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Oltre l'Illusione

Cap. 13: Padre Abrax e la Chiesa della Rinascita

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Un Pranzo Ristoratore

In aperta campagna, in una zona verde e pianeggiante, si ergeva una locanda accogliente, ideale per una sosta a pranzo. Le quattro donne arrivarono lì giusto in tempo per pranzare.

Parcheggiarono le moto all'ombra di un grande albero e si diressero all'ingresso della locanda. L'insegna cigolante sopra la porta, con il nome "Locanda del Prato Verde", prometteva un pasto ristoratore e un po' di riposo.

Sedettero a un tavolo di legno rustico, all'aperto sotto un pergolato ricoperto di viti. L'aria era fresca e l'odore della cucina casalinga riempiva l'aria.

"Finalmente qualcosa di diverso dal sangue," disse Sylvia con un sorriso ironico.

Il cameriere arrivò e prese le ordinazioni. Durante l'attesa, iniziarono a chiacchierare.

"Sai, Selene," disse Milhen, con uno sguardo furbo, "cos'è quella macchia rossa sul tuo collo? Sembra... oh, un morso di vampiro!"

Selene arrossì leggermente, ma rispose con prontezza. "Beh, sai com'è... non è facile viaggiare con un vampiro affamato." Amara sorrise divertita, dando una leggera gomitata a Selene.

Sylvia intervenne: "Sai, Milhen, pensavo che gli esseri soprannaturali fossero più discreti. Ma a quanto pare, Amara non riesce proprio a controllarsi."

Amara replicò, scherzando: "Non posso farci niente, Selene è semplicemente irresistibile."

Tutti risero, godendosi la leggerezza del momento. Il cibo arrivò e iniziarono a mangiare, chiacchierando tra un boccone e l'altro.

"Devo dire," disse Selene, "questo è molto meglio delle razioni che di solito portiamo in missione."

Milhen annuì. "Sì, ma non dimentichiamoci che dobbiamo ripartire subito dopo pranzo. Abbiamo una missione importante e dobbiamo raggiungere la base della zona montuosa prima di sera."

Sylvia alzò il bicchiere. "Un brindisi a noi, allora. Che questo pranzo ci dia la forza."

Amara e le altre sollevarono i bicchieri, brindando alla loro missione. "E soprattutto, che ci protegga dai demoni e dagli agenti," aggiunse Amara.

Dopo il pranzo, si sentirono rinvigorite. Pagato il conto e raccolte le loro cose, si prepararono a ripartire. Tornarono alle moto, indossarono i caschi e si assicurarono che tutto fosse pronto per il viaggio.

"Pronte?" chiese Amara, accendendo la Atheris Rex.

"Pronte," risposero le altre in coro.

Ripartirono, lasciandosi alle spalle la locanda e la pianura verde. La loro prossima destinazione era un piccolo paesino ai piedi della zona montuosa, dove avrebbero trovato un rifugio per la notte. Con il sole che iniziava a calare, sapevano che dovevano essere veloci e prudenti, ma per ora, il ricordo del pranzo condiviso e delle risate le accompagnava lungo la strada.

Una Sosta a Montelago

Il gruppo arrivò a un piccolo paesino chiamato Montelago, situato ai piedi delle montagne. Era ormai sera inoltrata e il luogo sembrava deserto. Non c'erano molte persone in giro, e quelle poche che c'erano guardavano il gruppo con sospetto. Amara suggerì di entrare nella locanda, prenotare delle stanze e, se possibile, trovare qualcosa da mangiare. Altrimenti, si sarebbero accontentate di bere qualcosa insieme.

Entrarono nella locanda e si avvicinarono al bancone. Il locandiere, un uomo corpulento e dall'aria scorbutica, le accolse senza particolare entusiasmo.

"Avete delle stanze libere?" chiese Amara.

Il locandiere annuì svogliatamente. "Due stanze, giusto?"

"Esatto," confermò Amara.

Dopo aver registrato le stanze, si sedettero a un tavolo vicino al camino. Amara chiese al locandiere se avesse qualcosa da mangiare.

"Non c'è molto," rispose l'uomo con un tono poco amichevole. "Posso portarvi del pane raffermo e del formaggio."

"Va bene, grazie," disse Sylvia, cercando di mantenere un tono cordiale.

Ordinarono una bottiglia di vino e il poco cibo disponibile. Mentre aspettavano, Amara volle ricordare al gruppo l'importanza della massima attenzione. "Se dovessimo incontrare un agente," iniziò Amara, "dobbiamo essere estremamente prudenti."

Milhen fece notare ad Amara che le uniche che potevano riconoscere un agente erano lei e Sylvia."

"Esatto," rispose Sylvia. "È per questo che le coppie sono state divise in questo modo."

Amara aggiunse: "Ricordate, difficilmente cercheranno di ucciderci. Quello che vogliono è la nostra anima. La fine di un ciclo vitale significherebbe la dispersione dell'anima in chissà quale corpo, ma una cattura comporterebbe torture indicibili per l'estrazione dell'anima."

Selene si mostrò curiosa: "Hai detto che nessuno è mai riuscito a estrarre un'anima, giusto?"

"Esatto," confermò Amara. "Adamas ne sa qualcosa. Nei libri del signor Mah e nel libro di Aisha e Kalki, si racconta di tentativi falliti di estrazione dell'anima. Le torture descritte sono terrificanti. Scariche elettriche che partivano dal corpo e arrivavano al cervello. Kalki raccontava di aver assistito in diretta al tentativo di estrazione dell'anima di Aisha ed è stata una cosa allucinante."

Milhen intervenne: "E poi c'è il rischio che, se i manipolatori prendessero me, potrebbero riattivare il controllo sulla mia mente."

"Esatto," disse Amara. "Potrebbero trasformarti in un'arma contro di noi."

Mentre discutevano, il locandiere tornò con un vassoio contenente pane raffermo e formaggio. Lo posò sul tavolo senza una parola e si allontanò rapidamente.

"Beh, meglio di niente," commentò Milhen con una risata.

