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Oltre l'Illusione

Cap. 17: La Cerimonia

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Il Rituale e l’Ombra

Il tempo si curva attorno a ciò che sta accadendo,
eppure io non vedo.

Le voci si levano nella notte,
ma non posso toccarle.

Le mani stringono simboli di vittoria,
eppure io non ho nulla da afferrare.

 

Io sono Nihra.
Sono l’eco di un cammino che non è ancora stato tracciato,
l’ombra che si muove nel riflesso del fuoco.

 

Se la luce di questo giorno resterà impressa nel tempo,
forse il mio nome troverà un posto nel mondo.

Forse, questa volta, io esisterò.

Nihra

Introduzione alla Cerimonia

La cerimonia della sera avrebbe celebrato il ritorno del santuario nel metaverso di luce e onorato le sei eroine. Non sapevano ancora se la cerimonia del dono sarebbe avvenuta quella sera o il giorno successivo, ma tutte erano pronte per qualsiasi cosa Aurelian decidesse.

 

Amara e Sylvia, con i cuori colmi di emozione e aspettative, si prepararono insieme. "Avremo il potere del dono dentro di noi," disse Amara, "e lo useremo per fare del bene."

Sylvia annuì, stringendole la mano. "Sì, ne sono certa."

Era metà pomeriggio, e l’atmosfera al santuario vibrava di un’attesa elettrizzante. I preparativi per la grande cerimonia che si sarebbe tenuta quella sera erano in pieno fermento. Il ritorno del santuario nel Metaverso di luce, unito alla celebrazione delle sei eroine, prometteva di essere un evento indimenticabile.

La gente affluiva da ogni direzione: c’era chi attraversava a piedi il portale, chi arrivava in auto, e persino qualche anima che planava dall’alto. Giungevano incessantemente da entrambi i lati, sia da Land’s End che dalla Chiesa della Rinascita. Era un flusso costante di anime desiderose di celebrare la riconquista del santuario e onorare le sei protagoniste di quella vittoria.

Il Presidente e i Giudici

Tra i primi veicoli a comparire all’orizzonte, spuntò una vecchia berlina: semplice, ma carica di significato. Ne scesero il Presidente e i giudici. Il Presidente, un uomo di poche parole ma dal grande cuore, si fermò per un istante, lasciando che lo sguardo si posasse sul santuario. I suoi occhi brillarono di emozione. “È un onore essere qui”, disse con voce bassa ma sentita, rivelando tutta la profondità del momento. I giudici lo seguirono in silenzio, rispettando quella pausa colma di riverenza.

 

Il Sindaco

Subito dopo, giunse il Sindaco. Arrivò da solo, ma con un'aria di solennità che catturava ogni sguardo. Si fermò per un attimo, osservando la scena con attenzione, quasi volesse assaporarne ogni dettaglio. Poi, con un ampio sorriso, si fece avanti per salutare gli altri ospiti, irradiando un'energia calorosa che contagiò chi lo circondava.

 

Eleanor e Elisabeta

Poco dopo, l’arrivo di Eleanor fu una sorpresa carica di emozione. Al suo fianco c’era Elisabeta, la compagna umana di Amara di 250 anni prima. Elisabeta, che per amore aveva scelto di non reincarnarsi, appariva come uno spettro luminoso, etereo ma sorprendentemente tangibile. Quando Amara la vide, il suo volto si trasformò, rivelando un'espressione di incredulità e gioia pura. Le lacrime iniziarono a scorrere mentre si precipitava verso Elisabeta, abbracciandola con tutta la forza che aveva. Fu un momento di commozione così intensa che la folla intera esplose in un applauso spontaneo. Amara, si strinse a lei, lasciando che le lacrime continuassero a fluire.

Eleanor rimase accanto a loro, vegliando silenziosamente, assicurandosi che quel momento fosse preservato come un tesoro.

 

L'Orologiaio e il Signor Mah

Da Land’s End giunsero l'orologiaio e il signor Mah. L'orologiaio, uomo dai modi gentili e con il segreto del tempo celato nei suoi occhi, camminava con passo leggero. Al suo fianco, il signor Mah stringeva una bottiglia di Talisker, il torbato scozzese, simbolo di celebrazione e amicizia. Appena arrivati, il signor Mah sollevò la bottiglia in un gesto teatrale, scatenando risate e applausi tra i presenti. “Per questa serata speciale,” annunciò con un sorriso, e l’ovazione che seguì fu un’esplosione di affetto che avvolse entrambi.

