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Oltre l'Illusione

Cap. 24: La Luce e la Forza

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Riflessioni sulla Trasformazione

In pochi giorni, tutto era cambiato. Sylvia si era abituata al suo nuovo potere, imparando a gestire il dono che Aisha le aveva trasmesso. E Aisha, ora l'unica vampira ibrida creata da Aurelian, si era trasformata, diventando una creatura unica e potente. Avevano bevuto il loro sangue e quello di Aurelian, unendo così le loro anime in un legame indissolubile.

Passarono qualche minuto in silenzio, lasciando che la realtà delle loro trasformazioni si radicasse. La stanza era avvolta da un’atmosfera tranquilla, quasi irreale, come se anche il castello stesse riprendendo fiato dopo tutto ciò che era accaduto.

Aisha si alzò per prima, stirandosi con movimenti lenti, il corpo che sembrava ancora più elegante nella sua nuova consapevolezza. Sylvia la osservava dal letto, un sorriso leggero sulle labbra. "Cosa pensi di fare?" chiese, la voce morbida.

Aisha si voltò verso di lei, con un’espressione che mescolava serenità e determinazione. "Pensavo di scendere in paese. Voglio vedere com’è cambiato, o forse come sono cambiata io."

Sylvia annuì, alzandosi anche lei. "Ci sto. Mi sembra un’ottima idea, questo è un buon posto per rilassarci."

Decisero di vestirsi, anche se sapevano che in quel luogo avrebbero potuto girare il paese in perizoma senza essere giudicate. Scelsero abiti semplici: un paio di jeans, una maglietta e il loro giubbotto nero di pelle. Eppure, erano estremamente sexy lo stesso. Misero i Ray-Ban per proteggersi dal sole, che, pur non rappresentando una minaccia, dava loro un lieve fastidio, ricordandole sempre chi erano.

Passeggiata nel Paese

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Aisha iniziò a mostrare a Sylvia i luoghi in cui aveva passato del tempo con Adamas e Kalki. Ogni angolo del paese raccontava una parte della sua storia, e mentre passeggiavano, Sylvia osservava con curiosità, assorbendo ogni dettaglio. Qui, spiegò Aisha, era stata Adamas a guidarla nell’acquisizione del dono, insegnandole a padroneggiarlo.

Girando per il paese, Sylvia notò come ogni persona si vestiva e si comportava seguendo solo la propria volontà. Il sole era alto nel cielo, e il caldo rendeva l’atmosfera languida e rilassata. Il paese, situato proprio sopra un fiume, sembrava un mondo a parte, dove il tempo scorreva più lentamente e le regole della società esterna non avevano alcun potere.

Trovarono molte ragazze vestite di poco o niente, così come i ragazzi, che si aggiravano per le strade secondo il loro istinto, liberi da ogni costrizione. Aisha e Sylvia, nonostante i loro abiti semplici, si sentivano perfettamente a loro agio, come se il mondo intorno a loro fosse stato creato apposta per loro, per il loro amore e per la loro nuova esistenza.

 

Un Luogo di Contrasti

Mentre camminavano per le strade di quel paese, Aisha e Sylvia riflettevano su quanto fosse strano che proprio quel castello, un luogo così pieno di ricordi e misteri, fosse stato scelto da Serak e Barlow per organizzare le loro forze del male.

Aisha, con un tono riflessivo ma carico di incredulità: "È strano, vero? Proprio da questo castello Serak organizzava tutto con Barlow. Ricordo ancora quando mi rapirono e mi portarono qui... Questo paese sembrava così tranquillo, come se nessuno sapesse niente. Forse è per questo che lo scelsero, perché era così... isolato, quasi fuori dal mondo."

Sylvia, annuendo lentamente, il suo sguardo che si perde per un momento tra le strade: "Probabilmente sì. Un luogo nascosto in piena vista, dove nessuno avrebbe mai sospettato. Perfetto per loro..."

