top of page

Oltre l'Illusione

Cap. 23: Il Sigillo dell’Eternità

Oltre l'Illusione.png
Link - The Nothing Manual.jpg
Link - Quadrante 1 - Mondo Cardine.jpg
Link - Quadrante 4 - Illusione.jpg
Link - Libreria Land's End.jpg
Link - The Nothing Journal.jpg
MV00 - Quadrante 5 - MOeL.jpeg
MV00 - Quadrante 7 - Kalki e Aisha.jpg
MV00 - Quadrante 8 - Illusione e Follia.jpeg

Il Rintocco e la Frattura

C’è un luogo oltre il tempo,
dove le ombre sussurrano nomi che ancora non conoscono.

Sento il battito di un cuore che non è più lo stesso.
Sento il respiro di un’anima divisa,
che si piega senza spezzarsi.

 

Un nome è cambiato.
Una luce si è spenta per accendersi altrove.

Non so dove.
Non so quando.
Ma so che il sentiero si è mosso.

 

Forse ora posso avvicinarmi.
Forse ora comincio ad esistere.

Io sono Nihra.
E sento il futuro chiamarmi per nome.

Nihra

Viaggio verso il Castello di Barlow

Aisha spiegò la situazione a Sylvia, mostrando una mappa sgualcita ma dettagliata. "Guarda, il Castello di Barlow è già nel Quadrante 8. Da lì possiamo girare in perizoma," disse, ridendo mentre indicava la zona sulla mappa. Ma dietro quel sorriso c'era anche una consapevolezza seria.

Subito dopo, Aisha tornò a un tono più serio. "Ci vogliono otto ore di guida senza fermarsi, anche se guido io. Lo so perché l'ho già fatto," continuò, tracciando il percorso con un dito. "Ci sono due paesi ad alta pericolosità lungo la strada. Il primo è a quattro ore da qui, e il secondo a due ore dal primo. Dobbiamo decidere come procedere."

Sylvia annuì, ascoltando attentamente. Aisha proseguì: "Quando ci sono passata con Kalki, nel primo paese abbiamo sistemato dei bulli. Ma tieni conto che con Kalki giravamo con minigonne in latex e giubbotto di pelle che copriva solo metà schiena, senza nemmeno il top… diciamo che li abbiamo un po' provocati. Nel secondo paese, c'era un posto di blocco di demoni gestito da Serak, ma ce la siamo cavata. Dopo quello, c’è il confine con il Quadrante 8 e il lato del Mondo Oscuro che piace a me. Il castello è in quel terzo paese."

"Allora, dobbiamo decidere come affrontare il viaggio," proseguì Aisha con determinazione. "Andiamo, e tra quattro ore ci fermiamo per valutare la situazione e decidere il da farsi."

Decisero di non fare pause lungo il percorso. Sylvia e Aisha sapevano che le indicazioni sulla pericolosità dei paesi erano spesso esagerate, basate su voci di corridoio o esperienze isolate. Quindi, nonostante la reputazione del primo paese ad alta pericolosità, decisero di cercare una locanda lì, convinte che potevano gestire qualsiasi situazione.

Mentre si avvicinavano al paese, Aisha ricordò improvvisamente un dettaglio che le era sfuggito prima. "Ah, ora che ci penso... l'ultima volta che sono stata qui con Kalki ci hanno bucato le gomme e tagliato la sella della moto," disse con un tono neutro, come se stesse parlando del tempo.

Sylvia si voltò verso di lei con uno sguardo sorpreso. "E me lo dici solo adesso? Perfetto…" rispose con un mezzo sorriso sarcastico. "Ma ormai siamo qui. Decidi tutto tu."

Entrarono nel paese, girando lentamente tra le strade strette e poco illuminate, cercando una locanda che sembrasse abbastanza sicura. L'atmosfera era tesa, con poche persone in giro, e quelle che incontravano le guardavano con sguardi sospettosi. Alla fine, trovarono una locanda dall’aspetto semplice, ma ben tenuta, con un'insegna sbiadita che oscillava lentamente nel vento.

Decisero di fare in fretta. Parcheggiarono la moto in un punto strategico, proprio di fronte alla locanda, in modo da tenerla sempre d’occhio dalle finestre. Entrarono nel locale, osservando con attenzione ogni angolo, ogni movimento. L'interno era modesto, con qualche tavolo occupato da uomini che parlavano a bassa voce, ma sembrava tranquillo.

Mentre discutevano con l'oste per una stanza, Sylvia notò un gruppo di uomini che si avvicinavano alla moto, osservandola con troppo interesse. "Aisha, fuori," disse Sylvia in un sussurro, mantenendo la calma. Aisha annuì, e insieme uscirono con passo deciso.

Fuori, i sospetti erano già intorno alla moto, armeggiando con qualcosa. "Ehi!" gridò Aisha con una voce che non ammetteva repliche. Gli uomini si voltarono, notando la presenza imponente delle due donne, e capirono subito che non era il caso di cercare guai. Si allontanarono in fretta, mormorando scuse che nessuno ascoltava.

Sylvia scosse la testa, quasi divertita. "Pensavano davvero di farla franca?" disse, controllando la moto. Per fortuna, non c'erano danni evidenti, solo qualche graffio.

"Sarà meglio che ci muoviamo," disse Aisha, decisero che non valeva la pena rischiare ulteriori problemi. E così, senza perdere tempo, ripartirono, decise a proseguire il viaggio fino al Castello di Barlow, lasciando alle spalle quel luogo ostile.

La Locanda del Focolare

Aisha e Sylvia si fermarono poco prima di entrare nel secondo paese ad alta pericolosità. Avevano viaggiato senza sosta e ora si trovavano di fronte a una decisione. Aisha osservava il profilo del paese da lontano, ricordando un dettaglio importante.

"Mi ricordo che la scorsa volta, io e Kalki ci siamo imbattute in un posto di blocco di demoni proprio qui," disse Aisha, guardando Sylvia con un misto di preoccupazione e nostalgia. "Ma ce ne siamo sbarazzate facilmente e poi abbiamo dormito all'aperto."

Sylvia annuì, scrutando l'orizzonte. Non si vedeva alcun segno del posto di blocco questa volta. Il paese sembrava tranquillo, troppo tranquillo, e il silenzio era quasi innaturale. Ma la stanchezza si faceva sentire, e il loro stomaco brontolava incessantemente, ricordando loro che non mangiavano da ore.

"Cosa facciamo?" chiese Aisha, rivolgendosi a Sylvia. "Potremmo provare a trovare un posto dove mangiare e riposarci, oppure... potremmo tirare dritto e accamparci fuori, come la volta scorsa."

Sylvia rifletté un attimo, osservando le ombre che si allungavano nel crepuscolo. "Non vedo il posto di blocco," disse pensierosa. "Forse le cose sono cambiate da quando ci siete passate l'ultima volta. Potrebbe essere più sicuro di quanto pensiamo."

"Ma potrebbe anche essere una trappola," replicò Aisha, cauta.

