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Oltre l'Illusione

Cap. 7: Milhen

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Uno dei giovani, che non conosceva il libro delle tecniche né le pratiche di Zanara, si mostrò molto curioso e chiese se fosse possibile fare una dimostrazione. Sylvia, sentendosi un po’ affaticata, non era entusiasta all’idea di partecipare, ma non voleva deludere nessuno.

Fu allora che si fece avanti Milhen, la ragazza dagli occhi profondi e dal volto di una bellezza disarmante, la stessa che poco prima aveva notato e apprezzato il libro. Con un sorriso appena accennato, si offrì per la dimostrazione. C’era qualcosa in lei, un’energia trattenuta, come un fuoco nascosto dietro un’apparente tranquillità.

Sylvia sorrise ad Amara, sollevata e compiaciuta. Amara acconsentì con un cenno e si rivolse a Milhen: "Quale tecnica vorresti provare?"

Milhen indicò una tecnica con assoluta certezza. Amara lesse la descrizione e si accorse che non era difficile da eseguire. "Perfetto," disse Amara. "Mettiamoci nel mezzo della piazzetta."

I ragazzi si disposero in cerchio intorno a loro, osservando con curiosità e aspettativa. Milhen era entusiasta, quasi raggiante di gioia. "È tantissimo che non trovo qualcuno che conosca queste tecniche," disse. "Non ne ho bisogno, ma mi piace da impazzire."

Amara sorrise, divertita dalla sua passione. "Bene, allora cominciamo."

La Prova di Milhen

Amara posizionò Milhen nel centro della piazzetta, spiegando ai presenti ogni passo della tecnica. "Prima di tutto, bisogna rilassare completamente il corpo," disse, massaggiando delicatamente le spalle di Milhen. "Poi, dobbiamo sincronizzare il respiro."

Sylvia osservava attentamente, con un misto di interesse e ammirazione per la padronanza di Amara. "Amara è davvero brava," pensò, sentendosi anche un po' gelosa del fatto che non fosse lei al centro dell'attenzione.

Amara continuò con la tecnica, toccando delicatamente alcuni punti specifici sul corpo di Milhen. "Adesso, chiudi gli occhi e lascia che l'energia fluisca attraverso di te," sussurrò ad un passo dall'orecchio di Milhen.

Milhen sospirò, rilassandosi completamente. "Va bene, sono pronta," disse con voce tremante.

Amara iniziò a muovere le mani con precisione, seguendo le istruzioni del libro. I ragazzi osservavano in silenzio, affascinati dalla scena. Sylvia, seduta al lato, guardava intensamente, con un misto di curiosità e desiderio.

"Ecco, quasi fatto," disse Amara, continuando con i movimenti. "Senti l'energia che ti avvolge."

Milhen emise un lieve gemito di piacere, poi, come previsto, svenne dolcemente tra le braccia di Amara.

Fu un momento magico per tutti. Il silenzio si riempì di un'aura di mistero e meraviglia. I ragazzi guardavano con occhi sgranati, alcuni applaudivano, altri commentavano sottovoce.

Amara sorresse Milhen con delicatezza, adagiandola a terra con cura. "Tutto bene," disse, rassicurando i presenti.

Sylvia si avvicinò, ancora un po' incredula. "Wow, Amara, sei stata incredibile. Milhen sembrava così felice."

Amara sorrise. "Grazie, Sylvia. È stata una bella esperienza. E devo ammettere, è stato anche molto... emozionante."

Sylvia ridacchiò. "Sì, devo dire che è stato un po' sensuale vederlo."

Amara le diede un'occhiata maliziosa. "Forse la prossima volta toccherà a te, Sylvia."

Sylvia arrossì leggermente, ma sorrise. "Forse. Ma prima, voglio vedere come si riprende Milhen."

Dopo qualche minuto, Milhen riaprì gli occhi, un sorriso raggiante sul volto. "È stato magnifico," disse, guardando Amara con gratitudine. "Grazie!"

Amara annuì. "È stato un piacere, Milhen. Sono contenta che ti sia piaciuto."

I ragazzi intorno a loro iniziarono a fare domande, curiosi di sapere di più sulle tecniche e sul mondo cardine. Amara e Sylvia risposero con entusiasmo, condividendo storie e aneddoti. Fu una serata di risate, ironia e connessione, in cui tutti si sentirono parte di qualcosa di speciale.

Mentre passeggiavano lungo il sentiero, Sylvia e Amara chiacchierarono dei ragazzi incontrati e delle esperienze vissute. Il sole stava iniziando a calare, tingendo il cielo di colori caldi e dorati, creando un'atmosfera serena e rilassante.

"Quei ragazzi erano davvero simpatici," disse Sylvia, dando un'occhiata ad Amara. "È stato divertente parlare con loro e vedere come vivono qui."

Amara annuì, ma la sua mente era altrove. "Sì, lo erano. Ma c'è qualcosa che continua a girarmi in testa."

"Cosa?" chiese Sylvia, curiosa.

"Milhen," rispose Amara. "Trovo strano che solo lei conoscesse il libro delle tecniche e che le avesse effettivamente usate."

Sylvia rifletté su questo per un momento. "Hai ragione. E sembrava anche molto entusiasta di provare una delle tecniche su di lei. Come se fosse abituata a farlo."

"Esatto," disse Amara. "Non so, c'è qualcosa di particolare in lei. Forse dovremmo stare attente."

Sylvia rise leggermente. "Amara, sei sempre così sospettosa. Ma è vero, meglio essere prudenti. Però devo ammettere che le sue mutandine rosse erano quasi belle quanto le tue."

Amara rise a sua volta, sentendosi un po' più leggera. "Grazie per il complimento. Ma seriamente, dobbiamo tenere gli occhi aperti."

Continuarono a camminare, il rumore del loro passo mescolandosi con i suoni della natura intorno a loro. Sylvia cambiò argomento, cercando di alleggerire l'atmosfera. "E che dire del giovane curioso che voleva vedere una tecnica? Era divertente vedere quanto fosse eccitato."

