top of page

Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue

Cap. 17: Presagi di Comprensione

Link - The Nothing Manual.jpg
Front.png
Link - Quadrante 1 - Mondo Cardine.jpg
Link - Quadrante 4 - Illusione.jpg
Link - Libreria Land's End.jpg
Link - The Nothing Journal.jpg
20b - Presagi di Comprensione.png

La mattina si svegliarono presto e si prepararono con cura. Sylvia indossò la sua solita divisa: stivaletti neri, jeans attillati, maglietta nera, giubbotto di pelle, pistola dietro nei jeans e sali nella tasca destra. Amara, cercando di imitare il look, optò per una maglietta rosso-cremisi, jeans attillati e anche lei con i sali per Sylvia nella tasca destra. Entrambe erano pronte per affrontare qualsiasi cosa.

20a - Presagi di Comprensione.jpg

Il Monaco Bartholomew e l’Abbazia di Blackwood

Salirono sulla moto di Sylvia e si diressero verso l'Abbazia di Blackwood per incontrare Bartholomew, il monaco. Il viaggio fu tranquillo, con Amara che stringeva forte Sylvia mentre attraversavano paesaggi mozzafiato. Arrivarono all'abbazia che il sole era già calato da un bel po'. L'abbazia era un edificio antico e imponente, circondato da boschi densi e misteriosi. La pietra scura e le vetrate colorate davano un aspetto gotico e affascinante al luogo.

Amara e Sylvia si prepararono per l'incontro con il monaco, sapendo che sarebbe stato un momento cruciale per ottenere informazioni su Aurelian, l'antico ibrido vampiro di cui avevano sentito parlare solo attraverso leggende. Appena entrate nella sala principale del monastero, furono accolte da un'atmosfera solenne e misteriosa. Il monaco, con la sua presenza austera, li aspettava con un'espressione enigmatica.

Il monaco iniziò a versare il sangue nei calici, Sylvia svenne all'istante. Amara, pur preoccupata per l'amica, non poté fare a meno di cercare di sdrammatizzare la situazione con una battuta. "Non preoccuparti, Sylvia, è solo un aperitivo!" disse con un sorriso mentre sollevava Sylvia e la adagiava delicatamente su una sedia.

Il monaco, sorpreso dalla reazione di Sylvia, osservò attentamente la scena. Sapeva di trovarsi di fronte a due ibridi, ma la fragilità di Sylvia in quel momento lo confuse. Amara, con calma, aiutò Sylvia a riprendersi. "Ecco, bevi un sorso," disse porgendole il calice. Sylvia, ancora un po' imbarazzata, sorrise timidamente e prese un piccolo sorso.

Il monaco, vedendo Sylvia riprendersi, iniziò a parlare del misterioso Aurelian. "So molto poco di questo ibrido," ammise il monaco. "Il suo nome è conosciuto, e si dice che sia il più antico tra vampiri e ibridi. Ha scelto una vita di solitudine, apparendo solo raramente. Con l'aumentare dell'età, il bisogno di sangue diminuisce fino al punto in cui gli bastano una o due gocce al mese. Le sue apparizioni sono rare, e per secoli nessuno ha avuto notizie di lui."

Poi, con un gesto solenne, il monaco mostrò loro un antico manoscritto che aveva trovato appositamente per loro. "Questo è 'Aurelian, l'Ibrido Vampiro'. Tenetelo e leggetelo con attenzione; potrebbe esservi d'aiuto." Amara e Sylvia osservarono il libro con reverenza. La copertina mostrava un disegno di un uomo molto alto, il cui volto era nascosto nell'ombra.

Amara ringraziò il monaco mentre Sylvia si preparava per il secondo calice. Stavolta, non svenne. "Mi succede solo al primo calice, quando vedo il sangue all'improvviso," spiegò Sylvia al monaco. "È un retaggio della mia natura umana."

 

Notte al Castello di Cawdor

Dopo aver parlato un po' delle loro esperienze e ringraziato il monaco per il suo aiuto, decisero di fermarsi a dormire nel castello di Amara, il castello di Cawdor, situato nelle Highlands, proprio lì vicino. La notte era fresca e limpida quando giunsero al castello. Amara, con un sorriso malizioso, non poté fare a meno di prendere in giro Sylvia. "Svenuta davanti al monaco, eh? Non preoccuparti, tutti abbiamo i nostri momenti."

Sylvia rise, prendendo con sportività le prese in giro dell'amica. "La prossima volta sarò più preparata," rispose con un sorriso.

Entrarono nel castello, si versarono un calice di sangue e cominciarono subito a cercare di scoprire i segreti nascosti nel manoscritto.

Il Manoscritto di Aurelian

Il libro che il monaco aveva dato a Sylvia era impressionante, un manoscritto che sembrava provenire da un altro mondo. Scritto interamente a mano da Aurelian in aramaico e raccontava i suoi primi 300 anni di vita. L’aramaico era il linguaggio parlato da Cristo e dagli apostoli. Sylvia e Amara passarono la notte a scannerizzarlo e a utilizzare programmi di traduzione per comprendere il suo contenuto.

Il manoscritto rivelava che Aurelian era uno dei dodici apostoli di Cristo, nato nel 3 A.C., tre anni più grande di Gesù. Descriveva la sua vita e quella di Gesù, fino alla crocefissione e alla resurrezione. L'amore di Aurelian per Cristo era infinito. Una notte, però, un vampiro lo morse, e il germe del vampirismo iniziò a crescere dentro di lui. Il vampiro non lo trasformò completamente, ma, come era stato per Sylvia, certe anime particolarmente elevate spiritualmente e sensibili covavano il germe.

Il desiderio di restare umano, dettato dall'amore per Cristo, e il desiderio dell'essere vampiro lottarono dentro di lui, proprio come era accaduto per Sylvia. Alla fine, non riuscendo a prevalere l'uno sull'altro, si fusero in un'unica anima, quella dell'ibrido. Aurelian era un ibrido nato dall'amore più grande e possibile immaginabile, quello per Cristo, e dalla potenza oscura di un vampiro. Era difficile immaginare qualcuno o qualcosa più forte di lui.

 

Amara lesse ad alta voce queste parole, con una voce tremante e carica di emozione, mentre Sylvia ascoltava attentamente:

"Era l'anno 3 A.C. quando venni al mondo, tre anni prima del nostro Salvatore. Il mio nome è Aurelian, e fui scelto come uno dei dodici apostoli per seguire il nostro Signore Gesù Cristo. Lo seguii con devozione, osservando i Suoi miracoli, imparando dalle Sue parole e condividendo il Suo amore infinito. Arrivammo insieme alla crocefissione e, con il cuore spezzato, alla Sua resurrezione. Il mio amore per Lui era totale, un faro di luce in un mondo oscuro.

Ma una notte, un vampiro mi morse. Il germe del vampirismo iniziò a crescere. Non mi trasformò completamente, ma piantò un seme oscuro nella mia anima. La mia devozione per Cristo e il desiderio di restare umano lottarono contro il germe del vampiro dentro di me. Questa lotta interna fu terribile, ma alla fine, le due nature si fusero in una sola anima. Diventai un ibrido, nato dall'amore più grande e puro per Cristo e dalla potenza oscura di un vampiro. Sono ora un essere di potere incommensurabile, difficile da immaginare."

Amara terminò la lettura con la voce spezzata dall'emozione, le mani tremanti mentre chiudeva il libro. Sylvia, sconvolta e sentendo un'ondata di emozione travolgerla, condividendo con Amara un momento di pura emozione e comprensione, consapevoli entrambe della straordinarietà di ciò che avevano appena scoperto.

Sylvia e Amara passarono la notte a riflettere sulle rivelazioni del manoscritto di Aurelian, cercando di dare un senso alle informazioni che avevano appena appreso. Sedute al tavolo del castello, circondate da candele tremolanti, le due amiche si confrontarono sulle scoperte fatte.

"Quindi, Aurelian ha trovato un varco verso un’altra dimensione," iniziò Sylvia, accendendo una sigaretta e lasciando che il fumo si disperdesse nell’aria. "Ha scelto di rinunciare al mondo e di costruirsi una solitudine, ma ha bisogno di nutrirsi."

Amara annuì, sfogliando nuovamente il manoscritto. "Sì, e visto che un vampiro anziano come lui ha bisogno di sempre meno sangue, probabilmente bastano poche gocce al mese per lui. Ma ora che ha scoperto dell’esistenza di un altro ibrido, come me, ha trovato un nuovo interesse."

