
Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue
Cap. 7: Il Morso della Vampira
Molto lentamente iniziarono a vestirsi. Per loro, vestirsi era un rito, un modo di esprimere la loro sensualità e piacersi a vicenda. Ogni capo d'abbigliamento veniva scelto con cura, e mentre si vestivano, si scambiavano commenti che passavano dalla presa in giro alla seduzione.
"Sylvia, hai mai pensato di indossare qualcosa che non mi faccia perdere la testa?" chiese Elena con un sorriso malizioso mentre si infilava un paio di calze autoreggenti.
"Sì, ma poi ho pensato: perché farlo?" rispose Sylvia, ridendo e allacciandosi un corsetto di pizzo nero.
"A volte mi chiedo come faccia a concentrarmi sul lavoro con te accanto," replicò Elena, ammirando Sylvia che si infilava una gonna a tubino.
Una volta vestite, decisero di sbrigare velocemente l'operazione bancaria. "Ok, adesso andiamo a fare shopping," disse Elena con entusiasmo.
"Che ne dici di un bel centro di abbigliamento sexy?" propose Sylvia. "Meritiamo un bel regalo."
Entrarono nel miglior negozio di abbigliamento sexy femminile della città. Mentre esploravano il negozio, qualcosa catturò immediatamente la loro attenzione: un completo di jeans in latex talmente attillati che non nascondevano nemmeno il perizoma. Il top copriva appena il seno, lasciando la schiena completamente nuda con solo un elastico sottile a tenerlo in posizione. Il giubbotto nero, in pelle, corto che copriva solo una parte della schiena, aggiungeva un tocco audace. Accanto c'era una minigonna, sempre in latex, così corta che camminando si sarebbe rivelato il colore del perizoma.
"Elena, guarda questo completo," disse Sylvia, indicando il capo. "Immaginati con questi jeans attillati."
Elena rise. "E tu con quel top? La tua schiena sarebbe irresistibile."
"Siamo sicure che ci lascerebbero entrare in un ristorante vestite così?" chiese Sylvia con un sorriso malizioso.
"Chi se ne importa del ristorante. Voglio vederti con questo giubbotto," disse Elena, prendendo il capo e avvicinandosi a Sylvia. "Sarebbe perfetto su di te."
"E tu con questa minigonna?" rispose Sylvia, sfiorando il capo con le dita. "Scommetto che attireresti tutti gli sguardi."
"A me l’unico che interessa è il tuo," rispose Elena con un sorriso.
Le due donne si guardarono, capendo che entrambe volevano quel completo per l'altra. "Facciamo così," propose Sylvia. "Io prendo il completo per te, e tu lo prendi per me. Poi, una volta a casa, vediamo chi lo indossa meglio."
"Affare fatto," rispose Elena, ridendo.
Una volta uscite dal negozio, si tenevano per mano, immaginandosi già nei nuovi abiti e ridendo delle reazioni che avrebbero provocato. La giornata prometteva bene, e con quei completi nuovi, sapevano che il divertimento era appena iniziato.
Decisero di fermarsi in un bar per un piccolo aperitivo prima di pranzo. Si sedettero a un tavolino all'aperto, godendosi il sole e a immaginare le situazioni più divertenti e assurde.
Parlarono di come avrebbero usato i nuovi abiti, delle reazioni delle persone e di come la loro vita fosse diventata un mix perfetto di avventura, sensualità e ironia. L'aperitivo si trasformò in un lungo pranzo, e tra una risata e l'altra, si resero conto che non c'era posto migliore dove essere che insieme, pronte a vivere ogni giorno come un'avventura.
Una Notte da Ricordare per Sempre
Dopo l'aperitivo, Elena e Sylvia tornarono a casa, scherzando come due adolescenti entusiaste. Non appena varcarono la soglia, si lanciarono verso i sacchetti con i nuovi abiti, impazienti di provarli.
"Non vedo l'ora di vederti in quei jeans," disse Elena con un sorriso malizioso, iniziando a spogliarsi.
"Ah, non sarò l'unica a svenire," rispose Sylvia, togliendosi i vestiti con la stessa fretta e ansia. Indossarono i nuovi abiti, il latex aderendo alle loro forme perfette, esaltandone ogni curva.
Quando furono pronte, si guardarono allo specchio, ammirando il risultato. Sylvia indossava i jeans in latex così attillati che lasciavano intravedere il perizoma, il top che copriva solo il seno e il giubbotto corto in pelle che lasciava la schiena scoperta. Elena fece altrettanto, alternando la minigonna in latex ai jeans per giocare con le combinazioni.
"Sei uno schianto," disse Elena, scattando una foto di Sylvia in una posa estremamente sensuale.
Sylvia sorrise, lasciandosi scivolare elegantemente sul divano. "E così ti piaccio?" chiese, guardando Elena con un sorriso provocatorio.
Elena si avvicinò per sistemarle un braccio. "No, così," disse, toccando Sylvia più del necessario. Ogni volta che Sylvia cambiava posizione, Elena trovava una scusa per avvicinarsi e sfiorarla.
"Ancora una volta con la minigonna," ordinò Elena, facendo scattare la fotocamera. "E questa volta, voglio che ti lasci andare completamente."
Sylvia si sistemò in una posa incredibilmente sensuale, distendendosi lungo il bordo del letto. "Così?" chiese con voce bassa e sensuale.
Elena si avvicinò ancora, spostando leggermente una ciocca di capelli dal viso di Sylvia. "Perfetta," mormorò, scattando un’altra foto. "Ma fammene vedere un’altra, ancora più estrema."
Ogni scatto aumentava l'eccitazione di Elena. La vicinanza, il tocco, l'intimità del momento. Sylvia, d’altra parte, trovava tutto questo incredibilmente eccitante. Si muoveva con grazia, cambiando posizione, giocando con il proprio corpo e con la tensione tra di loro.
Quando ebbero finito, Sylvia si avvicinò molto sensualmente a Elena, i loro corpi quasi si toccavano. "Ti piace?" sussurrò, guardandola intensamente.
"Sì," rispose Elena, la voce tremante per l’eccitazione.
"Quanto ti piace?" chiese Sylvia, ripetutamente, la voce carica di desiderio.
Le parole di Sylvia erano un sussurro carico di emozione, e Elena sentì una scarica di calore percorrerle tutto il corpo. Le mani di Sylvia si mossero con delicatezza, sfiorando il corpo di Elena, sentendo ogni curva, ogni contorno, come se volesse memorizzare ogni dettaglio.
Si spostarono lentamente verso il letto, le mani che non si separavano mai, i baci che non si interrompevano. Elena accompagnò Sylvia sul letto, ammirando come il latex aderiva al suo corpo, esaltandone la bellezza.
"Sai cosa mi piace di te?" disse Sylvia, guardando Elena con occhi luccicanti.
"Dimmi," rispose Elena, la voce carica di curiosità e desiderio.
"La tua forza. La tua passione. E il modo in cui mi fai sentire desiderata." Sylvia prese una delle mani di Elena e la portò al proprio cuore. "Senti? Batte solo per te."
Elena si commosse per quelle parole. "E il mio batte solo per te," rispose, inclinando la testa per un altro bacio. "Sei tutto per me, Sylvia."
Sylvia si mosse con grazia, scivolando fuori dai jeans in latex, lasciando che Elena la vedesse completamente. "Allora fammi vedere quanto mi desideri," sussurrò, la voce un misto di sfida e passione.