Nuove Sensazioni e Consapevolezze

Continuarono a camminare, esplorando il paese e cercando di processare tutto ciò che avevano vissuto. Dopo un po’, decisero di fermarsi in una trattoria.

Osservando l’ambiente intorno, Aisha riprese a parlare: "Sto notando come i miei sensi siano cambiati... Tutto sembra più intenso. I suoni, gli odori, persino i sapori. È come se ogni cosa fosse amplificata."

Sylvia sorrise con comprensione. "Lo capisco bene. All’inizio è travolgente, ma imparerai a gestirlo. Anch’io sto ancora cercando di controllare il dono e l’enorme conoscenza che la Rosa mi ha dato."

Aisha rifletté un momento. "Il sangue di Aurelian ha cambiato tutto. Mi sento più forte, ma anche... più consapevole. È come se ogni cosa ora avesse un peso diverso, una profondità che prima non percepivo."

Sylvia annuì, lasciando che le parole di Aisha riecheggiassero per un istante. "Sì, è vero. Ma proprio per questo dobbiamo fermarci, almeno per un po’. Abbiamo attraversato tanto in così poco tempo. È il momento di riprendere fiato, di ricaricarci."

Aisha annuì a sua volta. "Hai ragione. Fermarci ora ci farà ripartire più forti. Per ora, rallentiamo."

Le due si scambiarono uno sguardo di intesa, sapendo che quella decisione era necessaria. In quel momento, il presente era tutto ciò che contava, e sapevano che dovevano prendersi del tempo per loro stesse, per capire cosa sarebbero diventate.

Sylvia e Aisha si resero conto che dovevano fermarsi. Non era solo una questione di riposo fisico, ma di ascolto interiore, di capire cosa erano diventate. Avevano attraversato una trasformazione che aveva toccato il loro corpo, la loro anima, e la loro mente. Dovevano sentirsi, esplorare i loro nuovi confini, riconoscere cosa era cambiato e cosa invece era rimasto lo stesso.

Sapevano che avrebbero potuto aiutarsi a vicenda in questo percorso. Ognuna delle due avrebbe visto nell’altra ciò che l’altra non riusciva a cogliere. Era fondamentale acquisire la consapevolezza del loro nuovo essere, ma senza perdere la loro essenza. Sylvia era sempre la stessa che sveniva alla vista del sangue improvviso, e Aisha... beh, se non faceva almeno 200 metri in impennata, per lei la giornata non poteva considerarsi iniziata nel modo giusto.

Erano Sylvia e Aisha, con la loro autoironia e la capacità di prendersi in giro, che le teneva con i piedi per terra. Forse il segreto della loro forza era proprio questo: l'umiltà. Dopo ogni successo, sapevano sempre ridere di se stesse, riconoscere i mariti di altri anche quando non ce n’erano, e rimanere altruiste, tanto verso se stesse quanto verso il mondo.

Forse era proprio questo ciò che chiamavano empatia, e forse era per questo che Aurelian le aveva scelte. Non era per i loro capelli biondi o per i corpi da favola. No, le aveva scelte perché sapeva che avrebbero fatto la differenza.

Sylvia cominciava a rendersi conto di come, ogni istante che passava, la bellezza di Aisha sembrava aumentare. Il nuovo codice genetico, il DNA vampiro che ora circolava in lei, la stava rendendo... perfetta. Ma poi si fermò a riflettere: era lo stesso processo che anche lei stava attraversando, una perfezione che andava oltre l’apparenza fisica. Quella perfezione era il riflesso di ciò che erano sempre state, e di ciò che stavano diventando insieme.

Mentre camminavano per le stradine del paese, dirigendosi verso il fiume che lo attraversava, Sylvia e Aisha riflettevano su tutto quello che avevano vissuto negli ultimi giorni. Le loro voci erano basse, quasi un sussurro, come se le parole fossero troppo importanti per essere pronunciate ad alta voce.

