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Oltre l'Illusione

Cap. 8: Il Diario di Dio

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Un Momento di Pace

Era stato un giorno intenso: la liberazione di Sylvia dalla prigionia, il recupero di Milhen, l'incontro con Livia e le sue incredibili rivelazioni. Tutto era accaduto in poche ore. Ora, finalmente sole, si trovavano l'una di fronte all'altra, desiderando solo quel momento di pace.

Amara prese due calici, avvertendo Sylvia con uno sguardo complice prima di stappare la bottiglia. Bevvero insieme in silenzio, comunicando solo con gli occhi. In quel momento, non c'era bisogno di nient'altro: non di sesso, né di giochi. Lo avrebbero fatto dopo, lo avrebbero fatto sempre. Ora avevano solo bisogno di stare lì, l’una di fronte all’altra, presenti l'una per l'altra.

Amara mise della musica. Era un CD trovato lì che le piaceva molto, di un certo Klaus Schulze, intitolato Timewind. Tempo e vento, solo il titolo già era immaginifico. La musica era surreale. Guardò il titolo dei pezzi, il secondo si intitolava Wahnfried 1883. Era la musica giusta.

Fu un momento magnifico. Senza dire una parola e senza fare assolutamente nulla, si persero in quella melodia, un oceano di accordi. Le onde sonore sembravano avvolgerle, creando un'atmosfera di pace e connessione profonda.

Mentre il tempo scorreva lentamente, le due vampire si trovavano immerse in un mondo fatto solo di sensazioni ed emozioni, senza bisogno di parole. Sylvia appoggiò la sua mano su quella di Amara, un gesto semplice ma carico di significato. Le loro dita si intrecciarono, mentre gli occhi si chiudevano per assaporare ogni momento di quella magica sinfonia.

La musica di Klaus Schulze le trasportava in un'altra dimensione, un luogo dove il tempo e lo spazio sembravano dissolversi, lasciando solo loro due, insieme, in un eterno abbraccio. Le note lunghe e ipnotiche di Wahnfried 1883 creavano un'atmosfera onirica, quasi mistica.

Quando la musica terminò, aprirono gli occhi lentamente, sentendo che qualcosa era cambiato dentro di loro. Non erano più le stesse di prima. Quel momento di silenzio e musica aveva lasciato un'impronta indelebile nei loro cuori.

Amara sorrise dolcemente a Sylvia, e Sylvia ricambiò con uno sguardo pieno di amore e gratitudine. 

Si alzarono, ancora in silenzio, e si abbracciarono forte, sentendo il calore e la forza dell'altra. Non avevano bisogno di parole, perché sapevano che il loro legame era indissolubile. E mentre la notte avanzava, si prepararono a vivere il resto della loro eternità insieme.

Per Sylvia, la vera sfida era dedicare cinque ore al giorno alla lettura. Tentò senza troppe speranze di chiedere ad Amara se le facesse un riassunto, ma la risposta la fece subito pentire di averlo chiesto. Certo, Amara le avrebbe fatto il riassunto, ma Sylvia avrebbe comunque dovuto leggere e poi riassumere anche lei.

"Boccaccia mia," pensò Sylvia.

Così, alle otto del mattino, si sedettero fuori con i loro libri. Sylvia, cercando di alleggerire l’atmosfera, chiese con un sorriso malizioso: "A che ora sono le pause?"

Amara, con un sorriso ironico, rispose: "La pausa è tra due ore e mezza."
Sylvia, sconsolata, sbuffò: "Come sarebbe ‘la pausa?’, una sola?!"
Amara rise e si chinò per darle un bacio sulla guancia. "Smettila di fare la vittima… ce la farai. E poi, pensa a tutto quello che impareremo.

 

Sylvia sospirò, ma il calore del gesto di Amara la rincuorò. "Ok, ci provo. Ma se mi addormento, mi svegli tu?"

"Contaci," rispose Amara, tornando al suo libro.

Le ore passarono lentamente. Sylvia trovava difficile mantenere la concentrazione, ma ogni tanto sollevava lo sguardo e vedeva Amara completamente immersa nella lettura. Questo le dava la forza di continuare.

Finalmente, arrivò il momento della pausa. Sylvia si stiracchiò e sbadigliò, mentre Amara chiudeva il libro con soddisfazione.

"Come ti senti?" chiese Amara.

"Mezza viva," rispose Sylvia con un sorriso. "Ma devo ammettere che è interessante."

"Sapevo che ce l'avresti fatta. E ora, cosa facciamo nella nostra pausa?" chiese Amara, con un lampo malizioso negli occhi.

Sylvia rise. "Qualcosa che non coinvolga libri, per favore."

Amara si avvicinò e la baciò appassionatamente. "Penso che possiamo trovare qualcosa di meglio da fare."

Le due si abbracciarono, godendosi la pausa tanto attesa, pronte a tornare ai loro libri con rinnovata energia.

Leggere per cinque ore di fila era davvero difficile, anche con una pausa di mezz'ora per rilassarsi. Inoltre, i testi non erano facili. Fortunatamente, erano già tradotti, quindi poterono procedere rapidamente. L'importanza di ciò che stavano leggendo era enorme: stavano esplorando la storia degli ultimi 2027 anni, raccontata dallo stesso uomo. O meglio, non esattamente un uomo, ma un essere divino. Stavano leggendo il diario di Dio, conosciuto nel mondo cardine come il Cristo, chiamato Aurelian da loro e Brahma nell'induismo.

 

Il Diario di Dio

Durante questo primo giorno di lettura, coprirono i primi 300 anni. Era il periodo in cui Brahma decise di creare una proiezione di sé stesso per proteggere la sua essenza rappresentata dalle scintille. Le scintille, nel corso dei secoli, erano state sempre oppresse dal dominio e dalla prepotenza di Shiva e Vishnu, che cercavano incessantemente di strappare loro l'anima. Non erano nemmeno sicuri di cosa avrebbero fatto con queste anime, se studiarle, ricrearle o convertirle, ma sapevano che gli esseri animici creati da Brahma possedevano qualcosa di unico.