Elena non perse tempo. La sua bocca trovò la strada sulla pelle di Sylvia, baciando e mordendo, mentre le sue mani accarezzavano ogni parte del suo corpo. Sylvia gemette, la testa inclinata all'indietro, completamente persa nel piacere che Elena le stava dando.
"Sei così bella," mormorò Elena, guardandola con occhi ardenti. "Non riesco a credere che tu sia mia."
Sylvia sorrise, tirando Elena verso di sé per un altro bacio. "E io non riesco a credere quanto sei perfetta per me."
Si mossero insieme, le loro emozioni crescendo, il desiderio che bruciava dentro di loro. Non c'era fretta, solo la voglia di sentirsi e di godere del momento, di lasciarsi andare completamente l'una all'altra.
La stanza si riempì dei loro sospiri, dei loro gemiti, del suono dei loro cuori che battevano all'unisono. Era un momento di pura magia, di pura connessione, che nessuna delle due avrebbe mai dimenticato.
Alla fine, si ritrovarono abbracciate, il respiro affannato, i corpi avvolti l'uno nell'altro. "Ti amo," sussurrò Sylvia, baciando dolcemente la fronte di Elena.
"Ti amo anch'io," rispose Elena, stringendola più forte. "E non voglio mai lasciarti andare."
Restarono così per un lungo momento, godendo della semplice bellezza di essere insieme, di appartenersi. Fu un'ora che sembrava un'eternità, ma allo stesso tempo passò in un lampo.
Poi Elena si alzò e mise della musica molto soft, si versò del torbato e ne versò un calice anche per Sylvia, Sylvia raggiunse Elena, bagnarono le loro labbra con quel paradisiaco nettare, poi posarono i calici, Elena mise una mano in mezzo alle gambe di Sylvia, accarezzandola con delicatezza e determinazione. Il respiro di Sylvia divenne più profondo e irregolare, e i suoi occhi scintillarono di un desiderio antico e intenso.
"Mostrami i denti," sussurrò Elena, la voce velata di eccitazione. "Quelli da vampira."
Sylvia tremò leggermente, il suo corpo rispondendo al comando di Elena. La tensione tra di loro cresceva, un'energia palpabile che riempiva la stanza. Elena continuava a muovere le dita con abilità, sfiorando Sylvia in modo tale che ogni tocco sembrava un incendio.
"Fallo," insistette Elena, il tono della sua voce una miscela di desiderio e comando. "Voglio vedere la tua vera natura. Fallo, vampira. Mostrami chi sei."
Sylvia chiuse gli occhi per un momento, poi li riaprì, rivelando uno sguardo fiammeggiante e predatorio. Le sue labbra si schiusero, mostrando i lunghi e affilati canini che scintillavano alla luce soffusa della stanza. Elena osservò ogni dettaglio, affascinata e incantata dalla trasformazione della sua amante.
"Così," mormorò Elena, avvicinandosi ancora di più, i loro corpi ormai fusi. "Sei bellissima."
Con una mano ancora saldamente posizionata tra le gambe di Sylvia, Elena entrò dentro di lei, con movimenti decisi e pieni di passione. Sylvia gemette, il suono un mix tra un sospiro e un ringhio sommesso, mentre le sue mani afferravano le spalle di Elena, le unghie che si conficcavano nella pelle con dolce ferocia.
"Mostrami di più," chiese Elena, la voce un sussurro eccitato contro l'orecchio di Sylvia. "Voglio sentire tutto di te."
Sylvia lasciò che la sua natura vampira emergesse completamente. I suoi occhi brillarono di un rosso fuoco, e i suoi canini erano più prominenti, pronti a mordere. Ogni fibra del suo essere era in tensione, ma era una tensione che le dava piacere, un piacere che si amplificava con ogni tocco di Elena.
Elena, consapevole della potenza che aveva tra le mani, usò quella forza per intensificare il loro legame. Le sue carezze divennero più profonde, i suoi movimenti più veloci e decisi, e Sylvia si trovò sull'orlo del piacere, completamente persa nella dualità della sua natura e nel desiderio che le legava.
Elena la strinse forte, sentendo il cuore di Sylvia battere contro il suo petto. "Ti amo così tanto," mormorò, baciando dolcemente la fronte di Sylvia. "Sei tutto per me."
Sylvia, ancora persa nel suo stato di estasi, sentì le parole di Elena come un eco lontano, ma sapeva che erano sincere. In quel momento, si sentiva amata e accettata per ciò che era veramente, e questo la faceva sentire invincibile.
Le due rimasero abbracciate, unendosi in un legame che andava oltre il semplice desiderio fisico. Era un legame di anime, un'unione di amore e comprensione che le avrebbe legate per sempre.
Durò a lungo, quell'abbraccio avvolto in un'aura di pura estasi. Sylvia, con i canini ancora allungati e gli occhi di fuoco, Elena, la osservava con una meraviglia che nemmeno la sua più fervida immaginazione avrebbe potuto concepire. L'amava oltre ogni cosa, con i canini o senza, ma il fascino della vampira era soprannaturale, un incantesimo che la teneva sospesa in un misto di ammirazione e desiderio.
"Sei incredibile," mormorò Elena, rompendo il silenzio senza rompere l'incanto. "Non avrei mai pensato di vedere qualcosa di così... perfetto."
Sylvia sorrise debolmente, i suoi canini scintillanti. "Nemmeno io avrei mai pensato di essere amata per quello che sono davvero," rispose, la sua voce un sussurro che vibrava di gratitudine.
Rimasero lì, immobili, come a voler fermare il tempo in quel preciso istante. La sensazione di completa accettazione e amore reciproco era palpabile, un filo invisibile che le legava in modo indissolubile.
"Adesso ti avrò per sempre, vero?" chiese Elena, accarezzando dolcemente i capelli di Sylvia.
"Per sempre," confermò Sylvia, i suoi occhi di fuoco che si spegnevano gradualmente tornando alla loro tonalità naturale. "E non c'è nulla che mi faccia più felice."
Elena rise piano, un suono caldo e rassicurante. "Devo ammettere, però, che quei canini ti donano un certo fascino," disse con un sorriso malizioso. "Ma forse sono di parte."
"Oh, davvero?" rispose Sylvia, alzando un sopracciglio. "E tu, con quella tua aria da perfetta eroina, non sei da meno. Dovremmo fare un film."
Elena scoppiò a ridere. "Il problema sarebbe trovare un regista abbastanza coraggioso da gestirci entrambe."
Ogni parola, ogni risata, ogni sguardo era un tassello di un mosaico perfetto di amore e complicità.
"Ho un regalo per te," disse Elena, con un sorriso enigmatico. "Siediti e tira fuori i denti. Vado a prenderlo."
Sylvia obbedì, curiosa e leggermente divertita. Elena si allontanò per un momento, andando a prendere la sorpresa che aveva nascosto nel frigorifero. Di nascosto, aveva chiesto a Natasha di procurarle una bottiglia di sangue e Natasha aveva lasciato la bottiglia da George. Elena era andata a prenderla senza che Sylvia sospettasse nulla. Aveva anche comprato un calice molto particolare, un misto tra il gotico e il moderno, perfetto per quel sangue.
Ancora in perizoma e con un sorriso complice, Elena si avvicinò a Sylvia, tenendo la bottiglia in una mano e il calice nell'altra. "Guarda cosa ho qui," disse, mostrando la bottiglia.
Gli occhi di Sylvia si spalancarono per la sorpresa e, come ormai era prassi, svenne sul colpo. Elena non poté fare a meno di sorridere dolcemente mentre si chinava per assicurarsi che Sylvia stesse bene. La vampira si riprese quasi subito, i canini ancora visibili e gli occhi brillanti di eccitazione.
