top of page

Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue

Cap. 8: L’Agente Laura McKinley

Link - The Nothing Manual.jpg
Front.png
Link - Quadrante 1 - Mondo Cardine.jpg
Link - Quadrante 4 - Illusione.jpg
Link - Libreria Land's End.jpg
Link - The Nothing Journal.jpg
11a - L’Agente Laura McKinley.jpeg

Mentre passeggiavano per le strade di Edimburgo, Elena e Sylvia si godevano la sensazione di normalità che tanto avevano desiderato. Si scambiarono sorrisi e battute, ancora immerse nella felicità della loro recente vittoria. Improvvisamente, videro una figura familiare in divisa che camminava verso di loro: l'ispettore Thompson.

"Beh, guarda chi c'è!" esclamò Thompson con un largo sorriso. Accanto a lui, una donna in divisa, molto bella, giovane e dall'aspetto determinato, lo accompagnava. "Voglio presentarvi la mia nuova collega, l'agente Laura McKinley. Laura, queste sono Elena e Sylvia, le migliori investigatrici che abbia mai incontrato."

Laura sorrise, stringendo la mano a Elena e Sylvia. "Piacere di conoscervi. Ho sentito parlare molto di voi."

"Piacere nostro," rispose Elena. "Thompson ha un talento per le presentazioni."

"Che ne dite di un caffè con il nostro ispettore preferito," disse Sylvia con un sorriso malizioso. "E poi siamo curiose di conoscere meglio Laura."

Trovarono una caffetteria poco distante e si sedettero a un tavolo all'aperto. L'atmosfera era rilassata, e mentre aspettavano i loro ordini, iniziarono a chiacchierare.

"Laura, come ti trovi a lavorare con Thompson?" chiese Elena, cercando di rompere il ghiaccio.

"È un ottimo mentore," rispose Laura. "Ho imparato molto in poco tempo. E mi ha parlato molto di voi due. Spero che avremo occasione di collaborare."

"Ci piacerebbe molto," disse Sylvia. "Siamo sempre pronte per una nuova sfida, vero Elena?"

"Assolutamente," concordò Elena. "E ora, con un po' di pubblicità gratuita grazie al nostro caro Thompson, avremo sicuramente del lavoro in più."

Thompson rise. "Beh, voi due lo meritate. Senza di voi, quel caso sarebbe ancora aperto."

Laura si inclinò in avanti, curiosa. "Parlatemi del caso. Sono affascinata dai vostri metodi."

Elena e Sylvia raccontarono brevemente della loro avventura al maniero, delle visioni di Sylvia e del lavoro investigativo che avevano fatto per smascherare i criminali. Laura ascoltava attentamente, affascinata dalla loro storia.

"È incredibile," disse Laura. "Spero di poter imparare qualcosa da voi. Sembra che abbiate una sinergia perfetta."

"Lo è," confermò Sylvia. "Ma anche tu e Thompson farete grandi cose insieme, ne sono sicura."

Mentre parlavano, i caffè arrivarono e tutti presero un momento per gustarli. Thompson sollevò la tazza in un brindisi.

"Alla collaborazione," disse. "E a futuri successi insieme."

"Teniamoci in contatto," disse Laura, alzando la sua tazza. "Sono certa che avremo molte opportunità per lavorare insieme."

Elena e Sylvia annuirono, felici di vedere che la loro cerchia di collaboratori si stava espandendo. Dopo un'ora di piacevoli conversazioni, si alzarono per continuare le loro rispettive giornate.

"Grazie per il caffè," disse Sylvia a Thompson. "E grazie per tutto il supporto."

"È sempre un piacere," rispose Thompson. "State attente e continuate a fare quello che sapete fare meglio."

Continuarono la loro passeggiata fianco a fianco per le strade di Edimburgo. Ogni passo che facevano insieme sembrava carico di energia, come se l’aria stessa intorno a loro vibrasse.

Quando la porta di casa si chiuse dietro di loro l'atmosfera cambiò immediatamente. Sylvia prese il controllo, spingendo dolcemente Elena contro il muro, le labbra vicine al suo orecchio. "Ora sei tutta mia."

Elena sospirò, il desiderio palpabile. "Sempre stata tua."

Sylvia iniziò a baciare Elena lungo il collo, le mani che esploravano ogni curva del suo corpo. "Non mi stancherò mai di te," mormorò tra un bacio e l'altro.

Elena gemette leggermente, le mani che afferravano la schiena di Sylvia. "E io non mi stancherò mai di essere tua."

La loro passione era un fuoco che non si spegneva mai, alimentato da ogni tocco, ogni bacio, ogni sguardo. Mentre si spostavano verso la camera da letto, i vestiti cadevano a terra, segnando il percorso del loro desiderio.

Sylvia si fermò un attimo, guardando Elena con occhi pieni d’amore e lussuria. "Pronta per un altro viaggio nel paradiso?"

Elena sorrise, tirando Sylvia verso di sé. "Con te, sempre."

Le lenzuola accolsero i loro corpi intrecciati, un mare di desiderio e passione che li avvolgeva. Ogni movimento, ogni respiro, era un inno alla loro unione, un legame che nessuno poteva spezzare.

Mentre la notte avvolgeva Edimburgo, nella loro stanza si consumava un amore senza fine, una danza di corpi e anime che sfidava ogni legge della natura. E in quel momento, erano semplicemente Sylvia ed Elena, due metà di un intero perfetto.