"Esattamente," confermò Sylvia. "Probabilmente ha creato quel portale per raggiungerti e per nutrirsi. Ma non capisco perché non possa semplicemente prelevare il sangue nel mio mondo. Perché rapirci, renderci incoscienti e poi riportarci indietro?"

Amara alzò le spalle, visibilmente frustrata. "Non lo so. C’è qualcosa di oscuro in tutto questo processo, e molte cose non sembrano avere senso. Ma posso dire una cosa con certezza: Aurelian non sembra essere malvagio. Se avesse voluto farci del male, lo avrebbe già fatto."

Sylvia fissò il vuoto, riflettendo sulle parole di Amara. "Sì, ci ha rapito e ci ha reso incoscienti, il che non è proprio il massimo, ma non ci ha fatto del male. E se il suo unico scopo è ottenere una goccia di sangue, beh, forse potremmo anche regalarglielo. È un pensiero bizzarro, ma potrebbe risolvere il problema senza ulteriori complicazioni."

"Penso che sia la scelta migliore," disse Amara, mettendo giù il manoscritto e guardando Sylvia con uno sguardo determinato. "Dobbiamo mantenere la nostra umanità e, se possiamo aiutare Aurelian senza rischiare il nostro benessere, allora faremo così. Anche se le sue azioni sono misteriose, non sembra che abbia intenzioni malvagie."

"Già," concordò Sylvia, "ma dobbiamo essere cauti. Non possiamo ignorare che ci sono lati oscuri in tutto questo. Non sappiamo perché abbia bisogno di prelevarci il sangue in quel modo, né quali altre conseguenze potrebbero esserci, e soprattutto non è detto che il manoscritto dica tutta la verità."

Amara annuì. "Sì, sono d’accordo, dobbiamo trovare un modo per comunicare con lui e spiegargli che possiamo offrirgli una parte del nostro sangue senza dover ricorrere a rapimenti e pratiche inquietanti."

Le due donne rimasero in silenzio per un momento, riflettendo sul piano da mettere in atto. La situazione era complessa e avvolta nel mistero, ma era evidente che stavano facendo enormi progressi.

 

Sylvia e Amara si erano riunite per rivedere i filmati delle telecamere di sicurezza. L’obiettivo era chiarire i dettagli degli strani eventi che avevano vissuto. Il video mostrava Aurelian in azione e ogni frame sembrava offrire nuovi pezzi del puzzle.

"D'accordo, vediamo questa parte," disse Sylvia, fermando il video su una scena cruciale. "Aurelian sta attivando il portale."

Amara si avvicinò al monitor, osservando attentamente. "Esatto, da qui il portale lo collega alla cantina sotto la botola della mia villa."

"Già," confermò Sylvia. "Quindi, Aurelian arriva nella cantina e poi sembra che utilizzi una sorta di ipnosi per attrarti, Amara."

"Già," annuì Amara. "Lo ricordo bene. Anche se ero sveglia, ero completamente guidata dal suo richiamo. Non avevo nessun controllo su di me, potevo solo seguirlo."

Le due amiche guardarono il video in cui Amara, guidata da un’inerzia misteriosa, scendeva dalla botola verso la cantina, dove il portale mostrava il fondo marino. Sylvia osservò attentamente. "Ecco la parte in cui tu ti tuffi nel portale. Le telecamere mostrano chiaramente che nuoti senza apparente disagio."

"E’ proprio così," confermò Amara. "Non ho avvertito né dolore né soffocamento. Ricordo di essere stata nel mare e poi… ho riaperto gli occhi sulla spiaggia sabbiosa."

"Esatto," disse Sylvia, avanzando il video. "E qui è dove vediamo chiaramente te, sdraiata sulla spiaggia. Poi, c’è Aurelian, non si vede il volto ma ormai è chiaro che è lui."

Amara si grattò la testa, riflettendo. "Quindi, ho perso i sensi mentre nuotavo. Quando mi sono ripresa, mi sono trovata sulla spiaggia. La parte successiva che ricordo è di svegliarmi vicino alla botola."

Le telecamere mostrarono la parte successiva: Aurelian, con Amara svenuta in braccio, usciva dal portale e risaliva con cautela verso la botola. "Guarda qui," disse Sylvia, indicando lo schermo. "Aurelian ti adagia delicatamente vicino alla botola. Si vede chiaramente che ha avuto cura di te."

"Questo significa che, nonostante il metodo bizzarro, non sembra avere intenzioni malvagie," rifletté Amara. "La sua azione è stata rispettosa, quasi come se volesse evitare di farti del male."

"Esatto," confermò Sylvia. "Anche se il suo comportamento è molto misterioso, sembra che stia seguendo un protocollo che include la cura nei confronti di chi preleva. La questione rimane complicata, però. Perché non possiamo ricordare nulla del processo e perché Aurelian ci tratta in questo modo?"

Amara scosse la testa. "Non lo so, ma è chiaro che dobbiamo trovare un modo per comunicare direttamente con lui. Il nostro approccio deve essere più informato e mirato."

Sylvia annuì. "Dobbiamo capire il motivo dietro questo processo e perché ha scelto questo metodo così complesso e solitario. E, soprattutto, dobbiamo trovare un modo per comunicare senza metterci ulteriormente a rischio."

Le due amiche continuarono a esaminare i video, cercando ogni indizio possibile per svelare il mistero di Aurelian e il suo strano comportamento. Ogni dettaglio era cruciale, e il loro impegno a capire la verità era diventato più forte che mai.

Dopo aver esaminato i dettagli dei rapimenti, Sylvia e Amara fecero una scoperta inquietante ma chiara: i rapimenti avevano una scadenza precisa. Amara era stata sequestrata ogni sette giorni per quattro volte consecutive, mentre Sylvia era stata prelevata solo una volta, il giorno dopo l'ultimo rapimento di Amara. Era come se Aurelian stesse testando la sua reazione a diverse combinazioni di ibridi, quasi come se fosse alla ricerca di qualcosa di specifico.

"È evidente che Aurelian segue una routine," disse Sylvia, sfogliando le pagine dei loro appunti. "Sei stata rapita ogni settimana, e io solo una volta subito dopo di te. Quasi come se volesse vedere se anche io fossi ‘adatta’."

Amara annuì, con uno sguardo pensieroso. "Sembra che tu abbia avuto fortuna a essere stata sequestrata solo una volta. Se i nostri ragionamenti sono corretti, il prossimo rapimento dovrebbe avvenire tra tre notti. Dobbiamo preparare tutto per quell'occasione."

"Esatto," confermò Sylvia. "Tuttavia, non sembriamo in pericolo. Piuttosto, è un po’ un oltraggio per come siamo trattate. Dobbiamo approfittare di questo tempo per organizzare un piano."

 

Ritorno a Edimburgo

Le due amiche decisero di tornare a Edimburgo e passare la notte nella villa di Amara per prepararsi al prossimo rapimento. La stanchezza aveva preso il sopravvento su di loro, e sentirsi parzialmente sollevate dalla chiarezza del piano le incoraggiava.

"Domani sarà un giorno importante," disse Amara, mentre il sonno cominciava a prendere piede. "Ma stasera possiamo rilassarci e recuperare le forze."

C'era in realtà più della semplice irritazione per l'oltraggio subito; c'era una profonda curiosità e l'eccitazione di avere l'opportunità unica di conoscere un personaggio come Aurelian. Un apostolo di Cristo, il primo ibrido nato, e il fatto che fosse lui a sceglierle conferiva loro un certo onore. Nella villa di Amara c'era un'atmosfera di buon umore consapevole. Non avevano fretta: avevano tre giorni per pianificare e, se non ci riuscivano, ci sarebbe stata la settimana dopo.

Amara girava in perizoma praticamente sempre quando era da sola o con Sylvia, una consuetudine che entrambe avevano adottato da quando avevano deciso di vivere insieme. Le loro giornate erano piene di scherzi, autoironia e giochi privati che confondevano la realtà con il sogno. La loro relazione era talmente perfetta da sembrare progettata da un architetto divino.

"Amara, non riesco a credere che siamo davvero qui a pianificare un incontro con Aurelian," disse Sylvia, ridendo mentre si sedeva sul bordo del letto. "È come vivere in una storia fantastica."

"Sì, è surreale," rispose Amara, indossando il suo solito perizoma. "Ma sai, credo che tutto questo abbia un senso. Dopo 250 anni di dolore, forse tu sei il mio premio."