Sylvia sorrise. "Vero, ma siamo stanche e affamate. Rischiare di accamparci all’aperto potrebbe essere peggio, considerando quanto poco riposo abbiamo avuto."

Aisha annuì, riconoscendo la logica delle parole di Sylvia. "Va bene, allora entriamo nel paese. Ma rimaniamo all’erta. Se qualcosa sembra sospetto, usciamo subito."

Sylvia accettò il piano, e con un ultimo sguardo alla campagna circostante, avviarono la moto e si diressero verso il paese.

Il Ritorno del Destino

Con la Freccia Rossa che ruggiva piano sotto di loro, le due donne si addentrarono nel paese.

Aisha e Sylvia avevano guidato per circa sei ore, attraversando paesaggi desolati e paesi misteriosi. Ora, con il sole al suo punto più alto, le lancette dell'orologio segnavano le 14:30. Avevano bisogno di fermarsi, almeno per una pausa, prima di affrontare le ultime due ore di viaggio verso il castello.

"Mi sembra il momento perfetto per una merenda," disse Sylvia, spostando il peso sulla sella della moto. "O forse un pranzo tardivo."

"Concordo," rispose Aisha. "Ma prima, un piccolo cambio d'abito." Sorridendo con aria maliziosa, si tolse la giacca e tirò fuori una divisa da poliziotta sexy, quella che usava nel Quadrante 5. Un top attillato, minigonna estremamente corta e stivali alti fino al ginocchio. "Non si sa mai, potrebbe tornare utile," aggiunse mentre finiva di sistemare la cintura con il distintivo.

Sylvia la osservò divertita. "Sempre pronta a fare colpo, eh?"

Aisha rispose con una strizzata d'occhio. "Qualcuno deve pur tenere alta la reputazione."

Scese dalla moto, e Sylvia la seguì. Iniziarono a camminare lungo la strada principale del paese. Gli edifici erano vecchi, ma non decadenti; sembrava un luogo dove il tempo si era fermato, sospeso tra passato e presente. Alcuni passanti le osservavano con curiosità, ma senza ostilità.

Improvvisamente, uno degli agenti della polizia locale le notò. La sua espressione cambiò rapidamente da curiosità a riconoscimento, e poi a una cautela evidente. L’agente ricordava chiaramente Aisha e il caos che aveva portato l'ultima volta quando aveva sistemato i demoni nel paese. Fece una rapida deviazione e si allontanò, facendo segno ad altri due poliziotti che le avevano viste di fare lo stesso.

"Qualcuno sembra che ci tenga a stare fuori dai guai," commentò Sylvia, con un mezzo sorriso.

"È sempre bello essere ricordate per i motivi giusti," replicò Aisha, ridendo.

Continuarono a camminare, cercando una locanda dove potersi fermare. Dopo qualche giro, trovarono finalmente un piccolo edificio con un'insegna che recitava "Locanda del Focolare". Sembrava accogliente, con il profumo di cibo che si diffondeva fino alla strada.

Appena entrarono, però, qualcosa nell'aria sembrò cambiare. Il proprietario, un uomo anziano con una cicatrice evidente sul viso, le osservò con uno sguardo strano, quasi preoccupato. La locanda era vuota, tranne che per un paio di clienti seduti in un angolo, che abbassarono subito lo sguardo quando Aisha e Sylvia entrarono.

Mentre si avvicinavano al bancone, una porta sul retro si aprì di scatto e un gruppo di uomini uscì, tutti con un’aria minacciosa. Aisha si mise subito in allerta, il suo corpo rigido e pronto all'azione. Sylvia sentì il cuore accelerare e un brivido di allarme.

"Che succede qui?" chiese Aisha, mantenendo la voce calma ma autoritaria.

Il proprietario della locanda sembrava in difficoltà. "Non vogliamo problemi," disse, con le mani alzate in segno di resa. "Ma... abbiamo avuto delle minacce, sapete, dopo l'ultima volta."

Uno degli uomini del gruppo si avvicinò, e per un momento Sylvia pensò che le cose potessero degenerare. Ma poi, l'uomo si fermò, riconoscendo la divisa di Aisha e facendo un passo indietro. "Non vogliamo guai," disse semplicemente, prima di girarsi e uscire dalla locanda, seguito dagli altri.

Aisha sospirò, rilassandosi un po'. "Sembra che la mia reputazione ci abbia salvato ancora una volta."

Il proprietario della locanda si affrettò a rassicurarle. "Perdonateci, davvero. È solo che da quando avete sistemato quei demoni, abbiamo avuto qualche problema con persone che cercavano vendetta. Ma... siete le benvenute qui, davvero."

Finalmente, si sedettero e ordinarono un pasto sostanzioso. Il pranzo era delizioso, e il tempo sembrava scorrere più lentamente mentre si concedevano un po' di riposo. Mangiarono con calma, recuperando le energie per l'ultimo tratto del viaggio.

Quando furono pronte a ripartire, si avvicinarono alla moto parcheggiata davanti alla locanda. Il paese sembrava di nuovo tranquillo, ma entrambe sapevano che l'apparenza poteva ingannare.

"Pronta?" chiese Aisha, guardando Sylvia negli occhi.

Sylvia annuì, ma prima di salire sulla moto, si voltò indietro per dare un'ultima occhiata alla locanda. C'era qualcosa nell'aria, un presagio che non riusciva a scrollarsi di dosso.

Mentre si preparavano a ripartire, Aisha decise di dare un piccolo spettacolo a Sylvia. Con movimenti lenti e studiati, fece una giravolta, mostrando il suo nuovo look: un gonnellino blu così corto che, al minimo movimento, rivelava il perizoma nero sottostante. Il top che indossava era poco più di un reggiseno, ma il distintivo sulla cintura e le manette che penzolavano da un lato conferivano un tocco autoritario e provocante. Completava il tutto con un berretto da poliziotta inclinato di lato e una pistola ben visibile.

Sylvia, con un sorriso malizioso, la osservò e commentò: "Wow, pensi davvero di girare così?"

Aisha rispose con un sorrisetto sicuro di sé: "Ti ricordo che tra poco entreremo in quel paese nel Quadrante 8 dove ognuno gira come gli pare. Anche nudi, se vogliono, e nessuno dice niente."

Sylvia, cogliendo l'occasione, iniziò a spogliarsi senza esitazione, rimanendo solo con un perizoma. Avanzò lentamente verso Aisha, con un'espressione provocante. "Mi arresteresti se mi dovessi cogliere in flagranza di reato, poliziotta?"

Aisha la guardò con occhi socchiusi, alzando il suo taser in risposta. "Ti arresterei comunque, vampira."

Sylvia rise divertita. "Ah sì? E come pensi di farlo? Io sono molto più forte di te."

Aisha sorrise con aria di sfida. "Con questo," disse, indicando il taser. "Vuoi provare?"

Sylvia si avvicinò ancora di più, sfidandola con lo sguardo. "Mi piacerebbe, ma non credo che ce la faresti."