Già nei primi 300 anni, gli apostoli - i dissidenti o liberi pensatori - cercavano di illuminare le anime dormienti. Tuttavia, la propaganda delle due massonerie dominava. Mentre gli esseri creati da Shiva e Vishnu morivano assieme ai loro corpi, gli esseri animici proseguivano la loro esistenza e si evolvevano. Se un'anima luminosa avesse raggiunto la consapevolezza della sua forza, avrebbe potuto annientare il progetto di Shiva e Vishnu solo con il pensiero. Ma questo non accadde mai, poiché il programma reset garantiva che l'anima luminosa, a ogni ciclo vitale, ricominciasse tutto da capo, dimenticando anche il proprio nome.

Fu allora che Aurelian decise di intervenire e creò una proiezione di sé stesso per allungare il ciclo vitale degli esseri animici. Questo aveva funzionato: erano esseri che potevano vivere per millenni. Tuttavia, un virus inventato dai frangitori costrinse questi esseri all'ombra, lontano dal sole che avrebbe ossidato e bruciato la loro carne in un attimo. La diffamazione e la relegazione nei ghetti, come Salem, dove i vampiri uscivano solo di notte e la città era continuamente sottoposta a raid dalle forze dell'ordine di Bergderbil, peggiorarono ulteriormente la situazione.

Sylvia e Amara, riassumendo queste informazioni, si chiesero in quale mondo avessero vissuto fino a quel momento. La storia era incredibile e sconcertante. Pensavano a come Aisha, una delle migliori agenti dell'impero del male, era riuscita a diventare un baluardo della resistenza.

Finalmente, le cinque ore di lettura erano passate. Era ora di godersi un buon pranzo e tutto il resto della giornata.

Legami che Trascendono

Durante il pranzo, Sylvia e Amara decisero di affrontare un argomento delicato, ma con la leggerezza e la comprensione che caratterizzava il loro rapporto unico. Mentre gustavano il loro pasto, Sylvia iniziò a parlare.

“Amara, c’è qualcosa di cui devo parlarti,” iniziò Sylvia, cercando le parole giuste. “Non l’ho detto prima perché c’erano così tante cose urgenti… ma penso che ora sia il momento giusto.”

Amara alzò lo sguardo dal piatto, i suoi occhi attenti e curiosi, senza traccia di giudizio. “Dimmi, Sylvia. Sai che puoi parlarmi di tutto.”

Sylvia prese un respiro profondo, sapendo quanto fosse importante ciò che stava per dire. “Ho sentito una forte attrazione fisica per Milhen, ma non è solo quello. C’è qualcosa di più profondo, una forma di amore reale e vero. Ma… questo non cambia nulla nel modo in cui ti amo.”

Amara sorrise, sorseggiando il vino con una calma che le era naturale. Non sembrava minimamente turbata dalle parole di Sylvia. “Capisco,” disse, con una dolcezza che solo lei poteva avere. “E sono contenta che tu me ne abbia parlato. Il nostro legame è speciale, e nulla può intaccarlo.”

Sylvia, riconoscente per la comprensione di Amara. “Sai,” riprese, abbassando lo sguardo per un attimo, “sono rimasta molto scossa quando ti ho vista svenire. È stato… per Elisabeta, vero?”

Un velo di malinconia attraversò lo sguardo di Amara mentre annuiva. Il suo silenzio parlava più delle parole, e Sylvia poteva sentire il peso di quei ricordi che ancora gravavano sul cuore di Amara. Dopo un lungo momento, Amara disse: "Sì… Elisabeta è stata una parte di me che non ho mai potuto lasciare andare. Anche dopo tutti questi anni, ciò che provavo per lei non si è mai dissolto del tutto. Il suo ricordo è ancora vivo dentro di me, e sapere che la sua anima è ancora viva mi ha colpito profondamente."

Sylvia prese dolcemente la mano di Amara, stringendola con un affetto sincero. “Non provo alcuna gelosia, Amara,” le disse con un sorriso rassicurante. “Voglio che tu la incontri e che passiate del tempo insieme. So quanto è importante per te.”

Amara la guardò con occhi colmi di gratitudine, come se quelle parole avessero sciolto un peso che non sapeva di portare. Dopo un momento di silenzio, chiese con una curiosità gentile: “E Milhen? Cosa desideri fare riguardo a lei?”

Sylvia sorrise, e nei suoi occhi brillavano consapevolezza e serenità. “Voglio incontrarla di nuovo,” disse senza esitazione. “Passare del tempo con lei, esplorare ciò che possiamo condividere. Credo che questo arricchirà non solo me, ma anche il nostro rapporto. Noi due siamo imprescindibili, Amara. Ogni esperienza che viviamo, anche singolarmente, ci arricchirà come coppia.”

Amara rise piano, un suono morbido e genuino. “Ammiravo già la tua saggezza, Sylvia,” disse con un sorriso luminoso. “Ma ogni giorno riesci a sorprendermi ancora di più.”

Amara sospirò, un sorriso di comprensione che le sfiorava le labbra. “Non è facile spiegare tutto questo a un essere umano dei nostri tempi,” ammise, “ma tra noi c’è qualcosa di unico. E sono davvero felice che tu voglia vivere queste esperienze, senza paure né riserve.”

Sylvia rise piano, sollevando il calice verso Amara. “A noi, allora,” disse, con un luccichio di sfida e complicità negli occhi. “E a tutte le esperienze che verranno.”

Un Pomeriggio al Fiume

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Il pomeriggio era soleggiato e caldo, il cielo terso sopra di loro prometteva un giorno perfetto per rilassarsi. Amara e Sylvia, dopo aver pranzato e discusso degli argomenti più delicati, decisero di trascorrere qualche ora insieme prima di dedicarsi ai loro rispettivi impegni. Si prepararono per scendere al fiume, indossando solo mutandine, senza reggiseno. In quel luogo, lontano da occhi indiscreti, si sentivano libere di essere se stesse.

