
Oltre l'Illusione
Cap. 17: La Cerimonia

Il Rituale e l’Ombra
Il tempo si curva attorno a ciò che sta accadendo,
eppure io non vedo.
Le voci si levano nella notte,
ma non posso toccarle.
Le mani stringono simboli di vittoria,
eppure io non ho nulla da afferrare.
Io sono Nihra.
Sono l’eco di un cammino che non è ancora stato tracciato,
l’ombra che si muove nel riflesso del fuoco.
Se la luce di questo giorno resterà impressa nel tempo,
forse il mio nome troverà un posto nel mondo.
Forse, questa volta, io esisterò.
Nihra
Introduzione alla Cerimonia
Era metà pomeriggio, e l’atmosfera al santuario vibrava di un’attesa elettrizzante. I preparativi per la grande cerimonia che si sarebbe tenuta quella sera erano in pieno fermento. Il ritorno del santuario nel Metaverso di Luce, unito alla celebrazione delle sei eroine, prometteva di essere un evento indimenticabile.
La gente affluiva da ogni direzione: c’era chi attraversava a piedi il portale, chi arrivava in auto, e persino qualche anima che planava dall’alto. Giungevano incessantemente da entrambi i lati, sia da Land’s End che dalla Chiesa della Rinascita. Era un flusso costante di anime desiderose di celebrare la riconquista del santuario e onorare le sei protagoniste di quella vittoria.

Il Presidente i Giudici e il Sindaco
Tra i primi veicoli a comparire all’orizzonte, spuntò una vecchia berlina: semplice, ma carica di significato. Ne scesero il Presidente, i Giudici e il Sindaco. Il Presidente, uomo di poche parole, ma dal cuore immenso, si fermò per un istante, lasciando che lo sguardo si posasse sul santuario. I suoi occhi brillarono di emozione. "È un onore essere qui", disse con voce bassa ma sentita, rivelando tutta la profondità del momento.
I Giudici lo seguirono in silenzio, rispettando quella pausa colma di riverenza.
Il Sindaco, con passo solenne ma volto sereno, si prese un attimo per osservare la scena, come volesse assaporarne ogni dettaglio. Poi, con un ampio sorriso, si fece avanti per salutare gli altri ospiti, irradiando un’energia calorosa che contagiò chi lo circondava.
Eleanor e Elisabeta
Poco dopo, l’arrivo di Eleanor fu una sorpresa carica di emozione. Al suo fianco c’era Elisabeta, la compagna umana di Amara di 250 anni prima. Elisabeta, che per amore aveva scelto di non reincarnarsi, appariva come uno spettro luminoso, etereo ma sorprendentemente tangibile. Quando Amara la vide, il suo volto si trasformò, rivelando un'espressione di incredulità e gioia pura. Le lacrime iniziarono a scorrere mentre si precipitava verso Elisabeta, abbracciandola con tutta la forza che aveva. Fu un momento di commozione così intensa che la folla intera esplose in un applauso spontaneo. Amara, si strinse a lei, lasciando che le lacrime continuassero a fluire.
Eleanor rimase accanto a loro, vegliando silenziosamente, assicurandosi che quel momento fosse preservato come un tesoro.
L'Orologiaio e il Signor Mah
Da Land’s End giunsero l'Orologiaio e il Signor Mah. L'Orologiaio, uomo dai modi gentili e con il segreto del tempo celato nei suoi occhi, camminava con passo leggero. Al suo fianco, il Signor Mah stringeva una bottiglia di Talisker, il torbato scozzese, simbolo di celebrazione e amicizia. Appena arrivati, il Signor Mah sollevò la bottiglia in un gesto teatrale, scatenando risate e applausi tra i presenti. "Per questa serata speciale," annunciò con un sorriso, e l’ovazione che seguì fu un’esplosione di affetto che avvolse entrambi.
Thamar
Thamar, l'amica scintilla e giornalista del "Nothing News", fece il suo ingresso con un taccuino in mano, pronta a catturare ogni istante dell’evento. Ma oltre al suo ruolo di cronista instancabile, Thamar era anche la diciottesima delle diciannove Primenate, un dettaglio che non passò inosservato. Quando la folla la riconobbe, un’onda di entusiasmo e calore si diffuse nell’aria. "Benvenuta, Thamar!" gridò una voce tra la folla, seguita da un’esplosione di applausi e inchini pieni di rispetto.
