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Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue

Cap. 16: Oltre il Velo della Realtà

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Fu nel cuore di quella notte che accadde qualcosa di straordinario. Ciò che si manifestò era solo l'inizio di qualcosa di immensamente più grande, una nuova consapevolezza. Inizialmente, era solo una sensazione, ma ogni istante che passava, quella sensazione si intensificava, diventando sempre più forte.

Per Sylvia e Amara, nuove porte si sarebbero aperte. O forse, portali. Percepivano che i confini del mondo potevano essere molto diversi da quelli che conoscevano.

Non potevano nemmeno lontanamente immaginare cosa l'architetto del destino avesse in serbo per loro, ma una cosa era certa: quel futuro avrebbe cominciato a rivelarsi proprio a partire da quella notte.

L'Alba di Nuove Dimensioni

Amara, quasi come se fosse sotto ipnosi, si alzò dal letto. I suoi movimenti erano lenti e meccanici, come se fosse guidata da una forza invisibile. Scese le scale che conducevano al pianterreno, camminando senza fare rumore.

Al pianterreno, nascosta sotto un tappeto, c'era una botola che conduceva molto in basso, verso un luogo che solo Amara conosceva. Senza esitare, si tolse tutti i vestiti, rimanendo solo con il perizoma, e aprì la botola. Scese lentamente la scala ripida, il corpo ancora in trance, i piedi nudi che toccavano i gradini freddi di legno.

La botola si richiuse sopra di lei, lasciandola immersa nel buio e nel silenzio. Amara proseguì, guidata da una forza misteriosa, il respiro calmo e regolare.

Mentre Sylvia dormiva ignara di tutto ciò, Amara continuava la sua discesa, sempre più in basso, verso un luogo nascosto nelle profondità della villa. Il mistero si infittiva e la tensione aumentava, lasciando presagire che qualcosa di sconosciuto e oscuro stava per rivelarsi.

Amara proseguiva il suo cammino, spinta da una forza misteriosa e irresistibile. Aveva già percorso quella strada in passato, quando stava diventando un ibrido, ma allora era riuscita a fermarsi e tornare indietro. Questa volta, però, la forza che la spingeva era infinitamente più potente, quasi impossibile da contrastare.

Scese lungo il corridoio oscuro, le pareti di pietra umida che le facevano da guida mentre si muoveva con una sicurezza inquietante. La temperatura dell'aria si abbassava man mano che si avvicinava alla sua destinazione. Finalmente, dopo un tempo che sembrava infinito, Amara raggiunse una grotta nascosta.

Davanti a lei, il mare si estendeva in tutta la sua maestosità. La grotta aveva un'apertura che dava direttamente sull'oceano, le onde che si infrangevano contro le rocce, riempiendo l'aria di un aroma salmastro. La luce della luna si rifletteva sulla superficie dell'acqua, creando un'atmosfera quasi eterea.

Amara avanzò fino al bordo della grotta, dove l'acqua incontrava la pietra. Sentiva il potere antico e primordiale del mare che la chiamava, avvolgendola in un abbraccio invisibile. Era come se il mare stesso volesse sussurrarle dei segreti dimenticati, risvegliando qualcosa di antico dentro di lei.

La mente di Amara era un vortice di emozioni e ricordi confusi. Il mare sembrava risvegliare in lei qualcosa di dormiente, un potere che non aveva ancora completamente compreso. Sentiva il bisogno di immergersi, di lasciarsi avvolgere dall'acqua e scoprire cosa si celava sotto la superficie.

Mentre stava lì, contemplando l'oceano, un pensiero improvviso e chiaro attraversò la sua mente: doveva conoscere la verità su se stessa, sul suo passato e sul suo destino. Con un respiro profondo, si preparò a fare il prossimo passo, consapevole che una volta immersa, nulla sarebbe stato più come prima.

Il maestoso oceano si stendeva davanti a lei, le onde che si infrangevano contro le rocce e l'aria salmastra che riempiva i suoi polmoni.

Sentì una presenza dietro di sé e, voltandosi, vide Sylvia correre verso di lei. La luna illuminava il volto di Sylvia, rivelando preoccupazione e determinazione.

"Amara, cosa stai facendo?" chiese Sylvia, la voce tremante. "Perché sei qui? Perché non mi hai svegliata?"

Amara si girò completamente verso Sylvia, il volto un misto di confusione e determinazione. "Non lo so, Sylvia. C'è qualcosa che mi spinge, qualcosa che devo capire. Ma ora che sei qui... forse possiamo scoprire insieme."

Sylvia le si avvicinò, la prese per mano. "Sono qua con te Amara!."

Amara annuì, sentendo la forza e il conforto della presenza di Sylvia. Ma, in un battito di ciglia, Sylvia svanì come una nebbia dissolta dal vento. Amara era di nuovo sola, con solo l'oceano davanti a lei, invitante e misterioso.

La presenza di Sylvia era stata solo un'illusione, un miraggio creato dalla sua mente per darle conforto. Ma ora, di fronte alla vastità dell'oceano, Amara sentiva la verità: era sola in questo viaggio.

Senza la forza di resistere all'invito dell'acqua, si avvicinò al bordo della grotta. Con un ultimo respiro profondo, si tuffò nel mare. L'acqua fredda la circondò, avvolgendola in un abbraccio gelido e penetrante.

Nuotò con tutta la sua forza, spinta da una determinazione cieca, fino a quando la sua resistenza cominciò a vacillare. Sentiva il cuore battere forte, i muscoli bruciare per lo sforzo, ma continuava a muoversi, sempre più in profondità.

Infine, il suo corpo cedette. Le braccia e le gambe non rispondevano più ai suoi comandi, e il mondo intorno a lei divenne sempre più scuro. Le forze la abbandonarono, e Amara perse i sensi, lasciandosi andare tra le correnti dell'oceano.

L'acqua la avvolse completamente, trasportandola lontano, in un luogo sconosciuto. L'oceano, con le sue correnti misteriose e potenti, la portò in un altro mondo, un regno nascosto sotto le onde, dove la realtà e l'immaginazione si mescolavano in un'unica entità.

Mentre scendeva sempre più in profondità, il suo corpo si rilassava e la sua mente si abbandonava a una pace inaspettata. Forse, pensò in un ultimo frammento di coscienza, questo era il vero inizio di una nuova avventura, un viaggio verso l'ignoto che avrebbe svelato i segreti più profondi del suo essere.

L'oceano la accolse, portandola verso il suo destino, in un luogo dove l'oscurità e la luce si incontravano, e dove avrebbe scoperto verità che nemmeno lei poteva immaginare.

Sylvia si svegliò di soprassalto, il letto accanto a lei era vuoto e freddo. Il cuore le batteva forte nel petto mentre chiamava il nome di Amara, senza ottenere risposta. Saltò giù dal letto e iniziò a cercarla in ogni stanza della casa, il panico crescendo ad ogni passo.

Scendendo le scale, Sylvia arrivò alla sala principale e la vide. Amara era distesa sul pavimento, tutta bagnata e svenuta. Sylvia corse verso di lei, il cuore in gola.

"Amara! Amara, svegliati!" esclamò, scuotendola delicatamente.

Amara sembrava pallida e fredda, come se fosse stata nell'acqua per ore. Sylvia si precipitò a prendere una coperta e la avvolse stretta intorno a lei, cercando di scaldarla.