Mentre camminavano lungo il sentiero verso il fiume, il suono dell'acqua che scorreva e il cinguettio degli uccelli creavano un'atmosfera serena e pacifica.

Sylvia: "Sai, Amara, questo posto sembra fuori dal tempo. Come se il mondo esterno non esistesse."

Amara, con un lieve sorriso: "Hai ragione, Sylvia. Qui possiamo essere davvero noi stesse, senza alcun filtro."

Giunte al fiume, si sdraiarono su una coperta morbida che avevano portato con loro. Il sole scaldava piacevolmente la loro pelle, e il rumore dell'acqua creava una melodia rilassante.

Sylvia guardò Amara con un’espressione curiosa. “Cosa pensi di fare con Livia? Hai già qualche idea?”

Amara rifletté un istante, poi rispose con calma. “Voglio capire meglio cosa sa di Land's End. Se c’è un modo di comunicare con qualcuno lì, devo chiarirmi le idee. E soprattutto… Elisabeta. Devo sapere di più su di lei e su come raggiungerla.”

Sylvia annuì, comprendendo l'importanza della questione per Amara. "Spero che Livia possa darti le risposte che cerchi. Elisabeta è una parte importante del tuo passato, e meriti di sapere di più."

Amara guardò Sylvia con gratitudine. “Grazie, Sylvia. E tu? Cosa pensi di fare con Milhen?”

Sylvia arrossì leggermente, ma un sorriso malizioso apparve sulle sue labbra. “Voglio fare l’amore con lei. Ma non è solo desiderio fisico, c’è qualcosa di più profondo. Voglio esplorare questa connessione, capire meglio cosa provo per lei.”

Il sorriso di Amara si fece più ampio, soddisfatta della sincerità di Sylvia. “È bello sentirti dire questo. Milhen merita di essere amata, e tu meriti di esplorare ciò che senti senza riserve.”

Sylvia si girò verso di lei, i loro sguardi che si incontravano con una complicità che superava le parole. “E tu, cosa speri che succeda con Livia?”

Amara si prese un momento per riflettere, poi rispose con un tono più serio. “Voglio trovare le risposte che cerco. E spero che Livia possa aiutarmi a comprendere meglio il nostro mondo e le nostre origini. Ma soprattutto, voglio sentire che sto facendo la cosa giusta per noi.”

Si sdraiarono sulla coperta, lasciando che il sole scaldasse la loro pelle mentre l'acqua del fiume scorreva placida accanto a loro. Il momento era perfetto, senza bisogno di parole.

“Sai cosa mi piacerebbe?” disse Sylvia, rompendo il silenzio con un sorriso sognante. “Mi piacerebbe che Milhen mi baciasse come se fossi l’unica al mondo. Voglio sentirmi desiderata, amata.”

Amara si avvicinò a lei, le loro labbra che si sfiorarono in un bacio delicato ma pieno di passione. “Te lo auguro di cuore, Sylvia,” sussurrò Amara. “So che succederà. E tu meriti tutto l’amore e la passione che desideri.”

Rimasero così, vicine, godendosi il calore del sole e la compagnia reciproca. Il pomeriggio trascorse in una tranquillità assoluta, parlando di sogni, desideri e speranze.

Sylvia guardò Amara con curiosità. “Quando pensi di andare da Livia?”

“Penso di andare subito dopo questo momento insieme,” rispose Amara, con un leggero sorriso. “Voglio approfittare del pomeriggio per capire meglio tutto ciò che ci ha detto.”

Sylvia annuì. “Capisco. Io invece non vedo l’ora di passare del tempo con Milhen. Sento che sarà un incontro speciale.”

Amara si alzò e tese una mano verso Sylvia per aiutarla a rialzarsi. “Andiamo allora. Abbiamo entrambe delle avventure da vivere.”

Sylvia prese la mano di Amara, alzandosi e stringendola in un abbraccio stretto. “Grazie per essere sempre al mio fianco, Amara. Non so cosa farei senza di te.”

Amara le sorrise dolcemente, baciandola sulla fronte. “E io senza di te, Sylvia. Ora andiamo, il futuro ci aspetta.”

Con il cuore leggero e la mente piena di speranze, si incamminarono verso le loro destinazioni. Amara verso Livia, e Sylvia verso Milhen. Entrambe pronte a scoprire nuove emozioni e a vivere ogni istante con passione e amore.

Amara e Sylvia tornarono a casa per cambiarsi. Amara si vestì in modo sobrio, come se fosse in missione, mentre Sylvia optò per delle minuscole mutandine bianche. Uscirono insieme e si baciarono, dandosi appuntamento per la sera. Sembrava strano, dato che erano sempre insieme, ma in qualche modo era piacevole, un po' come rivivere l'aspettativa del rivedersi. Si scambiarono un ultimo sguardo carico di complicità prima di andare ognuna per la propria strada.

L'Incontro con Livia

Amara arrivò a casa di Livia, che ora appariva come una casalinga di mezza età. La trasformazione era sorprendente, ma ormai Amara sapeva che Livia era in grado di assumere molte forme. Si sedettero nel soggiorno, la luce del pomeriggio filtrava attraverso le tende creando un'atmosfera tranquilla e accogliente.

Amara entrò nella stanza e si rivolse a Livia con gratitudine. “Grazie per avermi ricevuta, Livia. Ho bisogno di capire di più su Land's End e su come posso comunicare con Elisabeta.”

Livia le rispose con un sorriso rassicurante che sembrava dirle che tutto sarebbe andato per il meglio. “Capisco quanto questo sia importante per te. Ma voglio essere chiara: nessuno può comunicare direttamente con il Quadrante 4, né in entrata né in uscita. L'unica eccezione sono io, perché Brahma ha calibrato i sistemi di sicurezza delle comunicazioni sulla mia voce per il Quadrante 4 e quella del Presidente per Land's End.”