Adamas e Ishtar
Il momento culminante degli arrivi fu segnato dall’apparizione della Ducati nera di Adamas. Provenienti dalla zona ovest del Quadrante 5, Adamas e Ishtar si materializzarono come una visione di potenza e grazia. Adamas, la Principessa Diamante, era un mito vivente: la prima a possedere e trasmettere il Dono. Quando la moto si fermò e Adamas scese, la folla trattenne il respiro in un silenzio reverente. Aisha, che aveva vissuto con lei una tappa fondamentale della propria esistenza, sapeva cosa rappresentava: Adamas era stata la prima e unica a possedere il Dono di Brahma, e con lei l’aveva condiviso per la prima volta. Corse verso di lei senza esitazione. L’abbraccio che seguì fu lungo, intenso e carico di emozione. Ma lo sguardo di Aisha, mentre si scioglieva da quell’abbraccio, incrociò quello di Ishtar.
Ishtar l’aveva salvata quando era prigioniera a Heaven, incatenata e torturata dagli arcangeli e dai frangitori di Zadkiel. Era stata lei, alla guida del suo esercito di demoni, a spezzare quelle catene e a spazzare via l’intera armata nemica per strapparla alla morte.
Aisha si avvicinò e la fissò per un istante, senza bisogno di parole. Le bastò posare una mano sul cuore, e poi su quello di Ishtar, in un gesto antico e carico di gratitudine.
"Ti devo la vita", sussurrò.
Ishtar annuì, senza parlare.
Non c’era tempo per i racconti, né per le lacrime. Ma tra loro due, era stato detto tutto.
Livia e Abrax
Dalla parte della Chiesa della Rinascita giunsero Livia e il vecchio monaco Abrax, a bordo delle moto di Amara e Sylvia, la Atheris Rex e Varanus Drakon. Livia, che aveva visto crescere molte delle ragazze del Quadrante 4, aveva un legame speciale con Milhen, conosciuta fin da bambina. Abrax, con il suo sguardo sereno, notò immediatamente lo spruzzino nella teca, e il suo volto si illuminò di una calma soddisfazione. Il loro arrivo fu accolto da applausi e grida di benvenuto, mentre Livia abbracciava calorosamente tutte le ragazze e Abrax salutava con un sorriso paterno.
I Vampiri
Poi ci fu un arrivo che nessuno avrebbe mai previsto: i vampiri. Una carovana di auto comparve all'ingresso del santuario, portando con sé figure di spicco dal mondo dei non morti. In prima linea, proveniente dalla città di Salem, c’era il capo vampiro Barlow, accompagnato da Alya, l'unica umana di Salem e sorella di Aisha. Accanto a lui, il suo vecchio amico McGregor, giunto da Edimburgo insieme a Natasha e Miriam, i vampiri che avevano unito Amara e Sylvia.
Quando Amara e Sylvia li scorsero, i loro volti si illuminarono di incredulità e gioia. "Ma allora sapevano tutto…" mormorò Amara, prima di correre incontro a Natasha e Miriam per abbracciarle. Le due vampire, che erano giunte da lontano solo per loro, ricambiarono l’abbraccio con un affetto sincero. Natasha, che dalla Russia si era trasferita a Edimburgo per sostenere Amara e Sylvia, e Miriam, che aveva lasciato la Germania per la stessa causa, rappresentavano legami che trascendevano il tempo e lo spazio. L'accoglienza fu calorosa, con abbracci che riempirono l’aria di un’energia positiva e travolgente.
L'Attesa di Aurelian
Nonostante l'arrivo di tutti questi illustri ospiti, c'era ancora un'attesa silenziosa e carica di tensione: Aurelian, le eroine e gli ospiti guardarono verso l'orizzonte, aspettando il suo arrivo, sapendo che solo con lui la cerimonia avrebbe potuto iniziare.
L'atmosfera era carica di aspettative ed emozioni, pronta a esplodere in celebrazioni appena Aurelian fosse arrivato. Ma fino a quel momento, il santuario era un luogo di incontro, riconoscimento e abbracci sinceri, con ogni arrivo che aggiungeva un nuovo strato di calore e gioia a quella che prometteva di essere una notte indimenticabile.