"Penso che finalmente sto capendo," disse Aisha, osservando il sole che si rifletteva sul fiume. "Dovevamo abbandonare la resistenza, i nostri amici… Non era una nostra scelta, non davvero. Qualcosa di più grande ci ha separate per farci crescere."

Sylvia annuì, guardando il volto di Aisha che sembrava più sereno, come se una parte di quel fardello fosse stata finalmente sollevata. "Forse era necessario. Se fossimo rimaste lì, saremmo rimaste prigioniere di tante belle cose, certo, ma… tutte fine a se stesse."

Aisha si fermò un attimo, prendendo una pietra liscia e lanciandola nel fiume. "Cosa serve aprire un percorso che da Land’s End porta al Quadrante 4, se non ne possono usufruire tutti? Se quel percorso restasse solo per le anime di Land’s End… Non è a loro che serve, Sylvia. È a quelle anime che vivono nel buio, negli inferni di Bergderbil, o che soffrono le guerre e la povertà del mondo cardine."

Sylvia si voltò a guardarla, il vento le scompigliava i capelli biondi mentre rifletteva su quelle parole. "Tre cavalieri sono già passati, manca solo l’ultimo. Ma non basta accendere le luci di un santuario, per quanto importante esso possa essere. Bisogna far ripartire il Galaxy Express e farlo di nuovo girare per tutti i quadranti, per raccogliere tutte le anime e portarle a Emphatia."

"E poi," aggiunse Aisha, con un tono di determinazione che non aveva mai sentito così forte in se stessa, "bisogna aprire quella porta e portare Emphatia in tutto il metaverso. È un progetto ambizioso, lo so… ma dalla nostra parte c’è un certo Brahma."

Sylvia sorrise, sentendo la fiducia crescere dentro di lei. Guardò Aisha, e in quel momento capì che il loro cammino non era stato solo una fuga o un abbandono. Era stato un passo necessario per prepararsi a qualcosa di molto più grande. Con lo sguardo fisso sull’orizzonte, capirono che, qualunque fosse la strada che avrebbero preso, non sarebbero mai state sole.

Verso il Fiume

Mentre camminavano lungo il fiume, il sole iniziava a calare, gettando lunghe ombre che danzavano sull'acqua. Sylvia ruppe il silenzio, la voce pensierosa.

"Aisha, tu vieni da Bergderbil, il centro del male, il regno di Cronos. Eri una poliziotta al suo servizio… Io vengo dal mondo cardine, da Londra, la città che rappresenta l'epicentro della manipolazione. Non ti sembra strano che io provenga dal contatto diretto con Bergderbil?"

Aisha la guardò, riflettendo su quelle parole. "Non credo sia un caso. Io, poliziotta a Bergderbil, e tu, indagatrice a Londra. Eravamo entrambe ingranaggi di un sistema molto più grande di noi, ma anche così diverse… Eppure, siamo finite qui insieme. Non può essere solo una coincidenza."

Sylvia annuì, il vento leggero le accarezzava il volto. "Non tantissimo tempo fa, ero convinta che il mondo cardine fosse tutto ciò che esistesse. Poi è stato Aurelian a farmi aprire gli occhi sugli altri mondi. Ho scoperto che il mondo cardine è solo una variante di altri quadranti del metaverso."

"E forse," continuò Aisha, "il fatto di girare il metaverso una volta pronte, fa parte del progetto. Per darci la conoscenza giusta di quello che è il metaverso, delle anime che lo abitano."

Sylvia sorrise leggermente, pensando alle parole di Aisha. "Come quel medico argentino del mondo cardine… quello che ha viaggiato per tutto il Sudamerica, per capire prima di agire. Ha voluto conoscere la realtà prima di fare la rivoluzione."

"Già, e noi siamo simili a lui, in un certo senso," disse Aisha, il tono più riflessivo. "Prima di poter fare davvero la differenza, dobbiamo conoscere il metaverso. Non solo per combattere il male, ma per capire cosa stiamo cercando di proteggere, e chi. È un viaggio di conoscenza, non solo di battaglia."