Amara sembrava trattenere il fiato. “Quindi… non posso parlare direttamente con Elisabeta?”

“Non direttamente,” chiarì Livia. “Ma posso fungere da intermediaria. Possiamo organizzare una comunicazione in cui le parole passino attraverso me.”

Amara sentì una scintilla di speranza accendersi nel petto. Era più di quanto avesse osato sperare. “Questo è fantastico, Livia! Sapere che posso, in qualche modo, comunicare con Elisabeta… significa molto per me. Lei sta bene?”

Livia annuì dolcemente. “Elisabeta sta benissimo. Ha scelto di non reincarnarsi per evitare il reset, che le farebbe dimenticare te. Preferisce vivere come spettro a Land's End. Lì ci sono molti spettri, non distinguibili dalle altre anime, e lei è molto amica di Eleanor.”

Amara si fermò un attimo, cercando di mettere insieme i pezzi. “Eleanor… è lo spettro che ha unito nel sangue Aisha e Adamas, e anche Aisha e Kalki, giusto?”

“Esatto,” rispose Livia con un leggero cenno del capo. “Elisabeta è molto legata a lei. Se vuoi, possiamo organizzare un incontro. Potrei fare da tramite per voi due.”

Gli occhi di Amara si riempirono di lacrime di gioia. Non poteva credere a quanto fosse fortunata. “Livia, non sai quanto significhi per me. Sapere che Elisabeta è felice e che posso, in qualche modo, parlare con lei… mi riempie di felicità.”

Livia le si avvicinò con dolcezza e le posò una mano sulla spalla. “Sei una persona speciale, Amara. Meriti tutta la felicità del mondo. Ora, torniamo alla nostra missione e prepariamoci per quello che verrà."

Amara annuì, sentendosi più leggera di quanto non fosse mai stata. Il pensiero di Elisabeta, felice e in attesa di comunicare con lei, le dava una forza nuova. Uscì da casa di Livia con il cuore pieno di speranza e di gratitudine.

Il Legame tra Sylvia e Milhen

Mentre Amara si recava da Livia, Sylvia si dirigeva verso Milhen con un misto di eccitazione e trepidazione. Indossava le sue mutandine più provocanti, pronta a vivere il momento con tutta l'intensità possibile. Non vedeva l'ora di stare con Milhen, di esplorare quella nuova connessione che sentiva crescere dentro di sé.

Milhen era già sul posto dell'appuntamento, lo stesso luogo dove la prima volta aveva dato una botta in testa a Sylvia. Quando Sylvia arrivò, vide Milhen con indosso delle mutandine rosse minuscole, simili alle sue. Entrambe si sorrisero, un sorriso che brillava di complicità e attrazione.

Milhen prese un bastone, lo stesso che aveva usato per colpire Sylvia, e con una voce ferma ma carica di emozione disse: "Voglio che mi colpisci, Sylvia. Così mi sembrerà di aver espiato la mia colpa."

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Sylvia la guardò con dolcezza e un po' di stupore. "Milhen, sei pazza? Non ha senso. In quel momento non eri te stessa. Non devo colpirti per qualcosa che non hai fatto davvero tu."

Milhen abbassò lo sguardo, visibilmente sollevata ma ancora turbata. "Apprezzo il tuo perdono, Sylvia. Ma dovevo chiedertelo."

Sylvia sorrise, avvicinandosi a Milhen. "Non preoccuparti. Apprezzo il gesto, ma non c'è bisogno. L'importante è che ora tu sia qui con me."

Decisero di dirigersi verso le grotte. Milhen doveva fare tutto da capo, accumulare energia che il programma le aveva disperso. Sylvia era pronta a sorreggerla e ad aiutarla. Si guardarono negli occhi, capendo che le parole erano ormai superflue. Si baciarono, un bacio che era più semplice e naturale di quanto Sylvia avesse mai provato con Amara o Elena. Milhen era semplicità e genuinità in persona, un'anima buona e pura. Forse proprio per questo i malvagi di Bergderbil l'avevano scelta.

Sylvia sussurrò con un sorriso malizioso: "Non vedo l'ora di entrare nella grotta, Milhen. Voglio sorreggerti e baciarti tutta."

Milhen rispose con un sorriso, accarezzando Sylvia sui fianchi e scendendo all'interno delle sue mutandine. Sylvia gemette di piacere, sussurrando: "Se continui così, alle grotte non ci arriveremo mai..."

Le due si abbracciarono, prese dalla passione, ma decisero di riprendere il cammino verso le grotte. Mentre camminavano, Milhen iniziò a raccontare di quella volta in cui aveva colpito Sylvia, abbassò lo sguardo, la voce rotta dal rimorso. “Non sai quanto mi sono pentita di quel momento, Sylvia. Sapevo cosa stavo facendo, ma non potevo fermarmi. Era come se fossi intrappolata in un incubo.”

Sylvia si avvicinò, la sua voce calda e rassicurante. “Lo so, Milhen. Non era colpa tua. Quegli infami di Bergderbil ti avevano manipolata. Ora sei libera, e questo è ciò che conta.”

Milhen annuì, stringendo la mano di Sylvia. "Ho sempre sentito una connessione speciale con te, Sylvia. Anche quando ero sotto il loro controllo, una parte di me cercava di resistere per te."

Sylvia le sorrise, toccata dalle sue parole. "E ora siamo qui, insieme. Possiamo superare tutto questo, Milhen. Insieme."

Le due continuarono a camminare, il sentiero che portava alle grotte era serpeggiante e immerso nella natura. Le foglie frusciavano sotto i loro piedi e il sole calava, tingendo il cielo di un arancione caldo.