La mattina dopo, la cucina era pervasa dal profumo del caffè appena fatto e dalle note sensuali del loro amore ancora palpabile nell'aria. Elena stava apparecchiando per la colazione, il sorriso sulle labbra mentre si muoveva leggera e fluida, ancora estasiata dai momenti di passione appena trascorsi. Sylvia, con i canini ancora leggermente sporgenti, sorseggiava un calice di sangue rosso scuro, il contrasto tra il liquido e la sua pelle bianca come alabastro accentuava la sua bellezza eterea.

Elena, sistemando i piatti sul tavolo, alzò lo sguardo e osservò Sylvia, un sorriso divertito giocava sulle sue labbra. "Sono svenuta di nuovo, vero?" chiese, con un tono che mescolava curiosità e malizia.

Sylvia posò il calice, guardando Elena con occhi che brillavano di ironia e affetto. "Sì, mia cara. Hai raggiunto vette di piacere tali che il tuo corpo non ha potuto fare altro che arrendersi."

Elena rise, un suono melodioso che riempì la stanza. "Sapevo che sarebbe successo. Non riesco a resistere a te quando lasci emergere completamente la tua natura."

Sylvia si avvicinò, il calice ancora in mano, la sua presenza che riempiva lo spazio tra loro. "E tu, agente speciale, come ti senti riguardo a questi svenimenti frequenti?"

Elena arrossì leggermente, ma non distolse lo sguardo. "Mi sento... fortunata. Sei un'esperienza unica, Sylvia."

Sylvia si avvicinò ancora di più, fino a che le loro labbra non si sfiorarono. "E tu, la mia regina del piacere."

Elena sentì un brivido correre lungo la schiena, il desiderio di Sylvia sempre capace di accenderla. "Smettila di distrarmi, dobbiamo fare colazione."

Sylvia si tirò indietro leggermente, con un sorrisetto malizioso. "Solo perché lo dici tu."

Mentre si sedevano al tavolo, Sylvia prese un sorso del suo calice di sangue, osservando Elena con occhi pieni di affetto e desiderio. "Sai Elena, sei la cosa migliore che mi sia mai capitata."

Elena, con un sorriso tenero, posò una mano sulla sua. "Lo stesso vale per me. E adesso, mangiamo. Abbiamo ancora molte avventure davanti a noi, e non voglio affrontarle a stomaco vuoto."

L’inattesa Telefonata di Laura

Il cellulare di Elena squillò, interrompendo la quiete della loro colazione.

"Pronto?" disse Elena, portando il telefono all'orecchio.

"Elena, sono Laura," rispose una voce nervosa dall'altro capo. "Posso parlare con te e Sylvia? È una cosa importante, ma vorrei farlo in privato, solo con voi due. Posso venire a casa vostra?"

Elena annuì, pur sapendo che Laura non poteva vederla. "Certo, Laura. Vieni pure. Saremo qui ad aspettarti."

Chiuse la chiamata e guardò Sylvia, che sorseggiava il suo caffè, la testa inclinata di lato in segno di curiosità. "Laura vuole parlarci. Ha detto che è importante e preferisce farlo in privato."

Sylvia disse incuriosita. "Interessante. Chissà di cosa si tratta. Vediamo cosa ha da dire."

Dopo un po', il campanello suonò e Laura apparve sulla soglia, visibilmente preoccupata. Sylvia la invitò a entrare con un sorriso rassicurante, guidandola verso il salotto.

Laura si sedette sul divano, le mani intrecciate nervosamente in grembo. "Grazie per avermi ricevuta così presto. Ho bisogno del vostro aiuto, ma non voglio che Thompson lo sappia. Non vorrei che pensasse che sono un'ingenua credulona."

Elena si sedette accanto a lei, posando una mano sul suo braccio. "Non preoccuparti, Laura. Siamo qui per aiutarti e garantiamo il riserbo. Cosa sta succedendo?"

Laura prese un respiro profondo. "È la mia casa di campagna. Da qualche settimana accadono cose strane. Oggetti che si spostano da soli, rumori inspiegabili durante la notte... Ho paura che ci sia qualcosa di soprannaturale."

Sylvia si accovacciò di fronte a Laura, guardandola con occhi attenti. "Hai visto qualcosa di specifico? Un'apparizione, forse?"

Laura scosse la testa. "Non proprio, ma l'altra notte ho sentito chiaramente una voce chiamare il mio nome. E non era un sogno."

Elena scambiò uno sguardo significativo con Sylvia. "Sembra che abbiamo un nuovo caso, partner."

Sylvia sorrise, un lampo di eccitazione nei suoi occhi. "Adoriamo un buon mistero. Laura, andremo con te alla tua casa di campagna e vedremo cosa possiamo fare. Nessuno saprà nulla, te lo promettiamo."

Laura sembrò sollevata, ma ancora visibilmente agitata. "Grazie, davvero. Mi sento così sciocca a essere spaventata, ma..."

"Non sei sciocca," la interruppe Sylvia, posando una mano sulla spalla di Laura. "A volte le cose più inspiegabili sono quelle che ci spaventano di più. Faremo luce su questo mistero, te lo garantisco."

Continuarono a parlare, discutendo i dettagli e organizzando il viaggio verso la casa di campagna di Laura. Elena e Sylvia la rassicuravano, promettendo di aiutarla a risolvere il problema senza coinvolgere Thompson.

