
Oltre l'Illusione
Cap. 2: Luminara

Arrivo a Luminara
Senza aver ancora dato un'occhiata al Quadrante 4, si ritrovarono in un villaggio la cui bellezza era oltre ogni immaginazione. Il villaggio era costruito con il potere della mente delle anime che lo abitavano. Il paesaggio mutava costantemente, sostenuto su una struttura filiforme ma modellato dai pensieri delle anime luminose che vi risiedevano. Quando arrivarono, trovarono una piazza perfetta per parcheggiare la moto, ma ciò che si aprì davanti ai loro occhi era semplicemente magnifico.
Sylvia scese lentamente dalla Atheris Rex, chiuse gli occhi per un attimo, aggrappandosi alla presa sicura di Amara. "È tutto così… irreale," sussurrò. Poi sollevò lo sguardo, lasciandosi rapire dai colori che sembravano pulsare come un organismo vivente. "Guarda quei colori, quelle forme… è come se il villaggio stesso fosse vivo."
Amara annuì, ma il suo sguardo era pensieroso. "E forse lo è, Sylvia. Ma per viverlo dobbiamo stare bene, dobbiamo adattarci a ciò che ci sta chiamando."
Le due si guardarono intorno, incantate. Le case sembravano fluttuare leggermente, come se fossero fatte di un materiale etereo. Gli alberi cambiavano colore e forma a seconda di come venivano osservati, e i fiori si aprivano e chiudevano come respiri silenziosi.
Amara si fermò un attimo, osservando il panorama con uno sguardo curioso e determinato. "Vieni," disse infine, tendendo la mano verso Sylvia. "Voglio vedere cosa c’è oltre questa piazza."
Camminarono mano nella mano, avanzando con passi lenti. Le anime luminose che incontrarono sembravano emanare una luce calda e accogliente. Alcune di loro si fermavano per un momento, guardandole con curiosità e gentilezza, prima di proseguire per la loro strada.
Liora
Ad un certo punto, una figura anziana e luminosa si avvicinò a loro, emergendo come un’apparizione dal cuore del villaggio. La sua presenza emanava una calma profonda, una saggezza che sembrava radicata nelle fondamenta stesse di quel luogo.
"Benvenute, viaggiatrici," disse con una voce calda e rassicurante. "Sono Liora, una delle custodi di questo villaggio. È raro vedere nuove anime a Luminara. Cosa vi porta in questo luogo?"
Amara fece un passo avanti, stringendo ancora la mano di Sylvia. "Siamo in cerca di risposte," spiegò, con uno sguardo deciso. "Abbiamo trovato dei libri e un Maplet che ci ha condotto qui. Speriamo che questo villaggio possa aiutarci a capire meglio il nostro scopo."
Liora annuì lentamente, il suo volto illuminato da un sorriso gentile. "Capisco. Luminara è un luogo di riflessione e crescita. Qui, le anime modellano il loro mondo con i pensieri e i sentimenti più puri. Ogni casa, ogni albero, ogni fiore è un riflesso di ciò che siamo dentro. Forse, troverete le risposte che cercate non solo qui, ma nelle profondità del vostro essere."
Sylvia rimase in silenzio, il cuore che sembrava risuonare con le parole di Liora. Era come se ogni frase toccasse corde dimenticate, risvegliando emozioni e pensieri che non sapeva o non ricordava di avere.
Dopo aver parlato con Liora, Sylvia e Amara si sedettero su una panchina che sembrava emergere dal nulla. Il panorama davanti a loro era un costante cambiamento di colori e forme.
Rimasero lì, in silenzio, lasciandosi avvolgere dalla bellezza e dalla pace del villaggio. Le risposte che cercavano sarebbero arrivate, ma per ora, si accontentavano di essere insieme, immerse nel mistero e nella magia del loro viaggio.
E mentre si preparavano a ripartire, Aurelian, sempre nell'ombra, continuava a osservare.
La Luce d'Eterea
Dopo il lungo viaggio e giorni trascorsi senza incontrare anima viva, decisero di pernottare in una locanda del villaggio. La locanda, chiamata "Luce d’Eterea", era un edificio di vetro scintillante, i cui muri catturavano i colori del tramonto, riflettendoli in una danza ipnotica di luci e ombre.
Varcarono la soglia e furono accolte da una cameriera eterea, una figura alta e aggraziata, il cui corpo trasparente sembrava fatto di luce liquida. Fluttuava appena sopra il pavimento, i suoi movimenti leggeri e armoniosi come una melodia visiva.
"Benvenute alla Luce d’Eterea," disse la cameriera, con un sorriso che sembrava illuminare la stanza. "Io sono Elnara. Siete pronte per un’esperienza culinaria unica?"
"Sì," rispose Amara, incrociando lo sguardo di Sylvia con un accenno di curiosità. "Siamo curiose di vedere cosa ci riserva questo luogo."