"Ti adoro," mormorò Sylvia, guardando Elena con adorazione. "dove l'hai trovata?"
"Ho i miei segreti," rispose Elena con un sorriso malizioso. "Ora, rilassati e goditi il tuo regalo."
Versò il sangue nel calice, il liquido scuro e ricco scivolava nel bicchiere con un suono che era musica per le orecchie di Sylvia. Le porse il calice con un gesto elegante, guardandola con affetto.
Sylvia prese il calice con mani tremanti, l'estasi dipinta sul suo volto. Avvicinò il calice alle labbra, inspirando profondamente il profumo ferroso che le provocava un'ondata di desiderio. "Elena, non so come ringraziarti..."
"Basta guardarti così," rispose Elena, accarezzandole una guancia. "Questo è il miglior ringraziamento."
Sylvia bevve un sorso, chiudendo gli occhi per assaporare ogni goccia. "È perfetto," sussurrò, aprendo gli occhi e fissando Elena con uno sguardo pieno di gratitudine e amore. "Sei perfetta."
"Sono solo felice di vederti così," disse Elena, accarezzandole i capelli. "Voglio che tu abbia tutto quello che desideri."
Sylvia continuò a bere, ogni sorso un atto di pura estasi. "Non ho mai provato nulla di simile," disse con un sorriso. "È come se ogni fibra del mio essere fosse in sintonia con te, con questo momento."
Elena la guardava con occhi scintillanti. "E lo è," disse dolcemente. "Siamo fatte l'una per l'altra."
Sylvia finì il calice, le labbra rosse di sangue. Si avvicinò a Elena, il calice ancora in mano. "Ti amo," disse con fervore, avvicinando le labbra a quelle di Elena in un bacio profondo e sensuale.
Elena rispose con lo stesso ardore, le loro lingue si intrecciavano, il sapore del sangue ancora presente. "Anche io ti amo," rispose quando si staccarono per prendere fiato.
Sylvia sorrise, ancora in estasi. "Grazie per questo regalo," disse, stringendo Elena con forza. "Non avrei potuto chiedere di meglio."
Elena la baciò di nuovo, dolcemente. "Non devi ringraziarmi," sussurrò contro le sue labbra. "Sono felice di vederti felice."
Sylvia, con un sorriso colpevole, si riempì di nuovo il calice. Elena la osservò con uno sguardo pieno di affetto e ammirazione.
"Sylvia, mi rendi così felice," disse Elena, accarezzandole dolcemente la guancia. "Vedere quanto lo desideri, quanto lo apprezzi, mi riempie il cuore."
Sylvia bevve un lungo sorso, i suoi occhi brillavano di piacere e gratitudine. "È come se ogni sorso mi riportasse alla vita," disse, la voce bassa e sensuale. "Non riesco a spiegare quanto significhi per me."
Elena la fissò, il desiderio crescendole dentro. "Sai," iniziò, la voce tremante di emozione, "quando tiri fuori la tua essenza, quando mostri il tuo vero essere vampiro... mi eccito solo a guardarti. La tua bellezza, la tua fierezza, la tua forza... tutto di te mi attrae in un modo che non riesco nemmeno a spiegare."
Sylvia posò il calice e si avvicinò a Elena, il volto illuminato da un sorriso sensuale. "Davvero?" chiese, avvicinandosi ancora di più, fino a sfiorare le labbra di Elena con le sue. "Ti eccito così tanto?"
"Sì," sussurrò Elena, avvicinandosi ancora di più, fino a sentire il respiro caldo di Sylvia sulla sua pelle. "Non posso farci niente. Sei semplicemente... irresistibile."
Sylvia le sorrise, mostrando i canini affilati. "Allora, lascia che ti mostri quanto posso essere irresistibile," disse, la voce bassa e seducente. Si avvicinò ancora di più, le labbra quasi a toccare quelle di Elena, e poi le baciò con una passione travolgente.
Elena rispose al bacio con la stessa intensità, le mani che scorrevano lungo il corpo di Sylvia, sentendo ogni curva, ogni muscolo. "Ogni volta che ti vedo così, è come se fossi ipnotizzata. La tua forza, la tua bellezza... è tutto per me. Non c'è niente di più eccitante."
Sylvia si staccò leggermente, guardando Elena con occhi pieni di desiderio. "E tu sei la mia tentazione più grande," disse, la voce bassa e avvolgente. "Vedere quanto mi desideri, quanto mi ami... mi fa sentire viva come nient'altro."
Elena sorrise, i loro corpi ancora avvolti l'uno nell'altro. "Non posso fare a meno di desiderarti," disse, accarezzandole i capelli. "Ogni parte di te, ogni sguardo, ogni tocco... mi fa impazzire."
"Allora fammi vedere quanto mi desideri," sussurrò Sylvia, avvicinandosi di nuovo. "Fammi sentire quanto mi ami."
Le loro labbra si incontrarono di nuovo, un bacio pieno di passione e desiderio. Sylvia si lasciò andare completamente, mostrando la sua vera natura, i canini affilati e gli occhi di fuoco. Elena rispose con la stessa intensità, le mani che avvolgevano il corpo di Sylvia, sentendo ogni centimetro della sua pelle.
Il Morso della Consacrazione
Qualcosa stava succedendo, lo sentivano entrambe. Sylvia si alzò, prese il calice di sangue. Bevve lentamente, assaporando ogni goccia, sentendo l'energia soprannaturale scorrere nelle sue vene, Beveva e guardava Elena. Elena guardava Sylvia. Gli occhi di Sylvia brillavano di un fuoco intenso e i suoi canini erano visibilmente allungati. Sylvia si mostrò a Elena per ciò che realmente era.
"Elena…" sussurrò Sylvia, la voce piena di un’energia seducente e pericolosa. "Ecco ciò che sono, senza maschere. Questa è la mia vera natura."
Elena, senza mai staccare gli occhi da Sylvia, dimostrando con uno sguardo intenso quanto amasse la sua vera natura, si avvicinò a lei e con un sorriso complice e una voce suadente le chiese. "Sylvia, quando siamo insieme, così... intime, ti viene voglia di mordermi?"
Il sorriso di Sylvia si fece più intenso, i suoi occhi scintillavano di un fuoco che Elena conosceva bene. "Elena," iniziò Sylvia, la sua voce un misto di tenerezza e desiderio, "la voglia ce l'ho sempre. Ogni volta che ti bacio, che ti tocco, che siamo così vicine, sento il desiderio di morderti. È una parte di me, della mia natura."
Elena non si ritrasse, anzi, si avvicinò ancora di più a Sylvia. "E allora perché non lo fai?"
Sylvia sospirò, passando un dito lungo il collo di Elena, sfiorando delicatamente la pelle. "Perché ti amo troppo per rischiare di farti del male. Il mio istinto è forte, ma il mio amore per te è ancora più forte. Voglio proteggerti, non ferirti."
Elena sentì un brivido lungo la schiena, ma non era di paura. Era eccitazione, un desiderio che cresceva dentro di lei. "Ma io voglio tutto di te, Sylvia. Non voglio che tu ti trattenga. Se è parte di te, allora deve essere parte di noi."
Sylvia la guardò intensamente, il suo sguardo penetrante. "Sei sicura, Elena? Potrebbe essere pericoloso."
Elena annuì con determinazione. "Sono sicura. Voglio che tu sia te stessa, completamente. Voglio sentire tutto di te, anche questo."
Sylvia si avvicinò ancora di più, le sue labbra sfiorarono l'orecchio di Elena mentre sussurrava. "Allora, lasciami mostrarti quanto ti desidero."
