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Sylvia Blake: l'Eredità del Sangue

Cap. 6: L'Abisso Eterno

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Arrivate a casa, sembrava che perfino l'incredibile entusiasmo che le aveva rese così unite ora fosse ancora maggiore. Si amavano in maniera totale e senza pensieri. Non appena chiusero la porta, si spogliarono subito, rimanendo con i perizomi, e si sistemarono comodamente sul divano.

"Ok, dobbiamo scegliere un nome per la nostra agenzia," disse Sylvia, con un sorriso malizioso. "Qualcosa che catturi l'essenza di quello che facciamo. Deve essere breve, contenere i nostri nomi e avere dentro di sé la parola 'incubo' o qualcosa di simile."

"Giusto," rispose Elena, grattandosi il mento pensierosa. "Magari qualcosa come 'Incubo Investigations'?"

Sylvia rise. "Abbastanza buono, ma forse un po' troppo generico. E poi, mancano i nostri nomi. Che ne dici di 'Sylvia & Elena's Nightmares'?"

Elena rise e le diede un colpetto sulla spalla. "Suona come una band rock degli anni '80!"

"Ok,," rispose Sylvia, ridendo. "Facciamo qualcosa di più elegante. 'Incubo SylElen Investigations'?"

Elena fece una smorfia. "Mi sembra un po' forzato. Che ne dici di 'Dream Stalkers: Sylvia & Elena'? Suona abbastanza figo e lascia intendere che ci occupiamo di cose soprannaturali."

"Hmm, non male," disse Sylvia, giocando con una ciocca dei suoi capelli. "Ma 'Dream Stalkers' suona più come se fossimo noi i cattivi. E se provassimo con 'Guardiane degli Incubi'?"

Elena scosse la testa. "Troppo lungo e non contiene i nostri nomi. Ma mi piace l'idea di essere delle guardiane. Magari 'Incubi S&E Investigazioni'?"

"Suona meglio," disse Sylvia. "Ma forse possiamo renderlo ancora più diretto. Che ne dici di 'Nightmare Hunters: Syl & El Investigations'?"

Elena rise. "Mi piace! È diretto e chiaro, e suona come una squadra di supereroi."

"Perfetto," disse Sylvia, sorridendo. "E possiamo aggiungere un sottotitolo tipo 'Specializzate nel Soprannaturale'."

Mentre continuavano a stuzzicarsi e ridere, ogni proposta sembrava portarle più vicine alla decisione finale.

"Allora," disse Elena, avvicinandosi a Sylvia con un sorriso malizioso. "Siamo d'accordo su 'Nightmare Hunters: Syl & El Investigations'?"

"Assolutamente," rispose Sylvia, avvicinandosi a sua volta.

Le due si abbracciarono strettamente, consapevoli che qualunque nome avessero scelto, la vera forza della loro agenzia stava nella loro unione, nella loro complicità e nel loro amore incondizionato.

Era tardo pomeriggio e decisero di uscire per una passeggiata, un'ottima occasione per discutere dei loro progetti. Il primo argomento era il nome dell'agenzia.

"Allora," iniziò Sylvia, camminando fianco a fianco con Elena, "il nome 'Nightmare Hunters: Syl & El Investigations' mi piace, ma sono sicura che possiamo trovare qualcosa di ancora più incisivo."

"Sì, anch'io penso che possiamo fare di meglio," rispose Elena. "Abbiamo già avuto delle buone idee, ma dobbiamo trovare qualcosa che sia perfetto."

"Che ne dici di 'Sylena's Night Watch'?" propose Sylvia.

Elena ridacchiò. "Suona come una guardia notturna. Forse possiamo pensare a qualcosa di più legato agli incubi e alle indagini."

Passarono a parlare del lavoro di Elena. Era una questione seria e doveva essere risolta.

"Sai," disse Elena, con un'espressione pensierosa, "ho deciso cosa fare riguardo al mio lavoro. Non mi licenzierò subito. Prenderò un anno di aspettativa. Così non rubo lo stipendio, resto un agente speciale con licenza e obbligo di intervento in caso di necessità. E soprattutto, avrò il distintivo e il tesserino che saranno molto utili per l'agenzia."

Sylvia annuì con entusiasmo. "Sembra la soluzione migliore. In questo modo hai il tempo di vedere come va l'agenzia e non tagli subito i ponti con la polizia. Dopo un anno, potrai decidere con più chiarezza."

"Esattamente," rispose Elena, visibilmente sollevata dalla decisione.

Poi passarono a parlare del logo aziendale.

"Che ne pensi di usare i nostri volti con un'espressione particolare?" suggerì Sylvia. "Potrebbe essere intrigante."

"Mi piace," disse Elena. "Oppure potremmo usare uno spettro, qualcosa che rappresenti il soprannaturale."

Continuarono a discutere di altre idee, passando da una proposta all'altra. Parlarono di simboli antichi, creature mitologiche e anche di un logo minimalista con solo le iniziali dell'agenzia.

Discutendo, il tempo volava. Guardando l'orologio, si resero conto che erano già le 23.

"Wow, il tempo è volato," disse Elena. "È stata una giornata piena, ma siamo riuscite a discutere di tante cose importanti."

"Sì, e sono così felice della decisione che hai preso riguardo al lavoro," rispose Sylvia, avvicinandosi per un bacio. "Adesso possiamo concentrarci completamente sulla nostra agenzia e sulla nostra vita insieme."

Si abbracciarono, consapevoli di aver fatto grandi progressi e di avere un futuro entusiasmante davanti a loro.

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L’Abisso Eterno

Proprio in quel momento, Sylvia ed Elena videro Natasha e Miriam insieme. La prima cosa che notarono fu l’incanto che quelle donne emanavano. Ai loro occhi sembrava di vedere due stelle brillare nell'oscurità del resto del mondo. Fu una sorpresa inaspettata e molto gradita. Anche Natasha e Miriam erano visibilmente contente di vederle.

"Ciao, belle signore," salutò Natasha con un sorriso radioso.

"Ciao a voi," rispose Sylvia, visibilmente entusiasta. "Che sorpresa meravigliosa!"

Elena aggiunse, "Stavamo proprio discutendo del nostro nuovo progetto e sarebbe fantastico coinvolgervi nei nostri discorsi."

Dopo qualche minuto di chiacchiere per strada, Elena e Sylvia proposero di continuare la conversazione davanti a un bicchiere di torbato, sapendo che le vampire potevano apprezzare quel tipo di liquore.

Natasha e Miriam si scambiarono uno sguardo d'assenso, poi Natasha disse, "Va benissimo qualunque posto desideriate, ma dobbiamo confessarvi che a Edimburgo esiste un locale underground riservato solo ai vampiri. Gli umani non possono entrare a meno che non siano accompagnati da un vampiro che garantisca per loro. È un posto davvero unico, e siamo sicure che vi piacerà. Si chiama 'L'Abisso Eterno'."

Sylvia ed Elena si guardarono, entusiaste dell'idea. Sylvia, con un sorriso un po' incerto, ricordò, "Devo ammettere che i miei piccoli problemi emozionali potrebbero essere un ostacolo."

Miriam rispose con un sorriso comprensivo, "Non preoccuparti, Sylvia. È raro che un umano non perda i sensi vedendo quel posto. Ma siamo sicure che, con un po' di pratica, riuscirai a gestire tutto."

Decisero di andare. Natasha e Miriam guidarono il gruppo attraverso vicoli nascosti fino a una porta apparentemente anonima. Natasha suonò un campanello e, dopo un istante, la porta si aprì rivelando un locale affascinante e misterioso. L'atmosfera all'interno era carica di un'energia palpabile, con luci soffuse e arredi gotici che conferivano un’aura mistica al luogo.

Natasha si avvicinò al barman, un uomo dall’aspetto antico e affascinante, e spiegò che Elena avrebbe avuto bisogno di una tessera speciale per poter entrare.

"Sono accompagnate da noi," disse Natasha. "E questa umana, Elena, avrà bisogno di una tessera speciale."

Il barman annuì e, in pochi minuti, preparò due tessere: una per Sylvia e una speciale per Elena. "Benvenute all'Abisso Eterno," disse con un sorriso enigmatico.

Elena e Sylvia erano affascinate. "Questo posto è incredibile," sussurrò Elena a Sylvia.

"Sì, lo è davvero," rispose Sylvia. "E con Natasha e Miriam qui, mi sento molto più tranquilla."

Si sedettero a un tavolo, e il barman servì loro quattro bicchieri di torbato. Le conversazioni continuarono, fluendo liberamente tra risate e riflessioni serie.

"Allora, stavamo parlando del nome della nostra agenzia," disse Sylvia, cercando il parere delle vampire. "Abbiamo pensato a 'Nightmare Hunters: Syl & El Investigations', ma siamo aperte a suggerimenti."

Natasha sorseggiò il suo drink, riflettendo. "Mi piace l'idea di includere 'Nightmare'. Ma cosa ne pensate di 'Incubo Notturno: Investigazioni Syl & El'? È un po' più diretto."

Elena annuì, apprezzando il suggerimento. "Sì, suona bene. È incisivo e chiaro."

Continuarono a discutere anche del logo. "Pensavamo a qualcosa con i nostri volti o uno spettro," disse Elena. "Ma se avete altre idee, accettiamo consigli."