Amara sorrise. "Sì, e devo dire che Milhen ha saputo mantenere l'attenzione di tutti. Però, non riesco a togliermi dalla testa il fatto che potesse sapere più di quanto lasci intendere."

Sylvia sospirò. "Forse hai ragione. Dovremmo indagare un po' di più su di lei. Ma per ora, godiamoci il resto della giornata. Ci sono ancora molte cose da esplorare qui."

Amara annuì, ma il pensiero di Milhen continuava a rimanerle in mente. "Hai ragione, Sylvia. Dobbiamo goderci il momento. Ma promesso, terremo d'occhio Milhen."

Con questa decisione, le due amiche continuarono il loro cammino, pronte a scoprire le meraviglie del quadrante 4 e a proteggersi da eventuali pericoli nascosti.

Mentre continuavano a camminare, Sylvia e Amara ricordarono un altro particolare su Milhen. "Hai notato che Milhen era l'unica con mutandine simili alle nostre?" chiese Sylvia, rompendo il silenzio.

"Sì, l'ho notato," rispose Amara. "Tutti gli altri sembravano indossare cose diverse, fatte di materiali come seta, o niente del tutto."

"Ma ricordi, ci ha indicato il villaggio dove le aveva comprate," disse Sylvia, con un lampo di curiosità negli occhi. "Potremmo fare un giro da quelle parti e vedere di cosa si tratta."

Amara sorrise. "Mi sembra un'ottima idea. E poi, ci piace camminare e esplorare nuovi posti."

Dopo una breve passeggiata, arrivarono al villaggio indicato da Milhen. Era un posto affascinante, con edifici colorati e mercati vivaci. Trovare il negozio non fu difficile: era una piccola boutique con un'insegna che sembrava invitare chiunque passasse a entrare.

Appena varcata la soglia, Sylvia e Amara furono accolte da un'atmosfera unica. Il negozio era pieno di abiti e oggetti diversi da quelli che avevano visto fino ad ora, ma c'era anche una sezione speciale dedicata a chi proveniva da altri quadranti.

"Guarda qui," disse Sylvia, indicando una fila di lingerie che ricordava molto quella del loro mondo. "Sono proprio come le nostre!"

Amara esplorò i vari capi con curiosità. "Sono anche più belle, direi. Guarda questo pizzo, e questi colori...".

Si persero a scherzare e a fare commenti sui vari modelli. "E se prendessimo qualcosa?" propose Sylvia, ridendo.

"Perché no?" rispose Amara. "Dopotutto, qui i soldi non esistono. Ognuno prende ciò di cui ha bisogno."

Alla fine, decisero di regalarsi un paio di mutandine ciascuna. Sylvia scelse un paio di pizzo rosso simili a quelli di Amara, mentre Amara optò per un paio di seta nera con dettagli argentati.

"Questo sarà il nostro piccolo souvenir," disse Sylvia, sorridendo.

Amara annuì. "E un ricordo di questa giornata divertente. Adoro esplorare con te."

Uscirono dal negozio con il loro bottino, pronte a continuare l'esplorazione del villaggio. Passeggiando fianco a fianco, sentirono di aver scoperto un altro piccolo pezzo del loro nuovo mondo.

Mentre Sylvia e Amara camminavano per il villaggio, un ragazzo notò le loro mutandine simili a quelle di Milhen e si avvicinò incuriosito.

"Scusate, voi arrivate da dove arriva Milhen?" chiese con un tono di curiosità.

Sylvia e Amara si scambiarono uno sguardo confuso. "Non sappiamo da dove arriva Milhen," rispose Amara.

Il ragazzo annuì. "Milhen viene dal Quadrante 5. È stata portata qui molto giovane. Era una scintilla che si era persa, non aveva nessuno e Livia l'ha accettata con il consenso del programma del quadrante. Ma è una cosa estremamente rara."

Sylvia e Amara, che arrivavano dal Quadrante 1, scossero la testa. "No, noi veniamo dal Quadrante 1," rispose Sylvia. Ma ora capivano qualcosa di più su Milhen. "Quindi Milhen vive qui nel villaggio?"

"Sì," rispose il ragazzo. "Ecco perché conosceva le tecniche, non essendo nativa, aveva bisogno di adattarsi."

Dopo aver ringraziato il ragazzo per le informazioni, Sylvia e Amara continuarono la loro passeggiata. Tornando verso casa, Amara rifletté ad alta voce. "Sai, Aisha era del Quadrante 5. Proveniva da Bergderbil, il metaverso oscuro dei demoni. Poi è passata dall'altra parte, diventando una supersexy poliziotta del metaverso luminoso. Ma il Quadrante 5 è anche dove si trovano Land's End, Salem e soprattutto la città sepolta dal mare: Emphatia."

Amara non riusciva a togliersi dalla testa alcune domande. "Se Milhen è davvero del Quadrante 5 e viene da Land's End, perché l'avrebbero fatta entrare a Illusione? Lei sì e tutti gli altri no? Non ha senso."

Amara parlava ad alta voce, esternando i suoi pensieri. Sylvia era più rilassata. "Stai facendoti troppi problemi, Amara. È solo una ragazzina. Il Quadrante 4 ha dei controlli rigidissimi, che quasi hanno ucciso Kalki e Aisha. Figuriamoci se una ragazzina così potrebbe eludere i controlli di un quadrante progettato direttamente da Brahma."

Amara sospirò, riflettendo sulle parole di Sylvia. "Forse hai ragione. Non fa una piega. Ma c'è qualcosa che non mi torna comunque."

"Amara," Sylvia disse con un sorriso rassicurante, "forse stai solo cercando problemi dove non ce ne sono. Milhen è qui, ha trovato il suo posto. Non dobbiamo sempre pensare al peggio."

"Lo so," rispose Amara, rilassandosi un po'. "Ma non riesco a smettere di pensare che potrebbe esserci qualcosa di più."