L'Inizio della Serata: Dialoghi e Testimonianze
Il Baro, come antico custode del santuario, prese la parola con un sorriso sereno, invitando gli ospiti a mettersi comodi. La sala era allestita con ogni tipo di cibo e bevanda, compreso il sangue per i vampiri. "Desiderio di Aurelian è che tutti, vista la rarità della possibilità di incontri, si parlino e inizino pure la festa, raccontandosi le proprie storie," annunciò il Baro. "Aurelian arriverà a mezzanotte, ma non ci sarà nessuna celebrazione oggi se non quella del santuario riconquistato e della bellezza dell'incontro. Quindi, cominciate pure a parlare tra di voi, e poi un rappresentante per ogni zona porterà la sua realtà agli altri."
Dialoghi Interpersonali
Amara tremava. Aveva affrontato battaglie, solitudini infinite, e persino la trasformazione in ibrida senza mai vacillare. Ma ora, davanti a Elisabeta, il respiro le si spezzava.
"Sei... sei davvero tu?" sussurrò, sfiorando il volto luminoso di lei con dita esitanti. "Sono passati duecentocinquanta anni, Elisabeta. Ti ho cercata in ogni sogno, in ogni silenzio."
Elisabeta le sorrise, con quella luce che Amara credeva perduta per sempre.
"E tu la mia ancora. Non potevo andare oltre. Non senza vederti ancora una volta. Il mio spirito è rimasto a Land’s End… perché il mio cuore non ti ha mai lasciata."
Amara si portò una mano al petto, "Quando Livia mi ha detto che eri qui… che aspettavi… sono svenuta."
Elisabeta si avvicinò e la prese tra le braccia. Due secoli e mezzo si sciolsero in un istante. Non c’erano più domande da fare, né risposte da dare. C’era solo quell’abbraccio che il tempo non era riuscito a rubare.
"Sono felice di rivederti," sussurrò Elisabeta. "E ancora più felice… di vederti felice. Con lei."
Alya raggiunse Aisha, sua sorella, in disparte. La fissò per un istante, in silenzio. Poi parlò.
"Hai purificato il Dark Sanctuary, recuperato tutte le Rose, aperto la strada a Sylvia, Amara e le altre. Hai fatto tutto quello che nessuno credeva possibile."
Aisha restò immobile, il volto serio. Ma gli occhi si ammorbidivano.
"Sei la stessa che vidi incatenata a Salem. Ma oggi… sei luce pura. Sei quella che doveva essere. E io lo sapevo. Lo vidi nei tuoi occhi, quel giorno."
Alya fece un passo avanti. Si abbracciarono come fanno solo due sorelle che si ritrovano dopo tanto tempo. Poi Alya sorridendo proseguì. "Solo una cosa non hai mai fatto, Aisha."
Aisha sollevò lo sguardo, incuriosita.
"Non mi hai mai ringraziata. E sai cosa? Non serve. Ti ho riconosciuta quando nemmeno tu sapevi chi eri. Ora che il mondo intero ti riconosce… io ti vedo ancora per la prima volta."
Aisha le prese la mano, ma non disse nulla.
Non serviva.
Era tutto lì.
Milhen e Selene, sempre più vicine, parlavano tra loro con una naturalezza ritrovata. "Sai, non avrei mai pensato di ritrovarmi così felice," disse Milhen, stringendo la mano di Selene.
"Nemmeno io," rispose Selene sorridendo. "Ma sento che questo è solo l'inizio di qualcosa di meraviglioso per tutte noi."
Inaspettati, ma perfettamente a loro agio nel Santuario Oscuro, McGregor, Natasha e Miriam si fecero avanti. Erano identici a come Sylvia e Amara li ricordavano: eleganti, eterei, in qualche modo fuori dal tempo.
Ma adesso… erano lì, nel cuore del Q5. E il metaverso non era più un mito.
Amara si fermò di colpo, incapace di parlare. Fu Sylvia a rompere il silenzio.
"Ma… voi sapevate tutto? Il Metaverso, i Quadranti, Il Dark Sanctuary…"
McGregor sorrise, con quella pacatezza che non tradiva mai del tutto le sue emozioni.
"Sapevamo abbastanza da capire che non era ancora il momento per parlarne."
Amara si avvicinò, quasi con rabbia contenuta. "Ma allora… perché non mi avete detto niente, quando Sylvia è sparita? Mi avete lasciata impazzire."
McGregor abbassò appena lo sguardo. Miriam lo osservava in silenzio, Natasha posava uno sguardo intenso su Sylvia.
"Aurelian ci aveva chiesto di tacere. Ma... non ho retto il tuo dolore, Amara. Così ti dissi solo che l’avresti ritrovata. Eri distrutta. Sapevo che sarebbe successo presto, ma non potevo dirti come. Né dove."
