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Oltre l'Illusione

Cap. 22: Un Legame Indissolubile

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Il Giorno Dopo

Sylvia e Aisha erano sedute nelle antiche cucine del castello, il sole del mattino filtrava attraverso le finestre, illuminando il pavimento di pietra. Mentre l'acqua bolliva per il caffè, l'aria era densa di una quiete che nessuna delle due aveva mai provato. Sylvia si muoveva con una calma ritrovata, mentre Aisha la osservava, notando il cambiamento che si era operato in lei.

"Sai, Aisha... È incredibile come tutto questo sia successo così in fretta. Sembrava che il travaglio non finisse mai, che la sofferenza non avrebbe mai portato a nulla di buono. Ma avevi ragione, come sempre. Hai percepito qualcosa che io non riuscivo nemmeno a immaginare," disse Sylvia, la voce calma ma intrisa di riconoscenza.

Aisha annuì, un sorriso appena accennato sulle labbra. "Non è stato facile nemmeno per me, Sylvia. Ma sapevo che avresti trovato la tua strada. Sei più forte di quanto credi, e ora finalmente lo vedi anche tu."

Sylvia abbassò lo sguardo sulla tazza di caffè che stava preparando, riflettendo sulle parole di Aisha. "Ricordo quando mi hai detto che ci sarebbe stato qualcosa di grande per me, anche quando io non ci credevo. Kalki e Amara... loro sembravano avere tutto sotto controllo, mentre io mi sentivo sempre un passo indietro, come se non riuscissi a raggiungere la loro grandezza."

Aisha le mise una mano sulla spalla, una stretta affettuosa. "Ognuno ha il proprio percorso, Sylvia. Il tuo era solo più tortuoso, ma anche più gratificante. Ora sei qui, consapevole di te stessa in un modo che pochi possono comprendere."

Sylvia sorrise, sentendosi per la prima volta davvero a casa nel suo corpo, nella sua anima. "E ora... ora posso vedere tutto. Tutte le mie vite, tutte le nostre vite insieme. La consapevolezza che ho ora, la crescita spirituale che ho raggiunto... è come se finalmente avessi recuperato tutto quello che il reset del programma mi ha sempre tolto. È una sensazione indescrivibile, Aisha."

Aisha la guardò con ammirazione. "Questo è il dono che la Rosa ti ha dato. Ti ha reso completa, ti ha restituito tutto ciò che eri e ciò che sarai."

Sylvia fece una pausa, poi cambiò argomento con un tono più leggero. "Aisha, è qua che posso girare in paese in perizoma? Mi ricordo che ne parlavi come se fosse normale..."

Aisha rise piano. "No, non proprio qui. Questo è ancora un posto abbastanza tranquillo. Ma più avanti, nel paese che sta sotto al castello di Barlow, le cose diventano decisamente più... trasgressive. E poi, dalla casa di Adamas, è proprio territorio libero."

Sylvia rise anche lei, ma poi si fece più seria. "Ci andremo alla casa di Adamas?"

Aisha fece una smorfia di incertezza. "Non lo so, Sylvia. Ho brutti ricordi di quel posto. C’ero stata con Kalki, ed è stata forse l’esperienza più terribile della mia vita. Gli androidi di Zadkiel ci rapirono, ci resero incoscienti... io non ricordo quasi nulla, ancora adesso. È Kalki che mi ha raccontato tutto dopo. Mi avevano legata a dei cavi elettrici, cercavano di strapparmi l’anima con le loro menti malate."

Sylvia la guardò, preoccupata. "Come siete riuscite a scappare?"

Aisha sospirò, cercando di allontanare i ricordi. "Ci salvò Ishtar, grazie ad Adamas che l’aveva convinta a passare dalla nostra parte. Arrivò con la sua legione di demoni e distrusse gli angeli di Zadkiel, liberandoci. Io non la vidi nemmeno, ero svenuta. Kalki, invece, visse ogni secondo di quell'incubo. Non so se avrò mai voglia di tornare lì."

Sylvia rimase in silenzio per un momento, poi disse dolcemente: "Non devi farlo se non te la senti. Possiamo trovare un altro posto."

Aisha sorrise, toccandole la mano. "Grazie, Sylvia. Ora, sono solo felice che tu abbia trovato il tuo potere, la tua strada. È una cosa meravigliosa."

Poi, mentre stavano finendo il caffè, Aisha si girò verso Sylvia con un sorriso complice. "Hai voglia di scendere in paese e goderci un po’ di tranquillità senza pensare a niente? La scorsa volta che siamo state qui era un posto orribile, con gente malvagia. Ma adesso le cose sono cambiate. Dopo che io e Kalki lo abbiamo ripulito, è come se il paese fosse rinato. Ho visto giochi per bambini, posti di ritrovo per anziani… è diventato un luogo di pace."