Sylvia la abbracciò, cercando di calmarla. "Se c'è qualcosa di più, lo scopriremo. Ma per ora, godiamoci il presente. Abbiamo risolto alcuni misteri e ci siamo fatte dei nuovi amici. Non roviniamoci questo momento."

Amara annuì, lasciando andare le preoccupazioni per un momento. "Hai ragione, Sylvia. Godiamoci il presente. Ma non smetterò di tenere gli occhi aperti."

"Siamo in due," rispose Sylvia con un sorriso complice. "Ora, torniamo a casa e proviamo quelle mutandine nuove. Dobbiamo vedere quale si adatta meglio per... ogni occasione."

Ogni tanto Sylvia e Amara utilizzavano le tecniche per equilibrare i valori dell'empatia di Sylvia, ma non avevano più provato a recarsi alle grotte per verificare se il percorso di Sylvia fosse completato. Amara non ne aveva bisogno, ma accompagnava sempre volentieri Sylvia, raccogliendola ogni volta. Tuttavia, sapevano che prima o poi sarebbe arrivato il momento in cui Sylvia sarebbe uscita da quelle grotte con le sue gambe.

Milhen e Sylvia alle Grotte

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Quel pomeriggio pioveva. Anche nel Quadrante 4 piove, e Amara era intenta a leggere un passaggio molto importante del libro di Aurelian. Sylvia, stufa di svenire ogni giorno, voleva andare alle grotte per vedere se il suo training fosse finito. Non era il momento adatto per Amara, ma per Sylvia avrebbe fatto qualsiasi cosa. Posò il libro e stava per prepararsi quando, dalla porta, apparve Milhen con un bel sorriso. Erano sorprese di vederla.

Si misero a parlare e Milhen, sapendo che un suo amico le aveva parlato di lei, disse tutta la verità. Spiegò che doveva usare le tecniche e che ogni tanto doveva andare alle grotte a controllare il suo stato. Non c'era niente di male nel non averlo detto subito; lei non poteva sapere della situazione di Sylvia e Amara, e poi poteva essere una questione molto personale. Milhen era lì perché anche lei doveva andare alle grotte e pensò che andarci insieme avrebbe reso il viaggio più piacevole.

Sylvia, desiderosa di conoscere meglio Milhen, fu subito d'accordo. Amara, che stava leggendo un punto importante, disse che non ne aveva bisogno ma l’avrebbe accompagnata lo stesso. Fu Sylvia a convincerla che non era il caso, dicendo che si sarebbe sentita meno in colpa a non farle fare tutti quei chilometri per niente. Per Amara, in realtà, non era un problema, ma accettò.

Partirono e Amara si pentì quasi subito, ma ormai erano in cammino. La pioggia le bagnò fino a metà strada, poi smise.

Durante il tragitto, Sylvia, curiosa, chiese a Milhen: "Da quanto tempo vieni alle grotte?"

La risposta di Milhen fu demoralizzante. "Da sempre. Non mi sono mai equilibrata da quando mi hanno portata qui. Ci vado una volta alla settimana, ma cado come una pera cotta ogni volta."

Sylvia sorrise, cercando di alleggerire l'atmosfera, anche se sapeva di non avere molto di cui ridere. "Beh, io sono qui da poco, ma per quanto riguarda la pera, direi che ce la giochiamo."

Arrivarono all'ingresso della grotta e sentirono l'energia fortissima che permeava l'aria. Il viaggio insieme le aveva molto unite, e condividendo la stessa situazione, si sentivano vicine. Si abbracciarono, un gesto semplice ma pieno di significato.

Milhen, bellissima e sorridente nonostante la fatica, guardò Sylvia e disse scherzosamente: "Scommettiamo su chi sviene prima?"

Sylvia rise. "Accetto la scommessa. Ma cosa vince chi rimane cosciente più a lungo?"

Milhen rifletté un attimo. "Chi vince sceglie un desiderio, qualsiasi cosa."

"Affare fatto," rispose Sylvia, "ma sappi che io sono una combattente."

Milhen annuì, il sorriso non abbandonava le sue labbra. "Lo so, Sylvia. Ecco perché mi piaci."

Entrarono insieme nella grotta, e l'energia le avvolse subito, intensa e quasi opprimente. Sylvia sentì le gambe diventare molli, ma resistette, guardando Milhen che sembrava lottare anche lei.

Milhen iniziò a parlare, cercando di distrarre entrambe dall'intensità dell'energia. "Sai, una volta ho scommesso con Livia che sarei rimasta cosciente per più di cinque minuti. Ho perso miseramente."

"Cinque minuti?" rispose Sylvia, cercando di mantenere la concentrazione. "Allora devo puntare a sei minuti oggi."

Milhen rise debolmente. "Se ci riesci, avrai il mio rispetto eterno."

Ma nonostante le parole e gli sforzi, l'energia delle grotte era troppo forte. Sylvia sentì il mondo sfocarsi, e prima di rendersene conto, cadde a terra, svenuta.

Milhen la seguì pochi istanti dopo, cadendo accanto a lei. Entrambe giacevano sul freddo pavimento della grotta, avvolte dall'energia potente e misteriosa.

Quando Sylvia si risvegliò, vide Milhen che la guardava con un sorriso stanco ma genuino. "Credo che abbiamo pareggiato."

Sylvia annuì, ancora un po' confusa ma felice di non essere sola in quella sfida.

Si aiutarono a rialzarsi, sostenendosi a vicenda mentre uscivano dalla grotta. Il cielo era ancora coperto, ma almeno non pioveva più. Camminarono lentamente verso casa, riflettendo su quello che avevano condiviso.

Sylvia, ancora un po' stordita, chiese conferma su chi fosse svenuta prima. Milhen sorrise e rispose: "Tu sei stata la prima a cadere, Sylvia."

Sylvia annuì, accettando la sconfitta. "Allora, qual è il tuo desiderio?"