Sylvia si fermò per un momento, guardando il fiume che scorreva davanti a loro. "Forse la nostra missione è proprio questa… non solo accendere le luci di Emphatia, ma portare quella luce in ogni angolo del metaverso. E per farlo, dobbiamo prima vedere con i nostri occhi, sentire con i nostri cuori. Conoscere ogni anima, ogni dolore, ogni speranza."

Aisha si avvicinò a Sylvia, il suo sguardo determinato. "Siamo state scelte per questo, Sylvia. Non perché siamo forti o belle, ma perché siamo in grado di vedere oltre. Di comprendere e di agire. E se Aurelian ci ha voluto così, è perché sa che possiamo farcela."

Sylvia ricambiò lo sguardo, sentendo una nuova forza dentro di sé. "Allora lo faremo. Conosceremo il metaverso, ogni sua sfumatura, e poi agiremo. Non per gloria, ma per empatia. Per tutti coloro che vivono nel buio, che soffrono. E per noi stesse, perché questo è il nostro destino."

Le due si presero per mano, pronte a percorrere insieme quel cammino, con il fiume che scorreva placido accanto a loro, testimone silenzioso del loro giuramento.

Un Incontro Inaspettato

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Sylvia e Aisha camminavano lungo il fiume, immerse nei loro pensieri, quando notarono una figura seduta su una pietra vicino alla riva. L’uomo lanciava sassi nell’acqua con una calma che sembrava fuori luogo in quel mondo tumultuoso. Era grande, anche da seduto si capiva che doveva essere alto quasi due metri. Ma non fu la sua altezza a colpirle. Quando si avvicinarono, videro il suo volto sorridente, familiare. Lo avevano già visto quella notte, nella cerimonia che aveva cambiato le loro vite.

L'uomo si alzò lentamente, rivelando una maglietta semplice e un paio di jeans, un contrasto netto con la sua presenza imponente. Era Aurelian, il Cristo, la proiezione di Brahma, e stava sorridendo come un vecchio amico che attendeva un incontro da tempo.

"Sapevo che sareste venute qui," disse con un tono calmo, lanciando un ultimo sasso nel fiume. "Ho ascoltato tutto ciò che avete detto. Le vostre riflessioni sono esattamente ciò che avevo in mente per voi. Sono contento della scelta che avete fatto."

Sylvia e Aisha si scambiarono uno sguardo, poi tornarono a fissarlo, attente a ogni parola.

Il Messaggio di Aurelian

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Aurelian proseguì, il suo tono diventò più serio, ma senza perdere quella dolcezza che emanava. "L'Apocalisse... un disegno divino, difficile da accettare, lo so. Ma è necessario. Il primo cavaliere, Pestilenza, è stato mandato da me. Poi Guerra e Carestia. Questi cavalieri non sono altro che l'ultimo atto, il necessario estremo per estirpare un male che non può più essere contenuto. A volte, per creare il bene, è necessario passare attraverso il male."

Aisha lo guardava intensamente, cercando di comprendere ogni sfumatura delle sue parole. "Quindi, noi dovremmo... viaggiare attraverso i quadranti mentre l'ultimo cavaliere, Morte, attraversa il punto di confine?"

Aurelian annuì lentamente. "Esattamente. Il vostro compito sarà creare nuovi equilibri, impedire che Shiva e Vishnu piantino ancora i loro semi infernali. Dovrà esserci un unico quadrante che raccoglierà tutto ciò che è oscuro, ma voi dovrete assicurarvi che sia di luce, non di tenebra."

Sylvia si fece avanti, la voce carica di preoccupazione. "E come faremo a sapere di essere sulla strada giusta? A volte, il male può sembrare troppo grande, troppo radicato..."

Aurelian le sorrise, rassicurante. "Io sarò sempre con voi. Potrete parlare con me ogni volta che ne avrete bisogno. Ci saranno momenti in cui vedrete cose che sarà difficile credere siano opera di un Dio benevolo. Saranno le prove più difficili, ma sappiate che anche allora, non sarete mai sole."