Sylvia ricambiò il sorriso, felice dell’idea. "Sì, mi piacerebbe molto. Voglio parlare con la gente, ascoltarli, magari anche aiutarli se ne avessero bisogno. Voglio fare tutto il possibile."

Aisha annuì, si alzarono e si prepararono a uscire, pronte a esplorare il paese che un tempo lei e Kalki avevano liberato.

Veloria: Un Paese Rinato

Appena scese le scale del castello, Aisha notò subito la differenza. Le strade, un tempo deserte e cupe, ora erano piene di vita. Bambini giocavano nei parchi, le case erano curate, e c’era un’atmosfera di serenità che sembrava avvolgere tutto. Gli abitanti le salutavano con sorrisi sinceri e riconoscenti, e Sylvia si sentiva finalmente in pace, come se fosse parte di qualcosa di più grande.

Camminarono lungo il viale principale, scambiando parole con chiunque volesse fermarsi a parlare. Una donna anziana si avvicinò, ringraziando Aisha per aver liberato il paese dal male, raccontando di come la sua famiglia ora potesse vivere senza paura. Sylvia si fermò ad ascoltare con attenzione, prendendo la mano della donna tra le sue, trasmettendole un calore che sembrava alleviare ogni sua preoccupazione. Aisha osservava la scena con un sorriso, orgogliosa di come Sylvia stesse trovando la sua strada.

Il Ritorno alla Trattoria

Continuando a camminare, giunsero alla trattoria dove tutto era iniziato per Aisha e Kalki. Aisha la riconobbe subito, anche se il cambiamento era evidente. Un tempo oscuro e tetro, il luogo ora era luminoso, pulito, con fiori alle finestre e una nuova insegna dipinta a mano che invitava i viaggiatori a entrare.

Sylvia guardò Aisha con curiosità. "È qui che è successo, vero?"

Aisha annuì lentamente, osservando l’ingresso della trattoria. "Sì, è qui che io e Kalki siamo state avvelenate e portate dai vampiri. Questo posto era diverso allora, oscuro e malvagio. Ma guarda ora… sembra un altro mondo. Sono contenta di vedere che le cose sono cambiate."

Entrarono nella trattoria, e furono accolte da un giovane cameriere che le salutò con un sorriso caloroso. L’interno era completamente trasformato: mobili nuovi, pareti decorate con quadri di paesaggi sereni, e una luce calda che rendeva l’ambiente accogliente. Il gestore, un uomo anziano con un’aria gentile, si avvicinò per prendere le ordinazioni.

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Aisha e Sylvia si sedettero a un tavolo vicino alla finestra, da cui potevano vedere il paese prospero che si stava trasformando davanti ai loro occhi. Ordinarono qualcosa da mangiare e parlarono del passato, dei momenti difficili che le avevano portate fin lì. Ma ora, sedute in quel luogo che una volta era stato teatro di oscuri tradimenti, sentivano solo pace e speranza per il futuro.

"È incredibile," disse Sylvia, assaporando un piatto semplice ma delizioso. "Questo posto… sembra irriconoscibile. Non posso credere che sia lo stesso in cui ti è successo tutto quello."

Aisha sorrise, guardandola con affetto. "È merito del cambiamento. La gente qui ha scelto di vivere una vita diversa, di ricostruire ciò che era stato distrutto. E noi siamo qui per vedere i frutti del nostro lavoro. Non c’è niente di più gratificante."

Sylvia annuì, sentendosi parte di quella rinascita. Sapeva che, nonostante tutte le difficoltà, erano lì per un motivo, e quel motivo era rendere il mondo un posto migliore, un passo alla volta.

Mentre Aisha e Sylvia si godevano il loro pasto, una figura anziana entrò nella sala. Aveva capelli grigi raccolti in una crocchia e indossava un abito semplice, ma dignitoso. I suoi occhi, velati dal tempo, si spalancarono quando riconobbe Aisha. La donna si portò una mano al petto, come se il cuore le battesse più forte al vederla. Le lacrime iniziarono a scenderle dagli occhi, e senza esitazione, si avvicinò al tavolo.

"Aisha… non posso crederci," disse la donna con la voce rotta dall’emozione. "Sei tu… sei proprio tu."

Aisha si alzò, sorpresa, ma subito riconobbe l’anziana signora. Si era ritirata dal lavoro da anni, ma una volta era stata la padrona del locale, quando il paese era sotto il giogo dei vampiri. La donna si avvicinò a passi lenti, ma decisi, e senza dire altro, abbracciò Aisha con una stretta affettuosa e commossa.