Milhen, con un sorriso malizioso e lo sguardo fisso negli occhi di Sylvia, si avvicinò lentamente. Le sfiorò le labbra con un bacio delicato, un gesto che fece provare a Sylvia un brivido lungo la schiena. Poi, sussurrando con voce dolce, disse: "Mi piacerebbe continuare a venire qua con te, ogni volta."

Sylvia rimase un attimo senza parole, sorpresa dall'intensità del desiderio di Milhen. "Davvero? Vuoi venire qui con me ogni volta?"

Milhen annuì, guardandola con occhi sinceri. "Sì, Sylvia. Mi piace la tua compagnia. E penso che insieme possiamo affrontare meglio questa sfida."

Sylvia sentì il cuore battere più forte, colpita dalla sincerità e dalla bellezza di Milhen. "Allora è un patto. Verrò qui con te tutte le volte che sarà necessario."

Milhen sorrise, felice della risposta. "Grazie, Sylvia. Non sai quanto significhi per me."

Si abbracciarono ancora una volta, sentendosi più vicine che mai. Poi, con passo lento ma deciso, iniziarono a camminare verso casa.

Il paesaggio attorno a loro che si apriva con una bellezza serena. Sylvia rifletteva sulle parole di Milhen, sentendosi più motivata e meno sola nella sua sfida. Forse, con il tempo, avrebbero entrambe trovato l'equilibrio che cercavano. E nel frattempo, avrebbero avuto l'una l'altra.

Milhen accompagnò Sylvia fino a casa. Quando Amara le vide, fu molto sollevata: era preoccupatissima. Tuttavia, in quel momento, pensò che forse stava esagerando. Milhen le salutò e se ne andò. Sylvia disse che si era trovata bene con Milhen e propose di continuare ad andare alle grotte con lei, lasciando un po' di tempo ad Amara per le sue letture e qualunque altra cosa volesse fare.

Amara non era d'accordissimo a lasciarla da sola, ma poi si ricordò che Sylvia era comunque una vampira ibrida e che difficilmente qualcuno poteva sottometterla. Accettò, così Sylvia poteva anche andare più spesso a fare la sua verifica senza coinvolgerla sempre. Con Milhen erano d'accordo che si sarebbero viste il giorno dopo per intensificare l'acquisizione e i controlli.

Il giorno dopo si incontrarono a metà strada, l'atmosfera tra loro divenne sempre più leggera. Scherzarono discutendo sul loro abbigliamento e sulla loro rinnovata scommessa.

Arrivarono all'ingresso della grotta e l'energia si fece subito sentire, stordendole leggermente. Milhen iniziò a parlare di quanto fosse potente l'energia delle grotte, ma il suo discorso era carico di sensualità.

"E' incredibile quanto questa energia possa essere... travolgente," disse Milhen, guardando Sylvia con occhi lucidi. "È come se ogni fibra del mio essere si... riempisse di vita."

Sylvia annuì, sentendo anche lei l'effetto. "Sì, è davvero intensa. Ma... è anche affascinante."

Mentre Milhen parlava, la sua voce divenne più debole e il suo sguardo si fece vacuo. Improvvisamente, svenne tra le braccia di Sylvia prima ancora di entrare nella grotta. Sylvia la adagiò delicatamente a terra e, nonostante il giramento di testa, non poté non notare quanto fosse bella Milhen in quel momento.

Con un sorriso affettuoso, Sylvia mormorò: "Forse oggi ho vinto io. Ma non preoccuparti, ci riproveremo."

Si sedette accanto a Milhen, aspettando che si riprendesse, godendo della strana connessione che sentiva tra loro in quel luogo così carico di energia e mistero.

Sylvia non riuscì a fare a meno di accarezzarla. Cominciò dai fianchi, dove passava l'elastico delle mutandine, mentre la guardava intensamente. Sembrava che l'energia che le stava stordendo la incitasse ad andare avanti. Milhen era sempre svenuta davanti a lei, e Sylvia mise le sue labbra vicino a quelle di Milhen.

In quel momento, Milhen aprì lentamente gli occhi e vide Sylvia a un centimetro da lei. Le sussurrò: "Dove sono? Che è successo?"

Sylvia non si allontanò; sembrava impossibile farlo. Milhen era o sembrava confusa. "Credo che ho vinto io, a tavolino, senza combattere," disse, e si baciarono. Fu un bacio intenso, carico di emozione e desiderio.

Quando si staccarono, non c'era imbarazzo, solo desiderio. Erano lì per entrare nella grotta. Milhen sorrise e disse: "Rivincita?"

"Sicura," rispose Sylvia con un sorriso malizioso.

Scherzarono un po', scambiandosi battute leggere, e poi entrarono nella grotta. Questa volta, Sylvia restò in piedi, mentre Milhen svenne di nuovo. Sylvia la guardò con tenerezza, poi la prese tra le braccia e la portò fuori.

Mentre usciva dalla grotta, Sylvia sentì l'energia della grotta diminuire, ma l'intensità del momento con Milhen le restava impressa. Una volta fuori, adagiò Milhen a terra, aspettando che si riprendesse.

Milhen aprì lentamente gli occhi, sorridendo. "Sembra che tu sia diventata più forte," disse con voce bassa.

"Forse," rispose Sylvia, accarezzandole il viso. "O forse è solo perché siamo insieme."

Milhen si sollevò lentamente, sostenuta da Sylvia. "Grazie per non avermi lasciata lì."

"Non lo farei mai," rispose Sylvia.

Si sorrisero, un'intesa profonda nei loro occhi. Camminarono lentamente verso casa, chiacchierando e ridendo. Sylvia sentiva di aver trovato un'alleata, una compagna con cui affrontare le sfide del quadrante 4, e forse anche qualcosa di più.