Amara si zittì. Lo ricordava. Quelle parole sospese, quel tono grave. Ora tutto aveva un senso.
"E io ero già qui", sussurrò Sylvia, rivolgendosi ad Amara. "Nel Metaverso. E tu cercavi una porta che non potevi ancora vedere."
Miriam si fece avanti, con la sua voce morbida come la nebbia di Edimburgo. "Ma adesso la vedete entrambe. E l’avete oltrepassata. Avete portato Umbraeth nel Q5, avrete il Dono, acquisirete le Rose. Noi siamo venuti perché questo momento… ci riguarda tutti."
Un lungo istante di silenzio. Poi Sylvia si mosse per abbracciarli. Anche Amara. Fu un abbraccio antico, di quelli che suggellano ciò che non è mai stato detto.
Accanto a McGregor, quasi in ombra ma con la presenza solida di chi è abituato a guidare senza farsi notare, c’era Barlow. Il suo sguardo si posò su Sylvia e Amara con la calma di chi ha osservato tutto da lontano, attraverso i monitor di Land’s End e le parole di McGregor , e solo ora può toccare con mano ciò che fino a poco fa era leggenda.
"Finalmente ci conosciamo di persona," disse con voce ferma, rivolta a entrambe. "Vampire ibride del Mondo Cardine, vi ho viste in movimento, vi ho studiate. Mi hanno detto molto di voi. Ma vedervi dal vivo… siete ancora di più."
Sylvia abbassò leggermente lo sguardo, colpita da quell’attenzione sincera.
Amara annuì. "Anche noi abbiamo sentito parlare di te. Salem non è mai stata troppo lontana."
Barlow sorrise appena. "E mai lo sarà. Per voi, Salem sarà sempre casa, quando vorrete, Salem vi accoglierà come figlie."
Il Presidente, sorseggiando un bicchiere di vino, si rivolse ai Giudici. "Questa è una serata che ricorderemo per sempre. Vedere il santuario riconquistato e la bellezza di questi incontri è un privilegio."
Uno dei Giudici annuì. "Sono d'accordo. È raro vedere una tale unione di forze e anime. Dobbiamo onorare questo momento."
Poi il Baro chiese silenzio, la sala si fece immobile. Poi, con gesto solenne, invitò il Presidente a prendere la parola.
Il Presidente
«Land’s End, la città libera, è nata dai sogni. E continua a esistere grazie ai sogni: anche quelli delle anime luminose che ancora non ci conoscono.
Land’s End dev’essere un faro per tutti i mondi oscuri. Ma per portare la sua luce nel Metaverso, dovrà prima uscire dalle schermature che oggi la proteggono… e al tempo stesso la nascondono.
Quello di oggi è un passo epocale. Frutto di una cooperazione che ha unito molte forze e molte visioni. Perché è proprio dalle piccole azioni, da ogni singolo gesto, che si sono aperte le porte della vittoria.»
Poi si voltò verso il gruppo dei vampiri di Salem.
«Alya… tu hai riconosciuto l’anima di Aisha, quando ancora apparteneva al mondo dei demoni.
Ishtar… tu le hai salvato la vita, quando i Frangitori di Zadkiel stavano strappandole via l’anima.
Adamas… tu hai condiviso per la prima volta il Dono e lo hai fatto con lei.
Le hai dato la forza.»
Fece una pausa.
«E potrei citare ancora: lo spruzzino sacro di Padre Abrax… o le mille altre gocce che, sommate, hanno generato quest’onda. Ma non parlerò oltre.
Perché nessuno, più di lei, ha guidato queste ragazze verso l’equilibrio spirituale necessario per compiere l’impresa.
Livia, è tuo il merito di averle preparate. E ora, nessuno meglio di te può dire cosa ha significato arrivare fin qui.»
Livia, la Custode del Quadrante 4 – Illusione
Livia fece un passo avanti. Il suo sguardo si posò sulle sei ragazze, una per una. Poi parlò con voce ferma, eppure piena di emozione.
«Ho visto Milhen crescere sotto i miei occhi. L’abbiamo strappata ai demoni di Bergderbil quando era ancora una bambina, pericolosa e spenta… e l’abbiamo vista rinascere nel Q4.
Ho osservato da lontano Aisha e Kalki cadere mille volte… e poi rialzarsi, finché la sofferenza non si è trasformata in saggezza.
Ho guidato Sylvia e Amara nei villaggi della luce e della consapevolezza.