"Ricordo quel giorno come fosse ieri," mormorò la signora tra le lacrime, stringendo Aisha come se temesse di perderla di nuovo. "Noi, che vivevamo qui, eravamo prigionieri, costretti a servire quei mostri. Non potevamo fare nulla… nulla per fermarli. Ricordo come vi ho viste cadere, prima tu e poi la tua compagna… sembravate due ragazzine, innocenti e fragili. Pensavo foste spacciate. Mi ero rassegnata a veder sparire anche l’ultima luce di speranza da questo posto."

Aisha rimase in silenzio per un momento, lasciando che la donna esprimesse il dolore che aveva portato dentro per così tanto tempo. La guardò negli occhi, pieni di ricordi e sofferenza, e poi parlò con dolcezza.

"Eravamo giovani, è vero. E per un momento, anche io ho temuto che tutto fosse perduto. Ma qualcosa, dentro di noi, ci ha spinto a non arrenderci. È stato il vostro dolore, la vostra sofferenza… che ci ha dato la forza di combattere."

L’anziana signora annuì, asciugandosi le lacrime con un fazzoletto sgualcito. "Mai avrei immaginato che quelle due ragazzine avrebbero riportato la luce in questo paese… ma ho ancora davanti agli occhi quel corteo funebre, quei servi maledetti che vi portavano in braccio per le strade come se foste già morte. E ora… guardati. Sei viva, Aisha, e grazie a te lo siamo anche noi."

Sylvia, che aveva ascoltato in silenzio, sentì un profondo senso di rispetto per quella donna anziana, e per tutto ciò che lei e Aisha avevano affrontato. Era un ricordo oscuro, ma uno che aveva portato a un futuro luminoso. Sylvia prese la mano della signora tra le sue, cercando di trasmetterle calore e conforto.

"Adesso il male è stato scacciato," disse Sylvia con voce dolce. "Grazie a persone come te, che hanno resistito anche nei momenti più bui, oggi questo paese può vivere in pace."

La signora sorrise debolmente, stringendo le mani di Sylvia. "Non so se abbiamo resistito, piccola… forse siamo solo sopravvissuti. Ma grazie a voi, adesso possiamo vivere davvero."

Aisha, toccata dalle parole della donna, la abbracciò di nuovo. "Siamo tutti sopravvissuti a qualcosa. Ma ora possiamo costruire un futuro insieme, uno in cui nessuno dovrà più vivere nella paura."

La donna annuì, il suo volto finalmente disteso in un’espressione di pace. "Grazie, Aisha. Grazie, Sylvia. Questo paese vi deve la vita… e noi vi saremo per sempre grati."

Con un ultimo sorriso e un affettuoso abbraccio, l’anziana signora si allontanò, lasciando Aisha e Sylvia a riflettere su quanto fosse cambiato il mondo intorno a loro. La trattoria, un tempo luogo di oscuri complotti, era ora un simbolo di speranza e rinascita.

Preparativi per la Festa

Quel pomeriggio, Aisha e Sylvia vagavano per le strade del paese senza una meta precisa, immerse in chiacchiere leggere e circondate dalla vivace energia che riempiva l'aria. Notarono subito un insolito fermento: persone che montavano un palco, altri che sistemavano una pedana per il ballo, mentre numerosi tavoli venivano disposti con cura, dando l’impressione di una sagra campagnola in arrivo.

"C'è decisamente qualcosa nell'aria oggi," osservò Sylvia, guardandosi intorno con curiosità. "Sembra che stiano preparando una festa."

"Già," rispose Aisha, annuendo. "E non una piccola festa. Mi chiedo cosa stiano organizzando."

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Mentre passeggiavano, scambiavano parole con chiunque incontrassero. Ogni persona sembrava voler confermare una cosa: che quella notte, loro due avrebbero passato la notte in paese. I volti erano pieni di speranza e gratitudine, quasi come se l'intero villaggio aspettasse con ansia la loro risposta.

"È strano, non trovi?" commentò Sylvia mentre si fermavano davanti a un gruppo che stava sistemando le tavole. "Tutti sembrano così... contenti di sapere che resteremo qui stanotte."

"Sì, è un po’ insolito," concordò Aisha, guardando intorno. "Ma sembra anche sincero. Forse è il loro modo di ringraziarci."

Proprio in quel momento, l'oste della trattoria, un uomo robusto con un’espressione accogliente, si avvicinò a loro. Il suo volto era illuminato da un sorriso che tradiva una certa emozione.