Miriam sorrise. "E se usaste un simbolo antico? Qualcosa che rappresenti la vostra unione e la forza contro il soprannaturale?"

Sylvia rifletté. "Mi piace. Potremmo usare un simbolo antico, magari intrecciato con le nostre iniziali."

Dopo aver gustato il loro torbato, Miriam chiese a Sylvia e Elena: "Vi darebbe fastidio se ordinassimo due calici di sangue per noi?

Elena rispose con fermezza: "Assolutamente no, non ci disturba. Io prenderò un altro torbato."

Sylvia, che sorprendentemente non era ancora svenuta nonostante il sangue presente ovunque nel locale, disse: "Ci mancherebbe, ma se svengo, non vi preoccupate. Mi riprenderò velocemente. Ho scoperto che succede solo una volta nello stesso contesto."

Chiamarono il cameriere, e quando Natasha ordinò due torbati e due calici di sangue, Sylvia intervenne, dicendo: "Tre calici di sangue e un torbato solo, grazie."

Le tre donne la guardarono con sorpresa. Il cameriere vampiro prese l'ordinazione e tornò poco dopo con le bevande. Sylvia prese il suo calice, mentre le altre tre non toccarono le loro bevande, osservandola attentamente.

Sylvia avvicinò il calice alle labbra, ma prima che potesse bere, svenne. Riuscì a posare il calice sul tavolo prima di perdere conoscenza. Elena le diede dei leggeri schiaffetti sul viso, e Sylvia si riprese con un sorriso.

"Stai bene?" chiese Elena, la preoccupazione mescolata alla complicità nella sua voce.

Sylvia annuì. "Sì, sto bene." Poi, con determinazione, prese di nuovo il calice. Le altre tre la guardavano con una combinazione di stupore e rispetto.

Il locale era un posto underground vibrante, illuminato da luci soffuse e adornato con tende di velluto nero. La musica elettronica pulsava nell'aria, creando un'atmosfera avvolgente. Vampiri danzavano con grazia e intensità, le loro figure eleganti muovendosi come ombre nell'oscurità.

Sylvia avvicinò il calice alle labbra, sorseggiò il sangue e si fermò un attimo, assaporandolo. La sensazione che provò fu ineguagliabile, estasi pura. Il sangue era denso e ricco, il sapore intenso e vibrante le riempì i sensi in un modo che non aveva mai provato prima.

"È... è meraviglioso," disse, con un sorriso raggiante e occhi brillanti di emozione.

Elena la guardava con gioia e incredulità. "Sono così orgogliosa di te," le sussurrò, prendendole la mano con tenerezza.

Natasha e Miriam sorridevano, rispettose e impressionate. "Hai fatto un grande passo, Sylvia," disse Miriam. "Non è da tutti affrontare le proprie paure così."

Natasha aggiunse: "Il fatto che tu svieni non è di alcuna importanza. Anzi, ti rende ancora più speciale ai nostri occhi."

Sylvia sorrise, sentendosi finalmente accettata e compresa. "Grazie, ragazze."

Continuarono a chiacchierare, e Sylvia finì il suo calice di sangue. La sensazione di estasi non diminuì, ma si fece più gestibile. Ora sapeva che poteva affrontare questa nuova parte della sua natura senza paura.

L'atmosfera nel locale era carica di un'energia speciale, una combinazione di amicizia, amore e comprensione reciproca. Quella sera, tutte e quattro sapevano che avevano trovato un legame profondo e indissolubile, qualcosa che le avrebbe unite per sempre.

Con i loro calici alzati, brindarono alla loro nuova avventura insieme, pronte a affrontare qualunque sfida il futuro avrebbe portato.

Fu Miriam a ordinare il terzo giro. "Tre calici di sangue e un torbato," disse al cameriere, con un sorriso enigmatico.

Sylvia prese il suo calice e, con una naturalezza che sembrava innata, lo bevve come se fosse la cosa più normale del mondo. Nel frattempo, Elena, che aveva già bevuto tre torbati, iniziava a sentire un leggero giramento di testa.

In quel momento, un vampiro molto affascinante si avvicinò a lei. "Posso avere l'onore di questo ballo?" chiese, con un sorriso che rivelava una fila di denti perfettamente bianchi e un carisma irresistibile.

Elena guardò le altre tre, soprattutto Sylvia, che la incitarono con entusiasmo. "Vai, divertiti!" disse Sylvia, ridendo.

Elena accettò l'invito e si lasciò condurre sulla pista da ballo. La musica elettronica pulsava nell'aria, i bassi profondi vibravano attraverso il pavimento. Il vampiro la prese tra le braccia e iniziò a danzare con una grazia e un'energia che la avvolgevano completamente. Le vampire femmine intorno a loro erano incredibilmente belle, vestite con abiti sensuali che accentuavano la loro eleganza naturale.

Mentre ballava, Elena si sentiva trascinata in un mondo di fascino e mistero. L'energia del vampiro era palpabile, avvolgendola in un abbraccio invisibile. Per un momento, solo un attimo, pensò: "Come potrei mai tornare a fare la poliziotta dopo aver vissuto questo?"

Si lasciò completamente andare, permettendo alla musica e all'atmosfera di trasportarla. La pista da ballo sembrava un luogo magico, dove il tempo e lo spazio non avevano più senso. Il vampiro la guidava con maestria, ogni movimento fluido e perfetto.

Dopo qualche tempo, Elena tornò al tavolo. Aveva un sorriso paradisiaco sul volto e un'espressione di pura felicità. Si lasciò cadere su Sylvia, che la accolse tra le braccia con un sorriso amorevole.

"Divertita?" chiese Sylvia, ridendo.

Elena, con gli occhi socchiusi, rispose: "È stata un'esperienza unica. Mi sento... incredibile."

Miriam e Natasha sorridevano, osservando la scena con complicità. "Questo posto ha un certo effetto su chiunque," disse Natasha, con un tono divertito.

"Benvenuta nel nostro mondo," aggiunse Miriam. "Siamo felici di condividere questa esperienza con voi."

Elena guardò Sylvia negli occhi e disse: "Non so come potrei mai tornare indietro. Questo mondo è troppo affascinante, troppo... perfetto."

Sylvia le accarezzò il viso. "Non devi tornare indietro. Siamo qui per viverlo insieme."

Con un ultimo brindisi, le quattro donne celebrarono il loro legame e la loro nuova avventura. La notte era ancora giovane, e il loro viaggio era appena iniziato.

Quando l'alba cominciava a farsi strada nel cielo, Natasha e Miriam guardarono Sylvia e Elena con un affetto sincero. Miriam, con un sorriso malizioso, disse a Sylvia, "Non siamo mica ibridi noi. Dobbiamo tornare ai nostri rifugi prima che il sole ci sorprenda."

Natasha aggiunse, rivolgendosi a entrambe, "Se volete rivederci, siamo spesso in questo locale. Elena, puoi venire anche da sola, basta che mostri la tessera. È una misura di sicurezza contro eventuali intrusi che potrebbero mettere a rischio la nostra clandestinità."

Si salutarono con abbracci affettuosi, promettendo di incontrarsi di nuovo presto. Sylvia ed Elena iniziarono il loro ritorno a casa a piedi. Elena era completamente estasiata dall'esperienza, e il suo entusiasmo si rifletteva in ogni movimento. Si lasciava sostenere da Sylvia, abbracciandola e toccandole il sedere continuamente.

Sylvia rideva, contraccambiando con piccoli gesti d'affetto. "Sei proprio su di giri, eh?" disse Sylvia, sorridendo.

Elena annuì, con occhi brillanti. "Non ho mai provato nulla di simile. Quel vampiro, quella danza, tutto... è stato incredibile."

"Voglio dire, anche tu sei incredibile," continuò Elena, ridendo e stringendosi ancora di più a Sylvia.

Sylvia la guardò con amore. "Sai, non avrei mai immaginato di essere così felice. Con te, ogni giorno è un'avventura."

Camminavano attraverso le strade tranquille, il cielo iniziava a tingersi di rosa e arancione e anche quella splendida notte finì.

L'Addio alla Vita Passata

Il mattino dopo Elena e Sylvia si svegliarono insieme, ancora abbracciate. Elena si sentiva perfettamente a suo agio con le mani tra il sedere di Sylvia e l'elastico del suo perizoma. "Vorrei che il tempo si fermasse," sussurrò Elena, "Voglio stare così per sempre."

Sylvia sorrise e la baciò dolcemente. Ma sapevano entrambe che la realtà le chiamava: dovevano andare al distretto di polizia per confermare la richiesta di un anno di congedo senza stipendio per Elena. Sylvia si spogliò a malincuore mentre Elena la aspettava sotto la doccia. Si vestirono con cura, scegliendo il perizoma perfetto per ogni eventualità, e si incamminarono verso il distretto a piedi.

Quando entrarono nel distretto, Elena provò un'ondata di nostalgia mista a estraneità. Quel luogo, che era stato casa e rifugio professionale per anni, ora sembrava lontano e quasi estraneo. Salutò i colleghi, cercando di mascherare il suo vero stato d'animo con sorrisi di circostanza.