Amara non aveva dimenticato Elisabeta. Il suo amore per lei era stato cruciale nella sua trasformazione e nella sua vita attuale. Tuttavia, ora c'era Sylvia, Amara sapeva quanto doveva a Elisabeta per quello che era e aveva oggi.

 

Quel mattino si baciarono dolcemente, sigillando un'intesa profonda che andava oltre le parole. La colazione fu un momento di risate e ironia, con Amara che prendeva in giro Sylvia per le sue piccole debolezze, ma sempre con affetto.

"Allora, detective Sylvia, pronta per l'avventura?" chiese Amara con un sorriso, mentre si preparava. Sylvia sorrise. "Pronta come sempre, detective Amara. E tu? Hai portato il cappello da investigatrice?" "Naturalmente," rispose Amara, afferrando il cappello e lanciandolo a Sylvia. "Ora mettiamoci in marcia."

Indossarono i loro abiti da indagatrici, stivaletti neri, jeans attillati, maglietta, giubbotto di pelle nero, ray-ban e Amara i sali per Sylvia e si diressero verso la moto di Amara. La luce del mattino illuminava il castello di Cawdor mentre salivano sulla moto, pronte per tornare alla villa e affrontare il mistero che le attendeva.

"Vediamo cosa ci riserverà questa settimana," disse Sylvia mentre la moto partiva.

Fu un viaggio molto rilassante; il non avere fretta permetteva loro di divagare e di considerare molte possibilità su come affrontare la situazione. La convinzione che Aurelian rifiutasse qualsiasi contatto con esseri umani e non umani era ormai radicata, quindi dovevano trovare un modo per comunicare con lui senza infrangere la sua solitudine.

Durante una pausa, si trovarono a passeggiare lungo le rive del Loch Ness. Il sole scintillava sull'acqua mentre affrontavano l'argomento, facendo ipotesi sia scherzose che serie su come poter dire ad Aurelian che il sangue glielo avrebbero regalato. "E se gli organizzassimo una serata speciale? Potremmo vedere il suo mondo e forse, in cambio, lui potrebbe parlarci," propose Sylvia.

Amara sorrise, alzando un sopracciglio. "Potremmo fare una sorta di rituale, qualcosa che rispetti la sua solitudine ma che gli faccia capire le nostre intenzioni," suggerì Amara mentre passeggiavano. "Forse possiamo lasciare un messaggio nel luogo dove di solito ci porta."

"Una buona idea," rispose Sylvia. "Magari possiamo scrivergli che siamo disposte a dargli quello che cerca senza costringerlo a rapirci ogni volta."

Parlarono dell'argomento Aurelian dal momento in cui scesero dalla moto, durante la passeggiata e anche al ristorantino sul lago. La tranquillità del luogo sembrava favorire la riflessione e la pianificazione.

Mentre gustavano un tè caldo, Sylvia si appoggiò alla sedia, guardando Amara con un sorriso. "Sai, anche se tutto questo è un po' folle. C'è qualcosa di straordinario in tutta questa storia."

Amara annuì. "Sì, c'è qualcosa di magico e misterioso."

Con questo pensiero, conclusero la loro pausa al ristorante, pronte a proseguire il viaggio verso la villa di Amara a Edimburgo. Nonostante le incertezze, erano determinate ad affrontare Aurelian e a svelare il mistero che le circondava.

Fu Amara ad avere un'intuizione. Quando le venne in mente, fermò la moto e scese. Voleva essere certa di spiegarsi bene e sentire lei stessa ad alta voce quello che stava pensando. Guardò Sylvia con un'intensità nuova negli occhi.

"Il suo rifiuto per l'essere umano è comprensibile," iniziò Amara, "quando conosci e vivi il bene assoluto e qualcuno te lo porta via, non c'è perdono... Ma deve pur sopravvivere, e allora ha scelto la via meno umana possibile per ottenere quello che gli serve. Forse in principio erano i vampiri, poi ha trovato un suo simile. Ha trovato me."

Sylvia annuì, ascoltando attentamente. Amara continuò: "Chissà da quanto tempo entra nei miei appartamenti, sia nel castello nelle Highlands che in quello in Romania, e io non me ne sono mai accorta. Non è da molto tempo che mi lascia sul pavimento vicino alla botola, ancora tutta bagnata. Lo fa da quando ci sei tu. Forse è un desiderio inconscio di comunicare con noi, forse in noi ha visto quell'amore che ha perduto 2000 anni fa o almeno qualcosa di vero e genuino, anche se di tipo diverso. E allora, inconsciamente, ha cominciato a lasciare indizi, ci sta mettendo sulla strada per avere un contatto, ma ha difficoltà a riconoscerlo anche a se stesso."

Sylvia rifletté su queste parole, poi rispose: "Quindi, secondo te, è come se Aurelian volesse avvicinarsi a noi ma non sapesse come farlo?"

"Esattamente," rispose Amara con un sorriso. "Lui ha iniziato a lasciare indizi solo dopo averci visto insieme. Noi due, gli ibridi Sylvia e Amara... Forse rappresentiamo qualcosa che ha perso da molto tempo."

Camminarono lungo un sentiero che portava al lago, continuando a discutere su questa ipotesi. Il panorama sereno del Loch Ness faceva da sfondo alle loro riflessioni. "Se è davvero così," disse Sylvia, "dobbiamo trovare un modo per farlo sentire al sicuro, per fargli capire che siamo disposte a dargli quello che gli serve, anche il nostro sangue."

"Già," concordò Amara. "Forse possiamo creare un ambiente che rispecchi la tranquillità e la pace che cerca. Mostrargli che comprendiamo il suo dolore e che vogliamo aiutarlo, non ferirlo."

"Potremmo scrivere una lettera," suggerì Sylvia. "Lasciarla nel luogo dove di solito ci porta. Così saprà che vogliamo parlare con lui, offrirgli quello che cerca senza costringerlo a rapirci ogni volta."

"È un'ottima idea," rispose Amara. "E nel frattempo, possiamo preparare tutto per il nostro incontro. Mostrargli che siamo pronte a capirlo, ad accoglierlo."

Amara si fermò bruscamente, come se un'intuizione improvvisa l'avesse colpita. Senza dire una parola, si sedette sulla riva del fiume, il volto segnato da una rivelazione che sembrava quasi dolorosa nella sua intensità.

"Ascolta, Sylvia," iniziò Amara, la voce carica di un'emozione strana, "lui non è mai venuto a prenderci... Il portale che appare per primo, quello che ci porta in fondo al mare, è lui stesso che ci attira. Il portale e Aurelian sono la stessa cosa. Non è mai stato ripreso dalle telecamere nel viaggio di 'andata'. Io mi tuffo in quel portale, attratta da qualcosa di forte e magnetico, poi svengo. Probabilmente, in quel momento, lui mi porta a casa sua. C'è qualcosa di particolare lì... La sua casa è in fondo al mare, lui abita lì."

Sylvia ascoltava attentamente, il volto perplesso ma interessato. Amara continuò: "Lì, in quel luogo, passa quell'ora facendo qualcosa su di me, e una volta anche su di te. Poi mi porta sulla spiaggia, ma questo solo ultimamente, perché i ricordi della spiaggia li ho solo da quando ci sei tu. Aspetta che mi svegli, mi permette di vedere il posto, mi dà la possibilità di indagare, forse vuole vedere la mia e ora anche la tua determinazione. Poi svengo di nuovo, probabilmente è lui che fa qualcosa per farmi svenire, e mi riporta lui stesso nel punto di partenza."

Amara si fermò un attimo, respirando profondamente. "Ora sono convinta che quel portale si apra anche nel castello delle Highlands e in quello in Romania."

Sylvia era esterrefatta, ma quelle parole avevano un senso. Ripensò ad alta voce alla volta che era successo a lei e confermò tutto quello che Amara aveva detto. "Probabilmente ci sarà un portale o starà costruendo un portale anche a casa mia adesso?" disse Sylvia, riflettendo ad alta voce.

"Probabilmente sì," rispose Amara. "Se la nostra ipotesi è corretta, Aurelian vuole che lo troviamo. Vuole che capiamo chi è e cosa sta facendo. Forse, in qualche modo, cerca di connettersi con noi."

Sylvia annuì, "Allora dobbiamo continuare a cercare. Dobbiamo scoprire cosa vuole davvero e trovare un modo per comunicare con lui."

Si alzarono e ripresero il loro cammino, il paesaggio del Loch Ness ora sembrava un luogo di misteri nascosti e rivelazioni future. La loro missione era chiara: avrebbero trovato un modo per raggiungere Aurelian e scoprire la verità, insieme.