Iniziarono a mangiare e a bere il vino, cercando di mantenere un'atmosfera leggera nonostante la tensione.

Dopo aver finito di cenare, decisero di ritirarsi presto per la notte. Avevano bisogno di riposare bene prima di affrontare la montagna il giorno successivo.

Milhen e Sylvia salirono le scale della locanda, mentre Amara e Selene si avviavano verso un'altra stanza. Entrando nella camera, Milhen iniziò a parlare, con un tono che era metà serio e metà scherzoso.

"Pensa un po', se mi catturano e mi fanno lottare contro di te. Secondo te, combatterei davvero?"

Sylvia rise, ricordando un episodio passato. "Ti ricordi quella volta che mi hai dato una botta in testa quando eri sotto il controllo dei demoni?"

Milhen dovette accettare il rimprovero, ma decise di trasformare la conversazione. "L'ho fatto perché eri così bella con quelle mutandine bianche," disse con un sorriso malizioso.

Continuarono a battibeccare scherzosamente, togliendosi i vestiti man mano. Milhen cercava ancora di scusarsi, anche se non riusciva a trattenere le risate.

"Te lo giuro, non volevo farti male," disse Milhen, rimanendo in reggiseno e mutandine. "Ma non riuscivo a resistere, eri così irresistibile."

Nell'altra stanza, Selene era sempre più attratta e affascinata da Amara. Avrebbe voluto che la vampira la mordesse. Si spogliò lentamente, restando solo con il perizoma rosso, mentre Amara la osservava, combattuta tra desiderio e ragione. Selene si avvicinò, accarezzandole il viso e sussurrandole all'orecchio. Gli occhi le brillavano di un desiderio che non poteva nascondere.

"Amara, fallo," le chiese con voce bassa e intensa. “Voglio sentire di nuovo quella connessione... ti prego.”

Amara, percependo il desiderio di Selene e il proprio bisogno crescere fino a traboccare, decise di accontentarla. "Va bene," sussurrò, "ma sarà diverso questa volta. Non ti morderò... userò solo il potere del mio tocco."

La vampira prese Selene tra le braccia, sfiorando delicatamente il suo collo con le labbra senza mordere, poi iniziò a toccarla in modo sensuale, concentrando la sua energia. Selene chiuse gli occhi, lasciandosi andare completamente a quelle sensazioni. Sentiva un calore avvolgerla, un piacere che le faceva perdere il controllo. Poco a poco, il mondo intorno a lei svaniva, mentre si abbandonava tra le braccia di Amara.

Amara sentiva l'energia fluire tra di loro, continuava a sfiorare Selene, finché non sentì il suo corpo rilassarsi completamente e perdere i sensi in modo dolce e piacevole.

"È magnifico," sussurrò Amara, guardando Selene addormentata tra le sue braccia. La vampira la posò delicatamente sul letto, accarezzandole il viso con affetto. "Riposa, mia dolce Selene. Domani ci aspettano nuove sfide."

Amara si infilò accanto a lei, abbracciandola teneramente.

La mattina, Selene si svegliò per prima. Si mise sopra ad Amara con un’espressione quasi minacciosa ma scherzosa. "Dannata vampira, cosa mi hai fatto? Non ho segni, non mi hai morso, non mi hai colpito, eppure mi sono trovata a sognare di volare con te. E ora sono qui. Cosa è successo? Cosa mi sono persa?"

Amara sorrise, accarezzandole il viso. "Non hai perso niente, mia cara. Ho usato il potere del mio tocco per farti sognare, per farti vivere un’esperienza diversa senza indebolirti."

Selene la guardò affascinata. "È stato meraviglioso. Mi sento come se avessi vissuto qualcosa di straordinario."

Dopo essersi fatte una doccia, le due coppie si incontrarono nella locanda per una rapida colazione. Tuttavia, decisero presto di andare altrove per mangiare, poiché l'oste non era né simpatico né disposto a fare uno sforzo per loro. Amara suggerì di spostarsi in un altro locale, e così fecero. Il gruppo girò per il paese, chiedendo informazioni sulla stradina che avrebbe dovuto portarle in cima alla catena montuosa. Le risposte furono scarse, e la gente del posto era per lo più sgarbata o non sapeva nulla.

Amara guardò il maplet per orientarsi. "La direzione è chiara. Faremo colazione nel primo villaggio che incontreremo, ma non torneremo mai più qui," disse con decisione.

Selene annuì. "Concordo. Prendiamo le moto e andiamo via da questo posto."

Durante il tragitto, il gruppo trovò un piccolo paese decisamente più bello e ospitale. Se l'avessero saputo, sarebbero andate lì sin dall'inizio. Il locale era situato lungo un fiume e aveva tanti tavolini all'aperto. Parcheggiarono le moto e si sedettero, godendo dell'atmosfera accogliente. Una cameriera gentile si avvicinò, prese le ordinazioni e parlò un po' con loro, mostrando un'ospitalità che mancava nel paese precedente.

Il fiume scorreva proprio sotto il locale, offrendo una vista incantevole e la possibilità di tuffarsi. Sylvia, osservando l'acqua scintillante, ci pensò un po' e poi, tra lo stupore di tutti, si spogliò e si tuffò nel fiume. "Sei pazza?" le gridarono, ma la tentazione era troppo forte. Una alla volta, tutte si spogliarono e si unirono a Sylvia, ridendo e schiamazzando mentre si godevano una bella nuotata.

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Milhen, ormai in confidenza con Selene, si trovò accanto a lei nel fiume. Notando l'assenza di segni sul collo di Selene, si avvicinò un po' troppo e chiese scherzosamente: "Amara è stata impegnata con i libri tutta la notte?"

Selene rise. "Esattamente, mi ha raccontato storie fino a farmi... svenire."

Poi le raccontò del ‘tocco’, Milhen sorrise, divertita. "Se Amara lo sa fare, allora anche Sylvia deve saperlo fare per forza." Con determinazione, si diresse verso Sylvia, che stava ridendo e spruzzando acqua alle altre.