La conversazione si intrecciava tra piani e strategie, mentre il sole di mezzogiorno filtrava attraverso le finestre, illuminando il loro legame di amicizia e la determinazione a risolvere il mistero. Sylvia sorrideva, già pronta a scoprire i segreti che attendevano nella casa di Laura, mentre Elena pianificava ogni dettaglio con la precisione di un'agente speciale.

Mentre la conversazione continuava, inevitabilmente il discorso si spostò sul rapporto di Laura con Thompson. Elena ascoltava attentamente, sapendo bene quanto fosse esigente lavorare con lui. Aveva lavorato tanto al suo fianco, era un agente tra i migliori, ma pretendeva tantissimo dai suoi partner e tanto era anche quello che dava. Una persona che lasciava il segno ed estremamente corretta. "Un po' troppo pragmatico," pensava adesso Elena.

Laura annuì. "Sì, è estremamente competente, ma è difficile stargli dietro. Per lui le cose sono bianche o nere, nessuna sfumatura. Io invece vedo molte sfumature. Mi sento più in sintonia con te, Elena, e con te, Sylvia. Mi sento più a mio agio."

Elena sorrise comprensiva. "Capisco cosa intendi. Thompson è una persona molto diretta. Non è facile adattarsi al suo modo di lavorare."

Il Testamento di Alistair McKinley

Laura aveva tre giorni di festa e decise di sfruttarli al meglio. Propose a Elena e Sylvia di partire subito per la sua casa di campagna e iniziare qualche indagine. Sylvia, con un sorriso malizioso, disse a Elena: "Non serve il solito preliminare con Laura. Se c'è davvero qualcosa di soprannaturale e dovessi svenire, davanti a lei me lo posso permettere."

Elena rise, consapevole che Sylvia lo diceva più per stuzzicarla che altro. "Va bene, allora. Prepariamoci e partiamo."

Caricarono rapidamente l'auto e si misero in viaggio. La campagna, con il suo paesaggio verde e rilassante, era un cambiamento piacevole rispetto alla frenesia della città. Arrivarono alla casa di Laura, un vecchio casale che trasudava storia e mistero.

Mentre scendevano dall'auto, Sylvia notò un leggero fremito nell'aria. "Questo posto ha sicuramente una sua atmosfera," commentò, scrutando i dintorni con occhi attenti.

Laura aprì la porta, invitandole a entrare. "Benvenute. Mi dispiace per il disordine, non ci vengo spesso."

Elena e Sylvia entrarono, esplorando con curiosità. Il casale era arredato con mobili antichi, ogni pezzo sembrava raccontare una storia. Elena, guardando un vecchio quadro, disse: "Questa casa ha un'energia particolare. Sarà interessante vedere cosa scopriamo."

Sylvia annuì, poi si rivolse a Laura. "Allora, raccontaci esattamente cosa ti è successo qui."

Laura si sedette su una vecchia poltrona e iniziò a raccontare. "È iniziato con strani rumori di notte. Passi, sussurri... Poi ho visto delle ombre muoversi. Una notte, ho sentito una presenza così forte che mi sono nascosta sotto le coperte come una bambina. Ero terrorizzata."

Sylvia le sorrise rassicurante. "Non preoccuparti, Laura. Siamo qui per questo. Vedremo di scoprire chi o cosa sta causando questi fenomeni."

Decisero di fare un giro esplorativo della casa. Mentre camminavano per le stanze, Sylvia si fermò improvvisamente. "Sentite anche voi questo freddo?"

Laura e Elena si guardarono, poi annuirono. "Sì, è strano," disse Elena. "Qui fa più freddo che nel resto della casa."

Sylvia chiuse gli occhi, concentrandosi. "C'è qualcosa qui," sussurrò, sentendo un'energia distinta. "Una presenza."

Laura si avvicinò, un po' preoccupata. "Cosa dovremmo fare?"

Sylvia aprì gli occhi, determinata. "Dobbiamo comunicare con questa presenza. Scoprire cosa vuole."

Si misero in cerchio, con Sylvia al centro. Iniziò a parlare con voce calma e sicura. "Sei qui con noi? Cosa desideri?"

Per un momento ci fu solo silenzio, poi un leggero sussurro riempì l'aria. Sylvia trasalì, sentendo la voce dentro la sua mente. "Voglio che quello per cui ho lavorato sia consegnato..."

Elena la guardò, preoccupata. "Cosa dice?"

Sylvia rispose, ancora concentrata. "Dice che vuole consegnare qualcosa."

Laura si strinse nelle spalle, visibilmente tesa. "Come possiamo aiutarlo?"

Sylvia sorrise, aprendo gli occhi. "Dobbiamo scoprire cosa vuole consegnare e a chi. E poi consegnarlo, immagino. Solo allora potremo portare pace a questa anima tormentata."

La giornata passò tra ricerche e discussioni, con Sylvia che manteneva sempre un atteggiamento ironico per alleggerire la tensione. "Senti, agente non-sono-mai-svenuta-in-vita-mia," disse a Elena con un sorriso malizioso. "Come pensi che andrà questa volta?"

Elena rise, rispondendo allo scherzo. "Beh, speriamo che almeno questa volta tu riesca a rimanere in piedi, Sylvia."

Laura, vedendo la loro complicità, si sentì più rilassata. "Sono felice di avere voi due qui. Insieme, sono sicura che riusciremo a risolvere questo mistero."

Sylvia si fece accompagnare da Laura nella stanza con le manifestazioni più intense, con Elena che le seguiva da vicino. Mentre camminavano per il corridoio polveroso, Elena si girò verso Laura con un sorriso malizioso. "Devo spiegarti una cosa su Sylvia. Lei affronta sempre la zona della presunta manifestazione per capire se è reale."