Sylvia era contenta di poter dire ad Amara che il suo training era finito, anche se questo significava probabilmente lasciare il quadrante 4. Sapeva che Livia si sarebbe fatta viva a breve per dirle cosa fare. Non poteva fare a meno di pensare a Milhen; le dispiaceva lasciarla sempre alla ricerca del suo equilibrio e di nuovo da sola. Sentiva il bisogno almeno di salutarla. Si accordarono per vedersi il giorno dopo, e Sylvia l'avrebbe accompagnata comunque.

"Spero di vederti domani," disse Sylvia a Milhen, con un sorriso. "Dovrò tornare presto però, perché Livia potrebbe arrivare da un momento all'altro."

"Non preoccuparti, ci sarò," rispose Milhen, con una strana luce negli occhi che Sylvia non notò.

Nei meandri di Zanara

Il giorno seguente, Sylvia arrivò al punto concordato, ma Milhen non c'era. Attese a lungo, scrutando l’orizzonte con crescente inquietudine. Il tempo passava e l’assenza di Milhen iniziava a sembrarle strana. Dopo un’ultima occhiata attorno, decise di tornare indietro.

Non si accorse di nulla. Non ci fu un avvertimento, nessun rumore, solo il colpo improvviso. Il bastone colpì la sua testa con precisione, e Sylvia svenne all’istante.

Milhen la raccolse con una facilità sorprendente, caricandosela sulla spalla con un movimento rapido e controllato. Senza esitazioni, aprì una botola nascosta tra le rocce e la trasportò nei meandri sotterranei del Quadrante 4, i meandri che lei stessa aveva costruito nel tempo. La chiuse in una cella, scattò una foto e se ne andò.

L'ordine che Milhen aveva da Serak era di catturarle entrambe, chiuderle in quella cella e poi ci avrebbe pensato lui. Ora mancava solo Amara. Tra qualche giorno avrebbe mandato quella foto e teso una trappola anche per lei.

Quando Amara non vide tornare Sylvia, iniziò a cercarla disperatamente. Andò fino alle grotte, chiamò il suo nome, ma Sylvia non era da nessuna parte.

Amara camminava nervosamente avanti e indietro, il cuore colmo di angoscia. "Sylvia, dove sei?" si chiedeva ad alta voce.

Le ore passavano e Amara non riusciva a calmarsi. Sapeva che Sylvia non sarebbe sparita senza lasciare un segno. Doveva esserci qualcosa che non stava vedendo. Ogni scenario possibile le passava per la testa, ma nessuno aveva senso.

Nel frattempo, Milhen ritornò nei meandri sotterranei, osservando Sylvia attraverso le sbarre della cella. La giovane vampira iniziava a muoversi, segno che stava per svegliarsi. Milhen sentì un misto di orgoglio e colpa. "Mi dispiace, Sylvia," mormorò. "Ma è per un bene più grande."

Sylvia si svegliò, stordita, con un forte mal di testa. Le ci volle un momento per capire dove si trovava. Quando si rese conto di essere in una cella, il panico la colse. Cercò di ricordare cosa fosse successo, ma tutto era confuso.

"Milhen… perché?" sussurrò tra sé.

Milhen sentì il suo nome e si avvicinò. "Non preoccuparti, tutto sarà chiaro presto," disse, cercando di mantenere un tono rassicurante, ma dentro di sé sapeva che non c’era niente di rassicurante in quello che stava accadendo.

Sylvia si avvicinò alle sbarre, gli occhi fissi su Milhen. "Mi hai tradita?"

Milhen abbassò lo sguardo. "Non avevo scelta. Ora devo andare a prendere Amara. Sarà meglio per tutti se non opponi resistenza."

"Amara non verrà facilmente," disse Sylvia, con una punta di sfida nella voce. "Lei è più forte di quanto pensi."

Milhen sorrise tristemente. "Lo so. Ma spero che non renda tutto più difficile."

Amara, ignara del destino di Sylvia, continuava la sua ricerca senza sosta. Ma un’ombra di dubbio iniziava a crescere nel suo cuore. Doveva trovare Sylvia, e doveva farlo in fretta.

"Milhen," chiamò Sylvia. Milhen si avvicinò, fermandosi dall'altra parte delle sbarre.

"Sylvia?" rispose Milhen, confusa.

"Mi dispiace," disse Sylvia, e Milhen non capì subito a cosa si riferisse. Sylvia aggiunse, con una voce fredda e determinata, "Hai sbagliato persone. Ci fidavamo di te, eri nei nostri cuori. Sappiamo che sei una scintilla, ma hai fatto la scelta sbagliata."

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Fissandola negli occhi, Sylvia liberò la sua natura oscura, quella forza primordiale che ribolle nel suo sangue e che non lascia scampo. Gli occhi di Milhen si spalancarono, ma fu troppo tardi. Il potere ipnotico di Sylvia la colse all'istante, Milhen aprì la cella come un automa.

"E ora vieni con me," ordinò Sylvia. Fece camminare Milhen avanti a sé, diretta verso casa di Amara. Avrebbero deciso insieme cosa fare.

Amara, nel frattempo, era disperata nella sua ricerca. Anche se non era preoccupata come quando Aurelian aveva portato via Sylvia, sapeva che la fiducia in Milhen non era totale. Quando le vide tornare, il sollievo fu enorme.

"Sylvia!" gridò, correndo verso di lei. Si abbracciarono strettamente.

"Sto bene, Amara. Ma dobbiamo parlare di Milhen," disse Sylvia con calma. Amara annuì, osservando Milhen che le seguiva come un automa.

"Torneremo a casa e poi decideremo cosa fare," disse Amara.

Arrivate a casa, non ebbero nemmeno bisogno di legare Milhen. La loro forza ipnotica era totale. La fecero sedere e iniziarono a parlare tra di loro.

"Amara, dobbiamo capire perché Milhen ci ha tradite. Cosa sta succedendo davvero?" disse Sylvia, guardando la loro prigioniera con una mistura di tristezza e determinazione.

Amara annuì. "Sì, dobbiamo scoprirlo. E dobbiamo fare in modo che non possa fare più danni."