Elnara le accompagnò in una sala da pranzo che sembrava uscita da un sogno. I tavoli, fatti di cristallo, erano sospesi nell'aria e illuminati da luci che cambiavano colore con il movimento delle mani. Intorno a loro, gli altri commensali erano altrettanto surreali: figure luminose, alcune con ali trasparenti, altre che mutavano forma ogni pochi secondi.
Si sedettero a un tavolo, e poco dopo comparve un cameriere, una creatura alta e slanciata con occhi che scintillavano come stelle.
"La nostra specialità è il Nettare di Luminara," disse Elnara, con voce calma e profonda. "È una bevanda che cambia sapore a seconda dei vostri desideri. Come antipasto, vi consiglio i Petali di Sogno, delicati fiori commestibili che danzano al ritmo del vostro cuore."
"Sembra tutto così… magico," mormorò Sylvia, osservando le luci che danzavano intorno.
Amara annuì, con un sorriso incantato. "E lo è. Questo posto è incredibile."
Il cibo apparve davanti a loro come per magia. I Petali di Sogno erano davvero delicati fiori che sembravano muoversi al ritmo dei loro battiti. Il Nettare di Luminara era una bevanda scintillante che cambiava colore e sapore ogni volta che lo assaggiavano.
Dopo la cena, Elnara le accompagnò alla loro camera. Salirono una scala a chiocciola di luce che sembrava non avere fine, fino a trovarsi davanti a una porta di vetro che si aprì automaticamente al loro arrivo.
La camera era un capolavoro di surrealismo. Il letto sembrava fluttuare nell'aria, circondato da tendaggi di luce che ondeggiavano come se fossero mossi da una brezza invisibile. Le pareti erano fatte di una sostanza trasparente che mostrava un panorama stellato in continuo movimento. C'era una vasca da bagno al centro della stanza, riempita con acqua che cambiava colore a seconda del loro umore.
Si spogliarono e si immersero nella vasca, lasciandosi avvolgere dai colori cangianti dell'acqua.
Dopo il bagno, guardarono il cielo stellato proiettato sulle pareti. Si abbracciarono, sentendosi completamente in armonia con l'ambiente surreale che le circondava.
Stavano rendendosi conto che ciò che stavano vivendo le stava aprendo la mente, proprio come un dipinto di Dalì o di qualsiasi altro pittore surrealista. Ogni esperienza sembrava oltrepassare la ragione e la morale imposta dalle regole del loro mondo, il Mondo Cardine. Vollero sapere di più sul Quadrante 4, sentivano che era una tappa fondamentale.
In questo Quadrante non vi era traccia di malvagità, non avevano visto nessuno usare moneta per pagare, non esisteva polizia o tutori dell'ordine, né banche o qualsiasi delle strutture che consideravano essenziali nel Mondo Cardine. Ma cosa era davvero questo Quadrante 4?
La Rivelazione di Aurelian
La sera decisero di uscire. L'aria era fresca e il cielo punteggiato di stelle luminose. Ogni passo le avvicinava sempre più a un mondo che sembrava avvolto in un alone di mistero e bellezza. Fu durante una di queste passeggiate che Aurelian si rivelò a loro.
Sotto un lampione solitario, la figura di Aurelian emanava un'energia quasi palpabile. Sylvia si fermò, incapace di avvicinarsi, ma Amara, con il cuore che batteva forte, trovò la forza di avanzare.
Aurelian le osservò entrambe con uno sguardo serio: "Il Quadrante 4 è un luogo di perfezionamento. Quando il metaverso apparteneva alle anime, questo era il passaggio per raggiungere Emphatia. Ora è statico; qui ci sono solo anime luminose, ma non possono ascendere perché le porte per Emphatia sono chiuse. Nessuno può entrare o uscire dal Quadrante 4, tranne qualche eccezione. Gli arcangeli e gli arconti sono tenuti a distanza. Nel maplet troverete tutto scritto."
Amara ascoltava in silenzio, le parole di Aurelian risuonavano nella sua mente come una melodia antica. Sylvia, accanto a lei, rimaneva immobile, come se ogni sillaba le scorresse direttamente nella coscienza.
"So che per voi è tutto nuovo," continuò Aurelian, "ma avete un’anima in grado di fare ciò che va fatto."
Sorrise, un gesto inaspettato che illuminò il suo volto. "Non vi ho mai rapito per il sangue," aggiunse poi. "Vi ho rapito perché dovevo creare degli spazi nella vostra mente, ampliare le vostre capacità ricettive. Siete due ibridi. Nessuno al mondo è come voi."
Le guardò entrambe con intensità. "Domani andate a Zanara; lì troverete Livia, la guardiana del Quadrante 4 chiamato ‘Illusione’. È l’unica in contatto con la resistenza di Land’s End, nel Quadrante 5. Fermatevi a Zanara qualche giorno, leggete e ascoltatela. Scoprirete che quello che avete sempre visto era solo un’illusione."
Sylvia fece un passo verso Aurelian, come se volesse dire qualcosa, ma le mancavano le parole. L’energia nella piazza sembrava fremere.
