansiosa di vedermi svenire, vero?"
Amara rise, cercando di nascondere il suo imbarazzo. "Solo un po’. Voglio dire, è una parte importante del lavoro, no?"
Sylvia scosse la testa, divertita. "Sì, ma speriamo di non doverlo dimostrare troppo spesso."
Dopo aver esplorato il sottopalco senza incidenti, tornarono in superficie. Sylvia si fermò di fronte a Michael, che le aspettava ansioso.
"Abbiamo controllato tutto, ma non ho percepito nulla di soprannaturale," disse Sylvia. "Ci sono altri posti che ci suggerisce di esplorare?"
Michael sembrava sollevato ma anche un po’ confuso. "Pensavo che i luoghi più infestati fossero quelli che vi ho indicato. Forse le manifestazioni sono più sporadiche di quanto pensassi."
Sylvia annuì. "Può essere. Terremo comunque d'occhio il teatro e torneremo se ci saranno altri segnalazioni."
Mentre uscivano dal teatro, Amara osservava Sylvia con un nuovo rispetto. Anche se non avevano trovato nulla di soprannaturale quel giorno, sentiva che l'avventura era appena iniziata.
Sylvia e Amara tornarono più tardi nell'ufficio del direttore del teatro, Michael, senza mettere in dubbio le sue parole, anche se la loro ispezione non aveva confermato la presenza di fenomeni soprannaturali. Sylvia, forte della sua esperienza, decise di fare una domanda cruciale.
"Michael, per caso hai ricevuto qualche offerta per cedere il teatro?" chiese Sylvia, scrutandolo attentamente.
Michael annuì, un po' sorpreso dalla domanda. "Sì, ce n'è stata una, ma era talmente ridicola che non l'ho nemmeno presa in considerazione."
Sylvia continuò, "Da quanto tempo ricevi queste offerte?"
Michael sospirò. "Sono diversi mesi ormai. La richiesta viene ripetuta con costanza, ma l'offerta è sempre stata ridicola."
Sylvia annuì lentamente, collegando i pezzi del puzzle. "Mi sembra chiaro. Probabilmente gli 'spettri' altro non sono che proiettori olografici e diffusori sonori."
Michael si mostrò incredulo. "Vuoi dire che qualcuno sta cercando di spaventarmi per costringermi a vendere?"
Sylvia annuì. "Esattamente. Se accendi tutte le luci, possiamo cercare quei dispositivi."
Michael accese tutte le luci del teatro e Sylvia, insieme ad Amara, iniziò la ricerca. Come previsto, trovarono proiettori olografici nascosti e diffusori sonori strategicamente posizionati. Tornarono nell'ufficio di Michael con la prova tangibile del raggiro.
"Siamo certi che questi trucchi siano stati usati per farti credere che il teatro è infestato," disse Sylvia. "Ma per smascherare i farabutti dobbiamo fare finta di niente e tornare a indagare stanotte, quando metteranno in funzione i loro trucchi. Li coglieremo sul fatto."
Michael annuì, preoccupato ma determinato. "Avrete le chiavi. Dopo le 22, il teatro sarà solo per voi."
Sylvia e Amara uscirono dal teatro e si diressero verso un pub nelle vicinanze per discutere il piano. Ordinarono due birre e si sedettero in un angolo tranquillo.
"Sembra che abbiamo un caso interessante tra le mani," disse Sylvia, alzando il bicchiere in segno di brindisi.
Amara sorrise e brindò con lei. "Assolutamente. Mi chiedo chi possa essere così disperato da voler prendere il teatro a tutti i costi."
"Probabilmente qualcuno che vede un potenziale economico che Michael non ha considerato," rispose Sylvia, riflettendo. "La nostra missione stanotte sarà catturare queste persone sul fatto e assicurare che Michael possa continuare a gestire il teatro senza paura."
Amara annuì, entusiasta. "Mi piace l'idea di un'operazione sotto copertura. Mi sento come in un film d'azione!"
Sylvia rise. "Beh, questa volta sarà un'azione reale. Dobbiamo essere preparate e attente. Se fanno funzionare i loro trucchi, dovremo essere pronte a tutto."
Amara fece un cenno di assenso, determinata. "Non vedo l'ora. Sarà una notte emozionante."
Dopo aver finito le loro birre, decisero di tornare alla villa di Amara per prepararsi. La tensione e l'eccitazione per la missione imminente erano palpabili. Sylvia e Amara sapevano che quella notte sarebbe stata decisiva per smascherare i colpevoli e salvare il teatro di Michael.