"Elena, non posso crederci che tu te ne vada," disse Thompson, visibilmente confuso. "Sei stata proposta al SIS. Perché?"

Elena sospirò. "Ho bisogno di una pausa, Thompson. Voglio esplorare nuove strade."

"Ma il SIS... è un'opportunità che se capita, capita una volta nella vita," insistette Thompson, incredulo.

"Semplicemente non posso più continuare così," rispose Elena con un tono fermo ma dolce. "Non puoi capire fino in fondo, ma è qualcosa che devo fare per me stessa."

Mentre firmava i documenti, sentiva gli sguardi curiosi e le domande dei colleghi su di sé. "Davvero prenderai un anno di congedo senza stipendio?" chiese un altro collega, sorpreso.

"Sì," confermò Elena, "ho bisogno di tempo per riflettere e ricaricarmi."

Finalmente, con tutti i documenti firmati, Elena e Sylvia uscirono dal distretto. Elena si sentiva leggera, quasi come se un peso le fosse stato tolto dalle spalle. Guardò Sylvia con un sorriso, e insieme si abbracciarono mentre si incamminavano verso il loro nuovo orizzonte.

"Abbiamo fatto la scelta giusta," disse Elena, stringendosi a Sylvia.

"Sì, lo abbiamo fatto," rispose Sylvia. "E ora, avanti verso la nostra nuova avventura."

Elena e Sylvia avevano una sensazione di leggerezza e felicità, due importanti traguardi erano stati raggiunti nelle ultime ore. Sylvia aveva finalmente abbracciato la sua natura vampirica, bevendo due calici di sangue, anche se doveva ancora fare i conti con la sua sensibilità umana, sapeva che Elena sarebbe stata al suo fianco per sostenerla, almeno per il primo calice. Elena, dal canto suo, aveva finalmente trovato se stessa, liberandosi dalle catene che le impedivano di godere appieno di questa nuova fase della sua vita. Ora era davvero la padrona del proprio destino.

"Abbiamo fatto un passo enorme, Syl," disse Elena, guardandola con affetto. "Sono così orgogliosa di te."

Decisero di dedicare l'intera giornata a loro stesse. Volevano discutere del nome della loro nuova agenzia, del logo e dei loro giochi. Volevano passare la giornata insieme e concluderla con una cena fuori, ovunque si trovassero.

"Che ne dici di una bella gita in moto?" propose Elena. "Andiamo a nord per un'ora e ci fermiamo al primo posto che ci sembra bello."

"Perfetto," rispose Sylvia. "Ho proprio voglia di un po' di aria fresca e di tempo solo per noi due."

Salirono sulla moto e si diressero verso nord. Il vento tra i capelli e la strada che scorreva sotto di loro le faceva sentire libere e piene di energia. Dopo un'ora di viaggio, trovarono un piccolo lago incantevole, circondato da alberi e con un prato perfetto per un picnic.

"Questo posto è stupendo!" esclamò Sylvia. "Fermiamoci qui."

Stesero una coperta sul prato e si sedettero, godendosi la tranquillità del lago. Passarono la giornata a godersi il sole, il lago e la compagnia reciproca. Quando il sole iniziò a tramontare, decisero di andare a cena in un piccolo ristorante vicino al lago prima di rientrare a casa.

Appena rientrate a casa, si tolsero i jeans rimanendo in maglietta e perizoma. "Finalmente a casa," sospirò Elena, lasciandosi cadere sul divano. "Questo è il posto dove voglio stare, con te."

Sylvia si sedette accanto a lei, accarezzandole il viso. "Anche io, Elena. Qui con te, a vivere ogni istante al massimo."

Si guardarono negli occhi, consapevoli che avevano davanti a loro un futuro incerto ma eccitante, e che avrebbero affrontato ogni sfida insieme.

Sylvia fece per alzarsi dal divano, ma Elena la trattenne afferrandola per il perizoma e tirandola di nuovo giù accanto a sé. "E ora dove pensi di andare?" chiese Elena con un sorriso malizioso, anche se già conosceva la risposta.

"Stavo andando a controllare la posta elettronica per leggere dei due casi," rispose Sylvia.

"Lascia fare a me," disse Elena, alzandosi con grazia. "Sei troppo debole e chissà se resisterai quando leggerai."

Con un sorriso provocatorio, Elena si diresse verso il computer. Mentre il PC si accendeva, Elena regalò a Sylvia un balletto molto sensuale, muovendosi con eleganza e giocando con lo sguardo di Sylvia. Sylvia la guardava con un misto di divertimento e desiderio, ammirando la fluidità dei movimenti di Elena.

Finalmente, il computer era pronto. Elena si sedette e aprì la posta elettronica. "Vediamo un po' cosa abbiamo qui," disse, adottando un tono ironicamente professionale mentre cominciava a leggere i messaggi.

"Primo caso: 'Fantasmi nel vecchio teatro'. Qualcuno sostiene di aver visto delle ombre muoversi sul palco... uh, spaventoso!" disse Elena, enfatizzando il suo tono drammatico e facendo un gesto teatrale come se stesse per svenire, prendendo in giro Sylvia.

Sylvia rise, scuotendo la testa. "Oh, davvero? Fantasmi nel teatro? Sembra interessante."

"Secondo caso," continuò Elena, assumendo un'aria più seria. "'Scomparsa misteriosa di animali domestici'. Gli abitanti del quartiere hanno segnalato la scomparsa di diversi animali... che ne pensi?"

Direi che il secondo caso è più urgente," rispose Sylvia, riflettendo. "Ma il teatro... potrebbe essere una bella distrazione."

Elena annuì, tornando al suo tono normale. "Sono d'accordo. Iniziamo con la scomparsa degli animali, poi possiamo dedicarci ai fantasmi nel teatro. Chissà, magari è solo una leggenda urbana, ma vale la pena investigare."

"Perfetto," disse Sylvia. "Domani ci mettiamo subito al lavoro. Ma ora... torniamo a godere del nostro tempo insieme."

Elena sorrise, chiudendo il computer e tornando sul divano accanto a Sylvia. "Sì, hai ragione. Ora è il momento di noi due."

Si abbracciarono strettamente, rilassandosi e ridendo delle loro battute e scherzi, pronte ad affrontare nuove avventure, ma felici di godersi ogni istante della loro vita insieme.

Sylvia, osservando Elena con uno sguardo impaziente e un sorriso malizioso, ricordò: "Sai, per risolvere un caso prima di tutto dobbiamo sapere dove andare, parlare con qualcuno e prendere accordi. E non dimentichiamo di comunicare la parcella, a meno che l'offerta non sia più alta," aggiunse con un tocco di ironia.

Elena rise, apprezzando il lato pratico di Sylvia. "Hai ragione, amore. Le scartoffie sono il mio forte, ma tu sai come divertirti e questo mi piace tantissimo."

Sylvia prese il telefono e compose il numero indicato nella mail. Mentre aspettava la risposta, Elena si sedette accanto a lei, giocando distrattamente con una ciocca di capelli di Sylvia.

"Dobbiamo essere professionali, ma possiamo anche divertirci un po'," sussurrò Elena, strizzando l'occhio a Sylvia.

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Il Primo Caso della Nightmare Hunters: Syl & El Investigations

"Pronto, Nightmare Hunters: Syl & El Investigations," disse Sylvia quando una voce rispose dall'altro capo. "Sono Sylvia, parlo riguardo al caso della scomparsa degli animali domestici."

"Ah, sì. Grazie per aver chiamato," rispose la voce, chiaramente sollevata. "Abbiamo davvero bisogno del vostro aiuto. Gli animali domestici continuano a scomparire nel nostro quartiere e nessuno riesce a capire il perché."

"Capisco," rispose Sylvia, guardando Elena che annuiva con approvazione. "Prima di tutto, vorremmo parlare con qualcuno di persona. Possiamo incontrarci domani mattina?"

"D'accordo. Possiamo incontrarci domani alle 10:00 presso il nostro ufficio comunitario. Siamo disposti a pagare una somma generosa se risolvete questo mistero." "

Perfetto, ci vediamo domani alle 10:00," concluse Sylvia.

Chiuse la chiamata e guardò Elena con un sorriso soddisfatto. "Ecco fatto, abbiamo un appuntamento per domani mattina. E ora?"

Elena si avvicinò a Sylvia, avvolgendola in un abbraccio stretto. "Ora facciamo quello che ci piace di più."

La Scomparsa degli Animali

Alle dieci in punto, Sylvia ed Elena arrivarono al piccolo ufficio comunitario del quartiere, un edificio modesto ma ben tenuto, con un giardino curato e un'atmosfera accogliente. Appena varcata la soglia, furono accolte da un uomo di mezza età con un'aria preoccupata.

"Buongiorno, sono il signor Martin," disse l'uomo tendendo la mano. "Vi ringrazio per essere venute."

"Buongiorno, signor Martin," rispose Sylvia stringendo la mano con un sorriso professionale. "Io sono Sylvia e lei è Elena. Siamo qui per discutere del problema degli animali scomparsi."

"Grazie," rispose Martin, guidandole verso una piccola sala riunioni. "Abbiamo avuto troppi animali che sono scomparsi misteriosamente negli ultimi mesi. I residenti sono davvero preoccupati."