Con un movimento lento e deliberato, Sylvia baciò il collo di Elena, le sue labbra morbide che tracciavano una linea di fuoco lungo la pelle. Elena chiuse gli occhi, lasciandosi andare completamente, il suo respiro accelerava mentre sentiva la tensione crescere.
"Mi fido di te, Sylvia," sussurrò Elena, la voce tremante di desiderio.
Sylvia baciò ancora, più vicino alla vena pulsante, sentendo il battito accelerato di Elena sotto le sue labbra. "E io ti amo, Elena," rispose Sylvia, i suoi canini allungati pronti a rompere la pelle.
Con un ultimo sussurro di rassicurazione, Sylvia affondò delicatamente i denti nel collo di Elena, sentendo immediatamente il calore del sangue che riempiva la sua bocca. Elena gemette, ma non di dolore, era un suono di puro piacere, un misto di sorpresa e desiderio.
Sylvia bevve solo un po', abbastanza per sentire il legame intensificarsi, ma non abbastanza da far male. Si staccò, leccando delicatamente la ferita per farla guarire più velocemente. "Ti amo," sussurrò, baciando le labbra di Elena che erano leggermente macchiate di sangue.
Elena aprì gli occhi, trovando quelli di Sylvia pieni di amore e gratitudine. "E ora siamo legate ancora di più," disse, accarezzando il viso di Sylvia. "Ti amo, vampira mia."
"Ti amo anch'io, Elena," rispose Sylvia, tirandola in un abbraccio stretto. "E prometto che non mi tratterrò mai più. Sei tutto per me."
Si baciarono con passione, sentendo il legame tra di loro più forte che mai, un legame che niente avrebbe mai potuto spezzare.
Elena era estasiata, ogni fibra del suo essere vibrava di emozione. Il sangue le scendeva lentamente sul collo, una sensazione calda e viscosa che la faceva sentire ancora più vicina a Sylvia. Si sentiva girare la testa, ma era una vertigine di felicità. Senza sapere esattamente perché, si alzò e fece qualche passo incerto verso il salotto. La sua mente era un turbine di emozioni, e prima che potesse rendersene conto, le gambe cedettero e cadde dolcemente sul pavimento, svenendo.
Sylvia la osservava, conoscendo bene quel processo. Si avvicinò a Elena con calma, il suo cuore colmo di amore e preoccupazione. Si inginocchiò accanto a lei, accarezzandole il viso pallido con delicatezza. "Oh, mia dolce Elena," sussurrò, sentendo il battito del suo cuore ancora forte e costante.
Elena si riprese lentamente, aprendo gli occhi e trovando il volto di Sylvia a pochi centimetri dal suo. Il sorriso di Sylvia era rassicurante, i suoi occhi pieni di una dolcezza che solo Elena poteva vedere. "Stai bene, amore?" chiese Sylvia, la sua voce un balsamo per l'anima di Elena.
"Mi sento... benissimo," rispose Elena, la voce debole ma felice. "Non pensavo che sarebbe stato così intenso."
Sylvia la sollevò delicatamente, aiutandola a sedersi. "Sei stata così coraggiosa," disse Sylvia, baciandole la fronte. "E così incredibilmente bella."
Elena sorrise, sentendo ancora il calore del sangue che pulsava nel suo corpo. "Non avevo idea di quanto mi mancasse sentire tutto di te," confessò. "È come se fossimo una cosa sola."
"Siamo una cosa sola," replicò Sylvia, tirandola in un abbraccio.
"Voglio sentirlo ancora," disse Elena, la sua voce tremante di desiderio. "Voglio sentire la tua forza, la tua natura. Non trattenerti mai più."
Sylvia annuì, promettendo a se stessa di essere sempre vera con Elena. "Non lo farò, amore mio. Sarò sempre me stessa, per te."
Elena chiuse gli occhi, sentendo il calore del corpo di Sylvia contro il suo. "Ti amo," sussurrò, lasciandosi andare completamente nelle braccia della sua amata.
"Ti amo anch'io," rispose Sylvia, stringendola ancora più forte. "Sempre e per sempre."
Il mondo esterno era dimenticato, Sylvia e Elena erano perse nella loro intimità e nel legame indissolubile che avevano forgiato. Era un amore al di là di ogni comprensione, un amore che superava ogni ostacolo, che sfidava ogni paura. E sapevano, senza ombra di dubbio, che nulla avrebbe mai potuto spezzare quel legame.
Il Caso di Margaret O'Neill
La mattina seguente se la presero molto comoda, si alzarono insieme che era tarda mattinata e mentre Elena preparava il caffè Sylvia si avvicinò al computer per vedere se per caso ci fosse qualcosa nella mail. Ma prima di raggiungere il computer qualcosa le provocò una forte sensazione di mancamento, una di quelle sensazioni che spesso la portano a svenire. Cercò di resistere e si concentrò. Allora vide la causa di questo improvviso malessere ed era lo spettro di una donna di una certa età, appariva molto ben vestita, poteva appartenere ad una classe sociale sicuramente privilegiata. Cercava di comunicare qualcosa a Sylvia. Elena si accorse del malessere di Sylvia, e le si avvicinò. "C’è qualcuno disse Sylvia, è una donna e vuole parlarmi." Sylvia si sedette sul divano e cercò dentro di se la sua forza empatica. La figura apparve più tangibile e finalmente riuscì a farsi sentire. "Gentili signore, mi chiamo Margaret O'Neill e mi rivolgo a voi con la speranza che possiate aiutarmi. Da qualche settimana nel maniero che ho lasciato a mio figlio ci sono uomini che non conosco e mio marito…" poi il contatto si fece sempre più tenue fino a sparire, Sylvia con tutte le sue forze tentò di mantenere il contatto ma riuscì a sentire solo le ultime parole. "Vi prego, aiutatemi."
Non potevano fare niente, avevano solo un nome ma non conoscevano né il problema né il luogo dove andare, dovevano solo aspettare e sperare che Margaret trovasse la forza di ricontattarle.
Elena prese comunque il laptop e iniziò a fare alcune ricerche preliminari su Margaret O'Neill. Ma non trovò nulla.
Sylvia si alzò dal divano, provo a cercare di percepire qualcosa, ma all’inizio fu solo nulla. In realtà non era proprio ‘nulla’ ma era qualcosa di veramente tenue. Poi la udì, senza vederla ma la udì. "Roslin, venite e Roslin e andate al Maniero di Ravenshire ".
Sylvia comunicò subito a Elena quest’ultimo aggiornamento, e senza nemmeno sapere di cosa realmente Margaret avesse bisogno decisero di partire subito per Roslin, era appena fuori Edimburgo, non ci sarebbe voluto molto.
Furono pronte presto, entrambe stivaletti neri, jeans attillati, maglietta e giubbotto di pelle nero, Elena portava in tasca i sali per Sylvia ed entrambe la pistola infilata nei jeans. Presero la moto ed Elena si mise alla guida. "In fondo, sono io l’agente speciale raccomandato al SIS," disse con un sorriso orgoglioso.
Il viaggio fu come previsto abbastanza veloce e gradevole. Il vecchio Maniero di Ravenshire si trovava immerso nella campagna scozzese.
Scesero dalla moto e decisero di provare a indagare spacciandosi per quello che erano, o quasi, ma inventando di sana pianta il motivo per cui erano lì.