"Amara, per favore, rispondimi," mormorò Sylvia, con la voce rotta dall'angoscia.

Dopo qualche minuto che sembrava eterno, Amara aprì lentamente gli occhi. La sua espressione era confusa, come se non riuscisse a ricordare dove si trovava.

"Sylvia?" sussurrò, la voce debole.

"Sì, sono qui. Sei al sicuro," rispose Sylvia, accarezzandole il viso. "Cosa è successo? Dove sei stata?"

Amara cercò di mettere insieme i pezzi dei suoi ricordi. "Non lo so... mi sono svegliata e... c'era qualcosa che mi chiamava. Ho trovato una botola e sono scesa. Poi... c'era l'oceano. Mi sono sentita come se dovessi entrare... e poi... non ricordo più nulla."

Sylvia la guardò con preoccupazione. "L'oceano? Qui? Questo non ha senso. Dobbiamo capire cosa ti è successo e perché."

Amara annuì debolmente, ancora troppo debole per parlare molto. Sylvia la aiutò a rialzarsi e la portò a sedersi su una sedia, prendendo un asciugamano per asciugarle i capelli.

"Dobbiamo indagare su questa botola," disse Sylvia con determinazione. "Qualunque cosa sia, non voglio che tu corra altri rischi. Ma prima di tutto, dobbiamo scoprire cosa ti ha attirato lì e perché."

Amara la guardò con gratitudine, ancora scossa ma confortata dalla presenza rassicurante di Sylvia.

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Sotto la Botola

Sylvia e Amara si misero subito al lavoro, spostando il tappeto che copriva il pavimento. Sotto di esso, effettivamente, c'era una botola. Con cautela, Sylvia aprì la botola, rivelando una scala che scendeva nel buio.

"Sembra che almeno in parte quello che hai detto sia vero," disse Sylvia, guardando Amara con un misto di preoccupazione e curiosità. "Andiamo, scendiamo insieme."

Le due donne iniziarono a scendere la scala, Sylvia davanti con una torcia in mano. Il passaggio era umido e freddo, l'aria densa e carica di umidità. Dopo alcuni minuti, arrivarono in una grotta. La luce della torcia rivelò pareti di roccia scura e una serie di tunnel che si diramavano in diverse direzioni.

"Questa è la grotta di cui parlavi?" chiese Sylvia, voltandosi verso Amara.

Amara annuì, i suoi occhi ancora persi nei ricordi. "Sì, è qui che mi sono trovata. C'era qualcosa... una voce, o forse solo una sensazione, che mi attirava verso l'oceano."

Sylvia la guardò con attenzione. "E poi cosa è successo?"

Amara prese un respiro profondo, cercando di rimettere insieme i frammenti della notte precedente. "Ricordo di aver camminato verso l'uscita della grotta. Davanti a me c'era l'oceano, nero e immenso. Non riuscivo a resistere alla tentazione di entrare in acqua. Era come se qualcosa mi chiamasse."

"Qualcosa o qualcuno," mormorò Sylvia, il suo sguardo indagatore che scandagliava la grotta. "Hai visto o sentito qualcos'altro mentre eri qui?"

Amara scosse la testa. "No, solo quella sensazione irresistibile di dover entrare nell'acqua. Ho nuotato finché non ho più avuto forze, poi tutto è diventato nero."

Sylvia annuì lentamente, riflettendo sulle informazioni. "Questo luogo deve avere un legame con il soprannaturale. Forse c'è qualcosa di più profondo qui sotto, qualcosa che ci chiama."

Sylvia riflettendo, stava cercando di collegare il fatto che Amara fosse stata trovata vicino alla botola, completamente bagnata, mentre nella grotta non c'era alcuna traccia di acqua né un oceano. La situazione sembrava surreale. Rivolse uno sguardo attento ad Amara, sperando di trovare una risposta.

"Amara, devi ripensarci attentamente," disse Sylvia con un tono calmo ma determinato. "Magari c'è un'altra spiegazione. Sei sicura di quello che hai visto?"

Amara annuì con fermezza. "Ricordo tutto perfettamente, Sylvia. Ho camminato fino alla grotta, e davanti a me c'era l'oceano. Ero già senza vestiti, indossavo solo il perizoma e sono entrata in acqua. Ho nuotato fino a quando non ho più avuto forze, e poi... poi tutto è diventato nero. Non riesco a spiegarmelo, ma è quello che è successo."

Sylvia la guardò, cercando di capire. "Ma adesso non c'è nessun oceano qui. Solo questa grotta asciutta. Pensi che possa essere stata un'allucinazione? O magari un sogno?"

Amara scosse la testa, la frustrazione evidente sul suo volto. "Non era un sogno, Sylvia. Era tutto così reale. Sentivo il freddo dell'acqua, il sapore salato sulle labbra. Non riesco a spiegarmelo, ma so cosa ho vissuto."

Sylvia sospirò, sentendo la tensione nell'aria. "Sei sicura che non c'era altro? Qualcosa di strano, un dettaglio che potresti aver trascurato?"

Amara si prese un momento per riflettere, ripercorrendo mentalmente ogni singolo istante. "C'era quella voce... quella sensazione irresistibile che mi attirava. Ma non c'era nient'altro. Solo io, la grotta e l'oceano."

Sylvia annuì lentamente. "Forse c'è qualcosa di più profondo qui. Qualcosa che non possiamo vedere con i nostri occhi. Potrebbe essere una sorta di portale, un passaggio verso un'altra dimensione."

Amara la guardò, i suoi occhi si illuminarono di una speranza mista a paura. "Pensi che sia possibile?"

"Non possiamo escluderlo," rispose Sylvia con una punta di determinazione. "Dobbiamo indagare più a fondo. Ma per ora, dobbiamo prendere in considerazione tutte le possibilità. Potrebbe essere stato un fenomeno soprannaturale, o qualcosa di più tangibile che non riusciamo ancora a comprendere."

Amara annuì, sentendosi un po' rassicurata dalle parole di Sylvia. "Cosa facciamo adesso?"

"Per ora, torniamo in superficie e cerchiamo di raccogliere più informazioni possibili. Dobbiamo capire cosa stiamo affrontando prima di prendere qualsiasi decisione," disse Sylvia, stringendo la mano di Amara in segno di sostegno.

Insieme, Sylvia e Amara si misero a riflettere su come fosse possibile che Amara fosse finita dal mezzo dell'oceano al pianterreno, vicino alla botola. Le ipotesi si susseguivano, ognuna più incredibile della precedente, ma entrambe sapevano che dovevano considerare ogni possibilità.

"Amara," iniziò Sylvia, mentre si sedevano al tavolo della cucina, "proviamo a ricostruire tutto ciò che è successo passo dopo passo. Cosa ricordi esattamente dopo essere entrata nell'acqua?"

Amara prese un respiro profondo, cercando di ordinare i suoi pensieri. "Mi sono tuffata nell'oceano e ho nuotato fino a quando non ho più avuto forze. Poi ho iniziato a sentirmi stanca e mi sono lasciata andare. Ho perso i sensi. Quando mi sono risvegliata, ero qui, bagnata, ma senza traccia dell'oceano."