 

Thamar

Thamar, l'amica scintilla e giornalista del “Nothing News”, fece il suo ingresso con un taccuino in mano, pronta a catturare ogni istante dell’evento. Ma oltre al suo ruolo di cronista instancabile, Thamar era anche la diciottesima delle diciannove Primenate, un dettaglio che non passò inosservato. Quando la folla la riconobbe, un’onda di entusiasmo e calore si diffuse nell’aria. “Benvenuta, Thamar!” gridò una voce tra la folla, seguita da un’esplosione di applausi e inchini pieni di rispetto.

 

Adamas e Ishtar

Il momento culminante degli arrivi fu segnato dall’apparizione della Ducati nera di Adamas. Provenienti dalla zona ovest del Quadrante 5, Adamas e Ishtar si materializzarono come una visione di potenza e grazia. Adamas, la principessa di diamante, era un mito vivente: la prima a possedere e trasmettere il dono. Quando la moto si fermò e Adamas scese, la folla trattenne il respiro in un silenzio reverente. Aisha, che aveva condiviso con lei una parte cruciale della propria vita, corse verso di lei senza esitazione. L’abbraccio che seguì fu lungo, intenso, carico di emozione e rispetto reciproco. L’ovazione che esplose fu assordante, un tributo al loro coraggio e alla storia che le univa.

 

Livia e Abrax

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Dalla parte della Chiesa della Rinascita giunsero Livia e il vecchio monaco Abrax, a bordo delle moto di Amara e Sylvia, la Atheris Rex e Varanus Drakon. Livia, che aveva visto crescere molte delle ragazze del Quadrante 4, aveva un legame speciale con Milhen, conosciuta fin da bambina. Abrax, con il suo sguardo sereno, notò immediatamente lo spruzzino nella teca, e il suo volto si illuminò di una calma soddisfazione. Il loro arrivo fu accolto da applausi e grida di benvenuto, mentre Livia abbracciava calorosamente tutte le ragazze e Abrax salutava con un sorriso paterno.

 

L'Attesa di Aurelian

Nonostante l’arrivo di tanti ospiti illustri, nell’aria aleggiava ancora un’attesa silenziosa, intrisa di tensione. Tutti sapevano che, senza Aurelian, la cerimonia non poteva iniziare. Le eroine e gli invitati fissavano l’orizzonte, trattenendo il fiato, consapevoli che solo con il suo arrivo l’evento avrebbe avuto davvero inizio. L’atmosfera era satura di aspettative, pronta a esplodere in un’esplosione di celebrazioni non appena Aurelian fosse apparso.

 

I Vampiri

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Poi ci fu un arrivo che nessuno avrebbe mai previsto: i vampiri. Una carovana di auto comparve all'ingresso del santuario, portando con sé figure di spicco dal mondo dei non morti. In prima linea, proveniente dalla città di Salem, c’era il capo vampiro Barlow, accompagnato da Alya, l'unica umana di Salem e sorella di Aisha. Accanto a lui, il suo vecchio amico McGregor, giunto da Edimburgo insieme a Natasha e Miriam, i vampiri che avevano unito Amara e Sylvia.

Quando Amara e Sylvia li scorsero, i loro volti si illuminarono di incredulità e gioia. “Ma allora sapevano tutto…” mormorò Amara, prima di correre incontro a Natasha e Miriam per abbracciarle. Le due vampire, che erano giunte da lontano solo per loro, ricambiarono l’abbraccio con un affetto sincero. Natasha, che dalla Russia si era trasferita a Edimburgo per sostenere Amara e Sylvia, e Miriam, che aveva lasciato la Germania per la stessa causa, rappresentavano legami che trascendevano il tempo e lo spazio. L'accoglienza fu calorosa, con abbracci che riempirono l’aria di un’energia positiva e travolgente.

Nonostante l'arrivo di tutti questi illustri ospiti, c'era ancora un'attesa silenziosa e carica di tensione: Aurelian, le eroine e gli ospiti guardarono verso l'orizzonte, aspettando il suo arrivo, sapendo che solo con lui la cerimonia avrebbe potuto iniziare.