Elena e Sylvia si scambiarono uno sguardo. Avevano già sospetti che il caso potesse essere di natura ordinaria, forse un furto organizzato, ma volevano ascoltare attentamente prima di trarre conclusioni affrettate.

"Capisco la preoccupazione," disse Elena, appoggiandosi allo schienale della sedia. "Ci può raccontare tutto quello che sa? Ogni dettaglio potrebbe essere importante."

"Certamente," rispose Martin. "Gli animali scompaiono di notte, di solito tra mezzanotte e le tre del mattino. Non ci sono segni di lotta, né tracce particolari. È come se svanissero nel nulla. La maggior parte delle sparizioni avviene vicino al parco del quartiere."

Sylvia annotava diligentemente ogni dettaglio. "Avete notato qualcuno sospetto in zona? O magari ricevuto segnalazioni di attività strane?"

Martin scosse la testa. "Nulla di significativo. Solo qualche residente che ha visto ombre muoversi nel parco, ma potrebbe essere qualsiasi cosa."

"D'accordo," disse Sylvia, guardando Elena. "Potrebbe essere qualcuno che ruba gli animali per rivenderli, ma non possiamo escludere altre possibilità senza ulteriori indagini."

Elena annuì. "Esatto. Vorremmo fare un giro nel parco questa notte, se per voi va bene. Potremmo scoprire qualcosa di utile."

"Siete le benvenute," disse Martin. "Qualsiasi cosa possiate fare per aiutare sarebbe grandemente apprezzata."

Dopo aver concordato i dettagli per la sorveglianza notturna, Sylvia ed Elena uscirono dall'ufficio comunitario. Si avviarono verso il parco per una prima ispezione diurna.

"Non sembra molto soprannaturale, vero?" commentò Elena, osservando l'area circostante.

"Non proprio," rispose Sylvia, scrutando gli alberi e i cespugli. "Ma non possiamo mai essere sicure finché non indaghiamo a fondo. E tu sai che adoro le sorprese."

Elena sorrise, prendendole la mano. "Anche io. E se non altro, avremo una notte interessante."

Quella sera, dopo aver preparato tutto il necessario, tornarono al parco. Si nascosero in un angolo buio, osservando attentamente ogni movimento.

"Se è qualcuno che ruba animali, dovrà farsi vedere prima o poi," sussurrò Elena, tenendo lo sguardo fisso sulle ombre.

Sylvia annuì. "E se è qualcosa di soprannaturale, beh... siamo pronte anche per quello."

Le ore passavano lentamente, ma la loro attenzione non calava mai. Poco prima dell'alba, notarono un gruppo di individui che si muovevano furtivamente tra gli alberi, avvicinandosi alle case circostanti.

"Sembra che abbiamo trovato i nostri ladri," sussurrò Sylvia, mentre osservava attentamente.

Elena annuì. "Pronti per l'azione?"

"Prontissima," rispose Sylvia con un sorriso, cercando di mantenere il suo solito entusiasmo nonostante la gravità della situazione.

Con una coordinazione perfetta, Elena e Sylvia seguirono il gruppo, scoprendo presto che si trattava di una banda organizzata che rubava animali domestici per rivenderli. La scoperta accese una scintilla negli occhi di Elena, che sapeva che questo era un caso perfetto per le sue abilità investigative e il suo addestramento da poliziotta.

"Sylvia, sarà un lavoro principalmente mio questa volta," disse Elena, decisa. "Ma avrò comunque bisogno del tuo aiuto."

"Sono pronta a fare la mia parte," rispose Sylvia, seria.

In un gioco di ruoli inverso, Sylvia supportò Elena nelle indagini, usando le sue abilità per infiltrarsi e raccogliere informazioni preziose. Elena, con la sua esperienza, orchestrò un piano per incastrare la banda.

Due notti dopo, Elena e Sylvia organizzarono un'operazione per cogliere la banda in flagrante. Grazie alla loro collaborazione, riuscirono a sorprendere i ladri mentre caricavano gli animali rubati su un furgone.

"Fermi, polizia!" gridò Elena, esibendo il distintivo. "Siete in arresto!"

I ladri, colti di sorpresa, non ebbero il tempo di reagire. Con l'aiuto di Sylvia, Elena riuscì a immobilizzarli e chiamare i rinforzi. Fu un'operazione impeccabile, condotta con precisione e determinazione.

Dopo l'arresto, le due si fermarono a riflettere sul successo dell'operazione. Martin e i residenti del quartiere furono estremamente grati, ringraziando calorosamente Sylvia ed Elena per aver risolto il problema.

 

La Telefonata di Thompson

Una volta che la situazione si calmò, Elena e Sylvia tornarono a casa, felici di aver risolto il caso. Mentre stavano decidendo se cenare a casa o andare al ristorante, il telefono squillò. Era Thompson, il vecchio collega di Elena, che sapeva che ora viveva con Sylvia.

"Elena, sei stata fantastica!" esclamò Thompson dall'altra parte della linea. "Anche se non sei più in servizio, hai fatto un lavoro degno del miglior detective. Siamo tutti fieri di te."

Elena sorrise, felice di sentire quei complimenti. "Grazie, Thompson. Ma aspettati altri casi risolti, questo è solo l'inizio. Come agente investigativo speciale privato, ti prometto che ne vedrai delle belle."

Thompson rise. "Non vedo l'ora. E come si chiama questa tua agenzia?"

Elena rispose subito: "Nightmare Hunters: Syl & El Investigations."

"Bel nome," rispose Thompson. "In bocca al lupo, Elena. So che farai grandi cose."

Dopo aver riattaccato, Elena guardò Sylvia con un sorriso soddisfatto. "Hai sentito? Thompson ci ha fatto i complimenti!"

Sylvia ridacchiò. "Sono contenta, Elena. E ora, dove andiamo a festeggiare? A casa o fuori?"

Mentre si preparavano, si misero a scegliere degli abiti estremamente provocanti. Sylvia, con il suo solito spirito giocoso, faceva impazzire Elena con le sue provocazioni.

"Che ne dici di questo vestito?" chiese Sylvia, indossando un abito aderente che metteva in risalto ogni curva.

Elena la guardò con occhi affascinati. "Sei pericolosa, lo sai?"

"Sì, e mi piace esserlo," rispose Sylvia con un sorriso malizioso.

Continuarono a vestirsi, scambiandosi battute e risate. Elena si mise un vestito nero elegante ma sensuale, con uno spacco che mostrava la gamba. Sylvia optò per un abito rosso fuoco, audace e accattivante.

"Mentre ci prepariamo, vogliamo parlare del caso del teatro?" propose Sylvia.

"Sì, penso sia una buona idea," rispose Elena. "Dobbiamo raccogliere tutte le informazioni possibili prima di prendere una decisione."

Discussioni serie si intrecciavano con momenti di gioco e seduzione. La complicità tra di loro era evidente, ogni parola e gesto rifletteva l'intimità che condividevano.

Quando furono pronte, senza nemmeno dirsi nulla, capirono che la decisione era presa: avrebbero cenato fuori.

"Pronta per una serata memorabile?" chiese Sylvia, avvicinandosi a Elena e baciandola leggermente sulle labbra.

"Assolutamente sì," rispose Elena, sentendo un brivido di eccitazione.

Uscirono di casa mano nella mano, pronte a godersi una serata speciale, celebrando il loro successo e la loro nuova vita insieme. Il ristorante le aspettava, ma prima di tutto, erano pronte a vivere ogni istante con passione e gioia, come solo loro sapevano fare.

Prima di uscire, Sylvia decise di chiamare i responsabili del teatro. Voleva avere più informazioni sul caso così che lei e Elena potessero discuterne al ristorante.

"Mi piace come metti tutto insieme," disse Elena a Sylvia, ammirando il modo in cui riusciva a combinare lavoro e piacere in un'unica armoniosa sinfonia. "Per te, tutto fa parte della vita: le indagini, i giochi, l'amore, il divertirsi mentre ci si veste."

Sylvia, con il telefono in mano, guardò Elena con un sorriso complice. "È vero, tutto questo fa parte della nostra avventura. Non riesco a vedere il confine tra lavoro e piacere, e forse è proprio questo che rende ogni momento così speciale."

Mentre Sylvia parlava al telefono con i responsabili del teatro, Elena si appoggiò al muro, osservandola con affetto. Sylvia parlava con sicurezza e grazia, alternando momenti di serietà a battute leggere che facevano ridere anche chi era dall'altra parte della linea.

"Buonasera, sono Sylvia di Nightmare Hunters Investigations. Vorremmo sapere qualcosa di più sul caso del teatro. Potremmo avere qualche altro dettaglio?" chiese Sylvia.

Dall'altra parte, la voce rispose con entusiasmo. "Certamente, ci sono stati strani avvenimenti durante le prove, luci che si accendono e spengono da sole, rumori inquietanti, e addirittura alcune comparse hanno riferito di aver visto figure spettrali."

Sylvia ascoltava attentamente, facendo qualche domanda di tanto in tanto. "Capisco. Potremmo fissare un incontro per vedere di persona questi fenomeni?"

"Sì, sarebbe fantastico. Quando potreste venire?" rispose la voce.

"Domani pomeriggio andrà benissimo," disse Sylvia, gettando un'occhiata a Elena che annuiva con un sorriso.