Ripresero la moto e, mentre il vento accarezzava i loro volti, continuarono a discutere animatamente. Arrivarono alla villa di Amara a Edimburgo e, mentre parcheggiavano, si resero conto di quanto i loro pensieri stessero diventando chiari. Non c'era più paura, solo determinazione e una curiosità crescente di scoprire cosa volesse davvero Aurelian.

"Devo dire che ormai ho quasi voglia di ringraziarlo," disse Amara ridendo mentre entravano in casa. "È stato lui a farci scoprire tutto questo."

Sylvia annuì. "Sì, e se davvero ha bisogno di noi, dobbiamo trovare un modo per comunicare con lui."

 

Decisero di andare a cena nel ristorante di lusso dove Sylvia andava spesso con Elena. Amara non c'era mai stata, ma Sylvia era una cliente abituale.

Sylvia, quando andava in quel ristorante si vestiva sempre in modo impeccabile. Quella sera indossava tacchi alti, una minigonna di latex nera che lasciava intravedere il perizoma quando camminava, un top che era poco più di un mini reggiseno e un giubbotto di pelle nera che lasciava scoperta mezza schiena. Amara, aveva deciso di vestirsi allo stesso modo.

Salite sulla moto, si diressero verso il centro di Edimburgo. Una volta arrivate al ristorante, Sylvia venne subito riconosciuta. Il cameriere portò una bottiglia di vino e, dopo un cenno di Sylvia, offrì l’assaggio ad Amara.

Durante la cena, continuarono a parlare delle loro teorie. "Penso che Aurelian stia cercando di comunicare con noi in qualche modo," disse Amara, sorseggiando il vino. "Forse non sa nemmeno lui come fare."

Sylvia annuì. "Sai, Amara, sono convinta che il nostro amore gli ricordi qualcosa. Forse un amore perduto, qualcosa di vero e genuino."

Amara la guardò con affetto. "Se è così, dobbiamo mostrargli che svogliamo aiutarlo.

 

Dopo la cena, si spostarono nella sala da ballo del ristorante. L’atmosfera era magica, le luci soffuse creavano un ambiente intimo e romantico. Ballarono insieme, perdendosi nei movimenti l’una dell’altra.

"Sai, Sylvia," disse Amara mentre danzavano, "penso che l’amore che proviamo l’una per l’altra sia la nostra forza. È quello che ci permetterà di affrontare tutto questo." "Ne sono sicura," rispose Sylvia, poggiando la testa sulla spalla di Amara. "E forse, grazie a questo amore, riusciremo a far breccia nel cuore solitario di Aurelian."

Si scambiavano spesso sguardi carichi di amore. "Sylvia, sai quanto ti amo, vero?" disse Amara. "Sì, lo so," rispose Sylvia con un sorriso. "E anch’io ti amo, Amara."

Riflessioni con Alistair McGregor

Dopo la cena e il ballo, Sylvia e Amara decisero di dirigersi verso Umbraeth. Avevano con sé il libro di Aurelian e sapevano che dovevano restituirlo a McGregor, come richiesto dal monaco. Montarono sulla moto e si diressero verso il cimitero dei Covenanters, dove un mausoleo nascosto serviva da ingresso alla città sotterranea.

Una volta entrate nel mausoleo, si addentrarono nella città sotterranea. La casa di McGregor, una lussuosa abitazione su due piani nella periferia della città underground, era il loro obiettivo. Bussarono alla porta e, dopo pochi istanti, McGregor le accolse con sorpresa.

"Sylvia, Amara, cosa vi porta qui a quest'ora?" chiese, notando il libro che tenevano in mano.

"Siamo qui per restituirti questo," disse Sylvia, porgendo il manoscritto ad McGregor. "E abbiamo molto da raccontarti."

Si sedettero nel salotto di McGregor, decorato con mobili antichi e ricchi drappeggi. Amara iniziò a raccontare tutto, dalle loro ipotesi alle esperienze dirette con Aurelian. McGregor ascoltava attentamente, il volto segnato da un misto di stupore e preoccupazione.

"Quindi, credete che Aurelian stia cercando di comunicare con voi?" chiese McGregor, sfiorando le pagine del manoscritto con riverenza.

"Sì," rispose Amara. "Pensiamo che ci stia lasciando indizi. Forse sta cercando un modo per stabilire un contatto senza infrangere il suo voto di solitudine."

"È una teoria interessante," disse McGregor pensieroso. "Ma perché ora? Perché proprio voi?"

"Pensiamo che sia per il nostro legame," disse Sylvia. "Il nostro amore potrebbe ricordargli qualcosa del suo passato. Qualcosa di genuino, forse un riflesso di ciò che ha perduto."

McGregor annuì lentamente. "Capisco. Questo libro... potrebbe contenere più risposte di quanto pensiamo."

"È proprio per questo che siamo qui," disse Amara. "Vogliamo capire meglio Aurelian e il suo scopo. E magari trovare un modo per aiutarlo, se possibile."

McGregor guardò le due donne con ammirazione. "Avete il coraggio e la determinazione necessarie per affrontare questa sfida. Vi aiuterò come posso. Ma state attente. Aurelian è un essere complesso e potente. Le sue motivazioni potrebbero essere diverse da quello che pensate."

Sylvia e Amara annuirono, consapevoli del rischio ma decise a proseguire nel loro percorso.

Poi Amara proseguì: ”Crediamo che lui stia cercando di comunicare con noi in modo indiretto. Abbiamo tre giorni prima del prossimo 'rapimento'. Possiamo usare questo tempo per prepararci al meglio."

Aurelian, il Terzo Ibrido

Sylvia e Amara erano splendide nella notte di Edimburgo, camminavano mano nella mano appena fuori dal centro, immerse in una sorta di eccitazione che, a ogni passo, sostituiva la paura. Tuttavia, non avrebbero mai immaginato che mancavano davvero pochi istanti...

20e - Presagi di Comprensione.jpg

All'improvviso, un uomo molto alto, forse oltre i due metri, con il volto celato nell'ombra, si avvicinò silenziosamente. In un istante, Amara e Sylvia capirono chi avevano di fronte: Aurelian. Non pronunciò una parola, ma i suoi occhi trasmettevano tutto ciò che c'era da dire. La sua presenza, avvolta nel mistero, emanava un potere irresistibile.

Amara sentì un'energia travolgente attraversarle il corpo, mentre Sylvia, sopraffatta, perse subito i sensi, incapace di sostenere l'intensità di quell'emozione. Aurelian le osservò per qualche istante, poi, con un gesto della mano, aprì un portale e svanì al suo interno.

Amara, con Sylvia svenuta tra le braccia, sentiva le gambe cedere sotto il peso dell'accaduto. La posò delicatamente a terra, mentre il silenzio della strada deserta le circondava. Si sedette accanto a lei, con la testa di Sylvia appoggiata sulle sue gambe, cercando di calmare il battito del suo cuore.
 

Passarono dieci minuti buoni prima che Sylvia riaprisse lentamente gli occhi. "Che cosa è successo? Ho fatto un sogno incredibile," mormorò confusa.

Amara accarezzò i capelli di Sylvia e rispose dolcemente, "Non era un sogno. Aurelian era qui, proprio davanti a noi. Sei svenuta. È stato... indescrivibile." Sylvia la guardò, ancora confusa. "Aurelian?"

"Era lui," confermò Amara. "Non ha parlato, ma la sua presenza era palpabile. Ha creato un portale e se n'è andato. Ma era qui, con noi."

Sylvia si sollevò lentamente, cercando di mettere insieme i pezzi di quell'esperienza surreale. "E ora? Che cosa facciamo?"

Amara le prese la mano e la strinse. "Ora sappiamo che lui ci sta osservando. Dobbiamo continuare a cercare di capire cosa vuole e come comunicare con lui."

Le due si alzarono, presero la moto in silenzio, Amara che sosteneva Sylvia per paura che svenisse ancora. "Te la senti di andare in moto?" le chiese Amara preoccupata.

Sylvia sorrise, annusò i sali e rispose con un deciso, "Certo."

Arrivate a casa, Amara chiese a Sylvia se ricordava di aver visto Aurelian. Sylvia annuì, "L'ho visto solo un attimo, ma ho sentito la sua energia su di me, come se volesse... capire qualcosa."

Amara la baciò dolcemente. 'Sarà lui a decidere quando è il momento. Noi non dobbiamo fare nulla. Tra due notti, quando presumibilmente arriverà, lo aspetteremo sveglie nel salone, accanto alla botola, con due calici di sangue per noi e un calice del nostro sangue, mescolato insieme, per lui.