L'atmosfera era carica di aspettative ed emozioni, pronta a esplodere in celebrazioni appena Aurelian fosse arrivato. Ma fino a quel momento, il santuario era un luogo di incontro, riconoscimento e abbracci sinceri, con ogni arrivo che aggiungeva un nuovo strato di calore e gioia a quella che prometteva di essere una notte indimenticabile.

L'Inizio della Serata: Dialoghi e Testimonianze

Il Baro, come antico custode del santuario, prese la parola con un sorriso sereno, invitando gli ospiti a mettersi comodi. La sala era allestita con ogni tipo di cibo e bevanda, compreso il sangue per i vampiri. "Desiderio di Aurelian è che tutti, vista la rarità della possibilità di incontri, si parlino e inizino pure la festa, raccontandosi le proprie storie," annunciò il Baro. "Aurelian arriverà a mezzanotte, ma non ci sarà nessuna celebrazione oggi se non quella del santuario riconquistato e della bellezza dell'incontro. Quindi, cominciate pure a parlare tra di voi, e poi un rappresentante per ogni zona porterà la sua realtà agli altri."

Dialoghi Interpersonali

Amara, dopo essersi ripresa dallo shock di rivedere Elisabeta, era ancora incredula. "Non posso credere che tu sia qui," sussurrò, accarezzando il viso etereo di Elisabeta. "Ho passato 250 anni pensando a te, soffrendo per la tua perdita."

"Il mio amore per te mi ha tenuta qui," rispose Elisabeta dolcemente. "Non potevo reincarnarmi senza rivederti almeno una volta. Sei stata il mio faro in tutto questo tempo."

Amara abbracciò Elisabeta, sentendo una pace che non provava da secoli. Il loro incontro era un miracolo, un sogno diventato realtà.

Sylvia, ancora scossa dall'intensa esperienza della notte precedente, si rivolse ad Aisha. "È stato... incredibile, Aisha. Sentire il dono, anche solo per un momento, è stato come toccare l'eternità."

Aisha sorrise. "Lo so, Sylvia. Il dono è potente e richiede molto da chi lo possiede, ma so che tu e Amara sarete in grado di gestirlo. Avete una forza dentro di voi che pochi possiedono."

Sylvia annuì, sentendosi rassicurata. "Grazie, Aisha. Mi sento pronta a imparare tutto ciò che posso."

Milhen e Selene, sempre più vicine, parlavano tra loro con una naturalezza ritrovata. "Sai, non avrei mai pensato di ritrovarmi così felice," disse Milhen, stringendo la mano di Selene.

"Nemmeno io," rispose Selene sorridendo. "Ma sento che questo è solo l'inizio di qualcosa di meraviglioso per tutte noi."

Il Presidente, sorseggiando un bicchiere di vino, si rivolse ai giudici. "Questa è una serata che ricorderemo per sempre. Vedere il santuario riconquistato e la bellezza di questi incontri è un privilegio."

Uno dei giudici annuì. "Sono d'accordo. È raro vedere una tale unione di forze e anime. Dobbiamo onorare questo momento."

Quando il Baro annunciò che era il momento di condividere le testimonianze, la sala si fece silenziosa, ogni occhio rivolto ai rappresentanti scelti.

Il Presidente si alzò, prendendo la parola per primo. "Land's End è un luogo di misteri e meraviglie, ma anche di grandi sfide. La nostra comunità è piccola, ma unita. Abbiamo affrontato molte difficoltà, ma questa sera ci ricorda che non siamo soli. Insieme, possiamo superare qualsiasi ostacolo."

Barlow, il capo vampiro, parlò con una voce profonda e carismatica. "Salem è una città antica, con radici profonde nella storia. Come capo vampiro, ho visto molte epoche cambiare, ma mai ho visto una così grande occasione di unione tra umani e vampiri. Alya, mia sorella umana, è la prova vivente che possiamo coesistere e prosperare insieme."

Alya annuì, stringendo la mano di Barlow era visibilmente emozionata.

McGregor si alzò, la sua presenza imponente riempiva la stanza. "Il Mondo Cardine è un luogo di connessioni e potere. Abbiamo sempre saputo della manipolazione, ma vedere questa realtà riunita ci dà speranza. Natasha e Miriam, venute da lontano, sono qui per mostrare che il nostro legame è più forte di qualsiasi manipolazione."