Sylvia si avvicinò a Milhen, i suoi occhi ancora scintillanti di potere ipnotico. "Milhen, chi ti ha mandato? Qual è il tuo vero scopo?"

Milhen, sotto l'influenza del potere di Sylvia, iniziò a parlare. "Serak... mi ha ordinato di catturarvi entrambe. Il mio compito era quello di portarvi nei meandri dei sotterranei e aspettare istruzioni."

Amara sussurrò a Sylvia, "Serak... non è possibile. Lui è dietro tutto questo?"

"Pare di sì," rispose Sylvia, stringendo i pugni. "Ma ora che sappiamo la verità, dobbiamo agire. Milhen, continuerai a collaborare con noi. Ma ora, sarai sotto il nostro controllo."

Milhen annuì, ancora ipnotizzata. Sylvia e Amara si scambiarono uno sguardo deciso. Avevano molto da fare, ma almeno ora sapevano contro chi stavano combattendo.

Amara si concentrò intensamente, immergendosi nella mente di Milhen. Non aveva bisogno di fare domande; poteva leggere tutto chiaramente. Quando si staccò, il suo volto era un misto di sorpresa e perplessità.

"La situazione è più grave di quanto sembri," disse Amara a Sylvia.

Sylvia fu sollevata nel sapere che Milhen era una vittima, ma voleva capire meglio. "Cosa intendi? Cosa hai scoperto?"

Amara sospirò. "C'è un programma dormiente installato nella testa di Milhen quando era ancora una ragazzina a Bergderbil. Lei non ne è nemmeno consapevole. Questo programma si attiva su comando o in determinate condizioni. Evidentemente, noi siamo ricercate dai demoni di Cronos, e il programma si è attivato, andando oltre la sua volontà. Lei con noi è sempre stata sincera, Sylvia. Ha iniziato a subire il controllo del programma la prima volta che siete andate alle grotte da sole. Da quel momento, non era più lei."

Sylvia era incredula. "Non ho notato nulla di diverso in lei. Come è possibile?"

Amara continuò, con un tono grave. "E il peggio non è neanche questo. Dobbiamo parlarne con Livia immediatamente. Se non verrà subito, andremo noi da lei."

"Che cosa intendi?" chiese Sylvia, visibilmente preoccupata.

"Gli ingegneri informatici di Bergderbil hanno aperto un varco verso il Quadrante 4, utilizzando un altro programma installato nella testa di Milhen. Questo programma agisce da questa parte. Ho visto che ti ha portato sottoterra, vero?"

Sylvia annuì. "Sì, mi ha portato attraverso una botola nascosta."

"Ecco," disse Amara, "da lì, i demoni possono entrare. L'idea era di rapire anche me e portarci entrambe nelle prigioni di Bergderbil, usando quel varco. Successivamente, avrebbero utilizzato quel varco per invadere il Quadrante 4 con i demoni."

"Mi spiace," disse Sylvia con un sorriso debole. "Ma è tutto così assurdo. Milhen... era una vittima tutto il tempo."

"Sì," rispose Amara, "e dobbiamo proteggerla e fermare questa minaccia."

Sylvia annuì, determinata. "Dobbiamo avvisare Livia immediatamente. E dobbiamo distruggere quel varco sotterraneo."

Amara e Sylvia si vestirono come per una missione, pronte ad affrontare la situazione. Ordinarono a Milhen, ancora sotto ipnosi, di alzarsi e seguirle. Stavano per uscire quando la porta si aprì, rivelando una figura anziana, dall'aspetto saggio e con un potere visibile.

Livia, la Custode

"Ciao Amara, ciao Sylvia. È giunto il momento che ci presentiamo. Sono Livia, la custode," disse l'anziana signora con voce calma ma autorevole.

Livia sembrava sapere esattamente che quello era il momento in cui non si poteva più procrastinare. "Venite con me, parleremo a casa mia."

Amara cercò di spiegare la situazione con Milhen, ma Livia fece un cenno indicando che sapeva tutto. "Ne parleremo a casa mia," disse, mantenendo la calma e l'autorità.

Con Milhen ancora sotto ipnosi, si incamminarono verso la casa di Livia. La casa non era lontana, piccola e adatta a una sola persona, ma all'interno sembrava molto più grande. Il giardino era pieno di piante e alberi non spiegabili, esotici e misteriosi.

Una volta entrate, Livia si rivolse a Sylvia con un riguardo inaspettato. "Sto prendendo del sangue, te lo verso lentamente. Ce la fai?" chiese con un sorriso gentile.

Sylvia rispose sorridendo, "Certo, grazie."

Livia prese due calici e versò il sangue per Amara e Sylvia. Accarezzando Sylvia, disse, "L'unica cosa che non avevamo previsto era che ti avrebbero rapita. Se no, sarei intervenuta prima. Avevamo lasciato Milhen libera perché speravamo di trovare il varco seguendola. Il quadrante segnalava l'anomalia, ma il varco era molto sottoterra e nessun rilevatore riusciva a trovarlo. Non pensavamo di chiuderlo, ma di lasciare credere ai demoni di poter passare, per poi chiuderli tutti sottoterra e disattivare il varco."

Livia si avvicinò a Milhen, le mise una mano sulla testa, chiuse gli occhi e disse, "Questi programmi non servono più." Con un gesto fluido, cancellò i programmi e svegliò Milhen dall'ipnosi.

Milhen si guardò intorno, confusa ma sollevata. Livia spiegò, "Grazie al rapimento di Sylvia, il varco è stato trovato. Ora possiamo chiudere questa minaccia una volta per tutte."

Sylvia, ancora sorpresa dalla rapidità degli eventi, guardò Livia. "Grazie per essere intervenuta, Livia."

Livia sorrise con saggezza. "È il mio dovere proteggere il quadrante e tutti voi. Ora dobbiamo lavorare insieme per chiudere il varco e fermare i demoni di Cronos."

Amara annuì, determinata. "Cosa dobbiamo fare?"

Livia spiegò il piano dettagliatamente, includendo ogni passo necessario per disattivare il varco e intrappolare i demoni sottoterra.