Milhen si fermò un attimo, guardando Sylvia con occhi lucidi. "Sylvia, non sai quanto significasse per me quando hai detto che volevi sorreggermi e baciarmi tutta. Mi fai sentire speciale, amata."

Sylvia le accarezzò il viso, sorridendo. "Perché lo sei, Milhen. Sei speciale per me, e non lascerò mai che qualcuno ti faccia del male di nuovo."

Arrivarono finalmente all'ingresso delle grotte. L'aria fresca e umida le avvolse, e la luce fioca all'interno creava un'atmosfera quasi magica. Si fermarono un attimo, respirando profondamente.

Sylvia: "Pronta per questa avventura?"

Milhen: "Pronta come non mai."

Si presero per mano e si addentrarono nella grotta, pronte a condividere un'esperienza che le avrebbe legate ancora di più.

Sylvia sentiva l'energia pulsare intorno a lei, ma questa volta era equilibrata e positiva, rendendo Milhen ancora più bella ai suoi occhi. Anche Milhen percepiva l'energia, la sua bontà, ma sentiva che stava per sopraffarla. Si fermarono a un certo punto, con Milhen che cominciava a vacillare. Nonostante la testa che le girava, riuscì a girarsi verso Sylvia e a baciarla.

Milhen la guardò con occhi stanchi ma determinati. "So come funziona... devo stare qua dentro fino a che non mi riprendo," disse, la voce tremante e balbettante. "Sylvia, starai con me?"

Sylvia le ribadì con fermezza, "Non ti lascerò un solo secondo. Ti riempirò di baci e carezze." Poi, con preoccupazione e dolcezza, le chiese: "Come ti senti ora, Milhen?"

Milhen riuscì a rispondere debolmente, "Bene, credo bene..." Poi, con un ultimo sforzo, aggiunse: "Credo che sto sven..." Le parole si spezzarono mentre crollava, ma Sylvia era già pronta. La adagiò a terra con delicatezza, assicurandosi che fosse comoda, e poi la baciò sulle labbra. Le labbra di Milhen si aprirono leggermente, quasi a invitare la lingua di Sylvia, che non tardò ad accogliere l'invito. Il bacio durò mezz'ora, durante la quale probabilmente Milhen assorbì una buona dose di energia.

Quando Milhen aprì gli occhi, vide Sylvia sopra di lei, sorridente. Sylvia l'aiutò ad alzarsi, ma Milhen barcollò un po'. Senza esitazione, Sylvia la prese tra le braccia e la portò fuori, adagiandola sotto un albero.

Milhen respirò profondamente, poi disse con un sorriso: "Non sono mai stata così forte. È stato bellissimo perché in qualche modo ti sentivo... eri nei miei sogni."

Sylvia le accarezzò il viso, commossa. "Sono felice che tu stia meglio, Milhen. Hai fatto un ottimo lavoro."

Milhen la guardò con occhi lucidi di gratitudine e desiderio. "Sylvia, voglio svenire ancora tra le tue braccia..."

Sylvia sorrise, avvicinandosi per un altro bacio. "Ogni volta che vuoi, Milhen. Sarò sempre qui per te."

Ora avevano un po' di tempo tutto per loro. Milhen volle portare Sylvia a casa sua, che non era distante. Camminarono insieme, scherzando e ridendo, come se si conoscessero da sempre.

La casa di Milhen era piccola ma accogliente, con tanti piccoli dettagli surreali. Le mostrò la cucina, il salone e la camera da letto. Aveva un bagno con una doccia fantastica, ma la cosa più affascinante era il tetto che diventava trasparente al battito delle mani, permettendo di vedere il cielo. Sylvia era affascinata.

"Sylvia, allora lo fai?" chiese Milhen, con un sorriso malizioso.

"Certo," rispose Sylvia, "come vuoi che lo faccia?"

Milhen, senza esitazione, disse: "Fallo come la tua natura impone, fallo da vampira."

Sylvia era elettrizzata ma anche preoccupata. "C'è solo un problema," confessò. "Quando il sangue arriva all'improvviso... svengo."

Milhen scoppiò a ridere. "E perché dovresti svenire?"

"Perché sono una vampira un po' particolare," spiegò Sylvia. "Quando il sangue arriva troppo velocemente, mi sopraffà."

Milhen, con un sorriso, disse: "Allora basta che mi faccio un taglietto prima."

"Sì, un taglietto piccolo per abituare il corpo al sangue. Così funzionerebbe," ammise Sylvia.

Milhen si avvicinò a Sylvia, tagliandosi leggermente. Il piccolo taglio fu sufficiente a far emergere la vampira in Sylvia. Milhen la guardò, incantata dalla sua potenza e bellezza. "Oh mio Dio... mordimi, vampira."

Sylvia non poté resistere. La morse delicatamente, con passione. Milhen svenne al primo sorso, e Sylvia la sorresse, portandola a braccia sul letto in camera. Si sdraiò accanto a lei, aspettando che si svegliasse.

Dopo dieci minuti, Milhen si riprese, guardando Sylvia con occhi curiosi. "È andato tutto bene?"

Sylvia sorrise, accarezzandole il viso. "Perfettamente."

"Diventerò un vampiro ora?" chiese Milhen, preoccupata.

"No, non ti trasformi se non bevi il mio sangue," la rassicurò Sylvia.

Milhen sospirò di sollievo, poi la abbracciò. "Grazie..."

"È stato bellissimo. Nessun grazie necessario," disse Sylvia, baciandola ancora una volta.

Dopo un lungo bacio, Sylvia si preparò a tornare da Amara. "Devo andare," disse, con un misto di dolcezza e rimpianto.

"Lo so," rispose Milhen, con un sorriso tenero. "Ma ci rivedremo presto."

Sylvia annuì, dandole un ultimo bacio prima di uscire. La serata era stata perfetta, e non vedeva l'ora di raccontare tutto ad Amara.