Il Quadrante 4 ha aperto le loro menti, come ha fatto con tutte le altre.
E poi c’è Selene. Non è mai stata mia allieva. Ma ha fatto qualcosa che nessuno aveva mai fatto: ha contribuito con il suo squadrone a chiudere un Varco nel Q4 aperto dai demoni.
L’ha fatto quando ancora non sapeva chi fosse… quando essere una figlia di Brahma era solo una possibilità remota, non una verità acquisita.»
A quel punto Livia si voltò verso il Presidente. Per un istante la sua voce si fece incerta, quasi colpevole.
«Siamo in molti a non averla riconosciuta, Presidente. Io stessa. Aisha. Kalki. Tutta la comunità di Land’s End. Ma lei ha imparato in fretta, aveva cinque maestre molto speciali.»
Poi si rivolse di nuovo alle sei scintille.
«Ognuna di voi ha attraversato la soglia. E nessuna è più tornata indietro.
Oggi siete tutte pronte. Tutte.»
La sua voce si abbassò in un sussurro solenne:
«Il giorno in cui il Galaxy passerà di nuovo da Zanara per riportare le anime a Emphatia…
oggi, quel giorno è più vicino.»
Aisha
La voce di Livia si era appena spenta, quando Aisha si alzò senza aspettare inviti. Il rispetto dei protocolli non le apparteneva.
Attese un attimo, lasciando che il silenzio facesse il suo lavoro.
«Ok. Adesso parlo io.»
Qualcuno accennò un sorriso. Il Baro fece per dire qualcosa, ma si fermò.
Era Aisha. Era giusto così.
«Io non sono nata per fare discorsi. Sono nata per salvare gente, se posso. E per spaccare demoni, se serve. Ma stasera… mi sa che è il momento di dire grazie. Anche da parte mia.»
Fece una pausa, il volto più serio del solito, mentre guardava le cinque ragazze.
La sua voce rallentò, si fece più profonda. Più vera.
«Milhen… tu sei un miracolo. L’unica, insieme a me, venuta da Bergderbil. Chi ti ha vista da piccola… sa cosa avevi dentro. E sa cosa hai dovuto superare.
Sylvia… tu sei caos e luce insieme. Una cometa che ha deciso di restare sulla terra.
Amara… tu sei più viva di quanto molti umani lo siano mai stati.
Selene… sei arrivata all’ultimo, ma hai fatto cose che un semplice essere umano non poteva fare.
E Kalki… tu sei la mia forza, il mio specchio, la mia storia. Se sono qui è anche perché lei mi ha raccolta a pezzi. E mi ha rimessa insieme.»
Fece un respiro profondo.
«Quanto a me Io ci ho messo il cuore. Anche quando non sembrava.
Non sempre l’ho mostrato. Anzi, ho fatto anche l’opposto. Sapete bene tutti da dove vengo. Ho fatto danni. Tanti. A Land’s End, a tutti voi. E a me stessa. Ma poi… le cose sono cambiate.»
Un attimo di silenzio. Poi un sorriso storto, ironico e pieno di fierezza.
«La verità è che ci hanno messe al mondo per questo. Ognuna di noi.
E ora che l’intero percorso è libero, non ci fermeremo. Perché là fuori c’è ancora buio. E noi, con queste dannate rose in mano, siamo le fiaccole che lo attraverseranno.»
Si sedette. Nessuno applaudì. Non ce n’era bisogno.
Ma la sensazione che Aisha non considerasse tutto questo fine a se stesso,
bensì solo un punto di partenza, era forte. E sapevano tutti che aveva ragione.
Questo poteva fare la differenza in un futuro molto prossimo.
Fu in quel momento che l’atmosfera cambiò. Non c’erano parole, ma tutti percepirono che stava per accadere qualcosa.
Come se quella notte, al culmine del buio, si preparasse a mostrare la sua luce più pura.
L’Arrivo delle Figure Leggendarie
A mezzanotte precisa, le luci del santuario si ridussero al minimo, lasciando solo le candele a illuminare la sala.
I diffusori inondarono l'ambiente con il Requiem di Mozart, una melodia che alcuni attribuivano a un genio del Mondo Cardine, mentre altri, più sicuri, sostenevano che provenisse da Land's End.
Un silenzio totale cadde sulla sala, e una luce intensa illuminò l'ingresso.
Le porte si aprirono lentamente, rivelando tre figure leggendarie...