Sylvia e Amara entrarono nel teatro, l'aria carica di aspettative. Amara, sempre pronta a scherzare, chiese subito a Sylvia, "Quindi questa sera non svieni?"
Sylvia sorrise, divertita. "A meno che non mi diano una botta in testa..."
Amara ridacchiò e proseguirono insieme, muovendosi silenziosamente attraverso i corridoi bui del teatro. Iniziarono a sentire i primi rumori, i primi sussurri di ombre. Il loro compito era fare finta di essere spaventate, per attirare i criminali fuori dal loro nascondiglio.
"I rumori si stanno intensificando," sussurrò Sylvia. "E così anche le apparizioni. Ma come previsto, è tutta una finzione. Dobbiamo capire da dove stanno azionando tutto."
"Potrebbero farlo da remoto," suggerì Amara. "In quel caso non li troveremo mai."
Sylvia rifletté un momento, poi un'idea le illuminò il viso. "Aspetta, ho un'idea. Tu reciti, fai finta di spaventarti, e gridi."
Amara fece una smorfia divertita. "Va bene Sylvia se il mio lavoro è questo, lo farò."
"Perfetto," continuò Sylvia. "Poi arrivo io mi avvicino a te e fingo di scoprire i trucchi. Dico ad alta voce che vado alla polizia. Qualcuno, vedendo due giovani ragazze indifese, arriverà... e allora li facciamo neri. Che dici?"
Amara annuì, gli occhi brillanti di eccitazione. "Ottimo."
Scelsero un punto vicino a uno dei proiettori e Amara iniziò la sua recita. Fece un passo indietro, il volto contorto in un'espressione di paura. "Oh no! Sylvia, guarda!" gridò, puntando un dito tremante verso una figura olografica che si muoveva nell'ombra.
La sua voce echeggiò nel teatro vuoto, e Sylvia si sentì subito trasportata dalla performance della compagna. Amara continuò a gridare, agitando le braccia, Sylvia si avvicinò di corsa. "Amara! Amara, stai bene?" chiese ad alta voce, fingendo preoccupazione.
Poi, seguendo il piano, Sylvia alzò la voce. "Basta, questo è troppo! Ora vado dalla polizia! Questo teatro è pieno di trucchi, e qualcuno deve pagare per questo!"
Attese, il cuore che batteva forte, sperando che il piano funzionasse. Dopo qualche istante, sentì un leggero rumore di passi frettolosi. Qualcuno stava venendo verso di loro.
"Funziona," sussurrò Sylvia a se stessa, con un sorriso appena accennato.
Un'ombra si stagliò nel corridoio, avvicinandosi. "Che cosa state facendo qui?" gridò una voce maschile, carica di irritazione e preoccupazione.
Sylvia, mantenendo un'espressione di sfida. "Finalmente ti fai vedere," disse, con tono deciso. "Sei tu che cerchi di spaventare Michael per fargli vendere il teatro a poco prezzo?"
L'uomo, colto di sorpresa, tentò di negare. "Non so di cosa stai parlando..."
Ma Amara, tagliò corto. "Abbiamo le prove. E tu sei finito."
Il criminale, capendo di essere stato scoperto, tentò di scappare, ma Sylvia e Amara lo bloccarono rapidamente. "Non così in fretta," disse Sylvia, afferrandolo per il braccio. "Adesso risponderai delle tue azioni."
Le due donne riuscirono a immobilizzarlo, chiamarono Michael e la polizia, raccontando tutto quello che era successo.
Quando la polizia arrivò e prese in custodia l'uomo, Michael le ringraziò calorosamente, promettendo di rendere pubblico quanto accaduto per dissuadere futuri tentativi di truffa.
Sylvia e Amara, stanche ma soddisfatte, decisero di festeggiare l'ottima riuscita della missione. Mentre si dirigevano verso la loro moto, Sylvia disse ad Amara, "Sai, potrei abituarmi ad avere te come partner. Sei brava."
Amara sorrise, felice. "Grazie, Sylvia. E tu sei la migliore guida che potessi sperare di avere."
Sylvia e Amara tornarono alla villa. Era stata una serata di successo, e la sensazione di aver smascherato il criminale riempiva l'aria di una dolce soddisfazione. Si spogliarono lentamente, il desiderio e l'amore palpabili nei loro gesti, e fecero quello che due anime che si amano fanno, fondendosi in una danza di passione e tenerezza. Il passo successivo fu quello di addormentarsi abbracciate, stanche ma felici.