Laura annuì, ancora un po' scettica. "E come fa a capirlo esattamente?"

Elena rise, scuotendo la testa. "Sviene. Dipende dalla sua sensibilità alle energie forti o sconosciute. È il suo modo speciale di confermare la presenza soprannaturale."

Laura rimase interdetta, guardando Sylvia con un misto di incredulità e preoccupazione. "Ma è vero? Pensavo scherzaste!"

Sylvia le lanciò un'occhiata rassicurante, ma con un bagliore divertito negli occhi. "Oh, è assolutamente vero. Vedrai."

Arrivarono alla stanza, l'aria era fredda e carica di un'energia strana. Sylvia chiuse gli occhi, concentrandosi, mentre Elena e Laura la osservavano attentamente. Improvvisamente, Sylvia tremò leggermente e poi, con un sospiro, crollò a terra svenuta.

Laura trasalì, ma Elena la fermò con un gesto della mano. "Non preoccuparti, è tutto sotto controllo. Ormai ci siamo abituate."

Laura si inginocchiò accanto a Sylvia, preoccupata. "Ma non è pericoloso?"

Elena rise di nuovo, scuotendo la testa. "No, è solo il suo modo di dirci che c'è davvero qualcosa qui. E poi, c'è qualcosa di... affascinante in tutto questo."

Laura guardò Elena, ancora un po' confusa. "Non capisco come fai a essere così tranquilla."

Elena alzò le spalle, sorridendo. "Sylvia e io abbiamo imparato a vedere il lato positivo di tutto questo. E poi, quando si riprende, è sempre divertente vederla cercare di spiegarsi."

Mentre parlavano, Sylvia iniziò a riprendersi, aprendo lentamente gli occhi. "Uhh, che botta," mormorò, massaggiandosi la testa.

Elena si avvicinò, aiutandola a sedersi. "Bentornata tra noi. Hai scoperto qualcosa di interessante?"

Sylvia annuì, ancora un po' stordita. "Sì, c'è sicuramente una presenza qui. Qualcosa di potente. Ma non sembra malevola, solo... inquieta."

Laura osservava la scena, ancora stupita. "Non riesco a crederci. Svenire per confermare una presenza..."

Sylvia le lanciò uno sguardo divertito. "Eh, ognuno ha i suoi metodi. Il mio è un po' più drammatico, ma funziona."

Elena rise, guardando Laura. "Sì, e poi ci offre sempre un buon motivo per prendersi cura di lei."

Sylvia fece una smorfia scherzosa. "Oh, smettila. Mi fai sembrare una bambina."

Laura finalmente sorrise, rilassandosi un po'. "Va bene, mi fiderò di voi. Cosa facciamo adesso?"

Elena si alzò, guardando Sylvia con complicità. "Adesso iniziamo a indagare seriamente. Se Sylvia ha percepito qualcosa, dobbiamo capire di cosa si tratta e come possiamo aiutare."

Sylvia si alzò, ancora un po' barcollante ma con determinazione. "Esatto. E questa volta, prometto di non svenire di nuovo. Forse."

Nel momento in cui decisero di parlare con l'entità, l'atmosfera nella stanza cambiò. Sylvia si preparò, concentrando la sua energia e respirando profondamente. Elena, notando la perplessità di Laura, le sorrise rassicurante. "La cosa migliore da fare in questi casi, quando si avverte chiaramente che l'energia non è negativa, è parlare con l'entità. E Sylvia è bravissima in questo."

Laura guardava incredula, cercando di capire se avesse a che fare con due pazze furiose o con persone davvero eccezionali. Sylvia chiuse gli occhi e iniziò a parlare a voce bassa e calma, come se stesse conversando con un vecchio amico.

"Spirito, sono qui per ascoltarti. Come possiamo aiutarti a trovare la pace?"

Per un momento, sembrava non accadesse nulla, ma poi l'aria nella stanza si fece più fredda e Sylvia trasalì. Elena le posò una mano sulla spalla, pronta a sostenerla se fosse svenuta di nuovo. "Sylvia, ce la fai?"

Sylvia annuì, tremando leggermente. "Sì, posso farcela. L'entità sta cercando di comunicare."

Laura osservava la scena con occhi sgranati, mentre Sylvia continuava a parlare. "Chi sei? Come possiamo aiutarti?"

Un vento gelido attraversò la stanza, e Sylvia sembrò cadere in trance. "Mi chiamo Alistair McKinley," disse con una voce che non era la sua. "Sono il nonno di Laura. Ho lasciato qualcosa di importante per lei, ma non sono mai riuscito a dirglielo."

Laura sobbalzò, incredula. "Il mio nonno? Ma... è morto anni fa."

Sylvia, ancora in trance, continuò. "Nel quadro in salotto, ho nascosto un documento. È l'atto di proprietà di un castello nelle Highlands, un posto che amavamo visitare quando eri bambina. Riuscii a ricomprarlo, ma non feci in tempo a dirtelo prima di andarmene."

Elena guardava Sylvia con preoccupazione, vedendo la sua amica lottare contro l'energia potente dello spirito. "Sylvia, stai bene?"

Sylvia annuì debolmente. "Sì, ma dobbiamo agire in fretta. Il quadro, Laura. Vai a prendere il quadro."