"Sylvia!" Milhen la chiamò, avvicinandosi a muso duro. "Devi farmi la stessa cosa che Amara ha fatto a Selene, voglio provare il tocco, subito!"

Sylvia la guardò, sorpresa e divertita. "Ma cosa stai dicendo, Milhen?"

"Sai benissimo cosa intendo. Se Amara può farlo, anche tu puoi. Voglio provare anch'io!"

Sylvia rise, scuotendo la testa. "Non è così semplice, Milhen. Ci vuole una connessione speciale."

"Beh, allora facciamola diventare speciale," insistette Milhen, con un sorriso malizioso. "Vediamo se riesci a superare Amara."

Selene osservava la scena, ridendo. "Milhen, sei proprio senza speranza."

Amara si avvicinò, appoggiando una mano sulla spalla di Milhen. "Lascia stare Sylvia, Milhen. Ogni vampiro ha il suo stile."

"Lo so," rispose Milhen, ridendo. "Ma non posso fare a meno di essere curiosa. Voglio vedere di cosa è capace Sylvia."

Sylvia sospirò teatralmente. "Va bene, Milhen. Ma non qui nel fiume. Aspetta almeno di essere fuori dall'acqua, ok?"

Milhen aveva un po' esagerato, scherzando certo, ma Sylvia pensò che avesse bisogno di una lezione. Quando tutte raggiunsero la riva, Sylvia schiacciò l'occhiolino a Amara e Selene. Amara capì subito le intenzioni di Sylvia e sorrise, guardando Selene e facendole segno di osservare.

Sylvia chiamò Milhen vicino a sé. "Vieni qui, Milhen," disse dolcemente.

Milhen si avvicinò, ancora ridendo e scherzando. Sylvia la prese per mano e la baciò delicatamente. "Ti amo," le sussurrò. Poi, con una mossa rapida e precisa, fece lo stesso esatto tocco che Amara aveva fatto a Selene la notte prima.

Milhen alzò la testa, emettendo un gemito di piacere, e riuscì anche a sorridere prima di crollare a terra. Il tocco era stato lieve, giusto per farle capire che Sylvia era perfettamente capace. Milhen si riprese quasi subito, ma trovandosi a terra con le altre in piedi che la guardavano sorridendo, capì di essere svenuta e soprattutto capì il perché.

"Dovrei essere svenuta, giusto?" disse Milhen, alzandosi lentamente.

"Esatto," rispose Sylvia con un sorriso. "Solo per dimostrarti che posso farlo anch'io."

Milhen abbracciò Sylvia, ridendo. "Ok, ok, lezione imparata. Sei terribilmente brava."

Amara e Selene risero insieme. "Questa sì che è una lezione," commentò Selene.

Sylvia accarezzò il viso di Milhen. "Non ti preoccupare, l'ho fatto solo per gioco."

"È stato fantastico," ammise Milhen. "Non mi aspettavo che lo facessi davvero."

Amara si avvicinò, mettendo un braccio intorno a Selene. "Devo dire che Sylvia ha fatto un ottimo lavoro. Ma ora, torniamo al bar. La nostra colazione ci aspetta."

Ritornarono al bar ridendo e scherzando, ancora immerse nell'allegria del momento. Si sedettero ai tavolini, godendosi il sole del mattino. La cameriera tornò con le ordinazioni, sorridendo vedendo il loro buonumore.

"Dovreste venire più spesso," disse la cameriera. "Sembra che vi stiate divertendo un sacco."

"Assolutamente," rispose Selene. "Questo posto è fantastico."

Fecero colazione praticamente nude, con solo i perizomi addosso e completamente bagnate. La cameriera le guardava con occhi pieni di ammirazione, desiderando essere con loro, o meglio ancora, come loro. Si sedettero ai tavolini all'aperto, ridendo e chiacchierando apertamente.

Milhen, dimostrando che la lezione non era servita a molto, si rivolse a Sylvia con un sorriso malizioso. "E tu sapevi fare questo e non me lo hai mai fatto provare?"

Sylvia rispose divertita: "Ne so a decine, se non a centinaia di cose così..." Sorrise mentre parlava, provocando le risate delle altre.

"E tu, Amara," continuò Milhen, "non le dici niente? Sono tre giorni che vi conoscete e Selene ha già provato più cose di me."

Amara rise, mentre Sylvia ribatteva: "Non è assolutamente vero!"

Sylvia fece finta di toccare di nuovo Milhen nello stesso modo, ma l'idea di svenire nel mezzo del ristorante non era il massimo. Milhen, con un sorriso rassegnato, disse: "Va bene, sto zitta. Ma stasera lo voglio provare davvero. Se no, vado da Selene e Amara. Capito?"

A quel punto ridevano tutte e quattro, anche la cameriera non poté fare a meno di unirsi alle risate. Si vestirono e salutarono calorosamente la cameriera, promettendo che se mai fossero passate di nuovo da quelle parti, si sarebbero fermate e avrebbero passato del tempo anche con lei.

"Chissà dove andrete ora..." disse la cameriera con aria sognante.

Sylvia rispose con un sorriso enigmatico: "A salvare il mondo."

Le altre risero di cuore, ma nella risata della cameriera c'era un fondo di serietà, come se percepisse una verità nascosta in quelle parole. Le ragazze montarono sulle moto, pronte a riprendere il loro viaggio, con lo spirito leggero e la determinazione di chi sa di avere una missione importante da compiere.

La Chiesa della Rinascita

Secondo il Maplet, a breve avrebbero dovuto incrociare la stradina segnata da una piccola chiesa, che indicava l'inizio della salita. Arrivate alla chiesa, le quattro parcheggiarono le moto e decisero di visitarla prima di affrontare la salita terrificante.

L'edificio era antico e affascinante, con vetrate colorate e un'atmosfera serena. Mentre esploravano, Sylvia si fermò a guardare un affresco particolarmente bello, mentre Milhen, sempre curiosa, si avvicinò a un'antica statua di legno in un angolo poco illuminato della chiesa.