Sylvia annuì, riflettendo. "Potrebbe esserci stato un portale o una sorta di passaggio dimensionale nella grotta che ti ha trasportata altrove. Hai notato qualcosa di strano mentre nuotavi? Un cambiamento nella temperatura dell'acqua, un'alterazione nel paesaggio?"

Amara scosse la testa. "No, niente di diverso dall'oceano normale. Era tutto così reale, Sylvia. Sentivo il freddo dell'acqua, il sapore salato... tutto. Non c'era niente che indicasse un passaggio."

Sylvia sospirò, pensierosa. "E se fosse stato un incantesimo? Qualcosa che ti ha fatto vedere e sentire cose che non erano realmente lì? Magari qualcuno o qualcosa voleva attirarti nella grotta."

Amara sembrò considerare l'idea. "Ma chi? E perché? Non abbiamo mai avuto problemi di questo tipo prima d'ora."

"Non lo so," ammise Sylvia, "ma dobbiamo esplorare ogni possibilità. Forse qualcuno conosce il segreto di quella botola e sta cercando di usare il suo potere per qualche scopo."

Amara annuì, pensando. "Forse dovremmo fare delle ricerche sulla storia della villa. Magari ci sono leggende o storie passate che potrebbero darci un indizio."

"È un'ottima idea," disse Sylvia. "Potremmo iniziare dagli archivi locali. E se c'è qualcosa di soprannaturale in gioco, potremmo trovare delle risposte lì."

Sylvia fece una pausa, poi chiese, "Amara, mentre eri lì, hai sentito qualche voce o percepito qualche presenza?"

Amara si accigliò, cercando di ricordare. "C'era una voce... o meglio, una sensazione che mi spingeva a entrare nell'acqua. Era come se fossi attratta da qualcosa. Ma non riesco a capire cosa."

Sylvia annuì, approfondendo la sua riflessione. "Potrebbe essere una sorta di chiamata sirenica o una forza che cerca di intrappolarti."

Amara sorrise debolmente. "Sai, Sylvia, questo è il lavoro più strano e affascinante che potessi immaginare."

Sylvia guardò Amara con una curiosità mista a preoccupazione. "Amara, devo chiederti una cosa importante. Quando eri nell'oceano, hai mai cercato di risalire per respirare? O semplicemente non ricordi di averlo fatto?"

Amara si fermò, cercando di ricordare quei momenti cruciali. Chiuse gli occhi e si concentrò, ripercorrendo mentalmente ogni istante. "Sai, Sylvia, è strano... Ho una sensazione molto vaga. Ricordo di sentirmi stanca, ma non ricordo di aver cercato di risalire. È come se fossi stata in uno stato di trance, completamente catturata dalla situazione. Non sentivo il bisogno di respirare, o forse non mi rendevo conto di essere sott'acqua."

Sylvia annuì, considerando le sue parole. "Potrebbe essere stato un incantesimo o una sorta di controllo mentale. Qualcosa o qualcuno voleva che tu andassi fino in fondo senza cercare di salvarti. È una possibilità spaventosa, ma dobbiamo tenerla in considerazione."

Amara sembrava ancora più confusa. "Ma chi avrebbe il potere di fare una cosa del genere? E perché?"

"Non lo so ancora," ammise Sylvia, "ma dobbiamo scoprirlo. Dobbiamo essere molto cauti d'ora in avanti. Potrebbe esserci qualcuno che ci osserva o che conosce i segreti della villa."

Amara annuì, determinata. "Sì, dobbiamo andare a fondo in questa storia. Non possiamo ignorare quello che è successo."

Si alzarono e iniziarono a prepararsi per le ricerche. Sylvia non poteva fare a meno di pensare che la risposta fosse da qualche parte nella storia della villa.

Sylvia e Amara si misero a pianificare i loro prossimi passi per cercare di svelare i misteri nascosti nella villa e a scoprire la verità dietro l'incredibile esperienza di Amara.

Sylvia e Amara si vestirono in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri. Decisero di uscire, sperando che una passeggiata all'aria aperta potesse chiarire le loro menti confuse. Mentre camminavano lentamente lungo il viale alberato della villa, il sole mattutino iniziava a riscaldare l'aria fresca.

Amara parlò per prima, la sua voce carica di riflessione. "Devo ammettere che è poco plausibile che un oceano possa trovarsi nella nostra cantina, anche se la grotta c'era davvero. Non riesco a spiegarmi come potessi essere tutta bagnata, ma ricordo che prima di farmi la doccia avevo ancora addosso una leggera sensazione di salino."

Sylvia annuì, il volto pensieroso. "Sì, ma se fosse stato veramente il sale del mare, sarebbe stato evidente anche dopo la doccia. Inoltre, avevi mal di testa ma senza bernoccoli o segni di trauma. È tutto molto strano."

"Sylvia, se davvero tutto ciò fosse accaduto, qualcuno mi avrebbe riportato salva a casa," disse Amara con una punta di dubbio. "Non vediamo alcun pericolo immediato, ma la curiosità è forte. Forse è stata solo un'allucinazione o un sogno molto vivido."

Sylvia sospirò. "Forse. Ma non possiamo ignorare completamente quello che è successo. Dobbiamo essere pronti nel caso qualcosa si verifichi di nuovo. Per ora, decidiamo che hai avuto un malore e hai sognato tutto, anche se sappiamo che non è così."

Camminarono ancora per qualche minuto in silenzio, poi Sylvia sorrise. "Sai, nonostante tutto, questo mistero mi intriga. È come se ci fosse qualcosa di più grande che ci sfida a scoprirlo."

Amara sorrise di rimando, sentendo una scintilla di avventura. "Sono d'accordo. Dobbiamo restare vigili, ma anche aperte a ogni possibilità. Questo potrebbe essere l'inizio di qualcosa di molto interessante."

Sylvia osservò attentamente Amara, cercando di cogliere ogni dettaglio che potesse aiutare a svelare il mistero.

"Amara, ti è mai successo qualcosa di simile prima d'ora? Qualche esperienza che potrebbe somigliare a questa?" chiese Sylvia, la voce dolce ma curiosa.

Amara scosse la testa, il viso pensieroso. "No, non ricordo nulla del genere. A dire il vero, è tutto così strano. L'ultima volta che sono svenuta... beh, erano passati circa 250 anni," aggiunse con un sorriso ironico, ricordando la sua natura immortale.

Sylvia rise, sollevando leggermente la tensione. "Beh, è decisamente un po' strano, ma dobbiamo accettare la cosa per ora. Non sembra esserci alcun pericolo immediato, solo molta curiosità."

Amara annuì, ridendo anch'essa. "Sì, forse ci stiamo preoccupando troppo. Dopotutto, se davvero qualcuno mi avesse riportato a casa sana e salva, dovrebbe avere buone intenzioni. O almeno così speriamo."

Le due donne continuarono a parlare, scherzando sulla situazione. "Immagina," disse Sylvia ridendo, "se fosse stato solo un sogno bizzarro dovuto a un malore. Forse il nostro subconscio sta cercando di dirci qualcosa."

"Probabilmente," rispose Amara con un sorriso malizioso. "O magari è solo l'avventura che ci chiama, cercando di farci vedere cose che non ci sono."

Scherzarono ancora per qualche minuto, esplorando le possibilità più assurde e fantasiose. La tensione svaniva lentamente, sostituita da un senso di complicità e leggerezza.