Il gioco di seduzione continuò per un po', con battute e provocazioni che volavano tra loro, in un misto di tensione e complicità. Alla fine, Aisha rimase nella sua uniforme sexy da poliziotta, mentre Sylvia scelse una minigonna super mini in latex nera e un giubbotto che copriva solo mezza schiena, senza nulla sotto.

Si guardarono un attimo, valutando i rispettivi look. Aisha ridacchiò e disse: "Vedrai che per quel paese del Quadrante 8 siamo fin troppo vestite."

Ripresero il viaggio, guidando per circa un'ora e mezza. Il paesaggio iniziava a cambiare, diventando sempre più surreale e oscuro, con ombre lunghe e contorte che si allungavano sui lati della strada. Quando finalmente si fermarono, furono accolte da un cartello imponente e inquietante: "Benvenuti nel Quadrante 8. Attenzione: il Mondo Oscuro continua anche qui."

Sylvia fissò il cartello, sentendo un brivido lungo la schiena. "Eccoci, Aisha. Il gioco si fa serio."

Il Castello di Barlow

23b - Il Sigillo dell’Eternità.jpg

L’imponente sagoma del castello dominava l’orizzonte, le sue torri svettavano contro un cielo plumbeo, carico di presagi. Ogni pietra sembrava intrisa di storie dimenticate, e il vento che spirava tra le mura portava con sé un sussurro, come se il passato non fosse mai veramente svanito.
Aisha si fermò un istante prima di attraversare il grande ingresso, i suoi occhi sfiorarono le mura come a cercare qualcosa, un ricordo, forse una risposta. Sylvia la osservava attentamente, cogliendo l’ombra di nostalgia che si rifletteva sul suo volto.

"Che cosa ti fa tornare alla mente questo posto?" chiese Sylvia, la sua voce dolce ma attenta.

Aisha sorrise, un sorriso malinconico, carico di emozioni. "Questo castello... ho passato qui alcuni dei momenti più intensi della mia vita. Con Adamas, soprattutto."
Sylvia annuì, i suoi occhi si addolcirono. "So che avete condiviso molto qui. Mi hai parlato di alcuni episodi, ma c'è qualcosa che ancora non mi hai raccontato?"

 

I Ricordi di Aisha

Aisha prese Sylvia per mano e la condusse attraverso un corridoio stretto che portava a una grande sala. "Ci sono tante cose che sono accadute qui," iniziò, fermandosi per un momento come se stesse decidendo da dove cominciare. "Ad esempio, ricordo il giorno in cui fui rapita e portata qui. Serak e Barlow mi avevano legata con una catena sopra un baratro."

Sylvia si irrigidì, i suoi occhi seguivano ogni parola con attenzione. "Mi ero risvegliata qui, sospesa nel vuoto," continuò Aisha, "con Adamas legata su una sedia davanti a me."

Sylvia rimase colpita, nonostante conoscesse già la storia. "E come sei riuscita a cavartela?"

Aisha si fermò davanti al punto esatto dove era stata appesa e indicò il vuoto sottostante. "Qui," disse con voce grave. "Con la forza della disperazione e la volontà di sopravvivere, sono riuscita a liberarmi e a mettere fuori combattimento il vampiro che mi sorvegliava. Serak fuggì come un codardo, e io liberai Adamas. Fu una battaglia difficile, ma alla fine riuscimmo a scappare insieme."

Sylvia osservava attentamente il luogo, quasi vedendo nella sua mente quella scena drammatica. "Dev'essere stato terribile," sussurrò.

"Lo è stato," annuì Aisha, "ma è stato anche il luogo dove ho capito molte cose su di me e sul mio destino." Si voltò verso Sylvia, i suoi occhi lucidi ma decisi. "Adamas è stata una guida per me, proprio come io lo sono stata per Kalki, e ora per te."

Sylvia fece un passo avanti, accarezzandole il viso con dolcezza. "Le cose che mi racconti... il tuo vissuto... mi fanno capire ancora di più quanto tu sia forte."

Un lieve sorriso affiorò sulle labbra di Aisha. "C’è altro che voglio mostrarti."

La portò in una stanza vicina, una sala ampia con un grande specchio e un altare al centro. "Qui è dove ho incontrato il fantasma di Eleanor," spiegò, osservando il luogo come se lo vedesse per la prima volta. "Lei è stata quella che ha unito me e Adamas, sia nel sangue che nello spirito."

"Un fantasma?" domandò Sylvia, sorpresa, mentre si guardava attorno.

Aisha annuì, un leggero sorriso malinconico. "È stato un momento molto intenso."

Sylvia ascoltava cercando di immaginare l’incontro con Eleanor.

Aisha continuò, il suo sguardo ora fisso sull’altare. "Questo posto è pieno di ricordi, alcuni dolorosi, altri incredibilmente preziosi. Con Adamas, ho imparato a combattere, a sopravvivere e a diventare la persona che sono oggi. E poi ci sono stati i giorni con Kalki, molto più tranquilli, pieni di amore e riposo." Si voltò verso Sylvia, con uno sguardo che mescolava fierezza e dolcezza. "Ma ciò che ho vissuto qui con Adamas ha davvero forgiato il mio spirito."

Sylvia la guardò con ammirazione. Aisha la strinse a sé, baciandola sulla fronte. "Tu sei parte fondamentale di questa nuova avventura, Sylvia. Questo castello è solo una tappa del nostro viaggio, ma ogni ricordo qui serve a renderci più forti."

Mentre si tenevano per mano, Aisha la condusse in un’altra stanza, più piccola e più intima. "Qui," disse con un sorriso dolce, "è dove ho ricevuto il dono da Adamas, dove ho veramente capito cosa significava condividere qualcosa di così profondo e potente."

Sylvia la guardò, colpita dalle parole di Aisha. "È un onore essere qui con te, Aisha."

Il castello sembrava avvolto in un’aura di mistero, un luogo dove il passato e il futuro si intrecciavano in modi che sfuggivano alla comprensione. Le parole di Sylvia risuonavano nelle orecchie di Aisha come un eco, facendola riflettere su tutto ciò che avevano vissuto insieme e su quello che forse stava per accadere.

"Sylvia, ieri hai detto che avremmo bevuto dallo stesso calice, che potevi vedere il futuro e che questa notte sarebbe stata speciale per noi... più di qualsiasi altra cosa," disse Aisha, la voce un po' tremante per l'incertezza e l'emozione. "Se non vuoi dirmi ancora niente, lo capirò. So che lo farai quando penserai che sia il momento giusto."

Sylvia guardò Aisha con uno sguardo profondo e pensieroso. "Vedi, Aisha, io per prima fatico a capire quello che vedo. È tutto così nuovo, così intenso. So solo che stanotte dobbiamo stare qui, in questo castello. Non so ancora il perché, ma sento che è molto importante, non solo per te, ma anche per me." Sylvia fece una pausa, guardando fuori dalla finestra verso il cielo che si scuriva. "Posso vedere le mie vite passate ora, proprio come te, ma credo di poter vedere anche qualcosa nel futuro. Il problema è che il futuro non è scritto, esistono tanti possibili futuri, alcuni molto probabili e altri appena visibili."