 

L’Attacco della Statua Animata

Improvvisamente, Milhen gridò di dolore. La statua aveva preso vita, afferrandola per il braccio con una forza sovrumana. Sylvia, che era la più vicina, si girò di scatto e vide Milhen in difficoltà. Senza pensarci due volte, corse verso di lei.

"Milhen! Tieni duro!" urlò Sylvia, mentre si lanciava contro la statua animata.

La statua sembrava indistruttibile e continuava a stringere il braccio di Milhen con forza crescente. Amara e Selene, che erano dall'altra parte della chiesa, non poterono fare nulla se non guardare con il cuore in gola, sperando che Sylvia riuscisse a intervenire in tempo.

Sylvia, con tutta la forza di cui era capace, afferrò la statua per le braccia e utilizzò la sua abilità vampirica per incrementare la sua forza. Con un colpo secco, riuscì a strappare il braccio della statua, liberando Milhen.

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Milhen, ancora dolorante, crollò a terra mentre la statua tornava a essere immobile. Sylvia la sollevò delicatamente, preoccupata per le sue condizioni.

"Sei ferita?" chiese Sylvia con voce tremante.

Milhen, pur scossa, riuscì a sorridere debolmente. "Niente di rotto, credo…" Amara e Selene si avvicinarono di corsa. "Cosa diavolo è successo?" chiese Amara, visibilmente preoccupata.

"La statua... ha preso vita e mi ha afferrato," spiegò Milhen, ancora in parte scioccata. "

Selene abbracciò Milhen, sollevata che fosse sana e salva.

Ripresero fiato e, dopo essersi assicurate che Milhen stesse bene, decisero di proseguire con la visita alla chiesa, ma con molta più cautela. La salita terrificante che le aspettava sembrava ora meno spaventosa, dopo l'incidente appena vissuto. Erano pronte ad affrontare qualsiasi cosa, unite e determinate a proteggersi a vicenda.

Abrax, il Monaco

Mentre le quattro erano ancora nella chiesa, un vecchio monaco si avvicinò loro. Le riconobbe subito, il che non era sorprendente considerando il loro aspetto distintivo e il loro scopo. Si presentò come il guardiano della chiesa, un luogo che segnava l'inizio di un lungo percorso che i pellegrini facevano per raggiungere il santuario. Tuttavia, il monaco spiegò che recentemente la chiesa e l'intero percorso erano stati occupati dalle forze dei demoni di Bergderbil.

"Questa chiesa è stata contaminata," disse il monaco, mostrando loro i segni delle percosse. "Un frangitore mi ha predetto il vostro passaggio e imposto di avvisarlo quando foste arrivate. Al mio rifiuto, mi hanno picchiato duramente e hanno messo trappole ovunque. La statua che ha attaccato una di voi ha sicuramente avvisato i demoni della vostra presenza."

Amara, Selene, Sylvia e Milhen ascoltavano attentamente, preoccupate per quello che avevano appena appreso.

"Quindi, ci stanno aspettando," disse Amara, pensierosa. "E questa chiesa è piena di trappole e rilevatori. Siamo già sotto osservazione."

Sylvia, con il suo passato di indagatrice dell'incubo, analizzava mentalmente la situazione. "Non abbiamo il tempo di esplorare e disinnescare tutte le trappole. Dobbiamo trovare una strategia per passare rapidamente e in sicurezza."

Il monaco offrì loro un pasto caldo fuori dalla chiesa. "Ho del vino molto buono. Forse un po' di ristoro ci aiuterà a pensare più chiaramente," disse con un sorriso stanco ma orgoglioso. Era devoto al santuario e felice che Kalki e Aisha avessero riaperto il varco.

Si sedettero fuori, circondati dalla bellezza naturale del luogo, ma consapevoli delle insidie che nascondeva.

Il gruppo di amiche si trovò di fronte a una situazione delicata, e le decisioni che avrebbero preso in quel momento avrebbero potuto cambiare il corso della loro missione. Amara e Sylvia, dotate di poteri straordinari, erano in grado di polverizzare decine di demoni e di distinguere tra le forme di non-vita e gli esseri senz'anima, inclusi gli agenti nemici. Selene e Milhen, pur essendo combattenti formidabili, non potevano affrontare da sole un numero così grande di avversari.

Milhen, con il suo coraggio e la sua determinazione, propose un'idea audace. "Sylvia, Amara," iniziò, "voi avete un potere straordinario. Sylvia, hai già visto i programmi demoniaci nella mia mente. Se unite le vostre forze, il vostro legame di carne, spirito e sangue, non potreste entrare nella mia mente e fare voi il lavoro che dovrebbe fare il professore e Lily?"

Amara rifletté ad alta voce, "Invertire il flusso... spostare i controlli dei programmi demoniaci da remoto a locale, trasferendoli al sistema centrale di governo della mente di Milhen."

Sylvia annuì, "Sì, è possibile. Ma sarà doloroso per te, Milhen, e non possiamo garantire che funzionerà. Potresti restare fuori combattimento per tanto tempo, e non sappiamo nemmeno quanto."

Milhen, determinata, rispose, "Sono migliaia di anni che questi stronzi ci comandano. Anche se resterò svenuta per qualche giorno, se mi prometti che mi stai vicina," disse guardando Sylvia, "che cosa vuoi che sia? L'importante è riuscirci. Magari in mezzo a questi programmi e documentazione troviamo anche il modo di neutralizzare gli agenti..."

Selene, ascoltando in silenzio, comprese la gravità della situazione. Sebbene fosse una combattente, riconosceva l'unicità e l'importanza di quel momento. Non parlò, mettendosi a totale disposizione per qualunque decisione venisse presa.

Amara e Sylvia sapevano che la decisione finale spettava a loro. Milhen aveva già deciso, ma ciò non bastava. Il monaco guardiano osservava con ammirazione il gruppo. Amara espresse a Sylvia le sue preoccupazioni riguardo la possibilità di danneggiare Milhen. Sylvia lo sapeva bene, ma Milhen era risoluta.