"Signore," iniziò con una voce calda, "avrei davvero piacere di avervi come ospiti stasera nella mia trattoria, senza di voi questo posto non avrebbe mai potuto diventare come lo vedete e nemmeno la mia trattoria."

Aisha e Sylvia si scambiarono uno sguardo, un misto di sorpresa e piacere.

"È davvero molto gentile da parte vostra," disse Aisha, sorridendo. "Siamo onorate."

L'oste annuì, soddisfatto. "Allora, siamo d’accordo, ci vediamo stasera in trattoria, avrete il posto d’onore."

"Non vediamo l'ora," rispose Sylvia, mentre l'oste si allontanava, ancora con quel sorriso enigmatico sul volto.

Con l’idea della serata in mente, le due decisero di tornare al castello per prepararsi. Mentre attraversavano le strade del paese, continuarono a notare il fermento e il lavoro incessante degli abitanti. Erano molto curiose di sapere quale grande evento fosse in programma a Veloria un evento al quale avrebbero assistito sicuramente dopo la cena in trattoria.

Una volta arrivate al castello, entrarono nella vasta sala dove erano custoditi i vestiti dei vampiri. Gli abiti erano sontuosi, ricchi di dettagli, realizzati con tessuti pregiati e colori intensi. Una vasta gamma di scelte, tutte affascinanti e in netto contrasto con l'oscurità del passato che quegli indumenti portavano con sé.

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"Guarda qui," esclamò Sylvia, tirando fuori un abito lungo di velluto rosso scuro. "Questo è splendido!"

Aisha, da parte sua, stava esaminando un abito nero con dettagli dorati, elegantissimo e perfettamente in linea con il suo stile.

"Potremmo davvero divertirci con questi," disse Aisha con un sorriso. "Dopotutto, è una serata speciale."

Dopo un po' di discussioni e risate, si prepararono. Sylvia scelse l'abito rosso scuro, che le cadeva perfettamente, esaltando la sua figura snella e atletica. I suoi capelli biondi, lisci e lucenti, scendevano sulle spalle in contrasto con il colore dell'abito, e il volto esprimeva una serenità mista a un'eccitazione palpabile.

Aisha, invece, optò per l'abito nero, che abbracciava la sua silhouette con eleganza. I dettagli dorati risaltavano contro il tessuto scuro, e il suo aspetto era maestoso e affascinante, una perfetta rappresentazione della sua natura forte e determinata.

"Pronta?" chiese Sylvia, sorridendo mentre si guardava allo specchio.

"Pronta," rispose Aisha con un cenno del capo. "Andiamo a vedere cosa hanno preparato per noi."

La Celebrazione di Veloria

Scese la sera, e le due amiche si avviarono verso la trattoria. L'aria era fresca e il paese sembrava immerso in un'atmosfera di attesa, quasi magica. Quando entrarono nella trattoria, rimasero sorprese dal silenzio. La sala era vuota, solo il lieve suono del vento che entrava dalle finestre aperte rompeva la quiete.

L'oste le stava aspettando vicino al bancone, con un sorriso luminoso che parlava di orgoglio e gioia.

"Siete pronte?" chiese, il suo tono era pieno di una gioia che contagiava.

Sylvia e Aisha si scambiarono un ultimo sguardo, un misto di eccitazione e curiosità.

"Prontissime," risposero all'unisono, sentendo che qualcosa di speciale stava per accadere.

L'oste si avvicinò con passo deciso a una finestra, aprì le persiane e fece un cenno con la mano. In un attimo, il silenzio che avvolgeva la trattoria si trasformò in un’esplosione di suoni, luci e colori. La festa cominciò.

All’esterno, tutto il paese sembrava aver preso vita. Le strade erano adornate di manifesti e decorazioni che celebravano Aisha e Kalki, le eroine del paese, e anche Sylvia, la nuova arrivata che condivideva quella gioia. La statua di Kalki e Aisha, illuminata da luci calde e avvolgenti, troneggiava al centro della piazza, un simbolo di speranza e coraggio.

Sul palco, la banda cominciò a suonare una melodia allegra, riempiendo l’aria di una musica che sembrava portare con sé il battito del cuore di ogni abitante. Le tavolate, disposte con cura lungo la piazza, si riempirono velocemente di persone, tutti gli abitanti si sedettero pronti a celebrare la serata. Al tavolo d’onore, il sindaco del paese, l’anziana proprietaria della trattoria e l’oste, che si affrettava a servire con un sorriso soddisfatto, erano tutti radunati per dare inizio alla festa.