 

Il Confronto tra Amara e Sylvia

Quando Sylvia rientrò, Amara la stava già aspettando nel salone, seduta con addosso abiti comodi. Si guardarono solo un istante, poi si abbracciarono forte, senza dire una parola.

«Mi sei mancata,» sussurrò Sylvia con un sorriso stanco ma felice.

«Anche tu,» rispose Amara, stringendola un po’ più forte.

Si sedettero insieme, vicine come sempre. Sylvia prese fiato e iniziò a raccontare, senza fronzoli, tutto ciò che era successo con Milhen. Non omise nulla: né il desiderio, né il morso, né l’intensità del loro incontro. Parlava con naturalezza, come se sapesse che non avrebbe trovato alcun giudizio nei suoi occhi.

Amara ascoltava in silenzio, con attenzione sincera. Ogni tanto annuiva, ogni tanto sorrideva. Ma non c’era traccia di fastidio, solo quella luce negli occhi che le veniva quando capiva qualcosa di profondo. Quando Sylvia finì, fu lei a rompere il silenzio:

«Sai cosa amo di noi? Che ci diciamo tutto. Anche questo.»

Sylvia le sorrise, grata. «Non è sempre stato facile per me… ma con te è diverso.»

«È perché tra noi non c'è niente da nascondere,» disse Amara. «E ora tocca a me.»

Con la stessa sincerità, le raccontò dell’incontro con Livia, di ciò che aveva scoperto su Elisabeta, e del fatto che un contatto – seppur indiretto – era finalmente possibile. Parlò con la voce piena di emozione e con gli occhi che brillavano di una speranza nuova.

Sylvia le prese la mano e la tenne stretta. «Sono felice per te. So quanto significhi.»

«E io sono felice per te,» rispose Amara. «Per tutto ciò che hai vissuto oggi. Per come l’hai vissuto.»

Un attimo di silenzio le avvolse, ma non c’era nulla di sospeso. Solo il bisogno di restare lì, fianco a fianco, con le mani intrecciate e il cuore aperto.

«Sai,» disse Sylvia, sorridendo appena, «nessuno capirebbe questo nostro rapporto. Ma a me non importa. Perché funziona.»

«Funziona eccome,» disse Amara. Le si avvicinò e le diede un bacio lento, senza fretta. «E adesso?»

Sylvia si accoccolò sulle sue gambe, ridendo piano. «Adesso vorrei perdermi un po’ in te. Raccontarci ancora. Ridere. Toccarci. E magari… un po’ di noi.»

Amara la guardò con uno di quegli sguardi che sanno già tutto. «Mi sembra perfetto.»

 

​​Sylvia era ancora in mutandine, quelle piccole bianche che piacevano tanto ad Amara. Si avvicinò a lei con un sorriso malizioso, e si sedette sulle gambe di Amara. "Ora vorrei vedere io la vampira più potente del mondo," disse Sylvia, ridendo e tirando fuori la lingua per leccarle le labbra.

Amara, senza esitare, sentì l'eccitazione crescere dentro di sé. In pochi secondi, i suoi occhi si accesero di una luce intensa, rivelando la sua vera natura di vampira. Sylvia osservò il cambiamento con fascino, sapendo che quei pochi secondi erano un momento unico che solo loro due potevano comprendere.

Amara non perse tempo. In un attimo, sollevò Sylvia tra le braccia e la portò a letto. Si sdraiò accanto a lei, stringendola con dolcezza. Sylvia, sentendo il calore e la forza di Amara, si sentiva al sicuro e amata.

Amara la guardava intensamente, non riuscendo a staccare gli occhi da lei. "Sei così bella," disse Amara, accarezzandole il viso con delicatezza.

Sylvia sorrise, felice e appagata. "Anche tu lo sei, mia vampira."

Amara continuò a guardarla, il suo amore evidente nei suoi occhi brillanti. "Sai, ci sono momenti in cui non riesco a credere quanto sono fortunata ad averti nella mia vita. Sei tutto per me, Sylvia."

Sylvia le prese la mano e la baciò dolcemente. "Anche tu sei tutto per me, Amara. E ogni momento con te è un dono."

Si avvicinarono per un bacio profondo, le loro labbra che si incontravano con passione. Amara sentiva il cuore battere più forte, sentendo ogni fibra del suo essere legata a Sylvia. Dopo il bacio, rimasero abbracciate, il silenzio interrotto solo dai loro respiri.

"Ti amo," sussurrò Amara, continuando a guardarla intensamente.

"Ti amo anch'io," rispose Sylvia, accarezzandole i capelli.

Rimasero così per un po', godendosi la presenza l'una dell'altra. Amara non voleva chiudere gli occhi, voleva continuare a guardare Sylvia, a memorizzare ogni dettaglio del suo viso, come un modo diverso per dirle che la amava.

Il loro amore era così profondo e intenso che sembrava quasi palpabile. Erano perfettamente consapevoli della fortuna che avevano l'una con l'altra, e non volevano mai perdere un singolo momento insieme. E così, rimasero abbracciate, parlando di tutto e di niente, godendosi la compagnia reciproca fino a quando il sonno finalmente le avvolse.

Il Nuovo Piano Strategico di Livia

Il mattino seguente, Amara era profondamente immersa nella lettura, mentre Sylvia faticava a rimanere sveglia, trovando la lettura un compito arduo e noioso. Come il giorno prima, Sylvia cadeva spesso addormentata sul libro. Livia, che era passata di lì il giorno prima senza dire nulla, aveva notato la passione di Amara e il sonno di Sylvia. Aveva un piano in mente.

Quella mattina, Livia si presentò con Milhen. La scena era la stessa: Amara concentratissima e Sylvia addormentata. Livia e Milhen si avvicinarono, facendo cenno ad Amara di seguirle. Si avvicinarono a Sylvia che dormiva profondamente, troppo bene per essere svegliata bruscamente. Livia fece un lieve "hem hem" con la voce. Sylvia aprì un occhio e vide che tutte e tre erano davanti a lei. "Beccata," disse, coprendosi gli occhi con la mano.