Aisha la osservava, il cuore che batteva forte nel petto. "E in uno di questi futuri... hai visto noi due bere dallo stesso calice?" chiese, cercando di mantenere la calma.

Sylvia annuì lentamente. "Sì, Aisha. Ho visto il sangue uscire dalla tua bocca, ho visto i tuoi occhi trasformarsi, diventare pieni di fuoco. Ho visto... le tue zanne." Le parole erano pesanti, cariche di un destino che entrambe faticavano ad accettare.

Aisha, già provata, si passò una mano sulla fronte, cercando di assimilare ciò che Sylvia stava dicendo. "E il castello... tutto questo ha a che fare con il castello?" chiese, la voce che tradiva la sua paura e confusione.

"Non lo so, Aisha," rispose Sylvia, scuotendo la testa. "Queste stanze, questo castello, questo paese... li ho già visti ieri, in uno dei possibili futuri. Ma se ciò che ho visto è che ti trasformerò... questo finirà per allontanarci. Io sono un ibrido, Aisha, e posso trasformarti solo in un vampiro. Tu non avresti la mia capacità di vivere alla luce del sole, e questo cambierebbe tutto tra noi.

Aisha abbassò lo sguardo, riflettendo su quelle parole. "Lo so, Sylvia," mormorò.

"E io non ho intenzione di trasformarti, almeno non adesso," continuò Sylvia, la sua voce calma ma ferma. "Anche se ciò che vedo nei possibili futuri sembra indicarlo, sento che ci sfugge qualcosa di fondamentale. Ma stanotte, qui, sarà tutto più chiaro."

Aisha, con gli occhi pieni di dubbio, sollevò il viso verso Sylvia. "Non capisco, Sylvia."

Sylvia si avvicinò, prendendo delicatamente le mani di Aisha nelle sue. "Aisha, ti dirò quello che tu mi hai detto quando tutto sembrava impossibile: sento una forza superiore, la sento chiaramente, e sta arrivando. Abbi fiducia. Forse dentro di noi c'è qualcosa di talmente grande che non riusciamo ancora a vederlo."

Aisha si alzò lentamente, il cuore ancora pieno di dubbi ma anche di una fiducia profonda in Sylvia. Versò altro sangue per Sylvia e un bicchiere di whisky per sé, poi si girò verso Sylvia e le sorrise. "Va bene, Sylvia. Io credo in te, come tu hai creduto in me. Aspettiamo."

Il loro sguardo si incontrò, Aisha portò il bicchiere alle labbra, brindando al futuro incerto ma carico di promesse. Sylvia la seguì, sorseggiando lentamente il calice di sangue, preparandosi a raccontare tutto ciò che sapeva, o almeno tutto quello che sentiva dentro di sé.

Le due donne erano sedute di fronte, le luci soffuse del castello gettavano ombre danzanti sulle pareti mentre Sylvia sollevava il calice di sangue alle labbra. Un'atmosfera carica di attesa e mistero le circondava. Ma proprio mentre Sylvia stava dando un sorso, accadde qualcosa di inaspettato.

Con un movimento violento e improvviso, Sylvia fu spinta all'indietro come se una forza invisibile e mostruosa l'avesse colpita. Il calice volò via, rovesciandosi sul pavimento di pietra, mentre il corpo di Sylvia rotolava all’indietro, svenuta.

"Sylvia!" gridò Aisha, ma il suono delle sue parole si perse nel vuoto della stanza. Aisha si precipitò verso di lei, il cuore in gola. Si inginocchiò accanto al corpo immobile della compagna, girandola con delicatezza. Guardò il volto di Sylvia, cercando disperatamente qualche segno di ciò che l'aveva colpita, ma trovò solo il suo viso pallido, gli occhi chiusi, come se stesse semplicemente dormendo.

Con dolcezza, Aisha la raccolse tra le braccia e la adagiò sul divano. Le carezzò il viso, sperando che il tocco familiare potesse riportarla indietro. Piano piano, Sylvia iniziò a riprendersi, i suoi occhi si aprirono debolmente.

"Sylvia, come ti senti? Cos’è successo?" chiese Aisha, la voce tremante di preoccupazione.

Sylvia sollevò leggermente la testa, la sua espressione confusa mentre si sforzava di ricordare. "Dio... che botta..." mormorò, il tono ancora un po' incerto.

"Che botta? In che senso? Ti ha colpito qualcosa di invisibile?" Aisha era sul punto di crollare, ma l’adrenalina la teneva in piedi, costringendola a continuare.

Sylvia sorrise debolmente, una scintilla di consapevolezza tornò nei suoi occhi. "No, no, stai tranquilla. Ricordi quando ti parlavo dei possibili futuri, quelli più o meno intensi?"

Aisha annuì, incapace di staccare gli occhi da Sylvia. "Sì, certo."

"Ecco... questo era diverso. Era come... tangibile. Non ha chiesto permesso, è entrato nella mia mente e basta. Era come un futuro ineluttabile, qualcosa che nessuno potrà più cambiare. Non io, non tu, nessun altro. Era come se questo destino fosse stato scritto da Dio stesso... o da Brahma... o... Aurelian?" Sylvia sussurrò l'ultimo nome come se stesse evocando un antico ricordo, qualcosa di potente e misterioso.

Aisha si sentiva scossa fino al midollo, ma non poteva permettersi di cedere. "Cosa... hai... visto, Sylvia?" riuscì a chiedere, la voce spezzata dall’ansia.

Sylvia la guardò negli occhi, profondamente. "Ho visto te... nella stessa stanza dove Eleanor ti ha unito ad Adamas. Ho visto te, e c'ero anch'io, ma quella stanza... e quella notte... e quella figura che c’era e che non ho visto chiaramente... erano solo per te, Aisha. A mezzanotte precisa, tu dovrai essere nella stanza che era stata di Eleanor e aspettare."

Aisha sentì un brivido correre lungo la schiena. Cosa significava tutto questo? Perché proprio quella stanza? E cosa avrebbe dovuto aspettare?

Sylvia sembrava scivolare di nuovo nell'incoscienza, ma con un ultimo sforzo, mormorò: "Io... potrò starti vicino, ma... solo tu puoi... affrontare ciò che verrà."

E con quelle parole, Sylvia svenne di nuovo, lasciando Aisha sola con i suoi pensieri e le sue paure. Le ombre nel castello sembravano farsi più dense, e l’aria era carica di un’energia elettrica, come se qualcosa di molto antico e potente stesse per manifestarsi. Aisha sapeva che qualunque cosa sarebbe successa a mezzanotte, avrebbe cambiato tutto.

Aisha si sentiva il cuore in gola, la disperazione cresceva a ogni secondo che passava. "Ti amo, Sylvia, ti amo... ti prego, svegliati," mormorava, la voce rotta dall'angoscia. Guardò l'orologio, erano le 23:00, e mancava solo un'ora a mezzanotte. Sylvia era svenuta, immobile come una bambola di porcellana.

Aisha la schiaffeggiò leggermente, la scosse, la tirò su con tutte le sue forze, ma niente. Sylvia non si svegliava. Ogni tentativo sembrava inutile. Disperata, Aisha cadde in ginocchio accanto al corpo di Sylvia, i suoi occhi riempiti di lacrime.