Il sindaco si alzò in piedi, sollevando un calice di spumante che scintillava sotto le luci del palco. Il suo volto era illuminato da un sorriso pieno di gratitudine e orgoglio. "Hip hip hurrà per Kalki e Aisha!" esclamò con voce tonante. "E per Sylvia, che ha avuto la fortuna di unirsi a noi e condividere questa gioia!"

La folla rispose con un fragoroso "Hurrà!", il suono delle loro voci riempì l'aria, unendo le persone in un’unica, poderosa celebrazione. Aisha, seduta accanto a Sylvia, si sentiva sopraffatta dall'affetto e dalla gioia che la circondavano. Vedere quel tripudio era quasi irreale per lei, ma ogni sorriso, ogni sguardo la rassicurava che quello era reale, e meritato.

L’oste, dopo aver versato lo spumante, si spostò rapidamente verso Aisha, le offrì il calice con un leggero inchino, e le sorrise. "Questo è per voi," disse con voce solenne. "E per tutto ciò che avete fatto per noi."

Aisha accettò il calice, toccata da quel gesto semplice ma carico di significato. Le sembrava che ogni sguardo, ogni parola fosse un riconoscimento del suo impegno, della sua lotta e del sacrificio che aveva condiviso con Kalki e ora con Sylvia.

Il sindaco si schiarì la voce, chiedendo silenzio con un gesto della mano. Tutti gli occhi si posarono su di lui, e con voce chiara e decisa, iniziò a parlare.

"Questa sera," disse, "siamo qui per celebrare non solo il ritorno della pace nel nostro paese, ma anche coloro che hanno reso possibile tutto questo. Non dimenticheremo mai il terrore che abbiamo vissuto, né il coraggio di chi si è opposto a quel male. Oggi, ci riuniamo per rendere omaggio a quelle due giovani donne che, con la loro forza e il loro sacrificio, ci hanno liberato dalle tenebre."

Fece una pausa, osservando le persone davanti a sé, prima di continuare. "Ma non posso essere io a raccontare la loro storia. C'è qualcuno tra noi che ha vissuto in prima persona quei terribili giorni, qualcuno che ha visto con i propri occhi ciò che queste donne hanno fatto per noi."

Si voltò verso l’anziana signora, la ex proprietaria della trattoria, che sedeva accanto a lui. Con un gesto gentile, le porse il microfono. "Signora, le lascio la parola."

L'anziana si alzò lentamente, con il supporto del sindaco, e prese il microfono con mani tremanti. I suoi occhi erano pieni di lacrime, ma la sua voce era forte quando cominciò a parlare.

"Ricordo ancora il giorno in cui queste due ragazze entrarono nel mio locale," iniziò, la voce rotta dall’emozione. "Erano così giovani, sembravano due ragazzine, ma c’era qualcosa in loro, una forza che non avevo mai visto prima. Le vidi cadere, prima una e poi l'altra, portate via dai servi dei vampiri come se fossero niente. Pensai che fossero spacciate, che non le avremmo mai più riviste."

Si fermò, asciugandosi una lacrima che scendeva lungo la guancia. "Mai, nemmeno nei miei sogni più arditi, avrei immaginato che quelle due giovani avrebbero riportato la luce in questo paese. Eppure, eccoci qui, a festeggiare la vita, la libertà, grazie a loro."

La folla era in silenzio, ogni parola della donna sembrava pesare come un macigno, ma allo stesso tempo sollevava gli spiriti di tutti i presenti. Con un gesto gentile, la donna passò il microfono ad Aisha, e le porse un abbraccio affettuoso, pieno di riconoscenza.

Quando Aisha prese la parola, il pubblico esplose in un applauso scrosciante, e lei sentì il calore di quegli applausi avvolgerla come un manto di gratitudine. Respirò profondamente, cercando di raccogliere i pensieri e le emozioni che le travolgevano il cuore.

"Non ho mai pensato a me stessa come a un'eroina," iniziò, la voce ferma ma carica di emozione. "Ho fatto quello che dovevo fare, perché sapevo che era la cosa giusta. Ma vedere quanto questo significhi per tutti voi, quanto le nostre azioni abbiano cambiato le vostre vite, mi riempie di un orgoglio che non posso descrivere."

Fece una pausa, guardando la folla che la osservava con occhi pieni di rispetto e ammirazione. "Ma non ero sola in questa lotta. Kalki è stata con me ogni passo del cammino, e ora ho accanto Sylvia, una compagna straordinaria. Insieme, abbiamo affrontato il buio, e insieme siamo emerse nella luce. Questa festa, questo momento, è per tutti noi. Perché senza il vostro sostegno, senza la vostra forza, niente di tutto questo sarebbe stato possibile."