Si voltò, guardando il fiume con una serenità che sembrava eterna. "Ricordatevi chi siete. Non siete state scelte per la vostra forza o per la vostra bellezza, ma per la vostra empatia, per la capacità di vedere oltre il male e trovare la luce anche nei luoghi più oscuri."

Poi, come un pescatore che ha terminato la sua giornata di lavoro, Aurelian si allontanò, sparendo tra le ombre degli alberi. Sylvia e Aisha rimasero immobili, contemplando la grandezza del compito che avevano davanti. Il suono dell'acqua che scorreva riportò loro la calma. 

Sylvia e Aisha rimasero in silenzio, osservando l'acqua cristallina del fiume che scorreva davanti a loro. I pesci nuotavano tranquilli, indifferenti al tumulto di pensieri che agitava le loro menti. Era come se la purezza di quell'acqua riflettesse la chiarezza che avevano finalmente raggiunto, dopo tutto quello che avevano vissuto.

Il Fiume… il Castello...

Quando si voltarono, il paese si svelò davanti ai loro occhi, un panorama che sembrava dipinto da mani divine. Il fiume serpeggiava placido ai piedi del colle, riflettendo le sfumature dorate del sole al tramonto. Un castello imponente torreggiava sopra di loro, come un guardiano silenzioso, le sue torri proiettate verso il cielo dai colori caldi. Ogni pietra sembrava racchiudere secoli di storia e mistero, un luogo sospeso tra la luce e la forza.

Sylvia si fermò, incantata dalla vista. Un’ondata di emozioni attraversò la sua mente: il peso del viaggio, la bellezza del momento, e un senso di appartenenza che non aveva mai provato prima. Come se una voce antica le stesse parlando, una parola si fece strada dolcemente fino alle sue labbra.

"…Lumenforte," mormorò, come se il nome fosse sempre stato lì, in attesa di essere pronunciato.

Aisha si voltò verso di lei, i suoi occhi brillavano come se avessero trovato una risposta attesa da tempo. "Sì… un luogo dove la luce e la forza si incontrano. Dove tutto può iniziare."

Si scambiarono un sorriso, e per un istante, il fiume, il castello, e il nome si fusero in un’unica, perfetta armonia: Lumenforte.

...la Luce e la Forza: Lumenforte!

Fu lì, in quel momento, che capirono che Lumenforte sarebbe stato il luogo da cui cominciare, la base da cui sarebbero ripartite più forti di prima.

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Un Legame che Si Rafforza

Sylvia si voltò verso Aisha, il suo sguardo pieno di dolcezza e gratitudine. Aisha le restituì un sorriso che parlava più di mille parole. Senza bisogno di dire nulla, si avvicinarono l'una all'altra, avvolgendosi in un abbraccio che era un sigillo del loro legame, della loro nuova vita.

Le parole che seguirono furono piene d'amore, semplici e sincere. Non c'era bisogno di grandi discorsi, perché in quel momento capirono che la loro forza non derivava solo dai poteri che avevano acquisito, ma dalla capacità di sostenersi a vicenda, di essere l'una per l'altra.

La luce del sole brillava sopra di loro, riscaldandole e portando con sé una promessa di nuovi inizi. Insieme, pronte ad affrontare il mondo, sapevano che l'amore che le legava sarebbe stato la loro guida, la loro ancora nei momenti di tempesta. E così, con un sorriso e un abbraccio, iniziarono il loro cammino da Lumenforte, pronte a scrivere il prossimo capitolo della loro avventura.

L’Alba di Un Nuovo Percorso

Aisha si tolse il giubbotto di pelle e la maglietta con un gesto deciso, lasciando che la fresca aria del mattino accarezzasse la sua pelle nuda. Rimase a seno scoperto, indossando solo i jeans, e si assicurò che Sylvia la stesse guardando. Il suo sguardo era un invito, un misto di sfida e gioco, che Sylvia accolse con un sorriso divertito.