"Sylvia, forse dovremmo tenerlo a mente e vedere cosa succede. Se qualcosa di simile dovesse accadere di nuovo, saremo pronte," disse Amara, la voce ferma.

Sylvia annuì. "Sì, restiamo vigili. Ma intanto, godiamoci la giornata e lasciamo che la curiosità ci guidi. Dopotutto, siamo qui per scoprire l'ignoto, no?"

Amara sorrise, sentendo una nuova energia crescere dentro di lei. "Esatto. E chissà, magari questa è l'inizio di un'avventura incredibile."

Mentre camminavano lungo il viale, Sylvia non poté fare a meno di sorridere, osservando Amara con occhi scintillanti. "Sai, Amara, sei incredibilmente bella," disse con un tono giocoso. "E devo ammettere, c'era qualcosa di affascinante nel vederti priva di sensi lì, al pian terreno."

Amara scoppiò a ridere, scuotendo la testa. "Oh, davvero? Vuoi dire che ti è piaciuto vedermi in quello stato?" rispose con un tono provocatorio, anche se sapeva che Sylvia stava cercando di stuzzicarla.

Sylvia continuò con insistenza, mantenendo un sorriso malizioso. "Forse l'hai fatto apposta. Forse volevi solo attirare la mia attenzione in un modo molto drammatico."

Amara alzò le sopracciglia, negando con vigore. "Non l'ho fatto apposta, Sylvia. Sai bene che non è così."

"Sì, sì, certo," replicò Sylvia, ridendo e stringendole la mano. "Ma ammettilo, ti è piaciuto un po' giocare con il mistero."

Dopo qualche minuto di battute e risate, Amara cedette alla provocazione, fermandosi e guardando Sylvia negli occhi. "Va bene, ammetto che tutta questa storia ha il suo fascino. E forse, in qualche modo, mi è piaciuto vedere quanto ci tieni a me."

Sylvia la guardò intensamente, avvicinandosi di più. "Lo sai che ci tengo a te, Amara."

Amara sorrise, il cuore riscaldato dalle parole di Sylvia. "Sì, lo so. E sono grata di averti al mio fianco. Anche quando mi prendi in giro."

Sylvia sorrise e le diede un bacio leggero sulla guancia. "Fa parte del mio fascino, no? Ma adesso, torniamo a casa. Abbiamo un po' di misteri da risolvere e molto di cui parlare."

 

Come in un flash, un'immagine vivida attraversò la mente di Amara. "Aspetta un attimo," disse, fermandosi improvvisamente. "Mi è venuta in mente una spiaggia sabbiosa. Lì mi sono svegliata, ma poi..."

Sylvia si fermò accanto a lei, guardandola con preoccupazione. "Una spiaggia sabbiosa? Sei sicura che non fosse solo un sogno?"

Amara scosse la testa, cercando di ricordare più dettagli. "Non lo so, Sylvia. Ma ricordo chiaramente la sensazione della sabbia sotto di me, il suono delle onde. Era tutto così reale. E poi... poi c'era qualcuno."

"Qualcuno? Chi?" Sylvia la incalzò, cercando di far emergere più dettagli possibili.

"Non lo so," rispose Amara, stringendosi nelle spalle. "Ma le tracce di bagnato... c'erano tracce di bagnato prima e dopo la botola. Qualcuno deve avermi portata in casa."

Sylvia rifletté su queste parole. "Quindi ti sei svegliata su una spiaggia, ma non ricordi di aver camminato fino a casa. Qualcuno ti ha trovata e riportata dentro."

Amara annuì. "Sì, deve essere così. Ma non ricordo chi fosse, né come sia successo."

Sylvia si avvicinò, prendendole le mani. "Forse dobbiamo indagare meglio. Se c'è una spiaggia reale da qualche parte, dobbiamo trovarla. Potrebbe essere la chiave per capire cosa ti è successo."

Amara annuì di nuovo, determinata. "Sì, hai ragione. Dobbiamo cercare quella spiaggia."

Sylvia sorrise incoraggiante. "Allora andiamo. Dobbiamo scoprire la verità."

Amara e Sylvia tornarono verso la villa per prepararsi. Sylvia non poté fare a meno di notare l'energia e la determinazione di Amara. Era evidente che la misteriosa esperienza aveva lasciato un segno profondo su di lei.

Dopo essersi preparate, salirono sulla moto di Sylvia e iniziarono a esplorare la zona. Amara descrisse la spiaggia che ricordava: sabbia bianca, mare azzurro, e una sensazione di tranquillità.

Guidarono per chilometri, fermandosi in varie spiagge della regione, ma nessuna sembrava corrispondere alla descrizione di Amara. Ogni tanto Sylvia faceva domande, cercando di stimolare ulteriori ricordi.

"Ricordi di aver camminato lungo la spiaggia?" chiese Sylvia durante una delle soste.

Amara chiuse gli occhi, cercando di concentrarsi. "Sì, credo di sì. Ma non riesco a ricordare quanto lontano. Mi sentivo stanca, confusa."

"Qualcuno ti ha parlato? Hai visto qualcun altro sulla spiaggia?" continuò Sylvia.

Amara scosse la testa. "Non ricordo di aver visto nessuno. Solo la sensazione di essere osservata, ma potrebbe essere stata solo la mia immaginazione."

Sylvia la prese per mano, stringendola con affetto. "Va bene, ci stiamo avvicinando. Continuiamo a cercare."

Amara si fermò di nuovo, stavolta con un’espressione di maggiore concentrazione sul viso. "Aspetta, Sylvia," disse, chiudendo gli occhi per cercare di afferrare il ricordo che stava emergendo. "Quel tipo di spiaggia… non può essere in Gran Bretagna. Ma mi ricordo di una figura… probabilmente un uomo, molto alto. Non riesco a ricordare il volto, forse era nascosto. Quest’uomo stava davanti a me, non mi sembra che abbia parlato, ma aveva un’energia potentissima."

Sylvia la guardò, cercando di capire meglio. "Energia? Che tipo di energia? Era buona o cattiva?"

Amara scosse la testa. "Non saprei dire. Non era identificabile come buona o cattiva, ma era molto forte. E non era un sogno. Ma oltre a questo, non riesco a ricordare altro. Le cose stanno venendo a galla poco alla volta."

Sylvia rifletté su queste parole, cercando una soluzione. "Forse dovremmo provare con l’ipnosi," propose. "Potrebbe aiutarti a ricordare dettagli che ora sono nascosti nella tua mente subconscia."

Amara esitò per un momento, ma poi annuì. "Va bene. Se pensi che possa aiutare, proviamoci."

 

Ritornarono alla villa e Sylvia preparò tutto il necessario per l’ipnosi. Sistemò delle candele nella stanza per creare un’atmosfera rilassante e posizionò Amara su una comoda poltrona.

"Rilassati, Amara," disse Sylvia con una voce calma e rassicurante. "Chiudi gli occhi e respira profondamente. Lasciati andare."

Amara seguì le istruzioni di Sylvia, chiudendo gli occhi e concentrandosi sul respiro. Sentiva la voce di Sylvia che la guidava, lentamente, sempre più in profondità nel suo subconscio.