La folla esplose in un tripudio di applausi, grida di gioia e lodi. La musica riprese a suonare, e l’atmosfera divenne ancora più festosa. Tutti vollero ballare con Aisha, stringerle la mano, scambiare una parola con lei. E Sylvia, pur restando un po' in disparte, era altrettanto felice di vedere la sua compagna ricevere l'amore e il riconoscimento che meritava.

La notte continuò con balli, risate e brindisi infiniti. Le tavole si riempirono di piatti prelibati, e il paese intero si unì in un’unica, meravigliosa celebrazione che non avrebbero mai dimenticato. E mentre la luna si alzava alta nel cielo, illuminando la piazza, Sylvia guardò Aisha con un sorriso, sapendo che, tra tutte le persone, era lei quella che più meritava quel momento di gloria.

L’Unione di Veloria e Akilion

Nel pieno della festa, mentre la musica e le risate riempivano l’aria, un rombo di motori si avvicinò alla piazza. Tutti si voltarono a guardare mentre un corteo di macchine avanzava tra le strade illuminate. Alcune auto si fermarono al bordo della piazza, e ne scesero figure che, al primo sguardo, si rivelarono essere autorità e abitanti del paese vicino, Akilion.

Il sindaco di Akilion, un uomo robusto e sorridente di nome Edran, guidava il gruppo. Appena sceso dall'auto, si diresse verso il sindaco di Veloria, il paese che già celebrava la sua festa. I due sindaci si abbracciarono calorosamente, seguiti dagli abitanti di Akilion che portavano con sé casse di vino e ceste di cibo, offerti come simbolo di amicizia e gemellaggio tra i due paesi. L'arrivo inaspettato suscitò un mormorio di sorpresa e gioia tra gli abitanti di Veloria.

Il sindaco Edran prese il microfono e si rivolse alla folla che si era radunata curiosa intorno a lui. "Amici di Veloria," iniziò, la sua voce potente ma calda. "Questa sera, siamo qui non solo per celebrare, ma per ringraziare. Solo ieri, il nostro paese era avvolto nelle tenebre, infestato da spiriti maligni che da troppo tempo gettavano un'ombra su Akilion. Ma oggi, siamo qui, liberi da quelle catene, e lo dobbiamo a una sola persona: Sylvia."

Un mormorio di approvazione attraversò la folla, mentre tutti gli sguardi si volgevano verso Sylvia, che si trovava accanto ad Aisha. "Sylvia," continuò Edran, "ha combattuto da sola contro quelle entità malvagie, e le ha disintegrate con una forza che non abbiamo mai visto prima. Il nostro paese ora brilla di nuova luce, proprio come Veloria. E questa luce ci unisce in un legame indissolubile. Oggi, celebriamo non solo la libertà, ma anche la nostra nuova alleanza. Da questo momento in poi, Veloria e Akilion non saranno più solo vicini, ma veri e propri fratelli, uniti nella prosperità e nella pace."

L’intera piazza esplose in applausi e grida di gioia, mentre gli abitanti di Veloria si avvicinavano per abbracciare e accogliere i loro nuovi amici di Akilion. La festa si intensificò, con le due comunità ora unite in una celebrazione che prometteva di durare tutta la notte. Sylvia, visibilmente emozionata, prese il microfono che Edran le porse.

"Non avrei mai potuto immaginare un’accoglienza come questa," disse, la voce un po' incrinata dall'emozione. "Quando ho affrontato quelle entità, l’ho fatto perché sapevo che era la cosa giusta da fare. Ma vedere il risultato, vedere i vostri volti, le vostre vite cambiare in meglio, è qualcosa che non ha prezzo. Veloria e Akilion sono ora uniti, e io sono onorata di essere parte di questo legame."

Le sue parole furono accolte da un applauso fragoroso, mentre Edran si avvicinava per abbracciarla, un gesto che sanciva ufficialmente l’unione tra i due paesi. "Grazie, Sylvia," disse Edran a bassa voce, "per tutto quello che hai fatto."

La notte continuò con una nuova intensità. La musica riempiva l’aria, e le risate si mescolavano al tintinnio dei bicchieri e ai passi di danza sulla pedana. Ma il momento culminante arrivò quando, a un certo punto, la banda smise di suonare. Tutti gli abitanti si fermarono, trattenendo il fiato, mentre Sylvia e Aisha si dirigevano lentamente verso il centro del palco.