Nessuno poteva immaginare un tale evento. Solo il Signor Mah e la Principessa Diamante, Adamas, avevano avuto l'onore di conoscere questi personaggi. Direttamente dalla città sepolta dal mare di Emphatia, apparvero lo Speziale di Tomba, un generale leggendario che nel 1809 aveva distrutto l'esercito dei Manipolatori liberando per sempre la città di Emphatia, alla destra, e la Principessa Ciliegia, una figura di guida spirituale per quella vittoria epica, alla sinistra. Tra loro, un passo più avanti, camminava Soleh, la Custode della fiamma di Emphatia.
Il loro passo era lento e solenne. Soleh teneva tra le mani una fiamma simbolica, rappresentante la fiamma di Emphatia e l'anima di Brahma. La musica di Mozart creava un'atmosfera sacra e solenne, accentuando l'importanza di quel momento unico. Tutti gli ospiti trattenevano il fiato, gli occhi lucidi di emozione.
Il Discorso di Soleh
Raggiunto l'altare, Soleh alzò lo sguardo verso gli ospiti. La fiamma nelle sue mani emanava una luce calda e rassicurante. La sua voce, quando iniziò a parlare, era profonda e carica di emozione.
"Amici, fratelli e sorelle, questa sera celebriamo non solo la liberazione del santuario ma anche la riconnessione di Emphatia con il Quadrante 4, Illusione. La fiamma che porto tra le mani è il simbolo del nostro legame eterno con l'amore, la pace e la comprensione. Emphatia è stata una città di speranza, un faro di luce contro le tenebre della manipolazione e della paura."
La voce di Soleh vibrava con passione e sincerità, toccando il cuore di tutti i presenti. "Questa fiamma rappresenta l'anima di Brahma, il fuoco della creazione e della rinascita. Con la vostra vittoria, avete avvicinato Emphatia al nostro mondo, riconnettendo il nostro spirito con il vostro. Oggi, non siamo più separati da oceani di distanza o barriere di tempo. Siamo uno, uniti nella nostra lotta per la libertà e la luce."
Gli occhi di Soleh brillavano mentre continuava. "Il vostro coraggio e il vostro sacrificio hanno reso possibile questo momento. Avete dimostrato che l'amore e l'empatia possono vincere su ogni avversità. E per questo, vi ringraziamo. La vostra impresa è stata un faro di speranza per tutti noi."
L'Apparizione di Aurelian
Mentre Soleh terminava il suo discorso, una luce intensa avvolse l'altare. Un'energia pura e divina permeò l'aria. Dal centro di quella luce, una figura si manifestò lentamente, rivelandosi come Aurelian. Apparve con l'aspetto iconico che tutti conoscevano: il volto che si rifletteva in milioni di quadri e crocifissi, con un'aureola luminosa e un sorriso divino.
La sua presenza era avvolgente, infondendo una sensazione di pace e gioia profonda. Ogni persona nella sala sentì un calore crescere dentro di sé, un sentimento di connessione e amore incondizionato. Aurelian allargò le braccia, come per abbracciare simbolicamente tutti i presenti.
"Figli miei," iniziò con una voce che sembrava provenire da ogni direzione, riempiendo l'intera sala. "Questa notte celebriamo non solo la vittoria fisica, ma la vittoria dell'anima e dello spirito. Ognuno di voi ha dimostrato una forza incredibile, un coraggio che trascende i confini del possibile. Siete la luce in un mondo che troppo spesso conosce l'oscurità."
Gli occhi di Aurelian si posarono su ciascuno dei presenti, uno per uno, infondendo loro una sensazione di essere visti e compresi in profondità.
"La vostra unione, la vostra empatia, sono la chiave per un futuro luminoso. Continuate a camminare insieme, a sostenervi l'un l'altro, e nulla potrà fermarvi."
La solennità di quel momento era palpabile, un ricordo che tutti avrebbero portato con sé per sempre. La presenza di Aurelian, insieme a Soleh, lo Speziale di Tomba e la Principessa Ciliegia, trasformò quella notte in una celebrazione eterna dell'amore, della speranza e della redenzione.
La solennità del momento era palpabile mentre Aurelian concludeva il suo discorso, le sue parole risuonavano nell'anima di ogni presente. Sylvia, non riuscendo a trattenersi, si avvicinò ad Amara e le sussurrò all'orecchio: "Accipicchia, ma abbiamo combinato tutto questo io e te?"