"Perfetto, vi aspettiamo. Grazie mille," concluse Sylvia.

Elena, guardandola con ammirazione, sussurrò: "Ti amo, Sylvia."

Sylvia chiuse la chiamata e si avvicinò a Elena, accarezzandole il viso. "Anche io ti amo, Elena. Ora andiamo a divertirci e a festeggiare."

Continuarono a prepararsi, ridendo e scherzando. "Allora, parliamo del caso del teatro mentre ci godiamo una buona cena?" chiese Elena mentre si infilava un paio di orecchini eleganti.

"Sì, ma prima dobbiamo decidere dove andare a cenare," rispose Sylvia, indossando un paio di tacchi alti. "Che ne dici del ristorante sul lungomare? Ho sentito che hanno una vista mozzafiato."

"Perfetto," concordò Elena. "E stasera, magari, facciamo un brindisi ai nostri nuovi inizi."

Uscirono di casa, pronte per una serata memorabile. Mano nella mano, si incamminarono verso la loro moto, sentendo l'aria fresca della sera che prometteva nuove avventure. Ogni passo che facevano era un inno alla loro libertà e alla gioia di vivere ogni istante al massimo.

"Stasera parliamo del teatro, ma anche di noi, di ciò che vogliamo fare e di come vogliamo farlo," disse Sylvia con un sorriso radioso.

"Assolutamente," rispose Elena. "Perché questa è la nostra vita, e la vivremo a modo nostro."

Sylvia ed Elena entrarono nel ristorante, accolte da una luce soffusa e da un’atmosfera intima. Il locale era perfetto per una serata tranquilla, con tavoli appartati e candele tremolanti che creavano un’aura di romanticismo. Si sedettero a un tavolo vicino a una finestra, tenendosi per mano e scambiandosi sguardi complici.

"Questo posto è incantevole," disse Elena, accarezzando la mano di Sylvia. "Perfetto per discutere del nostro prossimo caso e per rilassarci un po'."

"Davvero," rispose Sylvia con un sorriso. "E poi, abbiamo tutta la notte davanti a noi."

Ordinarono una bottiglia di vino rosso e iniziarono a parlare del caso del teatro. Sylvia si appoggiò allo schienale della sedia, riflettendo sulle informazioni che avevano raccolto.

"Quindi, luci che si accendono e spengono da sole, rumori inquietanti e apparizioni spettrali," disse Sylvia. "Potrebbe essere una messa in scena, ma dobbiamo verificare di persona."

Elena annuì. "Sì, dobbiamo capire se c'è qualcosa di soprannaturale o se si tratta di un trucco. Ma domani pomeriggio saremo lì e lo scopriremo."

Dopo aver discusso del caso si rilassarono, gustando il vino e la compagnia reciproca. Sylvia guardò Elena negli occhi, sentendosi completamente a suo agio e felice.

"Dopo cena," disse Elena improvvisamente, "potremmo andare all'Abisso Eterno. È da un po' che non vediamo Natasha e Miriam, e l'appuntamento con il teatro è solo domani pomeriggio."

Sylvia annuì entusiasta. "Ottima idea. Mi manca quel posto e sarebbe divertente passare del tempo con loro."

Dopo aver terminato la cena e pagato il conto, si alzarono dal tavolo. Uscirono dal ristorante mano nella mano, il cielo notturno era limpido e le strade erano tranquille mentre si dirigevano verso l'Abisso Eterno.

"Questa serata è stata perfetta," disse Sylvia, stringendo la mano di Elena. "E ora, è il momento di divertirsi ancora un po'."

Elena sorrise, felice di avere Sylvia al suo fianco. "Sì, andiamo a vivere la notte al massimo. E domani, risolveremo il caso del teatro."

Camminarono insieme, immerse nel loro mondo di amore, avventura e mistero, ma prima di entrare nel club, Sylvia fermò Elena per un momento. La luce fioca della strada illuminava i loro volti mentre Sylvia prendeva un respiro profondo.

"Elena, devo chiederti una cosa," iniziò Sylvia, il tono serio ma dolce. "Sai che non bevo sangue da allora, e anche se vivo praticamente come un'umana, la mia natura di vampira è sempre presente. Stasera... desidero davvero tanto un calice di sangue."

Elena le sorrise, stringendole la mano. "Capisco, amore. Ma non vuoi svenire davanti a tutti, vero?"

Sylvia scosse la testa. "Esatto. Potresti essere la mia complice? Ordiniamo prima un bicchiere e poi mi accompagni in bagno o in un posto isolato. Così sverrò solo davanti a te. Dopo, potrò godermi la serata tranquillamente."

Elena rise affascinata. "Oddio, la regina dei vampiri sviene solo per me... è un piacere immenso."

Sylvia sorrise, sapendo quanto Elena amasse quella situazione. Si baciarono dolcemente prima di continuare a camminare lungo la strada oscura.

Lungo la Notte dell'Abisso

Arrivarono all'entrata del club, mostrarono le loro tessere e furono subito accolte dall'atmosfera pulsante dell'Abisso Eterno. Le luci rosse e viola creavano un'aria di mistero e fascino, con vampiri che ballavano e ridevano ovunque.

Si diressero al bar, e Sylvia ordinò un calice di sangue mentre Elena optò per un torbato. Quando i bicchieri arrivarono, Sylvia prese un respiro profondo e guardò Elena con un sorriso nervoso.

"Pronta?" chiese Elena con un luccichio negli occhi.

"Prontissima," rispose Sylvia, prendendo il calice e dirigendosi con Elena verso il bagno.

Una volta dentro, Sylvia bevve il sangue con un misto di desiderio e paura. Le sue palpebre si abbassarono quasi immediatamente, e come previsto, svenne. Elena la prese tra le braccia con delicatezza, assicurandosi che non si facesse male.

"Sei incredibile, amore mio," sussurrò Elena, posando Sylvia delicatamente su una panca del bagno. Dopo pochi minuti, Sylvia riaprì gli occhi, sentendosi rinvigorita.

"Grazie, Elena," disse Sylvia, alzandosi con un sorriso. "Ora posso affrontare la serata."

Tornarono nel club, e subito furono accolte dall'atmosfera vibrante. Il vampiro affascinante che aveva invitato Elena a ballare la volta precedente le notò e le salutò con un cenno. Natasha e Miriam erano già al loro solito tavolo, ridendo e chiacchierando con McGregor.

"Eccole, le nostre eroine!" esclamò Natasha, alzandosi per abbracciarle. "Com'è andata la serata finora?"

"Perfetta," rispose Elena, stringendo la mano di Sylvia. "E ora sarà ancora meglio."

Si unirono al gruppo, godendo della compagnia e dell'atmosfera. Il club era pieno di vita, con musica pulsante e vampiri che danzavano sotto le luci psichedeliche. McGregor raccontava una delle sue storie avvincenti, mentre Natasha e Miriam ridevano.

Sylvia, sentendosi finalmente a suo agio e piena di energia, guardò Elena con occhi scintillanti. "E se ballassimo un po'?"

Elena le sorrise, felice di vedere Sylvia così felice. "Certo, regina dei vampiri, portami sulla pista da ballo."

Si alzarono e si unirono agli altri, ballando e ridendo sotto le luci. La serata si trasformò in un turbinio di divertimento e connessioni, con il vampiro affascinante che si unì a loro, Natasha e Miriam che facevano battute, e McGregor che continuava a raccontare storie incredibili.

Verso l'alba, Elena e Sylvia tornarono a casa dopo aver salutato gli amici. Erano entrambe decisamente su di giri. Elena aveva bevuto cinque torbati, mentre Sylvia, dopo il primo calice svenire, si era scatenata, bevendone altri quattro e godendosi ogni momento di estasi.

Mentre camminavano per le strade deserte, Elena non smetteva di ringraziare Sylvia. "Non posso credere quanto sia stato affascinante sostenerti mentre svenivi. È stata la cosa più emozionante del mondo," disse Elena, con un sorriso radioso.

Sylvia rideva, cercando di spiegare: "Davvero, amore, sei tu che mi hai fatto un piacere. Mi hai dato la forza di godermi la serata senza preoccupazioni."

Arrivarono a casa, gli occhi di Elena luccicavano di desiderio. Sylvia si fece seria, iniziando a spogliarsi lentamente. Gettò i vestiti a terra, rimanendo solo col perizoma. Si avvicinò a Elena, i loro corpi quasi si sfioravano, e sussurrò con voce bassa e seducente: "Voglio che mi prendi tra le tue braccia, che mi tieni stretta come se fossi la cosa più preziosa del mondo. Lasciami sentire il tuo amore, Elena."

Una volta a letto, Elena si unì a Sylvia sotto le coperte, il loro calore corporeo che si mescolava in un abbraccio intenso. Si guardarono negli occhi, un silenzio carico di passione avvolgeva la stanza. "Grazie per questa notte," sussurrò Elena, accarezzando il viso di Sylvia.

"Sono io che devo ringraziarti," rispose Sylvia, con un sorriso dolce. "Tu mi fai sentire viva."

Le loro labbra si incontrarono in un bacio profondo e appassionato, e insieme passarono il resto della notte in un sogno di passione e tenerezza, i loro corpi e le loro anime intrecciati.