Un Bacio per Due Paesi

La banda, in perfetto silenzio, iniziò a suonare una melodia dolce e avvolgente, una canzone che sembrava venire dal profondo del cuore di quei musicisti. La piazza era in silenzio, ogni sguardo fissato su Sylvia e Aisha, che iniziarono a ballare. I loro movimenti erano eleganti e sincronizzati, un balletto che esprimeva tutta la loro forza, la loro unione, e il legame che le legava non solo l'una all'altra, ma anche ai due paesi che ora festeggiavano come uno solo.

La danza era un crescendo di emozione, ogni passo una dichiarazione d’amore e di potere. Quando la musica raggiunse il suo apice, Sylvia e Aisha si fermarono, fronte a fronte, guardandosi negli occhi. Il silenzio era totale, la folla in attesa, quasi trattenendo il respiro. Poi, con un gesto naturale e carico di sentimento, si baciarono. Un bacio che suggellava non solo il loro amore, ma anche la nuova alleanza tra Veloria e Akilion.

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La piazza esplose in un applauso assordante, un urlo di gioia e approvazione che sembrava salire fino al cielo stellato. La festa, la celebrazione, la danza e il bacio finale: tutto segnava l’inizio di una nuova era, non solo per Sylvia e Aisha, ma per tutti gli abitanti dei due paesi uniti.

Mentre la musica sfumava dolcemente e l'applauso del pubblico ancora riecheggiava nella piazza, Sylvia, con un sorriso malizioso, avvicinò le sue labbra all'orecchio di Aisha. "Aisha... svengo," sussurrò, con una voce carica di ironia e affetto.

Aisha si irrigidì per un istante, il cuore che batteva all'impazzata. Sapeva quanto Sylvia fosse imprevedibile, e l'idea che potesse davvero svenire in quel momento la terrorizzava. Sylvia, però, continuava a sorridere, un sorriso che nascondeva una gioia immensa, mentre scherzava ancora, sussurrando piano affinché solo Aisha potesse sentire: "Cosa dici? Svengo? Oppure no? Quasi quasi..."

"Sylvia, dopo, dopo... ora no, ti prego," rispose Aisha, la voce carica di una supplica sincera. Ma prima che la preoccupazione potesse prendere il sopravvento, Sylvia scoppiò in una risata leggera e, con un gesto pieno d'amore, si gettò in un abbraccio ad Aisha. Un abbraccio che valeva più di mille parole, più di qualsiasi bacio, un gesto che racchiudeva tutto il loro legame e la forza della loro connessione.

La festa volse al termine, ma l'atmosfera era ancora intrisa di magia. I due sindaci, l’oste della trattoria e l’anziana signora, che tanto aveva a cuore le due giovani donne, insistettero per accompagnarle fino alla moto, sapendo che quella sarebbe stata l'ultima occasione per salutarsi. La mattina seguente, Sylvia e Aisha sarebbero partite presto, molto presto, perché al castello di Barlow, quella notte, qualcosa di ancora più grande della Rosa di Sylvia stava per accadere.

Mentre camminavano insieme, sotto il cielo notturno illuminato dalle stelle, i saluti erano carichi di emozione. Il sindaco di Veloria, con un sorriso orgoglioso, disse: "Non dimenticheremo mai quello che avete fatto per noi. Le porte del nostro paese saranno sempre aperte per voi. Tornate quando volete, non siete solo eroine, siete parte della nostra famiglia."

Il sindaco di Akilion aggiunse, con un tono più solenne: "Sylvia, Aisha, il vostro coraggio ha unito due comunità. Da oggi, Veloria e Akilion cammineranno insieme verso un futuro luminoso, grazie a voi. Non possiamo fare altro che ringraziarvi dal profondo del cuore. Le vostre azioni hanno cambiato le nostre vite."

L'oste, sempre con il suo sorriso accogliente, si rivolse ad Aisha: "Non dimenticheremo mai la vostra visita. Ogni volta che passerete da queste parti, questa trattoria sarà la vostra casa. E prometto che il vino sarà sempre della migliore qualità!" Le sue parole erano accompagnate da un brindisi immaginario, ma l’emozione negli occhi era sincera.

Infine, l'anziana signora, con le lacrime agli occhi, si avvicinò e abbracciò prima Sylvia, poi Aisha, con una dolcezza infinita. "Vi ho viste cadere una volta, ma vi vedo ora, in piedi, forti e luminose. Siete una benedizione per tutti noi. Vi prego, tornate a trovarci. Questa sarà sempre la vostra casa."

Sylvia e Aisha, profondamente toccate dalle parole e dall’affetto di tutti, si abbracciarono ancora una volta con i loro nuovi amici. Mille promesse furono fatte, promesse di ritorno, di amicizia eterna e di un legame che non si sarebbe mai spezzato.