Bussarono alla porta e aprì un uomo di mezza età. Le osservò qualche istante poi Sylvia disse. "Siamo indagatrici, ci occupiamo di paranormale e ci sono state segnalate delle situazioni molto difficili da spiegare razionalmente in questa zona. Vorremmo poter dare un’occhiata al vostro maniero con il vostro permesso". Elena intanto mostrava il tesserino di Scotland Yard. L’uomo vista le tessera disse che non ne sapeva niente di fatti misteriosi ma che non aveva problemi a lasciarle entrare.
Entrarono nella stanza principale del maniero, cercarono entrambe qualche relazione tra quello che diceva Margaret e quello che potevano vedere, ma Sylvia non avvertiva nessuna presenza ed Elena non trovava niente di irregolare, sembrava tutto a posto.
Avevano entrambe un ottimo intuito, e nonostante le apparenze sentivano che c’era qualcosa che sfuggiva. Decisero quindi di parlare ancora con quello che sembrava essere il padrone del maniero e anche con tutti quelli che vivevano nel maniero.
Il presunto padrone del maniero radunò tutto il personale in un grande salone. Sylvia ed Elena fecero alcune domande di prassi e molto vaghe non avendo la più pallida idea di cosa cercare.
L’interrogatorio non portò ad alcun risultato come previsto, almeno non dal punto di vista del soprannaturale, ma si evidenziarono alcune evidenti incongruenze, non sufficienti per capire qualcosa, ma abbastanza sufficienti per capire che in quel maniero c’era qualcosa che non tornava.
Poi fecero ancora qualche giro nella casa e nei dintorni esplorando ogni angolo e cercando di capire cosa ci potesse essere di rilevante da indurre uno spettro a manifestarsi e chiedere aiuto.
La luce del giorno cominciava a scemare, Sylvia ed Elena decisero di tornare il giorno dopo.
"Torneremo domani verso sera," disse Sylvia al padrone del maniero.
Il padrone annuì con perplessità ma si capiva che non era felice di avere Scotland Yard in casa sua. Fece comunque buon viso a cattivo gioco e le ringraziò.
Elena e Sylvia si avviarono verso casa, il rombo della moto di Elena rompeva il silenzio della campagna.
La mattina dopo, Elena e Sylvia si concentrarono sul caso del maniero. Le testimonianze e gli indizi raccolti il giorno precedente erano sparse sul tavolo, ma non rivelavano nessuna relazione con l'inquietudine di Margaret.
Sylvia, con la sua sensibilità innata, aveva percepito la presenza di Margaret, sapeva che non era malevola ma non sapeva cosa volesse di preciso.
"Dobbiamo parlare con Margaret," disse Sylvia decisa a Elena. "Lo spirito è venuto qui per una ragione," continuò Sylvia.
Dopo pranzo, salirono sulla moto di Elena e si diressero verso il maniero. Arrivarono presto e chiesero al padrone del maniero il permesso di restare sole. L'uomo, visibilmente contrariato, acconsentì.
Mentre le due giravano per il maniero, cercando di capire da dove iniziare, Sylvia si fermò improvvisamente. "Elena," sussurrò, il tono della sua voce cambiato, "lo sento."
In pieno giorno, un'apparizione eterea si manifestò davanti a Sylvia. Lo spettro di Margaret era una figura indistinta, ma chiaramente angosciata. Elena, purtroppo, non poteva vederlo, ma la tensione nell'aria era palpabile.
"Siamo qui per aiutarti," disse Sylvia con calma, guardando direttamente l'entità. "Cosa ti trattiene in questo luogo?"
Margaret sembrò fluttuare leggermente, come se considerasse la domanda. Poi, una voce flebile ma chiara riempì la stanza. "Non trovo pace. Non posso lasciare questo mondo finché i colpevoli non saranno puniti."
Elena, incapace di vedere l'entità, guardò Sylvia con attenzione. "Cosa dice?" chiese sottovoce.
"Colpevoli... puniti?" rispose Sylvia, la fronte corrugata in concentrazione. "C’è un tesoro, deve essere rivelato per trovare pace."
In quel momento un’altra entità apparve vicino a Margaret. Sylvia lo vide, era un’entità nuova e forte, Sylvia si sentì immediatamente svenire, Elena se ne accorse e le prese la mano.
"Qual è il vostro segreto?" chiese Sylvia facendosi molta forza di fronte alle entità, "Possiamo aiutarvi, ma dovete dircelo."
Margaret sembrò agitarsi, come se fosse in preda a una grande emozione. "Il tesoro," disse infine, la voce tremante. "È nascosto... nessuno deve trovarlo." "Un tesoro?" ripeté Sylvia, stupita. "Dove si trova? Perché non deve essere trovato?" L'entità sembrò fissarla, o almeno Sylvia percepì quello sguardo.
Elena strinse la mano di Sylvia, offrendole silenziosamente supporto. "Possiamo aiutarvi ma dobbiamo capire" disse Sylvia con decisione.
Margaret sembrò rilassarsi leggermente, come se la presenza e la promessa di Sylvia gli dessero conforto. "Fiducia... in voi," sussurrò, prima di dissolversi lentamente, lasciando un silenzio inquietante nella stanza.
Sylvia si girò verso Elena, il respiro ancora affannoso. "Dobbiamo trovare quel tesoro e capire cosa si nasconde dietro di esso."
Questa volta non tornarono dal padrone del maniero, la sensazione che fosse coinvolto in qualcosa di losco era sempre più forte.
Decisero di girare per il giardino per vedere di trovare qualche indizio, e fu proprio quando il crepuscolo lasciò il posto al buio che Margaret e suo marito Henry O'Neill apparvero nel giardino, e questa volta in maniera decisamente più presente.
Margaret parlò. "Lui è mio marito Henry, è il vero padrone del maniero, chi sta usurpando il maniero è un criminale, lui e tutti quelli che sono con lui, hanno ucciso Henry e ora si spacciano per i proprietari del maniero. Vivono di furti e non esitano a uccidere se necessario, sono una banda criminale e il maniero è diventato il loro rifugio. La refurtiva ottenuta dalle loro rapine è nascosta qui."
Prima di scomparire spiegarono a Sylvia ogni dettaglio, dove si trovava il tesoro che poi era la refurtiva e tutto quello che sapevano dei criminali.
Sylvia mise subito al corrente Elena. "Quindi, tutti quelli che abbiamo interrogato sono complici?"
Sylvia annuì. "Esattamente. E ora tocca a noi smascherarli e assicurare giustizia al vero padrone del maniero."
Elena prese subito il telefono e chiamò Thompson. "Abbiamo bisogno di un intervento immediato. Abbiamo scoperto che il maniero è il nascondiglio della refurtiva di una rapina a un portavalori e probabilmente anche molto altro. I criminali sono ancora qui."
Thompson non perse tempo. "Arriveremo con tutto il necessario. Tieniti pronta."
Non passò molto tempo prima che cinque macchine della polizia e due cellulari arrivassero davanti al maniero. I fari illuminavano la notte, mentre gli agenti si disponevano strategicamente intorno alla proprietà.
Elena, al centro dell'azione, coordinava con precisione. "Sylvia, rimani vicino a me. Se c'è uno scontro a fuoco, devo sapere che sei al sicuro."
Sylvia avrebbe voluto fare notare a Elena che a lei delle pallottole non importava più di tanto a meno che non fossero d’argento ma si limitò ad annuire.
Thompson fece un segno, e gli agenti avanzarono. La tensione era palpabile mentre si avvicinavano all'ingresso del maniero. Elena guidava la squadra, la pistola stretta in mano.