Alla fine si addormentarono, felici e abbracciate, pronte a vivere ogni giorno insieme con la stessa intensità e amore che le aveva unite quella notte.

Lo Spettro di Christopher Marlowe

La mattina seguente, Sylvia ed Elena si svegliarono che era già quasi ora di pranzo. Ancora avvolte nell'intimità della notte precedente, decisero di fare una colazione leggera. Tra una tazza di caffè e una fetta di pane tostato, parlarono della serata passata, ridendo e rivivendo i momenti più esilaranti e appassionanti.

"Non riesco a credere quanto sia stata incredibile la scorsa notte," disse Elena, sorridendo maliziosamente a Sylvia.

"Nemmeno io," rispose Sylvia, strizzando l'occhio. "Ma adesso dobbiamo concentrarci sull'incontro al teatro."

Finito il pranzo, Sylvia si fece seria. "Elena, non sono del tutto convinta che ci sia qualcosa di soprannaturale al teatro. Userò la mia sensibilità per capirlo. Se non sento niente, significa che non c'è nulla di strano. Dobbiamo farci portare nel punto dove i fenomeni sono più frequenti. Così, se dovessi svenire, almeno non ci sarà nessuno a vedere."

"Capito, capo," rispose Elena, con un sorriso affettuoso.

Una volta organizzate mentalmente, si prepararono per andare al teatro. Sylvia era vestita in modo elegante, ma pratico, pronta per ogni evenienza. Elena, invece, aveva optato per un look più casual ma altrettanto sofisticato.

Arrivate al teatro, furono accolte dal direttore, un uomo di mezz'età con i capelli brizzolati e un'aria preoccupata. "Grazie per essere venute," disse stringendo loro la mano. "Sono molto preoccupato per quello che sta succedendo qui."

"Ci spieghi di nuovo tutto, per favore," chiese Sylvia.

"Beh, ci sono stati strani fenomeni," iniziò il direttore. "Luci che si spengono da sole, oggetti che si spostano e, cosa più inquietante, alcune persone hanno accusato strani malesseri senza motivo apparente. Una giovane attrice, in particolare, è svenuta almeno tre volte."

"Possiamo parlare con lei?" chiese Elena.

"Certo, si chiama Anna," rispose il direttore. "È nel camerino, vi accompagno."

Sylvia ed Elena seguirono il direttore fino al camerino di Anna. La giovane attrice era visibilmente scossa, ma cercava di mantenere la calma. "Ciao, Anna," disse Sylvia con un tono rassicurante. "Siamo qui per aiutarti. Puoi raccontarci cosa è successo?"

Anna annuì. "È iniziato tutto qualche settimana fa. Sentivo un'energia strana, come se qualcuno mi stesse osservando. Poi, una sera, mentre provavo una scena, sono svenuta. È successo altre due volte, sempre nello stesso punto del palco."

Sylvia si scambiò uno sguardo con Elena. "Capisco," disse. "Portaci nel punto dove succedono questi fenomeni. Dobbiamo verificare."

Anna le accompagnò sul palco, indicando il punto preciso. Sylvia si concentrò, cercando di percepire qualsiasi segnale soprannaturale. Improvvisamente, sentì un'energia intensa e svenne. Elena la prese al volo, abituata a queste situazioni.

"Ok, c'è sicuramente qualcosa di strano qui," disse Elena, guardando Anna. "Dobbiamo parlare con tutti i testimoni, soprattutto con te, Anna. Vogliamo capire meglio cosa sta succedendo."

Anna raccontò di aver sempre avuto una certa sensibilità alle energie, ma mai aveva vissuto qualcosa di così intenso. "È come se ci fosse un'entità che cerca di comunicare con me," disse. "Ogni volta che svengo, sogno la stessa cosa: un uomo che mi chiede aiuto."

Sylvia, ormai ripresa, annuì. "Dobbiamo capire chi è quest'uomo e cosa vuole. Elena, dobbiamo indagare più a fondo."

"Ci metteremo al lavoro subito," rispose Elena, determinata.

Sylvia ed Elena interrogarono tutti i testimoni. Da ogni testimonianza emerse che le emanazioni più intense si verificavano sul palco. Il regista aveva deciso di provare in un altro punto proprio perché sul palco la situazione era diventata insostenibile. Lo spettacolo sarebbe andato in scena tra tre giorni e la preoccupazione era palpabile tra tutti.

"Ok, Sylvia," disse Elena, accarezzandole la mano. "Se c'è uno spettro, tu lo puoi vedere. Andiamo a casa, ci prepariamo e torniamo stanotte quando non ci sarà nessuno."

Sylvia annuì. "Sì, è la cosa migliore. Con meno distrazioni, riuscirò a concentrarmi meglio."

 

La Notte al Teatro

La notte calò sul teatro come un velo di mistero. Sylvia ed Elena, armate di torce e determinazione, tornarono al teatro. Grazie alle chiavi in possesso di Sylvia, entrarono senza problemi. Il teatro, vuoto e silenzioso, aveva un'aura ancora più inquietante.

"Pronta?" chiese Elena, stringendo la mano di Sylvia.

"Sempre," rispose Sylvia con un sorriso teso.

Cominciarono a girare dappertutto, esplorando ogni angolo del teatro. Quando arrivarono sul palco, Sylvia fu colta da vertigini. "C'è sicuramente qualcosa qui," mormorò, aggrappandosi a Elena.

"Sto iniziando a pensare che il teatro non sia così divertente di notte," disse Elena, cercando di alleggerire l'atmosfera.

Sylvia sorrise debolmente. "Aspetta di vedere quando ci sarà lo spettro. Allora sarà una festa."

Usò i suoi sali per amplificare la sua percezione. La sua natura di vampira rendeva la sensibilità ancora più intensa. Più si avvicinavano a un camerino particolare, più Sylvia sentiva una presenza forte. Le vertigini aumentavano e Elena dovette sostenerla spesso.

"Sembra che stiamo andando nella direzione giusta," disse Elena, cercando di mantenere il tono leggero. "Non svenire ancora, Sylvia. Altrimenti dovrò portarti in braccio di nuovo."

"Sei sempre così drammatica," scherzò Sylvia, ma la tensione era evidente nella sua voce.

Finalmente arrivarono davanti alla porta del camerino. Sylvia era visibilmente scossa. "Elena, questo è il punto. Sento la presenza più forte qui."

Sylvia ed Elena entrarono nel camerino, sentendo la forte presenza spettrale che li avvolgeva. Davanti a loro, l'uomo spettrale li fissava con occhi tristi e disperati.

"Chi sei?" chiese Sylvia, cercando di mantenere la calma mentre sentiva l'energia sovrannaturale pervaderle ogni fibra.

"Sono il vecchio regista di questo teatro," iniziò l'uomo spettrale, la sua voce un sussurro echeggiante. "Ho dedicato la mia vita alla rappresentazione di questa opera. Ma il copione originale è stato rubato e nascosto. Il regista attuale ha modificato il finale, rendendola un'opera mediocre e priva di senso rispetto a quello che avevo scritto."

Elena guardò Sylvia con un misto di stupore e determinazione. "E dove si trova questo copione originale?" chiese.

"Nello scantinato," rispose lo spettro. "Se lo userete per le prove e la rappresentazione, potrò finalmente trovare pace."

Sylvia annuì, decisa. "Lo faremo. Troveremo il copione e convinceremo il regista a usarlo."

Elena si voltò verso Sylvia. "Andiamo. Non c'è tempo da perdere."

Le due uscirono dal camerino e si diressero verso lo scantinato. Il luogo era polveroso e pieno di vecchi oggetti di scena. Dopo alcuni minuti di ricerca, trovarono una vecchia scatola con il copione originale. Elena lo sollevò con cura, soffiando via la polvere.

"Trovato," disse, sollevata. "Andiamo a mostrarlo al nostro amico spettrale."

Ritornarono al camerino e mostrarono il copione al fantasma. "Ecco," disse Sylvia. "Faremo di tutto per convincere il regista a usare questo."

L'uomo spettrale annuì. "Se userete il copione giusto, non disturberò più le prove sul palco. Ma ricordate, avete solo tre giorni."

Sylvia ed Elena uscirono dal teatro, determinazione nei loro occhi. Una volta a casa, discussero il piano per il giorno successivo.

La mattina seguente, decisero di affrontare il regista durante le prove. Quando arrivarono, il regista era concentrato sul lavoro, irritato dalla loro interruzione.

"Che c'è adesso?" sbottò, lanciando loro un'occhiata infastidita.

"Abbiamo qualcosa di importante da dirti," iniziò Elena, mostrando il copione. "Abbiamo parlato con lo spettro del vecchio regista. Questo è il copione originale, quello che dovrebbe essere usato per lo spettacolo."

Il regista scoppiò a ridere. "Spettro? Ma per favore! Non ci penso nemmeno a cambiare il copione adesso."

Sylvia fece un passo avanti, la sua voce ferma. "Se non cambi il copione, continuerai a essere tormentato dalle presenze. Questo teatro non troverà pace."

Il regista scosse la testa. "Bugie, tutte bugie. Non ho tempo per queste sciocchezze."