"Ora, Amara, torna a quel momento sulla spiaggia," continuò Sylvia. "Visualizza l’uomo alto. Che cosa vedi? Che cosa senti?"

Amara si rilassò ulteriormente, permettendo alla sua mente di viaggiare indietro nel tempo. "Vedo la spiaggia," disse lentamente. "L’uomo è lì, davanti a me. È molto alto, ma non riesco a vedere il volto. C’è un’aura attorno a lui, un’energia potente. Sento una sorta di vibrazione nell’aria, come se fosse carica di elettricità."

Sylvia la incoraggiò a continuare. "Cosa fa l’uomo? Cerca di ricordare ogni dettaglio."

Amara fece un respiro profondo. "Lui... si avvicina a me. Non parla, ma sento come se stesse comunicando qualcosa, qualcosa di importante. Poi... poi c’è una luce brillante, come un lampo. E dopo... tutto diventa confuso."

Sylvia prese nota di ogni dettaglio. "E poi, cosa succede dopo la luce?"

Amara scosse leggermente la testa. "Non so... è tutto sfocato. Ma non sento paura, solo una grande curiosità. Poi mi sveglio sulla spiaggia, ma non riesco a ricordare altro."

Sylvia si avvicinò e prese la mano di Amara, stringendola con dolcezza. "Va bene, Amara. Hai fatto un ottimo lavoro. Ora ti guiderò indietro, lentamente. Quando sarai pronta, apri gli occhi."

Amara seguì le istruzioni e, poco alla volta, riemerse dallo stato ipnotico. Aprì gli occhi e guardò Sylvia con gratitudine. "Grazie, Sylvia. Non so se abbiamo capito molto di più, ma sento che siamo più vicine alla verità."

Sylvia sorrise. "Ogni piccolo passo ci porta più vicine. Continueremo a indagare, insieme."

Amara annuì, sentendo una nuova determinazione crescere dentro di lei. "Sì, insieme. Troveremo le risposte."

Dopo l'ipnosi, Sylvia e Amara si ritrovarono a discutere delle nuove informazioni che avevano ottenuto. Amara ricordava di essersi svegliata sulla spiaggia e di aver incontrato un uomo molto alto e potente, ma con il volto coperto. Tuttavia, c'era ancora un vuoto nei suoi ricordi: come era passata dalla spiaggia al ritrovarsi svenuta nel pian terreno di casa sua?

Questo era il mistero che dovevano risolvere.

Si sedettero in soggiorno, con una tazza di tè caldo in mano, e cominciarono a fare ipotesi.

"Potresti essere stata trasportata dalla forza del mare?" chiese Sylvia, dubbiosa. "Ma se fosse così, ci sarebbero state tracce di acqua marina e sale su tutto il pavimento, e non abbiamo trovato niente del genere."

Amara annuì, riflettendo. "E se fosse stato quell'uomo? Forse ha qualche tipo di potere che gli ha permesso di trasportarmi qui senza lasciare tracce evidenti."

Sylvia prese un sorso di tè. "Potrebbe essere, ma dovremmo capire come e perché. Potrebbe essere un’entità soprannaturale? O magari qualcuno con abilità speciali?"

Amara strinse la tazza tra le mani. "Non lo so. Quell'energia che emanava era molto forte, ma non riuscivo a capire se fosse buona o cattiva. Mi sembra solo che fosse... neutra, ma potentissima."

Sylvia rifletté su queste parole. "E se fosse una sorta di guardiano o custode? Qualcuno che ha deciso di intervenire per salvarti? Forse sapeva che eri in pericolo."

Amara scosse la testa. "Non lo so, Sylvia. Ma qualcosa mi dice che questo è solo l'inizio. Ho la sensazione che tornerà."

Sylvia annuì lentamente. "Se è così, dobbiamo essere pronte. Non sappiamo chi o cosa sia, ma dobbiamo essere preparate ad affrontarlo."

Il Richiamo dell’Ignoto per Sylvia

Quella sera, decisero di rimanere vigili per quanto possibile, prendendo turni per vegliare l'una sull'altra. Tuttavia, nonostante i loro sforzi, il misterioso potere si manifestò di nuovo. Sylvia e Amara si addormentarono, o qualcuno fece in modo che dormissero.

Sylvia si risvegliò di soprassalto nel cuore della notte. Era stesa sul tappeto del soggiorno, in perizoma e completamente bagnata. Sylvia aveva appena vissuto la stessa esperienza di Amara. Amara la trovò lì.

Sylvia si sedette, massaggiandosi la testa e guardando Amara negli occhi. "Se non lo avessi vissuto, forse non lo avrei creduto fino in fondo, ogni parola che hai detto l’ho vissuta anche io. La botola, la grotta, l'oceano... e poi... quell'uomo. E dopo tutto è diventato nebbia."

Amara si sedette accanto a lei, cercando di confortarla. "Sembra che qualcuno ci stia osservando, ci stia studiando."

Sylvia annuì, guardando Amara con determinazione. "Dobbiamo scoprire chi o cosa è, e dobbiamo farlo in fretta, prima che accada di nuovo."

 

Sylvia e Amara la mattina seguente pur non chiudendo occhio, incominciarono ad avere una comprensione più profonda di ciò che stava accadendo. Entrambe avevano vissuto un'esperienza simile, e l'ipotesi che ad entrambe venne in mente era quella del terzo ibrido, e probabilmente era quella più plausibile.

Si sedettero al tavolo della cucina, sorseggiando caffè caldo e discutendo delle loro esperienze.

"Quindi," iniziò Sylvia, con un'espressione pensierosa, "abbiamo entrambi vissuto la stessa cosa. La botola, la grotta, l'oceano, l'uomo e poi... il vuoto."

Amara annuì, stringendo la tazza tra le mani. "Sì, e la cosa strana è che qualcuno ci ha riportate indietro."

Sylvia rifletté su questo. "Questo significa che chiunque o qualunque cosa sia stata, non voleva farci del male. O almeno, non immediatamente. Forse voleva solo mandarci un messaggio."

Amara scosse la testa. "O forse ci sta testando. Voleva vedere come avremmo reagito."

Sylvia appoggiò la tazza e guardò Amara negli occhi. "E se fosse il terzo ibrido? Quello di cui non sappiamo nulla? Potrebbe avere poteri enormi, abbastanza da ipnotizzarci e portarci in un luogo che sembra esistere solo nella nostra mente."

Amara annuì lentamente. "Sì, è possibile. Ma perché fare tutto questo? Cosa vuole da noi?"

Sylvia sospirò. "Non lo so. Ma una cosa è certa: dobbiamo stare all'erta. Non possiamo permetterci di essere colte di sorpresa di nuovo."

 

Mentre lavoravano, Amara non poteva fare a meno di riflettere sulle parole di Sylvia. "Sylvia, pensi che ci stia avvertendo o cercando di comunicare qualcosa di importante?"

Sylvia si fermò un attimo, considerando la domanda. "Forse. Ma non possiamo sapere con certezza fino a quando non lo incontreremo di nuovo. Dobbiamo essere preparate per qualunque cosa possa accadere."

 

Sylvia, ancora scossa dalla recente esperienza, si sistemò accanto ad Amara sul divano. Inspirò profondamente prima di iniziare a raccontare.