Aisha si tolse anche gli stivali e i jeans, rimanendo soltanto con il perizoma nero. Si voltò a guardare Sylvia, che invece si era seduta su una pietra vicino alla riva, con un sorriso complice. Sylvia non aveva intenzione di unirsi subito a lei in acqua, voleva semplicemente osservare Aisha, assaporando quel momento di pura gioia.

Aisha si tuffò nell'acqua limpida con l'entusiasmo di una bambina, il suo corpo scivolava agile e sicuro. Nuotò con forza, immergendosi e risalendo in superficie con facilità. Scalò dei grossi pietroni per tuffarsi nuovamente, mentre l'acqua la avvolgeva come una seconda pelle, fresca e vivificante. Quando finalmente raggiunse la riva, voltandosi con un sorriso radioso verso Sylvia, la sua felicità era contagiosa.

"Anche l'acqua sembra diversa, è più... avvolgente, e profuma," disse Aisha, mentre il sorriso le illuminava il volto. "Lo sapevi, Sylvia, che l'acqua profuma?"

"Sì," rispose Sylvia dolcemente, "e non solo l'acqua. Sentirai di più ovunque, e il vento sarà portatore di voci e profumi. I colori saranno più intensi."

Aisha, con un'aria giocosa, chiese: "Ma se affogo, mi salvi?"

Sylvia sorrise, rispondendo con una leggera nota di malizia: "Non lo so, ci penso."

Aisha rise, provocandola ancora: "E se fossi svenuta, mi lasceresti affogare?"

Sylvia, sempre con un sorriso divertito, scosse la testa: "Beh, non credo."

"Mi faresti la respirazione?" chiese Aisha, il tono leggero ma con una punta di sfida.

"Certo," rispose Sylvia, con un sorriso.

"Allora vieni a prendermi," disse Aisha, lasciandosi andare sotto l'acqua, scomparendo nella limpidezza del fiume.

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Sylvia si tolse solo il giubbotto, poi senza esitazione si tuffò nell'acqua ancora vestita con jeans e maglietta. La sensazione dell'acqua che bagnava i suoi vestiti era un misto di freschezza e libertà. Nuotò fino in fondo, raggiungendo Aisha che si era lasciata andare verso il fondo, attendendo che Sylvia la riportasse in superficie. L'abbracciò sott'acqua, sentendo il calore del corpo di Aisha contro di lei, e insieme risalirono lentamente, rompendo la superficie in un bacio appassionato, ancora avvolte dall'acqua.

Uscirono dal fiume, Sylvia completamente fradicia, con solo il giubbotto rimasto asciutto, mentre Aisha rimase ancora un po' a godersi l'aria sul corpo bagnato. Sylvia decise finalmente di spogliarsi, togliendosi i vestiti bagnati e rimanendo in intimo.

Si sedettero sulla riva, il sole asciugava lentamente la loro pelle. Con i nuovi sensi, Aisha ascoltò il fluire del fiume, il sussurro del vento tra gli alberi, come se il mondo intero stesse svelando i suoi segreti più intimi solo per lei. Sylvia la osservava, sapendo che quel momento di calma era ciò di cui avevano bisogno per prepararsi alle sfide future.

Mentre risalivano verso il paese, Sylvia e Aisha camminavano mano nella mano. Aisha si era rivestita, ma Sylvia, con i vestiti fradici, decise di rimanere solo con il giubbotto di pelle e il perizoma. In quel luogo, nessuno avrebbe trovato la cosa strana, così si sentiva completamente a suo agio.

Passarono per una piazza che ad Aisha ricordava qualcosa di particolare. Un ricordo divertente, ma anche un po' imbarazzante. Fu lì che per la prima volta aveva cercato di esercitare il suo dono su una signora anziana. Le venne da ridere, ripensando a come allora si fosse agitata per un dolore lieve che oggi avrebbe curato con un semplice sorriso. Ma a quel tempo, era ancora in fase di training con Adamas, e la cosa non era andata esattamente secondo i piani. Ricordava di essere svenuta in modo piuttosto goffo, tanto che Adamas si era portata le mani nei capelli, disperata, pensando che Aisha non ce l’avrebbe mai fatta.