Frustrate ma determinate, Sylvia ed Elena decisero di parlare con il direttore del teatro. Spiegarono tutta la situazione, dal copione rubato al fantasma che cercava pace.

Il direttore ascoltò attentamente, il volto serio. "Se ciò che dite è vero, dovremmo fare qualcosa. Ma purtroppo io non posso interferire con le scelte artistiche del regista, lo potrei licenziare, ma a tre giorni dallo spettacolo sarebbe un suicidio, e poi, sinceramente, che prove ho? Uno spettro?"

Sylvia ed Elena uscirono dall'ufficio del direttore con la sensazione di aver sbattuto contro un muro. Il direttore non aveva alcun potere sul regista, e la situazione sembrava senza via d'uscita. Mentre scendevano verso il camerino del fantasma, si scambiarono uno sguardo determinato. Avevano ancora una carta da giocare, entrarono e parlarono con lo spettro.

"Abbiamo parlato con il direttore. Non ci può aiutare," spiegò Sylvia mentre Elena annuiva anche senza vedere lo spettro.

"Il regista, è stato proprio lui a rubare il manoscritto e a modificarlo," proseguì Sylvia con un tono di sconforto.

Il fantasma sospirò, la disperazione evidente sul suo volto etereo. "Non troverò mai pace. Il mio lavoro sarà per sempre rovinato."

Sylvia si fece avanti con uno sguardo deciso. "Aspetta. Ho un'idea. E se... e se tu potessi dirigere lo spettacolo?"

Il fantasma la guardò incredulo. "Come sarebbe possibile?"

"Entrando nel mio corpo," spiegò Sylvia. "Io diventerò il tuo tramite. Potrai dirigere lo spettacolo come volevi, e io sarò il tuo mezzo per farlo."

Elena annuì, entusiasta del piano. "Nel frattempo, io prenderò le impronte digitali dal copione e farei arrestare il regista per furto e frode."

Il fantasma sembrava sollevato, ma ancora dubbioso. "Sarà possibile?"

"Sì," rispose Sylvia con fermezza. "Fidati di noi."

 

Sylvia Dirige l’Opera Guidata da Christopher Marlowe

Sylvia ed Elena si scambiarono un ultimo sguardo prima di mettere in moto il piano. Mentre Elena si dirigeva verso il regista con il copione in mano, pronta a far scattare l'arresto, Sylvia preparava il camerino per il rito.

La polizia non tardò ad arrivare e arrestare il regista truffaldino. Il direttore del teatro era in stato di shock, incapace di capire cosa stesse succedendo. Fu Elena a spiegargli la situazione, omettendo la parte sovrannaturale. "Sylvia ha molta esperienza come regista. Conosce bene questo spettacolo e porterà avanti la compagnia fino alla rappresentazione."

Il direttore, non avendo altra scelta, acconsentì con un cenno.

Sylvia si trovava ora sola nel camerino, con il fantasma davanti a lei. "Sei pronto?" chiese, il cuore che batteva forte nel petto.

"Sì," rispose il fantasma con un tono solenne. "Sono pronto."

Sylvia chiuse gli occhi e si concentrò. Sentì una strana energia avvolgerla, come un freddo vento che penetrava nella sua pelle. Il fantasma iniziò a fondersi con il suo corpo, un'esperienza che era al contempo terribile e meravigliosa. Sentiva la sua essenza essere invasa, ma al tempo stesso arricchita, come se stesse diventando qualcosa di più grande.

"Ti senti bene?" la voce del fantasma ora era nella sua mente.

"Sì," rispose Sylvia, aprendo gli occhi. "Sono pronta."

Le mani di Sylvia tremavano leggermente mentre il processo si completava. Sentiva il fantasma all'interno di lei, una presenza distinta ma non minacciosa. Era una fusione di volontà e scopo, un'unione che avrebbe permesso loro di salvare lo spettacolo.

Elena rientrò nel camerino, trovando Sylvia in piedi, visibilmente cambiata. "Come ti senti?" chiese preoccupata.

"Mi sento... potente," rispose Sylvia con un sorriso enigmatico. "Ora possiamo fare quello che dobbiamo."

 

Sylvia spiegò a Elena che la loro impresa era possibile solo grazie alla sua natura soprannaturale. "Per il tempo delle prove, lascerò il controllo del mio corpo allo spettro," disse Sylvia, guardando Elena con serietà. "L'autore potrà dirigere l'opera come desiderava, e poi andrò nel camerino per riprendere il mio corpo. Dovrò farlo due volte. Al terzo giorno, se tutto andrà bene, assisteremo insieme alla rappresentazione."

"Non posso credere che tu faccia tutto questo," disse Elena, ammirata. "Sei incredibile."

Sylvia sorrise, una scintilla di determinazione nei suoi occhi. "Lo faccio per noi. E per lui. Merita di vedere la sua opera rappresentata correttamente."

 

Durante le prove, Elena osservò con stupore come il corpo di Sylvia, ora guidato dal fantasma, dirigeva la compagnia con una maestria eccezionale. Gli attori, inizialmente scettici, rimasero immediatamente colpiti dalla competenza e dall'intensità della nuova regista. La giovane attrice protagonista, che aveva avuto i maggiori problemi con le manifestazioni spettrali, trovò nuova fiducia sotto la guida ispirata del fantasma attraverso Sylvia.

"Sylvia è straordinaria," mormorò uno degli attori, sbalordito.

"Non è solo la trama," disse un altro, "ma come ci fa sentire. È come se capisse perfettamente ciò che dobbiamo fare."

Elena, guardando Sylvia, sentiva una profonda ammirazione crescere dentro di sé. "Sei davvero incredibile," sussurrò, sapendo che il fantasma dentro Sylvia poteva sentirla. "Grazie per questo."

Il fantasma, attraverso Sylvia, annuì leggermente, continuando a dirigere con una precisione impeccabile. Le prove continuarono senza intoppi, ogni attore sentiva di aver finalmente trovato la propria voce e il proprio posto nello spettacolo. L'opera, originariamente modificata in modo mediocre, prendeva vita in modo vibrante e autentico.

Dopo il secondo giorno di prove, Sylvia si ritirò nel camerino per permettere al fantasma di uscire dal suo corpo. Elena la raggiunse, preoccupata ma piena di speranza. Quando il fantasma lasciò Sylvia, lei apparve stanca ma soddisfatta.

"È stato... incredibile," disse Sylvia, respirando profondamente.

"Lo so," rispose Elena, prendendole la mano. "Hai fatto un lavoro magnifico. Domani sarà perfetto."

"Speriamo," disse Sylvia con un sorriso stanco. "Ho chiesto al direttore tre posti in galleria. Voglio che anche il fantasma possa vedere la sua opera."

Elena annuì, felice della premura di Sylvia. "Sarà una serata indimenticabile."

Il giorno seguente, Sylvia ed Elena si prepararono per lo spettacolo con un misto di eccitazione e nervosismo. Gli attori, ispirati dalla guida di Sylvia, erano pronti a dare il meglio di sé. La giovane attrice protagonista si avvicinò a Sylvia poco prima che le luci si accendessero sul palco.

"Grazie," disse Anna, la giovane attrice, con gli occhi pieni di gratitudine. "Non avrei mai potuto farcela senza di te."

Sylvia le sorrise, toccata dalle sue parole. "È stato un lavoro di squadra. Ora vai là fuori e rendi orgoglioso quell'autore."

Con un ultimo sguardo complice, Sylvia ed Elena si diressero verso i loro posti in galleria. Mentre le luci si abbassavano e il sipario si alzava, sapevano che stavano per assistere a qualcosa di straordinario. Il fantasma, seduto invisibile accanto a loro, emanava una sensazione di pace e gratitudine.

Lo spettacolo iniziò, e fin dalle prime battute, fu chiaro che sarebbe stato un trionfo. L'intensità delle interpretazioni, la precisione dei movimenti, la passione palpabile nel teatro – tutto parlava dell'eccezionale lavoro svolto da Sylvia e dall'autore attraverso di lei.

Alla fine dello spettacolo, il pubblico esplose in un applauso fragoroso. Gli attori, visibilmente emozionati, si inchinarono ripetutamente, ricevendo ovazioni da ogni angolo del teatro.

Sylvia ed Elena si guardarono, i loro occhi lucidi di gioia. "Ce l'abbiamo fatta," sussurrò Sylvia, stringendo la mano di Elena.

Alla fine dello spettacolo, il pubblico era in piedi, applaudendo con entusiasmo. Gli attori, sudati e soddisfatti, si inchinavano ripetutamente, mentre il direttore del teatro, visibilmente commosso, saliva sul palco con un microfono in mano.

"E ora," annunciò, "vorrei chiamare sul palco colei che ha reso tutto questo possibile: Sylvia Blake."

Gli applausi aumentarono di intensità mentre Sylvia, visibilmente emozionata, si avvicinava al centro del palco. Fece un cenno discreto allo spettro, invisibile agli occhi del pubblico ma presente in modo tangibile per lei, che sorrideva e applaudiva dal fondo del teatro.

Sylvia, con un gesto elegante, allungò un braccio verso lo spettro. "Questo riconoscimento," disse con voce ferma, "va anche a chi ha creato questa straordinaria opera." Le lacrime invisibili del fantasma si materializzarono sul palco, scintillando come gocce di rugiada alla luce dei riflettori. Solo Sylvia poteva vedere quelle lacrime, un segno dell'immensa gratitudine e dell'intensità dell'emozione del momento.