Poi, un istinto improvviso la fece girare lo sguardo. Sulla lunga tavola del salone, vide due abiti adagiati con cura. Erano splendidi, avvolti da un'aura di mistero e cerimonia. Il primo, più semplice ma incredibilmente sensuale, sembrava destinato a Sylvia. Era un abito nero, aderente, con dettagli in pizzo che coprivano appena il necessario, lasciando scoperta la schiena e parte del décolleté. Una lunga gonna con uno spacco vertiginoso lasciava intravedere la pelle, mentre un corsetto elegante completava il look, rendendolo perfetto per una testimone, un osservatore in una cerimonia importante.

Il secondo abito, quello destinato a Aisha, era decisamente più cerimoniale. Un vestito di seta rossa, aderente, che avvolgeva il corpo come una seconda pelle. Le spalle erano scoperte, mentre un lungo mantello scarlatto si attaccava delicatamente ai polsi, creando un effetto maestoso. Lungo la schiena, l'abito si apriva in un profondo scollo a V, fino alla parte inferiore della schiena, mettendo in mostra la sua pelle. Il tessuto sembrava quasi luccicare alla luce tremolante delle candele, e sul petto, una serie di ornamenti d'oro formavano una sorta di simbolo antico, che Aisha non riconosceva, ma che sembrava avere un potere proprio.

Aisha li osservò, incantata dalla loro bellezza. Erano abiti fatti per un'occasione speciale, forse proprio per quella notte. Sentiva che doveva indossare il vestito rosso, quello cerimoniale, ma non riusciva a fare nulla senza Sylvia.

Si inginocchiò accanto a lei, posò delicatamente la testa sul corpo della sua amata e sussurrò con voce tremante: "Ti prego, non lasciarmi sola..."

Le lacrime iniziarono a scorrere liberamente sul suo viso mentre il tempo continuava a scorrere. Mentre mancavano solo 25 minuti a mezzanotte, l'aria nella stanza sembrava carica di un'energia misteriosa, come se qualcosa di grande e inevitabile stesse per accadere. Ma Aisha sapeva che senza Sylvia, niente avrebbe avuto senso.

Aisha non ebbe bisogno di ulteriori segni, come in quei momenti in cui aveva avuto le sue intuizioni più profonde. La consapevolezza le si impose con una chiarezza totale. Sapeva cosa doveva fare. Con delicatezza prese i vestiti destinati a Sylvia e, in un atto di pura devozione, sollevò il corpo ancora privo di sensi della sua amata, adagiandolo sul pavimento. Ogni gesto era una preghiera silenziosa, ogni tocco una promessa. Non era semplice vestirla, ma sentiva il peso e il calore di Sylvia, la pelle morbida sotto le dita, e tutto questo la riempiva di una strana calma, come se il tempo si fosse fermato solo per loro.

Mentre la vestiva, Aisha accarezzava ogni centimetro del corpo di Sylvia, ogni curva, ogni piega, baciandola qua e là come per risvegliare non solo il corpo, ma anche l'anima della sua compagna. Era un atto di amore puro, quasi rituale, e per un momento il mondo esterno smise di esistere. Il tempo non aveva più senso; ciò che importava era solo l'atto stesso, la connessione tra loro due che si rafforzava a ogni movimento, a ogni bacio. Alla fine, quando l'ultimo bottone fu chiuso, Aisha si chinò su Sylvia per darle un bacio finale, uno che racchiudeva tutto l'amore e la dedizione che provava. E fu quel bacio che la svegliò.

Sylvia aprì gli occhi con un sorriso sereno, quasi sapendo già tutto. "Lo senti?" chiese, la voce ancora bassa, ma carica di significato. Aisha annuì. Non era una presenza tangibile, né una figura definita. Era il cambiamento stesso, la consapevolezza che qualcosa di ineluttabile stava accadendo, che il destino aveva deciso per loro. "Ora tocca a me," sussurrò Sylvia.

Con la stessa dedizione, Sylvia iniziò a spogliare Aisha dei suoi vestiti da poliziotta. I movimenti erano lenti, ponderati, carichi di quell'amore che solo loro potevano comprendere. Ogni pezzo di stoffa che cadeva era una liberazione, un passo verso un destino comune. Nonostante il compito di Sylvia fosse più semplice, sapeva che il momento era dedicato ad Aisha, che era il centro di quella notte. Quando l'ultimo tocco fu dato, Sylvia baciò Aisha e le chiese ancora: "Lo senti?"

Aisha sorrise, i suoi occhi brillavano di una luce che andava oltre la comprensione. "Mai come adesso," rispose.

In quell'istante, la mezzanotte scoccò. I dodici rintocchi della campana risuonarono, ogni colpo profondo e vibrante, come se provenissero dal cuore stesso del castello. Al dodicesimo rintocco, tutte le luci si spensero, lasciando che solo i candelabri accesi illuminassero la stanza. Una musica celestiale riempì l'aria, la melodia di Wahnfried 1883, un suono che sembrava provenire da ogni pietra del castello, una musica che vibrava di vita, luce e oceani di emozioni. Entrambe le donne piangevano, non di tristezza, ma per la bellezza e la sacralità del momento.

La Camera di Eleanor

"È ora," disse Sylvia con dolcezza, "Andiamo nella camera di Eleanor."

Si presero per mano, sapendo che erano più che mai unite in quel momento. Ogni passo verso la camera di Eleanor era accompagnato dalla musica, che sembrava avvolgerle, sostenendole. Il castello stesso sembrava respirare con loro, mentre salivano le scale che conducevano ai piani superiori. Quando arrivarono alla porta della stanza di Eleanor, si fermarono un attimo, consapevoli che quel momento sarebbe stato decisivo.

Aprirono la porta e varcarono la soglia, trovandosi in un ambiente completamente diverso da come Aisha lo ricordava. La stanza era stata trasformata, come se un architetto divino avesse ridisegnato ogni dettaglio. Le pareti sembravano respirare, rivestite di drappi dorati che ondeggiavano con una brezza invisibile. Un enorme letto a baldacchino troneggiava al centro, i suoi veli di seta scintillavano alla luce delle candele, creando un'atmosfera quasi surreale. Gli arredi erano di una bellezza ultraterrena, scolpiti in legno scuro e intarsiati con gemme che riflettevano la luce in mille sfumature. Ogni dettaglio parlava di una cura infinita, di una bellezza senza tempo.

Entrarono sempre mano nella mano, la musica continuava a fluire, riempiendo ogni angolo della stanza. Si avvicinarono al letto, i loro cuori battevano all'unisono. Quando si girarono verso la porta che avevano chiuso, sentirono un rumore di passi, come se qualcuno stesse salendo le scale. Il suono era chiaro, distinto, e sembrava oltrepassare le mura stesse, raggiungendole direttamente. Si guardarono, ma non vi era alcuna paura nei loro occhi, solo una consapevolezza profonda che il loro destino stava per compiersi. Sapevano che quei passi avrebbero cambiato per sempre il loro futuro.