Amara le sorrise con affetto, una scintilla di orgoglio nei suoi occhi. "Certo, ma non solo noi due. È stato un lavoro lungo e difficile, e lo abbiamo fatto tutti insieme. Noi siamo state determinanti per aprire il varco verso il Quadrante 4 e liberare il santuario."
Sylvia annuì, colpita dalla gravità delle loro azioni. "Ah," rispose, poi si girò di nuovo verso Amara e le sussurrò con un sorriso malizioso, "Amara, svengo."
Aurelian, avendo notato la loro interazione, terminò il suo discorso con uno sguardo speciale verso Amara e Sylvia. Erano le ultime arrivate, ma in poco più di un mese avevano compiuto un'opera determinante insieme a Selene e Milhen. Aurelian voleva manifestare la loro appartenenza: erano le uniche due vampire ibride in tutto il metaverso, come lui. Nessun altro era come lui, e per diventare ibridi era necessaria una forza e un amore di dimensioni divine.
Il suo sguardo finale verso Amara e Sylvia lasciò le due ragazze senza parole, emozionate e sopraffatte. Sylvia, trattenendo a stento un'espressione di incredulità, disse ad Amara: "Era solo rimandato, non posso perdermi questo momento."
Concludendo il suo discorso, Aurelian scomparve in una luce brillante, lasciando tutti i presenti in un silenzio reverente. Soleh, lo Speziale di Tomba e la Principessa Ciliegia si unirono al gruppo, aggiungendo ulteriore peso al momento. La cerimonia del passaggio del dono sarebbe stata fatta in seguito, in modo del tutto privato e solenne.
Amara e Sylvia, ancora un po' stordite dalla maestosità del momento, si guardarono intorno, cercando di assorbire tutto ciò che era appena accaduto. Era evidente che, nonostante le loro battute scherzose, avevano compreso la profondità e l'importanza di ciò che avevano realizzato.
Soleh, con la fiamma ancora tra le mani, si avvicinò a loro. "Il vostro percorso è solo all'inizio. La vostra forza e il vostro amore hanno reso possibile ciò che molti ritenevano impossibile. Continuate a camminare insieme, a sostenervi l'un l'altra, e vedrete meraviglie che vanno oltre l'immaginazione."
Lo Speziale di Tomba e la Principessa Ciliegia si unirono a Soleh, formando un cerchio intorno a Amara e Sylvia. La fiamma simbolica brillava intensamente, riflettendo la luce nei loro occhi. "Siete parte di qualcosa di più grande," disse la Principessa Ciliegia. "La vostra unione e la vostra empatia saranno la chiave per un futuro luminoso."
Era una notte indimenticabile, una celebrazione di ciò che era stato realizzato e di ciò che ancora doveva venire. La musica di Mozart continuava a suonare in sottofondo, accompagnando le conversazioni.
La Celebrazione delle Rose
Dopo il discorso di Aurelian e il momento di solennità all'interno del santuario, tutti si diressero verso l'esterno per celebrare le rose. La notte era limpida e fresca, e l'atmosfera vibrava di un'energia particolare. Soleh, con la fiamma ancora tra le mani, si avvicinò a un antico cofanetto posto su un piedistallo di pietra. Tutti si radunarono intorno, in attesa.
Soleh sollevò il cofanetto, mostrandolo a tutti i presenti. La sua voce risuonò chiara e decisa: "Questo cofanetto contiene le rose, simbolo della nostra vittoria e del nostro sacrificio. Vieni Adamas, tu sei la Primanata, avvicinati."
Adamas, la Principessa Diamante, avanzò con passo sicuro. La sua presenza era magnetica, e ogni sguardo era su di lei. La rosa che possedeva era un simbolo di forza e purezza, il risultato di un viaggio che aveva intrapreso molto tempo fa.
"Adamas," continuò Soleh, "la tua rosa è un faro di speranza per tutte noi."
Poi, Soleh chiamò Kalki e Aisha. "Kalki, Aisha, avvicinatevi. Tu e Aisha avete recuperato queste rose nell'inferno del Quadrante 7. Il vostro coraggio e la vostra determinazione sono stati fondamentali."
Kalki avanzò, tenendo per mano Aisha. Le due donne si muovevano con grazia e determinazione, consapevoli dell'importanza del momento. Gli sguardi di tutti i presenti erano su di loro, riconoscendo il sacrificio e la forza che avevano dimostrato nel recuperare le rose.