Improvvisamente, la porta si aprì e un colpo di fucile rimbombò nella notte. Gli agenti risposero al fuoco, Elena non perse un attimo. Scattò avanti, coprendosi dietro un pilastro, e con precisione mirò al criminale armato. Un colpo secco, e l'uomo cadde a terra.
"Avanti!" gridò Thompson, e la squadra irruppe nel maniero. Gli altri criminali, sorpresi dalla rapidità dell'operazione, tentarono di scappare, ma furono rapidamente sopraffatti. Elena si mosse con agilità, colpendo e neutralizzando chiunque si opponesse.
Nel caos, Sylvia si concentrò sulle sue percezioni. Sentì un richiamo e seguì il sentiero invisibile che la portò alla stanza dove era nascosta la refurtiva. Il tesoro della rapina giaceva sotto una tavola del pavimento. Con la forza del vampiro Sylvia sollevò la tavola, rivelando il bottino.
"Qui!" gridò a Elena.
Thompson e gli altri agenti si radunarono, e con cura presero il malloppo. "Questo è quanto cercavamo," disse Thompson, visibilmente soddisfatto. "Avete fatto un lavoro incredibile."
Mentre la polizia raccoglieva prove e arrestava i complici, Sylvia ed Elena si presero un momento per respirare. Sylvia guardò Elena, grata. "Abbiamo fatto giustizia per loro," disse, riferendosi a Margaret ed Henry. Elena sorrise.
La notte era stata lunga e intensa, ma ora il chiarore dell'alba iniziava a illuminare i contorni del maniero. Sylvia ed Elena stavano riprendendo fiato dopo lo scontro a fuoco, con i criminali finalmente arrestati. Mentre gli agenti si muovevano attorno a loro, raccogliendo prove e assicurando la refurtiva, due ombre si avvicinarono a Sylvia.
Margaret ed Henry apparvero ancora una volta di fronte a Sylvia, il loro volto etereo rilassato in un'espressione di gratitudine. "Non posso ringraziarvi abbastanza," disse Margaret, la sua voce un sussurro nella brezza del mattino. "Avete riportato giustizia e pace qui."
Sylvia la guardò con intensità. "Era nostro dovere. Ora puoi riposare in pace."
Margaret annuì, ma prima di dissolversi, fu Henry a parlare. "Non posso offrirvi il compenso che avreste meritato," disse. "Ma voglio lasciarvi un dono. Nel cassetto della scrivania del mio studio troverete la combinazione per la cassaforte nascosta dietro il dipinto. Prendete tutto. Non abbiamo né figli né nipoti. Siete voi le nostre eredi."
Con un ultimo sguardo di riconoscenza, Margaret ed Henry svanirono, lasciando un alone di tranquillità dietro di loro. Sylvia con entusiasmo raccontò quest’ultima cosa ad Elena, e insieme si diressero allo studio. Dietro il dipinto, come promesso, trovarono combinazione e cassaforte.
Elena inserì la combinazione e la porta si aprì, rivelando un tesoro che superava di gran lunga qualsiasi compenso che avrebbero potuto aspettarsi.
"Sembra che abbiamo risolto anche il nostro problema finanziario," disse
Elena, con un sorriso soddisfatto.
Quando uscirono dallo studio Thompson si avvicinò a loro visibilmente impressionato. "Elena," iniziò, cercando le parole, "questo è il terzo caso che risolvi da quando hai lasciato il servizio attivo. Non so come ringraziarti."
Elena sorrise, stringendogli la mano. "Fa parte del lavoro, Thompson. E poi, la maggior parte del merito va certamente a Sylvia."
Sylvia si avvicinò a Elena e, senza esitazione, la baciò. "Ora andiamo a casa," disse, voltandosi poi verso Thompson. "Buon lavoro, Thompson. Alla prossima."
Con una sensazione di complicità e soddisfazione, Elena e Sylvia lasciarono il maniero, pronte a godersi un meritato riposo. Le luci del mattino illuminavano la loro strada mentre si allontanavano, lasciando dietro di sé una scia di giustizia e avventura.
E così, con la refurtiva assicurata e Margaret ed Henry finalmente in pace, il caso era chiuso. Sylvia ed Elena, con la loro straordinaria combinazione di abilità e determinazione, avevano ancora una volta dimostrato che insieme erano invincibili.
Una Notte tra Luce e Oscurità
Quella sera, l’atmosfera era carica di elettricità mentre Sylvia ed Elena si preparavano per una notte di festeggiamenti. Con la cassaforte del maniero che traboccava di ricchezze e il caso risolto con successo, era il momento di celebrare.
Elena indossava un vestito super sexy in latex, che abbracciava ogni curva del suo corpo, esaltandone la sensualità. Sopra, un giubbotto di pelle che, all’occorrenza, poteva essere tolto per rivelare la schiena nuda e le curve perfette. Sylvia, con un sorriso complice, le sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Sei irresistibile," le disse.
Elena rispose con un sorriso malizioso. "Anche tu non sei niente male," aggiunse, osservando Sylvia che indossava un vestito nero attillato, il tessuto che scivolava sulle sue forme con un’eleganza naturale.
Il ristorante di lusso era la prima tappa. Entrarono mano nella mano, attirando gli sguardi ammirati degli altri clienti. Una cena sublime, con piatti raffinati e vino pregiato, ma la vera festa doveva ancora cominciare.
Dopo la cena al ristorante si diressero all’Abisso Eterno, dove trovarono Natasha, Miriam e McGregor. L’atmosfera del club era carica di sensualità e mistero, le luci soffuse e la musica ipnotica creavano un ambiente perfetto per quella serata.
"Siete splendide, come sempre," disse Natasha, accogliendole con un abbraccio. "Come è andato il caso?"
"Sì, raccontateci tutto," aggiunse Miriam, mentre McGregor, con un sorriso enigmatico, le osservava.
Elena narrò con entusiasmo le avventure recenti, includendo dettagli piccanti e ironici. Natasha rise divertita. "Sempre in mezzo ai guai, eh?"
"Guai che pagano bene," rispose Sylvia, sollevando un bicchiere per brindare. "Alla nostra fortuna."
Le risate riempirono l’aria, accompagnate da sguardi complici e toccanti momenti di affetto. Mentre la serata proseguiva, l’attrazione tra Elena e Sylvia si intensificava. Tra balli sensuali e sguardi ardenti, si scambiavano baci furtivi e carezze che facevano ardere l’aria intorno a loro.
Il Sigillo della Notte
Quella notte, rientrarono a casa con i sensi ancora inebriati dalla serata. Elena gettò il giubbotto di pelle sul divano, rivelando la schiena nuda e le curve mozzafiato. La tensione elettrica tra loro era palpabile, un desiderio ardente che non chiedeva altro che di essere soddisfatto. Sylvia chiuse la porta dietro di sé e si fermò a guardare Elena, che era girata di spalle. I lunghi capelli biondi di Elena le coprivano la schiena, e i jeans in latex ne esaltavano ogni curva perfetta.
"Sylvia," disse Elena, la voce un sussurro carico di aspettativa. "Cosa stai aspettando?"
Sylvia, senza una parola, si spogliò rimanendo perizoma, i suoi occhi brillavano di desiderio e i canini erano appena visibili. Si avvicinò a Elena, la pelle nuda a un passo dal tessuto lucido dei jeans in latex. Lentamente, le mani di Sylvia percorsero la schiena di Elena, scivolando lungo la colonna vertebrale fino ai fianchi.
Elena si girò, il volto illuminato da un sorriso che parlava di pura aspettativa. "Voglio che mi prendi, Sylvia. Non trattenerti."