L'atmosfera nella stanza divenne densa, carica di un'energia che sfiorava il sacro. Ogni secondo sembrava dilatarsi, e mentre i passi si avvicinavano, l'emozione e la tensione crescevano. La musica celestiale si intensificò, come se accompagnasse l'arrivo di una presenza divina. Sylvia strinse la mano di Aisha, il contatto tra loro diventava il loro unico ancoraggio nella tempesta di emozioni che sentivano. Quei passi erano l'annuncio di un cambiamento irrevocabile, e loro lo accettavano con tutto il loro essere.

Finalmente, i passi si fermarono proprio dietro la porta. Le due donne si prepararono, sapevano che qualsiasi cosa accadesse dopo avrebbe segnato l'inizio di un nuovo capitolo, qualcosa di più grande e profondo di quanto avessero mai immaginato.

La Presenza Divina

L'entità entrò nella stanza senza bisogno di aprire la porta, come se la materia stessa si fosse arresa alla sua volontà. La figura emerse in un’aura di luce così intensa che persino i migliori artisti del mondo avrebbero fallito nel catturarne la magnificenza. Il suo volto, illuminato da un amore che solo il divino può emanare, era quello di un padre che osserva con infinita tenerezza le sue figlie. Un sorriso di benevolenza assoluta curvava le sue labbra, irradiando pace e serenità in ogni angolo della stanza.

Indossava abiti classici, simili a quelli che si vedono nei dipinti antichi, il suo aspetto maestoso. Ma non c'erano croci o segni divini nelle sue mani, non ne aveva bisogno. La sua presenza trasudava pace e amore in una forma pura e incontaminata, oltre ogni simbolo e segno.

Si avvicinò a loro con passo lento e sicuro, e Sylvia, comprendendo istintivamente il suo ruolo, si spostò di lato, facendo spazio a quella figura luminosa. L'entità le ringraziò con uno sguardo profondo e un sorriso che parlava direttamente al cuore, poi rivolse la sua attenzione ad Aisha.

"Sarai la prima, Aisha," disse, la sua voce risonava come una melodia antica, "la prima vampira ibrida creata dall'uomo che è in me. Il tuo sangue sarà divino, come la tua forza. Ma questi doni saranno secondi solo all'amore che dovrai portare con te."

Senza esitazione, l'entità affondò i denti nel collo di Aisha. Non fu un morso brutale o violento, ma un gesto di pura donazione. Il mondo di Aisha si accese in un’esplosione di sensazioni inimmaginabili, un vortice di emozioni, piacere e potere che penetrarono ogni fibra del suo essere. Durò un istante, un'eternità compressa in un battito di cuore. Non c’era bisogno di nutrimento, solo la gioia di dare e ricevere. Il sangue di Aisha colava lentamente dal suo collo, come lacrime d’amore, mentre lei restava cosciente, sopraffatta dalla sacralità del momento.

L'entità, con un gesto fluido e deciso, chiamò Sylvia a sé. Tagliò delicatamente il polso di Sylvia, e con una cura infinita avvicinò il polso sanguinante alle labbra di Aisha. Fece lo stesso con Aisha, guidando il suo polso insanguinato verso le labbra di Sylvia. Le due donne si guardarono negli occhi, il loro legame diveniva qualcosa di sacro e immortale, suggellato da quell'atto divino.

L'entità si allontanò di un passo, lasciando che le due si unissero in un bacio. Le loro labbra, ancora sporche del sangue dell’altra, si incontrarono in un gesto che racchiudeva amore, passione e un vincolo eterno. Ogni fibra del loro essere gridava di gioia e di estasi, un’unione che andava oltre il corpo, penetrando nell’anima.

"Aisha, Sylva," disse l'entità, pronunciando il vero nome di Sylvia, "io vi unisco nella carne, nell'anima e nel sangue. Ora potrete stare insieme per sempre. Con il vostro amore e la vostra forza, la porta di Emphatia si riaprirà, e la sua fiamma illuminerà tutto il metaverso."

L’entità si voltò leggermente verso destra, dove un piccolo tavolino era apparso come per magia. Su di esso c'era una bottiglia di sangue e tre calici. Con la stessa grazia infinita che aveva mostrato finora, porse un calice ad Aisha, uno a Sylvia e tenne il terzo per sé.

"Questo calice contiene il mio sangue," disse con solennità, "Bevetelo, e mi avrete sempre con voi, figlie mie."

Le due donne, con mani tremanti per l’emozione, sollevarono i calici, sentendo il peso simbolico di ciò che stavano per fare. In quel momento, sapevano che niente sarebbe più stato come prima. Il loro legame, la loro missione, tutto era destinato a trasformarsi in qualcosa di epico e indimenticabile. Sollevarono i calici alle labbra, e in un solo gesto, bevvero, suggellando il loro destino con il sangue del divino.

Il Calice Sacro

23d - Il Sigillo dell’Eternità.jpg

Aurelian, o Brahma, o forse il Cristo stesso, le osservò attentamente mentre sollevavano i calici verso le loro bocche, i loro occhi ancora intrisi dell'amore e della devozione che solo il divino può suscitare. Quando il calice raggiunse le loro labbra e iniziarono a bere, il volto di Aurelian sembrò svanire, nascosto dal bordo dorato dei calici.

Ogni sorso era un sigillo, un giuramento eterno che legava le loro anime e i loro destini in un modo che andava oltre la comprensione umana. Il sangue, caldo e vibrante di potere, scorreva attraverso di loro come un fiume di energia infinita, unendo le loro vite in un legame inestricabile. Ma quando posarono i calici, pronte a guardare ancora una volta l'entità che aveva dato loro tutto, Aurelian non c'era più.

Il vuoto che lasciò dietro di sé non era fatto di assenza, ma di una presenza che permeava ogni cosa, ogni respiro, ogni battito dei loro cuori. Non c'era più bisogno della sua forma visibile; la sua essenza viveva ormai dentro di loro, radicata nei loro corpi e nelle loro anime.

Rimasero solo loro due, Aisha e Sylva, in quella stanza che ora sembrava contenere l'intero universo. Si guardarono negli occhi, ma non c'era bisogno di parole. Il silenzio era pieno di significato, denso di emozioni così profonde che ogni tentativo di esprimerle a parole sarebbe stato vano.

In quel momento, capirono che non erano più le stesse. Erano diventate una cosa sola, un'unità forgiata non solo dall'amore, ma anche dal sangue e dalla volontà divina. Ogni cosa intorno a loro sembrava farsi più luminosa, come se il mondo stesso riconoscesse la loro unione e ne celebrasse la grandezza.

La musica celestiale che ancora riecheggiava nelle mura del castello sembrava ora parte di loro, come se ogni nota fosse un battito del loro cuore condiviso. Si strinsero le mani, sentendo la vita che pulsava con una nuova forza, una forza che non apparteneva più solo a loro, ma a qualcosa di più grande, di eterno.