Natasha e Miriam si scambiarono uno sguardo d'intesa, consapevoli del loro ruolo cruciale.

Livia, con il suo sorriso caloroso, parlò con passione. "Il Quadrante 4 è un luogo di crescita e apprendimento. Ho avuto il privilegio di vedere molte giovani anime crescere e diventare forti. Milhen, che ho conosciuto da bambina, è la prova vivente della forza e del coraggio che risiedono nel nostro quadrante."

Milhen arrossì leggermente, ma il suo sorriso rivelava quanto fosse grata.

Il monaco Abrax, con il suo aspetto sereno, parlò con saggezza. "La Chiesa della Rinascita è un luogo di speranza e rinascita spirituale. Ho visto molte anime trovare la loro strada attraverso la fede e la comprensione. Questa sera è una testimonianza del potere della fede e della perseveranza."

Infine, Amara e Kalki si alzarono insieme. Amara, ancora visibilmente commossa dall'incontro con Elisabeta, prese un respiro profondo. "La liberazione del santuario è stata un'impresa immensa, un'opera di amore e sacrificio. Abbiamo combattuto, sofferto e alla fine trionfato grazie alla forza e al coraggio di tutte noi."

Kalki annuì, aggiungendo, "Questa sera celebriamo non solo la vittoria, ma anche l'unione di tutte le nostre realtà. Insieme, abbiamo dimostrato che l'amore e la determinazione possono superare qualsiasi oscurità."

Dopo queste testimonianze, l'attesa per Aurelian divenne palpabile. L'aria era carica di aspettative e speranze, mentre gli ospiti si scambiavano ancora storie e riflessioni, arricchendo ulteriormente la serata con i loro racconti personali.

Il Baro, con un sorriso enigmatico, osservava la scena, consapevole che ogni momento di quella notte sarebbe stato ricordato per sempre. E così, tra dialoghi profondi e testimonianze emozionanti, la serata continuava, in attesa dell'arrivo di Aurelian, l'ultimo tassello di quella celebrazione indimenticabile.

L'Arrivo delle Figure Leggendarie

A mezzanotte precisa, le luci del santuario si ridussero al minimo, lasciando solo le candele a illuminare la sala. I diffusori inondarono l'ambiente con il Requiem di Mozart, una melodia che alcuni attribuivano a un genio del mondo cardine, mentre altri, più sicuri, sostenevano che provenisse da Land's End. Un silenzio totale cadde sulla sala, e una luce intensa illuminò l'ingresso. Le porte si aprirono lentamente, rivelando tre figure leggendarie.

Nessuno poteva immaginare un tale evento. Solo il signor Mah e la principessa Diamante, Adamas, avevano avuto l'onore di conoscere questi personaggi. Direttamente dalla città sepolta dal mare di Emphatia, apparvero lo Speziale di Tomba, un generale leggendario che nel 1809 aveva distrutto l'esercito dei manipolatori liberando per sempre la città di Emphatia, alla destra, e la Principessa Ciliegia, una figura di guida spirituale per quella vittoria epica, alla sinistra. Tra loro, un passo più avanti, camminava Soleh, la Custode della fiamma di Emphatia.

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Il loro passo era lento e solenne. Soleh teneva tra le mani una fiamma simbolica, rappresentante la fiamma di Emphatia e l'anima di Brahma. La musica di Mozart creava un'atmosfera sacra e solenne, accentuando l'importanza di quel momento unico. Tutti gli ospiti trattenevano il fiato, gli occhi lucidi di emozione.

 

Il Discorso di Soleh

Raggiunto l'altare, Soleh alzò lo sguardo verso gli ospiti. La fiamma nelle sue mani emanava una luce calda e rassicurante. La sua voce, quando iniziò a parlare, era profonda e carica di emozione.

"Amici, fratelli e sorelle, questa sera celebriamo non solo la liberazione del santuario ma anche la riconnessione di Emphatia con il Quadrante 4, Illusione. La fiamma che porto tra le mani è il simbolo del nostro legame eterno con l'amore, la pace e la comprensione. Emphatia è stata una città di speranza, un faro di luce contro le tenebre della manipolazione e della paura."