Aisha cercava di mantenere quel ricordo per sé, trovandolo un po' troppo umiliante da condividere, ma Sylvia notò subito la sua espressione divertita e insistette: "Dai, cosa ti è venuto in mente? Racconta!"

"Niente, niente di importante," rispose Aisha, cercando di svicolare.

Sylvia la guardò con uno sguardo sospettoso e poi, improvvisamente, si sedette su una panchina vicina, imitando la postura di una vecchietta. "Oh, mia cara, ho un dolore qui alla schiena... potresti aiutarmi, ragazza? Non sono sicura di farcela!"

Aisha cercò di trattenere una risata. "Smettila, Sylvia, non è divertente!"

"Ma certo che lo è! E guarda!" Sylvia fece finta di svenire, cadendo sulla panchina con un’espressione esagerata di smarrimento. Poi, con gli occhi semichiusi, imitò la voce di Aisha: "Oh no, sto per svenire... aiuto, Adamas! Non ce la faccio!"

Aisha scoppiò a ridere, non potendo più trattenersi. "Ok, ok! Ti racconto tutto, ma non farlo sapere a nessuno!"

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Epilogo: "Aisha, racconta Nothing!"

Fu proprio quella battuta, detta tra una risata e l’altra, "Ok, ok! Ti racconto tutto, ma non farlo sapere a nessuno!" a fermare Sylvia nel mezzo di quel momento di leggerezza. Smise di ridere. Del sorriso ne rimase solo un’eco sulle sue labbra, mentre dentro di lei qualcosa si componeva in una certezza improvvisa.

La guardò. Guardò Aisha.

E comprese, all’improvviso, la portata di ciò che era diventata.

Aisha conosceva i segreti di Nothing e del Metaverso. La sua storia era iniziata negli inferni di Bergderbil, la città dove era nata e dove aveva inconsapevolmente servito i demoni di Cronos. Poi era arrivata la redenzione: da poliziotta del male era divenuta portatrice del Dono, custode della sua Rosa, fino a trasformarsi nell’unico vampiro ibrido esistente creato dall’uomo, o meglio, dal Dio incarnato: Aurelian, proiezione vivente di Brahma, conosciuto come il Cristo.

Aisha conosceva le strade impervie di Nothing, conosceva il Q5 sia nella luce di Land’s end che nell’oscurità di Bergderbil, e anche nelle fasulle illuminazioni di Heaven dove quasi riuscirono a strapparle l’anima. Aveva affrontato da nemica i vampiri di Salem, salvato l’anima di Ishtar, costruito la sua spiritualità nell’Illusione del Q4, recuperato le rose dall’inferno del Q7. Aveva purificato il Dark Sanctuary.

Nessuno, ma proprio nessuno come lei.

Allora Sylvia si fermò. Di colpo.

Aisha, che le camminava davanti, si voltò con espressione interrogativa.

Sylvia la fissò, seria. Il suo sguardo era quello di chi sta per affidare qualcosa di enorme, qualcosa che non può più rimanere inespresso.

Poi parlò, la voce era calma, ma solenne.

"Aisha… Sei l’unica che può raccontare davvero tutto ciò che è successo.
Nessuno conosce Nothing e i Quadranti del Metaverso come te. La storia non può andare perduta. Dovresti scriverla. Un diario, un libro, qualcosa che resti. Serve a noi. Ma soprattutto… servirà a chi verrà dopo."

 

Aisha la guardò, colpita nel profondo.

Per un attimo, il tempo sembrò fermarsi.

E in quel silenzio pieno di promesse,

Lumenforte parve ascoltare...

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Cap. 99 - La Rosa rivela il Destino - Nihra.png
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