"Lasciare la decisione a Milhen è come aver già deciso," disse Sylvia. Poi, Milhen fece la domanda risolutiva. Disse rivolgendosi ad Amara e a Sylvia, "Se questa cosa toccasse a voi, invece che a me, voi che cosa fareste?".

Sylvia rispose con convinzione per entrambe, "Certo Milhen, hai ragione, lo affronteremmo sicuramente. Bene Milhen, allora è deciso!".

Amara annuì, "Dobbiamo farlo in chiesa. È parte del santuario e deve essere purificata. Chiediamo al monaco di stare fuori con Selene e Milhen di fare la guardia e di avvisarci con l'intercom quando arriveranno i demoni. Non devono fare atti eroici, solo nascondersi e lasciare che ce ne occupiamo noi. I demoni contro di noi non hanno alcuna chance."

Amara e Sylvia entrarono nella chiesa, pronte a purificarla e a mettere in atto il loro piano. Sapevano che il primo passo era sempre il più importante e spesso il più decisivo.

All'interno della chiesa, Sylvia si guardò intorno, sentendo l'energia oscura che permeava l'aria. "Amara, dobbiamo concentrarci. Questa chiesa è stata contaminata, ma possiamo purificarla insieme."

Amara annuì, chiudendo gli occhi e canalizzando la sua energia. "Sì, Sylvia. Iniziamo con il primo mattone. Dobbiamo riportare questo luogo alla sua gloria originale."

Fuori, il monaco, Selene e Milhen facevano la guardia. Selene, nervosa, chiese al monaco, "Quanto tempo ci vorrà?"

Il monaco, con uno sguardo rassicurante, rispose, "Non lo so, ma dobbiamo avere fede. Loro sono forti."

Milhen, con un sorriso determinato, aggiunse, "E noi faremo la nostra parte. Siamo pronte per qualunque cosa."

 

Il Piano di Purificazione

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Amara e Sylvia lavoravano fianco a fianco, combinando le loro energie per purificare la chiesa. Sentivano la presenza dei demoni avvicinarsi, ma erano determinate a completare il loro compito.

"Ce la faremo," disse Amara con fiducia.

"Sì, insieme siamo invincibili," rispose Sylvia, il suo potere brillando intensamente mentre iniziavano a purificare la chiesa, mattone dopo mattone.

Amara chiamò Milhen e le disse di seguirle. Il motivo era chiaro: se ci fosse stata troppa energia negativa, Sylvia sarebbe potuta svenire e avrebbe avuto bisogno di Milhen accanto a sé mentre Amara iniziava il lavoro di purificazione. Entrarono in chiesa in tre e, come previsto, appena varcata la soglia, Sylvia avvertì subito una potente energia oscura e si accasciò a terra. Mentre Amara proseguiva, Milhen sostenne Sylvia, cercando di tenerla sveglia.

Non durò molto, ma abbastanza da far capire che tutta la chiesa era impregnata di energie demoniache. Sylvia, che poteva vedere gli spettri e le entità demoniache, diede le prime istruzioni. "Amara, sono ovunque. Non sanno ancora che li vedo, stanno ridendo di noi. Ne hai cinque alla tua sinistra, a 30 gradi. Quelli a destra li faccio fuori io. Al tre, cominciamo le danze. Saranno una cinquantina in tutto."

Amara contò, "Tre... due... uno... che cominci il circo!"

Il Combattimento con i Demoni

Le due iniziarono a polverizzare i demoni con scariche energetiche. Sylvia, mentre eliminava uno dopo l'altro, continuava a dare indicazioni ad Amara. "45 gradi a destra," disse, e Amara eliminò tre demoni con un colpo preciso. I demoni, inizialmente perplessi, cominciarono a scappare per tutta la chiesa. Ogni attacco veniva contrastato da un sistema di difesa energetica che Sylvia e Amara avevano creato intorno a loro.

"Ne restano una decina," disse Sylvia, "ma stanno scappando da tutte le parti." Uno dei demoni tentò di raggiungere la porta, ma fu colpito da un colpo micidiale di Sylvia. Un altro si avvicinò pericolosamente ad Amara, sfidando la loro difesa. "Davanti a te, dritto," avvertì Sylvia, e Amara lo distrusse con un colpo preciso.

Alla fine, ne rimase solo uno. Sylvia fermò Amara. "Aspetta, questo lo voglio vivo." Si avvicinò al demone, che incredulo era appoggiato al muro. "Hai un secondo di tempo per mostrarti," gli ordinò. Il demone si rivelò, un demone di secondo livello. "Hai una sola possibilità. Vai da Serak di corsa, senza renderti invisibile, e digli che le ibride sono arrivate. Corri."

La Rinascita della Chiesa

Fuori, il monaco, Selene e Milhen sentirono un gran frastuono, poi all'improvviso, il silenzio. Una luce scese dal cielo, illuminando di nuovo la chiesa. I colori ripresero vigore e le campane tornarono a suonare. Videro il demone correre a perdifiato lungo la stradina in salita, mentre Amara e Sylvia uscivano dalla chiesa con aria trionfante.

Sylvia, con un sorriso, disse, "La chiesa è nostra."

A Land's End, un'altra stella sorvolò la città di luce, segno che un altro pezzo era stato riconquistato. Ora tutti sapevano che non c'erano solo Adamas, Kalki e Aisha, ma anche due vampire ibride pronte a dare filo da torcere a chiunque.

Il monaco, con un sorriso di sollievo, disse, "Avete fatto un lavoro incredibile. Il santuario è tornato a splendere grazie a voi."

Milhen, guardando Sylvia con ammirazione, aggiunse, "Questa volta, abbiamo davvero fatto la differenza."

Selene, con un sorriso complice, concluse, "E questo è solo l'inizio. Andiamo a salvare il mondo, ragazze."

Le quattro, unite più che mai, si prepararono a continuare la loro missione, consapevoli che la strada sarebbe stata lunga e pericolosa, ma decise a lottare per la salvezza di tutti.