Sylvia pensò che fosse la cosa giusta da fare.

Parlarono ancora, discutendo della proposta di Amara, trovandola ottima. Poi Sylvia si tolse i pochi vestiti che aveva, rimanendo solo con il perizoma e il giubbotto di pelle nera. "E ora, mia vampira, mi porti a letto che sto per svenire di nuovo," disse lasciandosi andare platealmente in un finto svenimento, in maniera inverosimile ma estremamente sensuale.

Amara la prese tra le braccia e la portò a letto, ridendo. "Non cambierai mai, eh?" Sylvia, con un sorriso malizioso, sussurrò, "Solo per te." Amara la adagiò sul letto e si chinò su di lei, sfiorando le sue labbra. "Sai quanto mi fai impazzire, vero?" "Lo so," rispose Sylvia, stringendosi a lei. "E mi piace."

Passarono un'ennesima notte indimenticabile, riempiendo la casa di risate, amore e quella speciale complicità che solo loro potevano condividere.

Sylvia e Amara ritenevano opportuno condividere l'ultima cosa successa con McGregor. Anche quella sera si avviarono verso Umbraeth, attraversando il cimitero dei Covenanters fino al mausoleo che celava l'ingresso segreto. La città sotterranea brillava di una luce inquietante e affascinante allo stesso tempo, un luogo di misteri e segreti che le due conoscevano bene.

McGregor le accolse calorosamente nella sua lussuosa abitazione. "Benvenute, amiche mie. Cosa vi porta qui questa sera?" chiese, notando subito un'aria di urgenza nelle loro espressioni.

"Siamo qui per una novità importante," disse Amara, osservando McGregor mentre le invitava a sedersi. "Abbiamo incontrato Aurelian."

Prima di iniziare, McGregor si avvicinò a una credenza e prese una bottiglia di sangue. Si voltò verso Sylvia, consapevole della sua reazione particolare."Vorrei offrirvi dei calici, ma non vorrei che Sylvia svenisse. C'è un modo per evitarlo?" Amara rispose prontamente: "L'importante è che il sangue non le venga presentato all'improvviso o troppo velocemente. Deve essere introdotto gradualmente, in modo che possa abituarsi." McGregor annuì e porse la bottiglia ad Amara. "Allora lascerò a te il compito di versarlo."

Amara prese i calici e iniziò a versare il sangue con estrema lentezza. "Faccio così perché siamo ospiti, ma scordati che a casa farò così," disse scherzosamente a Sylvia, strizzando l'occhio.

Sylvia sorrise, lusingata. Ebbe un lieve sussulto ma non svenne. McGregor osservava attentamente, sorseggiando il suo calice. "Bene, ora raccontatemi tutto. Come è successo?"

Amara iniziò a parlare. "Stavamo passeggiando per la città, quando all'improvviso abbiamo visto un uomo alto, che raggiungeva quasi i due metri, con il volto nascosto. Sapevamo subito chi fosse. Era Aurelian."

Sylvia prese la parola, aggiungendo dettagli. "Io l’ho visto per pochi istanti, i suoi occhi dicevano tutto. Sentivamo la sua energia. Io ho sentito una forza indescrivibile su di me, e poi... sono svenuta."

McGregor si accigliò, pensieroso. "Cosa pensate che volesse?"

Amara rispose, "Credo che stesse cercando di capirci, di sondare qualcosa dentro di noi. Forse vuole vedere se siamo degne di qualche rivelazione o se possiamo aiutarlo in qualche modo."

"Interessante," disse McGregor. "E cosa avete intenzione di fare ora?"

"Abbiamo deciso di aspettarlo," rispose Amara. "Quando arriverà, presumibilmente tra due notti, saremo pronte. Lo aspetteremo sveglie nel salone vicino alla botola con due calici di sangue per noi e uno del nostro sangue mescolato insieme per lui."

McGregor annuì, apprezzando la strategia. "Mi sembra una buona idea. Ma dovrete essere preparate a qualsiasi eventualità. Aurelian è un essere complesso e antico."

Sylvia intervenne, con una punta di ironia. "E magari evitare di svenire alla sua vista."

Amara prese la mano di Sylvia, intrecciando le dita con le sue. "Penso che Aurelian abbia percepito qualcosa di più profondo tra noi, un legame che va oltre quello che possiamo comprendere. Forse è stata proprio questa forza a spingerlo a rivelarsi."

Continuarono a discutere i dettagli della loro strategia, mentre il calore della conversazione e la loro determinazione creavano un'atmosfera di complicità e fiducia. McGregor era sempre più affascinato dalla forza del loro legame e dalla loro capacità di affrontare l'ignoto con coraggio e intelligenza.

"In ogni caso," disse McGregor alla fine, "sappiate che avete il mio pieno supporto. Sono certo che riuscirete a scoprire la verità su Aurelian."

Amara e Sylvia ringraziarono McGregor, anche se sembrava ancora tutto indecifrabile, l’aver coinvolto Alistair McGregor dava a loro comunque una sensazione di maggiore forza e sicurezza.

Uscite dalla casa di McGregor Sylvia e Amara decisero di fare una tappa all'Abisso Eterno, il locale notturno dei vampiri e delle creature della notte. Non era distante e Sylvia, avendo già bevuto un calice di sangue, non avrebbe rischiato di svenire.

"Non dimenticherò mai come hai versato quel calice con tanta grazia," disse Sylvia con un sorriso malizioso mentre salivano in moto.

Amara rise. "Non ci contare che lo farò di nuovo. La prossima volta, sarà come al solito." Sylvia le rispose con uno sguardo che era vero amore.

All’Abisso Eterno

Arrivate all'Abisso Eterno, furono accolte da un'onda di musica pulsante e luci soffuse. L'atmosfera era vibrante e piena di energia. Vedendo amici e conoscenti, si fecero strada attraverso la folla.

"Guarda chi c'è!" disse Amara, indicando un gruppo di amici.

Natasha e Miriam si avvicinarono per prime, seguite da Laura, Elena, Adrian e Gabriel. I saluti furono calorosi, con abbracci e baci sulle guance.

"Ragazze, è da un po' che non vi vediamo qui," disse Natasha.

"Sì, abbiamo avuto un incontro piuttosto... interessante," rispose Amara, lanciando uno sguardo significativo a Sylvia.

"Raccontateci tutto," insistette Miriam, curiosa.

"Più tardi," disse Sylvia con un sorriso. "Ora voglio solo ballare."

Si diressero verso la pista da ballo, la musica coinvolgente le avvolse. Amara e Sylvia iniziarono a ballare, i loro movimenti sensualmente sincronizzati. Si sussurravano all'orecchio, ridendo e scherzando.

"Ricorda," disse Amara, avvicinandosi per sussurrare a Sylvia, "questa notte è tutta per noi. Solo divertimento."

Sylvia sorrise, avvicinandosi ancora di più. "Spero che tu riesca a starmi dietro, allora."

Mentre ballavano, si scambiarono sguardi e risate con gli amici. Laura e Elena si unirono a loro, seguite da Adrian e Gabriel. Il gruppo si muoveva all'unisono, creando un'atmosfera elettrica e vivace.

Dopo un po', si ritirarono a un tavolo per prendere fiato e bere qualcosa.

La notte proseguì tra balli, risate e sussurri. Parlarono ancora con gli amici, condividendo storie e momenti divertenti.

"È bello vedere quanto siete felici insieme," disse Adrian, osservandole con un sorriso.

"Siamo fortunate," rispose Sylvia, guardando Amara con affetto.

"Molto," aggiunse Amara, prendendo la mano di Sylvia.

Alla fine della serata, lasciarono l'Abisso Eterno con il cuore leggero e un sorriso sulle labbra.

Il Bagliore dell’Inatteso

Si abbracciarono, pronte a tornare a casa e a prepararsi per la prossima avventura che le attendeva.

Arrivate a casa, Sylvia e Amara sapevano che la notte sarebbe stata speciale. Oltre al sangue, avevano deciso di lasciarsi andare anche con del torbato scozzese, contribuendo a sciogliere ulteriormente le inibizioni. Vestite entrambe in jeans di latex neri e giubbotti di pelle che coprivano solo metà schiena, senza nemmeno un top sotto e con i perizomi che spuntavano lievemente ai lati, si osservavano con desiderio.

Sylvia sorrise maliziosamente e disse, "Voglio vedere la vampira al massimo del suo splendore, e poi voglio che mi morda."