Risero tutte e tre, ma Livia, constatata la situazione, ne approfittò per mettere in atto il suo piano. "Amara," iniziò Livia, "hai dimostrato una grande passione per la lettura. È giusto che tu continui a leggere e a fare i riassunti per Sylvia."

Amara annuì con un sorriso.

"Milhen," continuò Livia, "il giorno prima sei stata alle grotte e l'assorbimento di energia che hai avuto è stato fuori dalla norma, probabilmente grazie alla presenza di Sylvia. Pertanto, le cose cambieranno in questo modo: se l'assorbimento sarà sempre quello, in questi quattro giorni sarai equilibrata e pronta per eventuali missioni fuori quadrante. Sylvia, tu accompagnerai Milhen alle grotte e le farai da addestratrice."

Livia guardò tutti per assicurarsi che fossero d'accordo. Amara lo era, Milhen era strafelice e Sylvia... Sylvia stava letteralmente correndo di gioia da tutte le parti. Posò il libro, baciò Amara, abbracciò Livia, prese in braccio Milhen e si diresse verso la strada per le grotte.

Mentre camminavano, Milhen rideva. "Non potevo immaginare una situazione migliore," disse. "Grazie, Sylvia."

Sylvia sorrise, ancora carica di entusiasmo. "Non vedo l'ora di aiutarti ad allenarti e a farti assorbire tutta quell'energia."

"Non vedo l'ora di vedere i risultati," rispose Milhen. "E poi, stare con te rende tutto ancora più speciale."

Arrivarono alle grotte e Sylvia si assicurò che Milhen fosse pronta. "Sei sicura di volerlo fare oggi?" chiese Sylvia, con un tocco di preoccupazione.

"Sì, assolutamente. Sono pronta," rispose Milhen, decisa.

Sylvia la guardò con ammirazione. "Bene. Allora, iniziamo."

Entrarono nella grotta e Sylvia guidò Milhen attraverso il processo di assorbimento dell'energia. E quando Milhen sveniva, Sylvia era lì per sostenerla, incoraggiarla e rassicurarla. Sentiva l'energia fluttuare intorno a loro, potente e positiva.

Milhen, nonostante la sfida, si sentiva più forte e equilibrata. Dopo un'ora intensa, Sylvia la prese tra le braccia e la portò fuori dalla grotta, adagiandola sotto un albero.

"Come ti senti?" chiese Sylvia, preoccupata.

"Bene," rispose Milhen, respirando profondamente. "Non sono mai stata così forte. E sapevo che potevo farcela grazie a te."

Sylvia sorrise, felice di aver potuto aiutare. "Sono orgogliosa di te, Milhen. Sei incredibile."

L'assorbimento di energia di Milhen fu, ancora una volta, sorprendentemente superiore alla media. Sembrava che la presenza di Sylvia e l'effetto che aveva su Milhen fossero determinanti.

Milhen, carica di energia, propose di andare al laghetto vicino. Sylvia accettò con entusiasmo, curiosa di sapere come Milhen avesse vissuto l'esperienza.

"Com'è stato questa volta?" chiese Sylvia mentre camminavano.

"È stato incredibile," rispose Milhen. "Ogni volta mi sembra di assorbire più energia. E sento che è grazie a te."

Sylvia sorrise, sentendosi orgogliosa. "Sono felice di poter aiutare. Ma dimmi, come ti sei sentita ieri sera, quando ti ho morsicata da vampira?"

Milhen fece un respiro profondo, ricordando l'intensità del momento. "È stato... indescrivibile. L'emozione era così forte. Sentivo la tua energia entrare in me, e per un attimo mi sembrava di essere te."

Sylvia la guardò con interesse. "Davvero? Deve essere stata un'esperienza unica."

"Lo è stata," confermò Milhen. "Non avevo mai provato qualcosa di simile. Sentivo un misto di potere e vulnerabilità. E sapere che tu eri lì, che mi stavi tenendo tra le tue braccia... era confortante e allo stesso tempo eccitante."

Sylvia si avvicinò a Milhen, toccandole la mano. "Sono contenta che tu l'abbia vissuta in questo modo. Per me è stato altrettanto intenso."

Milhen sorrise e continuò a parlare. "Voglio raccontarti un po' di me, Sylvia. Voglio che tu sappia chi sono veramente."

Sylvia annuì, curiosa. "Sono tutta orecchi."

Milhen iniziò a raccontare della sua vita, delle sue esperienze, delle sfide che aveva affrontato. "Ho sempre sentito di avere un potenziale, qualcosa di speciale dentro di me. Ma non riuscivo mai a raggiungerlo completamente. Poi, quando ti ho incontrata, tutto è cambiato. Ho capito che avevo bisogno di qualcuno come te per tirare fuori il meglio di me."

Sylvia era affascinata. "È incredibile come le nostre vite si siano intrecciate in questo modo. Sento che possiamo fare grandi cose insieme."

Milhen annuì, emozionata. "E tu? Parlami di te, Sylvia. Voglio sapere tutto."

Sylvia sorrise e iniziò a raccontare la sua storia, i suoi desideri, le sue paure. "Essere con Amara è meraviglioso, ma con te è diverso. È come se fossimo destinate a trovare una connessione speciale."

Milhen si fermò e la guardò negli occhi. "Lo sento anch'io. C'è qualcosa di unico tra noi."

Arrivarono al laghetto, l'acqua scintillante riflettendo la luce del sole. Milhen si avvicinò all'acqua e si voltò verso Sylvia. "Voglio fare il bagno con te," disse con un sorriso malizioso.

Sylvia rise. "Non c'è nulla che mi piaccia di più," rispose.

Entrarono nell'acqua, ridendo e scherzando. Sylvia si avvicinò a Milhen, avvolgendole le braccia intorno alla vita. "Sai, ogni volta che parli di come ti senti quando sei con me, mi ecciti."