Ora dovevano affrontare il problema più rischioso per Milhen: invertire il flusso dei comandi nella sua testa e spostare il controllo degli eventuali programmi demoniaci da remoto a locale. In pratica, il lavoro che avrebbero dovuto fare il vecchio professore e il piccolo genio Lily al Dark Sanctuary. Ma Milhen, versione terminator, serviva adesso. Non potevano pensare di raggiungere il santuario con la strada infestata da demoni, frangitori, forze di polizia corrotte di Bergderbil e, soprattutto, agenti che non potevano sconfiggere con il rischio che Milhen perdesse il controllo e si rivoltasse contro di loro. Ma se Milhen avesse avuto il controllo del potere energetico che le avevano installato i frangitori fin da piccola, avrebbero potuto cancellare anche gli agenti. Tuttavia, era rischioso.

Sylvia chiese ancora una volta a Milhen se era sicura di volerlo fare. Milhen annuì con determinazione.

"Sì, sono sicura. Dobbiamo farlo ora. Non c'è altro modo."

Sylvia spiegò il piano: lei e Amara, in un'azione congiunta, avrebbero portato Milhen all'incoscienza. Poi sarebbero letteralmente entrate come nebbia nella sua mente e avrebbero analizzato ogni singola cellula per identificare eventuali programmi demoniaci. Dopo sarebbero uscite, l'avrebbero svegliata e insieme avrebbero deciso come procedere. Nell'eventualità di trovare qualcosa di utile, sarebbero dovute rientrare per invertire i flussi energetici con scariche elettriche, un processo rischioso e imprevedibile.

Amara si avvicinò a Milhen e le disse di spogliarsi. Sylvia si posizionò dietro di lei. Con un piccolo gesto della mano, Amara fece addormentare Milhen, che cadde tra le braccia di Sylvia. Le due vampire erano freddissime, concentrate al massimo. Amara prese Milhen per le gambe e la adagiarono su un'ara, poi lei e Sylvia si misero di fronte, si presero le mani e diventarono una sola nebbia, penetrando nella mente di Milhen.

Selene e il monaco osservavano impietriti, increduli di fronte a tanto potere. Selene iniziò a sentirsi male, il monaco le offrì del whisky per calmarla.

Dopo quindici interminabili minuti, la nebbia uscì dal corpo di Milhen e le vampire tornarono alla loro forma normale. Sylvia accarezzò dolcemente il viso di Milhen, mentre Amara, con un gesto delicato, la svegliò.

Sylvia si avvicinò a lei, la baciò dolcemente e le chiese come si sentisse.

"Pensavo peggio," rispose Milhen con un sorriso debole.

Sylvia le prese la mano e la aiutò a sedersi. "Vieni, parliamo con gli altri."

Fuori dalla chiesa, si riunirono tutti con un paio di bottiglie di vino. Amara e Sylvia si scambiarono uno sguardo, sapendo già il responso. Amara parlò per prima: "Sylvia, dovresti essere tu a spiegare."

La Rivelazione su Milhen

Sylvia annuì e si rivolse a Milhen, ma anche agli altri. "La quantità di programmi dormienti che quei bastardi hanno installato in una ragazzina farebbe impallidire qualunque base NATO del mondo cardine. È un'autentica bomba nucleare pronta a esplodere. Purtroppo, non si possono cancellare perché sono sistemi integrati. Hanno fatto in modo che crescessero e si fondessero con le tue parti carnali."

Milhen portò una mano alla testa, stramazzando al suolo svenuta. Sylvia provò un colpo al cuore vedendola così. Era solo una bambina quando i demoni le fecero questo, e chissà a quanti altri l'avranno fatto. Sylvia chiese ai tre amici di lasciarla sola con Milhen. Era una ragazzina, non un terminator.

I tre entrarono in chiesa mentre Sylvia attendeva che Milhen riprendesse i sensi, tenendole la mano. Quando Milhen riaprì gli occhi, chiese scusa, ma la rivelazione era stata troppo da sopportare.

"Mi dispiace, Sylvia. È solo... troppo da assorbire."

Sylvia si sentiva in colpa, ma doveva ancora dirle qualcosa di ancora più terribile. Decise che fosse una cosa che riguardava solo Milhen e cominciò a parlare.

"Milhen, quello che ti hanno fatto è oltre ogni immaginazione. Non hanno solo installato dei programmi, ma li hanno integrati con il tuo organismo. Nessuno potrà mai toglierli, nemmeno il professore e il genio. Ma possiamo invertire i flussi e dare a te, e solo a te, tutto il loro potere. Non è più una scelta, ma un obbligo se non vuoi che qualcun altro comandi la tua mente."

"Ce la farete?" chiese Milhen, con un filo di speranza nella voce.

Sylvia rispose con onestà. "Non lo so, ma lotterò fino all'ultima goccia di sangue per riuscirci, e Amara farà lo stesso. Io sono forte, lei è immensa. Insieme ce la faremo. Questa volta però non ti chiederò se lo vuoi fare, perché lo dovrai fare. Altrimenti, saresti un potenziale nemico per noi."

Queste parole dure colpirono Milhen profondamente, ma erano necessarie. Sylvia era un'amante fantastica, ma un'amica ancora migliore, perché un vero amico ti dice la verità, per quanto brutta possa essere, e ti aiuta a costo della sua vita.

"Va bene, Sylvia. Solo qualche minuto. Voi non siete nemmeno certe che mi sveglierò, vero? E se dovesse andare male, mi ucciderete, vero?"

Sylvia rispose semplicemente con la verità. "Sì."

Milhen annuì, comprendendo la gravità della situazione. "Capisco. È giusto. Ma quanto male bisogna fare per fare del bene, e quanto dolore... Le strade per Nothing attraversano il dolore, l'abbandono, la solitudine. È quello che scriveva sempre il signor Mah nel suo libro 'Nothing'. Ce la faremo, Milhen. Brahma è con noi, Brahma è dentro di noi e anche dentro di te. Non permetterà ai demoni di vincere."