Amara le rispose con un sussurro carico di attesa, "Falla uscire tu la vampira, fallo come sai fare tu."

Sylvia iniziò a togliersi i jeans molto lentamente, mantenendo il contatto visivo con Amara. Restando solo con il perizoma e il giubbotto di pelle, si avvicinò ancora di più ad Amara, sussurrandole nell'orecchio, "Mordimi adesso."

Amara non perse un attimo e affondò i canini nel collo di Sylvia, sentendo il calore del sangue riempirle la bocca. Sylvia gemette, il piacere mescolato al dolore la fece svenire davvero. Amara le tolse il giubbotto, lasciandola distesa a terra, il corpo in estasi.

Amara rimase sopra di lei, contemplando la bellezza di Sylvia in quel momento di vulnerabilità. Quando Sylvia si riprese, trovò Amara sopra di lei, il loro contatto visivo carico di una passione indescrivibile.

"È magnifico," sussurrò Sylvia, accarezzando il viso di Amara.

"Tu sei magnifica," rispose Amara, baciandola con ardore.

Si persero nei loro desideri, i corpi che si muovevano all'unisono. Amara baciava ogni centimetro della pelle di Sylvia, mentre lei rispondeva con gemiti e sospiri di piacere.

La notte avanzava e dopo aver fatto l'amore con una passione inarrestabile, finirono la serata con un calice di sangue. Amara, completamente nuda, si sdraiò sul divano mentre Sylvia, altrettanto nuda, si distese a terra accanto a lei.

Fu in quel preciso momento che videro un lampo di luce provenire dall'altra stanza. Si alzarono immediatamente, la luce durò solo pochi secondi, ma era inconfondibile: sembrava proprio un portale che si era aperto giusto il tempo di fare entrare qualcuno. Quando Sylvia e Amara arrivarono nella stanza, non c'era più niente, ma un forte alone di energia era ancora percepibile.

Sylvia dovette sedersi, il cuore che batteva forte. "Era qui... lo sento," mormorò, cercando di calmarsi.

Amara annuì, guardandosi intorno con occhi attenti. "Sì, era qui," confermò, avvicinandosi a Sylvia e prendendole la mano. "Ma non abbiamo nulla da temere. Sappiamo che non ci farà del male."

Sylvia annuì lentamente, cercando di riordinare i suoi pensieri. "Cosa pensi che voglia? Perché si è mostrato così, solo per un istante?"

"Forse voleva solo farci sapere che è vicino, che ci sta osservando," rispose Amara. "Ma rimaniamo ferme nel nostro piano. Sarà lui a mostrarsi quando lo riterrà opportuno. Noi, tra due giorni, lo aspetteremo come avevamo deciso."

Sylvia si appoggiò contro Amara, trovando conforto nella sua presenza. "Hai ragione. Non dobbiamo fare nulla di affrettato. Dobbiamo essere pronte, ma anche pazienti."

Amara le accarezzò i capelli, sorridendo. "Esatto. Due notti da ora, nel salone vicino alla botola, con due calici di sangue per noi e uno del nostro sangue mescolato insieme per lui.

Rimasero così, abbracciate, sentendo l’una la presenza dell'altra come un'ancora. L'attesa di quel momento era carica di tensione, ma anche di eccitazione.

"Due notti," sussurrò Amara. "E poi, finalmente, sapremo."

"Sì," rispose Sylvia, chiudendo gli occhi e lasciandosi cullare dalla certezza di quel momento. "Finalmente sapremo."

La mattina seguente, sedute al tavolo della cucina, Sylvia e Amara discutevano davanti a una tazza di caffè fumante. L'aria era carica di tensione e curiosità.

"Ci ha osservato tutto il tempo," disse Sylvia, mescolando lentamente il suo caffè. "Sa tutto di noi. Chissà quante volte l'ha fatto. Avrà visto la trasformazione e tutto quello che facciamo."

Amara annuì, guardando fuori dalla finestra. "Sì, ma non sembra condizionarlo negativamente. Anzi, forse lo ha fatto apposta a farsi notare. Forse vuole che sappiamo che è qui."

Sylvia fissò Amara, cercando risposte nel suo sguardo. "Quando lo hai visto, hai notato qualcosa di particolare?"

Amara scosse la testa, pensierosa. "Era buio, il suo volto era oscurato. Ma i suoi occhi... erano inquietanti. Avevano qualcosa di superiore, un'intensità che non riesco a descrivere. Sembravano guardare dentro di me, come se potessero vedere tutto."

Sylvia rabbrividì leggermente. "Mi chiedo cosa stia cercando. Perché ci osserva così attentamente."

"Forse vuole capire se siamo pronte," suggerì Amara. "O forse vuole solo vedere se siamo degne del suo interesse."

Continuarono a parlare, cercando di dare un senso a tutto ciò che era accaduto. Dopo aver finito il caffè, decisero di vestirsi e uscire per una passeggiata, sperando che l'aria fresca le aiutasse a schiarirsi le idee.

Mentre camminavano per le strade di Edimburgo, Sylvia guardò Amara. "Pensi che ci stia ancora osservando?"

Amara sorrise leggermente. "Probabilmente. Ma non dobbiamo farci condizionare. Dobbiamo vivere come abbiamo sempre fatto."

Sylvia annuì, trovando conforto nelle parole di Amara. "Hai ragione. Non dobbiamo avere paura."

Decisero di fermarsi per pranzare in un locale vicino al centro, un ristorante accogliente con vista sulla città.

Sedute al tavolo, Sylvia guardò Amara con un sorriso malizioso. "Pensi che Aurelian preferirebbe solo il mio sangue? Forse è più... dolce."

Amara rise, scuotendo la testa. "Sai bene che l'insieme dei nostri due liquidi sarà di gran lunga più forte. E comunque, dubito che Aurelian si accontenterebbe solo di una parte di noi."

Sylvia fece un sorrisetto, ricordando. "È vero, come quella volta che sia Natasha, Miriam, che McGregor mi hanno dato il loro sangue per rendermi più forte. Alla fine svenivo sempre."

Amara percepì i suoi pensieri e rise anche lei. "Beh, almeno sei coerente, mia cara. Ma sono contenta che ci sia sempre qualcosa a risollevarti."

Sylvia le chiese, scherzando, "Per favore, potresti essere tu a tagliarmi? Non penso di poterlo fare da sola." Amara la guardò con un misto di affetto e divertimento. "Vorrei proprio vedere come potresti fare da sola...." Risero entrambe, sdrammatizzarono la situazione.

L'atmosfera si fece più seria mentre pensavano a ciò che le attendeva. Erano consapevoli di essere vicine a scoprire qualcosa di veramente grande, qualcosa di più grande di loro due messe insieme. Era solo una sensazione, ma ogni minuto che passava la rendeva sempre più forte.

"Ti senti pronta per affrontare quello che sta per succedere?" chiese Sylvia, osservando Amara con attenzione. Amara annuì. "Non so cosa ci aspetti esattamente, ma sì, sono pronta." Sylvia prese la mano di Amara e la strinse. "Anche io sono pronta, perché la affronterò con te." Amara sorrise dolcemente. "E io con te, Sylvia."

Finirono il pranzo e passarono il pomeriggio insieme, erano totalmente inconsapevoli di quello che sarebbe successo da lì a poco, nonostante l’impegno a cercare di capire, nonostante tutti gli sforzi fatti, nonostante Alistair McGregor, il monaco vampiro Bartholomew e il manoscritto di Aurelian, nonostante tutto non si erano avvicinate alla verità neanche di un millimetro, quello che sarebbe stato era oltre ogni immaginazione.

Oltre il Limite della Comprensione

Quella sera cenarono a casa, ma la tensione era palpabile. Amara e Sylvia, sentivano un’incombente presenza che superava le loro consuete percezioni. Questa volta, ciò che avvertivano era qualcosa di troppo grande, persino per loro.

Sylvia soffriva di un costante senso di vertigine, ma cercava di non farlo notare. Amara era preoccupata, nonostante avessero preparato tutto al meglio. Sentiva che le rivelazioni che stavano per ricevere avrebbero cambiato per sempre la loro vita. Tutte le certezze accumulate nel corso dei secoli nel caso di Amara e degli anni nel caso di Sylvia sarebbero state annientate, ma sapevano anche che questo non avrebbe intaccato il loro rapporto, anzi, lo avrebbe reso ancora più forte.

"Lo senti anche tu, vero?" chiese Sylvia, rompendo il silenzio.