Amara chiese a Sylvia di raccontare esattamente quello che era successo a lei. Sylvia si concentrò, non voleva tralasciare alcun dettaglio. "Dopo che sono andata a dormire, mi sono svegliata nel cuore della notte. Ero nel soggiorno, proprio come te. Mi sentivo disorientata, ma ho subito capito che qualcosa non andava."

Amara annuì, ascoltando attentamente. Sylvia continuò: "Mi sono alzata e ho notato la botola aperta. Sono scesa le scale e ho trovato la grotta. Era come l'avevi descritta: buia, umida, ma senza traccia d'acqua. Ho seguito un sentiero che sembrava condurre verso l'oceano. Ho camminato fino a raggiungere una spiaggia. Lì, l'aria era carica di umidità e sentivo l'odore salmastro del mare, ma non riuscivo a vedere il mare da nessuna parte."

Fece una pausa, cercando di mettere ordine nei suoi pensieri. "Poi l'ho visto. Un uomo alto, con un'aura potentissima, stava davanti a me. Non riuscivo a vedere il suo volto, era coperto o forse nascosto nell'ombra. Non ha detto nulla, ma la sua presenza era schiacciante, quasi come se la sua energia mi stesse travolgendo."

Amara si strinse nelle spalle, visibilmente colpita. "E poi cosa è successo?"

Sylvia scosse la testa, frustrata. "È qui che tutto diventa nebbioso. Dopo averlo visto, c'è un vuoto. Non ricordo come sono tornata a casa, né cosa sia successo esattamente. L'unica cosa che ricordo è di essermi svegliata qui con te davanti."

Amara rifletté per un momento, cercando di trovare un senso in tutto ciò. "Quindi, abbiamo vissuto entrambe la stessa esperienza, ma non sappiamo chi o cosa sia quell'uomo, né perché ci stia facendo questo."

"Sì," rispose Sylvia, "ma una cosa è chiara: chiunque o qualunque cosa sia, ha un potere enorme. Abbiamo bisogno di capire di più su questo terzo ibrido. Dobbiamo scoprire chi è e cosa vuole da noi e soprattutto se è lui."

 

Passarono il resto della giornata a discutere e formulare ipotesi. Esaminarono antichi manoscritti e cercarono ogni possibile indizio che potesse collegare le loro esperienze a questo misterioso individuo.

"Amara," disse Sylvia, mentre sfogliava un vecchio libro polveroso, "pensi che questo terzo ibrido, sempre che sia lui, possa avere qualche legame con le nostre precedenti indagini? Magari qualcuno che abbiamo incontrato in passato?"

Amara ci pensò su. "È possibile, dobbiamo considerare ogni possibilità."

"Sì," concordò Sylvia. "Dobbiamo essere pronte per qualsiasi cosa. Questa notte, resteremo sveglie e veglieremo l'una sull'altra. Non possiamo permettere che ci colga di sorpresa di nuovo."

 

Quella notte passò senza incidenti, ma i ricordi di Sylvia si fecero più chiari al mattino. Dopo aver discusso delle loro esperienze, Sylvia si accorse che i dettagli si delineavano nella sua mente con maggiore nitidezza.

"Sai, Amara," disse Sylvia, mentre facevano colazione, "ricordo di essermi svegliata sulla spiaggia, proprio come te. Mi sono tuffata nel mare e poi mi sono risvegliata lì. E poi, c'era quell'uomo. Non parlava, ma la sua presenza era... potente, quasi intimidatoria. E poi... vuoto."

"Dopo averlo visto," continuò Sylvia, "ho solo un ricordo confuso di essere stesa vicino alla botola. Ma c'è un dettaglio in più: ho visto delle impronte chiare di qualcuno che mi aveva portato lì. Non erano le mie, ne sono sicura."

Questo dettaglio fece riflettere entrambe. "Quindi, qualcuno o qualcosa ci ha riportate indietro. Ma chi? E perché?"

"Non lo so," rispose Sylvia, "ma quello che è chiaro è che chiunque sia stato ha un potere incredibile. È come se avesse il controllo totale su di noi."

"La cosa strana," disse Sylvia, sfogliando un vecchio libro, "è che non ci sono tracce di acqua nella grotta. Eppure, entrambe ricordiamo chiaramente il mare."

"Potrebbe essere una sorta di illusione?" suggerì Amara. "Qualcosa che manipola la nostra percezione?"

"È possibile," rispose Sylvia, "ma non spiega come mai quando ci svegliamo siamo bagnate."

Quella notte, decisero di rimanere sveglie e di tenere d'occhio la botola. Si sedettero sul divano, con una tazza di caffè ciascuna, pronte a qualsiasi eventualità.

Le ore passarono lentamente, ma nulla accadde. La notte trascorse tranquilla, senza incidenti. Al mattino, Sylvia si stiracchiò e si girò verso Amara. "Niente. Non è successo niente."

"Forse è proprio questo il suo gioco," rispose Amara. "Farci credere che succederà qualcosa per poi non fare nulla. Gioca con la nostra mente."

"Allora dobbiamo essere più astute di lui," disse Sylvia. "Continueremo a cercare e a indagare. Scopriremo chi o cosa c'è dietro tutto questo."

Decisero di fare un'ultima verifica nella grotta sotto la botola. Scendendo le scale, esaminarono attentamente ogni dettaglio. Non c'erano tracce di acqua, ma le impronte erano ancora lì, chiare come il giorno.

"Guarda queste impronte," disse Sylvia. "Chiunque sia stato, ha camminato qui portandoci."

"Sì," rispose Amara, "ma chiunque sia, non vuole farsi scoprire."

"E allora sarà nostro compito scoprirlo," concluse Sylvia, con una risolutezza che le illuminava gli occhi.

Uscirono dalla grotta e si prepararono per la giornata. La curiosità e la determinazione di scoprire la verità le guidavano. Avevano un mistero da risolvere, e nulla le avrebbe fermate.

Dopo diverse notti in cui non accadde nulla, Sylvia e Amara decisero che non aveva senso continuare a preoccuparsi inutilmente. Il mistero della grotta e delle loro esperienze strane sembrava essersi dissolto, e si resero conto che avevano passato troppo tempo a cercare risposte che non arrivavano. Così, decisero di concentrarsi su qualcosa di più positivo e divertente.

Ebbero qualche caso da risolvere ma niente di soprannaturale e anche di scarso interesse, passarono il tempo in vari modi, soprattutto a pianificare una nuova società insieme visto che Amara era entusiasta di fare da assistente a Sylvia, anche se Sylvia sapeva bene che la testa di Amara non era certo quella di una assistente.

Sembrava davvero che l’incubo fosse finito, in realtà sapevano benissimo entrambe che quello che era successo era una cosa che avrebbe segnato il loro futuro, lo sapevano perché avevano l’intuito molto sviluppato, le cose le sentivano e se adesso non stava succedendo niente era solo perché adesso non doveva succedere niente, non perché la cosa fosse finita. Lo sapevano, ma non ne parlavano più.

Oltre le Frontiere del Conosciuto

Quella notte l'incubo della botola tornò a tormentare Sylvia. Si svegliò di soprassalto, con il cuore che batteva forte. Aveva sentito dei rumori: sembrava che qualcuno avesse posato qualcosa a terra, forse un corpo, seguito dal suono di una botola che si chiudeva e di passi che si allontanavano. Si alzò di scatto e corse al piano di sotto, trovando Amara svenuta a terra, indossava solo il perizoma ed era completamente bagnata. Sylvia si precipitò alla botola, l'aprì e, per una frazione di secondo, vide un bagliore di luce che scompariva. Senza perdere altro tempo, tornò da Amara, la sollevò delicatamente e la adagiò sul divano.