"È tutto chiaro ora?" domandò Aurelian. Ma non attese risposta.
Svanì in un battito d’ali, come dissolto nell’aria stessa, lasciando solo la luce fredda del lampione a vegliare su di loro.
Le due donne rimasero in silenzio, guardando lo spazio che lui aveva appena lasciato. Poi si scambiarono un’occhiata intensa.
"Torniamo alla locanda," disse Amara. "È tempo di vedere oltre l’illusione."
Rientrate alla locanda Amara prese il maplet dal tavolo e lo accese. La mappa dei quadranti si aprì davanti a loro, luminosa e dettagliata. Individuarono Luminara, dove si trovavano attualmente, e tracciarono il percorso fino a Zanara.
Amara: "Guarda, dobbiamo attraversare tre villaggi: Elysium, Krystallia e Auroralis. Sarà un viaggio lungo, ma se è lì che dobbiamo andare, partiremo domani mattina."
Sylvia si avvicinò di più, guardando il maplet con interesse. "Elysium, Krystallia, Auroralis... Sembrano nomi di luoghi magici. Chissà cosa troveremo lungo il cammino."
Amara sorrise, toccando delicatamente il viso di Sylvia. "Questa avventura, questi luoghi misteriosi... È come vivere un sogno."
Le due si prepararono per la notte, sistemando le poche cose che avevano portato con loro e pianificando i dettagli per la partenza del mattino successivo. Si sdraiarono nel letto, abbracciate, lasciando che la stanchezza del viaggio le cullasse nel sonno.
Il sole sorgeva appena, illuminando la stanza con una luce dorata. Sylvia si svegliò per prima, osservando Amara che dormiva serenamente accanto a lei. Le diede un bacio leggero sulla fronte e sussurrò.
"Amara, svegliati. È ora di andare," disse Sylvia, scuotendola delicatamente.
Amara aprì gli occhi lentamente, sorridendo nel vedere Sylvia così vicina. "Buongiorno, amore. Pronta per un nuovo giorno di avventura?"
"Sempre." rispose Sylvia. "Andiamo a scoprire cosa ci riserva il nostro cammino."
Si vestirono rapidamente, indossando jeans, giacche di pelle e stivaletti neri. Presero il maplet e le poche cose necessarie, poi uscirono dalla locanda. La Atheris Rex le attendeva fuori, scintillante sotto la luce del mattino.
"Allora, prima tappa: Elysium. Sei pronta?" chiese Amara.
"Sempre." rispose Sylvia con un sorriso.
Partenza per Elysium
Si misero in sella. Sylvia abbracciò Amara, sentendo il calore del suo corpo attraverso la giacca. Amara accese il motore e, con un rombo potente, partirono. Si erano lanciate nell’avventura con tanto entusiasmo che avevano dimenticato persino il caffè del mattino.
Decisero di fare una pausa e trovarono un locale surreale, una costruzione che sembrava uscita da un sogno, con architetture impossibili e colori vivaci che sembravano danzare sotto il sole. Entrarono, si sedettero a un tavolo e ordinarono due caffè.
"Sai, Sylvia, la fretta non è mai una buona compagna," disse Amara, osservando il paesaggio attorno a loro. "Dobbiamo goderci ogni momento e assaporare tutte queste meraviglie."
"Hai ragione," rispose Sylvia, guardandosi intorno con un misto di fascino e nostalgia. "Questo posto… è come un dipinto. Surreale e affascinante. Mi fa pensare a come era la nostra vita a Edimburgo… quanto è lontano tutto questo adesso."
"Chissà cosa pensano i nostri amici," mormorò Amara, con un sorriso lieve. "Prima o poi li rincontreremo."
La Rivelazione di Korvo Korvo
Mentre riflettevano sul loro passato, un corvo nero passò volando vicino a loro e si posò sopra la moto. Non sembrava un corvo normale: era più grande e aveva un’aria distinta. Le guardò con occhi intelligenti, e poi, con voce calma e profonda, parlò.
"Io sono Korvo, Korvo Korvo, lo psicopompo," disse, con un tono che sembrava vibrare nell’aria. "Viaggio nei mondi, nei tempi e nelle dimensioni. So dove sono le vostre rose. Le hanno trovate Kalki e Aisha nell’inferno del Quadrante 7 e le hanno portate insieme alle altre rose delle Primenate al Dark Sanctuary."
Detto ciò, Korvo sparì nel nulla, lasciandole entrambe sorprese e confuse.
"Sylvia, hai sentito anche tu? Che significa tutto questo?" chiese Amara, cercando di interpretare ciò che era appena accaduto.
"Sì, l’ho sentito," rispose Sylvia, con un’espressione pensierosa. "Mi ricorda qualcosa… Il terzo libro di quel tale... Bruno Mah. Ma è tutto così… complicato."
Mentre guidavano verso Elysium, le parole di Korvo Korvo risuonavano ancora nelle loro menti. Le Rose, Kalki e Aisha, il Dark Sanctuary... Era tutto un enigma che dovevano risolvere.