"Sì, lo sento," rispose Amara. "Sento che tutto sta per cambiare, ma anche che il nostro legame diventerà inattaccabile, come... come l’idrogeno e l’ossigeno insieme."

Sylvia sorrise leggermente. "Forse come qualcosa di più stabile, ma sì, capisco cosa intendi."

 

Uscirono per una passeggiata. Camminarono per le strade della città, fermandosi ogni tanto per un bicchiere di vino. La sera si trasformò in notte, e si ritrovarono appoggiate a una panchina sotto un lampione. La notte era giovane, e le strade erano piene di gente, ma loro lo videro. Dal lato opposto della piazza, un’ombra alta e imponente le osservava.

Sylvia iniziò a svenire. Amara, istintivamente, fece per andargli incontro, ma Sylvia la fermò debolmente. "No, Amara, non andare. Lascia che sia lui a…"

La parola che Sylvia non riuscì a dire era "decidere quando!", ma Amara capì. Sapeva che Sylvia aveva ragione. Sarà Aurelian a decidere quando, e soprattutto, dove.

La gente si avvicinò vedendo Sylvia svenuta. Ci mise un po’ a riprendersi. Adrian, passò proprio in quel momento. "Sono un medico," disse, avvicinandosi. Sylvia si svegliò lentamente. "Dove… dove sono?" Amara le accarezzò il viso. "Stai bene, amore. Adrian è qui con noi, ci accompagnerà da McGregor."

Adrian le guardò con preoccupazione. "Che cosa è successo?"

"Abbiamo visto... Aurelian," spiegò Amara sapendo che Gabriel non poteva capire appieno, ma sapeva che Aurelian era il terzo ibrido. "Sylvia è svenuta, ma ora sta meglio. Accompagnaci da McGregor, dobbiamo parlargli."

Durante il tragitto, Adrian chiese più dettagli. "Aurelian? È incredibile. Cosa pensate che voglia da voi?"

"Non lo sappiamo," rispose Amara. "Ma sentiamo che qualcosa di grande sta per succedere."

Arrivati a Umbraeth, McGregor le accolse con calore. "Ragazze, è un piacere vedervi. Suppongo che ci siano delle novità."

"Abbiamo visto di nuovo Aurelian," disse Amara. "È stato solo per un momento, ma la sua presenza era inconfondibile."

McGregor annuì, pensieroso. "Capisco. Questo cambia tutto. Vorrei offrirvi dei calici di sangue, ma non vorrei far svenire di nuovo Sylvia, forse è meglio che li versi tu Amara." Amara sorrise. "Non preoccuparti Alistair. l’importante è che Sylvia non veda il sangue troppo velocemente. La sua natura deve assimilarlo lentamente." poi Amara prese i calici e versò il sangue con estrema lentezza come aveva fatto l’ultima volta.

McGregor si rilassò e ascoltò attentamente il racconto della notte precedente. "Aurelian è antico e potente. Sarà certamente lui a determinare il momento giusto."

"Sì," rispose Sylvia, ancora un po’ debole. "Sentiamo anche noi con certezza che sarà lui a decidere quando e dove."

McGregor annuì. "Già, e siete pronte per quello che potrebbe rivelarvi?"

Amara guardò Sylvia e poi McGregor. "Non lo sappiamo, ma siamo pronte ad affrontarlo insieme."

Uscirono dalla casa di McGregor, accompagnate da Adrian fino all'uscita di Umbraeth. Erano grate del supporto che i vampiri offrivano loro, ma sapevano che non era quello il punto. Non dovevano combattere nessuno fisicamente, ma piuttosto accettare una realtà che sembrava troppo difficile da digerire. Dovevano combattere contro se stesse e contro le convinzioni radicate da una vita intera, convinzioni che il mondo non consapevole continuava a mantenere.

Una volta a casa, erano esauste. Tuttavia, questo non impedì loro di dimostrarsi amore e affetto, anche se in modo più delicato rispetto alla notte precedente. Amara guardava Sylvia, vedendo in lei un essere speciale: una fragilità infinita in un corpo dotato di una potenza mostruosa. E questa dicotomia esisteva solo per lei. Le accarezzò il viso con dolcezza.

"Passerà un giorno che non svieni nemmeno una volta?" chiese Amara con un sorriso.

Sylvia sorrise sperando che quel giorno non arrivasse mai. "Non lo so, ma spero di no. Le mie emozioni sono così forti, vibrano dentro di me. E tu lo sai, vero? Anche a te piacciono."

"Sì," rispose Amara, "le amo, proprio come amo te."

Si baciarono dolcemente, abbandonandosi a piccoli gesti di tenerezza prima di andare a dormire.

La mattina seguente, iniziarono a preparare le cose per la notte che le attendeva. C'era un’aria di tensione mista a determinazione.

"Sylvia, sei pronta per questa notte?" chiese Amara mentre metteva sul tavolo tre calici.

"Sì, lo sono. Ma sono anche nervosa," ammise Sylvia. "Sai che non possiamo prevedere cosa succederà."

Amara annuì, versando lentamente il caffè nella tazzina. "Lo so, ma so anche che siamo insieme, sempre." Sylvia la guardò con occhi profondi e affettuosi. "Insieme, sempre."

Dopo aver finito di bere il caffè, decisero di uscire per fare una passeggiata. La tensione era ancora nell'aria, ma c'era anche una sorta di calma, una consapevolezza che erano pronte ad affrontare qualunque cosa.

Ricordi cosa ha detto McGregor? Dobbiamo essere pronte ad accettare la realtà, qualunque essa sia," disse Amara. "Sì, lo so," rispose Sylvia. "E so che insieme possiamo farcela."

Poi aggiunse qualcosa che, in quel momento, sembrava difficile da comprendere. "Sai, Amara, a volte penso che McGregor, e anche Natasha e Miriam, sappiano cose fondamentali, cose che sono sconosciute a tutti... o quasi. Non riesco a spiegarmi meglio."

Amara la guardò con comprensione. "Lo sento anch’io, Sylvia, come se ci fosse qualcosa che nessuno conosce, ma loro sì. Ma sai una cosa? Penso che presto lo sapremo anche noi."

Proseguirono a camminare per le strade della città, mano nella mano, pronte a confrontarsi con la loro nuova realtà.

In Attesa del Destino

La sera finalmente arrivò, e Sylvia e Amara si prepararono con cura. Versarono il sangue nei due calici, quello che avrebbero bevuto loro. Poi, Amara prese un coltello affilato e si tagliò il polso, versando il suo sangue fino a riempire mezzo calice. Si avvicinò a Sylvia, che si sdraiò pronta, e le tagliò il polso. Sylvia svenne subito, come sempre, e Amara sentì un profondo senso di affetto e tenerezza per il coraggio della sua compagna. Versò il sangue di Sylvia nel calice, mescolando i loro liquidi vitali.

Dopo qualche minuto, Sylvia riaprì lentamente gli occhi. "Fatto?" chiese con un filo di voce.

"Sì, amore," rispose Amara dolcemente.

Dovevano decidere come vestirsi. Anche se sicuramente Aurelian le aveva viste in ogni possibile modo, volevano dimostrare il massimo rispetto per lui. Decisero di vestirsi come quando andavano in missione. Stivaletti neri, jeans attillati e una maglietta: nera per Sylvia e rosso cremisi per Amara.

Non misero i giubbotti di pelle, ma li lasciarono lì vicino. Una cintura spaziale separava la maglietta dai jeans. Erano belle, tanto quanto quando indossavano solo un perizoma, ma un po' più rispettose.

Si sedettero e aspettarono. Aspettarono tutta la notte, ma nessuno arrivò. Poco prima dell'alba, videro chiaramente di nuovo quel bagliore. Durò solo pochi secondi, ma fece loro capire che Aurelian era lì e che sarebbe stato lui a decidere quando e dove incontrarsi. Ciononostante, corsero comunque per vedere, trovando solo quell'energia fortissima che si stava dissipando.

Sylvia, sull'orlo di svenire per l'intensità dell'energia, bevve il sangue dal suo calice, seguita da Amara. Poi si divisero il calice con il loro sangue mescolato. Erano già unite nel sangue, ora lo erano ancora di più. Si sedettero, sconsolate ma consapevoli di aver fatto tutto il possibile.

In realtà fecero quel rito solo perché lo avevano pensato e programmato, ma dentro di loro entrambe sapevano che Aurelian non sarebbe arrivato in quel modo. Aurelian avrebbe comunque certamente capito le loro intenzioni e sapeva almeno che loro erano pronte per l'incontro.