Dopo qualche lamento, Amara si svegliò e, con voce debole, chiese: "Cosa è successo?"

Sylvia le raccontò tutto: "Ho sentito dei rumori, sono corsa giù e ti ho trovata svenuta e bagnata. Ho aperto la botola e ho visto una luce scomparire. Cos'è successo questa volta, Amara?"

Amara rispose confusa: "La storia si è ripetuta uguale. Ho aperto la botola, sono scesa nella grotta, ho visto il mare e ho sentito l'impulso di tuffarmi. Poi il nulla... non ricordo dolore o annegamento. Mi sono svegliata sulla spiaggia sabbiosa e ho visto di nuovo quell'uomo alto col volto coperto. E ora eccomi qui, sul divano, con te davanti a me."

Sylvia la guardò con preoccupazione. "Non possiamo più sottovalutare questa cosa. C'è qualcosa di molto strano che sta accadendo qui."

"Lo so," rispose Amara, "ma cosa possiamo fare? Sembra che ogni volta succeda la stessa cosa, e non riesco a ricordare altro."

Sylvia pensò per un momento, poi disse: "Andiamo in cucina a prendere un caffè. Dobbiamo parlarne seriamente."

Sedute al tavolo della cucina, con le tazze davanti a loro, Sylvia cercò di mettere insieme i pezzi del puzzle. "Quindi, la sequenza è sempre la stessa: la botola, la grotta, il mare, l'uomo misterioso, e poi ti ritrovi qui, bagnata e svenuta. Ma non ricordi nulla di come torni indietro."

Amara annuì. "Esatto. Non capisco come sia possibile. È come se qualcuno o qualcosa mi stesse portando indietro ogni volta."

"Ma chi?" si chiese Sylvia ad alta voce. "E perché? E poi c'è quel bagliore che ho visto. Potrebbe essere una sorta di portale?"

"Potrebbe essere," rispose Amara, "ma perché portarmi sulla spiaggia solo per farmi tornare indietro?"

 

Amara dopo la volta precedente aveva fatto installare delle telecamere in ogni punto utile per vedere la sequenza dell’azione eseguita dall’ipotetico terzo ibrido. Era il momento di capire qualcosa di più. Amara e Sylvia erano pronte a guardare i filmati. Si sedettero davanti al computer, il cuore che batteva forte per l'ansia e l'eccitazione. Sylvia accese il PC e si collegò alle telecamere. Con uno sguardo intenso si concentrarono sul monitor.

 

Una Parte di Verità sulle Telecamere Digitali

La telecamera della stanza da letto mostrava Amara e Sylvia che dormivano serenamente. Poi, Amara iniziò a muoversi, alzandosi dal letto con movimenti lenti e rigidi, come se fosse in uno stato di ipnosi. La telecamera del piano terreno riprese Amara mentre si avvicinava alla botola e si spogliava per poi scendere dalla botola. L'immagine si spostò sulla telecamera posizionata all'interno della botola, dove si vedeva Amara arrivare.

Fu allora che accadde qualcosa di straordinario. Apparve un portale, un vortice brillante e traslucido con l'acqua di mare visibile dall'altra parte. Amara, senza esitazione, si tuffò nel portale e iniziò a nuotare. Poi, il portale scomparve, lasciando dietro di sé solo il vuoto della grotta.

Passò circa un'ora. Poi, il portale riapparve, ma questa volta la scena era diversa. La telecamera mostrava una spiaggia sconosciuta, con sabbia bianca e onde che si infrangevano dolcemente. Un uomo alto, con il volto coperto, emerse dal portale. Portava Amara, svenuta, tra le braccia. L'uomo salì dalla botola, posò Amara a terra, poi scomparve nuovamente attraverso il portale che si chiuse dietro di lui.

Amara e Sylvia si scambiarono uno sguardo incredulo. Non riuscivano a capire il senso di tutto ciò. Amara parlò per prima, la sua voce tremante per l'emozione.

"Non capisco... chi è quell'uomo? E cosa fa in quell'ora in cui io non ricordo nulla?"

Sylvia annuì, profondamente perplessa. "È come se avesse un controllo su di noi. Sappiamo che io sono predisposta agli svenimenti, ma tu, Amara... tu non sei facilmente soggetta a queste cose. E non c'è alcun segno di percosse. Semplicemente, svieni."

Amara si strinse nelle spalle, incapace di trovare una spiegazione. "Deve avere un potere enorme. Qualcosa che ci supera entrambe. Ma perché ci porta lì? E cosa fa mentre noi siamo incoscienti?"

Sylvia si strofinò il mento pensierosa. "C’è una forza energetica enorme dietro tutto questo. Ma non abbiamo indizi sul perché lo faccia o cosa voglia ottenere. È come se fossimo pezzi di una scacchiera che lui sta muovendo senza farci capire il gioco."

Amara annuì, pensierosa. "Forse cerca qualcosa... o forse vuole usarci per qualcosa. Ma cosa potrebbe essere così importante da giustificare tutto questo?"

Sylvia sospirò. "E poi, chi è veramente quest'uomo? Non riusciamo a vedere il suo volto, ma la sua presenza è potente. Non sembra né amico né nemico, ma ha un controllo su di noi che è spaventoso."

Amara si lasciò cadere su una sedia, esausta. "Dobbiamo scoprire di più su di lui. Non possiamo continuare a vivere con questa incertezza. Ma come possiamo farlo?"

Sylvia si sedette accanto a lei, guardandola negli occhi. "Forse dobbiamo trovare qualcuno che possa aiutarci, qualcuno con più conoscenze su questi fenomeni. E dobbiamo stare attente, molto attente."

Le due ragazze si guardarono, la determinazione nei loro occhi. Sapevano che avevano bisogno di risposte e che l'unico modo per ottenerle era continuare a cercare, esplorare e forse confrontarsi direttamente con l'uomo misterioso.

"Per ora, restiamo vigili," disse Sylvia. "E continuiamo a cercare indizi. Non sappiamo cosa voglia, ma non possiamo permettergli di controllarci così."

Amara annuì. "Sì, siamo più forti di quanto lui possa immaginare. E insieme, troveremo la verità."

 

Riguardarono bene la scena sotto la botola. Si vedeva Amara entrare nella grotta e poi, con una determinazione quasi ipnotica, buttarsi nel mare oltre il portale. La si vedeva nuotare sott'acqua, e poi il portale scompariva. Dopo circa un'ora, il portale riappariva, ma questa volta mostrava la spiaggia e l'uomo alto e mascherato che portava a braccia Amara, svenuta.

Sylvia fissava lo schermo, le sopracciglia aggrottate. "Amara, è questo il momento cruciale. Da quando ti svegli nella spiaggia e vedi l'uomo mascherato... che succede dopo?"

Amara si concentrò, cercando di ricordare. "Non lo so, Sylvia. So solo che mi sono svegliata sulla spiaggia e ho visto quell'uomo. Ma poi... tutto diventa nebbioso. Ricordo solo di essermi svegliata vicino alla botola."