Laura corse fuori dalla stanza e tornò poco dopo con un vecchio quadro raffigurante un paesaggio delle Highlands. "Questo è il quadro di cui parlava mio nonno. Ma non capisco..."

Elena prese il quadro e iniziò a smontare la cornice, cercando con cura. Finalmente, tra la cornice e la tela, trovò un foglio ingiallito. "Ecco, Laura. Questo deve essere il documento di cui parlava tuo nonno."

Laura prese il foglio con mani tremanti e lo aprì. Era l'atto di proprietà di Eilean Donan Castle, uno dei castelli più famosi delle Highlands. Le lacrime le riempirono gli occhi mentre leggeva il documento. "Non posso crederci... è davvero mio."

Sylvia, finalmente libera dalla trance, si lasciò cadere su una sedia, esausta ma felice. "Sì, Laura. Tuo nonno voleva che avessi questo castello. Ora puoi prenderne possesso."

Laura guardò Sylvia ed Elena, ancora incredula ma profondamente grata. "Non so come ringraziarvi. Mi avete dato qualcosa di inestimabile."

Elena le sorrise. "Non devi ringraziarci. Siamo felici di averti aiutata. E ora, sappiamo che lo spirito di tuo nonno può finalmente trovare la pace."

Sylvia si riprese lentamente, bevendo un sorso d'acqua che Elena le porse.

Laura abbracciò Sylvia, sentendo il legame tra loro ancora più forte. E ora, abbiamo un castello da visitare." concluse Sylvia.

Laura voleva ringraziare Sylvia ed Elena in maniera tangibile. "Grazie, ragazze. Non so davvero come ringraziarvi per tutto questo."

Elena le sorrise, "Non c'è bisogno di ringraziarci, Laura. Siamo felici di averti aiutata."

Laura scosse la testa, determinata. "No, davvero. Questo è un dono enorme. Voglio darvi una ricompensa. È il minimo che possa fare."

Sylvia fece un gesto di rifiuto. "Non possiamo accettare denaro da un'amica. Consideralo un favore."

Ma Laura non ne voleva sapere. "No, vi prego. Questo è troppo importante. Devo darvi qualcosa."

Elena e Sylvia si scambiarono un'occhiata, capendo che Laura non avrebbe accettato un no come risposta. "Va bene," disse Elena alla fine. "Ma solo perché non vogliamo litigare con te."

Laura sorrise, sollevata. "Grazie. E davvero, grazie per tutto. Questo castello significa tantissimo per me e la mia famiglia."

Sylvia si avvicinò a Laura, mettendole una mano sulla spalla. "Siamo felici di averti aiutata. E ora, dobbiamo festeggiare."

Elena annuì. "Esatto. E quale modo migliore di festeggiare se non visitando il tuo nuovo castello?"

Laura rise, sentendosi finalmente a suo agio. "Mi piace l'idea. Andiamo a vedere il mio nuovo regno."

11b - L’Agente Laura McKinley.jpg

Gli Spettri di Eilean Donan Castle

Dopo aver risolto il caso in poche ore, Sylvia, Elena e Laura decisero di andare davvero nelle Highlands per vivere il castello Eilean Donan Castle per due notti. Prima di arrivare, Sylvia ed Elena si fermarono a Inverness per fare shopping, sapendo che se dovevano stare tre giorni fuori, avrebbero avuto bisogno di qualcosa di speciale. Laura le seguì, sospettando che si sarebbe divertita molto, e così fu.

Mentre passeggiavano per le strade di Inverness, si fermarono in una boutique raffinata. Sylvia e Elena si misero subito alla ricerca di nuovi capi provocanti. Sylvia scelse alcuni perizomi e vestiti decisamente vampirici, che avrebbero rivelato il perizoma al primo soffio di vento. Elena optò per qualcosa di meno vampiresco, ma altrettanto audace e rivelatore.

Laura le osservava con gli occhi spalancati. "Non posso credere a quello che sto vedendo," disse con un sorriso incredulo.

Sylvia rise. "Non preoccuparti, Laura. Abbiamo in serbo una sorpresa per te."

Elena aggiunse con un sorriso malizioso, "Esatto. Non hai ancora visto nulla, ora, andiamo al castello."

Arrivate finalmente al castello, furono accolte da un'imponente struttura gotica che si ergeva maestosa tra le colline scozzesi. L'interno era altrettanto affascinante, con arredi antichi e una sensazione di storia che permeava ogni stanza.

Sylvia indossava il suo nuovo outfit vampiresco, il perizoma visibile ad ogni passo, mentre Elena sfoggiava il suo abito altrettanto sexy. Laura, ancora incredula, le seguiva, ammirando la bellezza e l'audacia delle sue amiche.

"Quindi," iniziò Laura, "cosa facciamo ora?"

Elena rispose con un sorriso. "Ora esploriamo e viviamo questo castello come si deve."

Sylvia annuì. "Esatto. E magari, se siamo fortunate, troveremo qualche altro mistero da risolvere."

11c - L’Agente Laura McKinley.png

La Famiglia Spettrale

Mentre si avventuravano nelle varie stanze del castello, le tre amiche non potevano fare a meno di ridere e scherzare. Ogni angolo del castello sembrava nascondere un segreto, e la loro eccitazione era palpabile.

"Ehi, Laura," disse Sylvia, "sei pronta per altre sorprese?"

Laura sorrise. "Con voi due, sono sempre pronta."

E mentre la notte calava sulle Highlands, Sylvia, Elena e Laura non sapevano ancora che quella sarebbe stata una delle esperienze più memorabili della loro vita.