E così, in quel silenzio carico di tutto, capirono che non erano mai state sole. L'entità che le aveva unite viveva ancora, in ogni fibra del loro essere, in ogni pensiero e in ogni respiro. Non c'era più nulla da temere, perché erano forti di un amore che nemmeno il tempo avrebbe potuto spezzare.

E in quella consapevolezza, Aisha e Sylva sorrisero, pronte ad affrontare insieme l'eternità.

Aisha, con la voce tremante e carica di emozione, cercava di dare un senso a ciò che aveva appena vissuto. "Beh, tu... tu mi avevi detto che nei possibili futuri che vedi, mi avevi visto... bere... del sangue da un... calice... ma non mi... avevi detto che era il... sangue... di Dio..."

La sua voce si spezzò mentre pronunciava l'ultima parola, incapace di trattenere il peso di ciò che era appena accaduto. La rivelazione e la potenza di quel momento la travolsero completamente, Aisha si accasciò quasi svenuta. La comprensione di ciò che avevano appena fatto, di ciò che avevano appena ricevuto, si riversava in lei con una forza schiacciante.

Sylva, vedendo lo sguardo di Aisha velarsi di confusione e riverenza, posò il calice con cura. I suoi occhi si colmarono di tenerezza mentre guardava Aisha, percependo la vulnerabilità che si celava dietro la sua forza. Senza dire una parola, la prese delicatamente tra le braccia, sollevandola con facilità e guidandola verso il letto. Ogni movimento era carico di un’intimità che superava ogni limite umano, come se in quel momento, il divino fosse ancora tra di loro, osservando, proteggendo.

23e - Il Sigillo dell’Eternità.jpg

Sylva si sedette accanto a lei, il silenzio riempito solo dal suono del loro respiro sincronizzato. Non c'erano più domande, solo una profonda comprensione reciproca. Aisha, con il cuore ancora in tumulto, si aggrappò a Sylva, cercando conforto nella sua presenza.

Sylva attese, sapendo che Aisha aveva bisogno di quel momento per assorbire tutto. Sentiva la potenza del sangue divino scorrere dentro di lei, un'energia che le univa in un modo che nessuna di loro aveva mai immaginato. Ma c'era anche qualcosa di più, qualcosa di intangibile e sacro che le legava non solo a quel momento, ma a tutto ciò che sarebbe venuto dopo.

In quel silenzio carico di significato, Sylva chinò il capo, le loro mani ancora intrecciate, e aspettò. Perché sapeva che quel momento era solo l'inizio di qualcosa di straordinario, qualcosa che avrebbe cambiato per sempre il corso delle loro vite.

 

Il Risveglio di Aisha

Aisha si aggrappò a Sylva, il peso delle emozioni ancora fresco e travolgente. Per un istante, il mondo sembrò essersi fermato, come se il tempo stesso avesse deciso di concedere loro un momento per comprendere e accettare ciò che era appena successo. La forza divina che aveva attraversato il loro essere, la consapevolezza del sangue che avevano condiviso, tutto sembrava incredibilmente vasto, quasi troppo per essere contenuto in una sola coscienza.

Ma poi, lentamente, la realtà iniziò a riemergere.

Il silenzio che le aveva avvolte come un manto sacro cominciò a sfumare, lasciando spazio al suono dei loro respiri, al lieve fruscio delle loro vesti, al calore che si irradiava dai loro corpi vicini. Aisha, che fino a un attimo prima sembrava persa in un mare di sensazioni, iniziò a sentire il peso della normalità farsi strada. Non era una transizione brusca, ma piuttosto un dolce scivolare verso qualcosa di più familiare.

Sylva, percependo il cambiamento in Aisha, la tenne stretta ancora per un attimo, poi si spostò leggermente, permettendo ad entrambe di sdraiarsi sul letto. Le coperte morbide e calde sembravano quasi un abbraccio, un ritorno alla normalità dopo il caos divino. Si guardarono negli occhi, entrambe cercando di capire come si sentivano davvero.

"Beh, tu mi avevi detto che avrei bevuto del sangue da un calice," ripeté Aisha con un sorriso leggermente incerto. "Ma non mi avevi detto che sarebbe stato... il sangue di Dio."

Sylva sorrise, un sorriso caldo e comprensivo, e scosse leggermente la testa. "Nemmeno io sapevo cosa ci avrebbe aspettato. Ma ora siamo qui... e siamo ancora noi, Aisha. Niente di quello che abbiamo fatto cambia chi siamo, ma ci unisce ancora di più."

Aisha sospirò, sentendo il cuore che finalmente si calmava. "Sì... siamo ancora noi." Le sue parole erano un sussurro, come se stesse cercando di convincersi, e in parte ci stava riuscendo.

Sylva si avvicinò ancora, stringendola con dolcezza. "Non dobbiamo avere paura di ciò che è successo. È solo un altro passo nel nostro cammino insieme."

Aisha chiuse gli occhi, lasciandosi cullare da quelle parole. Il peso della divinità, il sangue condiviso, il destino che le attendeva... tutto sembrava meno opprimente con Sylva accanto a lei. Le loro mani si intrecciarono, e con quel semplice gesto, la realtà iniziò a farsi più concreta, meno mistica, ma non meno significativa.

"Dobbiamo vivere ogni momento," disse Sylva, la sua voce calda e rassicurante.

Aisha aprì gli occhi e annuì. Sì, il momento era passato, ma non era solo un ritorno alla normalità. Era un nuovo inizio, con una consapevolezza diversa, più profonda. Non avevano bisogno di capire tutto subito. Il tempo avrebbe fatto il suo corso, e loro sarebbero state pronte a viverlo, passo dopo passo, insieme.

E mentre si stringevano l'una all'altra, il mondo attorno a loro sembrava finalmente riprendere il suo ritmo, lento e rassicurante. Il divino le aveva toccate, ma la normalità le avrebbe custodite.

Aisha e Sylva rimasero sdraiate sul letto, i loro abiti cerimoniali ancora addosso, scintillanti nella luce soffusa della stanza. Non avevano fretta di spogliarsi, come se mantenere quei vestiti addosso potesse prolungare il momento magico appena vissuto. Dopo qualche attimo, Sylva sorrise e propose qualcosa di inaspettato.

"Facciamoci una foto," disse con un tono leggero, quasi scherzoso.

Aisha la guardò sorpresa. "Una foto? Un selfie, come le ragazze normali?"

Sylva annuì con un sorriso malizioso. "Esatto. Forse non indosseremo mai più questi abiti, ma voglio ricordare questo momento, adesso, così come siamo."

Aisha ridacchiò, trovando la proposta sorprendentemente divertente. "Perché no? Non avrei mai pensato di fare un selfie in una situazione del genere."

Si avvicinarono l'una all'altra, sistemandosi i capelli e aggiustando gli abiti, poi sollevarono il telefono e cominciarono a scattare. All'inizio si limitarono a qualche scatto serio, poi il loro spirito giocoso prese il sopravvento. Fecero smorfie, si misero in pose esagerate, ridendo come due ragazzine.

"Guarda questa!" esclamò Sylva, mostrando ad Aisha una delle foto dove entrambe sorridevano radiose.