Milhen sorrise, accarezzandole il viso. "Anche tu mi ecciti, Sylvia."

Si baciarono, l'acqua che le circondava rendendo il momento ancora più magico. Si parlarono a lungo, condividendo sogni, desideri e promesse.

Quando alla fine uscirono dall'acqua si sedettero vicine sull'erba soffice vicino al laghetto, Sylvia e Milhen si scambiarono sguardi complici. Sylvia indossava le sue mutandine rosse, e Milhen quelle bianche, un riflesso dell'intimità crescente tra loro.

Milhen, curiosa, chiese: "È vero che svieni alla vista del sangue, Sylvia? Devo ammettere che è una cosa che mi fa un po' sorridere, ma allo stesso tempo mi eccita."

Sylvia arrossì leggermente e annuì. "Sì, è vero. È una reazione che ho sempre avuto. È un po' imbarazzante, soprattutto considerando la mia natura vampirica."

Milhen rise dolcemente e sfiorò la mano di Sylvia. "Non c'è nulla di cui vergognarsi. Mi piace la tua particolarità. E poi, mi fa sentire speciale sapere che riesco a eccitarti anche solo parlando di queste cose."

Sylvia sorrise e strinse la mano di Milhen. "La verità è che ho una sensibilità molto particolare. Le emozioni mi travolgono facilmente, e la vista del sangue è qualcosa che mi tocca profondamente."

Milhen si avvicinò ancora di più, il loro contatto diventava sempre più intimo. "Mi piace sapere questo di te. È affascinante e... sensuale. E poi mi fa pensare a come affrontiamo le nostre vulnerabilità. Quali sono le tue altre debolezze, Sylvia?"

Sylvia sospirò, guardando Milhen negli occhi. "Oltre alla mia sensibilità al sangue, ho sempre avuto un altissimo livello di emotività. Le mie emozioni sono intense, a volte troppo. Questo mi rende vulnerabile, ma allo stesso tempo mi permette di sentire le cose in modo profondo e autentico."

Milhen accarezzò delicatamente il viso di Sylvia. "Capisco cosa intendi. Anch'io ho le mie debolezze. A volte mi sento sopraffatta dalle aspettative degli altri. Mi sento come se dovessi sempre essere perfetta."

Sylvia la guardò con comprensione. "Ti capisco. Anche io sento spesso il peso delle aspettative. Ma è importante ricordare che siamo umane, o almeno, parzialmente umane, e che è normale avere debolezze."

Milhen sorrise, trovando conforto nelle parole di Sylvia. "Hai ragione. E penso che condividere queste cose con te mi faccia sentire più forte. È come se la nostra vulnerabilità ci rendesse più unite."

Sylvia annuì, sentendo una connessione sempre più profonda con Milhen. "Sì, è così. E sono felice di poter condividere queste cose con te. Mi sento libera di essere me stessa."

Milhen si avvicinò ancora di più, sfiorando le labbra di Sylvia con le sue. "Voglio sapere tutto di te, Sylvia. Voglio capire ogni tua emozione, ogni tua paura."

Sylvia sentì un brivido lungo la schiena. "E io voglio lo stesso con te, Milhen. Dimmi di più di te. Quali sono le tue altre debolezze?"

Milhen fece un respiro profondo. "Beh, a parte le aspettative, ho sempre avuto paura di essere abbandonata. È una paura che mi porto dietro da tanto tempo. Temo che le persone che amo mi lascino."

Sylvia la guardò con tenerezza. "Non ti abbandonerò mai, Milhen. Sono qui per te, e ci sarò sempre."

Milhen sorrise, le lacrime agli occhi. "Grazie, Sylvia. Questo significa tanto per me. E sai, anche io mi sento sopraffatta dalle emozioni a volte. Ma con te, mi sento al sicuro."

Sylvia accarezzò delicatamente i capelli di Milhen. "Anche io mi sento al sicuro con te. È come se la nostra connessione rendesse tutto più facile da affrontare."

Si baciarono dolcemente, la luce del sole che filtrava tra gli alberi creava un'atmosfera quasi magica. Sylvia notò l'espressione pensierosa di Milhen e le sorrise dolcemente.

"Milhen, cosa c'è che ti passa per la testa?" chiese Sylvia, stringendole leggermente la mano.

Milhen arrossì un po', poi prese un respiro profondo. "Stavo pensando a come è cambiato il mio approccio alle grotte da quando ci vado con te. Prima ci andavo per dovere, perché era qualcosa che dovevo fare. Ma ora, con te, è tutta un'altra cosa."

Sylvia sorrise, incoraggiandola a continuare. "Davvero? Dimmi di più."

Milhen abbassò lo sguardo, un po' timida. "È già bello solo avere l'aspettativa di andare lì con te. Sapere che sverrò tra le tue braccia e che tu mi guarderai tutto il tempo... è eccitante e crea un'aspettativa di desiderio."

Sylvia la baciò, le loro labbra si incontrarono in un bacio appassionato. Le mani di Sylvia accarezzavano il corpo di Milhen, mentre quest'ultima si aggrappava a lei, sentendo l'eccitazione crescere.

"Voglio che tu sappia quanto ti desidero, Sylvia," sussurrò Milhen tra un bacio e l'altro. "Quanto mi piace lasciarmi andare completamente a te."

Sylvia la guardò intensamente. "E io voglio che tu sappia che sono qui per te, sempre."

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Milhen annuì, il loro respiro si mescolava mentre si perdevano l'una nell'altra. "Portami di nuovo alle grotte, Sylvia, adesso. Fammi sentire ancora quella sensazione, quel desiderio."

Sylvia sorrise, prendendo Milhen per mano. "Andiamo, amore mio. Facciamo in modo che ogni momento insieme sia indimenticabile."

E così, camminarono verso le grotte, pronte a vivere ancora una volta la loro intima e sensuale connessione.

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