Sylvia annuì, pensando. "È abbastanza intuibile che dal mare, in qualche maniera, tu finisca sulla spiaggia. Forse svieni perché non riesci a respirare, forse qualcuno ti ci porta. Ma ciò che è importante è cosa succede dopo che ti svegli sulla spiaggia e vedi quell'uomo. È da quel momento che dobbiamo capire di più."

Ne discussero a lungo, cercando di mettere insieme i pezzi del puzzle, ma senza trovare una soluzione.

Finalmente, Sylvia sospirò, alzandosi. "Andiamo a fare due passi, Amara. È mattino tardi, forse una passeggiata e un pranzetto in un ristorantino ci aiuteranno a schiarirci le idee."

Amara annuì, alzandosi anche lei. "Buona idea. Forse ci serve solo un po' di aria fresca."

 

Uscirono insieme, camminando per le strade tranquille, godendosi il sole del mattino. Le loro menti, tuttavia, continuavano a tornare alla grotta, al portale, e a quell'uomo misterioso.

Trovarono un piccolo ristorante accogliente e si sedettero a un tavolo all'aperto. Ordinarono del cibo e un po' di vino, sperando che rilassarsi un po' potesse portare nuove intuizioni.

Mentre aspettavano i loro piatti, Sylvia fissò Amara. "Se quello che abbiamo visto è reale, allora c'è qualcuno là fuori con un potere immenso. E questo qualcuno ti ha portata indietro sana e salva. Ma perché? E cosa vuole da te?"

Amara scosse la testa, esausta. "Non lo so, Sylvia. Non riesco a capire cosa significhi tutto questo. Ma sicuramente non è finita."

I loro piatti arrivarono, ma anche mentre mangiavano, le loro menti erano altrove, cercando risposte. Alla fine del pasto, si guardarono, perplesse.

"Siamo bloccate," disse Sylvia. "Non sappiamo chi è quest'uomo, né cosa vuole."

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L’Incontro con McGregor

Sylvia e Amara decisero quella sera di andare da McGregor, nel cimitero dei Covenanters. McGregor, vedendole arrivare, le accolse con un sorriso e offrì loro un calice di sangue. Sylvia, nonostante i suoi sforzi, sentì un leggero capogiro ma riuscì a non farsi vedere da McGregor, che in quel momento era girato. Tuttavia, non sfuggì alla risatina di Amara, che pensava tra sé: "L'unica vampira al mondo che sviene alla vista del sangue." Sylvia, che intuiva il pensiero di Amara, rispose con un sorrisetto: "Solo il primo bicchiere, e sto migliorando..."

Seduti insieme in un angolo tranquillo del cimitero, Amara e Sylvia iniziarono a raccontare a McGregor tutto ciò che era successo di recente. Raccontarono della botola, della grotta, del mare e dell’uomo misterioso. McGregor continuò, con lo sguardo pensieroso e preoccupato: "È molto probabile che abbiate a che fare con il terzo ibrido solo un essere così potente potrebbe farvi svenire solo con la sua energia."

Sylvia non poté trattenersi: "Beh, io svengo spesso e per molto meno." Amara sorrise: "Io no, però."

McGregor continuò: "Il posto che descrivete non sembra esistere su questa Terra. Ho sentito parlare di un manoscritto, un vecchio libro che potrebbe contenere informazioni su questo terzo ibrido. Si trova in un’abbazia sconsacrata, gestita da un anziano vampiro amico mio, Bartholomew. L’abbazia di Blackwood, immersa nelle colline scozzesi. Questo manoscritto potrebbe darvi le risposte che cercate."

Sylvia annuì. "E tu cosa sai di questo terzo ibrido?"

McGregor rifletté un attimo. "È nato prima dell'anno 0. Si chiama Aurelian e si dice che abbia poteri oltre la nostra comprensione. È stato avvistato solo raramente negli ultimi duemila anni."

Le due donne si scambiarono uno sguardo, cercando di assorbire tutte queste nuove informazioni. McGregor continuò: "La spiaggia che avete visto potrebbe appartenere a un metaverso parallelo, un quadrante che non è di questo mondo. Questo spiegherebbe perché Google non riconosce quel luogo."

 

Dopo essere uscite dal cimitero dei Covenanters, Sylvia e Amara decisero di fermarsi in un pub per raccogliere le idee e discutere sul da farsi. Ragionarono con logica, cercando di mettere insieme i pezzi del puzzle. Il portale, almeno da questo lato, si trovava nella cantina-grotta della villa di Amara. Probabilmente era stato costruito molto tempo fa, visto che la villa era antica. Si trattava di capire se in passato fosse appartenuta a questo Aurelian, vampiro-ibrido, oppure se lui lo avesse costruito in assenza di Amara, dato che lei per molto tempo non era stata a Edimburgo.

Era ormai certo che Aurelian cercava proprio loro due, il loro essere ibridi era in qualche modo di suo interesse. Non sembrava intenzionato a far loro del male, ma renderle incoscienti e portarle chissà dove per un'ora ripetutamente non era una cosa gradita.

 

Decisero di andare a vivere per un po' a casa di Sylvia e di incontrare a breve Bartholomew, il monaco amico di McGregor, per leggere il manoscritto e cercare di capire con chi avevano a che fare.

Amara, con un sorriso malizioso, chiese a Sylvia se avesse del sangue a casa sua. Sylvia rispose di sì, che Natasha e Miriam le avevano regalato due scatoloni di sangue.

"Perfetto, allora andiamo," disse Amara.

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Entrate in casa di Sylvia, Amara prese una bottiglia di sangue e lo versò nei calici. Con un'aria che faceva sembrare la sua richiesta la cosa più normale del mondo, chiese a Sylvia: "Puoi toglierti i jeans, rimettere gli stivali, togliere il top e rimettere il giubbotto di pelle? Mi piacerebbe vederti solo con il giubbotto, gli stivali e il perizoma."

Sylvia sorrise e la accontentò, avvicinandosi poi a lei con un sussurro provocante: "Ti piace vedermi svenire vestita così, vero?"

Amara rispose con un sorriso malizioso: "Mi piace in qualunque modo, ma così lo trovo ancora più eccitante." Mostrò a Sylvia il calice pieno di sangue, e come previsto, Sylvia crollò a terra svenuta. Amara la adorava così, andava in estasi quando Sylvia era in quello stato.

Aspettò che Sylvia si riprendesse, poi bevvero insieme. Durante la conversazione, alternarono discorsi seri con battute sensuali.

"Ti piace proprio vedermi così, vero?" disse Sylvia, facendo cadere leggermente il giubbotto per scoprire una spalla.

Amara le rispose con un sorriso provocante: "Sì, è vero. Sei irresistibile."

Alla fine, Sylvia sussurrò: "Mordimi."

Amara esitò per un attimo. "Non so se dovrei..."

"Desidero che lo faccia," insistette Sylvia, guardandola con occhi pieni di desiderio.

Il desiderio era troppo forte da resistere, così Amara affondò i denti nel collo di Sylvia. Poi la raccolse delicatamente e la portò a letto, mettendosi accanto a lei. Quando Sylvia si riprese si avvolsero l'una nell'altra, trascorrendo una notte stupenda insieme, fatta di passione e intimità.

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