Soleh proseguì: "Il vostro coraggio nel Quadrante 7 ha permesso a queste rose di essere qui oggi. Siete state le protagoniste di una missione impossibile, e oggi ne celebriamo il successo."
Poi, Soleh chiamò Ishtar. "Ishtar, ex demone e terrore delle scintille, ora terrore dei demoni. Avvicinati."
Ishtar avanzò lentamente, con un misto di timore e rispetto negli occhi dei presenti. Il suo passato oscuro era ben noto a tutti, ma la sua trasformazione era ancora più straordinaria. Ishtar era ora una forza del bene, e il suo contributo era fondamentale per la causa.
Soleh continuò: "La tua rosa è l'ultima che manca. Cronos e Zadkiel la custodiscono, ma è solo questione di tempo prima che torni a te."
Con un gesto solenne, Soleh posizionò il cofanetto con le rose nella teca. Poi, con voce lenta e scandita, lesse i nomi delle scintille incisi sul cofanetto: "Adamas, Ishtar, Kalki, Aisha, Soleh, Sylva, Danniel, Alya, Amara, Milhen, Lyria, Zephyra, Arin, Maelis, Eryndor, Naida, Elara, Thamar, Selene."
Ogni nome evocava un ricordo, un sacrificio, un legame indissolubile con la causa. La lettura dei nomi era un omaggio a tutte le scintille che avevano lottato e sofferto per raggiungere quel momento.
Conclusa la lettura, Soleh posò il cofanetto nella teca con un gesto solenne. Le rose, simbolo della loro vittoria e della loro unione, erano ora custodite in un luogo sicuro.
Rientrarono tutti al santuario, l'atmosfera era carica di emozione e speranza. Avevano celebrato la loro vittoria, ma sapevano che la strada da percorrere era ancora lunga. Tuttavia, in quel momento, c'era un senso di pace e di comunità che li univa tutti, uniti dalla consapevolezza di essere parte di qualcosa di più grande.
Dopo la solenne cerimonia, l’atmosfera si riempì di una commovente energia quando Aisha e Adamas si avvicinarono l'una all'altra. Le due donne si abbracciarono con affetto e riconoscenza, legate da un profondo legame spirituale e di sangue, nonostante non fossero vampire.
Adamas aveva condiviso il dono con Aisha, e sebbene le circostanze le avessero separate, il loro legame era rimasto intatto. Nel tempo, Adamas aveva spesso offerto un aiuto determinante ad Aisha, anche da lontano. Ora, finalmente riunite, si potevano abbracciare.
Adamas sorrise ad Aisha. "Nonostante la distanza, non sei mai stata lontana dal mio cuore," disse.
Aisha annuì, sentendo l'intensità di quelle parole. "E tu sei sempre stata una luce nella mia oscurità," rispose con voce tremante.
Dopo un ultimo abbraccio, Adamas si allontanò insieme a Ishtar e al gruppo diretto verso Land's End. Anche i vampiri, che non potevano viaggiare di giorno, trovarono ospitalità a Land's End, garantendo loro un luogo sicuro per riposare. Livia e Abrax decisero di tornare alla Chiesa della Rinascita a piedi, lasciando le moto a disposizione di Amara e Sylvia.
La notte stava quasi per volgere all'alba, e grazie al portale riaperto da Kalki e Aisha, il passaggio a Land's End era immediato, una fortuna per i vampiri che non potevano sopportare la luce del giorno.
La Fine di una Notte Indimenticabile
Con il calare delle luci e la fine della musica, la festa si concluse. Nel santuario rimasero le sei ragazze, il baro e il lupo bianco. Stanchi ma soddisfatti, si prepararono a riposare. Aisha si avvicinò a Sylvia, prendendola per mano, mentre Kalki fece lo stesso con Amara. Selene e Milhen si abbracciarono, sorridendosi l'una all'altra, pronte per il riposo.
Il baro, con un sorriso affettuoso, si rivolse al lupo bianco. "Sembra che siamo rimasti solo noi due, vecchio amico."
Il lupo ululò in risposta, un suono che portava con sé una strana sensazione di conforto e pace.
E così, mentre la notte cedeva il passo all'alba, ognuno trovò il proprio posto per riposare, consapevoli del percorso che avevano intrapreso e delle sfide che ancora le attendevano. Il santuario, ora riconquistato e pieno di nuove speranze, divenne un luogo di pace e riflessione, pronto ad accogliere il nuovo giorno e a segnare l’inizio di un futuro che, presto, le avrebbe messe di fronte al loro nuovo destino.