Sylvia chiamò fuori le due amiche e il monaco. "Voi due starete fuori," disse con fermezza. "Se dovesse arrivare qualche demone, agente o frangitore, chiunque, Selene, spara un colpo. Non in aria, ma addosso a loro. Noi lo sentiremo e una di noi verrà subito. È importante che controlliate perché nessuno deve disturbarci o interrompere quello che faremo."

Selene e il monaco erano rimasti un po' indietro. "Ma allora avete deciso di farlo?" chiese Selene.

"È inevitabile," rispose Amara. "Poi vi spiegheremo. Ora bisogna agire prima che arrivi qualche demone."

Selene prese la sua pistola, la caricò e disse: "Ok, faremo quello che avete detto."

Amara andò avanti, Sylvia e Milhen entrarono abbracciate. Questa volta, Amara stava dietro a Milhen, mentre Sylvia le era davanti. Sylvia piangeva, sentendo un dolore profondo. Davanti a lei c'era una ragazzina, e nei suoi occhi rivedeva tutti i momenti giocosi passati insieme. Ma ora doveva essere fredda, doveva essere la vampira letale che sapeva di poter essere. La accarezzò, la baciò e le sussurrò: "Ti amo, amore mio." Poi, con lo stesso gesto che aveva fatto prima Amara, la addormentò.

Milhen cadde fra le braccia di Amara, che la prese e la adagiò sull'ara. Sylvia e Amara si scambiarono un ultimo sguardo. "Ho visto tutto il flusso," disse Sylvia, "e pur essendo molto strutturato ha una sola uscita, una piccola subroutine che si trova proprio all’inizio della procedura. Tutto il flusso confluisce in questa subroutine. Se siamo fortunate, basterà operare in quel punto e commutare lo switch da esterno a interno. In questo modo ogni comando passerà da remoto a locale e non saranno più i demoni a gestire questo abominio, ma la sua mente in totale autonomia."

Anche Amara aveva visto la stessa cosa e quindi era totalmente d'accordo con Sylvia. Si presero per mano e diventarono di nuovo nebbia. Entrarono nella mente di Milhen e individuarono il punto. Non era difficile, bastava commutare lo switch e poi nasconderlo per sicurezza. Bastava una leggera scarica per farlo. Sylvia con delicatezza commutò lo switch da "on" a "off". Ora il comando su tutto lo aveva Milhen.

Milhen, il Terminator

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Uscirono, riapparve la nebbia e subito dopo le vampire. Si guardarono, era stato semplice, ma dovevano essere certe. Lasciarono dormire ancora un po' Milhen, poi decisero di provare a svegliarla. Non avevano fatto troppo rumore nella sua testa, erano ottimiste. La Milhen che si sarebbe svegliata non era più solo una scintilla, adesso era un terminator.

Milhen aprì gli occhi. Dalla chiesa si sentirono degli spari e delle urla. Selene gridava: "Arrivano e sono tanti! Presto!" Continuava a sparare. Sylvia e Amara furono colte di sorpresa, avevano appena terminato un'operazione complessa. Ma Milhen, il terminator, balzò in piedi, allontanò le due e si diresse verso la porta. Fece partire cinque raffiche di energia contemporaneamente. Non rimase un solo demone intero.

Sylvia e Amara uscirono, stupefatte. Era oltre, molto oltre a ciò che speravano. Selene non capiva più niente, mentre il monaco andò a prendere dell'altro vino. C'era da festeggiare. Milhen finse di soffiare sul dito come se ci fosse del fumo e disse: "Credo che possiamo andare tranquille al santuario adesso."

Sylvia le corse incontro e l'abbracciò così forte che caddero per terra entrambe. Amara sorrise. Avevano invertito lo switch, ora avevano un'amica e un'arma micidiale. Non solo Kalki e Aisha potevano cancellare gli agenti, ora anche loro. Con Milhen, certamente.

 

La Strategia di Amara

La sera era giunta, e il monaco insistette affinché non si muovessero prima dell'indomani. "Ceneremo nella chiesa," disse, "e ci sono giusto due stanze dove potrete dormire. Domani, riposate, potrete fare quello che volete."

Erano tutte contente di potersi fermare. Ne avevano bisogno e non avevano ancora una strategia ben definita. Il monaco, che si chiamava Abrax, volle fare tutto da solo: apparecchiare, cucinare, offrire del vino. Non voleva che nessuno facesse niente. Fu Selene a imporsi, dicendo che voleva aiutare. "Dopotutto, sono quella che ha fatto di meno," aggiunse, e così aiutò il monaco.

Durante la cena, il gruppo discusse, ognuno proponendo la propria strategia per il giorno seguente. Selene suggerì di continuare a usare le moto per spostarsi rapidamente, ma Sylvia espresse dubbi sulla sicurezza del percorso. Milhen propose di cercare alleati lungo la strada, ma la possibilità di incontrare traditori la preoccupava.

Alla fine, fu Amara a proporre la strategia che tutti adottarono. "Dobbiamo lasciare le moto qui e andare a piedi," disse con decisione. "Chiederemo al monaco di darci acqua santa o qualcosa di simile per santificare e bonificare tutta la strada dalla chiesa al santuario. Così, ogni metro fatto sarà territorio conquistato per sempre, e i demoni non potranno attaccarci alle spalle. La bonifica del percorso sarà una cosa magnifica per tutti, e se arriveremo un po' più tardi, pazienza."

Tutti annuirono, riconoscendo la saggezza del piano di Amara. Amara si voltò verso Abrax, che aveva ascoltato con attenzione. "Pensi di poterci aiutare, Abrax?" chiese.

"Sì," rispose Abrax. "Ho ciò che vi serve per rendere il cammino sicuro."

La cena proseguì con un'atmosfera più rilassata. Abrax servì un piatto di zuppa calda, pane e un vino rosso robusto. Le risate e le conversazioni si mescolavano nell'aria, creando un senso di normalità e serenità in un mondo altrimenti caotico.

Alla fine della cena, Abrax si alzò in piedi con il calice di vino in mano. "Un brindisi," disse. "Alla Chiesa della Rinascita, che abbiamo riconquistato oggi, e alla speranza di un domani migliore. Che il nostro cammino verso il Santuario Oscuro sia protetto e guidato dalla luce."