Dopo i ringraziamenti e i saluti, Sylvia ed Elena scesero nel camerino insieme allo spettro. L'atmosfera era carica di emozione mentre il fantasma, finalmente in pace, si preparava a dissolversi.

"Il mio nome," disse lo spettro, la voce tremante di commozione, "è Christopher Marlowe."

Sylvia ed Elena si guardarono, impressionate. "Grazie, signor Marlowe," disse Sylvia con reverenza. "È stato un onore."

Con un ultimo sorriso, il fantasma di Marlowe si dissolse in una cascata di luce. La stanza sembrò riempirsi di un calore confortante mentre la sua presenza svaniva, lasciando solo una sensazione di pace.

Uscirono dal camerino e salirono dal direttore per i saluti finali e per discutere della parcella. Il direttore, con un sorriso soddisfatto, consegnò a Sylvia una busta. "Non solo abbiamo risolto il nostro problema," disse, "ma abbiamo anche assistito a uno spettacolo indimenticabile. La vostra parcella è raddoppiata, come premio personale."

"Siamo onorate," rispose Sylvia, prendendo la busta. "E molto grate."

Uscirono dal teatro, camminando fianco a fianco per le strade notturne di Edimburgo. Le luci della città riflettevano nei loro occhi, mentre l'aria fresca della notte le avvolgeva. Elena si girò verso Sylvia, i suoi occhi brillanti di affetto e ammirazione.

"Sai," disse Elena, sorridendo, "questa notte è stata magica. E non solo per lo spettacolo."

Sylvia la guardò con tenerezza, prendendole la mano. "Lo so. È stata un'esperienza indimenticabile. E l'ho condivisa con te."

Si fermarono sotto un lampione, le stelle scintillanti sopra di loro. Elena avvolse le braccia attorno a Sylvia, tirandola in un abbraccio stretto. "Ti amo, Sylvia," sussurrò, le parole piene di emozione.

"Ti amo anche io, Elena," rispose Sylvia, sentendo il calore e la sincerità di quelle parole. "E non c'è niente che non farei per te."

Rimasero così, abbracciate sotto il cielo notturno di Edimburgo, il cuore colmo di felicità e di una nuova consapevolezza del loro legame speciale. Le stelle sopra di loro sembravano brillare un po' più intensamente, come se stessero celebrando con loro quell'amore straordinario.

Dopo, mano nella mano, percorsero le strade tranquille di Edimburgo fino a raggiungere i Giardini di Princes Street, un luogo incantato e romantico, perfetto per loro. La luce della luna illuminava il parco, creando giochi di ombre morbide e misteriose.

Si distesero sull’erba soffice, e Sylvia guardò Elena con occhi colmi di amore e passione. "Non riesco a credere quanto ti amo," mormorò, sentendo il suo cuore battere all’unisono con quello di Elena.

Elena si chinò su di lei, il loro respiro si intrecciava nell’aria fresca della notte. "Sei tutto per me, Sylvia. Ogni momento con te è un dono," sussurrò, prima di baciarla con un’intensità che racchiudeva tutte le emozioni che provava.

Sylvia, avvolse le braccia attorno a Elena, trascinandola a sé. Le loro labbra si incontrarono in un bacio profondo e appassionato, e il mondo sembrò fermarsi per un attimo, lasciando spazio solo al loro amore. Le mani di Elena accarezzavano delicatamente il viso di Sylvia, mentre Sylvia accarezzava la schiena di Elena con le sue dita, sentendo ogni muscolo, ogni curva.

"Sei la mia forza e la mia debolezza," sussurrò Sylvia tra un bacio e l'altro. "Non voglio altro che te, per sempre."

Elena sorrise contro le sue labbra. "E io ti proteggerò sempre, amore mio," rispose, la sua voce piena di determinazione e dolcezza.

La notte sembrava avvolgerle in un abbraccio caldo e protettivo mentre continuavano a perdersi l'una nell'altra, in un mix di passione e tenerezza. Ogni bacio, ogni tocco, era un promemoria del legame profondo che le univa, un legame che nessuno avrebbe mai potuto spezzare.

Le stelle brillavano sopra di loro, come se stessero celebrando quel momento di puro amore e devozione. E sotto quel cielo stellato, nel cuore di Edimburgo, Sylvia ed Elena trovarono una nuova forza nel loro amore.

Non c'erano parole, e non ne avevano bisogno. Avevano messo in scena un'opera di uno dei drammaturghi più famosi al mondo, avevano aiutato la compagnia teatrale e il direttore, e avevano fatto arrestare un truffatore incapace... tutto in una notte, o quasi, in due giorni e mezzo.

Entrarono a casa così, con quelle espressioni di felicità che solo una vita libera e piena può dare. Si spogliarono lentamente, godendo del contatto intimo dei loro corpi. Sylvia versò due bicchierini di torbato, il loro aroma affumicato riempiendo l'aria mentre si accomodavano sul divano.

"Alla nostra avventura," disse Sylvia, alzando il bicchiere verso Elena.

Elena sorrise, i suoi occhi scintillanti di amore e gratitudine. "Alla nostra avventura, e a molte altre ancora," rispose, toccando il bicchiere di Sylvia con il suo.

Bevvero lentamente, assaporando ogni goccia, lasciandosi avvolgere dalla sensazione calda del liquore che scorreva dentro di loro. Il silenzio era confortevole, rotto solo dal lieve crepitio dei loro respiri e dal battito dei loro cuori all'unisono.

"Dovremmo farlo più spesso," mormorò Sylvia, appoggiandosi contro Elena. "Non le indagini, ma queste serate tranquille, insieme."

Elena la guardò con occhi pieni di amore. "Sono d'accordo. Ma sai, ogni avventura con te è una benedizione, che sia una notte tranquilla o un'indagine pericolosa."

Si abbracciarono, lasciandosi andare alla serenità del momento. L'eccitazione delle ultime ore cominciava a svanire, lasciando spazio a una dolce stanchezza.

L’Invito a Cena di Thompson

La mattina si era persa la magia della notte precedente, ma restava comunque quella splendida intimità che avevano nel vivere ogni momento insieme. Sylvia ed Elena giravano in perizoma per casa, consapevoli che questo piaceva a entrambe, e lo facevano senza inibizioni. Si toccavano spesso, a volte per caso, altre volte di proposito, e ridevano ogni volta.

Il telefono squillò. Sylvia andò a rispondere.

"Pronto?" disse Sylvia.

"Dottor Thompson! Che piacere sentirla!" esclamò Sylvia.

"Dì a quella sciagurata della tua amica che sta risolvendo più casi lei in congedo senza stipendio che tutto il resto del dipartimento," disse Thompson con una risata.

Sylvia rise e passò il telefono a Elena. "È per te, la sciagurata del dipartimento," disse, consegnando il telefono a Elena con un sorriso.

"Thompson, vecchio lupo di mare! Come stai?" Elena rispose, ancora ridendo.

"Sto bene, Elena. Solo volevo dirti che hai fatto un lavoro straordinario. Mi dispiace non averti più come collega, ma sono sinceramente contento per te. Forse hai davvero fatto la scelta giusta."

"Grazie, Thompson. Questo significa molto per me," rispose Elena con un tono affettuoso.

"Una sera dovremmo andare a cena insieme per raccontarci un po' di cose. E Sylvia non deve sentirsi di troppo, sarebbe un onore averla con noi," disse Thompson.

"Sarei felice di venire," rispose Sylvia, ascoltando la conversazione.

"Perfetto, allora è deciso. Vi aspetto entrambe," concluse Thompson.

Dopo aver chiuso il telefono, Sylvia e Elena si scambiarono un sorriso complice.

"Vedi?" disse Sylvia. "Anche Thompson sa che hai fatto la scelta giusta."

"Sì, e ha anche ragione. Grazie Sylvia," rispose Elena, abbracciandola.

"Adesso basta con le smancerie," disse Sylvia ridendo. "Abbiamo una giornata da vivere."

"Sì, e magari qualche indagine da risolvere," aggiunse Elena con un sorriso malizioso.

Le due donne continuarono a scherzare e ridere, godendosi la loro complicità e il legame unico che le univa. La giornata prometteva di essere luminosa.

Rimasero in cucina, ancora in perizoma, molto rilassate e distese, discutendo senza fretta degli argomenti che le univano. Il sole del mattino illuminava la stanza, rendendo l'atmosfera ancora più piacevole e intima.

Decisero di aprire un conto comune per tutto ciò che riguardava la società, suddividendo gli incassi esattamente al 50%.

"Quindi, l'80% degli incassi va nel conto societario e il 20% lo dividiamo per le spese personali," riassunse Elena.

"E con l'80% possiamo coprire tutte le spese, inclusi i ristoranti," aggiunse Sylvia.

"Perfetto. E se i guadagni continuano così, potremmo anche comprarci un camper," disse Elena sognante.

"Un camper?" Sylvia alzò un sopracciglio. "Perché non direttamente un castello?"

"Non sarebbe male. Ma restiamo con i piedi per terra, almeno per ora," rispose Elena ridendo.

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