Si baciarono e si sorrisero, trovando conforto l'una nell'altra. Sylvia si avvicinò all'orecchio di Amara e sussurrò con un sorriso malizioso: "Amara... svengo!" E risero insieme, si abbracciarono e abbracciate andarono a dormire.

Sylvia e Amara si svegliarono a mezzogiorno. Non erano deluse dal fatto che Aurelian non si fosse ancora presentato; sapevano che sarebbe stato lui a decidere sia il momento che il luogo.

Iniziarono la giornata con il loro solito umorismo e battute. Sylvia, con un sorriso malizioso, accusò Amara di aver inventato tutta la storia solo per avere una scusa per tagliarla. Amara, con un sorriso complice, ammise di averlo fatto, anche se non era vero.

Si prepararono rapidamente qualcosa da mangiare e controllarono la posta per vedere se c'era qualche caso interessante da affrontare. Trovarono un paio di segnalazioni, ma entrambe sentivano che c'era qualcosa di più grande. Sentivano l'incombente presenza di un mistero più profondo.

L’Ultimo Viaggio Insieme di Sylvia e Amara

Amara osservò Sylvia e propose: 'Sai cosa ci vorrebbe? Un giro in moto lungo il Loch Ness. Cambiare aria ci farà bene.'

Sylvia sorrise e annuì. 'Ottima idea, Amara. Abbiamo bisogno di distrarci un po’, e il Loch Ness è perfetto.'

Salirono sulla moto di Amara e si misero in viaggio. Il vento fresco e la vista mozzafiato del lago le aiutarono a rilassarsi. Sentivano il rombo della moto sotto di loro mentre attraversavano le strade serpeggianti, sentendosi libere e vive.

Durante il viaggio, Sylvia si avvicinò a Amara e le disse: "Sai, nonostante tutto, sono felice di averti al mio fianco in questa avventura. Non potrei immaginare di fare tutto questo con qualcun altro."

Amara, con uno sguardo dolce, rispose: "Lo stesso vale per me, Sylvia. Insieme possiamo affrontare qualsiasi cosa."

Arrivarono al Loch Ness, parcheggiarono la moto e si sedettero sulla riva del lago, guardando l'acqua calma e riflettendo sul loro viaggio e sulle sfide che le attendevano.

Il silenzio del lago, la freschezza dell'aria e la compagnia reciproca erano tutto ciò di cui avevano bisogno in quel momento.

Sylvia e Amara decisero di fare una pausa e si avvicinarono al lago.

Sylvia, con il suo solito spirito provocatorio, iniziò a spogliarsi fino a rimanere con solo il perizoma nero. Con un movimento seducente, si tuffò nell'acqua fredda, lasciando Amara sulla riva a osservarla.

Amara sorrideva, abituata alle esibizioni di Sylvia, sapendo quanto le piacesse esplorare i fondali del lago. Tuttavia, quella volta Sylvia non era destinata a esplorare solo le profondità del Loch Ness. Mentre nuotava, un portale circolare si formò sott'acqua e la risucchiò come una calamita. Sylvia perse i sensi senza nemmeno accorgersene, scomparendo nell'oscurità del portale.

Amara, inizialmente divertita, attese che Sylvia riemergesse dopo uno dei suoi soliti scherzi. Ma il tempo passava e Sylvia non riappariva. Amara iniziò a preoccuparsi, avvicinandosi all'acqua e chiamando il nome di Sylvia. Il silenzio del lago era opprimente. La sua preoccupazione divenne terrore quando realizzò che Sylvia era davvero scomparsa.

20c - Presagi di Comprensione.jpg

L’Urlo di Amara nel Vuoto

Spogliandosi rapidamente Amara si tuffò nel lago, nuotando freneticamente fino a quando il fiato glielo concesse, ma non trovò nulla. Disperata, emerse e cadde sulla sabbia, gridando il nome di Sylvia senza ricevere risposta.

La polizia fu chiamata e dei sommozzatori si immersero per cercare Sylvia. Il tempo passava e Amara si sentiva sempre peggio, il dolore che provava era insopportabile, peggiore persino della perdita di Elisabeta, perché Sylvia era scomparsa in un istante, senza lasciare traccia.

Quando i sommozzatori, dopo ore di ricerca infruttuosa, le dissero che probabilmente Sylvia era stata risucchiata da un vortice o portata via dalla corrente, Amara non resse più e svenne. Fu soccorsa e portata in un locale vicino, dove si riprese solo per essere sommersa da un'ondata di incredulità e dolore. La sua Sylvia, la sua compagna, era sparita senza lasciare traccia.

Amara riuscì a malapena a tornare a Edimburgo in moto, con dolori fisici e un cuore spezzato. Al semaforo, svenne di nuovo, cadendo dalla moto. Si risvegliò in pronto soccorso, terrorizzata all'idea di essere visitata da esseri umani. Firmò per andarsene, ignorando i consigli medici.

Recuperata la moto dalla polizia, si diresse alla sua villa. Entrata in cucina, si lasciò andare a un pianto disperato. Nonostante i suoi 250 anni di vita e il dolore che aveva accumulato, non aveva mai provato un dolore così grande. La perdita di Sylvia era una ferita troppo profonda, un'assenza insostenibile.

Amara seguiva attentamente i notiziari, che parlavano della misteriosa scomparsa di Sylvia. Il fatto che il corpo non fosse stato trovato le dava un briciolo di speranza, una piccola fiamma che cercava disperatamente di mantenere accesa. Tuttavia, sapeva che le probabilità erano scarse, quasi inesistenti. La realtà sembrava crudele e implacabile.

Decise di andare da McGregor. Aveva bisogno di qualcuno che comprendesse il suo dolore, qualcuno che la aiutasse a navigare in quella tempesta di emozioni. Arrivata a Umbraeth, trovò subito Natasha, che la accolse con un abbraccio sincero.

"Amara, sono così dispiaciuta. Non possiamo immaginare cosa tu stia passando," disse Natasha, con una voce carica di compassione.

Amara annuì, le lacrime scendendo silenziose sul suo viso. "Non riesco a crederci, Natasha. Era lì, un attimo prima, e poi... scomparsa."

Natasha la condusse in una sala tranquilla, lontana dal trambusto di Umbraeth, cercava in qualche modo di rincuorarla. "E’ una vampira ibrida Amara, vedrai che Sylvia tornerà."

Amara si asciugò le lacrime, determinata. "Ma come? Non sappiamo nemmeno dove sia. Ho bisogno di sapere che c'è una possibilità, che non è perduta per sempre."

Natasha la guardò intensamente. "McGregor potrebbe avere delle risposte. Ha conoscenze antiche e potrebbe sapere qualcosa su questi portali."

In quel momento, McGregor entrò nella stanza, avendo sentito la conversazione. "Amara, Natasha ha ragione. Esistono leggende su portali nascosti nei luoghi più profondi del nostro mondo. Forse Sylvia è finita in uno di questi."

Amara si aggrappò a quella speranza. "Cosa dobbiamo fare, McGregor? Come possiamo trovarla e riportarla indietro?"

McGregor rifletté per un momento. "Ci sono antichi testi che parlano di questi portali e delle dimensioni in cui conducono. A volte sono statici, ma a volte, esistono creature che li possono generare ovunque, Aurelian potrebbe essere una di queste."

Amara annuì, sentendo un'ondata di determinazione. "Farò qualsiasi cosa per riportarla indietro. Non posso vivere senza di lei."

Natasha posò una mano rassicurante sulla spalla di Amara. "Siamo tutti con te, e faremo tutto il possibile per riportare Sylvia a casa."

Così, iniziarono a consultare i testi antichi, cercando indizi e risposte. La speranza di ritrovare Sylvia era l'unica cosa che teneva Amara in piedi, e con l'aiuto di McGregor e Natasha, era pronta a fare l'impossibile per riportare indietro la sua compagna.

Amara non si arrendeva. Le parole di McGregor riuscivano a confortarla solo in parte. Sylvia, essendo una vampira, non poteva annegare facilmente come un essere umano e poteva sopravvivere molto più a lungo sott’acqua, ma ormai era passato troppo tempo e di lei non c'era alcuna traccia.

Amara tornò al Loch Ness, camminando per ore lungo le rive nella disperata speranza di trovare un indizio, un segno, qualsiasi cosa che le indicasse dove fosse finita Sylvia. Sapeva che era una missione impossibile, ma era l'unica cosa che poteva fare.

19a - Oltre il Velo della Realtà.png
21c - Quadrante 4, Illusione.jpg
bottom of page