La voce di Soleh vibrava con passione e sincerità, toccando il cuore di tutti i presenti. "Questa fiamma rappresenta l'anima di Brahma, il fuoco della creazione e della rinascita. Con la vostra vittoria, avete avvicinato Emphatia al nostro mondo, riconnettendo il nostro spirito con il vostro. Oggi, non siamo più separati da oceani di distanza o barriere di tempo. Siamo uno, uniti nella nostra lotta per la libertà e la luce."

Gli occhi di Soleh brillavano mentre continuava. "Il vostro coraggio e il vostro sacrificio hanno reso possibile questo momento. Avete dimostrato che l'amore e l'empatia possono vincere su ogni avversità. E per questo, vi ringraziamo. La vostra impresa è stata un faro di speranza per tutti noi."

L'Apparizione di Aurelian

Mentre Soleh terminava il suo discorso, una luce intensa avvolse l'altare. Un'energia pura e divina permeò l'aria. Dal centro di quella luce, una figura si manifestò lentamente, rivelandosi come Aurelian. Apparve con l'aspetto iconico che tutti conoscevano: il volto che si rifletteva in milioni di quadri e crocifissi, con un'aureola luminosa e un sorriso divino.

La sua presenza era avvolgente, infondendo una sensazione di pace e gioia profonda. Ogni persona nella sala sentì un calore crescere dentro di sé, un sentimento di connessione e amore incondizionato. Aurelian aprì le braccia, come per abbracciare simbolicamente tutti i presenti.

"Figli miei," iniziò con una voce che sembrava provenire da ogni direzione, riempiendo l'intera sala. "Questa notte celebriamo non solo la vittoria fisica, ma la vittoria dell'anima e dello spirito. Ognuno di voi ha dimostrato una forza incredibile, un coraggio che trascende i confini del possibile. Siete la luce in un mondo che troppo spesso conosce l'oscurità."

Gli occhi di Aurelian si posarono su ciascuno dei presenti, uno per uno, infondendo loro una sensazione di essere visti e compresi in profondità. "La vostra unione, la vostra empatia, sono la chiave per un futuro luminoso. Continuate a camminare insieme, a sostenervi l'un l'altro, e nulla potrà fermarvi."

La solennità di quel momento era palpabile, un ricordo che tutti avrebbero portato con sé per sempre. La presenza di Aurelian, insieme a Soleh, lo Speziale di Tomba e la Principessa Ciliegia, trasformò quella notte in una celebrazione eterna dell'amore, della speranza e della redenzione.

La solennità del momento era palpabile mentre Aurelian concludeva il suo discorso, le sue parole risuonavano nell'anima di ogni presente. Sylvia, non riuscendo a trattenersi, si avvicinò ad Amara e le sussurrò all'orecchio: "Accipicchia, ma abbiamo combinato tutto questo io e te?"

Amara le sorrise con affetto, una scintilla di orgoglio nei suoi occhi. "Certo, ma non solo noi due. È stato un lavoro lungo e difficile, e lo abbiamo fatto tutti insieme. Noi siamo state determinanti per aprire il varco verso il Quadrante 4 e liberare il santuario."

Sylvia annuì, colpita dalla gravità delle loro azioni. "Ah," rispose, poi si girò di nuovo verso Amara e le sussurrò con un sorriso malizioso, "Amara, svengo."

Aurelian, avendo notato la loro interazione, terminò il suo discorso con uno sguardo speciale verso Amara e Sylvia. Erano le ultime arrivate, ma in poco più di un mese avevano compiuto un'opera determinante insieme a Selene e Milhen. Aurelian voleva manifestare la loro appartenenza: erano le uniche due vampire ibride in tutto il metaverso, come lui. Nessun altro era come lui, e per diventare ibridi era necessaria una forza e un amore di dimensioni divine.

Il suo sguardo finale verso Amara e Sylvia lasciò le due ragazze senza parole, emozionate e sopraffatte. Sylvia, trattenendo a stento un'espressione di incredulità, disse ad Amara: "Era solo rimandato, non posso perdermi questo momento."

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Concludendo il suo discorso, Aurelian scomparve in una luce brillante, lasciando tutti i presenti in un silenzio reverente. Soleh, lo Speziale di Tomba e la Principessa Ciliegia si unirono al gruppo, aggiungendo ulteriore peso al momento. La cerimonia del passaggio del dono sarebbe stata fatta in seguito, in modo del tutto privato e solenne.