Livia spiegò che non c'era niente da fare personalmente, poiché il quadrante era stato informato della situazione e avrebbe agito autonomamente. Era stato riprogrammato per far entrare i demoni, sigillare la botola e chiudere il varco una volta dentro. I demoni sarebbero rimasti intrappolati, e i più fortunati sarebbero marciti lì dentro, mentre gli altri avrebbero subito i supplizi che il quadrante 4 sapeva infliggere.

Poi Livia guardò Milhen e le chiese come si sentiva. Milhen, ancora confusa, non capiva cosa fosse successo. Era consapevole di quello che aveva fatto a Sylvia, ma non riusciva a spiegarselo. Le spiegarono dei programmi che le avevano installato, che erano la causa del suo squilibrio energetico durante tutti gli anni passati alle grotte, poiché l'energia veniva sempre respinta. Non le diedero colpe, anzi, le chiesero di passare del tempo con loro, dato che era previsto che si sarebbero fermate ancora qualche giorno.

Milhen, piangendo, andò da Sylvia. Sylvia la accarezzò, cercando di confortarla. Fu in quel momento che Milhen si rese conto che Amara e Sylvia erano vampire. Sorrise e disse: "Contro di voi non ce l'avrei mai potuta fare. Ma ora sono con voi!"

"Sì," confermò Livia, con un tono sicuro, "sarà dalla nostra parte. Milhen è in gamba. Se lo vorrà, potrà essere addestrata e trovare la sua vendetta contro chi l'ha manipolata."

Poi, rivolgendosi a Milhen, Livia la congedò con un cenno, spiegando che doveva parlare a Sylvia e Amara di una questione molto personale. Milhen ringraziò Livia e Amara, abbracciando Sylvia con un’espressione carica di emozione. "Mi dispiace," sussurrò. Sylvia ricambiò l’abbraccio con un sorriso comprensivo, accettando le sue scuse e promettendole che insieme avrebbero superato ogni difficoltà.

Le Rivelazioni di Livia

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Una volta che Milhen se ne fu andata, Livia si voltò verso Sylvia e Amara, lo sguardo serio e intenso. "Ora dobbiamo discutere di questioni cruciali," disse a bassa voce. "Ci sono cose che dovete assolutamente sapere riguardo al futuro… e al ruolo che avrete nel preservare l'equilibrio del quadrante."

Livia fece una pausa, come se volesse prepararle a ciò che stava per rivelare. Poi riprese a parlare, la sua voce divenne solenne. "Il Quadrante 5 ha tessuto una complessa rete di propaganda e controllo mentale, sfruttando i Frangitori e il loro potere mediatico per manipolare il mondo cardine. Tutta la narrazione è stata costruita con l'intento di distorcere la verità, persino su Aurelian. Vogliono farvi credere che lui sia una minaccia… ma la realtà è ben diversa. Aurelian è realmente figlio dell'Origine, una proiezione del suo stesso essere. È una guida, un faro che veglia sulle scintille, perché sa che esse sono parte di lui. Aurelian è il Cristo."

 

Amara e Sylvia ascoltavano con attenzione, i loro occhi fissi su Livia. Lei proseguì, la sua voce diventando più grave: "Gli apostoli furono la prima vera forma di resistenza. Raccontavano di un mondo migliore e smascheravano le menzogne dei manipolatori. Aurelian è la luce, e lo è ancora oggi, ma è costretto ad agire nell’ombra. Ha il dono originale, la capacità creatrice, ed è immortale. Per questo non può essere sconfitto… ma Shiva e Vishnu non la vedono allo stesso modo."

Fece una pausa, come per far pesare quelle parole. "Da millenni, scatenano guerre, conquistano mondi, e mentono solo per rubare le vostre anime, perché esse sono l'unica cosa davvero immortale. Il corpo è solo un mezzo di passaggio, persino il tuo, Amara… e il tuo, Sylvia. Anche se durano un po’ di più, alla fine diventeranno cenere. Ma l'anima… l'anima è diversa. Quando lascia il corpo, si rinnova, e per sua stessa natura cerca altre anime a cui legarsi."

 

Amara e Sylvia si scambiarono uno sguardo, cercando di elaborare tutto ciò che Livia stava dicendo. "Brahma ha scelto 244.000 anime femminili per frammentare la sua essenza e nascondersi dai suoi fratellastri. L’obiettivo finale è la ricostituzione dell'Origine. Tutte le scintille verranno liberate da queste anime luminose, permettendo così di ricostruire la divinità che ha creato ogni cosa: Brahman. Essere vampiri è stato un modo per contrastare il programma reset… e Aurelian è stato il primo."

Livia fece un gesto con la mano e davanti a loro apparve un vaso di fiori. Poi, in un attimo, il suo aspetto mutò, trasformandosi in quello di una giovane donna. "La mente, lo spirito… sono queste le uniche realtà autentiche. E i demoni, invece, ne sono privi."

Amara, ancora scossa, chiese: "Ma… il programma reset?"

"Il programma reset," rispose Livia con calma, "cancella la memoria e la crescita della scintilla alla fine di ogni ciclo vitale, costringendola a ricominciare da capo. Essere vampiri è stato un mezzo per ritardare questo processo, dando alle scintille più tempo per crescere. Tuttavia, la propaganda e la storia raccontata dai demoni hanno trasformato i vampiri in esseri disprezzati."

Poi, aggiunse: "In casa vostra ci sono tutti i libri di Aurelian e anche altro. Rimarrete qui per una settimana: sarà il tempo necessario per leggerli. Potrete uscire, divertirvi, e fare quello che vi pare, ma ogni giorno dedicherete cinque ore alla lettura. Lì troverete tutte le risposte che vi ho appena riassunto."

Rivolgendosi ad Amara, Livia continuò: "Il sogno è semplicemente una dimensione diversa, ma altrettanto reale quanto la vostra percezione della realtà… e come le anime che escono dai corpi durante i loro cicli."