Quando finalmente raggiunsero la Freccia Rossa, Sylvia e Aisha si voltarono per un ultimo saluto. Le mani si alzarono per un addio carico di emozione, sapendo che la mattina seguente le avrebbe viste partire verso una nuova sfida, qualcosa di ancora più grande e potente che le attendeva al castello di Barlow.

La piazza si stava svuotando lentamente, ma l’eco di quella serata indimenticabile rimase sospesa nell’aria. Le due giovani donne si scambiarono un ultimo sguardo complice, poi, con un sorriso che celava la consapevolezza del loro destino, sfrecciarono via nella notte, pronte a incontrare l’ignoto che le attendeva.

Un Calice per il Futuro

Rientrarono al castello di Veloria per l’ultima notte, con la mente ancora avvolta dalla magia della festa appena conclusa. Camminavano fianco a fianco lungo i corridoi immersi nel silenzio, il brusio lontano della celebrazione ormai svanito. L’atmosfera era quieta, quasi solenne, come se il castello stesso stesse accogliendo il loro ritorno.

Sylvia sorrise appena, lanciando uno sguardo furtivo ad Aisha, che le camminava accanto con la solita grazia sicura.

Aisha, notando quel sorriso di sottecchi, inclinò leggermente la testa e chiese con tono scherzoso, ma pieno di affetto: 'Sai cosa sembri, Sylvia?'"

"No, cosa?" rispose Sylvia, sollevando un sopracciglio curiosa.

"Una vampira vestita da vampira," rispose Aisha con un sorriso malizioso, gli occhi che brillavano di complicità.

Sylvia scoppiò in una risata leggera, ma la domanda che seguì la colse alla sprovvista. "Ma secondo te, se gli abitanti dei paesi sapessero che sei una vampira, avrebbero festeggiato lo stesso?"

Sylvia smise di ridere e si fermò un attimo, voltandosi verso Aisha con uno sguardo serio, ma gentile. "Certo," rispose con fermezza. "Che fai, la razzista? Non è mica la specie che fa l'anima. Io sono una vampira buona, e mi avrebbero portato calici di sangue invece del vino."

Aisha rise, ma poi aggiunse: "Eh già, così saresti svenuta sul più bello."

Sylvia abbassò lo sguardo, la malinconia che le attraversava il volto come un'ombra. Sapeva bene cosa significava essere un ibrido, metà vampira, metà umana. Ma Aisha, lei era solo umana, e ogni giorno che passava, Sylvia non poteva fare a meno di pensare a quella differenza. Aisha lo percepì subito e, con la dolcezza che la caratterizzava, disse: "Guarda che lo so a cosa pensi. Devi finirla. Ti ho detto che ci sarà qualcosa che cambierà tutto."

Sylvia annuì lentamente, le parole di Aisha riecheggiavano nella sua mente. Era vero, l'aveva visto anche lei dentro la Rosa, ma sentirselo dire da Aisha le dava una forza che non sapeva di avere. Con un sospiro, Sylvia si rivolse ad Aisha con un sorriso che celava la sua fragilità. "Aisha, portami un calice di sangue. Ce n’è tantissimo, ho visto molte scorte."

Aisha le sorrise con affetto e si avvicinò alla scorta, prendendo un bicchiere di sangue. Lo portò lentamente verso Sylvia, con una delicatezza quasi cerimoniale. Mentre si avvicinava, Aisha osservò il liquido rosso scuro e, per un istante, si trovò a chiedersi come sarebbe stato assaggiarlo.

Sylvia notò quel pensiero fugace negli occhi di Aisha, e prima che potesse fermarsi, una frase le uscì dalle labbra, una frase che non era sicura di aver detto lei stessa: "Può essere che a breve brinderemo con lo stesso calice."

Aisha si bloccò, sorpresa da quelle parole. Sentì un brivido correre lungo la schiena, uno stupore misto a curiosità che si rifletteva nei suoi occhi. Sylvia la guardò con la stessa sorpresa, come se anche lei fosse colpita dal significato di quella frase, qualcosa di profondo e misterioso che andava oltre la sua stessa comprensione.

Ma poi, un sorriso si fece strada sul volto di Sylvia, e l’atmosfera si distese. Aisha le porse finalmente il bicchiere, con un misto di emozione e attesa. Sylvia lo prese delicatamente, i loro sguardi che si incontrarono in un’intesa silenziosa, carica di promesse non dette. Quella frase, semplice eppure potente, sembrava contenere tutto il loro futuro, un futuro incerto ma pieno di speranza.

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