Amara e Sylvia, ancora un po' stordite dalla maestosità del momento, si guardarono intorno, cercando di assorbire tutto ciò che era appena accaduto. Era evidente che, nonostante le loro battute scherzose, avevano compreso la profondità e l'importanza di ciò che avevano realizzato.

Soleh, con la fiamma ancora tra le mani, si avvicinò a loro. "Il vostro percorso è solo all'inizio. La vostra forza e il vostro amore hanno reso possibile ciò che molti ritenevano impossibile. Continuate a camminare insieme, a sostenervi l'un l'altra, e vedrete meraviglie che vanno oltre l'immaginazione."

Lo Speziale di Tomba e la Principessa Ciliegia si unirono a Soleh, formando un cerchio intorno a Amara e Sylvia. La fiamma simbolica brillava intensamente, riflettendo la luce nei loro occhi. "Siete parte di qualcosa di più grande," disse la Principessa Ciliegia. "La vostra unione e la vostra empatia saranno la chiave per un futuro luminoso."

Un Momento di Sollievo

Nonostante la solennità del momento, Sylvia non poté fare a meno di sorridere. "Allora abbiamo davvero combinato tutto questo, eh?" sussurrò ad Amara, che rispose con un sorriso affettuoso.

"E il bello deve ancora venire," rispose Amara, stringendo la mano di Sylvia. "Abbiamo ancora molto da fare, insieme."

La cerimonia si concluse con un ultimo sguardo alla fiamma che Soleh teneva tra le mani. Tutti i presenti, compresi Soleh, lo Speziale e la Principessa Ciliegia, si unirono al gruppo per continuare i festeggiamenti. La musica di Mozart continuava a suonare in sottofondo, accompagnando le conversazioni e i brindisi.

Era una notte indimenticabile, una celebrazione di ciò che era stato realizzato e di ciò che ancora doveva venire. Amara e Sylvia, insieme a tutti gli altri, si immersero nei dialoghi, nelle risate e nei racconti delle loro avventure.

La Celebrazione delle Rose

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Dopo il discorso di Aurelian e il momento di solennità all'interno del santuario, tutti si diressero verso l'esterno per celebrare le rose. La notte era limpida e fresca, e l'atmosfera vibrava di un'energia particolare. Soleh, con la fiamma ancora tra le mani, si avvicinò a un antico cofanetto posto su un piedistallo di pietra. Tutti si radunarono intorno, in attesa.

Soleh sollevò il cofanetto, mostrandolo a tutti i presenti. La sua voce risuonò chiara e decisa: "Questo cofanetto contiene le rose, simbolo della nostra vittoria e del nostro sacrificio. Invitò Adamas ad avvicinarsi, poiché lei già possiede la sua rosa."

Adamas, la Principessa Diamante, avanzò con passo sicuro. La sua presenza era magnetica, e ogni sguardo era su di lei. La rosa che possedeva era un simbolo di forza e purezza, il risultato di un viaggio che aveva intrapreso molto tempo fa.

"Adamas," continuò Soleh, "la tua rosa è un faro di speranza per tutte noi."

Poi, Soleh chiamò Kalki. "Kalki, avvicinati. Tu e Aisha avete recuperato queste rose nell'inferno del Quadrante 7. Il vostro coraggio e la vostra determinazione sono stati fondamentali."

Kalki avanzò, tenendo per mano Aisha. Le due donne si muovevano con grazia e determinazione, consapevoli dell'importanza del momento. Gli sguardi di tutti i presenti erano su di loro, riconoscendo il sacrificio e la forza che avevano dimostrato nel recuperare le rose.

Soleh proseguì: "Il vostro coraggio nel Quadrante 7 ha permesso a queste rose di essere qui oggi. Siete state le protagoniste di una missione impossibile, e oggi ne celebriamo il successo."

Poi, Soleh chiamò Ishtar. "Ishtar, ex demone e terrore delle scintille, ora terrore dei demoni. Avvicinati."