Tutte alzarono i loro calici, sentendo il peso delle parole di Abrax. "Alla Chiesa della Rinascita," risposero in coro, "e alla nostra missione."

Dopo il brindisi, ognuno si ritirò nelle proprie stanze. Sylvia e Milhen si avvolsero in coperte, trovando conforto nella presenza l'una dell'altra. Amara, Selene e Abrax rimasero un po' più a lungo, discutendo gli ultimi dettagli del piano per il giorno successivo.

"Ce la faremo," disse Amara con determinazione, e tutti annuirono in silenzio, sapendo che il giorno seguente sarebbe stato cruciale.

La Notte alla Chiesa della Rinascita

Quella sera, nella camera di Sylvia e Milhen, c'era molta euforia. Milhen faticava a contenere l'entusiasmo per il suo nuovo potere. La sensazione di poterlo gestire così bene le dava un senso di invincibilità. "Che lavoro hanno fatto quelle due pazze," pensava, mentre osservava Sylvia che si preparava per la notte.

Sylvia, in mutandine come piaceva a Milhen, era appena andata a letto quando Milhen decise di fare uno scherzo. Si inginocchiò, puntò il dito e fece partire una piccola scarica elettrica che colpì Sylvia sul sedere. "Aia!" esclamò Sylvia, saltando in piedi. "Ma sei scema?"

Milhen rise e per tutta risposta lanciò un'altra scarica, stavolta diretta ai piedi di Sylvia. Sylvia saltava qua e là, cercando di evitare le scariche. Le risate e i gridolini di Sylvia attirarono l'attenzione degli altri tre che arrivarono di corsa.

Abrax, Amara e Selene entrarono nella stanza per trovare Sylvia che saltava e Milhen che le lanciava piccole dosi di elettricità, ridendo come una matta. Per un attimo, la scena li lasciò senza parole, poi scoppiarono tutti a ridere.

"Milhen, piantala!" disse Amara cercando di trattenere le risate. "Se Sylvia si arrabbia, quell'elettricità te la fa ingoiare."

Milhen smise, ancora ridendo, e Sylvia si fermò, fissandola con uno sguardo misto di divertimento e minaccia. "Mi vendicherò, Milhen, te lo prometto," disse Sylvia con un sorriso malizioso.

Gli altri tre uscirono dalla stanza, ancora divertiti dalla scena. "Almeno sappiamo che Milhen ha un buon controllo del suo potere," commentò Selene mentre si allontanavano.

Rimaste sole, Sylvia e Milhen si sdraiarono sul letto. Sylvia, ancora leggermente scossa, tirò Milhen verso di sé. "Hai davvero esagerato, sai?" disse, ma la sua voce era piena di affetto.

Milhen sorrise, abbracciandola. "Mi dispiace, non ho resistito. Ti amo."

Sylvia la baciò dolcemente. "Ti amo anch'io. Ma la prossima volta, evita le scariche elettriche, ok?"

Risero insieme, cullate dalla consapevolezza di essere più forti e unite che mai.

Anche Milhen si spogliò, rimanendo solo con le sue mutandine rosse. Sylvia si avvicinò a lei, con un'espressione mista di imbarazzo e divertimento. "Con tutto quel casino che hai fatto, il monaco mi ha vista in mutande..." disse Sylvia.

Milhen sorrise. "E vabbè, che male c'è? Sei bella, Sylvia, non gli avrà fatto male." Le accarezzò dolcemente il viso, ammirandola con affetto.

Poi, con una luce di curiosità negli occhi, Milhen disse: "Sai, quel gesto che avete fatto tu e Amara... è sconvolgente pensare che abbiate un potere così grande. Non l'avevi mai usato su di me."

Sylvia spiegò: "È una specie di ipnosi. È come se ti spegnessi la luce."

Poi Milhen fece la domanda che Sylvia non avrebbe mai voluto sentire, la stessa domanda che le aveva fatto la sua ex compagna umana, Elena. "Un giorno mi trasformerai se te lo chiederò, Sylvia?"

Sylvia tergiversò, cercando le parole giuste. "Anche se per me le regole dei vampiri non valgono, cerchiamo nei limiti del possibile di rispettarle. La trasformazione è una cosa che deve essere sottoposta al giudizio degli anziani."

Non aggiunse che questa era una prerogativa del mondo cardine e che, dove si trovavano ora, quelli del mondo cardine non ne conoscevano nemmeno l'esistenza. Milhen non fu convinta della risposta, ma decise di accettarla per il momento.

Le due ragazze si abbracciarono, sentendo il peso delle parole non dette e delle domande senza risposta. Ma in quel momento, l'unica cosa che contava era la loro vicinanza e il legame profondo che le univa. La notte avanzava, e con essa portava la promessa di un nuovo giorno.

 

Nella camera di Amara e Selene si respirava un’atmosfera di rispetto e ammirazione. Selene guardava Amara con occhi che riflettevano la grandezza della sua essenza. Amara, però, non gradiva affatto questo tipo di attenzione. Per lei, era nella sua natura essere così, non sentiva di avere grandi meriti; era semplicemente chi era. Ma Selene non la vedeva in questo modo.

Selene capiva che, quando a certe persone veniva conferito un potere così grande, era perché possedevano un'anima talmente grande da poterlo gestire. Non era tipo da sentirsi inferiore, e non aveva mai fatto sentire nessuno tale, anche se normalmente nella sua vita era sempre lei a gestire le situazioni. Ma ora, di fronte a un'entità come Amara—e lo stesso valeva per Sylvia—l’ammirazione era impossibile da frenare.

La notte passò tranquilla. Il mattino seguente, Amara e Selene si vestirono e scesero nella cucina della chiesa. Intorno al tavolo c'erano già Sylvia e Milhen, con il monaco che serviva loro del caffè. Il monaco le guardava, così giovani in apparenza, ma con un potere nascosto dietro quella fragilità apparente. Pensò che fosse una fortuna che non fossero dalla parte dei demoni.

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