Amara la fissò, incredula. "Sì, Amara," confermò Livia, "Elisabeta non è meno viva di quanto lo sei tu. Puoi facilmente raggiungerla. A Land's End vivono molte entità spirituali, inclusi coloro che attendono di iniziare un nuovo ciclo. Elisabeta ti aspetta lì da 250 anni."

 

Sylvia stava per dire, scherzando come sempre dopo rivelazioni particolarmente intense, "Amara, svengo," ma quando si girò, vide Amara a terra, realmente svenuta. "Oh no, Amara!" esclamò, correndo subito verso di lei.

Livia sorrise con calma. "Non preoccuparti, Sylvia. Amara ha solo bisogno di tempo per assimilare tutto questo. È stata una rivelazione piuttosto pesante."

Amara, ancora distesa a terra, aprì lentamente gli occhi, abbozzando un sorriso debole. "Credo di aver avuto bisogno di una pausa... era davvero troppo da processare tutto insieme."

Sylvia l’aiutò a rimettersi in piedi e, con un sorriso complice, le disse: "Beh, almeno questa volta il tuo svenimento è stato spettacolare."

Amara ricambiò il sorriso e si sedette, pronta a scoprire altre verità che Livia aveva ancora da rivelare.

"Vi ho solo accennato ciò che nascondono," proseguì Livia. "Nei libri di Aurelian troverete molto di più. Non riuscirete a credere di aver vissuto una vita interamente costruita sui costanti input dei Frangitori. Sono maestri nel creare bisogni indotti, nel farvi credere essenziale ciò che serve solo a nascondere chi siete veramente, ciò che davvero vi dà piacere."

Amara e Sylvia si scambiarono uno sguardo pieno di incredulità ma anche di nuova determinazione.

"Voi due rappresentate una speranza immensa per tutti noi," continuò Livia, "ma soprattutto per Aurelian. Siete le uniche nella storia del metaverso ad essere divenute ibride, sia animiche che vampiriche allo stesso tempo. Il vostro desiderio di forza era pari solo al vostro desiderio di amore, entrambi ai massimi livelli. Da secoli, Aurelian non metteva piede nel mondo cardine, ma 250 anni fa ha visto te, Amara, insieme a Elisabeta. Da allora ha iniziato a portarti via ogni tanto per darti un'iniezione di energia. E poi, 225 anni dopo, Sylvia, grazie all’amore con Elena e alla tua forza spirituale, sei divenuta un’ibrida. Era inevitabile che le vostre strade si incrociassero. Voi due siete quanto di più vicino ad Aurelian stesso."

Sylvia stava per scherzare di nuovo dicendo "Amara, sv…" ma uno sguardo infuocato di Amara la fermò. "Dopo, Sylvia, se vuoi dopo," disse con un sorriso ironico.

Livia sorrise divertita. "Adoro la vostra capacità di prendervi in giro, nonostante il vostro potere." Fece una pausa e aggiunse: "Ora andate. Avete già molto da elaborare. Ma ricordate: a partire da domani, per cinque ore al giorno, per sette giorni, dedicatevi alla lettura dei libri di Aurelian."

Amara prese un ultimo sorso di sangue e Sylvia, istintivamente, abbracciò Livia, che manteneva ancora l'aspetto di una giovane donna. Mentre si preparavano ad andare, Livia mutò nuovamente, assumendo l’aspetto di un giardiniere, un uomo.

 

"Siete pronte per questa nuova fase?" chiese Livia, con un tono che sapeva di sfida ma anche di affetto.

"Assolutamente," risposero all'unisono Amara e Sylvia.

"Buona lettura, e ricordate: la conoscenza è il vostro miglior alleato," concluse Livia.

Con un ultimo sguardo di gratitudine, Amara e Sylvia lasciarono la casa, pronte a immergersi nei segreti dei libri di Aurelian e a scoprire nuove verità sul loro destino e sul potere che detenevano.

Appena uscite, Sylvia non perse tempo: dopo pochi passi, le sue dita si posarono sul sedere di Amara in un gesto plateale. Si avvicinò e le sussurrò all’orecchio: "Stasera, amore mio, c’è solo una cosa di cui voglio parlare… indovina un po' qual è?"

Amara, pur avendo già intuito, non poteva credere alle sue orecchie. "Vampira più potente del mondo e sei svenuta come una ragazzina alla sua prima cotta? Stasera, anzi da adesso, mi spieghi tutto. Come mai una forza della natura come te ha certe… debolezze?"

Si scambiarono uno sguardo complice, una risata cristallina che riecheggiò lungo la strada. Giunte a casa, continuarono a punzecchiarsi con battute e risate, un modo per alleviare la tensione che si era accumulata.

Eppure, nonostante le battute e i sorrisi, un pensiero ostinato si faceva strada nella mente di entrambe: Elisabeta e la sua anima ancora viva. L’idea sembrava inverosimile, quasi impossibile, ma avevano imparato che, nel mondo cardine, un regno governato dai demoni e avvolto da illusioni, niente è mai come sembra.

Sylvia, continuando a stuzzicare Amara, disse: "Allora, raccontami tutto. Come può una vampira così potente svenire così facilmente? Cosa ti ha colpito così tanto?"

Amara rise, scuotendo la testa. "È stata l’emozione… il pensiero di Elisabeta, sapere che è viva, in qualche modo. Non lo so, è come se un'ondata di sentimenti mi avesse travolto e non riuscissi a controllarli."

Sylvia la guardò con tenerezza. "Sai, anche se sei la vampira più potente del mondo, hai un cuore enorme. È questo che ti rende speciale."

Amara sorrise, il suo sguardo addolcito. "E tu riesci sempre a farmi ridere, anche nei momenti più difficili."

Passarono la serata insieme, il pensiero di Elisabeta aleggiava sempre nell’aria, ma sapevano di avere una missione da compiere: leggere i libri di Aurelian. Avvicinarsi alla verità.

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