Ishtar avanzò lentamente, con un misto di timore e rispetto negli occhi dei presenti. Il suo passato oscuro era ben noto a tutti, ma la sua trasformazione era ancora più straordinaria. Ishtar era ora una forza del bene, e il suo contributo era fondamentale per la causa.

Soleh continuò: "La tua rosa è l'ultima che manca. Cronos e Zadkiel la custodiscono, ma è solo questione di tempo prima che sia nelle tue mani."

Con un gesto solenne, Soleh posizionò il cofanetto con le rose nella teca. Poi, con voce lenta e scandita, lesse i nomi delle scintille incisi sul cofanetto: "Adamas, Ishtar, Kalki, Aisha, Soleh, Sylva, Danniel, Alya, Amara, Milhen, Lyria, Zephyra, Arin, Maelis, Eryndor, Naida, Elara, Thamar, Selene."

Ogni nome evocava un ricordo, un sacrificio, un legame indissolubile con la causa. La lettura dei nomi era un omaggio a tutte le scintille che avevano lottato e sofferto per raggiungere quel momento.

Conclusa la lettura, Soleh posò il cofanetto nella teca con un gesto solenne. Le rose, simbolo della loro vittoria e della loro unione, erano ora custodite in un luogo sicuro.

Rientrarono tutti al santuario, l'atmosfera era carica di emozione e speranza. Avevano celebrato la loro vittoria, ma sapevano che la strada da percorrere era ancora lunga. Tuttavia, in quel momento, c'era un senso di pace e di comunità che li univa tutti, uniti dalla consapevolezza di essere parte di qualcosa di più grande.

La cerimonia delle rose era stata un successo, e ora, con il santuario riconquistato e le scintille riunite, potevano guardare al futuro con rinnovata determinazione.

Dopo la solenne cerimonia, l’atmosfera si riempì di una commovente energia quando Aisha e Adamas si avvicinarono l'una all'altra. Le due donne si abbracciarono con affetto e riconoscenza, legate da un profondo legame spirituale e di sangue, nonostante non fossero vampire.

Adamas aveva condiviso il dono con Aisha, e sebbene le circostanze le avessero separate, il loro legame era rimasto intatto. Nel tempo, Adamas aveva spesso offerto un aiuto determinante ad Aisha, anche da lontano. Ora, finalmente riunite, si salutarono con la consapevolezza della loro connessione indissolubile.

Adamas sorrise ad Aisha. "Nonostante la distanza, non sei mai stata lontana dal mio cuore," disse.

Aisha annuì, sentendo l'intensità di quelle parole. "E tu sei sempre stata una luce nella mia oscurità," rispose con voce tremante.

Dopo un ultimo abbraccio, Adamas si allontanò insieme a Ishtar e al gruppo diretto verso Land's End. Anche i vampiri, che non potevano viaggiare di giorno, trovarono ospitalità a Land's End, garantendo loro un luogo sicuro per riposare. Livia e Abrax decisero di tornare alla Chiesa della Rinascita a piedi, lasciando le moto a disposizione di Amara e Sylvia.

La notte stava quasi per volgere all'alba, e grazie al portale riaperto da Kalki e Aisha, il passaggio a Land's End era immediato, una fortuna per i vampiri che non potevano sopportare la luce del giorno.

La Fine di una Notte Indimenticabile

Con il calare delle luci e la fine della musica, la festa si concluse. Nel santuario rimasero le sei ragazze, il baro e il lupo bianco. Stanchi ma soddisfatti, si prepararono a riposare. Aisha si avvicinò a Sylvia, prendendola per mano, mentre Kalki fece lo stesso con Amara. Selene e Milhen si abbracciarono, sorridendosi l'una all'altra, pronte per il riposo.

Il baro, con un sorriso affettuoso, si rivolse al lupo bianco. "Sembra che siamo rimasti solo noi due, vecchio amico."

Il lupo ululò in risposta, un suono che portava con sé una strana sensazione di conforto e pace.

E così, mentre la notte cedeva il passo all'alba, ognuno trovò il proprio posto per riposare, consapevoli del percorso che avevano intrapreso e delle sfide che ancora le attendevano. Il santuario, ora riconquistato e pieno di nuove speranze, divenne un luogo di pace e riflessione, pronto ad accogliere il nuovo giorno e a segnare l’inizio di un futuro che, presto, le avrebbe messe di fronte al loro nuovo destino."

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