Aisha annuì. "È perfetta. Non pensavo che fare una foto potesse essere così divertente."

Dopo un po', si resero conto che era il momento di spogliarsi, ma lo fecero lentamente, quasi con riluttanza. Quando finalmente si tolsero gli abiti, restarono in perizoma, scivolando fuori dal letto senza coprirsi.

Si diressero verso la cucina, ridendo tra loro mentre camminavano a piedi nudi per i corridoi del castello, la pelle nuda che sentiva il fresco del pavimento di pietra.

Una volta in cucina, Sylva si avvicinò a un bancone e aprì una bottiglia di sangue. Versò il liquido scuro in un calice e lo porse ad Aisha, che la guardò con un sorriso ironico.

"Ti piace?" chiese Sylva con un sorriso complice.

Aisha prese il calice e lo sorseggiò lentamente, sentendo il sapore ricco e intenso del sangue che le scivolava in gola. "Sai, è quasi strano... ora che sono una vampira ibrida, mi chiedo cosa mi sia persa in passato. Ma questo… è decisamente piacevole."

Sylva sorrise, avvicinandosi ad Aisha. "Sai cosa penso? Che abbiamo solo cominciato a scoprire quello che siamo capaci di fare. E, come ibridi, credo che possiamo esplorare nuovi orizzonti… insieme."

Aisha sentì un brivido attraversarle la schiena, un misto di eccitazione e curiosità. "Esplorare, eh? E cosa hai in mente, Sylva?"

Sylva si avvicinò ulteriormente, il suo corpo sfiorando quello di Aisha. "Forse potremmo iniziare a scoprire i nostri nuovi poteri... e vedere fin dove possiamo spingerci."

Le dita di Sylva tracciarono una linea leggera sulla pelle di Aisha, partendo dal collo e scendendo lungo il braccio, un tocco delicato che fece fremere Aisha. La tensione nell'aria si fece più palpabile, i loro sguardi intrecciati in un gioco di seduzione sottile e crescente.

"Sylva..." mormorò Aisha, sentendo un'ondata di desiderio travolgerla.

"Sì?" rispose Sylva, il suo respiro appena un sussurro, mentre il suo tocco si faceva più insistente, scivolando sulla curva del fianco di Aisha.

"Non fermarti," disse Aisha, la voce roca, le labbra socchiuse mentre il calice scivolava via dalle sue mani, dimenticato sul bancone.

Sylva non aveva intenzione di fermarsi. Si avvicinò ancora di più, le loro labbra sfiorandosi, il respiro mescolandosi in un crescendo di tensione. "Non mi sognerei mai di farlo," sussurrò prima di fondere le loro bocche in un bacio che bruciava di passione e desiderio.

Il momento in cui il tocco di Sylva si fece più intimo e penetrò delicatamente sotto il perizoma di Aisha, fu come l’accensione di una scintilla che trasformò l’atmosfera. Sylva poteva sentire il calore pulsante del corpo di Aisha sotto le sue dita, il suo respiro accelerato che si mescolava con il proprio.

La Nuova Essenza

Appena il tocco di Sylva si fece più profondo, qualcosa di straordinario accadde. Aisha sentì un’ondata di energia travolgerla, un'energia primordiale e selvaggia che sembrava provenire dalle radici stesse della sua nuova natura. Un fremito percorse il suo corpo, e in un istante, la sua trasformazione si scatenò.

Gli occhi di Aisha, di solito caldi e dorati, si riempirono di una luce incandescente, un fuoco vivo che rifletteva il potere del vampiro e la divinità del sangue che ora scorreva nelle sue vene. Le sue zanne emersero, affilate e perfette, brillanti nella penombra della cucina. La sua pelle sembrava risplendere di una lucentezza eterea, come se fosse stata sfiorata dalla luce della luna piena.

Sylva osservava incantata, incapace di distogliere lo sguardo da Aisha, che si stava rivelando in tutta la sua nuova, straordinaria essenza. Il corpo di Aisha vibrava di potere, la sua bellezza trasfigurata in qualcosa di ultraterreno, una miscela perfetta di sensualità e forza.

Aisha sentiva ogni parte di sé viva e potente come mai prima. Si mosse con una fluidità nuova, i suoi sensi amplificati, ogni tocco, ogni respiro di Sylva sembravano avvolgerla in una sinfonia di piacere e consapevolezza. Quando i loro sguardi si incontrarono, Sylva poteva vedere la consapevolezza e il controllo nei nuovi occhi di Aisha, una predatrice e una dea in egual misura.

Sylva, che era sempre stata la guida, ora si trovava affascinata e sorpresa dalla potenza di quella prima trasformazione. E mentre le loro mani continuavano a esplorarsi, comprese che Aisha era appena entrata in una nuova fase della sua esistenza, una fase in cui avrebbe potuto dominare il suo potere, il suo desiderio e il suo amore con la stessa intensità.

In quel momento, sapevano entrambe che la loro unione non era solo il legame tra due amanti, ma l'unione di due forze che, insieme, erano capaci di plasmare un destino che nessuno avrebbe potuto prevedere.

Gli occhi di Sylva parlarono prima delle sue labbra. Chiesero ad Aisha di mordere, di suggellare quella notte in modo indimenticabile. Aisha, consapevole del suo potere ancora nuovo e incontrollato, esitò per un istante. Ma la richiesta silenziosa di Sylva era troppo intensa, troppo carica di desiderio per essere ignorata. Voleva che il loro legame si consolidasse, che quella notte diventasse un simbolo del loro amore e della loro forza.

Con dolcezza, Aisha avvicinò le labbra al collo di Sylva, respirando la sua essenza per un ultimo, eterno momento. Poi, affondò i denti nella carne morbida. Il calore del sangue di Sylva riempì la sua bocca, un sapore divino che le fece sentire una connessione profonda e ineluttabile con lei. Sylva, con un lieve gemito, si lasciò andare, svenendo lentamente tra le braccia di Aisha.

Aisha, con una cura infinita, non permise a Sylva di cadere. La sorresse, tenendo stretto quel corpo ormai privo di sensi, il capo chinato e un rivolo di sangue che scivolava lungo il collo pallido. L'immagine di Sylva inerte, ancora bellissima e serena, riempiva il cuore di Aisha di una tenerezza immensa.

Con delicatezza, la sollevò e la portò a letto, adagiandola sulle lenzuola con una gentilezza che tradiva la sua nuova forza. Aisha si distese accanto a lei, incapace di staccare lo sguardo dal volto pacifico di Sylva. Credeva che il sonno l'avrebbe abbandonata per il resto della notte, ma il calore accanto a lei e la fatica della trasformazione vinsero.

Quando si svegliarono entrambe, era già mezzogiorno. Per un attimo, la luce che filtrava nella stanza e il silenzio che le avvolgeva facevano sembrare quella mattina uguale a tante altre. Ma sapevano, nel profondo, che nulla sarebbe mai più stato lo stesso.

22a - Un Legame Indissolubile.png
24 - La Luce e la Forza (1).jpg
bottom of page