Sylvia sorrise, un sorriso che mostrava tutta la sua natura. "Non intendo farlo." Con un movimento fluido, tirò giù la zip dei jeans di Elena, aiutandola a liberarsi del tessuto stretto. Quando Elena fu nuda davanti a lei, Sylvia si prese un momento per ammirare ogni curva, ogni linea del corpo perfetto della sua amante.
Le mani di Sylvia iniziarono a sfiorare la pelle di Elena con una delicatezza che faceva fremere ogni centimetro del suo corpo. Le dita si muovevano con sicurezza, trovando i punti che sapeva avrebbero fatto impazzire Elena. La sua bocca seguì presto, baciando e mordicchiando leggermente il collo, scendendo lentamente verso il seno.
Elena gemeva piano, le mani intrecciate nei capelli di Sylvia, tirando leggermente ogni volta che un’ondata di piacere la colpiva. "Sylvia... sì, continua..."
Sylvia si inginocchiò, le labbra e la lingua che bagnava il ventre di Elena, scendendo sempre più giù. Le mani di Elena si strinsero nei capelli di Sylvia, guidandola. Quando Sylvia raggiunse la destinazione finale, il corpo di Elena si inarcò, un gemito soffocato sfuggì dalle sue labbra.
"Sì, Sylvia... proprio lì..." Elena ansimava, il piacere crescente dentro di lei.
Sylvia non si trattenne. Ogni movimento era un atto di adorazione, ogni tocco era pensato per portare Elena al massimo del piacere. E mentre lo faceva, sentiva crescere dentro di sé un piacere quasi insopportabile, alimentato dal vedere Elena perdere il controllo sotto le sue cure.
Elena raggiunse il climax con un grido soffocato, il corpo che tremava di piacere. Sylvia si sollevò, le labbra umide e gli occhi fiammeggianti, e la baciò con una passione che sembrava bruciare tutto intorno a loro.
"Ti amo," sussurrò Sylvia, la voce un misto di devozione e desiderio. "Ti amo così tanto."
"Anch’io ti amo," rispose Elena, ancora senza fiato. "Sei incredibile, Sylvia."
Si sdraiarono insieme, i corpi avvolti l'uno nell'altro, la notte ancora giovane e piena di promesse. Sylvia continuò a toccare Elena, ogni carezza un atto d'amore, ogni bacio una promessa di piacere infinito. Non c'era fretta, solo il desiderio di prolungare il momento, di esplorare ogni angolo del loro amore e di soddisfare ogni desiderio nascosto.
Elena, sentendo di nuovo il desiderio crescere, tirò Sylvia sopra di sé. "Adesso tocca a te, Sylvia" e lo disse inclinando lievemente la testa mostrandole il collo. Un sorriso malizioso sulle labbra accompagnava questa richiesta di Elena. "Mostrami quanto mi ami." disse alla fine Elena. Quelle furono le ultime parole che Elena pronunciò quella notte. Sylvia affondò per la seconda volta i suoi denti nel collo di Elena, e questa volta fu sicuramente un gesto più consapevole, più libero, perché Sylvia aveva la certezza di regalare qualcosa di magnifico a Elena e di conseguenza il piacere che ne ricevette fu impagabile.
Il Mattino che Continua l'Amore
Quando Elena si svegliò quella mattina, sentì subito il leggero bruciore sul collo e si accorse dei segni che Sylvia aveva lasciato. La sua mente tornò agli eventi della notte precedente, ma i ricordi si interrompevano in un punto, lasciandola con una sensazione di vuoto e di estasi che ancora persisteva. Si alzò lentamente, la testa girava, e si rese conto di indossare ancora il perizoma nero. Si avvicinò a Sylvia, che stava preparando il caffè, anche lei vestita solo di un perizoma.
"Sylvia," iniziò Elena con voce bassa, "non ricordo tutto... Ma mi sento incredibilmente bene."
Sylvia si girò, un sorriso malizioso che si allargava sulle labbra. "Vuoi sapere cosa è successo?"
Elena annuì, avvicinandosi di più a Sylvia, il desiderio di conoscere la verità e la curiosità di sentire ogni dettaglio si mischiavano alla sua eccitazione.
Sylvia prese un sorso di caffè, poi iniziò a raccontare, la sua voce un sussurro sensuale che riempiva l'aria. "Dopo che ti ho portato a letto, ho lasciato uscire completamente la mia natura. Volevo che sentissi tutto, ogni parte di me. E quando ti ho morso, ho sentito il tuo corpo rispondere come mai prima."
Elena sentì un brivido lungo la schiena mentre Sylvia parlava. "Il tuo sangue, Elena... era come il nettare più dolce. Ti ho bevuto piano, godendo di ogni goccia, mentre le tue mani mi stringevano e il tuo corpo si offriva completamente a me."
"Continua..." sussurrò Elena, il respiro affannato, gli occhi fissi su Sylvia.
"Ti sei abbandonata completamente, senza resistere. Era come se ogni tua fibra desiderasse solo una cosa: piacere puro. E io ti ho dato tutto, senza trattenere nulla. I nostri corpi si muovevano insieme, e ogni tuo gemito era musica per le mie orecchie. Sei arrivata a un punto in cui non esisteva più nulla, solo noi due, uniti in un'estasi che sembrava infinita."
Elena chiuse gli occhi, immaginando ogni dettaglio descritto da Sylvia. Sentiva il calore crescere dentro di sé, ogni parola di Sylvia era come una carezza invisibile che la faceva fremere.
"E poi," continuò Sylvia, avvicinandosi di più a Elena, "ti sei lasciata andare completamente, il tuo corpo ha tremato e ho sentito il tuo cuore battere all'unisono con il mio. Era come se fossimo una cosa sola, persi in un mondo di piacere assoluto."
Elena aprì gli occhi, trovando lo sguardo di Sylvia pieno di desiderio. "E cosa è successo dopo?"
Sylvia si avvicinò ancora di più, le labbra quasi a sfiorare quelle di Elena. "Hai perso i sensi, ma il tuo viso era sereno, felice. Ti ho tenuta stretta, baciandoti piano, e poi ti ho lasciata riposare."
Elena sentì un’ondata di piacere attraversarle il corpo solo ascoltando le parole di Sylvia. "Sei incredibile," mormorò, avvicinandosi per un bacio.
Sylvia sorrise contro le sue labbra, il bacio si trasformò rapidamente in qualcosa di più intenso. Le mani di Sylvia iniziarono a toccare il corpo di Elena, ritrovando i punti che sapevano darle piacere.
Elena gemette, sentendo il desiderio crescere di nuovo. "Ancora, Sylvia... fammi sentire tutto."
Sylvia non si fece pregare. Ogni tocco, ogni bacio era un’esplosione di sensazioni che portavano Elena sempre più in alto. E mentre Sylvia continuava, Elena sentiva il piacere crescere, fino a raggiungere un altro apice, un’estasi che sembrava non avere fine.
Si abbracciarono strette, i corpi avvolti l'uno nell'altro, respirando all'unisono. "Ti amo," sussurrò Elena, ancora tremante.
"Anch'io ti amo," rispose Sylvia, baciandola dolcemente. "E ti prometto che ti farò sentire così ogni volta."
Elena sorrise, felice e soddisfatta. Non c'era altro posto al mondo dove avrebbe voluto essere se non lì, tra le braccia di Sylvia, vivendo ogni momento con una passione senza fine.
Elena, con la testa che girava sempre più forte, si avvicinò a Sylvia, appoggiando le sue mani all'interno dell'elastico del perizoma della vampira. Il contatto era elettrico, le dita di Elena sfioravano la pelle morbida di Sylvia, creando un brivido che attraversava entrambe.