Dopo aver esplorato gran parte del castello, Sylvia, Elena e Laura si imbatterono in una stanza particolarmente fredda e silenziosa. Sylvia, con la sua sensibilità soprannaturale, percepì subito qualcosa di strano. Non appena entrarono, Sylvia vide una famiglia di fantasmi: due nonni, due genitori e due bambini. Senza preavviso, Sylvia svenne.

Elena si avvicinò a Sylvia, ormai abituata a queste reazioni. "Laura, aiutami a portarla su un letto. Ormai conosco il protocollo."

Laura, visibilmente preoccupata, aiutò Elena a sollevare Sylvia e la portarono in una stanza al piano superiore. Appoggiata su un letto antico, Sylvia si risvegliò lentamente, guardando Elena e Laura con occhi spalancati.

"Che hai visto, Syl?" chiese Elena, sedendosi accanto a lei.

"Una famiglia... sei fantasmi... nonni, genitori e bambini," rispose Sylvia, ancora scossa. "Non sono malvagi, la loro presenza è molto forte. Sento solo tristezza e amore provenire da loro. Non dobbiamo preoccuparci."

Decisero di uscire per una birra nel paese, sperando di distrarsi un po’ e discutere del nuovo mistero. Si sedettero a un tavolo di legno in un pub accogliente, sorseggiando le loro birre mentre parlavano della famiglia di fantasmi.

"Due nonni, due genitori e due bambini," ripeté Laura, cercando di fare ordine nei suoi pensieri. "Cosa potrebbe essere successo?"

"Qualcosa di tragico, sicuramente," rispose Elena. "Ma dobbiamo capire cosa li tiene ancora qui."

Sylvia bevve un sorso della sua birra, un sorriso enigmatico sulle labbra. "Dovrò parlare con loro questa sera."

Elena sorrise maliziosamente. "Speriamo che questa volta non svieni, Syl, altrimenti, ci toccherà portarti di nuovo a letto."

Sylvia rise. "Prometto di fare del mio meglio. Ma se svenire è quello che serve per comunicare con loro, lo farò senza esitazione."

Laura scosse la testa, un misto di incredulità e ammirazione. "Non so se siete pazze furiose o semplicemente eccezionali. Forse entrambe."

Tornate al castello, Sylvia si preparò mentalmente per l’incontro. Elena e Laura la accompagnarono fino alla porta della stanza fredda.

Entrò da sola nella stanza e chiuse la porta dietro di sé, sentendo immediatamente la presenza dei sei spiriti. Con un respiro profondo, Sylvia si concentrò, pronta a comunicare con la famiglia e scoprire il loro segreto.

Nella stanza c'era solo il bambino maschio che osservava Sylvia con occhi curiosi. "Tu ci puoi vedere," disse con un filo di voce.

"Sì," confermò Sylvia, "ho un dono speciale."

Il piccolo fantasma la sorprese con un sorriso enigmatico. "Lo so, vampira. Lo sappiamo tutti qua al castello."

Sylvia si sentì tremare le gambe, un tremore che partiva dal profondo.

Poi Sylvia si rivolse al bambino. "Perché siete ancora qui? Perché non siete passati oltre?"

Il bambino fantasma sospirò. "Per via delle ceneri del nostro fratellino più piccolo. Non sono mai state trovate, e la sua anima è imprigionata con loro. Noi lo aspettiamo, aspettiamo che qualcuno liberi i suoi resti e li seppellisca vicino ai nostri."

"Vieni," continuò il bambino, "ti faccio conoscere la mia famiglia."

Sylvia lo seguì, sentendo un peso sul cuore. Passarono davanti a Elena e Laura, che avvertivano qualcosa di strano nell'aria. Laura era visibilmente scossa. "Elena, senti anche tu questa presenza? Non è solo Sylvia a percepirli, vero?"

Elena annuì, osservando Sylvia che sembrava guidata da una forza invisibile. Entrarono in un salone dove la famiglia dei fantasmi li aspettava. La madre, il padre e i nonni del bambino apparvero lentamente, con espressioni tristi ma serene.

Il padre prese la parola. "Fuori, sul retro del castello, c'è il cimitero dove noi siamo sepolti. Non abbiamo mai disturbato nessuno in oltre 200 anni di possessione del castello. Abbiamo sempre sperato di trovare qualcuno che parlasse con noi. E ora tu, Sylvia, con le tue amiche, ci potete aiutare."

Sylvia ascoltava attentamente, il cuore che batteva forte. "Racconta tutto anche a loro," continuò il padre. "Poi scendete nei sotterranei. Lì, in una piccola stanza, troverete dei resti. È il nostro terzo figlio, il fratellino del bambino che hai conosciuto. Raccogliete i resti e seppelliteli vicino ai fratellini, e scrivete il suo nome. La sua anima si libererà, e allora noi potremo finalmente andare oltre tutti e sette."

Il fratellino si unì alla famiglia e sorrise a Sylvia. Lei uscì dalla stanza con un sorriso triste, facendo cenno alle amiche di seguirla. Non appena chiuse la porta, si accasciò a terra, chiudendo gli occhi e sussurrando qualche parola. Sembrava sul punto di svenire.

Elena si avvicinò, preoccupata. "Sylvia, tutto bene?"

Sylvia si riprese lentamente. "Sto bene," disse con voce tremante. "Andiamo in un'altra stanza. Devo raccontarvi tutto."