Con un sussurro carico di desiderio, Elena chiese, "Sylvia, tu ogni volta mi regali momenti magici, e da quando ti trasformi mi regali il paradiso, ma le volte che lo hai fatto io sono sempre svenuta, di piacere, certo, ma non ti potevo dare più niente. È quello che vuoi, dimmi la verità..."
Sylvia, con uno sguardo che bruciava di passione, superò le attese di Elena con la sua risposta. Avvicinò le labbra all'orecchio di Elena, sussurrando con una voce che era un mix di sensualità e sincerità, "Elena, ogni volta che ti faccio svenire di piacere, è perché voglio che tu raggiunga l'estasi più totale. Non è vero che non mi dai più niente, anzi, mi dai tutto. Il tuo abbandono totale è il dono più grande per me."
Elena sentì il cuore battere ancora più forte, il corpo rispondere a ogni parola di Sylvia. "Ma io voglio darti di più," mormorò, le mani che tiravano leggermente l'elastico del perizoma di Sylvia, facendo scorrere le dita sulla pelle sensibile.
Sylvia gemette piano, socchiudendo gli occhi. "E tu lo fai, Elena. Ogni volta che mi guardi, ogni volta che mi tocchi, mi fai sentire viva. La tua voglia di darmi piacere è già il piacere più grande per me."
Elena sorrise, avvicinando le labbra al collo di Sylvia, baciandolo piano, sentendo il sapore e il profumo della sua pelle. "Allora lascia che ti mostri quanto ti amo," sussurrò, scendendo con i baci lungo il corpo di Sylvia.
Sylvia chiuse gli occhi, abbandonandosi completamente alle sensazioni che Elena le stava regalando. Sentiva le labbra di Elena scendere sempre più giù, il calore del suo respiro che le accarezzava la pelle. Quando le labbra di Elena raggiunsero il perizoma, Sylvia trattenne il fiato, il desiderio che cresceva dentro di lei come un fuoco.
Elena tirò via il perizoma di Sylvia con lentezza, godendo di ogni istante, del piacere che stava dando alla sua amata. "Sei così bella," sussurrò, le mani che accarezzavano le cosce di Sylvia, salendo piano.
Sylvia gemette, i suoi sensi acuti amplificavano ogni tocco, ogni bacio. "Elena..." il suo sussurro era un'invocazione, un desiderio espresso in una sola parola.
Elena sorrideva, le labbra che si spostavano sempre più giù, fino a raggiungere l'intimità di Sylvia. La sua lingua agiva con delicatezza, sentendo il sapore unico della sua amante. Sylvia gemette forte, le mani che si stringevano tra i capelli di Elena, tirando leggermente.
"Ti amo," mormorò Sylvia, la sua voce tremante per il piacere.
Elena rispose solo con il suo tocco, aumentando il ritmo, intensificando ogni movimento. Sentiva Sylvia tremare sotto di lei, sentiva il piacere crescere, e questo la eccitava ancora di più.
Sylvia raggiunse l'orgasmo con un grido, il suo corpo che si inarcava, ogni fibra tesa per il piacere. Elena non si fermò, continuando a dare piacere alla sua amata finché Sylvia non fu esausta, abbandonata sul letto, il respiro affannoso.
Si sdraiarono insieme, le braccia intrecciate, i corpi ancora tremanti per l'intensità del momento. Sylvia baciò Elena con dolcezza, il sorriso sulle labbra. "Sei incredibile," mormorò.
Elena sorrise, accarezzandole il viso. "E tu sei tutto per me, Sylvia. Ti amo."
"Anch'io ti amo, Elena. E non smetterò mai di mostrartelo."
E pensare che la mattina era appena cominciata, la luce del sole filtrava dalle finestre, illuminando la stanza con una calda luce dorata.
Elena disse sorridendo. "Adesso ho bisogno di un momento di normalità, ci facciamo il caffè e poi usciamo a farci un giro per Edimburgo. Ecco, sì, devo fare qualcosa di normale... se fosse possibile."
Sylvia sorrise. "Certo, possiamo provarci." rispose, strizzandole l'occhio.
Elena rise, alzandosi e infilando un paio di pantaloni comodi e una maglietta. "Beh, vediamo cosa riusciamo a fare."
Si diressero in cucina, dove Sylvia iniziò a preparare il secondo caffè. Mentre aspettavano che la macchina terminasse, Elena si avvicinò a Sylvia, circondandole la vita con le braccia. "Sai," disse con un tono scherzoso, "potresti essere la barista più sexy di Edimburgo."
Sylvia alzò un sopracciglio, divertita. "Ah sì? E cosa vorrebbe ordinare la mia cliente speciale?"
Elena fece finta di pensare. "Hmm... un caffè nero con un pizzico di amore vampiresco, per favore."
Sylvia rise e le diede un bacio rapido. "In arrivo!"
Finirono il caffè insieme, godendosi quel momento di tranquillità. Poi si prepararono per uscire, indossando abiti casual ma eleganti. Sylvia optò per un vestito leggero e una giacca di pelle, mentre Elena scelse un paio di jeans e una camicia a quadri.
Una volta fuori, camminarono per le strade di Edimburgo, mano nella mano. La città era animata dalla vita quotidiana: persone che andavano al lavoro, turisti che ammiravano le attrazioni, bambini che giocavano nei parchi. Elena respirò profondamente, godendosi l'aria fresca del mattino.
"Allora, cosa facciamo?" chiese Sylvia, guardandosi intorno.
"Che ne dici di un po' di shopping?" propose Elena. "Potremmo trovare qualcosa di carino da indossare per la nostra prossima avventura."
Sylvia sorrise. "Mi piace l'idea. E magari potremmo anche fermarci in qualche caffetteria per un dolcetto."
Camminarono fino a una delle vie principali dello shopping, fermandosi di tanto in tanto a guardare le vetrine. Elena indicò un negozio di abbigliamento con abiti eleganti e sofisticati. "Entriamo qui?"
Sylvia annuì, seguendola all'interno. Passarono del tempo a provare vari abiti, ridendo e scherzando su quali le stessero meglio. Sylvia scelse un vestito rosso che esaltava la sua figura slanciata, mentre Elena optò per un abito nero che metteva in risalto i suoi occhi azzurri.
"Ti sta benissimo," disse Sylvia, ammirando Elena nello specchio.
"Anche tu sei fantastica," rispose Elena, dandole un bacio sulla guancia.
Dopo lo shopping, si fermarono in una caffetteria accogliente, ordinando cappuccini e dolcetti. Sedettero a un tavolino vicino alla finestra, osservando la vita che scorreva fuori.
"Sai, questo è davvero bello," disse Elena, guardando Sylvia con un sorriso. "Essere qui con te, fare cose normali."
Sylvia annuì, prendendole la mano. "Sono d'accordo. Anche se la nostra vita è tutt'altro che normale, momenti come questo sono preziosi."
Elena si sporse in avanti, baciandola delicatamente sulle labbra. "E sono felice di condividerli con te."
Uscirono dalla caffetteria, passeggiando ancora un po' per le strade di Edimburgo. La città era vibrante e piena di vita, e per un momento, riuscirono a dimenticare il soprannaturale e le sfide che avevano affrontato.
"Grazie per questa mattina," disse Elena, stringendo le mani di Sylvia. "Avevo davvero bisogno di questo."
Sylvia sorrise, avvolgendola in un abbraccio. "Sempre, Elena. Sarò sempre qui per te, in ogni momento, normale o no."