Le tre donne si spostarono in una stanza più accogliente, dove Sylvia iniziò a raccontare ciò che aveva appena vissuto.

"Ho parlato con il bambino e la sua famiglia," iniziò Sylvia, cercando di mantenere la calma. "Mi hanno spiegato che non riescono a passare oltre perché le ceneri del loro fratellino più piccolo sono ancora qui, nei sotterranei. Dobbiamo trovare i suoi resti e seppellirli nel cimitero vicino ai loro."

Laura, con gli occhi spalancati, chiese: "E come possiamo fare? Non sappiamo neanche da dove iniziare."

"Sylvia sa dove cercare," rispose Elena con fiducia. "Se ci ha detto che sono nei sotterranei, allora è lì che dobbiamo andare."

Sylvia annuì. "Esatto. Dobbiamo solo fidarci di ciò che ho visto e sentito. Non sono spiriti malvagi. Vogliono solo trovare pace."

Laura sembrava ancora incredula. "Non riesco a credere a quello che stiamo facendo. Parlare con i fantasmi, cercare resti... è tutto così surreale."

Elena le mise una mano sulla spalla. "Laura, fidati di noi. Sylvia ha già affrontato situazioni simili. Insieme possiamo risolvere anche questo."

Sylvia sorrise, sentendo la forza e il supporto delle sue amiche.

La sorellina fantasma apparve accanto a Sylvia, le mani piccole e trasparenti che stringevano la sua gonna. "Ci puoi aiutare?," chiese la bambina con una voce dolce e malinconica. "Io sono Catherine e il bambino che hai visto con me è James, mio fratello. Anne e Michael sono i nostri genitori e i nostri nonni sono William e Margaret. Il nostro fratellino più piccolo si chiama Thomas."

Sylvia annuì, sentendo un nodo alla gola. "Vi aiuteremo, Catherine. Dirò tutto alle mie amiche."

Catherine guidò Sylvia, Elena e Laura fuori dal castello, verso il cimitero. L'aria era fredda e carica di tensione. Il sole iniziava a calare, gettando lunghe ombre sui vecchi alberi. Davanti a loro c'erano sei tombe, ciascuna con una croce e un nome inciso. Vicino a loro, una fossa scavata con una croce senza nome.

Laura vacillò, il viso pallido. Elena la sostenne prontamente. "Laura, respira. Stai con noi."

"È solo... tutto questo... è troppo," sussurrò Laura, cercando di riprendersi.

Sylvia le prese la mano, la stretta rassicurante. "Ce la faremo insieme."

Catherine guardò Sylvia con occhi che riflettevano secoli di attesa. "Seguimi," disse, conducendola verso i sotterranei del castello. Elena si voltò verso Laura, estraendo i sali che portava sempre con sé per Sylvia. "Sei sicura di voler continuare?"

Laura annusò i sali, sentendosi leggermente meglio. "Sì, voglio essere presente. Devo farlo."

Scendendo nei sotterranei, l'aria si fece più densa e fredda. Catherine li guidò verso una porta antica, incrostata di ruggine. La bambina fantasma la aprì con facilità e si girò verso Sylvia. "Qui dentro troverete i resti del nostro fratellino Thomas. Vi prego, dategli pace."

Entrarono nella stanza, illuminata solo dalla luce fioca di una candela tremolante. Davanti a loro, una piccola fossa con i resti di un bambino.

Laura si fermò, gli occhi pieni di lacrime. "È qui. È davvero qui."

Sylvia si avvicinò lentamente, il cuore che batteva forte. "Thomas, ti troveremo un posto vicino alla tua famiglia. Troverai la pace che meriti."

Elena e Laura si avvicinarono, unendo le forze per sostenere Sylvia. La tensione nell'aria era palpabile, ma anche una sensazione di risolutezza e passione per la missione che stavano per compiere.

Davanti alla fossa con i resti di Thomas, le tre donne si guardarono negli occhi, consapevoli dell'importanza di quel momento. Sylvia chiuse gli occhi per un istante, cercando di sentire la presenza della famiglia. Sentì una lieve brezza e un sussurro gentile che sembrava dire "Grazie."

La scena era carica di emozioni, una miscela di tensione, sollievo e un profondo senso di connessione. Sylvia aprì gli occhi e guardò le sue amiche. "Adesso, porteremo Thomas al cimitero. Questa notte, pregheremo per lui e la sua famiglia."

Sylvia raccolse con cura i resti di Thomas, il peso leggero ma carico di una storia che doveva essere finalmente conclusa. Catherine, la piccola guida spettrale, iniziò a camminare lentamente verso il cimitero, seguita da Sylvia, Laura ed Elena. Il cammino fu silenzioso, rotto solo dal fruscio delle foglie sotto i loro piedi.

Arrivarono al piccolo cimitero dietro il castello, illuminato dalla tenue luce della luna. Lì, davanti a loro, c'era la famiglia spettrale. I nonni, William e Margaret, stavano abbracciati, osservando con occhi pieni di speranza. Davanti a loro, i genitori, Anne e Michael, con espressioni di amore e sollievo. Catherine si unì a loro.

Sylvia, con una solennità rituale, depose i resti di Thomas nella fossa preparata. In silenzio, Elena, Laura e Sylvia iniziarono a riempire la fossa di terra, le loro mani si muovevano con lentezza e rispetto. Quando Sylvia gettò l'ultimo pugno di terra, una luce brillante emerse dalla fossa, prendendo la forma di un bambino. Sylvia scrisse sulla croce di legno il suo nome: "Thomas." In quel momento Thomas sorrise dolcemente, mettendosi in mezzo a Catherine e James. Anne e Michael, dietro di loro, posarono una mano affettuosa su Thomas, mentre una lacrima trasparente scivolava sul volto dei nonni, riflettendo una luce quasi reale. Non parlarono, ma i loro occhi comunicavano tutto: gratitudine, pace e un amore senza tempo. L'eco di un sorriso rimase nell'aria mentre la famiglia lentamente svaniva, lasciando dietro di sé una sensazione di completezza.

Elena, pur non vedendo gli spiriti, sentiva profondamente l'importanza del momento. "Mi piacerebbe davvero che poteste vedere questa scena," disse Sylvia, la voce carica di emozione.

Laura, che era stata dietro di lei, rispose con un filo di voce, "La sto vedendo," prima di svenire all'improvviso.

Sylvia ed Elena si scambiarono uno sguardo, un misto di preoccupazione e comprensione. "Prendiamola," disse Elena, afferrando Laura con delicatezza. La sistemarono sull'erba morbida, aspettando che si riprendesse.

Laura aprì lentamente gli occhi, confusa ma con un sorriso sulle labbra. "L'ho visto davvero," mormorò, ancora incredula.

"Sì, l'hai visto," rispose Sylvia, accarezzandole la fronte. "E hai aiutato a portare pace a una famiglia che ha aspettato per oltre duecento anni."

Elena annuì, guardando le sue amiche con affetto. "Abbiamo fatto qualcosa di straordinario oggi. Non dimenticherò mai questo momento."

Serata al Villaggio di Dornie

Le tre ragazze tornarono al castello con un senso di compiutezza e leggerezza che non avevano mai provato prima. La notte era ancora giovane, e decisero di aprire una bottiglia di vino non tanto per festeggiare, ma per riflettere su ciò che era appena accaduto.

Sedute intorno a un grande tavolo nella sala principale del castello, il fuoco crepitava nel camino, proiettando ombre danzanti sulle pareti. Sylvia versò il vino nei calici, il liquido rubino scintillava alla luce del fuoco.

"Laura," iniziò Elena, alzando il bicchiere in un brindisi informale, "sei stata bravissima oggi."

Laura arrossì leggermente, sollevando il bicchiere. "Grazie, ma devo ammettere che è stata un'esperienza che non mi aspettavo. Ho sempre avuto una sensibilità diversa... non come la tua, Sylvia," disse, guardando la vampira, "ma qualcosa che ho sempre cercato di ignorare."

Sylvia sorrise, i suoi occhi brillanti di comprensione. "Eppure, oggi hai dimostrato che quella sensibilità è una parte fondamentale di te. Forse hai trovato qualcosa che ti appartiene davvero."

Elena annuì. "Sai, Laura, sei un'ottima poliziotta. Thompson lo ha detto più volte. Ma forse c'è qualcosa di più grande che ti aspetta. Qualcosa che può sfruttare quella sensibilità unica che hai."

Laura sorrise, pensando a quanto diverse fossero le loro vite. "Voi due avete un modo tutto vostro di vedere il mondo. E mi piace pensare che forse posso farne parte anch'io."

"Assolutamente," disse Sylvia, alzando il bicchiere in un nuovo brindisi. "Benvenuta nel nostro mondo, Laura."

Dopo aver finito il vino e discusso ancora per un po', decisero di uscire e godersi ancora un po’ di notte al pub del paese. "E' ora di vedere se questi vestiti valgono quello che abbiamo speso," disse Sylvia con un sorriso malizioso.

 

Sylvia indossava una minigonna di latex nero che abbracciava i suoi fianchi e un giubbotto di pelle nera. Il perizoma si intravedeva ad ogni passo, aggiungendo un tocco di provocazione al suo look già audace. Elena, altrettanto sexy, optava per jeans in latex che modellavano le sue gambe alla perfezione e un top che era un mini-top Laura, non volendo essere da meno, indossava un vestito rosso aderente che metteva in risalto le sue curve, con un perizoma che si intravedeva sotto la stoffa sottile.

Quando entrarono nel pub, attirarono subito l'attenzione di tutti i presenti. Gli occhi si volsero verso di loro, l'energia nella stanza cambiò immediatamente. Sylvia, Elena e Laura rispondevano con sguardi sicuri e sorrisi accattivanti, pronte a godersi una serata di risate e allegria.

"Beh, ragazze," disse Elena, avvicinandosi al bancone, "credo che abbiamo meritato un po' di divertimento. Che ne dite di iniziare con un giro di shot?"

"Assolutamente," rispose Laura, ridendo. "Questa è la mia prima volta in un pub con due vampire, quindi voglio godermela!"

Laura non sapeva che Sylvia era davvero una vampira, fece quella battuta per scherzo, ironizzando sul loro outfit vampiresco, ma Sylvia sorridendo aggiunse una battuta alla sua battuta, ridacchiando. "Solo una vampira, Laura. Elena è umana... per ora." L'ultima parte la disse con un tono scherzoso, ma gli occhi di Sylvia scintillavano di mistero.

Presero posto al bancone, ordinando drink e iniziando a chiacchierare tra di loro. Le risate riempivano l'aria, e la tensione della giornata si sciolse rapidamente in un'atmosfera di pura euforia.

10a - Il Morso della Vampira.png
12c - Il Destino tra le Ombre del Castello.jpg
bottom of page